1. RILESSIONE SUL VANGELO DEL GIORNO
II Settimana di Pasqua
MARTEDI’ 17 APRILE
Dal Vangelo secondo
Giovanni
In quel tempo, Gesù
disse a Nicodèmo: «Non
meravigliarti se ti ho detto: dovete
nascere dall’alto. Il vento soffia
dove vuole e ne senti la voce, ma
non sai da dove viene né dove va:
così è chiunque è nato dallo
Spirito».
Gli replicò Nicodèmo: «Come può
accadere questo?». Gli rispose
Gesù: «Tu sei maestro di Israele e
non conosci queste cose? In verità,
in verità io ti dico: noi parliamo di
2. ciò che sappiamo e testimoniamo
ciò che abbiamo veduto; ma voi
non accogliete la nostra
testimonianza. Se vi ho parlato di
cose della terra e non credete,
come crederete se vi parlerò di
cose del cielo? Nessuno è mai
salito al cielo, se non colui che è
disceso dal cielo, il Figlio
dell’uomo. E come Mosè innalzò il
serpente nel deserto, così bisogna
che sia innalzato il Figlio
dell’uomo, perché chiunque crede
in lui abbia la vita eterna».
Si racconta che Federico II di
Prussia, il primo sovrano a in-
trodurre in Europa l’obbligo
dell’istruzione elementare (1763),
interrogasse uno scolaro sulle
scienze naturali. «A quale regno
appartiene questa pietra?» gli
3. chiese. «Al regno minerale», rispose
quello. «E l’albero?» «Al regno
vegetale», rispose con sicurezza il
bambino. «E l’uccellino che sta sul
ramo?» «Al regno animale, maestà».
E il re, volendo mettere in
imbarazzo lo scolaretto: «E io, a
quale regno appartengo?» Il
bambino non voleva dire che il re
apparteneva al regno animale; ma
presto trovò la risposta: «Al Regno
di Dio!» Siamo creature di carne e
sangue ma abbiamo il dono dello
Spirito; nati su questa terra, siamo
chiamati al cielo. Stiamo attenti a
non vivere questa duplice
dimensione come una forma di
schizofrenia: le due componenti
devono convivere in armonia. E se
vogliamo ritrovare il Regno
perduto, dobbiamo, dice Gesù,
volgerci al Figlio dell’uomo
innalzato sulla croce, punto di
4. congiunzione fra terra e cielo. E
nella morte indegna di Gesù che i
parametri umani sono sovvertiti:
nel totale svuotamento di sé
troviamo la nostra pienezza.