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Bari, 18 luglio 2011
Prot. 69_11
Comunicato Stampa
Perché la Regione Puglia ha smantellato l'Ufficio parchi?
La denuncia di LIPU, Pro-Natura e WWF
Da un anno e mezzo l'Ufficio parchi della Regione Puglia è privo del proprio dirigente. Lo denunciano le
sezioni regionali di LIPU, Pro-Natura e WWF.
Da quando infatti, all'inizio del 2010, l'ing. Francesca Pace è passata a dirigere il Servizio Assetto del
Territorio, il posto vacante non è stato più stabilmente ricoperto, a parte due iniziali brevi periodi nei quali si
sono rapidamente succedute nel ruolo l'ing. Caterina Dibitonto e l'avv. Lucia Anna Altamura.
Al seguito dell'ing. Pace si sono trasferiti altri due funzionari, tanto che oggi all'ufficio parchi lavorano solo
dei professionisti con contratti temporanei, peraltro il più delle volte occupati per altre mansioni. Questa
situazione di precarietà è poi aggravata dal fatto che anche il servizio ecologia, a cui gerarchicamente
afferisce l'ufficio parchi, è privo di dirigente da quando l'ing. Antonello Antonicelli ha assunto il ruolo apicale
di dirigente d'area. Da ciò consegue che il dirigente d'area è costretto a svolgere anche le due funzioni
sottostanti (servizio ecologia ed ufficio parchi) con immaginabili ripercussioni sui carichi di lavoro e sulla
tempestività delle decisioni.
Le conseguenze negative di questa situazione non si sono fatte purtroppo attendere.
Sono ormai lontani gli anni della spinta propulsiva che, seppur con alcune contraddizioni e lacune, aveva dato
la prima giunta Vendola alla tutela delle aree protette con lo sblocco degli iter istitutivi dei parchi regionali
previsti dalla legge, con l'ampliamento della rete Natura 2000 e con l'avvio dei piani di gestione di SIC e ZPS.
Oggi lo stallo dell'ufficio parchi rappresenta lo specchio dello stallo nella politica regionale di tutela delle aree
protette e la scommessa fatta dall'ex assessore Losappio di affidare la gestione delle aree protette regionali
agli enti locali si può dire persa. Infatti i parchi istituiti da Vendola sono finora rimasti solo sulla carta, non
avendo ancora approvato alcuno strumento di programmazione e mostrando una totale incapacità di spendere
i (pochi) fondi che la regione ha loro attribuito, o in altri casi rimangono allo stadio embrionale sotto lo
schiaffo di opposizioni strumentali e speculative, fino ad arrivare all'esempio eclatante del parco regionale
dell'Incoronata che, sotto la fallimentare gestione del comune di Foggia oberato dai debiti, rischia di vedersi
spuntare accanto una distesa di 200 ettari di pannelli fotovoltaici su terreni di proprietà comunale che per
questo saranno trasformati da agricoli a industriali.
Ma vi è anche il caso del parco del Medio Fortore, un fantasma che ha visto solo l'individuazione e l'adozione
delle misure di salvaguardia e che da un anno e mezzo è in attesa della definitiva approvazione in consiglio
regionale. O ancora il parco dell'Ofanto, ancora senza organi di gestione dopo un'istituzione travagliata,
mentre nessun ufficio parchi vigila su una situazione indefinita.
Anche la delega affidata alle province sulle valutazioni di impatto e di incidenza ambientale sta mostrando
tutti i suoi limiti, con l'approvazione di decine di progetti, soprattutto in campo energetico ed edilizio, che di
sostenibile non hanno nulla e che contraddicono palesemente le linee programmatiche propugnate dal
Governatore Vendola.
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2. Di pari passo con la cessione delle competenze agli enti locali e la loro responsabilizzazione nella gestione dei
territori protetti ci doveva essere, a parere di LIPU, Pro-Natura e WWF, un analogo rafforzamento delle
capacità di controllo da parte delle strutture regionali che, libere dalla quotidiana gestione delle pratiche,
avrebbero potuto concentrarsi sulla programmazione di livello regionale e sulla verifica delle attività svolte
dalle strutture delegate.
La seconda giunta Vendola è andata invece nella direzione opposta optando per lo smantellamento dell'ufficio
parchi che negli anni scorsi rappresentava un punto di riferimento per tutte le regioni meridionali.
Se si proseguirà su questa strada, lo Stato Italiano si troverà a dover affrontare una nuova ondata di procedure
di infrazione comunitaria poiché l'unica possibilità che resterà alle associazioni per tutelare le aree protette
regionali sarà quella delle denunce alla Commissione europea.
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