3. DEFINIZIONE
• Il nome o sostantivo è una parte variabile del
discorso che si usa per indicare (o appunto
nominare) persone, cose, animali, idee, azioni
o fatti e sentimenti.
• Il nome è, insieme al verbo, uno dei due
elementi costitutivi di ogni frase.
4. CLASSIFICAZIONE GENERALE
I nomi possono essere classificati e analizzati in base al significato
(semantica), alla forma (morfologia) e alla loro struttura.
Dal punto di vista semantico:
i nomi propri indicano una particolare persona o cosa, un luogo, un
fatto ben preciso e non confondibile con un altro della stessa categoria.
Si scrive con l’iniziale maiuscola ed è invariabile per genere e
numero. Prima dei nomi propri di persona non si usa l’articolo. Es.
Paolo, Luigi, Maria, Milano, Italia…
5. I NOMI COMUNI: CONCRETI E ASTRATTI
I nomi comuni, invece, indicano una persona, animale, cosa o luogo in
modo generico, preso come elemento qualsiasi della categoria a cui
appartiene. Si scrive con l’iniziale minuscola, può essere variabile per
genere e numero ed è preceduto dall’articolo.
Es. ragazzo, dottore, cane, fiume, città, zia…
Si possono distinguere in:
• nomi concreti, che indicano esseri viventi o cose percepibili
attraverso i cinque sensi, cioè qualcosa o qualcuno che si può
vedere, sentire, toccare, annusare, gustare
Es. bambino, leone, casa, profumo, rumore
• nomi astratti, che indicano, invece, idee, concetti e sentimenti che
non sono percepibili attraverso i cinque sensi, ma che si possono
solo immaginare
Es. bellezza, speranza, giustizia, amore, maturità
6. I NOMI COMUNI: INDIVIDUALI E COLLETTIVI
I nomi comuni si dividono anche in:
• nomi individuali, che indicano una sola persona, un solo
animale o una sola cosa all’interno della stessa specie
Es. persona, pecora, pino, stella, cittadino, nave
• nomi collettivi, che pur essendo di numero singolare, indicano
una pluralità di persone, animali o cose della stessa specie
Es. folla, gregge, pineta, costellazione, popolo, flotta
7. CLASSIFICAZIONE MORFOLOGICA DEI NOMI
ITALIANI: GENERE E NUMERO
Dal punto di vista della forma, cioè morfologico, il nome
presenta, di solito, forme diverse per esprimere due tratti molto
importanti: il genere (maschile e femminile) e il numero
(singolare e plurale).
8. IL GENERE DEI NOMI: MASCHILE E FEMMINILE
Tutti i nomi hanno un genere grammaticale che, in italiano, può
essere maschile o femminile.
• Il genere dei nomi che indicano esseri inanimati o concetti
astratti la distinzione tra genere maschile e femminile è
convenzionale, cioè è stabilita dall’uso e non cambia
Es. la sedia, il libro, il coraggio, l’amicizia, il mare, la luna
• Nel caso di nomi che indicano esseri animati, invece, il
genere coincide con il genere naturale, cioè con il sesso:
sono di genere maschile i nomi di persone e animali di sesso
maschile ( il padre, il sarto, il lupo) e sono di genere femminile
i nomi di persone e animali di sesso femminile (la madre, la
sarta, la lupa)
9. Vediamo come i nomi di esseri animati esprimono il genere,
maschile e femminile
10. IL NUMERO DEL NOME: SINGOLARE E PLURALE
Rispetto al numero, la maggior parte dei nomi hanno
due forme: singolare e plurale. In particolare, un
sostantivo è:
• di numero singolare quando indica un solo essere o
una sola cosa: la madre, un cavallo, una casa
• di numero plurale quando indica più esseri o più
cose: le madri, due cavalli, alcune case
11. Vediamo come i diversi nomi esprimono, mediante le desinenze,
il numero e, soprattutto il passaggio da quello singolare a quello
plurale.
12. LA STRUTTURA DEI NOMI
Dal punto di vista della struttura, cioè del modo in cui
sono fatti, i nomi si distinguono in primitivi, derivati,
alterati, composti.
13. • I nomi primitivi non derivano da nessun’altra parola della
lingua italiana. Sono costituiti dalla radice, che in ogni parola
è la parte portatrice del significato e dalla desinenza, che
indica le caratteristiche grammaticali del nome, precisandone
genere e numero (es. libro, fiore, uomo, pagina).
• Se alla radice del nome primitivo vengono aggiunti particolari
elementi linguistici, detti prefissi (posti davanti al nome) e
suffissi (posti dopo la radice del nome) si ottengono i nomi
derivati. I vari suffissi e prefissi sono portatori ciascuno di un
proprio significato e determinano, appunto, un cambiamento
di significato del nome che modificano.
Es. libr-eria (derivato per suffissazione), in-coscienza (derivato p
per prefissazione)
14. I NOMI ALTERATI
I nomi alterati sono formati dalla radice del nome primitivo più
un suffisso che modifica leggermente il significato del nome
d’origine, esprimendone particolari sfumature qualitative.
Si dividono in:
• diminutivi, che suggeriscono piccolezza (es. tavolino, libretto)
• accrescitivi, che suggeriscono grandezza (es. librone,
omaccione)
• vezzeggiativi, che suggeriscono piccolezza con toni di
simpatia e affetto (cavalluccio, bambinello)
• peggiorativi, che suggeriscono disprezzo e avversione
(libraccio, medicastro)
15. FALSI ALTERATI
1. Alcuni nomi nati dall’alterazione di un nome primitivo, con il tempo, hanno
acquisito un significato autonomo da quello del nome d’origine e sono pertanto da
considerarsi nomi derivati:
sigaro – sigaretta forca- forchetta
2. Si definiscono falsi alterati quei nomi che presentano terminazioni simili a
quelle dei suffissi alterativi (- ino, - one, - accio), ma che non hanno nessun
legame di significato con il nome del quale sembrano alterati:
16. I NOMI COMPOSTI
I nomi composti sono formati dall’unione di due o più
parole (pescespada, francobollo, portalettere). Ciascuna
delle parole che si uniscono ha un significato proprio,
ma il risultato della loro unione porta alla fusione dei
loro significati. Le possibilità di combinazione che
portano alla formazione dei nomi composti sono varie e
possono coinvolgere parole di tutte le categorie
grammaticali.
17. Vediamo come, caso per caso, i nomi composti che ne risultano
formano il plurale: