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Il numero dei radiologi:
trends e prospettive
Franco Pesaresi, Lucio Baffoni, Ennio Gallo, Luigi Oncini
01/01/2004
PAPER NON PUBBLICATO
2
IL NUMERO DEI RADIOLOGI:
TRENDS E PROSPETTIVE
Franco Pesaresi1
, Lucio Baffoni2
, Ennio Gallo3
, Luigi Oncini4
1. Il numero dei radiologi nei paesi industrializzati
L’Italia è il paese al mondo con il più alto numero di radiologi per milione di abitanti, in base ai
dati disponibili. L’Italia, infatti, nel 1998 aveva 124 radiologi per milione di abitanti mentre la
media dei paesi indicati nella Tab. 1 era di circa 78 radiologi. Nelle altre nazioni i dati sono
estremamente differenziati passando dal minimo rappresentato dal Giappone che ha appena 27
radiologi per milione di abitanti fino al dato massimo (124,1) rappresentato appunto dall’Italia (Cfr.
Tab. 1).
Tab. 1 - Radiologi per milione di abitanti nei paesi industrializzati.
Nazione Anno* Radiologi Anno** radiologi
Italia 1991 95 1998 124,1
Belgio 1997 123,0
Francia 1986 49,8 2000 121,0
Austria 1998*** 120,0
Islanda 1998*** 112,0
Svezia 1991 100,0 1997 103,0
Finlandia 1991 85,0 1999 92,0
Stati Uniti 1991 61,0 2000 90,7
Norvegia 1991 83,0 1999 85,0
Danimarca 1991 62,0 1998 78,0
Lussemburgo 1997 127,9 2000 74,9
Svizzera 1997 69,0
Germania 1991 44,0 1996 66,0
Spagna 1991 63,0 1998*** 62,0
Canada 1991 71,0 2001 60,2
Portogallo 1991 42,0 1998 60,0
Australia 1986 45,4 2000 59,9
Nuova Zelanda 1997 60,0 2000 57,0
Olanda 1998 47,0
Irlanda 1998 47,0****
Regno Unito 1999 45,0
Giappone 1997 27,0
Media 1996-2001 78,3
Note: *dato meno recente disponibile, ** dato più recente disponibile. *** l’annualità indicata potrebbe essere leggermente imprecisa. **** il dato si
riferisce solo ai radiologi ospedalieri.
Fonte: Ministére de l’emploi e de la solidarité (2001), The Dartmouth atlas of the health care (1996), U.S. Bureau of the Census (2001) , Smets et al.
(1999), AIHW (2000), Canadian Medical Association (2001), NZHIS (2001); RANZCR (1999, 2001); O’Donnell C., Stuckey J. (1995) (per i dati del
1991); Pesavento (2001), Sibbald (1999), BFCR-RCR (2002), NOMESCO (2001), Audit Commission (2002), CIHI (2003).
1
dirigente servizi sociali, educativi e sanità comune di Ancona, nel 2004.
2
direttore u.o. diagnostica per immagini ASL Fermo (AP), nel 2004
3
direttore u.o. diagnostica per immagini ASL Modena, nel 2004
4
direttore u.o. diagnostica per immagini ASL Macerata nel 2004
3
Il numero dei radiologi è in costante crescita nella maggioranza dei paesi. Le motivazioni sono
diverse ma sono in genere sostenute dall’aumento del carico di lavoro con specifico riferimento
all’utilizzo di nuove tecnologie. Ultrasuoni, TAC, RMN e l’imaging con radionuclidi hanno
permesso il miglioramento dell’accuratezza della diagnosi in una ampia varietà di condizioni. Le
moderne attrezzature producono immagini multiple che richiedono un tempo significativamente più
lungo di revisione e di interpretazione. C’è stato un significativo sviluppo nel numero e nella
complessità delle procedure interventistiche inclusa l’angioplastica, l’embolizzazione vascolare,
l’inserimento di stent, l’aspirazione e il drenaggio di fluidi raccolti e le biopsie percutanee. Ci sono
non solo tempi consumati in procedure ma anche bisogno di counselling prima delle procedure e
per ottenere il consenso informato, le cure post-procedure e la gestione del follow-up. Questo
richiede relazioni con il personale medico di reparto e lo sviluppo di protocolli e percorsi
assistenziali. I dati evidenziano che siamo di fronte non solo al tendenziale aumento delle
prestazioni radiologiche nella gran parte dei paesi ma che questo aumento è dovuto soprattutto
all’aumento di prestazioni nelle aree radiologiche più specialistiche che prevedono l’utilizzo di
TAC, di ultrasuoni, di RMN e di procedure interventistiche. Proprio quelle procedure che
richiedono un maggior impegno anche in termini di tempo e il diretto coinvolgimento del radiologo
nel definire il protocollo dell’imaging, la supervisione della procedura e la refertazione delle
immagini multiple che questa indagine produce.
Il coinvolgimento medico nella gestione sia a livello dipartimentale che a livello aziendale è
aumentato notevolmente. Questo vale sia per i direttori delle unità operative di radiologia chiamati a
significativi compiti gestionali che per gli altri radiologi che in genere vengono chiamati a
contribuire alla pianificazione delle attrezzature, alla revisione dell’uso del materiale di consumo
(cateteri ecc.), allo sviluppo e alla manutenzione di protocolli assistenziali/linee guida e alla
verifica delle strategie di protezione della radiazione (BFCR-RCR, 2002).
La tabella 2 tenta di riassumere i principali fattori che influenzano l’offerta e il bisogno di radiologi
e dei servizi di radiologia.
Tab. 2 – Fattori che influenzano la domanda e l’offerta di radiologi.
Fattori che influenzano l’ offerta di radiologi
e di servizi di radiologia
Fattori che influenzano il bisogno di radiologi
e dei servizi di radiologia
Fattori collegati alla formazione e all’interesse
suscitato dalla specialità
Livelli e meccanismi di finanziamento e
rimborso
Pensionamento/logorio dei radiologi Aspettative e domanda degli assistiti
Obbligazioni contrattuali degli occupati Avanzamenti tecnologici e teleradiologia
Sistema di accreditamento struttura/professione
e/o di certificazione professionale
Crescita ed invecchiamento della popolazione
Produttività incluso l’impatto tecnologico e la
ristrutturazione dei servizi
Organizzazione dell’assistenza sanitaria
Partecipazione femminile alla professione
radiologica ed adesione al part-time
Nuove malattie ecc.
Incremento della complessità delle procedure Dipendenza/affidabilità clinica della radiologia
Offerta di personale di supporto Servizi e programmi di screening
Questioni della globalizzazione come
l’emigrazione internazionale e il reclutamento
del personale
Peso della sostituzione dei radiologi con:
 altri gruppi medici
 personale tecnico
 tecnologia per la diagnosi assistita (per
esempio computer CAD)
Aspetti medico legali che riguardano gli
specialisti radiologi
Aspetti medico legali che riguardano lo
specialista
Linee guida cliniche/formazione dello specialista
Fonte: nostra revisione documento RANZCR, 2001.
4
Raggiungere una qualche forma di bilanciamento fra domanda ed offerta di radiologi è un compito
difficile ma necessario.
In futuro la crescita dei radiologi continuerà? Un recente studio (AMWAC, 2001) ha concluso
affermando che le procedure radiologiche, in Australia, continueranno a crescere, sia in volume che
in complessità, ed ha stimato una crescita annua della forza lavoro dell’1,5% per anno per i prossimi
10 anni necessaria per far fronte all’incremento dei bisogni previsti. Questa percentuale di crescita
stimata include le componenti relative alla crescita della popolazione e della vecchiaia ed anche la
crescita della complessità del lavoro.
Questa percentuale è minore rispetto alla quota di crescita della domanda statunitense recentemente
stimata al 3,5% per il volume delle procedure ed al 5,5% per il Relative Value Units (RVU)
(RANZCR, 2001). Secondo le stime dell’ACR (L’associazione dei radiologi statunitensi), negli
USA, ci sono circa 25.000 radiologi in attività (anno 2000), esclusi i medici nucleari. Tale numero è
in crescita. Cinque anni fa il numero stimato dei radiologi era di 23.000 e i dati dell’ACR indicano
che il numero cresce ogni anno di 500 nuovi radiologi. Sunshine ha previsto che saranno 27.500 fra
5 anni e 30.000 nella prossima decade (Pesavento, 2001). C’è stato un periodo, negli anni passati, in
cui questa crescita continua ha provocato un eccesso di offerta di radiologi in concomitanza con
l’avvento del “managed care”. Alcuni dati recenti suggeriscono alcuni miglioramenti negli equilibri
del mercato del lavoro dopo però che si sono realizzate alcune riduzioni nel numero dei radiologi
(Sunshine JH, 1998). Le unità operative invece non crescono della stessa misura perché negli USA
si registra lo strano fenomeno di numerosi team radiologici che lavorano per più ospedali. Nel 1995
l’ACR stimava che circa 2.600 gruppi medici lavoravano per più radiologie, una quota assai
rilevante. Oltre alle strutture ospedaliere le radiologie possono esser collocate anche in strutture
ambulatoriali che in USA si chiamano “freestanding imaging center”. Le statistiche del 1992
avevano rilevato 3.200 di queste strutture incluse quelle di radioterapia. Autori come Sunshine
pensano però che allo stato attuale esse si siano ridotte a circa 2000 (Pesavento, 2001).
Anche in Inghilterra c’è stata una crescita nel numero di radiologi ma questa è stata inferiore a
quella che si è registrata nei medici delle varie specialità. Infatti, nel periodo 1992-1997 mentre i
radiologi aumentavano del 3,7%, il totale dei medici cresceva del 4,6% producendo un ulteriore
aumento di richieste di prestazioni radiologiche. Occorre inoltre tener conto che la pressione sul
carico di lavoro di radiologi è stata intensificata dalla emanazione delle linee guida nazionali per
aumentare il turn-over di pazienti ospedalieri conseguente alla riduzione dei letti e all’incremento
della day-surgery ed ovviamente dalla maggiore complessità delle prestazioni richieste. Questo
processo è stato particolarmente visibile negli ultimi anni che hanno visto una espansione della
attività chirurgica, soprattutto in ortopedia, nello sforzo delle aziende sanitarie di massimizzare le
loro entrate. A questo proposito sorge la necessità di definire anche l’impatto dello sviluppo di
discipline diverse da quelle radiologiche dato che alcune specialità influiscono pesantemente (per
esempio l’ortopedia) sull’attività del servizio radiologico, mentre altre hanno un modesto impatto
sul carico di lavoro complessivo (BFCR-RCR, 2002).
In tre nazioni invece si è registrato il fenomeno inverso e cioè quello della riduzione dei radiologi.
Questo è accaduto in Canada, Lussemburgo e Nuova Zelanda. In Canada diversi studi realizzati nel
1980 e nel 1992 hanno suggerito agli organismi governativi di frenare la formazione degli
specialisti in radiologia che nel 1991 erano 71 per milione di abitanti. Così, nel 1992, la conferenza
dei ministri provinciali della sanità decise di ridurre del 10% ogni anno il numero degli specialisti
radiologi da formare. Questi provvedimenti negli anni successivi hanno cominciato a far sentire i
loro effetti tanto che nel 2000 i radiologi canadesi erano 60 per milione di abitanti (Sibbald, 1999).
Nel 2002 la situazione non era sostanzialmente cambiata (60,8 radiologi per milione di abitanti).
Oltre a questo il Canada ha sperimentato nuove forme organizzative per il settore radiologico.
Interessante è l’esperienza della provincia canadese del Manitoba che ha dimostrato con un
programma integrato per la radiologia finalizzato alla razionalizzazione delle spese e al
miglioramento del servizio ai pazienti di poter ridurre i costi del sistema, ridurre il personale
addetto e ridurre anche le prestazioni radiologiche. Infatti dal 1993 al 1996 le prestazioni
5
radiologiche sono passate da 972 a 886 per mille abitanti (incluse le prestazioni di medicina
nucleare) (MacEwan, 1998). L’Associazione dei radiologi canadesi (CAR) ritiene comunque che ci
sia una situazione di carenza dei radiologi destinata ad accentuarsi se non si aumenterà
immediatamente il numero degli specialisti da formare almeno del 25% (CAR, 2001).
Non sono molti i paesi che denunciano una carenza più o meno evidente di radiologi. Fra queste
nazioni vi è l’Australia che nel 2000 aveva circa 1.148 specialisti radiologi in attività. Dal 1990 al
2000 i radiologi sono cresciuti quantitativamente del 42,3% mentre la popolazione è cresciuta del
12,4%. I radiologi sono dunque aumentati di 3,4 volte rispetto alla popolazione. Ciononostante
l’associazione dei radiologi australiani ritiene che ci sia ancora una carenza di radiologi nel
territorio nazionale anche se essa non appare drammatica. Infatti secondo le rilevazioni della stessa
organizzazione, nel 2000 erano 37 i posti vacanti di radiologo nel settore pubblico per cui la stessa
associazione, per sanare la situazione chiede un aumento di ulteriori 60 posti di radiologi da mettere
in formazione per i prossimi tre anni rispetto agli attuali 200 (RANZCR, 2001).
Nel Regno Unito i radiologi sono solo 45 per milione di abitanti, un dato tra i più bassi fra i paesi
censiti. Questo dato è influenzato dalla tradizionale divisione dei ruoli all’interno delle radiologie,
dove i tecnici di radiologia producono direttamente le immagini diagnostiche ed i radiologi le
interpretano. Questa situazione recentemente sta cambiando sotto la spinta della ricerca di una
maggiore produttività. In molti ospedali il ruolo dei tecnici di radiologia è stato esteso per includere
nuove mansioni. In molti dipartimenti di radiologia i tecnici di radiologia eseguono le iniezioni
endovenose (90% degli ospedali), emettono i referti ecografici (80% degli ospedali), realizzano i
clisma opachi all’interno di protocolli concordati (70% degli ospedali) e refertano le radiografie
effettuate nel dipartimento di emergenza (30% degli ospedali). In questo modo gli inglesi stanno
dando una risposta alla carenza di radiologi soprattutto per dare una risposta rapida per alcune
prestazioni che richiedono tempi lunghi di realizzazione (come per l’appunto i clisma opachi e le
ecografie). Oltre all’estensione verso l’alto del ruolo dei tecnici di radiologia si assiste, nel Regno
Unito ad una estensione anche del ruolo dei operatori tecnici dell’assistenza OTA che collaborano
direttamente con i tecnici di radiologia. Agli OTA viene spesso delegata la funzione di supportare il
tecnico di radiologia per esempio posizionando il paziente durante l’esame o assemblando insieme
radiografia e referto. Il numero totale di OTA (helpers) usati come supporto dei tecnici e dei
radiologi è aumentato del 46% dalla metà degli anni ’90 passando da 893 a 1.307. Si è verificato
che l’aumento maggiore si è realizzato proprio in quegli ospedali che hanno esteso le funzioni
anche dei tecnici (Audit Commission, 2002). Una survey periodica del Ministero della Sanità
inglese ha rivelato che nel marzo del 2002 i posti vacanti dei radiologi erano pari al 7,7% di quelli
in organico (Department of health, 2002). Complessivamente in tutto il Regno Unito dovrebbero
essere vacanti circa 200 posti di radiologo secondo il Ministero. Il Royal College of Radiologists
ritiene invece che per soddisfare l’attuale carico di lavoro, senza allungare gli orari di lavoro,
servano altri 1.245 radiologi (RCR, 2002). I dati hanno dimostrato che nel periodo 1993-1998 il
carico di lavoro è aumentato del 10% mentre in questi ultimi due anni sembrerebbe essere
aumentato mediamente del 4,5%. Il RCR e il Medical Wokforce advisory Team stimano che il
numero di radiologi richiesti per adempiere il carico di lavoro al 2010, assumendo solo un modesto
incremento del carico di lavoro pari al 2% per anno, sarà di 3.300. Questo significa la necessità di
formare 150 radiologi in più per anno per 5 anni rispetto agli attuali (BFCR-RCR, 2002).
Più complessa appare la situazione dell’Italia che nel 1998 con 7.143 radiologi (9° disciplina per
diffusione) risultava il paese con il più alto numero di radiologi e ciononostante anche il paese che
lamenta la più elevata carenza di specialisti. Infatti, anche secondo una commissione di studio del
Ministero della Sanità “Il numero di specialisti in radiologia e medicina nucleare è inferiore alle
attuali esigenze per circa il 15-20%”. Questa carenza avrebbe determinato un ulteriore carico di
lavoro che è aumentato ogni anno proprio per l’utilizzo di quelle tecnologie ad alto contenuto di
professionalità come ultrasuoni, TC e RM, SPECT e PET. La stessa Commissione ritiene poi che
“questo incremento non sembra avere a breve una soluzione se non attraverso l’introduzione di una
migliore gestione del processo, il miglioramento della tecnologia, specie nel settore degli ultrasuoni
6
e della RM, il governo della richiesta con opportune attività ed informazione ai medici di medicina
generale per ridurre le richieste incongrue” (Ministero della sanità, 2001). Ancora, la commissione
ministeriale ha evidenziato delle carenze di personale anche nel settore dei tecnici sanitari di
radiologia medica. Il numero di corsi attivati dalle università è stato inferiore al numero delle
precedenti scuole regionali in sede ospedaliera e quindi vi è stata una marcata riduzione del numero
delle classi. Il numero di diplomati per il 2002 non raggiungerà che il 50% del turnover dei
pensionamenti. La situazione su questo fronte è destinata ad aggravarsi nei prossimi anni se non si
accrescerà il numero dei tecnici di radiologia da formare.
Sul fronte organizzativo recenti dati ministeriali ci permettono di stimare in circa 1.360 i servizi di
radiodiagnostica, un terzo dei quali privati, pari a circa uno ogni 42.000 abitanti. Circa due terzi di
questi servizi hanno un consistente carico di lavoro. Infatti il 71% dei servizi lavora per 6 o 7 giorni
la settimana e il 62% del totale dei servizi di radiodiagnostica lavora per almeno 9 ore al giorno.
Infine solo il 15% dei servizi non è organizzato con turni di guardia medica o di reperibilità
(Ministero della Salute, 2002a). Le unità di offerta radiologica sono invece molte di più risultando
essere pari complessivamente a 3.002 di cui 1.595 pubbliche (Ministero della sanità, 2002b). Si
tratta di una unità di offerta radiologica ogni 19.000 abitanti, dato che probabilmente contribuisce a
determinare la forte domanda di medici radiologi.
Contraddittoria è invece la situazione della Francia. Gli specialisti radiologi crescono costantemente
ma questo aumento è assorbito soprattutto dal settore libero-professionale e la professione stima che
la densità dei radiologi permetta di soddisfare tutti i bisogni della popolazione. Tuttavia si registra
un 11,5% di posti vacanti negli ospedali generali pubblici. Non esiste dunque un problema di
demografia medica, ma è preoccupante il fatto che gli specialisti formati non si dirigono verso
l’occupazione negli ospedali generali pubblici. Questo avviene perché il sistema di remunerazione
per atto rende assai più remunerativo il lavoro nel “secteur liberal” (Nicolas, 1998). Il forte
potenziamento delle grandi tecnologie radiologiche, sostenuto anche dal governo, richiederà però
per il futuro una riorganizzazione del settore o un aumento di medici radiologi.
In sostanza, i dati in nostro possesso ci dicono che è stata riconosciuta una carenza di radiologi in
quelle nazioni che hanno effettivamente una presenza tra le più basse in assoluto di radiologi per
milione di abitanti. E’ il caso per l’appunto del Giappone, del Regno Unito, dell’Australia e forse,
nei prossimi anni, del Canada (anche se in questo caso la carenza non viene riconosciuta dai livelli
governativi). Del tutto atipica risulta essere la situazione italiana che riesce a mettere insieme la
dotazione più elevata di radiologi e la carenza in assoluto più grave. Come questi due dati possano
essere compatibili resta un mistero.
2. Esiste uno standard di riferimento?
L’interpretazione di questi dati internazionali è comunque resa più complessa dal fatto che non
esistono nella letteratura dei validi standard di riferimento sulla distribuzione ottimale dei
radiologi, ammesso che un tale dato sia ottenibile in un settore così notevolmente influenzato
dall’innovazione tecnologica e dall’organizzazione sanitaria. Gli unici standard conosciuti sono
quelli dell’Italia, del Royal College of Radiologists inglese e del Canada la cui associazione dei
radiologi ritiene ottimale la presenza di 77 radiologi per milione di abitanti, un parametro vicino alla
dotazione media di radiologi nei paesi industrializzati (Cfr. Tab. 3). In Italia invece, negli ultimi 20
anni due documenti, di diversa valenza, si sono occupati di questo aspetto. Il primo è del 1984. Il
CIPE, nel ripartire il fondo sanitario nazionale di parte corrente aveva fissato alcuni parametri per i
servizi di radiologia diagnostica, da sottoporre a verifica applicativa. Fra l’altro si diceva che il
carico di lavoro per radiologo era costituito da 8.500/9.000 esami l’anno (Delib. CIPE 20/12/1984).
Utilizzando questo parametro ed applicandolo alle prestazioni annualmente realizzate in Italia
abbiamo calcolato lo standard relativo alle necessità di specialisti radiologi previsti dall’atto e che è
pari a 90 radiologi per milione di abitanti.
7
Tab. 3 - Standard di riferimento relativi alla diffusione degli specialisti radiologi.
Nazione Standard radiologi per
milione di abitanti
Fonte
Regno Unito 54 Royal college of radiologists,
2002
Canada 77 Association Canadienne des
Radiologistes, 2001
Italia 90 Deliberazione CIPE 20/12/1984
(sviluppo dei parametri in essa indicati)
Italia 180 Ministero della Sanità, 2001
Il secondo documento è invece assai più recente ed è costituito dalla “Relazione della commissione
per lo studio delle problematiche dei servizi di diagnostica per immagini”, istituita dal Ministero
della sanità e che ha concluso i suoi lavori nel 2001. In essa si legge che esistono forti differenze tra
le diverse figure professionali nel panorama sanitario europeo che non permettono di potersi riferire
ad un modello standard. Pertanto, afferma sempre la Commissione, si può ritenere che in
condizioni tecnologiche medie sia necessario 1,8 specialista radiologo e 3-4 TSRM ogni 10.000
abitanti (Ministero della sanità, 2001). Tale proposta non viene però supportata da alcun
argomento. Non si può fare a meno di rilevare come il parametro indicato in questo ultimo
documento per i medici radiologi sia assolutamente privo di realismo e di validità (mancanza di
argomentazioni) soprattutto alla luce di quanto contenuto nella Tab. 1.
3.Procedure radiologiche eseguite da non-radiologi
Il quadro non è però completo se non si dice che nei vari paesi esaminati anche altri medici, oltre ai
radiologi, effettuano, in varia misura, procedure radiologiche. In Germania e in Lussemburgo i
radiologi sono addirittura una minoranza rispetto ai medici non radiologi che effettuano attività
radiologica mentre in Giappone si stima che circa il 50% delle procedure radiologiche possono
essere realizzate da non radiologi. Negli altri paesi, nei primi anni novanta, i medici non radiologi
che effettuavano procedure radiologiche erano mediamente il 10-20% del totale dei radiologi (Cfr.
Tab. 4).
In altre situazioni taluni atti medico-tecnici vengono delegati ad altre figure professionali così
come abbiamo visto nel caso del Regno Unito e così come accade nel caso dell’ecografia. In molti
paesi europei è spesso il personale tecnico specializzato (manipolateur délectroradiologie médicale,
sonographers, radiographers, ecc.) che realizza l’esame ecografico. In Europa, questo accade nel
Regno Unito, in Olanda, nella Repubblica Ceca, in Grecia, in Ungheria, in Norvegia, in Finlandia,
in Portogallo e in Austria (ISRRT, 2003). La stessa cosa accade negli Uniti e in Canada. Il tecnico
abilitato realizza le ecografie sotto la responsabilità del medico radiologo che è il solo abilitato a
poter proporre gli esami complementari che egli ritiene utile. Il medico radiologo è inoltre il solo a
poter confrontare i risultati dell’ecografia con altri esami di diagnostica per immagini ed in
particolare relativi alla TAC o alla RMN. Il tecnico abilitato, nei paesi precedentemente citati,
realizza un esame ecografico standardizzato eseguendo la produzione di immagini-tipo per ciascun
esame. Il ruolo del tecnico abilitato prevede l’accoglienza del paziente, comporta l’avviamento
dell’ecografo e il controllo del suo buon funzionamento, la realizzazione della tecnica di
esplorazione secondo dei protocolli precisi preparati dai medici come precedentemente indicato. Il
tecnico abilitato provvede a registrare gli esami e nella gran parte dei paesi europei e negli Stati
Uniti e in Canada, consegna al radiologo un rendiconto delle procedure di esplorazione che servirà,
con le immagini ed eventualmente un supporto informatico complementare, alla realizzazione del
referto a cura del medico radiologo responsabile.
Naturalmente non in tutti i paesi questo accade. In Francia, per esempio, la realizzazione di un
esame ecografico è interamente realizzato dal radiologo, dall’esplorazione ecografia al referto
medico.
8
Tab. 4 - Medici che effettuano procedure radiologiche. (1991-1996)
NAZIONE Medici che effettuano procedure
radiologiche per milione di abitanti
Radiologi per milione di abitanti (1991-
1996)
Germania 405 66
Lussemburgo 246 n.d.
Grecia 171 n.d.
Svezia 125 100
Francia 119 100
Belgio 113 n.d.
Finlandia 111 85
Australia 107 57
Italia 106 95
Giappone 94 n.d.
USA 92 80
Norvegia 88 83
Olanda 87 n.d.
Irlanda 77 n.d.
Canada 74 64
Danimarca 59 n.d.
Portogallo 54 42
Regno Unito 41 34
Note: esclusi dentisti. n.d.= dato non disponibile Fonte: UNSCEAR (2000) (Survey of medical radiation usage and exposures) e Tab. 1.
L’analisi delle diverse esperienze dei paesi dove il tecnico abilitato realizza l’esame ecografico ha
però evidenziato che questo accade quando lo stesso beneficia di una formazione complementare
specialistica in ecografia. Infatti, in Europa essa è in generale di un anno aggiuntivo alla formazione
necessaria per ottenere la qualifica di tecnico di radiologia mentre negli Stati Uniti i “sonographers”
hanno una formazione specifica da due a tre anni in ecografia, dopo la formazione di base di due
anni di “radiographers”. In Canada, alla formazione di base pluridisciplinare che dura tre anni si
aggiunge una formazione specialistica in ecografia che dura circa un anno.
Si può dunque affermare che molti paesi hanno già conferito o delegato ai tecnici abilitati la
realizzazione degli esami di ecografia. Questo si fa sempre sotto la responsabilità di un medico che
assicura la redazione del referto. Il tecnico abilitato garantisce la realizzazione dell’esame secondo
un protocollo standardizzato. La competenza in ecografia richiede una formazione specifica della
durata da uno a tre anni che deve prevedere una consistente parte pratica (Berland, 2003).
Negli Stati Uniti è molto sviluppata anche la pratica della ecocardiografia realizzata da non medici
con l’approvazione della più importante scientifica, l’American society of Echocardiography
(ASE), che rappresenta circa 2.500 ecocardiografisti cardiaci. Naturalmente, anche in questo caso,
l’ecocardiografista non-medico è un professionista che ha seguito un corso specializzato nel settore
della diagnostica cardiaca che lo ha formato per realizzare delle ecocardiografie secondo i
protocolli e le tecniche in vigore. L’ecocardiografista deve poter effettuare dei calcoli a partire dai
dati dell’ecocardiografia per poi trasmettere le sue valutazioni al medico che interpreterà lo studio.
E’ chiaro che la responsabilità della valutazione finale dello studio spetta al medico e non
all’ecocardiografista (Berland, 2003).
4.Il numero dei radiologi in formazione
Il numero dei radiologi dipende soprattutto dal numero di specialisti che viene formato
annualmente. E’ su questo ultimo dato che si concentrano le politiche governative tese allo sviluppo
della disciplina o al suo contenimento. Come abbiamo già visto in Canada, la conferenza dei
ministri provinciali della sanità decise nel 1992 di ridurre del 10% ogni anno la formazione degli
specialisti radiologi perché il loro numero era ritenuto eccessivo, così che in 10 anni – dal 1991 al
2000 – il loro numero scese di 10 unità per milione di abitanti (Cfr. Tab. 1). Solo nel 2001 gli
9
specializzandi ammessi annualmente sono tornati ad aumentare di un terzo circa rispetto agli anni
passati. Nel Regno Unito invece si è registrata la politica opposta e non poteva essere
diversamente vista la dotazione di radiologi. Infatti, c’è stato un significativo aumento nel numero
dei radiologi in formazione negli anni compresi fra il 1995 e il 2000. Alla fine del 2005 circa 600
nuovi radiologi nel Regno Unito avranno completato la loro formazione e saranno disponibili
(BFCR-RCR, 2002). Essendo dunque espressione di politiche e di realtà diverse, anche in questo
caso grandi sono le differenze fra i vari paesi nella determinazione del numero di radiologi da
formare annualmente (Cfr. Tab. 5).
Tab. 5 – Radiologi in formazione per anno in alcune nazioni.
Nazione Specializzandi di radiologia per milione di abitanti/anno
Svezia 20,5
Belgio 18,3
USA 15,0
Nuova Zelanda 15,0
Regno Unito 13,0
Australia 9,9
Italia 7,1-7,8
Canada 1,9
Fonte: RANZCR (1999), Decreto MIUR 20/5/2003, Medical training review panel (2001), CIHI (2003).
Tra le nazioni di cui conosciamo il dato, al punto più elevato troviamo la Svezia che forma
annualmente 20,5 radiologi per milione di abitanti mentre al livello più basso, in questa occasione,
troviamo il Canada e poi l’Italia. Occorre però rammentare che in molti paesi europei, diversamente
dall’Italia, non sempre la specialità in radiologia porta alla professione di radiologo.
In Italia, per il 2002/2003 il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha
determinato in 405 il numero degli specialisti di radiodiagnostica da formare pari a 7,1 per milione
di abitanti (Decreto Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca 20/5/2003). A questo
numero si può aggiungere il personale medico di ruolo privo di specializzazione, in servizio presso
le unità di radiologia, nel limite del 10% dei posti assegnati a ciascuna scuola di specializzazione. In
questi ultimi anni il Ministero della sanità e quello dell’Università hanno costantemente aumentato
il numero degli specialisti radiologi in formazione fino al 2001, tanto che sono addirittura
raddoppiati fra il 1997/98 e il 2001/2002. In questi ultimi due anni accademici gli specializzandi di
radiologia ammessi sembrano essersi assestati attorno alle 405 unità annue a cui si può aggiungere
un eventuale 10% (Cfr. Tab. 6). Nel 2003/2004 dovrebbero salire al massimo storico con
l’ammissione di 436 specializzandi.
Il Ministero è arrivato a questa determinazione, sulla base delle indicazioni delle regioni e delle
università, senza una consapevolezza della reale situazione e dei trend di settore in corso.
Tab. 6 – Italia. Medici specialisti in radiologia da formare nelle scuole di specializzazione.
anno accademico fabbisogno determinato dal
Ministero della Sanità
specialisti in formazione per
milione di abitanti
1997-1998 205 3,6
1998-1999 233 4,0
1999-2000 262 4,5
2000-2001 430-473* 7,4-8,2
2001-2002 406-447* 7,2-7,9
2002-2003 405-445* 7,1-7,8
Note: *negli a. a. 2000/01, 2001/02 e 2002/03 ai posti assegnati si può aggiungere il personale medico di ruolo privo di
specializzazione, in servizio presso le unità di radiologia, nel limite del 10%.
Fonte: Ministero della Sanità Decreto 22/7/1998, 3/8/1999, 26/6/2000, 20/4/2001; Ministero dell’istruzione dell’università e della
ricerca Decreto 20/5/2003.
10
5.Conclusioni
In conclusione possiamo dunque dire che la crescente diffusione di tecnologie diagnostiche sostiene
una costante crescita della presenza dei radiologi nella maggioranza dei paesi industrializzati,
crescita che sarà tanto più elevata laddove più basso è il livello della diffusione dello specialista
radiologo. In questo quadro la situazione dell’Italia risulta del tutto atipica e di difficile spiegazione
avendo la dotazione di radiologi più alta del mondo e nel contempo anche la percezione della più
grave carenza (15-20%) degli stessi radiologi. Evidentemente, questa contraddizione deve trovare
una spiegazione ed una soluzione che va ricercata innanzitutto nell’organizzazione dell’assistenza
sanitaria (distribuzione ed efficienza delle strutture radiologiche), nella valutazione delle prestazioni
erogate, nell’organizzazione del lavoro e nei carichi di lavoro degli operatori. Alcune risposte
possono venire dunque:
 da una pianificazione delle grandi apparecchiature radiologiche e delle unità operative di
diagnostica per immagini che ricerchi una maggiore efficienza ed un carico di lavoro adeguato
per ogni singola unità erogatrice di prestazioni;
 da tutte le iniziative (linee guida, percorsi diagnostici, coinvolgimento e formazione dei medici
di medicina generale, uso del quesito diagnostico nella richiesta della prestazione, ecc.) atte a
ridurre le prestazioni inappropriate;
 da una più attenta pianificazione della forza lavoro necessaria al settore;
 da una revisione delle funzioni delle singole categorie professionali estendendo le funzioni dei
tecnici di radiologia che possano così meglio supportare e qualificare il lavoro dei medici.
Questa strada è stata sperimentata da vari paesi come il Regno Unito che per sostenere il lavoro
dei medici radiologi, peraltro presenti in numero assai basso, hanno esteso le funzioni dei tecnici
di radiologia e degli OTA (oggi OSS) chiamando i primi a supportare (in qualche caso
sostituire) maggiormente i medici e i secondi a supportare i tecnici (ad esempio nel posizionare
il paziente).
BIBLIOGRAFIA
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11
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medici specialisti da formare nelle scuole di specializzazione per gli anni accademici
1997/98, 1998/99, 1999/00 e borse di studio per l’anno 1997/98”.
 Decreto Ministero della Sanità 3 agosto 1999: “Integrazione del fabbisogno annuo di medici
specialisti da formare in alcune scuole di specializzazione per l’anno accademico
1998/99”.
 Decreto Ministero della Sanità 26 giugno 2000: “Rideterminazione per l’anno accademico
1999/2000, del fabbisogno di medici specialisti per talune tipologie di scuole di
specializzazione”.
 Decreto Ministero della Sanità 20 aprile 2001: “Rideterminazione del numero globale dei
medici specialisti da formare nelle scuole di specializzazione negli anni accademici
200/01, 2001/02 e 2002/03 e borse di studio per l’anno accademico 2000/01”.
 Decreto Ministero dell’Università e della ricerca scientifica e tecnologica (MURST) del 24
aprile 2001: “Assegnazione alle università di borse di studio per le scuole di
specializzazione di medicina e chirurgia per l’anno accademico 2000/2001”.
 Decreto Ministero dell’Università e della ricerca scientifica e tecnologica (MURST) del 25
marzo 2002: “Assegnazione alle università di borse di studio per le scuole di
specializzazione di medicina e chirurgia per l’anno accademico 2001/2002”.
 Decreto Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca (MIUR) del 20 maggio
2003: “Assegnazione alle università delle borse di studio per l’ammissione di medici alle
scuole di specializzazione per l’anno accademico 2002/2003”.
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12
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Il numero dei radiologi: trends e prospettive

  • 1. 111 Il numero dei radiologi: trends e prospettive Franco Pesaresi, Lucio Baffoni, Ennio Gallo, Luigi Oncini 01/01/2004 PAPER NON PUBBLICATO
  • 2. 2 IL NUMERO DEI RADIOLOGI: TRENDS E PROSPETTIVE Franco Pesaresi1 , Lucio Baffoni2 , Ennio Gallo3 , Luigi Oncini4 1. Il numero dei radiologi nei paesi industrializzati L’Italia è il paese al mondo con il più alto numero di radiologi per milione di abitanti, in base ai dati disponibili. L’Italia, infatti, nel 1998 aveva 124 radiologi per milione di abitanti mentre la media dei paesi indicati nella Tab. 1 era di circa 78 radiologi. Nelle altre nazioni i dati sono estremamente differenziati passando dal minimo rappresentato dal Giappone che ha appena 27 radiologi per milione di abitanti fino al dato massimo (124,1) rappresentato appunto dall’Italia (Cfr. Tab. 1). Tab. 1 - Radiologi per milione di abitanti nei paesi industrializzati. Nazione Anno* Radiologi Anno** radiologi Italia 1991 95 1998 124,1 Belgio 1997 123,0 Francia 1986 49,8 2000 121,0 Austria 1998*** 120,0 Islanda 1998*** 112,0 Svezia 1991 100,0 1997 103,0 Finlandia 1991 85,0 1999 92,0 Stati Uniti 1991 61,0 2000 90,7 Norvegia 1991 83,0 1999 85,0 Danimarca 1991 62,0 1998 78,0 Lussemburgo 1997 127,9 2000 74,9 Svizzera 1997 69,0 Germania 1991 44,0 1996 66,0 Spagna 1991 63,0 1998*** 62,0 Canada 1991 71,0 2001 60,2 Portogallo 1991 42,0 1998 60,0 Australia 1986 45,4 2000 59,9 Nuova Zelanda 1997 60,0 2000 57,0 Olanda 1998 47,0 Irlanda 1998 47,0**** Regno Unito 1999 45,0 Giappone 1997 27,0 Media 1996-2001 78,3 Note: *dato meno recente disponibile, ** dato più recente disponibile. *** l’annualità indicata potrebbe essere leggermente imprecisa. **** il dato si riferisce solo ai radiologi ospedalieri. Fonte: Ministére de l’emploi e de la solidarité (2001), The Dartmouth atlas of the health care (1996), U.S. Bureau of the Census (2001) , Smets et al. (1999), AIHW (2000), Canadian Medical Association (2001), NZHIS (2001); RANZCR (1999, 2001); O’Donnell C., Stuckey J. (1995) (per i dati del 1991); Pesavento (2001), Sibbald (1999), BFCR-RCR (2002), NOMESCO (2001), Audit Commission (2002), CIHI (2003). 1 dirigente servizi sociali, educativi e sanità comune di Ancona, nel 2004. 2 direttore u.o. diagnostica per immagini ASL Fermo (AP), nel 2004 3 direttore u.o. diagnostica per immagini ASL Modena, nel 2004 4 direttore u.o. diagnostica per immagini ASL Macerata nel 2004
  • 3. 3 Il numero dei radiologi è in costante crescita nella maggioranza dei paesi. Le motivazioni sono diverse ma sono in genere sostenute dall’aumento del carico di lavoro con specifico riferimento all’utilizzo di nuove tecnologie. Ultrasuoni, TAC, RMN e l’imaging con radionuclidi hanno permesso il miglioramento dell’accuratezza della diagnosi in una ampia varietà di condizioni. Le moderne attrezzature producono immagini multiple che richiedono un tempo significativamente più lungo di revisione e di interpretazione. C’è stato un significativo sviluppo nel numero e nella complessità delle procedure interventistiche inclusa l’angioplastica, l’embolizzazione vascolare, l’inserimento di stent, l’aspirazione e il drenaggio di fluidi raccolti e le biopsie percutanee. Ci sono non solo tempi consumati in procedure ma anche bisogno di counselling prima delle procedure e per ottenere il consenso informato, le cure post-procedure e la gestione del follow-up. Questo richiede relazioni con il personale medico di reparto e lo sviluppo di protocolli e percorsi assistenziali. I dati evidenziano che siamo di fronte non solo al tendenziale aumento delle prestazioni radiologiche nella gran parte dei paesi ma che questo aumento è dovuto soprattutto all’aumento di prestazioni nelle aree radiologiche più specialistiche che prevedono l’utilizzo di TAC, di ultrasuoni, di RMN e di procedure interventistiche. Proprio quelle procedure che richiedono un maggior impegno anche in termini di tempo e il diretto coinvolgimento del radiologo nel definire il protocollo dell’imaging, la supervisione della procedura e la refertazione delle immagini multiple che questa indagine produce. Il coinvolgimento medico nella gestione sia a livello dipartimentale che a livello aziendale è aumentato notevolmente. Questo vale sia per i direttori delle unità operative di radiologia chiamati a significativi compiti gestionali che per gli altri radiologi che in genere vengono chiamati a contribuire alla pianificazione delle attrezzature, alla revisione dell’uso del materiale di consumo (cateteri ecc.), allo sviluppo e alla manutenzione di protocolli assistenziali/linee guida e alla verifica delle strategie di protezione della radiazione (BFCR-RCR, 2002). La tabella 2 tenta di riassumere i principali fattori che influenzano l’offerta e il bisogno di radiologi e dei servizi di radiologia. Tab. 2 – Fattori che influenzano la domanda e l’offerta di radiologi. Fattori che influenzano l’ offerta di radiologi e di servizi di radiologia Fattori che influenzano il bisogno di radiologi e dei servizi di radiologia Fattori collegati alla formazione e all’interesse suscitato dalla specialità Livelli e meccanismi di finanziamento e rimborso Pensionamento/logorio dei radiologi Aspettative e domanda degli assistiti Obbligazioni contrattuali degli occupati Avanzamenti tecnologici e teleradiologia Sistema di accreditamento struttura/professione e/o di certificazione professionale Crescita ed invecchiamento della popolazione Produttività incluso l’impatto tecnologico e la ristrutturazione dei servizi Organizzazione dell’assistenza sanitaria Partecipazione femminile alla professione radiologica ed adesione al part-time Nuove malattie ecc. Incremento della complessità delle procedure Dipendenza/affidabilità clinica della radiologia Offerta di personale di supporto Servizi e programmi di screening Questioni della globalizzazione come l’emigrazione internazionale e il reclutamento del personale Peso della sostituzione dei radiologi con:  altri gruppi medici  personale tecnico  tecnologia per la diagnosi assistita (per esempio computer CAD) Aspetti medico legali che riguardano gli specialisti radiologi Aspetti medico legali che riguardano lo specialista Linee guida cliniche/formazione dello specialista Fonte: nostra revisione documento RANZCR, 2001.
  • 4. 4 Raggiungere una qualche forma di bilanciamento fra domanda ed offerta di radiologi è un compito difficile ma necessario. In futuro la crescita dei radiologi continuerà? Un recente studio (AMWAC, 2001) ha concluso affermando che le procedure radiologiche, in Australia, continueranno a crescere, sia in volume che in complessità, ed ha stimato una crescita annua della forza lavoro dell’1,5% per anno per i prossimi 10 anni necessaria per far fronte all’incremento dei bisogni previsti. Questa percentuale di crescita stimata include le componenti relative alla crescita della popolazione e della vecchiaia ed anche la crescita della complessità del lavoro. Questa percentuale è minore rispetto alla quota di crescita della domanda statunitense recentemente stimata al 3,5% per il volume delle procedure ed al 5,5% per il Relative Value Units (RVU) (RANZCR, 2001). Secondo le stime dell’ACR (L’associazione dei radiologi statunitensi), negli USA, ci sono circa 25.000 radiologi in attività (anno 2000), esclusi i medici nucleari. Tale numero è in crescita. Cinque anni fa il numero stimato dei radiologi era di 23.000 e i dati dell’ACR indicano che il numero cresce ogni anno di 500 nuovi radiologi. Sunshine ha previsto che saranno 27.500 fra 5 anni e 30.000 nella prossima decade (Pesavento, 2001). C’è stato un periodo, negli anni passati, in cui questa crescita continua ha provocato un eccesso di offerta di radiologi in concomitanza con l’avvento del “managed care”. Alcuni dati recenti suggeriscono alcuni miglioramenti negli equilibri del mercato del lavoro dopo però che si sono realizzate alcune riduzioni nel numero dei radiologi (Sunshine JH, 1998). Le unità operative invece non crescono della stessa misura perché negli USA si registra lo strano fenomeno di numerosi team radiologici che lavorano per più ospedali. Nel 1995 l’ACR stimava che circa 2.600 gruppi medici lavoravano per più radiologie, una quota assai rilevante. Oltre alle strutture ospedaliere le radiologie possono esser collocate anche in strutture ambulatoriali che in USA si chiamano “freestanding imaging center”. Le statistiche del 1992 avevano rilevato 3.200 di queste strutture incluse quelle di radioterapia. Autori come Sunshine pensano però che allo stato attuale esse si siano ridotte a circa 2000 (Pesavento, 2001). Anche in Inghilterra c’è stata una crescita nel numero di radiologi ma questa è stata inferiore a quella che si è registrata nei medici delle varie specialità. Infatti, nel periodo 1992-1997 mentre i radiologi aumentavano del 3,7%, il totale dei medici cresceva del 4,6% producendo un ulteriore aumento di richieste di prestazioni radiologiche. Occorre inoltre tener conto che la pressione sul carico di lavoro di radiologi è stata intensificata dalla emanazione delle linee guida nazionali per aumentare il turn-over di pazienti ospedalieri conseguente alla riduzione dei letti e all’incremento della day-surgery ed ovviamente dalla maggiore complessità delle prestazioni richieste. Questo processo è stato particolarmente visibile negli ultimi anni che hanno visto una espansione della attività chirurgica, soprattutto in ortopedia, nello sforzo delle aziende sanitarie di massimizzare le loro entrate. A questo proposito sorge la necessità di definire anche l’impatto dello sviluppo di discipline diverse da quelle radiologiche dato che alcune specialità influiscono pesantemente (per esempio l’ortopedia) sull’attività del servizio radiologico, mentre altre hanno un modesto impatto sul carico di lavoro complessivo (BFCR-RCR, 2002). In tre nazioni invece si è registrato il fenomeno inverso e cioè quello della riduzione dei radiologi. Questo è accaduto in Canada, Lussemburgo e Nuova Zelanda. In Canada diversi studi realizzati nel 1980 e nel 1992 hanno suggerito agli organismi governativi di frenare la formazione degli specialisti in radiologia che nel 1991 erano 71 per milione di abitanti. Così, nel 1992, la conferenza dei ministri provinciali della sanità decise di ridurre del 10% ogni anno il numero degli specialisti radiologi da formare. Questi provvedimenti negli anni successivi hanno cominciato a far sentire i loro effetti tanto che nel 2000 i radiologi canadesi erano 60 per milione di abitanti (Sibbald, 1999). Nel 2002 la situazione non era sostanzialmente cambiata (60,8 radiologi per milione di abitanti). Oltre a questo il Canada ha sperimentato nuove forme organizzative per il settore radiologico. Interessante è l’esperienza della provincia canadese del Manitoba che ha dimostrato con un programma integrato per la radiologia finalizzato alla razionalizzazione delle spese e al miglioramento del servizio ai pazienti di poter ridurre i costi del sistema, ridurre il personale addetto e ridurre anche le prestazioni radiologiche. Infatti dal 1993 al 1996 le prestazioni
  • 5. 5 radiologiche sono passate da 972 a 886 per mille abitanti (incluse le prestazioni di medicina nucleare) (MacEwan, 1998). L’Associazione dei radiologi canadesi (CAR) ritiene comunque che ci sia una situazione di carenza dei radiologi destinata ad accentuarsi se non si aumenterà immediatamente il numero degli specialisti da formare almeno del 25% (CAR, 2001). Non sono molti i paesi che denunciano una carenza più o meno evidente di radiologi. Fra queste nazioni vi è l’Australia che nel 2000 aveva circa 1.148 specialisti radiologi in attività. Dal 1990 al 2000 i radiologi sono cresciuti quantitativamente del 42,3% mentre la popolazione è cresciuta del 12,4%. I radiologi sono dunque aumentati di 3,4 volte rispetto alla popolazione. Ciononostante l’associazione dei radiologi australiani ritiene che ci sia ancora una carenza di radiologi nel territorio nazionale anche se essa non appare drammatica. Infatti secondo le rilevazioni della stessa organizzazione, nel 2000 erano 37 i posti vacanti di radiologo nel settore pubblico per cui la stessa associazione, per sanare la situazione chiede un aumento di ulteriori 60 posti di radiologi da mettere in formazione per i prossimi tre anni rispetto agli attuali 200 (RANZCR, 2001). Nel Regno Unito i radiologi sono solo 45 per milione di abitanti, un dato tra i più bassi fra i paesi censiti. Questo dato è influenzato dalla tradizionale divisione dei ruoli all’interno delle radiologie, dove i tecnici di radiologia producono direttamente le immagini diagnostiche ed i radiologi le interpretano. Questa situazione recentemente sta cambiando sotto la spinta della ricerca di una maggiore produttività. In molti ospedali il ruolo dei tecnici di radiologia è stato esteso per includere nuove mansioni. In molti dipartimenti di radiologia i tecnici di radiologia eseguono le iniezioni endovenose (90% degli ospedali), emettono i referti ecografici (80% degli ospedali), realizzano i clisma opachi all’interno di protocolli concordati (70% degli ospedali) e refertano le radiografie effettuate nel dipartimento di emergenza (30% degli ospedali). In questo modo gli inglesi stanno dando una risposta alla carenza di radiologi soprattutto per dare una risposta rapida per alcune prestazioni che richiedono tempi lunghi di realizzazione (come per l’appunto i clisma opachi e le ecografie). Oltre all’estensione verso l’alto del ruolo dei tecnici di radiologia si assiste, nel Regno Unito ad una estensione anche del ruolo dei operatori tecnici dell’assistenza OTA che collaborano direttamente con i tecnici di radiologia. Agli OTA viene spesso delegata la funzione di supportare il tecnico di radiologia per esempio posizionando il paziente durante l’esame o assemblando insieme radiografia e referto. Il numero totale di OTA (helpers) usati come supporto dei tecnici e dei radiologi è aumentato del 46% dalla metà degli anni ’90 passando da 893 a 1.307. Si è verificato che l’aumento maggiore si è realizzato proprio in quegli ospedali che hanno esteso le funzioni anche dei tecnici (Audit Commission, 2002). Una survey periodica del Ministero della Sanità inglese ha rivelato che nel marzo del 2002 i posti vacanti dei radiologi erano pari al 7,7% di quelli in organico (Department of health, 2002). Complessivamente in tutto il Regno Unito dovrebbero essere vacanti circa 200 posti di radiologo secondo il Ministero. Il Royal College of Radiologists ritiene invece che per soddisfare l’attuale carico di lavoro, senza allungare gli orari di lavoro, servano altri 1.245 radiologi (RCR, 2002). I dati hanno dimostrato che nel periodo 1993-1998 il carico di lavoro è aumentato del 10% mentre in questi ultimi due anni sembrerebbe essere aumentato mediamente del 4,5%. Il RCR e il Medical Wokforce advisory Team stimano che il numero di radiologi richiesti per adempiere il carico di lavoro al 2010, assumendo solo un modesto incremento del carico di lavoro pari al 2% per anno, sarà di 3.300. Questo significa la necessità di formare 150 radiologi in più per anno per 5 anni rispetto agli attuali (BFCR-RCR, 2002). Più complessa appare la situazione dell’Italia che nel 1998 con 7.143 radiologi (9° disciplina per diffusione) risultava il paese con il più alto numero di radiologi e ciononostante anche il paese che lamenta la più elevata carenza di specialisti. Infatti, anche secondo una commissione di studio del Ministero della Sanità “Il numero di specialisti in radiologia e medicina nucleare è inferiore alle attuali esigenze per circa il 15-20%”. Questa carenza avrebbe determinato un ulteriore carico di lavoro che è aumentato ogni anno proprio per l’utilizzo di quelle tecnologie ad alto contenuto di professionalità come ultrasuoni, TC e RM, SPECT e PET. La stessa Commissione ritiene poi che “questo incremento non sembra avere a breve una soluzione se non attraverso l’introduzione di una migliore gestione del processo, il miglioramento della tecnologia, specie nel settore degli ultrasuoni
  • 6. 6 e della RM, il governo della richiesta con opportune attività ed informazione ai medici di medicina generale per ridurre le richieste incongrue” (Ministero della sanità, 2001). Ancora, la commissione ministeriale ha evidenziato delle carenze di personale anche nel settore dei tecnici sanitari di radiologia medica. Il numero di corsi attivati dalle università è stato inferiore al numero delle precedenti scuole regionali in sede ospedaliera e quindi vi è stata una marcata riduzione del numero delle classi. Il numero di diplomati per il 2002 non raggiungerà che il 50% del turnover dei pensionamenti. La situazione su questo fronte è destinata ad aggravarsi nei prossimi anni se non si accrescerà il numero dei tecnici di radiologia da formare. Sul fronte organizzativo recenti dati ministeriali ci permettono di stimare in circa 1.360 i servizi di radiodiagnostica, un terzo dei quali privati, pari a circa uno ogni 42.000 abitanti. Circa due terzi di questi servizi hanno un consistente carico di lavoro. Infatti il 71% dei servizi lavora per 6 o 7 giorni la settimana e il 62% del totale dei servizi di radiodiagnostica lavora per almeno 9 ore al giorno. Infine solo il 15% dei servizi non è organizzato con turni di guardia medica o di reperibilità (Ministero della Salute, 2002a). Le unità di offerta radiologica sono invece molte di più risultando essere pari complessivamente a 3.002 di cui 1.595 pubbliche (Ministero della sanità, 2002b). Si tratta di una unità di offerta radiologica ogni 19.000 abitanti, dato che probabilmente contribuisce a determinare la forte domanda di medici radiologi. Contraddittoria è invece la situazione della Francia. Gli specialisti radiologi crescono costantemente ma questo aumento è assorbito soprattutto dal settore libero-professionale e la professione stima che la densità dei radiologi permetta di soddisfare tutti i bisogni della popolazione. Tuttavia si registra un 11,5% di posti vacanti negli ospedali generali pubblici. Non esiste dunque un problema di demografia medica, ma è preoccupante il fatto che gli specialisti formati non si dirigono verso l’occupazione negli ospedali generali pubblici. Questo avviene perché il sistema di remunerazione per atto rende assai più remunerativo il lavoro nel “secteur liberal” (Nicolas, 1998). Il forte potenziamento delle grandi tecnologie radiologiche, sostenuto anche dal governo, richiederà però per il futuro una riorganizzazione del settore o un aumento di medici radiologi. In sostanza, i dati in nostro possesso ci dicono che è stata riconosciuta una carenza di radiologi in quelle nazioni che hanno effettivamente una presenza tra le più basse in assoluto di radiologi per milione di abitanti. E’ il caso per l’appunto del Giappone, del Regno Unito, dell’Australia e forse, nei prossimi anni, del Canada (anche se in questo caso la carenza non viene riconosciuta dai livelli governativi). Del tutto atipica risulta essere la situazione italiana che riesce a mettere insieme la dotazione più elevata di radiologi e la carenza in assoluto più grave. Come questi due dati possano essere compatibili resta un mistero. 2. Esiste uno standard di riferimento? L’interpretazione di questi dati internazionali è comunque resa più complessa dal fatto che non esistono nella letteratura dei validi standard di riferimento sulla distribuzione ottimale dei radiologi, ammesso che un tale dato sia ottenibile in un settore così notevolmente influenzato dall’innovazione tecnologica e dall’organizzazione sanitaria. Gli unici standard conosciuti sono quelli dell’Italia, del Royal College of Radiologists inglese e del Canada la cui associazione dei radiologi ritiene ottimale la presenza di 77 radiologi per milione di abitanti, un parametro vicino alla dotazione media di radiologi nei paesi industrializzati (Cfr. Tab. 3). In Italia invece, negli ultimi 20 anni due documenti, di diversa valenza, si sono occupati di questo aspetto. Il primo è del 1984. Il CIPE, nel ripartire il fondo sanitario nazionale di parte corrente aveva fissato alcuni parametri per i servizi di radiologia diagnostica, da sottoporre a verifica applicativa. Fra l’altro si diceva che il carico di lavoro per radiologo era costituito da 8.500/9.000 esami l’anno (Delib. CIPE 20/12/1984). Utilizzando questo parametro ed applicandolo alle prestazioni annualmente realizzate in Italia abbiamo calcolato lo standard relativo alle necessità di specialisti radiologi previsti dall’atto e che è pari a 90 radiologi per milione di abitanti.
  • 7. 7 Tab. 3 - Standard di riferimento relativi alla diffusione degli specialisti radiologi. Nazione Standard radiologi per milione di abitanti Fonte Regno Unito 54 Royal college of radiologists, 2002 Canada 77 Association Canadienne des Radiologistes, 2001 Italia 90 Deliberazione CIPE 20/12/1984 (sviluppo dei parametri in essa indicati) Italia 180 Ministero della Sanità, 2001 Il secondo documento è invece assai più recente ed è costituito dalla “Relazione della commissione per lo studio delle problematiche dei servizi di diagnostica per immagini”, istituita dal Ministero della sanità e che ha concluso i suoi lavori nel 2001. In essa si legge che esistono forti differenze tra le diverse figure professionali nel panorama sanitario europeo che non permettono di potersi riferire ad un modello standard. Pertanto, afferma sempre la Commissione, si può ritenere che in condizioni tecnologiche medie sia necessario 1,8 specialista radiologo e 3-4 TSRM ogni 10.000 abitanti (Ministero della sanità, 2001). Tale proposta non viene però supportata da alcun argomento. Non si può fare a meno di rilevare come il parametro indicato in questo ultimo documento per i medici radiologi sia assolutamente privo di realismo e di validità (mancanza di argomentazioni) soprattutto alla luce di quanto contenuto nella Tab. 1. 3.Procedure radiologiche eseguite da non-radiologi Il quadro non è però completo se non si dice che nei vari paesi esaminati anche altri medici, oltre ai radiologi, effettuano, in varia misura, procedure radiologiche. In Germania e in Lussemburgo i radiologi sono addirittura una minoranza rispetto ai medici non radiologi che effettuano attività radiologica mentre in Giappone si stima che circa il 50% delle procedure radiologiche possono essere realizzate da non radiologi. Negli altri paesi, nei primi anni novanta, i medici non radiologi che effettuavano procedure radiologiche erano mediamente il 10-20% del totale dei radiologi (Cfr. Tab. 4). In altre situazioni taluni atti medico-tecnici vengono delegati ad altre figure professionali così come abbiamo visto nel caso del Regno Unito e così come accade nel caso dell’ecografia. In molti paesi europei è spesso il personale tecnico specializzato (manipolateur délectroradiologie médicale, sonographers, radiographers, ecc.) che realizza l’esame ecografico. In Europa, questo accade nel Regno Unito, in Olanda, nella Repubblica Ceca, in Grecia, in Ungheria, in Norvegia, in Finlandia, in Portogallo e in Austria (ISRRT, 2003). La stessa cosa accade negli Uniti e in Canada. Il tecnico abilitato realizza le ecografie sotto la responsabilità del medico radiologo che è il solo abilitato a poter proporre gli esami complementari che egli ritiene utile. Il medico radiologo è inoltre il solo a poter confrontare i risultati dell’ecografia con altri esami di diagnostica per immagini ed in particolare relativi alla TAC o alla RMN. Il tecnico abilitato, nei paesi precedentemente citati, realizza un esame ecografico standardizzato eseguendo la produzione di immagini-tipo per ciascun esame. Il ruolo del tecnico abilitato prevede l’accoglienza del paziente, comporta l’avviamento dell’ecografo e il controllo del suo buon funzionamento, la realizzazione della tecnica di esplorazione secondo dei protocolli precisi preparati dai medici come precedentemente indicato. Il tecnico abilitato provvede a registrare gli esami e nella gran parte dei paesi europei e negli Stati Uniti e in Canada, consegna al radiologo un rendiconto delle procedure di esplorazione che servirà, con le immagini ed eventualmente un supporto informatico complementare, alla realizzazione del referto a cura del medico radiologo responsabile. Naturalmente non in tutti i paesi questo accade. In Francia, per esempio, la realizzazione di un esame ecografico è interamente realizzato dal radiologo, dall’esplorazione ecografia al referto medico.
  • 8. 8 Tab. 4 - Medici che effettuano procedure radiologiche. (1991-1996) NAZIONE Medici che effettuano procedure radiologiche per milione di abitanti Radiologi per milione di abitanti (1991- 1996) Germania 405 66 Lussemburgo 246 n.d. Grecia 171 n.d. Svezia 125 100 Francia 119 100 Belgio 113 n.d. Finlandia 111 85 Australia 107 57 Italia 106 95 Giappone 94 n.d. USA 92 80 Norvegia 88 83 Olanda 87 n.d. Irlanda 77 n.d. Canada 74 64 Danimarca 59 n.d. Portogallo 54 42 Regno Unito 41 34 Note: esclusi dentisti. n.d.= dato non disponibile Fonte: UNSCEAR (2000) (Survey of medical radiation usage and exposures) e Tab. 1. L’analisi delle diverse esperienze dei paesi dove il tecnico abilitato realizza l’esame ecografico ha però evidenziato che questo accade quando lo stesso beneficia di una formazione complementare specialistica in ecografia. Infatti, in Europa essa è in generale di un anno aggiuntivo alla formazione necessaria per ottenere la qualifica di tecnico di radiologia mentre negli Stati Uniti i “sonographers” hanno una formazione specifica da due a tre anni in ecografia, dopo la formazione di base di due anni di “radiographers”. In Canada, alla formazione di base pluridisciplinare che dura tre anni si aggiunge una formazione specialistica in ecografia che dura circa un anno. Si può dunque affermare che molti paesi hanno già conferito o delegato ai tecnici abilitati la realizzazione degli esami di ecografia. Questo si fa sempre sotto la responsabilità di un medico che assicura la redazione del referto. Il tecnico abilitato garantisce la realizzazione dell’esame secondo un protocollo standardizzato. La competenza in ecografia richiede una formazione specifica della durata da uno a tre anni che deve prevedere una consistente parte pratica (Berland, 2003). Negli Stati Uniti è molto sviluppata anche la pratica della ecocardiografia realizzata da non medici con l’approvazione della più importante scientifica, l’American society of Echocardiography (ASE), che rappresenta circa 2.500 ecocardiografisti cardiaci. Naturalmente, anche in questo caso, l’ecocardiografista non-medico è un professionista che ha seguito un corso specializzato nel settore della diagnostica cardiaca che lo ha formato per realizzare delle ecocardiografie secondo i protocolli e le tecniche in vigore. L’ecocardiografista deve poter effettuare dei calcoli a partire dai dati dell’ecocardiografia per poi trasmettere le sue valutazioni al medico che interpreterà lo studio. E’ chiaro che la responsabilità della valutazione finale dello studio spetta al medico e non all’ecocardiografista (Berland, 2003). 4.Il numero dei radiologi in formazione Il numero dei radiologi dipende soprattutto dal numero di specialisti che viene formato annualmente. E’ su questo ultimo dato che si concentrano le politiche governative tese allo sviluppo della disciplina o al suo contenimento. Come abbiamo già visto in Canada, la conferenza dei ministri provinciali della sanità decise nel 1992 di ridurre del 10% ogni anno la formazione degli specialisti radiologi perché il loro numero era ritenuto eccessivo, così che in 10 anni – dal 1991 al 2000 – il loro numero scese di 10 unità per milione di abitanti (Cfr. Tab. 1). Solo nel 2001 gli
  • 9. 9 specializzandi ammessi annualmente sono tornati ad aumentare di un terzo circa rispetto agli anni passati. Nel Regno Unito invece si è registrata la politica opposta e non poteva essere diversamente vista la dotazione di radiologi. Infatti, c’è stato un significativo aumento nel numero dei radiologi in formazione negli anni compresi fra il 1995 e il 2000. Alla fine del 2005 circa 600 nuovi radiologi nel Regno Unito avranno completato la loro formazione e saranno disponibili (BFCR-RCR, 2002). Essendo dunque espressione di politiche e di realtà diverse, anche in questo caso grandi sono le differenze fra i vari paesi nella determinazione del numero di radiologi da formare annualmente (Cfr. Tab. 5). Tab. 5 – Radiologi in formazione per anno in alcune nazioni. Nazione Specializzandi di radiologia per milione di abitanti/anno Svezia 20,5 Belgio 18,3 USA 15,0 Nuova Zelanda 15,0 Regno Unito 13,0 Australia 9,9 Italia 7,1-7,8 Canada 1,9 Fonte: RANZCR (1999), Decreto MIUR 20/5/2003, Medical training review panel (2001), CIHI (2003). Tra le nazioni di cui conosciamo il dato, al punto più elevato troviamo la Svezia che forma annualmente 20,5 radiologi per milione di abitanti mentre al livello più basso, in questa occasione, troviamo il Canada e poi l’Italia. Occorre però rammentare che in molti paesi europei, diversamente dall’Italia, non sempre la specialità in radiologia porta alla professione di radiologo. In Italia, per il 2002/2003 il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha determinato in 405 il numero degli specialisti di radiodiagnostica da formare pari a 7,1 per milione di abitanti (Decreto Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca 20/5/2003). A questo numero si può aggiungere il personale medico di ruolo privo di specializzazione, in servizio presso le unità di radiologia, nel limite del 10% dei posti assegnati a ciascuna scuola di specializzazione. In questi ultimi anni il Ministero della sanità e quello dell’Università hanno costantemente aumentato il numero degli specialisti radiologi in formazione fino al 2001, tanto che sono addirittura raddoppiati fra il 1997/98 e il 2001/2002. In questi ultimi due anni accademici gli specializzandi di radiologia ammessi sembrano essersi assestati attorno alle 405 unità annue a cui si può aggiungere un eventuale 10% (Cfr. Tab. 6). Nel 2003/2004 dovrebbero salire al massimo storico con l’ammissione di 436 specializzandi. Il Ministero è arrivato a questa determinazione, sulla base delle indicazioni delle regioni e delle università, senza una consapevolezza della reale situazione e dei trend di settore in corso. Tab. 6 – Italia. Medici specialisti in radiologia da formare nelle scuole di specializzazione. anno accademico fabbisogno determinato dal Ministero della Sanità specialisti in formazione per milione di abitanti 1997-1998 205 3,6 1998-1999 233 4,0 1999-2000 262 4,5 2000-2001 430-473* 7,4-8,2 2001-2002 406-447* 7,2-7,9 2002-2003 405-445* 7,1-7,8 Note: *negli a. a. 2000/01, 2001/02 e 2002/03 ai posti assegnati si può aggiungere il personale medico di ruolo privo di specializzazione, in servizio presso le unità di radiologia, nel limite del 10%. Fonte: Ministero della Sanità Decreto 22/7/1998, 3/8/1999, 26/6/2000, 20/4/2001; Ministero dell’istruzione dell’università e della ricerca Decreto 20/5/2003.
  • 10. 10 5.Conclusioni In conclusione possiamo dunque dire che la crescente diffusione di tecnologie diagnostiche sostiene una costante crescita della presenza dei radiologi nella maggioranza dei paesi industrializzati, crescita che sarà tanto più elevata laddove più basso è il livello della diffusione dello specialista radiologo. In questo quadro la situazione dell’Italia risulta del tutto atipica e di difficile spiegazione avendo la dotazione di radiologi più alta del mondo e nel contempo anche la percezione della più grave carenza (15-20%) degli stessi radiologi. Evidentemente, questa contraddizione deve trovare una spiegazione ed una soluzione che va ricercata innanzitutto nell’organizzazione dell’assistenza sanitaria (distribuzione ed efficienza delle strutture radiologiche), nella valutazione delle prestazioni erogate, nell’organizzazione del lavoro e nei carichi di lavoro degli operatori. Alcune risposte possono venire dunque:  da una pianificazione delle grandi apparecchiature radiologiche e delle unità operative di diagnostica per immagini che ricerchi una maggiore efficienza ed un carico di lavoro adeguato per ogni singola unità erogatrice di prestazioni;  da tutte le iniziative (linee guida, percorsi diagnostici, coinvolgimento e formazione dei medici di medicina generale, uso del quesito diagnostico nella richiesta della prestazione, ecc.) atte a ridurre le prestazioni inappropriate;  da una più attenta pianificazione della forza lavoro necessaria al settore;  da una revisione delle funzioni delle singole categorie professionali estendendo le funzioni dei tecnici di radiologia che possano così meglio supportare e qualificare il lavoro dei medici. Questa strada è stata sperimentata da vari paesi come il Regno Unito che per sostenere il lavoro dei medici radiologi, peraltro presenti in numero assai basso, hanno esteso le funzioni dei tecnici di radiologia e degli OTA (oggi OSS) chiamando i primi a supportare (in qualche caso sostituire) maggiormente i medici e i secondi a supportare i tecnici (ad esempio nel posizionare il paziente). BIBLIOGRAFIA  AIHW, Medical labour force 1998, Canberra, 2000.  AMWAC Australian Medical Workforce Advisory Committee, The specialist radiology workforce in Australia, AMWAC report, Sydney, 2001.  Berland Y., Cooperation des professions de santé : le transfert de taches et de competences, Ministére de la santé de la famille et des personnes handicapées de la République Française, Paris, 2003.  Association canadienne des radiologistes (CAR), L’accès à des soins de santé de qualité, CAR, Ottawa, 2001.  Audit Commission, Radiology, Wetherby, 2002.  Board of the faculty of Clinical Radiology (BFCR) The Royal college of Radiologists (RCR), Clinical radiology: a workforce in crisis, RCR, London, 2002.  Canadian institute for health information (CIHI), Medical imaging in Canada, CIHI, Ottawa, 2003.  Canadian Medical Association, CMA Masterfile, 2001.  Centro studi Ministero della Sanità, Relazione della Commissione per lo studio delle problematiche dei servizi di diagnostica per immagini, ASI n. 28/2001.  Dartmouth Medical School, The Dartmouth atlas of health care, The Trustees of Dartmouth College, 1996.
  • 11. 11  Decreto Ministero della Sanità 22 luglio 1998: “Determinazione del fabbisogno annuo di medici specialisti da formare nelle scuole di specializzazione per gli anni accademici 1997/98, 1998/99, 1999/00 e borse di studio per l’anno 1997/98”.  Decreto Ministero della Sanità 3 agosto 1999: “Integrazione del fabbisogno annuo di medici specialisti da formare in alcune scuole di specializzazione per l’anno accademico 1998/99”.  Decreto Ministero della Sanità 26 giugno 2000: “Rideterminazione per l’anno accademico 1999/2000, del fabbisogno di medici specialisti per talune tipologie di scuole di specializzazione”.  Decreto Ministero della Sanità 20 aprile 2001: “Rideterminazione del numero globale dei medici specialisti da formare nelle scuole di specializzazione negli anni accademici 200/01, 2001/02 e 2002/03 e borse di studio per l’anno accademico 2000/01”.  Decreto Ministero dell’Università e della ricerca scientifica e tecnologica (MURST) del 24 aprile 2001: “Assegnazione alle università di borse di studio per le scuole di specializzazione di medicina e chirurgia per l’anno accademico 2000/2001”.  Decreto Ministero dell’Università e della ricerca scientifica e tecnologica (MURST) del 25 marzo 2002: “Assegnazione alle università di borse di studio per le scuole di specializzazione di medicina e chirurgia per l’anno accademico 2001/2002”.  Decreto Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca (MIUR) del 20 maggio 2003: “Assegnazione alle università delle borse di studio per l’ammissione di medici alle scuole di specializzazione per l’anno accademico 2002/2003”.  Deliberazione CIPE 20 dicembre 1984 : “Ripartizione del fondo sanitario 1985 – parte corrente”.  Department of Health, Vacancies Survey, Department of Health, March 2002.  ISRRT, Conditions for education for Radiographers within Europe, ISRRT, 2003.  MacEwan DW, Dyck DR, Greenberg ID et al., Diagnostic imaging management in Manitoba: 1995-2000. Radiographics, 1994; 14:1109-1118.  Medical training review panel (MTRP) Commonwealth of Australia, Fifth Report, Canberra, 2001.  Ministère de l’emploi et de la solidarité, DREES, Les Médecins, estimations de 1984 à 2000, série statistiques n. 22 – juillet 2001.  Ministero della Salute, Indagine sui servizi di diagnostica per immagini presenti nelle strutture di ricovero e cura pubbliche e private accreditate, Roma, 2002.  Ministero della Salute, Attività gestionali ed economiche delle aziende A.S.L. e aziende ospedaliere, Roma, 2002.  New Zealand health information service (NZHIS), New Zealand workforce statistics 2000, NZHIS, 2001.  Nicolas G., Duret M., Rapport sur l’adequation entre les besoins hospitaliers et les effectifs en anesthesie-reanimation, gynecologie-obstetrique, psychiatrie, et radiologie, Rapport pour le Ministère de l’emploi et de la solidarité, Paris, 1998.  NOMESCO, Nordic/Baltic health statistics 1999, Copenaghen, 2001.  O’Donnell C., Stuckey J., The 1994 Australian radiology workforce committee report, Australasian radiology (1995) 39: 322-328.  Pesavento P., A turn-of-the-Century Census, Decisions in imaging economics, 2001; 14 (1): 22-34.  Royal Australian and New Zealand College of Radiologists (RANZCR), 1998 Australian radiology Workforce report, RANZCR, 1999.  Royal Australian and New Zealand College of Radiologists (RANZCR), 2000 Australian radiology Workforce report, RANZCR, 2001.
  • 12. 12  Royal Australian and New Zealand College of Radiologists (RANZCR), Workforce report 1998 – New Zealand, RANZCR, 1999.  Royal Australian and New Zealand college of Radiologists (RANZCR), Workforce survey diagnostic radiologists report 2000 – New Zealand, RANZCR, 2001.  Royal Australian and New Zealand college of Radiologists (RANZCR), Workforce report 1998 – New Zealand, RANZCR, 1999.  Royal College of Radiologist, Extended working in clinical radiology, RCR, 2002.  Sibbald B., Staffing crisis looms, radiologists warn, CMAJ 1999; 161 (11).  Smets D., Somer A., Van Ouytsel A., Dercq J.P., Material and tool of reflections on a medical planning by branch, Ministry of Social Affairs, 1999.  Sunshine JH, Bushee GR, Mallick R., US radiologists’ workload in 1995-1996 and trends since 1991-1992. Radiology. 1998; 208:19-24.  Sunshine J.H., Cypel Y.S., Schepps B., Diagnostic radiologists in 2000, American Journal of Roentgenology 2002; 178: 291-301.  UNSCEAR, UNSCEAR 2000 report, sources and effects of ionising radiation, UNSCEAR, 2000.