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La riorganizzazione della
Continuità assistenziale in
Italia e nelle Marche
Franco Pesaresi
Direttore ASP “Ambito 9” Jesi (AN)
Aggiornamento 12/3/2019
Analisi della situazione e proposta di riorganizzazione del Servizio di continuità assistenziale (Guardia medica).
2
1. Funzioni e dimensionamento della Continuità assistenziale
Il quadro normativo nazionale
L’assistenza medica di base ai cittadini, quando non lavora il proprio medico di famiglia, è
assicurata dal servizio di Continuità assistenziale (CA), che in passato si chiamava Guardia medica.
Il servizio garantisce l’assistenza medica di base per situazioni che rivestono carattere di non
differibilità, cioè per quei problemi sanitari per i quali non si può aspettare fino all’apertura
dell’ambulatorio del proprio medico curante o pediatra di libera scelta. Il Servizio di Continuità
Assistenziale (CA), pertanto, garantisce l’assistenza medica di base a domicilio gratuita a tutte le
persone, anche in età pediatrica, residenti nella regione.
Il servizio è attivo nelle ore notturne o nei giorni festivi e prefestivi secondo i seguenti orari:
 di notte: dal lunedì alla domenica, dalle ore 20.00 alle ore 08.00
 di giorno: nei giorni prefestivi, dalle ore 10.00 alle ore 20.00 e nei giorni festivi, dalle ore
08.00 alle ore 20.00.
Il medico di continuità assistenziale può:
 effettuare visite domiciliari non differibili;
 prescrivere farmaci indicati per terapie non differibili, o necessari alla prosecuzione della terapia
la cui interruzione potrebbe aggravare le condizioni della persona;
 rilasciare certificati di malattia in casi di stretta necessità e per un periodo massimo di tre giorni;
 proporre il ricovero in ospedale.
Al servizio di Continuità assistenziale si accede attraverso un numero telefonico dedicato che si può
reperire presso la propria Asl. Il medico di continuità assistenziale, sulla base della valutazione del
bisogno espresso, può rispondere:
 tramite consiglio telefonico;
 con visita ambulatoriale (ove possibile);
 visita domiciliare.
La presenza della Continuità assistenziale nel territorio di ogni regione è regolata dall’Accordo
collettivo nazionale (ACN) con i Medici di Medicina Generale (MMG) e dagli accordi applicativi
delle singole regioni. L’art. 64 comma 2 dell’ACN 23/5/2005 dei MMG definisce infatti il rapporto
di riferimento in un medico ogni 5.000 abitanti residenti per stabilire il numero di medici inseribili
nei servizi di CA di ciascuna ASL. Il comma 3 dello stesso articolo dà la facoltà alle regioni di
indicare, per ambiti di assistenza definiti, un diverso rapporto medico/popolazione stabilendo che la
variabilità di tale rapporto, in aumento o in diminuzione, deve essere concordata nell’ambito degli
accordi regionali e comunque tale variabilità non può essere maggiore del 30% rispetto a quanto
previsto al comma 2.
Successivamente, la Conferenza Stato-Regioni del 17/2/2013 ha approvato le “Linee di indirizzo
per la riorganizzazione del sistema di emergenza urgenza in rapporto alla continuità assistenziale”
introducendo delle importanti novità. Tale atto prevede la centralizzazione su base almeno
provinciale delle chiamate al servizio di Continuità assistenziale, condividendo con il sistema di
emergenza-urgenza le tecnologie ed integrando i sistemi informativi regionali lasciando comunque
distinto l’accesso degli utenti alle numerazioni del 118 e della Continuità assistenziale. Tale
funzione di ricezione delle chiamate di assistenza primaria, attivo 24 ore su 24, può essere
assicurata dalle regioni in Centrali, anche adiacenti alle Centrali Operative (CO) del 118, con
personale sanitario e tecnico addestrato che fornirà risposte e consigli utili al cittadino sulla base di
protocolli predisposti in collaborazione tra MMG e gli altri operatori sanitari del distretto, e
condivisi con il 118 e i DEA per le parti di interazione. Poiché è verosimile che il cittadino possa
commettere errori nell’attivare l’una o l’altra delle funzioni sopra elencate, è necessario che le due
funzioni siano supportate da un’unica piattaforma tecnologica.
3
Il Decreto del Ministero della Salute del 2 aprile 2015 n. 70 relativo al “Regolamento recante
definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza
ospedaliera” ha confermato i contenuti dell’accordo della Conferenza Stato-Regioni del 17/2/2013
stabilendo che dovranno essere messe a disposizione della Continuità assistenziale le dotazioni
tecnologiche delle centrali operative e l'integrazione con i medici di medicina generale. Questa
riorganizzazione porterà, si legge nel decreto, indiscutibili benefici in termini di ottimizzazione
degli interventi, monitoraggio delle attività e riduzione dei tempi di attesa dell'utenza.
Il citato Decreto, inoltre, raccomanda la razionalizzazione dell'organizzazione del Servizio di
Continuità Assistenziale per giungere ad una più corretta distribuzione delle postazioni di
Continuità Assistenziale che dovrà essere definita a livello regionale con adeguato
dimensionamento in rapporto all'attività attesa e alla distribuzione territoriale.
Nel 2016, infine, la Conferenza Stato-Regioni ha approvato le “Linee di indirizzo sui criteri e le
modalità di attivazione del numero europeo armonizzato a valenza sociale 116117” con la quale
vengono date istruzioni alle regioni per la realizzazione del numero unico nazionale 116117 per il
Servizio di Guardia Medica non urgente. Il numero è stato adottato a livello europeo dalla
Commissione europea per le medesime funzioni ed alcune nazioni come la Germania e l’Austria
l’anno già adottato negli anni scorsi (rispettivamente nel 2012 e 2013).
Secondo le linee di indirizzo, il numero 116117 è il numero unico nazionale per l’accesso ai servizi
di cure mediche non urgenti e altri servizi sanitari che concorre alla gestione della domanda
assistenziale a bassa intensità/priorità mettendo in contatto l’utente con un operatore competente
oppure con un medico per assicurare assistenza o consulenza sanitaria. Il numero 116117 risponde
alle seguenti caratteristiche:
 è uno strumento di comunicazione rivolto a tutti i cittadini, italiani e stranieri, senza alcun
obbligo di registrazione preventiva;
 il numero è unico in Italia e in Europa;
 è un numero a chiamata rapida e non necessita di prefisso;
 il numero è disponibile h24 per 7 giorni alla settimana;
 fornisce assistenza e/o informazioni;
 il servizio non è limitato nel tempo,
 non è richiesto all’utente alcun pagamento per la chiamata;
 le chiamate possono essere effettuate da telefono fisso o mobile o apparecchio pubblico;
 i dati personali vengono trattati nel rispetto della privacy, nel rispetto della normativa
vigente,
 la struttura organizzativa del servizio può avere delle variazioni da regione a regione.
Il quadro normativo nazionale, in sintesi, prevede la centralizzazione su base almeno provinciale
delle chiamate al servizio di Continuità assistenziale presso la stessa Centrale operativa del 118
attraverso un nuovo numero dedicato europeo che è il 116117. Il Servizio di Continuità
Assistenziale deve essere riorganizzato per giungere ad una più corretta distribuzione delle
postazioni di Continuità Assistenziale che dovrà essere definita a livello regionale con adeguato
dimensionamento in rapporto all'attività attesa e alla distribuzione territoriale.
La situazione nazionale
In Italia, sono impiegati nel servizio di Continuità assistenziale 11.533 medici distribuiti in 2.890
punti di guardia medica. La maggioranza delle regioni non rispetta gli standard di presenza dei
medici indicati dall’ACN con i Medici di medicina generale (Cfr. Tab. 1). Il costo annuo
complessivo supera il mezzo miliardo di euro.
4
Tab. 1 – Attività della Continuità assistenziale/guardia medica. Anno 2013
Regioni Punti di
CA
Medici titolari Ore totali Ricoveri
prescritti
per
100.000
abitanti
Visite
effettuate
per
100.000
abitanti
Numero Per 100.000
ab.
Piemonte 134 365 8 948.185 332 13.990
Valle d’Aosta 9 18 14 63.540 1.016 16.768
Lombardia 237 1.000 10 1.616.807 306 10.907
Bolzano 6 28 5 19.910 2.989
Trento 32 60 11 229.808 1.349 17.493
Veneto 110 649 13 1.042.468 237 12.370
Friuli V G 47 157 13 300.786 438 14.139
Liguria 50 261 16 319.098 467 7.671
Em. Romagna 160 616 14 1.207.184 135 18.578
Toscana 173 689 18 1.020.806 454 17.307
Umbria 43 213 24 375.047 335 19.901
Marche 87 408 26 566.850 298 21.596
Lazio 122 640 11 958.439 138 6.062
Abruzzo 95 397 30 636.115 220 18.766
Molise 52 158 50 293.855 622 35.525
Campania 198 1.174 20 1.828.260 233 17.963
Puglia 269 958 23 1.484.633 202 15.410
Basilicata 139 414 72 720.139 779 41.325
Calabria 335 946 48 1.729.051 492 51.183
Sicilia 410 1.642 32 2.287.869 337 29.618
Sardegna 182 740 44 1.015.531 664 21.798
Italia 2.890 11.533 19 18.664.381 307 16.881
Fonte: Ministero Salute, 2016
5
Il numero di prestazioni fornite
In base ai dati nazionali risulta che, mediamente, la Guardia medica eroga 6 prestazioni per turno e
cioè una prestazione ogni 2 ore circa. La continuità assistenziale eroga tre tipologie di prestazioni
che sono:
1. Visite ambulatoriali;
2. Consulenze telefoniche;
3. Visite domiciliari.
Secondo l’Agenzia Nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas, 2011) le prestazioni della
Continuità assistenziale sono costituite soprattutto da prescrizioni fatte presso la sede della guardia
medica (60% in media) e da consulenze telefoniche. Le visite domiciliari sono assai più rare.
Per valutare la distribuzione delle varie tipologie di prestazioni, la Zona Territoriale di
Senigallia/Asur Marche (ex ASL Senigallia) ha disposto una rilevazione analitica delle prestazioni
di tutte le sedi della Guardia medica per due settimane una delle quali nel mese di giugno 2009 e
l’altra nel mese di novembre 2009. In base a questa rilevazione le prestazioni ambulatoriali della
Continuità assistenziale costituirebbero il 52,8% del totale, le visite domiciliari il 31,2% mentre le
consulenze telefoniche il 16,0% (Asur Marche/Zona Senigallia, 2010). Nel dettaglio il quadro era il
seguente: nella Zona territoriale di Senigallia, per ogni turno e per ogni sede, la Guardia medica
realizzava mediamente 3,4 visite ambulatoriali, 2 visite domiciliari e 1 consulenza telefonica ma
con differenze anche sostanziali fra una sede e l’altra, differenze legate soprattutto al bacino di
popolazione servito.
I dati sulle prestazioni medie sono confermati anche dai dati della ASL di Teramo (pubblicati nella
Deliberazione del Direttore generale n. 4 del 7/1/2013) secondo la quale la media per turno delle
visite domiciliari nel 2010 era complessivamente di 21 su un totale di 21 sedi di Continuità
assistenziale e cioè, mediamente, 1 visita domiciliare per turno. Le visite ambulatoriali (e cioè di
pazienti che si presentano presso la sede) erano complessivamente 75 per turno che ripartite fra le
21 sedi di CA determinano una media per turno per sede di 3,6 visite ambulatoriali.
Il quadro nazionale è dunque abbastanza uniforme. Ogni medico di guardia medica nel suo turno
che è di 12 ore o di 10 ore mediamente esegue 3-3,5 prestazioni ambulatoriali, fornisce 1-1,5
consulenze telefoniche ed esegue 1-2 visite domiciliari.
Il panorama italiano è però di straordinaria varietà passando addirittura da una presenza di 5 medici
di guardia medica per 100.000 abitanti della provincia di Bolzano ai 72 medici della Basilicata in un
quadro di bassissima produttività del sistema e di scarso rispetto degli standard organizzativi
nazionali (Cfr. Tab.1).
2. L’orientamento più recente delle regioni
Diverse regioni stanno provvedendo alla riorganizzazione della Continuità assistenziale a seguito
delle più recenti normative nazionali e della ricerca di una migliore produttività del sistema.
6
La Regione Abruzzo ha deciso di riorganizzare completamente il servizio di Continuità
assistenziale. La nuova articolazione approvata con Decreto commissariale n.61/2013 prevede di
passare da 90 a 70 sedi della Continuità con un utilizzo dei medici che passa da 409 a 311 unità
circa (obiettivo 1 medico ogni 4.000 abitanti circa).
Anche la regione Calabria, recentemente, ha provveduto a riorganizzare l’attività di guardia medica
passando da 335 postazioni a 280 (D.P.G.R. n.94/2012). È interessante segnalare i criteri alla base
di tale riorganizzazione. Nei comuni fino a 5.000 abitanti è stata prevista una postazione di CA ogni
3.500 abitanti, nei comuni da 5.001 a 15.000 abitanti una postazione ogni 10.000 abitanti ed oltre
una postazione ogni 25.000 abitanti. A queste postazioni se ne sono aggiunte altre 5 per assicurare
la centralizzazione delle chiamate nelle attuali centrali operative provinciali del 118. In questo
modo la Regione Calabria è passata da 409 sedi di continuità assistenziale a 334 nel 2015 per poi
passare a 280 con un rapporto di 1 medico ogni 7.200 abitanti. Nel 2015, la regione Calabria, ha
stabilito di ridurre ulteriormente le postazioni a meno di 250 (con DCA n.9/2015).
Anche le regioni Emilia Romagna, Lazio ed Umbria hanno deciso di rimodulare le postazioni della
Continuità assistenziale secondo criteri di efficienza ed economicità stante l’estrema variabilità
della distribuzione dei punti della Continuità assistenziale. In queste tre regioni, però, non sono
stati ancora prodotti gli atti necessari. L’Umbria ha comunque precisato che la riorganizzazione
prevederà il rispetto del rapporto di un medico ogni 5.000 abitanti.
Gli ambulatori contigui ai Pronto soccorso
Negli ultimissimi anni, dopo diverse sperimentazioni realizzate nel territorio italiano, alcune regioni
hanno cominciato a prevedere degli ambulatori di Continuità assistenziale nell’area dei pronto
soccorso per il trattamento dei casi caratterizzati da bassa criticità ed abbassare la pressione
dell’utenza sui Pronto soccorso.
A fine 2018, la regione Puglia con una legge di soli tre articoli ha deciso che “presso tutti i presidi
ospedalieri dotati di Pronto soccorso, in adiacenza di quest’ultimo, è collocata una sede di
continuità assistenziale, cui compete la gestione delle richieste di pronto soccorso caratterizzate da
bassa criticità” (L.R. 66/2018).
Il compito degli ambulatori di Continuità assistenziale è quello di alleggerire il lavoro del Pronto
soccorso relativo ai codici bianchi e , in parte, verdi che costituiscono la maggioranza dei casi che
affollano i Pronto soccorso d’Italia. I codici bianchi costituiscono infatti il 15% di tutti i casi che si
rivolgono al Pronto soccorso mentre i codici verdi costituiscono addirittura il 66% di tutti i casi.
Anche una parte di quest’ultimi potranno essere trattati dalla Continuità assistenziale. I tempi di
attesa dei Pronto soccorso della Puglia potranno così ridursi e gli operatori dei pronto soccorso
potranno concentrarsi sulle situazioni più critiche.
Sempre a fine 2018, anche la regione Piemonte ha deciso di affidare ai medici di famiglia e alla
continuità assistenziale (guardia medica) i “codici bianchi” del pronto soccorso. L’accordo fra la
regione Piemonte e i medici di medicina generale (Fimmg, Snami e Smi) prevede l’attivazione di
7
un ambulatorio che affiancherà i Pronto Soccorso per farsi carico di quei pazienti non gravi che
intasano inappropriatamente i Pronto Soccorso. L’obiettivo, anche in questo caso, è di ridurre gli
accessi inappropriati e il ricorso all’intervento specialistico, fornendo allo stesso tempo la migliore
risposta assistenziale a quella determinata categoria di pazienti (DGR . 80-8114/2018).
L’ambulatorio, denominato “ambulatorio delle non urgenze”, sarà separato dai locali del pronto
soccorso e vi opererà un medico di famiglia oppure un medico di continuità assistenziale.
L’ambulatorio prenderà in carico tutti i pazienti che sono già stati sottoposti a triage presso il pronto
soccorso ma che sono stati classificati come codici bianchi, con esigenze non riconducibili
all’emergenza-urgenza e quindi di minore priorità.
Il medico di medicina generale o di guardia medica a quel punto si occuperà di visitare il paziente e
potrà confermare la non urgenza del caso. Il medico potrà però anche modificare il codice di triage,
giudicandolo di priorità maggiore. In questa circostanza il paziente tornerà in Pronto Soccorso.
Questa riforma potrebbe essere realizzata in tutta Italia con costi molto bassi utilizzando alcune
delle attuali postazioni della Continuità assistenziale. Infatti, la gran parte delle regioni italiane ha
una rete di postazioni di Continuità assistenziali superiore a quelle previste dalla legge che ha
fissato un parametro di una postazione ogni 20.000 abitanti. Basterebbe lasciare sul territorio quelle
che la legge ha previsto e trasferire nei Pronto soccorso (e nelle Centrali operative) quelle previste
in più rispetto alla legge.
Le centrali operative
Ancora poche regioni si sono preoccupate di recepire le “Linee di indirizzo per la riorganizzazione
del sistema di emergenza urgenza in rapporto alla continuità assistenziale” del 2013 e le “Linee di
indirizzo sui criteri e le modalità di attivazione del numero europeo armonizzato a valenza sociale
116117” del 2016 approvate dalla Conferenza Stato-Regioni. Fra queste, le Regioni Abruzzo,
Calabria, Lazio, Liguria, Piemonte, Umbria e Veneto hanno deciso l’attivazione di centrali
operative che ricevono tutte le chiamate per la continuità assistenziale possibilmente all’interno
della centrale operativa aziendale del 118. Tutte le chiamate alla Continuità assistenziale vengono
centralizzate a livello provinciale presso la centrale operativa all’interno del quale risponde un
medico di Continuità assistenziale. Il medico valuterà la chiamata e disporrà uno dei seguenti
interventi:
a. Inviare un medico di Continuità assistenziale per visita a domicilio;
b. Rinviare a strutture più adeguate o al servizio di emergenza 118 coinvolgendo il personale
della stessa Centrale operativa aziendale, in servizio per il 118, se la patologia non fosse
valutabile e gestibile a domicilio;
8
c. Invitare il paziente a raggiungere la sede ambulatoriale di Continuità assistenziale più
vicina;
d. Fornire un consiglio telefonico se questa è la richiesta o qualora valuti che la richiesta del
cittadino sia così risolvibile.
Le stesse regioni hanno deciso l’attivazione di un numero unico di chiamata della Continuità
assistenziale che è il 116117, numero unico europeo per le necessità sanitarie non urgenti da
convogliare presso la centrale operativa del 118.
In un futuro più lontano il numero 116117 il servizio sarà disponibile nelle 24 ore e funzionerà da
collegamento/interfaccia anche per altri servizi territoriali.
E’ interessante rilevare che la Regione Veneto ha deciso recentemente di prevedere in ogni ULSS,
in aggiunta alle postazioni di continuità assistenziale (CA) programmate, almeno una sede di CA ad
accesso anche diretto dalle ore 20:00 alle ore 24:00 ed i festivi/prefestivi fino alle ore 24:00, che
veda, oltre alla presenza di una equipe di Medici di CA, anche la presenza di altro personale per
l’accoglienza dei pazienti e di eventuale supporto ai Medici di CA. Nella fascia notturna, ossia dalle
ore 24:00 alle ore 8:00 del giorno seguente, il contatto avverrà solo telefonicamente, prevedendo
quindi che le richieste (su valutazione del Medico di CA) possano esitare in consiglio telefonico, in
accesso domiciliare da parte del Medico di CA o in accesso ambulatoriale da parte dell’assistito
(DGR 1335/2017).
3. La Regione Marche
La regione Marche, sin dal 1998, ha precorso i tempi stabilendo la diffusione delle sedi della
Guardia medica e la centralizzazione delle chiamate telefoniche presso le Centrali operative
territoriali, salvo poi non rispettare né l’una né l’altra indicazione. L’art.12 della L.R. 36/1998,
infatti, recita testualmente: “1. Spetta alle Centrali operative territoriali ricevere e gestire le
chiamate relative all'attività di continuità assistenziale d'urgenza nelle ore prefestive, festive e
notturne. Nel caso in cui i protocolli operativi della Centrale richiedano l'intervento domiciliare,
fatta salva la necessità dell'intervento dei mezzi di emergenza, la chiamata è inoltrata ai medici
che, nelle rispettive località, garantiscono l'attività di continuità assistenziale. A tal fine i medici
sono dotati di strumenti adatti a mantenere il costante collegamento con la Centrale operativa.
2. In considerazione della nuova organizzazione del sistema dell'emergenza sanitaria, le sedi di
servizio dell'attività di continuità assistenziale sono rideterminate secondo parametri rispondenti
alle reali necessità del territorio e comunque facendo in modo che ogni sede assista almeno 20.000
abitanti. Nei Comuni montani svantaggiati previo parere della competente commissione
assembleare la Giunta regionale può concedere deroghe rispetto al numero degli abitanti, tenendo
conto della vastità del territorio e delle caratteristiche della viabilità”.
Secondo tali disposizioni, in base alla popolazione attuale, la Regione Marche dovrebbe avere al
massimo 309 medici da ripartire in 77 sedi di Continuità assistenziale mentre ne risultano 90,3
secondo la stessa regione (DGR 139/2016). Ogni postazione costa mediamente 185.000 euro circa,
9
per cui, in questi anni, il maggior costo sostenuto dalle Marche rispetto agli standard di legge è stato
annualmente di 2,5 milioni circa.
Poi, con la DGR 735/2013, la Regione Marche, molto opportunamente, ha deciso di dare tempestiva
attuazione alle “Linee di indirizzo per la riorganizzazione del sistema di emergenza urgenza in
rapporto alla continuità assistenziale” approvate dalla Conferenza Stato-Regioni il 17 febbraio
2013. Infatti, la DGR 735/2013 prevede la costituzione della Centrale operativa della Continuità
assistenziale e la rideterminazione delle postazioni di CA. Per rendere efficace e sostenibile il
processo di riorganizzazione del servizio di Continuità assistenziale si prevede la centralizzazione
delle chiamate su un numero unico, allocando la gestione delle chiamate presso le quattro centrali
operative territoriali del 118, cosa peraltro già prevista dalla LR 13/2008. A tal fine si prevede un
nucleo di gestione dedicato e un medico di Continuità assistenziale che direttamente filtra le
chiamate, avendo il vantaggio di utilizzare le dotazioni tecnologiche, informatiche ed organizzative
delle Centrali operative territoriali 118. Tutte le chiamate alla CA sono convogliate e gestite presso
la centrale operativa del 118. Con la Centrale operativa sarà possibile migliorare la percezione della
qualità del servizio da parte del cittadino, sarà possibile ottimizzare gli interventi, ridurre i tempi di
attesa delle visite, monitorare correttamente le attività. I medici della Continuità assistenziale che
riceveranno le telefonate saranno in grado di comprendere adeguatamente le effettive necessità
dell’utenza ed inviare l’intervento più appropriato al domicilio dell’assistito. Secondo la DGR
735/2013, inoltre, le postazioni di CA sono rideterminate sulla base dei seguenti
indicatori/obiettivi:
 Numero e tipologia di prestazioni attuali comprese le prestazioni ambulatoriali;
 Popolazione afferente al bacino di utenza;
 Distanze tra i comuni e orografia del territorio;
 Eventuali incrementi della popolazione che si verificano solo in alcuni periodi dell’anno;
 Nuova configurazione della rete ospedaliera, dell’emergenza urgenza e di quella territoriale,
tenendo conto in particolare della costituzione delle case della salute;
 Ogni sede assista almeno 20.000 abitanti. Nei comuni montani svantaggiati ed in quelli che
attualmente usufruiscono dei benefici di cui all’obiettivo 5b dell’Unione Europea, la Giunta
regionale può concedere deroghe rispetto al numero degli abitanti, tenendo conto della vastità
del territorio e delle caratteristiche di viabilità.
Sulla base di questi elementi la DGR 735/2013 ridefinisce in 83 il numero delle postazioni di
Continuità assistenziale, così come indicato nella Tab.2. Non c’è la piena attuazione della normativa
ma si registra un significativo intervento di razionalizzazione.
In realtà la DGR 735/2013 che prevedeva una riduzione significativa delle postazioni di continuità
assistenziali non viene attuata e tre anni dopo, con la DGR 139/2016, la rete delle Guardie Mediche
torna a crescere in modo significativo (Cfr. Tab.2) e raggiunge il numero di 90,3 postazioni. Per cui
l’istanza di razionalizzazione stabilita dalle norme nazionali e regionali viene annullata con una
operazione paziente e geniale. Prima c’è la decisione di una riduzione a cui non si dà attuazione e
poi qualche anno dopo si ritorna quasi al punto di partenza.
10
Tab. 2 – Turni e postazioni di Continuità assistenziale previsti nei distretti delle Marche
Distretto Popolazione Turni 2011 Turni
previsti
dalla DGR
735/2013
Turni
previsti
DGR
139/2016
1-Pesaro 139.165 6 turni notturni (Pesaro (3), Montecchio (2),
Gabicce + 1 turno festivo e prefestivo (Pesaro)
6 6,3
2-Urbino 85.490 8 postazioni, 11 turni notturni (Cagli (2),
Apecchio/Piobbico, Urbino (2+1f), Macerata
Feltria, Mercatino Conca, Urbania, Sant’Angelo,
Lunano)
8 11
3-Fano 142.308 8 turni notturni (Pergola (2), Mondavio,
Mondolfo, Fano (2), Calcinelli, Fossombrone)
7 7
4-Senigallia 80.048 5 postazioni, (6 turni notturni): Ostra, Ostra
Vetere, Corinaldo, Arcevia, Senigallia (2)
5 5
5-Jesi 109.522 6 turni notturni (Jesi, San Marcello, Filottrano,
Cingoli, Moie di Maiolati, Cupramontana) + 3
turni diurni (8-20) nelle 3 RSA (Cupramontana,
Filottrano, Montecarotto)
5 6
6-Fabriano 48.584 3 postazioni (4 turni): Fabriano (2), Sassoferrato,
Serra San Quirico
3 3
7-Ancona 256.368 11 turni notturni (Loreto, Osimo,
Camerano/Sirolo, Castelfidardo,
Agugliano/Polverigi, Chiaravalle, Falconara (2),
Ancona (3)
+ 1 turno f e pf (Osimo)
11 11
8-Civitanova 123.550 5 turni notturni (Civitanova Marche, Recanati,
Porto Recanati, Potenza Picena, Trodica di
Morrovalle)
5 5
9-Macerata 139.017 9 turni notturni (Macerata (2), Treia, Corridonia,
Tolentino, Caldarola, Sarnano, Passo
Sant’Angelo, Penna San Giovanni) + 3
postazioni festivi e prefestivi (Montecassiano,
Pollenza, Mogliano)
9 9
10-Camerino 49.301 6 turni notturni (2 Castelraimondo, Pievetorina,
Visso, Fiastra, Fiunimata)
4 6
11-Fermo 165.003 7 postazioni (8 turni notturni): Fermo, Porto San
Giorgio, Porto Sant’Elpidio, Sant’Elpidio a
Mare, Montegranaro, Montegiorgio (2),Petritoli
+1 f-pf Petritoli
8 9
12-
S.Benedetto
DT
107.592 4 postazioni (5 turni notturni): Ripatransone,
Montalto, Montefiore, San Benedetto D.T. (2) +
1 turno festivi e prefestivi estivo a SBDT
6 6
13-Ascoli
Piceno
119.387 6 postazioni (7 turni notturni): Amandola, Santa
Vittoria Ponte Maglio, Ascoli Piceno (2),
Acquasanta Terme, Offida
6 6
Marche 1.565.335 92 turni notturni +7 solo festivi e pf + 3 turni
diurni
83 90,3
Note: popolazione al 1/1/2011.
Con quale motivazione la giunta regionale torna a far aumentare le postazioni della continuità
assistenziale? La giunta regionale con la DGR 139/2016 approva la realizzazione di 13 Case della
11
salute di tipo C dove viene prevista come presenza fissa la sede della Continuità assistenziale. Per
cui, per dare attuazione alla nuova organizzazione sanitaria – si dice - occorre prevedere 7,3
postazioni di guardia medica in più. Senonché le postazioni della Continuità assistenziale sono già
presenti in 11 Case della Salute su 13. Mancano solo nelle sedi di Sassocorvaro e di Matelica per
cui per dare attuazione alla riorganizzazione delle Case della Salute basterebbero solo due nuovi
postazioni di Guardia Medica e non 7,3. Ma questo è. Rimane da valutare se non convenga
assumere dei medici a tempo indeterminato per la Casa della salute con i 185.000 euro che sono il
costo medio di ogni postazione di Continuità assistenziale.
E comunque pare che neanche a questa deliberazione l’Asur abbia dato attuazione. Il rendiconto
ASUR 2017 approvato nel maggio 2018 ci informa che le postazioni di Guardia medica sono
ancora 92,2 ma a questo punto poco importa dato che le previsioni regionali sono superiori solo di
due unità.
In realtà, come abbiamo visto, in base alla popolazione marchigiana le sedi attivabili di Continuità
assistenziale avrebbero dovuto essere 77 a cui si possono aggiungere le due postazioni per le case
della salute di Sassocorvaro e Matelica. A queste inoltre si potevano aggiungere le eventuali
deroghe che la Giunta poteva stabilire ma che non sono mai state deliberate. Per cui al massimo le
postazioni della Continuità assistenziale dovevano essere 79.
La DGR 735/2013 , inoltre, che le postazioni di CA sono collocate nelle strutture sanitarie o socio-
sanitarie, in particolare nelle Case della Salute, riconducendovi eventuali postazioni collocate
attualmente in sedi diverse, al fine di favorire la collaborazione operativa fra il personale della CA e
le strutture ospitanti, nonché di garantire il supporto assistenziale alle strutture territoriali. La
delibera prevede la possibilità di attivazione nelle Case della Salute già sede di Punto di primo
intervento (PPI) con interventi superiori al minimo di 6.000/anno, di un ambulatorio di continuità
assistenziale in fascia oraria diurna, gestito da MMG e PLS anche integrati da medici di continuità
assistenziale, per effettuare prestazioni programmate o ad accesso diretto, che necessitano di
assistenza medica.
Per quel che riguarda invece le modalità di chiamata e di coinvolgimento delle Centrali operative
del 118 la situazione delle Marche è molto eterogenea. Nella Area Vasta (AV) di Ascoli Piceno la
Centrale operativa raccoglie solo le chiamate per la Guardia medica di Ascoli Piceno e non del resto
del territorio delle province di Ascoli Piceno e Fermo. Stessa situazione per l’AV di Ancona la cui
centrale operative gestisce solo le chiamate del distretto di Senigallia. Nell’AV di Macerata pur
permanendo anche i numeri delle singole sedi di Continuità assistenziale la maggior parte delle
chiamate arrivano alla centrale operativa. L’AV di Pesaro ha numeri attivi specifici per ogni sede di
CA, riceve le chiamate sul 118 e mette i pazienti in contatto con la CA (Asur, Rendiconto 2017).
Per tutte le Centrali operative è previsto un triage delle telefonate a cura di un medico ma non è
noto se questo avviene e con quali risultati.
12
4. Valutazioni e proposte
Il basso livello di performance della Continuità assistenziale italiana rende evidente l’inadeguatezza
dello standard organizzativo previsto dall’ACN 23/5/2005 dei Medici di medicina generale (MMG).
Il risultato dipende infatti dalla bassa dimensione della popolazione assistita da ogni singola sede
della Guardia medica. Il primo intervento, dunque, andrebbe fatto in direzione della modifica del
rapporto medico/popolazione assistita, rapporto la cui applicazione andrebbe inoltre verificato con
maggior impegno per ridurre le straordinarie differenze regionali che si registrano attualmente nella
dotazione di personale della CA (Cfr. Tab. 1) per evitare sprechi di risorse ed iniquità eccessive.
Questo processo di revisione organizzativa sarà facilitato dalla centralizzazione provinciale di tutte
le chiamate per la Continuità assistenziale e dall’istituzione del numero unico europeo per le
chiamate 116117 che permetterà di fornire la risposta più appropriata al cittadino, un migliore
utilizzo del personale medico ed una risposta al territorio più tempestiva potendo contare su una
disponibilità di risorse non limitata alle singole sedi di Guardia medica.
Quanto alla regione Marche, ma anche alla gran parte delle altre regioni, si tratta di dare attuazione
alla riforma organizzativa del Servizio di Continuità Assistenziale prevista dalle norme nazionali
ma ancora non attuate. In particolare occorre:
1) Ridefinire la rete delle postazioni del Servizio di continuità assistenziale nel rispetto della L.R.
36/1998 che prevede che ogni sede assista almeno 20.000 abitanti, anche con le deroghe che si
dovessero rendere necessarie ma che vanno giustificate e deliberate. La riorganizzazione
proposta dovrebbe determinare una riduzione delle attuali postazioni ed un aumento del carico
di lavoro delle postazioni stesse del 10-15%, un incremento di produttività assolutamente
compatibile con gli attuali carichi di lavoro medi delle postazioni. Il risparmio determinato da
questa operazione va indirizzato prioritariamente all’attuazione dei tre punti successivi;
2) Completare il percorso di centralizzazione delle chiamate del Servizio di Continuità
assistenziale presso le Centrali operative del 118, che oggi è ancora largamente incompiuta.
Affidare la gestione della ricezione, del trattamento e dello smistamento delle chiamate oltre che
agli operatori delle centrali anche ai medici della Continuità assistenziale che devono essere
previsti all’interno delle centrali operative con la stessa organizzazione dei turni delle postazioni
territoriali di CA;
3) Istituire e realizzare anche nelle Marche il numero unico (europeo) 116117 per le chiamate al
Servizio di Continuità assistenziale, che può rendere il sistema più semplice ed efficace per i
cittadini marchigiani;
4) Utilizzare le postazioni di Continuità assistenziale disattivate e non utilizzate nelle Centrali
operative, per attivare degli ambulatori nelle aree dei Pronto soccorso per il trattamento, dopo la
valutazione del triage, dei casi caratterizzati da bassa criticità.
13
Bibliografia.
ASUR MARCHE, Determina Direttore Generale n. 329 del 18/5/2018; “Bilancio d’esercizio anno
2017 – Relazione del direttore generale d’accompagnamento”.
Asur Marche/Zona territoriale 4 di Senigallia, Riorganizzazione della continuità assistenziale e
potenziamento del Pronto soccorso, Sito web:
http://www.senigallia.org/images/file/20110214-progetto-pronto-soccorso.pdf
Agenas (Gullstand R., Enrichens F., Bono D., Gariano S., Benetollo P.P., Rosito A.M., Ghiotto
M.C., Marcer D., Moirano F.), Il piano di riorganizzazione dell’assistenza sanitaria nelle
regioni del piano di rientro, Monitor n. 27/2011.
Conferenza Stato-Regioni, atto n. 221/CSR del 24/11/2016 “Linee di indirizzo sui criteri e le
modalità di attivazione del numero europeo armonizzato a valenza sociale 116117”.
Conferenza Stato-Regioni, atto n. 36 del 17/2/2013 “Linee di indirizzo per la riorganizzazione del
sistema di emergenza urgenza in rapporto alla continuità assistenziale”.
Decreto Ministeriale Salute 2 aprile 2015 n. 70: Regolamento recante definizione degli standard
qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera.
Ministero della Salute, “Annuario statistico del Sevizio sanitario nazionale – anno 2013”, Roma,
2016. Link: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2536_allegato.pdf
Regione Abruzzo: Commissario ad acta Decreto 27 agosto 2013, n. 61: “Sedi dei servizi di Continuità
assistenziale delle aziende sanitarie locali della Regione Abruzzo”.
Regione Abruzzo: Commissario ad acta Decreto 22 novembre 2013, n. 94: “Istituzione numero di chiamata
116117 della Continuità assistenziale ed attivazione delle quattro centrali operative aziendali”.
Regione Calabria: Commissario ad acta Decreto 2 aprile 2015, n. 9: “Approvazione del documento di
riorganizzazione della rete ospedaliera, della rete dell’emergenza/urgenza e delle reti tempo
dipendenti”.
Regione Calabria: Commissario ad acta Decreto 28 giugno 2012, n. 94: “Approvazione proposta
programmata progetto Riordino, riorganizzazione e reingegnerizzazione della rete
Urgenza/emergenza Regione Calabria, nel rispetto dei dettami del DPGR 18/2010”.
Regione Liguria: DGR 17 maggio 2013, n.542: “Recepimento dell’accordo Stato/Regioni e prov.
Autonome di Trento e Bolzano del 7 febbraio 2013 sul documento recante “Linee di
indirizzo per la riorganizzazione del sistema di emergenza urgenza in rapporto alla
continuità assistenziale”.
Regione Marche: DGR 22 febbraio 2016, n.139: “Adeguamento delle case della salute tipo C,
ridefinite ospedali di comunità, in coerenza con gli standard qualitativi, strutturali,
tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera di cui al DM 70/2015. Revisione
della DGR 735/2013 e DGR 920/2013 e DGR 1476/2013.
Regione Marche: DGR 20 maggio 2013, n.735: “Riduzione della frammentazione della rete
ospedaliera, riconversione delle piccole strutture ospedaliere e riorganizzazione della rete
territoriale della emergenza-urgenza della Regione Marche in attuazione della DGR
1696/2012”.
Regione Marche: L.R. 30 ottobre 1998, n.36: “ Sistema di emergenza sanitaria”.
Regione Piemonte: Deliberazione della Giunta regionale 14 dicembre 2018, n. 80-8114: “Recepimento, in
sostituzione dell’art.27 dell’Accordo integrativo regionale recepito con DGR n. 28-2690 del
24/4/2006, del Protocollo di intesa tra la Regione Piemonte e le OOSS dei medici di medicina
generale per la disciplina sperimentale della presenza del medico di medicina generale in DEA/PS,
sottoscritto in data 8711/2018.”.
Regione Piemonte: Deliberazione della Giunta regionale 29 giugno 2015, n. 26-1653: “Interventi per il
riordino della rete territoriale in attuazione del Patto per la Salute 2014/2016 e della d.G.R. n.1-600
del 19/11/2014 e s.m.i..”.
Regione Puglia: L.R. 18 dicembre 2019, n. 66: “Disposizioni sul servizio di pronto soccorso e di continuità
assistenziale”.
14
Regione Umbria: Deliberazione della Giunta regionale 28 maggio 2012, n. 609: “Misure di riordino e
razionalizzazione dei Servizi del sistema sanitario regionale. Preadozione.”.
Regione Umbria: Deliberazione della Giunta regionale 30 luglio 2012, n. 970: “Misure di riordino e
razionalizzazione dei Servizi del sistema sanitario regionale di cui alla DGR n. 609/2012. Adozione
e provvedimenti conseguenti.”.
Regione Veneto: Deliberazione della Giunta regionale 16 agosto 2017, n. 1335: “Riorganizzazione del
servizio di Continuità assistenziale nel Progetto Cure Primarie ai sensi della L.R. n. 19/2016.
Indicazioni alle Aziende ULSS della Regione Veneto.”.

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  • 1. La riorganizzazione della Continuità assistenziale in Italia e nelle Marche Franco Pesaresi Direttore ASP “Ambito 9” Jesi (AN) Aggiornamento 12/3/2019 Analisi della situazione e proposta di riorganizzazione del Servizio di continuità assistenziale (Guardia medica).
  • 2. 2 1. Funzioni e dimensionamento della Continuità assistenziale Il quadro normativo nazionale L’assistenza medica di base ai cittadini, quando non lavora il proprio medico di famiglia, è assicurata dal servizio di Continuità assistenziale (CA), che in passato si chiamava Guardia medica. Il servizio garantisce l’assistenza medica di base per situazioni che rivestono carattere di non differibilità, cioè per quei problemi sanitari per i quali non si può aspettare fino all’apertura dell’ambulatorio del proprio medico curante o pediatra di libera scelta. Il Servizio di Continuità Assistenziale (CA), pertanto, garantisce l’assistenza medica di base a domicilio gratuita a tutte le persone, anche in età pediatrica, residenti nella regione. Il servizio è attivo nelle ore notturne o nei giorni festivi e prefestivi secondo i seguenti orari:  di notte: dal lunedì alla domenica, dalle ore 20.00 alle ore 08.00  di giorno: nei giorni prefestivi, dalle ore 10.00 alle ore 20.00 e nei giorni festivi, dalle ore 08.00 alle ore 20.00. Il medico di continuità assistenziale può:  effettuare visite domiciliari non differibili;  prescrivere farmaci indicati per terapie non differibili, o necessari alla prosecuzione della terapia la cui interruzione potrebbe aggravare le condizioni della persona;  rilasciare certificati di malattia in casi di stretta necessità e per un periodo massimo di tre giorni;  proporre il ricovero in ospedale. Al servizio di Continuità assistenziale si accede attraverso un numero telefonico dedicato che si può reperire presso la propria Asl. Il medico di continuità assistenziale, sulla base della valutazione del bisogno espresso, può rispondere:  tramite consiglio telefonico;  con visita ambulatoriale (ove possibile);  visita domiciliare. La presenza della Continuità assistenziale nel territorio di ogni regione è regolata dall’Accordo collettivo nazionale (ACN) con i Medici di Medicina Generale (MMG) e dagli accordi applicativi delle singole regioni. L’art. 64 comma 2 dell’ACN 23/5/2005 dei MMG definisce infatti il rapporto di riferimento in un medico ogni 5.000 abitanti residenti per stabilire il numero di medici inseribili nei servizi di CA di ciascuna ASL. Il comma 3 dello stesso articolo dà la facoltà alle regioni di indicare, per ambiti di assistenza definiti, un diverso rapporto medico/popolazione stabilendo che la variabilità di tale rapporto, in aumento o in diminuzione, deve essere concordata nell’ambito degli accordi regionali e comunque tale variabilità non può essere maggiore del 30% rispetto a quanto previsto al comma 2. Successivamente, la Conferenza Stato-Regioni del 17/2/2013 ha approvato le “Linee di indirizzo per la riorganizzazione del sistema di emergenza urgenza in rapporto alla continuità assistenziale” introducendo delle importanti novità. Tale atto prevede la centralizzazione su base almeno provinciale delle chiamate al servizio di Continuità assistenziale, condividendo con il sistema di emergenza-urgenza le tecnologie ed integrando i sistemi informativi regionali lasciando comunque distinto l’accesso degli utenti alle numerazioni del 118 e della Continuità assistenziale. Tale funzione di ricezione delle chiamate di assistenza primaria, attivo 24 ore su 24, può essere assicurata dalle regioni in Centrali, anche adiacenti alle Centrali Operative (CO) del 118, con personale sanitario e tecnico addestrato che fornirà risposte e consigli utili al cittadino sulla base di protocolli predisposti in collaborazione tra MMG e gli altri operatori sanitari del distretto, e condivisi con il 118 e i DEA per le parti di interazione. Poiché è verosimile che il cittadino possa commettere errori nell’attivare l’una o l’altra delle funzioni sopra elencate, è necessario che le due funzioni siano supportate da un’unica piattaforma tecnologica.
  • 3. 3 Il Decreto del Ministero della Salute del 2 aprile 2015 n. 70 relativo al “Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera” ha confermato i contenuti dell’accordo della Conferenza Stato-Regioni del 17/2/2013 stabilendo che dovranno essere messe a disposizione della Continuità assistenziale le dotazioni tecnologiche delle centrali operative e l'integrazione con i medici di medicina generale. Questa riorganizzazione porterà, si legge nel decreto, indiscutibili benefici in termini di ottimizzazione degli interventi, monitoraggio delle attività e riduzione dei tempi di attesa dell'utenza. Il citato Decreto, inoltre, raccomanda la razionalizzazione dell'organizzazione del Servizio di Continuità Assistenziale per giungere ad una più corretta distribuzione delle postazioni di Continuità Assistenziale che dovrà essere definita a livello regionale con adeguato dimensionamento in rapporto all'attività attesa e alla distribuzione territoriale. Nel 2016, infine, la Conferenza Stato-Regioni ha approvato le “Linee di indirizzo sui criteri e le modalità di attivazione del numero europeo armonizzato a valenza sociale 116117” con la quale vengono date istruzioni alle regioni per la realizzazione del numero unico nazionale 116117 per il Servizio di Guardia Medica non urgente. Il numero è stato adottato a livello europeo dalla Commissione europea per le medesime funzioni ed alcune nazioni come la Germania e l’Austria l’anno già adottato negli anni scorsi (rispettivamente nel 2012 e 2013). Secondo le linee di indirizzo, il numero 116117 è il numero unico nazionale per l’accesso ai servizi di cure mediche non urgenti e altri servizi sanitari che concorre alla gestione della domanda assistenziale a bassa intensità/priorità mettendo in contatto l’utente con un operatore competente oppure con un medico per assicurare assistenza o consulenza sanitaria. Il numero 116117 risponde alle seguenti caratteristiche:  è uno strumento di comunicazione rivolto a tutti i cittadini, italiani e stranieri, senza alcun obbligo di registrazione preventiva;  il numero è unico in Italia e in Europa;  è un numero a chiamata rapida e non necessita di prefisso;  il numero è disponibile h24 per 7 giorni alla settimana;  fornisce assistenza e/o informazioni;  il servizio non è limitato nel tempo,  non è richiesto all’utente alcun pagamento per la chiamata;  le chiamate possono essere effettuate da telefono fisso o mobile o apparecchio pubblico;  i dati personali vengono trattati nel rispetto della privacy, nel rispetto della normativa vigente,  la struttura organizzativa del servizio può avere delle variazioni da regione a regione. Il quadro normativo nazionale, in sintesi, prevede la centralizzazione su base almeno provinciale delle chiamate al servizio di Continuità assistenziale presso la stessa Centrale operativa del 118 attraverso un nuovo numero dedicato europeo che è il 116117. Il Servizio di Continuità Assistenziale deve essere riorganizzato per giungere ad una più corretta distribuzione delle postazioni di Continuità Assistenziale che dovrà essere definita a livello regionale con adeguato dimensionamento in rapporto all'attività attesa e alla distribuzione territoriale. La situazione nazionale In Italia, sono impiegati nel servizio di Continuità assistenziale 11.533 medici distribuiti in 2.890 punti di guardia medica. La maggioranza delle regioni non rispetta gli standard di presenza dei medici indicati dall’ACN con i Medici di medicina generale (Cfr. Tab. 1). Il costo annuo complessivo supera il mezzo miliardo di euro.
  • 4. 4 Tab. 1 – Attività della Continuità assistenziale/guardia medica. Anno 2013 Regioni Punti di CA Medici titolari Ore totali Ricoveri prescritti per 100.000 abitanti Visite effettuate per 100.000 abitanti Numero Per 100.000 ab. Piemonte 134 365 8 948.185 332 13.990 Valle d’Aosta 9 18 14 63.540 1.016 16.768 Lombardia 237 1.000 10 1.616.807 306 10.907 Bolzano 6 28 5 19.910 2.989 Trento 32 60 11 229.808 1.349 17.493 Veneto 110 649 13 1.042.468 237 12.370 Friuli V G 47 157 13 300.786 438 14.139 Liguria 50 261 16 319.098 467 7.671 Em. Romagna 160 616 14 1.207.184 135 18.578 Toscana 173 689 18 1.020.806 454 17.307 Umbria 43 213 24 375.047 335 19.901 Marche 87 408 26 566.850 298 21.596 Lazio 122 640 11 958.439 138 6.062 Abruzzo 95 397 30 636.115 220 18.766 Molise 52 158 50 293.855 622 35.525 Campania 198 1.174 20 1.828.260 233 17.963 Puglia 269 958 23 1.484.633 202 15.410 Basilicata 139 414 72 720.139 779 41.325 Calabria 335 946 48 1.729.051 492 51.183 Sicilia 410 1.642 32 2.287.869 337 29.618 Sardegna 182 740 44 1.015.531 664 21.798 Italia 2.890 11.533 19 18.664.381 307 16.881 Fonte: Ministero Salute, 2016
  • 5. 5 Il numero di prestazioni fornite In base ai dati nazionali risulta che, mediamente, la Guardia medica eroga 6 prestazioni per turno e cioè una prestazione ogni 2 ore circa. La continuità assistenziale eroga tre tipologie di prestazioni che sono: 1. Visite ambulatoriali; 2. Consulenze telefoniche; 3. Visite domiciliari. Secondo l’Agenzia Nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas, 2011) le prestazioni della Continuità assistenziale sono costituite soprattutto da prescrizioni fatte presso la sede della guardia medica (60% in media) e da consulenze telefoniche. Le visite domiciliari sono assai più rare. Per valutare la distribuzione delle varie tipologie di prestazioni, la Zona Territoriale di Senigallia/Asur Marche (ex ASL Senigallia) ha disposto una rilevazione analitica delle prestazioni di tutte le sedi della Guardia medica per due settimane una delle quali nel mese di giugno 2009 e l’altra nel mese di novembre 2009. In base a questa rilevazione le prestazioni ambulatoriali della Continuità assistenziale costituirebbero il 52,8% del totale, le visite domiciliari il 31,2% mentre le consulenze telefoniche il 16,0% (Asur Marche/Zona Senigallia, 2010). Nel dettaglio il quadro era il seguente: nella Zona territoriale di Senigallia, per ogni turno e per ogni sede, la Guardia medica realizzava mediamente 3,4 visite ambulatoriali, 2 visite domiciliari e 1 consulenza telefonica ma con differenze anche sostanziali fra una sede e l’altra, differenze legate soprattutto al bacino di popolazione servito. I dati sulle prestazioni medie sono confermati anche dai dati della ASL di Teramo (pubblicati nella Deliberazione del Direttore generale n. 4 del 7/1/2013) secondo la quale la media per turno delle visite domiciliari nel 2010 era complessivamente di 21 su un totale di 21 sedi di Continuità assistenziale e cioè, mediamente, 1 visita domiciliare per turno. Le visite ambulatoriali (e cioè di pazienti che si presentano presso la sede) erano complessivamente 75 per turno che ripartite fra le 21 sedi di CA determinano una media per turno per sede di 3,6 visite ambulatoriali. Il quadro nazionale è dunque abbastanza uniforme. Ogni medico di guardia medica nel suo turno che è di 12 ore o di 10 ore mediamente esegue 3-3,5 prestazioni ambulatoriali, fornisce 1-1,5 consulenze telefoniche ed esegue 1-2 visite domiciliari. Il panorama italiano è però di straordinaria varietà passando addirittura da una presenza di 5 medici di guardia medica per 100.000 abitanti della provincia di Bolzano ai 72 medici della Basilicata in un quadro di bassissima produttività del sistema e di scarso rispetto degli standard organizzativi nazionali (Cfr. Tab.1). 2. L’orientamento più recente delle regioni Diverse regioni stanno provvedendo alla riorganizzazione della Continuità assistenziale a seguito delle più recenti normative nazionali e della ricerca di una migliore produttività del sistema.
  • 6. 6 La Regione Abruzzo ha deciso di riorganizzare completamente il servizio di Continuità assistenziale. La nuova articolazione approvata con Decreto commissariale n.61/2013 prevede di passare da 90 a 70 sedi della Continuità con un utilizzo dei medici che passa da 409 a 311 unità circa (obiettivo 1 medico ogni 4.000 abitanti circa). Anche la regione Calabria, recentemente, ha provveduto a riorganizzare l’attività di guardia medica passando da 335 postazioni a 280 (D.P.G.R. n.94/2012). È interessante segnalare i criteri alla base di tale riorganizzazione. Nei comuni fino a 5.000 abitanti è stata prevista una postazione di CA ogni 3.500 abitanti, nei comuni da 5.001 a 15.000 abitanti una postazione ogni 10.000 abitanti ed oltre una postazione ogni 25.000 abitanti. A queste postazioni se ne sono aggiunte altre 5 per assicurare la centralizzazione delle chiamate nelle attuali centrali operative provinciali del 118. In questo modo la Regione Calabria è passata da 409 sedi di continuità assistenziale a 334 nel 2015 per poi passare a 280 con un rapporto di 1 medico ogni 7.200 abitanti. Nel 2015, la regione Calabria, ha stabilito di ridurre ulteriormente le postazioni a meno di 250 (con DCA n.9/2015). Anche le regioni Emilia Romagna, Lazio ed Umbria hanno deciso di rimodulare le postazioni della Continuità assistenziale secondo criteri di efficienza ed economicità stante l’estrema variabilità della distribuzione dei punti della Continuità assistenziale. In queste tre regioni, però, non sono stati ancora prodotti gli atti necessari. L’Umbria ha comunque precisato che la riorganizzazione prevederà il rispetto del rapporto di un medico ogni 5.000 abitanti. Gli ambulatori contigui ai Pronto soccorso Negli ultimissimi anni, dopo diverse sperimentazioni realizzate nel territorio italiano, alcune regioni hanno cominciato a prevedere degli ambulatori di Continuità assistenziale nell’area dei pronto soccorso per il trattamento dei casi caratterizzati da bassa criticità ed abbassare la pressione dell’utenza sui Pronto soccorso. A fine 2018, la regione Puglia con una legge di soli tre articoli ha deciso che “presso tutti i presidi ospedalieri dotati di Pronto soccorso, in adiacenza di quest’ultimo, è collocata una sede di continuità assistenziale, cui compete la gestione delle richieste di pronto soccorso caratterizzate da bassa criticità” (L.R. 66/2018). Il compito degli ambulatori di Continuità assistenziale è quello di alleggerire il lavoro del Pronto soccorso relativo ai codici bianchi e , in parte, verdi che costituiscono la maggioranza dei casi che affollano i Pronto soccorso d’Italia. I codici bianchi costituiscono infatti il 15% di tutti i casi che si rivolgono al Pronto soccorso mentre i codici verdi costituiscono addirittura il 66% di tutti i casi. Anche una parte di quest’ultimi potranno essere trattati dalla Continuità assistenziale. I tempi di attesa dei Pronto soccorso della Puglia potranno così ridursi e gli operatori dei pronto soccorso potranno concentrarsi sulle situazioni più critiche. Sempre a fine 2018, anche la regione Piemonte ha deciso di affidare ai medici di famiglia e alla continuità assistenziale (guardia medica) i “codici bianchi” del pronto soccorso. L’accordo fra la regione Piemonte e i medici di medicina generale (Fimmg, Snami e Smi) prevede l’attivazione di
  • 7. 7 un ambulatorio che affiancherà i Pronto Soccorso per farsi carico di quei pazienti non gravi che intasano inappropriatamente i Pronto Soccorso. L’obiettivo, anche in questo caso, è di ridurre gli accessi inappropriati e il ricorso all’intervento specialistico, fornendo allo stesso tempo la migliore risposta assistenziale a quella determinata categoria di pazienti (DGR . 80-8114/2018). L’ambulatorio, denominato “ambulatorio delle non urgenze”, sarà separato dai locali del pronto soccorso e vi opererà un medico di famiglia oppure un medico di continuità assistenziale. L’ambulatorio prenderà in carico tutti i pazienti che sono già stati sottoposti a triage presso il pronto soccorso ma che sono stati classificati come codici bianchi, con esigenze non riconducibili all’emergenza-urgenza e quindi di minore priorità. Il medico di medicina generale o di guardia medica a quel punto si occuperà di visitare il paziente e potrà confermare la non urgenza del caso. Il medico potrà però anche modificare il codice di triage, giudicandolo di priorità maggiore. In questa circostanza il paziente tornerà in Pronto Soccorso. Questa riforma potrebbe essere realizzata in tutta Italia con costi molto bassi utilizzando alcune delle attuali postazioni della Continuità assistenziale. Infatti, la gran parte delle regioni italiane ha una rete di postazioni di Continuità assistenziali superiore a quelle previste dalla legge che ha fissato un parametro di una postazione ogni 20.000 abitanti. Basterebbe lasciare sul territorio quelle che la legge ha previsto e trasferire nei Pronto soccorso (e nelle Centrali operative) quelle previste in più rispetto alla legge. Le centrali operative Ancora poche regioni si sono preoccupate di recepire le “Linee di indirizzo per la riorganizzazione del sistema di emergenza urgenza in rapporto alla continuità assistenziale” del 2013 e le “Linee di indirizzo sui criteri e le modalità di attivazione del numero europeo armonizzato a valenza sociale 116117” del 2016 approvate dalla Conferenza Stato-Regioni. Fra queste, le Regioni Abruzzo, Calabria, Lazio, Liguria, Piemonte, Umbria e Veneto hanno deciso l’attivazione di centrali operative che ricevono tutte le chiamate per la continuità assistenziale possibilmente all’interno della centrale operativa aziendale del 118. Tutte le chiamate alla Continuità assistenziale vengono centralizzate a livello provinciale presso la centrale operativa all’interno del quale risponde un medico di Continuità assistenziale. Il medico valuterà la chiamata e disporrà uno dei seguenti interventi: a. Inviare un medico di Continuità assistenziale per visita a domicilio; b. Rinviare a strutture più adeguate o al servizio di emergenza 118 coinvolgendo il personale della stessa Centrale operativa aziendale, in servizio per il 118, se la patologia non fosse valutabile e gestibile a domicilio;
  • 8. 8 c. Invitare il paziente a raggiungere la sede ambulatoriale di Continuità assistenziale più vicina; d. Fornire un consiglio telefonico se questa è la richiesta o qualora valuti che la richiesta del cittadino sia così risolvibile. Le stesse regioni hanno deciso l’attivazione di un numero unico di chiamata della Continuità assistenziale che è il 116117, numero unico europeo per le necessità sanitarie non urgenti da convogliare presso la centrale operativa del 118. In un futuro più lontano il numero 116117 il servizio sarà disponibile nelle 24 ore e funzionerà da collegamento/interfaccia anche per altri servizi territoriali. E’ interessante rilevare che la Regione Veneto ha deciso recentemente di prevedere in ogni ULSS, in aggiunta alle postazioni di continuità assistenziale (CA) programmate, almeno una sede di CA ad accesso anche diretto dalle ore 20:00 alle ore 24:00 ed i festivi/prefestivi fino alle ore 24:00, che veda, oltre alla presenza di una equipe di Medici di CA, anche la presenza di altro personale per l’accoglienza dei pazienti e di eventuale supporto ai Medici di CA. Nella fascia notturna, ossia dalle ore 24:00 alle ore 8:00 del giorno seguente, il contatto avverrà solo telefonicamente, prevedendo quindi che le richieste (su valutazione del Medico di CA) possano esitare in consiglio telefonico, in accesso domiciliare da parte del Medico di CA o in accesso ambulatoriale da parte dell’assistito (DGR 1335/2017). 3. La Regione Marche La regione Marche, sin dal 1998, ha precorso i tempi stabilendo la diffusione delle sedi della Guardia medica e la centralizzazione delle chiamate telefoniche presso le Centrali operative territoriali, salvo poi non rispettare né l’una né l’altra indicazione. L’art.12 della L.R. 36/1998, infatti, recita testualmente: “1. Spetta alle Centrali operative territoriali ricevere e gestire le chiamate relative all'attività di continuità assistenziale d'urgenza nelle ore prefestive, festive e notturne. Nel caso in cui i protocolli operativi della Centrale richiedano l'intervento domiciliare, fatta salva la necessità dell'intervento dei mezzi di emergenza, la chiamata è inoltrata ai medici che, nelle rispettive località, garantiscono l'attività di continuità assistenziale. A tal fine i medici sono dotati di strumenti adatti a mantenere il costante collegamento con la Centrale operativa. 2. In considerazione della nuova organizzazione del sistema dell'emergenza sanitaria, le sedi di servizio dell'attività di continuità assistenziale sono rideterminate secondo parametri rispondenti alle reali necessità del territorio e comunque facendo in modo che ogni sede assista almeno 20.000 abitanti. Nei Comuni montani svantaggiati previo parere della competente commissione assembleare la Giunta regionale può concedere deroghe rispetto al numero degli abitanti, tenendo conto della vastità del territorio e delle caratteristiche della viabilità”. Secondo tali disposizioni, in base alla popolazione attuale, la Regione Marche dovrebbe avere al massimo 309 medici da ripartire in 77 sedi di Continuità assistenziale mentre ne risultano 90,3 secondo la stessa regione (DGR 139/2016). Ogni postazione costa mediamente 185.000 euro circa,
  • 9. 9 per cui, in questi anni, il maggior costo sostenuto dalle Marche rispetto agli standard di legge è stato annualmente di 2,5 milioni circa. Poi, con la DGR 735/2013, la Regione Marche, molto opportunamente, ha deciso di dare tempestiva attuazione alle “Linee di indirizzo per la riorganizzazione del sistema di emergenza urgenza in rapporto alla continuità assistenziale” approvate dalla Conferenza Stato-Regioni il 17 febbraio 2013. Infatti, la DGR 735/2013 prevede la costituzione della Centrale operativa della Continuità assistenziale e la rideterminazione delle postazioni di CA. Per rendere efficace e sostenibile il processo di riorganizzazione del servizio di Continuità assistenziale si prevede la centralizzazione delle chiamate su un numero unico, allocando la gestione delle chiamate presso le quattro centrali operative territoriali del 118, cosa peraltro già prevista dalla LR 13/2008. A tal fine si prevede un nucleo di gestione dedicato e un medico di Continuità assistenziale che direttamente filtra le chiamate, avendo il vantaggio di utilizzare le dotazioni tecnologiche, informatiche ed organizzative delle Centrali operative territoriali 118. Tutte le chiamate alla CA sono convogliate e gestite presso la centrale operativa del 118. Con la Centrale operativa sarà possibile migliorare la percezione della qualità del servizio da parte del cittadino, sarà possibile ottimizzare gli interventi, ridurre i tempi di attesa delle visite, monitorare correttamente le attività. I medici della Continuità assistenziale che riceveranno le telefonate saranno in grado di comprendere adeguatamente le effettive necessità dell’utenza ed inviare l’intervento più appropriato al domicilio dell’assistito. Secondo la DGR 735/2013, inoltre, le postazioni di CA sono rideterminate sulla base dei seguenti indicatori/obiettivi:  Numero e tipologia di prestazioni attuali comprese le prestazioni ambulatoriali;  Popolazione afferente al bacino di utenza;  Distanze tra i comuni e orografia del territorio;  Eventuali incrementi della popolazione che si verificano solo in alcuni periodi dell’anno;  Nuova configurazione della rete ospedaliera, dell’emergenza urgenza e di quella territoriale, tenendo conto in particolare della costituzione delle case della salute;  Ogni sede assista almeno 20.000 abitanti. Nei comuni montani svantaggiati ed in quelli che attualmente usufruiscono dei benefici di cui all’obiettivo 5b dell’Unione Europea, la Giunta regionale può concedere deroghe rispetto al numero degli abitanti, tenendo conto della vastità del territorio e delle caratteristiche di viabilità. Sulla base di questi elementi la DGR 735/2013 ridefinisce in 83 il numero delle postazioni di Continuità assistenziale, così come indicato nella Tab.2. Non c’è la piena attuazione della normativa ma si registra un significativo intervento di razionalizzazione. In realtà la DGR 735/2013 che prevedeva una riduzione significativa delle postazioni di continuità assistenziali non viene attuata e tre anni dopo, con la DGR 139/2016, la rete delle Guardie Mediche torna a crescere in modo significativo (Cfr. Tab.2) e raggiunge il numero di 90,3 postazioni. Per cui l’istanza di razionalizzazione stabilita dalle norme nazionali e regionali viene annullata con una operazione paziente e geniale. Prima c’è la decisione di una riduzione a cui non si dà attuazione e poi qualche anno dopo si ritorna quasi al punto di partenza.
  • 10. 10 Tab. 2 – Turni e postazioni di Continuità assistenziale previsti nei distretti delle Marche Distretto Popolazione Turni 2011 Turni previsti dalla DGR 735/2013 Turni previsti DGR 139/2016 1-Pesaro 139.165 6 turni notturni (Pesaro (3), Montecchio (2), Gabicce + 1 turno festivo e prefestivo (Pesaro) 6 6,3 2-Urbino 85.490 8 postazioni, 11 turni notturni (Cagli (2), Apecchio/Piobbico, Urbino (2+1f), Macerata Feltria, Mercatino Conca, Urbania, Sant’Angelo, Lunano) 8 11 3-Fano 142.308 8 turni notturni (Pergola (2), Mondavio, Mondolfo, Fano (2), Calcinelli, Fossombrone) 7 7 4-Senigallia 80.048 5 postazioni, (6 turni notturni): Ostra, Ostra Vetere, Corinaldo, Arcevia, Senigallia (2) 5 5 5-Jesi 109.522 6 turni notturni (Jesi, San Marcello, Filottrano, Cingoli, Moie di Maiolati, Cupramontana) + 3 turni diurni (8-20) nelle 3 RSA (Cupramontana, Filottrano, Montecarotto) 5 6 6-Fabriano 48.584 3 postazioni (4 turni): Fabriano (2), Sassoferrato, Serra San Quirico 3 3 7-Ancona 256.368 11 turni notturni (Loreto, Osimo, Camerano/Sirolo, Castelfidardo, Agugliano/Polverigi, Chiaravalle, Falconara (2), Ancona (3) + 1 turno f e pf (Osimo) 11 11 8-Civitanova 123.550 5 turni notturni (Civitanova Marche, Recanati, Porto Recanati, Potenza Picena, Trodica di Morrovalle) 5 5 9-Macerata 139.017 9 turni notturni (Macerata (2), Treia, Corridonia, Tolentino, Caldarola, Sarnano, Passo Sant’Angelo, Penna San Giovanni) + 3 postazioni festivi e prefestivi (Montecassiano, Pollenza, Mogliano) 9 9 10-Camerino 49.301 6 turni notturni (2 Castelraimondo, Pievetorina, Visso, Fiastra, Fiunimata) 4 6 11-Fermo 165.003 7 postazioni (8 turni notturni): Fermo, Porto San Giorgio, Porto Sant’Elpidio, Sant’Elpidio a Mare, Montegranaro, Montegiorgio (2),Petritoli +1 f-pf Petritoli 8 9 12- S.Benedetto DT 107.592 4 postazioni (5 turni notturni): Ripatransone, Montalto, Montefiore, San Benedetto D.T. (2) + 1 turno festivi e prefestivi estivo a SBDT 6 6 13-Ascoli Piceno 119.387 6 postazioni (7 turni notturni): Amandola, Santa Vittoria Ponte Maglio, Ascoli Piceno (2), Acquasanta Terme, Offida 6 6 Marche 1.565.335 92 turni notturni +7 solo festivi e pf + 3 turni diurni 83 90,3 Note: popolazione al 1/1/2011. Con quale motivazione la giunta regionale torna a far aumentare le postazioni della continuità assistenziale? La giunta regionale con la DGR 139/2016 approva la realizzazione di 13 Case della
  • 11. 11 salute di tipo C dove viene prevista come presenza fissa la sede della Continuità assistenziale. Per cui, per dare attuazione alla nuova organizzazione sanitaria – si dice - occorre prevedere 7,3 postazioni di guardia medica in più. Senonché le postazioni della Continuità assistenziale sono già presenti in 11 Case della Salute su 13. Mancano solo nelle sedi di Sassocorvaro e di Matelica per cui per dare attuazione alla riorganizzazione delle Case della Salute basterebbero solo due nuovi postazioni di Guardia Medica e non 7,3. Ma questo è. Rimane da valutare se non convenga assumere dei medici a tempo indeterminato per la Casa della salute con i 185.000 euro che sono il costo medio di ogni postazione di Continuità assistenziale. E comunque pare che neanche a questa deliberazione l’Asur abbia dato attuazione. Il rendiconto ASUR 2017 approvato nel maggio 2018 ci informa che le postazioni di Guardia medica sono ancora 92,2 ma a questo punto poco importa dato che le previsioni regionali sono superiori solo di due unità. In realtà, come abbiamo visto, in base alla popolazione marchigiana le sedi attivabili di Continuità assistenziale avrebbero dovuto essere 77 a cui si possono aggiungere le due postazioni per le case della salute di Sassocorvaro e Matelica. A queste inoltre si potevano aggiungere le eventuali deroghe che la Giunta poteva stabilire ma che non sono mai state deliberate. Per cui al massimo le postazioni della Continuità assistenziale dovevano essere 79. La DGR 735/2013 , inoltre, che le postazioni di CA sono collocate nelle strutture sanitarie o socio- sanitarie, in particolare nelle Case della Salute, riconducendovi eventuali postazioni collocate attualmente in sedi diverse, al fine di favorire la collaborazione operativa fra il personale della CA e le strutture ospitanti, nonché di garantire il supporto assistenziale alle strutture territoriali. La delibera prevede la possibilità di attivazione nelle Case della Salute già sede di Punto di primo intervento (PPI) con interventi superiori al minimo di 6.000/anno, di un ambulatorio di continuità assistenziale in fascia oraria diurna, gestito da MMG e PLS anche integrati da medici di continuità assistenziale, per effettuare prestazioni programmate o ad accesso diretto, che necessitano di assistenza medica. Per quel che riguarda invece le modalità di chiamata e di coinvolgimento delle Centrali operative del 118 la situazione delle Marche è molto eterogenea. Nella Area Vasta (AV) di Ascoli Piceno la Centrale operativa raccoglie solo le chiamate per la Guardia medica di Ascoli Piceno e non del resto del territorio delle province di Ascoli Piceno e Fermo. Stessa situazione per l’AV di Ancona la cui centrale operative gestisce solo le chiamate del distretto di Senigallia. Nell’AV di Macerata pur permanendo anche i numeri delle singole sedi di Continuità assistenziale la maggior parte delle chiamate arrivano alla centrale operativa. L’AV di Pesaro ha numeri attivi specifici per ogni sede di CA, riceve le chiamate sul 118 e mette i pazienti in contatto con la CA (Asur, Rendiconto 2017). Per tutte le Centrali operative è previsto un triage delle telefonate a cura di un medico ma non è noto se questo avviene e con quali risultati.
  • 12. 12 4. Valutazioni e proposte Il basso livello di performance della Continuità assistenziale italiana rende evidente l’inadeguatezza dello standard organizzativo previsto dall’ACN 23/5/2005 dei Medici di medicina generale (MMG). Il risultato dipende infatti dalla bassa dimensione della popolazione assistita da ogni singola sede della Guardia medica. Il primo intervento, dunque, andrebbe fatto in direzione della modifica del rapporto medico/popolazione assistita, rapporto la cui applicazione andrebbe inoltre verificato con maggior impegno per ridurre le straordinarie differenze regionali che si registrano attualmente nella dotazione di personale della CA (Cfr. Tab. 1) per evitare sprechi di risorse ed iniquità eccessive. Questo processo di revisione organizzativa sarà facilitato dalla centralizzazione provinciale di tutte le chiamate per la Continuità assistenziale e dall’istituzione del numero unico europeo per le chiamate 116117 che permetterà di fornire la risposta più appropriata al cittadino, un migliore utilizzo del personale medico ed una risposta al territorio più tempestiva potendo contare su una disponibilità di risorse non limitata alle singole sedi di Guardia medica. Quanto alla regione Marche, ma anche alla gran parte delle altre regioni, si tratta di dare attuazione alla riforma organizzativa del Servizio di Continuità Assistenziale prevista dalle norme nazionali ma ancora non attuate. In particolare occorre: 1) Ridefinire la rete delle postazioni del Servizio di continuità assistenziale nel rispetto della L.R. 36/1998 che prevede che ogni sede assista almeno 20.000 abitanti, anche con le deroghe che si dovessero rendere necessarie ma che vanno giustificate e deliberate. La riorganizzazione proposta dovrebbe determinare una riduzione delle attuali postazioni ed un aumento del carico di lavoro delle postazioni stesse del 10-15%, un incremento di produttività assolutamente compatibile con gli attuali carichi di lavoro medi delle postazioni. Il risparmio determinato da questa operazione va indirizzato prioritariamente all’attuazione dei tre punti successivi; 2) Completare il percorso di centralizzazione delle chiamate del Servizio di Continuità assistenziale presso le Centrali operative del 118, che oggi è ancora largamente incompiuta. Affidare la gestione della ricezione, del trattamento e dello smistamento delle chiamate oltre che agli operatori delle centrali anche ai medici della Continuità assistenziale che devono essere previsti all’interno delle centrali operative con la stessa organizzazione dei turni delle postazioni territoriali di CA; 3) Istituire e realizzare anche nelle Marche il numero unico (europeo) 116117 per le chiamate al Servizio di Continuità assistenziale, che può rendere il sistema più semplice ed efficace per i cittadini marchigiani; 4) Utilizzare le postazioni di Continuità assistenziale disattivate e non utilizzate nelle Centrali operative, per attivare degli ambulatori nelle aree dei Pronto soccorso per il trattamento, dopo la valutazione del triage, dei casi caratterizzati da bassa criticità.
  • 13. 13 Bibliografia. ASUR MARCHE, Determina Direttore Generale n. 329 del 18/5/2018; “Bilancio d’esercizio anno 2017 – Relazione del direttore generale d’accompagnamento”. Asur Marche/Zona territoriale 4 di Senigallia, Riorganizzazione della continuità assistenziale e potenziamento del Pronto soccorso, Sito web: http://www.senigallia.org/images/file/20110214-progetto-pronto-soccorso.pdf Agenas (Gullstand R., Enrichens F., Bono D., Gariano S., Benetollo P.P., Rosito A.M., Ghiotto M.C., Marcer D., Moirano F.), Il piano di riorganizzazione dell’assistenza sanitaria nelle regioni del piano di rientro, Monitor n. 27/2011. Conferenza Stato-Regioni, atto n. 221/CSR del 24/11/2016 “Linee di indirizzo sui criteri e le modalità di attivazione del numero europeo armonizzato a valenza sociale 116117”. Conferenza Stato-Regioni, atto n. 36 del 17/2/2013 “Linee di indirizzo per la riorganizzazione del sistema di emergenza urgenza in rapporto alla continuità assistenziale”. Decreto Ministeriale Salute 2 aprile 2015 n. 70: Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera. Ministero della Salute, “Annuario statistico del Sevizio sanitario nazionale – anno 2013”, Roma, 2016. Link: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2536_allegato.pdf Regione Abruzzo: Commissario ad acta Decreto 27 agosto 2013, n. 61: “Sedi dei servizi di Continuità assistenziale delle aziende sanitarie locali della Regione Abruzzo”. Regione Abruzzo: Commissario ad acta Decreto 22 novembre 2013, n. 94: “Istituzione numero di chiamata 116117 della Continuità assistenziale ed attivazione delle quattro centrali operative aziendali”. Regione Calabria: Commissario ad acta Decreto 2 aprile 2015, n. 9: “Approvazione del documento di riorganizzazione della rete ospedaliera, della rete dell’emergenza/urgenza e delle reti tempo dipendenti”. Regione Calabria: Commissario ad acta Decreto 28 giugno 2012, n. 94: “Approvazione proposta programmata progetto Riordino, riorganizzazione e reingegnerizzazione della rete Urgenza/emergenza Regione Calabria, nel rispetto dei dettami del DPGR 18/2010”. Regione Liguria: DGR 17 maggio 2013, n.542: “Recepimento dell’accordo Stato/Regioni e prov. Autonome di Trento e Bolzano del 7 febbraio 2013 sul documento recante “Linee di indirizzo per la riorganizzazione del sistema di emergenza urgenza in rapporto alla continuità assistenziale”. Regione Marche: DGR 22 febbraio 2016, n.139: “Adeguamento delle case della salute tipo C, ridefinite ospedali di comunità, in coerenza con gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera di cui al DM 70/2015. Revisione della DGR 735/2013 e DGR 920/2013 e DGR 1476/2013. Regione Marche: DGR 20 maggio 2013, n.735: “Riduzione della frammentazione della rete ospedaliera, riconversione delle piccole strutture ospedaliere e riorganizzazione della rete territoriale della emergenza-urgenza della Regione Marche in attuazione della DGR 1696/2012”. Regione Marche: L.R. 30 ottobre 1998, n.36: “ Sistema di emergenza sanitaria”. Regione Piemonte: Deliberazione della Giunta regionale 14 dicembre 2018, n. 80-8114: “Recepimento, in sostituzione dell’art.27 dell’Accordo integrativo regionale recepito con DGR n. 28-2690 del 24/4/2006, del Protocollo di intesa tra la Regione Piemonte e le OOSS dei medici di medicina generale per la disciplina sperimentale della presenza del medico di medicina generale in DEA/PS, sottoscritto in data 8711/2018.”. Regione Piemonte: Deliberazione della Giunta regionale 29 giugno 2015, n. 26-1653: “Interventi per il riordino della rete territoriale in attuazione del Patto per la Salute 2014/2016 e della d.G.R. n.1-600 del 19/11/2014 e s.m.i..”. Regione Puglia: L.R. 18 dicembre 2019, n. 66: “Disposizioni sul servizio di pronto soccorso e di continuità assistenziale”.
  • 14. 14 Regione Umbria: Deliberazione della Giunta regionale 28 maggio 2012, n. 609: “Misure di riordino e razionalizzazione dei Servizi del sistema sanitario regionale. Preadozione.”. Regione Umbria: Deliberazione della Giunta regionale 30 luglio 2012, n. 970: “Misure di riordino e razionalizzazione dei Servizi del sistema sanitario regionale di cui alla DGR n. 609/2012. Adozione e provvedimenti conseguenti.”. Regione Veneto: Deliberazione della Giunta regionale 16 agosto 2017, n. 1335: “Riorganizzazione del servizio di Continuità assistenziale nel Progetto Cure Primarie ai sensi della L.R. n. 19/2016. Indicazioni alle Aziende ULSS della Regione Veneto.”.