6. In due pagine si condensano dettagli che
permettono di conoscerci a fondo.
Una conoscenza attraverso simboli e segni
significanti.
Un percorso nel quale le definizioni di offline e
online si dimostrano obsolete.
7. I pareri, le opinioni, i giudizi, le scelte si
formano in un unicum che spazia dalle nostre
interazioni digitali a quelle fisiche.
Le notizie non ci arrivano più da fonti
univoche predeterminate ma dai rivoli delle
conversazioni dei nostri simili.
Siamo tutti media nostro malgrado.
9. Perché tatuaggi, immortalità e i greci?
I tatuaggi sono una modalità espressiva forte: urlano.
I tatuaggi raccontano storie.
Anche i nostri tatuaggi digitali, ciò che postiamo, condividiamo,
urlano.
Il libero accesso al palcoscenico della popolarità ha rovesciato la
profezia di Wahrol: oggi dovremmo cercare i nostri 15 minuti di
anonimato.
10. Perché tatuaggi, immortalità e i greci?
E i Greci?
Beh, loro furono i primi a mischiare uomini, dei e immmortalità e
attraverso le loro storie, i loro miti è possibile descrivere le nostre
vite.
Sisifo – l’incessante fatica della ricerca della reputazione
Orfeo – non guardare troppo indietro nella nostra vita online
Atalanta – le mele d’oro della popolarità spicciola (like,
commenti, le condivisioni) ci distraggono da obiettivi veri.
Narciso – quello che postiamo è la nostra verità o la pura e
semplice realtà?
11. Proprio per questo motivo la content curation diventa uno
snodo vitale per la gestione delle conversazioni in rete.
Quando si vogliono trasformare i contributi in una
narrazione che dia loro un valore aggiunto, che li trasformi
in intelligenza per un’azienda
12. Torniamo agli antichi Greci
Così come Omero raccoglieva i racconti e le leggende
e le organizzava in poemi epici dotati di un senso e di
un filo logico, altrettanto deve fare chi ascolta la rete.
13. Da queste considerazioni nasce l’esperienza fatta con il
Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia.
Un progetto nel quale mescolare quantità e qualità, nel
quale sorpassare i limiti tradizionali dei broadcaster per
entrare nel territorio dei contenuti che vanno oltre i loro
veicoli.
14. Cosa ci prononevamo?
Di capire quale contributo
potesse venire dal
partecipante comune,
quello come noi, il nostro
vicino di casa.
Come ci siamo riusciti?
15. Rompendo lo schema
dell’audience del broadcaster
per raccogliere contenuti non
solitamente visibili.
Per comprendere se il
linguaggio dei broadcaster sia
il medesimo del nostro.
Per individuare se i temi
raccolti dai broadcaster siano
gli stessi percepiti da noi.
Per capire i centri mobili delle
conversazioni e i temi
affrontati.
16.
17. In sintesi
Esistono linguaggi che si evolvono di pari passo con l’evoluzione degli
strumenti di scrittura e condivisione
Questi linguaggi vivono di vita propria e sono le nuove lingue di micro
tribù o di grandi gruppi organizzati
Sono i linguaggi utilizzati nella vita quotidiana
Bisogna conoscerli se si vuole interagire con questi gruppi,
collettivamente, o con i loro partecipanti, singolarmente
Difficilmente le aziende possono imporre dei loro linguaggi ai gruppi o ai
singoli ma devono sempre di più mediare tra due universi semantici
L’intelligenza generata dall’ascolto della rete è fondamentale per
raggiungere questo scopo