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La versificazione italiana si fonda sul numero delle sillabe e sugli accenti ritmici. I versi italiani in base al
numero delle sillabe si dividono in parisillabi e imparisillabi, i primi hanno ictus fissi, nei secondi invece
sono mobili.
Il verso è l'unità metrica base per la poesia, sia sotto il punto di vista ritmico che puramente visivo.
Tipograficamente è delimitato dalla discesa a capo. Nella metrica scolastica, consiste in una successione
di sillabe strutturata secondo certe regole (in base al loro numero, alla dislocazione delle sillabe toniche
e atone, e alla posizione degli accenti). Il verso libero può essere incluso entro una definizione più
ampia, come porzione di testo che l'autore elegge ad unità di segmentazione. La divisione di un testo
in versi indirizza subito il lettore verso un'interpretazione del testo focalizzata non solo sul suo significato
ma anche sul modo in cui questo è espresso e organizzato, in altre parole sulla dialettica tra forma e
contenuto. La segmentazione versale entra in relazione con quella linguistica in un gioco di
corrispondenze e sfasature che a loro volta vengono ad assumere un rilievo espressivo e formale.
Per poter calcolare esattamente il numero delle sillabe in un verso, bisogna tener conto di due
elementi:

_ Figure metriche

_ Ultima parola del verso
è la fusione in un’unica sillaba metrica della vocale finale di una parola con la vocale
iniziale della parola successiva. Entrambe le vocali devono essere accentate.


So       lo e         pen         so         so i    più   de        ser          ti    cam      pi

vo      me         su             ran        do a    pas    si       tar      di e      len      ti



             è il fenomeno inverso della sinalefe e si verifica quando la vocale finale di una parola e
quella iniziale della parola successiva formano due sillabe separate. Essa si applica quando le due
vocali o la prima di esse sono accentate.


 E      tu      che         se’         co     stì    a     ni      ma       vi        va
consiste nel fondere in una sola sillaba, all’interno di una parola, due o più vocali
vicine, ma appartenenti a sillabe diverse.


  Ed       og       gi      nel       la         Troa       de in        se     mi       na       ta




            è la figura metrica inversa alla sineresi; in questo caso il dittongo si divide in due sillabe, in
modo da rallentare e dilatare il ritmo. Essa è segnata graficamente con due puntini che vengono posti
sulla vocale più debole per indicare che i suoni vocali sono staccati.


 Dol      ce       co      lor     d’o      rï      en       tal      zaf      fi     ro
_ Se essa è piana, ovvero ha l’accento sulla penultima sillaba, il verso ha il numero di sillabe indicato
dal suo nome.


 Voi         ch’a         scol    ta      te in     ri     me       spar        se il   suo   no
(endecasillabo piano)


_ Se la parola è tronca, ovvero ha l’accento sull’ultima sillaba, il verso avrà una sillaba in meno del
numero indicato dal suo nome.


 deh         per          chè    fug      gi   ra    pi        do   co     si
(endecasillabo tronco)


_ Se la parola è sdrucciola, cioè ha l’accento sulla terzultima sillaba, il verso avrà una sillaba in più
del numero di sillabe indicato dal suo nome.


 Spar          sa           le     trec        ce        mor        bi          de
(settenario sdrucciolo)
Ha un solo ictus sulla seconda sillaba.
Es.:   tossisce
       tossisce
       un poco
       si tace
       di nuovo
       tossisce

                     Ha due accenti, sulla prima e terza sillaba.
Es.:   c’è un castello
       c’è un tesoro
       c’è un avello
       dove? ignoro

              Ha due ictus di cui uno fisso sulla 4° sillaba e l’altro mobile, che può cadere 1° o sulla 2°
Es.:   sul ponte sventola
       bandiera bianca

             Ha ictus fissi sulla 2° e 5° sillaba
Es.:   se cerca, se dice:
       “l’amico dov’è?”
        rispondi “mori”
è uno dei versi più usati per la duttilità e agilità. Ha un ictus fisso sulla 6° sillaba e altri
mobili che possono cadere sulla 1°, 2°, 3° o 4°
Es.: coi rugiadosi crini

                è un verso parisillabo che presenta un ictus fisso sulla settima e un altro sulla terza
Es.:   quant’è bella la giovinezza,
       che si fugge tuttavia

                 nella sua forma più comune ha ictus fissi sulla 2°, 5° e 8° sillaba
Es.:   e s’aprono i fiori notturni,
       nell’ora che penso a’ miei cari

                 ha ictus sulla 3°, 6° e 9° sillaba
Es.:   soffermati sull’arida sponda

                      è il verso più usato nella poesia italiana ed è anche il più armonioso, per la grande
varietà e ricchezza dei versi. Relativamente alla posizione degli ictus, i tre tipi di endecasillabo che si
incontrano più frequentemente sono quello con ictus sulla 6° e 10° sillaba, quello con ictus sulla 4°, 7°, e
10° sillaba, e quello con ictus sulla 4°, 8°, e 10° sillaba
Es.: mi ritrovai per una selva oscura

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Versificazione

  • 1. La versificazione italiana si fonda sul numero delle sillabe e sugli accenti ritmici. I versi italiani in base al numero delle sillabe si dividono in parisillabi e imparisillabi, i primi hanno ictus fissi, nei secondi invece sono mobili. Il verso è l'unità metrica base per la poesia, sia sotto il punto di vista ritmico che puramente visivo. Tipograficamente è delimitato dalla discesa a capo. Nella metrica scolastica, consiste in una successione di sillabe strutturata secondo certe regole (in base al loro numero, alla dislocazione delle sillabe toniche e atone, e alla posizione degli accenti). Il verso libero può essere incluso entro una definizione più ampia, come porzione di testo che l'autore elegge ad unità di segmentazione. La divisione di un testo in versi indirizza subito il lettore verso un'interpretazione del testo focalizzata non solo sul suo significato ma anche sul modo in cui questo è espresso e organizzato, in altre parole sulla dialettica tra forma e contenuto. La segmentazione versale entra in relazione con quella linguistica in un gioco di corrispondenze e sfasature che a loro volta vengono ad assumere un rilievo espressivo e formale. Per poter calcolare esattamente il numero delle sillabe in un verso, bisogna tener conto di due elementi: _ Figure metriche _ Ultima parola del verso
  • 2. è la fusione in un’unica sillaba metrica della vocale finale di una parola con la vocale iniziale della parola successiva. Entrambe le vocali devono essere accentate. So lo e pen so so i più de ser ti cam pi vo me su ran do a pas si tar di e len ti è il fenomeno inverso della sinalefe e si verifica quando la vocale finale di una parola e quella iniziale della parola successiva formano due sillabe separate. Essa si applica quando le due vocali o la prima di esse sono accentate. E tu che se’ co stì a ni ma vi va
  • 3. consiste nel fondere in una sola sillaba, all’interno di una parola, due o più vocali vicine, ma appartenenti a sillabe diverse. Ed og gi nel la Troa de in se mi na ta è la figura metrica inversa alla sineresi; in questo caso il dittongo si divide in due sillabe, in modo da rallentare e dilatare il ritmo. Essa è segnata graficamente con due puntini che vengono posti sulla vocale più debole per indicare che i suoni vocali sono staccati. Dol ce co lor d’o rï en tal zaf fi ro
  • 4. _ Se essa è piana, ovvero ha l’accento sulla penultima sillaba, il verso ha il numero di sillabe indicato dal suo nome. Voi ch’a scol ta te in ri me spar se il suo no (endecasillabo piano) _ Se la parola è tronca, ovvero ha l’accento sull’ultima sillaba, il verso avrà una sillaba in meno del numero indicato dal suo nome. deh per chè fug gi ra pi do co si (endecasillabo tronco) _ Se la parola è sdrucciola, cioè ha l’accento sulla terzultima sillaba, il verso avrà una sillaba in più del numero di sillabe indicato dal suo nome. Spar sa le trec ce mor bi de (settenario sdrucciolo)
  • 5. Ha un solo ictus sulla seconda sillaba. Es.: tossisce tossisce un poco si tace di nuovo tossisce Ha due accenti, sulla prima e terza sillaba. Es.: c’è un castello c’è un tesoro c’è un avello dove? ignoro Ha due ictus di cui uno fisso sulla 4° sillaba e l’altro mobile, che può cadere 1° o sulla 2° Es.: sul ponte sventola bandiera bianca Ha ictus fissi sulla 2° e 5° sillaba Es.: se cerca, se dice: “l’amico dov’è?” rispondi “mori”
  • 6. è uno dei versi più usati per la duttilità e agilità. Ha un ictus fisso sulla 6° sillaba e altri mobili che possono cadere sulla 1°, 2°, 3° o 4° Es.: coi rugiadosi crini è un verso parisillabo che presenta un ictus fisso sulla settima e un altro sulla terza Es.: quant’è bella la giovinezza, che si fugge tuttavia nella sua forma più comune ha ictus fissi sulla 2°, 5° e 8° sillaba Es.: e s’aprono i fiori notturni, nell’ora che penso a’ miei cari ha ictus sulla 3°, 6° e 9° sillaba Es.: soffermati sull’arida sponda è il verso più usato nella poesia italiana ed è anche il più armonioso, per la grande varietà e ricchezza dei versi. Relativamente alla posizione degli ictus, i tre tipi di endecasillabo che si incontrano più frequentemente sono quello con ictus sulla 6° e 10° sillaba, quello con ictus sulla 4°, 7°, e 10° sillaba, e quello con ictus sulla 4°, 8°, e 10° sillaba Es.: mi ritrovai per una selva oscura