2. 2
I materiali strutturali
A causa dell’innalzamento della temperatura avvengono delle modifiche nei
materiali, a seguito di:
• Modifiche delle sezioni: alcuni materiali sottoposti ad incendio subiscono la
perdita di parti della sezione (ad es. Legno)
• Modifiche delle proprietà meccaniche: a seguito dell’innalzamento della
temperatura, i materiali subiscono modifiche in termini di resistenza e rigidezza.
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3. 3
Trasmissione del calore
https://vacaero.com/information-resources/vac-aero-training/202678-vacuum-furnace-
hot-zones-metal-and-carbon-configurations.html
Convezione Conduzione
Irraggiamento
La trasmissione del
calore per
convezione si
verifica ogni volta
che un corpo viene
posto in un fluido
che si trovi a una
temperatura diversa
da quella del corpo
stesso.
La trasmissione di
calore per
conduzione avviene
in un mezzo solido,
liquido o aeriforme
in quiete dalle zone a
temperatura
maggiore verso
quelle con
temperatura minore.
Con scambio termico per
irraggiamento si intende il
trasporto di energia sotto
forma di calore tramite
onde elettromagnetiche.
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4. 4
Trasmissione del calore
𝜕
𝜕𝑥
𝑘 𝑥
𝜕𝑇
𝜕𝑥
+
𝜕
𝜕𝑦
𝑘 𝑦
𝜕𝑇
𝜕𝑦
+
𝜕
𝜕𝑧
𝑘 𝑧
𝜕𝑇
𝜕𝑧
+ 𝑞 𝑣 = 𝜌𝑐
𝜕𝑇
𝜕𝑡
Equazione di Fourier
in cui:
- 𝑇 è la temperatura;
- 𝜌 è la densità;
- 𝑐 è il calore specifico;
- 𝑘 𝑥 è la conducibilità termica in direzione x;
- 𝑘 𝑦 è la conducibilità termica in direzione y;
- 𝑘 𝑧 è la conducibilità termica in direzione z;
- 𝑞 𝑣 è il calore interno;
- 𝑡 è il tempo.
𝜶 ( Τ𝒎 𝒔 𝟐
) =
𝒌
𝝆𝒄 𝒑
DIFFUSIVITA’ TERMICA
Caratteristica intrinseca dei materiali. Affinchè un
corpo materiale riesca a trasmettere efficacemente
il flusso di calore (a fronte di un gradiente termico),
oltre ad essere un buon conduttore dal punto di
vista termico, deve possedere una bassa densità ed
un basso calore specifico.
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5. 5
Trasmissione del calore
Materiale
𝝆
(𝐤𝐠/𝐦 𝟑
)
c
(𝐉/𝐤𝐠𝐊)
𝝀
(𝐖/𝐦𝐊)
𝛂 (𝐦 𝟐
/𝐬)
da a medio
Lastre di gesso 800 1700 0.2 1.47∙ E − 07 1.47∙ E − 07 1.47∙ E − 07
Lastre di silicati 450÷900 1100 0.15 1.52∙ E − 07 3.03∙ E − 07 2.27∙ E − 07
Lastre di perlite o
vermiculite
300÷800 1100 0.15 1.70∙ E − 07 4.55∙ E − 07 3.13∙ E − 07
Fibre minerali a
spruzzo
250÷300 1100 0.10 3.03∙ E − 07 3.64∙ E − 07 3.33∙ E − 07
Calcestruzzo
cellulare
600÷1300 1200 0.30÷0.65 4.17∙ E − 07 4.17∙ E − 07 4.17∙ E − 07
Calcestruzzo
leggero
1600 1200 0.8 4.17∙ E − 07 4.17∙ E − 07 4.17∙ E − 07
Laterizi 2000 1200 1.00 4.17∙ E − 07 4.17∙ E − 07 4.17∙ E − 07
Calcestruzzo
normale con
aggregati calcarei
2200 1200 1.30 4.92∙ E − 07 4.92∙ E − 07 4.92∙ E − 07
Calcestruzzo
normale con
aggregati silicei
2400 1200 1.70 5.90∙ E − 07 5.90∙ E − 07 5.90∙ E − 07
Lastre di lana
minerale
120÷150 1100 0.25 1.52∙ E − 07 1.89∙ E − 07 1.70∙ E − 07
Acciaio al
carbonio (20 °C)
7850 425 5.4 1.62∙ E − 07 1.62∙ E − 07 1.62∙ E − 07
Alluminio (20
°C)
2700 903 140÷190 5.74∙ E − 07 7.79∙ E − 07 6.77∙ E − 07
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6. 6
ACCIAIO
Windsor Tower, Madrid, 2005
Grenfell Tower, London, 2017
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8. 8
ACCIAIO
A freddo: materiale eccellente con
considerevoli proprietà meccaniche in
relazione al peso per unità di volume.
A caldo: la poca massa degli elementi
strutturali e la grande conducibilità
termica provoca un rapido incremento di
temperatura che innesca fenomeni di
collasso anticipati.
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9. 9
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10. 10
Stress-strain relationship for carbon steel at elevated
Temperatures (EN 1993-1-2).
Proprietà meccaniche
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11. 11
Proprietà meccaniche
COLLAPSE:
• formation of plastic
hinges with the growth of
the temperature that
make the structure labile;
• phenomena of early
instability, due to decay
of the stiffness.
Reduction factors for the stress-strain relationship of carbon steel at
elevated temperatures (EN 1993-1-2).
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12. 12
Proprietà fisiche
Dilatazione termica (3.4.1.1. EN 1993-1-2)
Tra 750 e 860°C si
ha un plateau che
tiene conto degli
effetti legati alla
transizione di fase
che caratterizza
l’acciaio da
carpenteria.
Proprietà dei materiali metallici che ha la caratteristica di aumentare significativamente
all’aumentare della temperatura.
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13. 13
In questo fase l’acciaio assorbe
energia termica senza innalzare la
sua temperatura fino al
completamento della
trasformazione con conseguente
valore infinito del calore specifico.
Proprietà fisiche
Calore specifico (3.4.1.2. EN 1993-1-2)
Alla temperatura di 750 °C il
materiale modifica la struttura
microcristallina passando da una
fase ferritica a una fase austenitica.
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14. 14
Proprietà fisiche
Conducibilità termica (3.4.1.3. EN 1993-1-2)
La conducibilità termica a
differenza delle altre due
proprietà decresce
all’aumentare della
temperatura. Il valore
parte da 54 𝑊/𝑚𝐾 e
decresce fino a 800 °C,
dopodiché si mantiene
costante.
λ 𝑎 = 54 W/m°C per
acciaio al carbonio
λ 𝑎 = - 25 W/m°C
per
acciaio inossidabile
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15. 15
Per effettuare un’analisi termica, ovvero conoscere l’incremento di temperatura dell’acciaio al variare
del tempo di esposizione al fuoco è necessario risolvere l’equazione differenziale di diffusione del
calore (equazione di Fourier), conoscendo le leggi di variazione delle proprietà termiche del
materiale.
Ipotizzando che la sezione in acciaio si trovi tutta alla stessa temperatura e che il calore assorbito dal
materiale attraverso le superfici esposte al flusso termico in un intervallo di tempo ∆t sia uguale al
calore richiesto per aumentare la temperatura interna di ∆T (°C), l’equazione di Fourier porta alla
scrittura della seguente espressione:
∆𝑻 𝒔 =
𝑨 𝒎
𝑽
𝟏
𝝆𝒄 𝒑
൯𝒉 𝒄 𝑻 𝒇 − 𝑻 𝒔 + 𝝈𝜺(𝑻 𝒇
𝟒
− 𝑻 𝒔
𝟒
∆𝒕
- 𝜌 è la densità dell’acciaio (kg/m3
);
- ℎ 𝑐 è il coefficiente di trasferimento di calore per convezione (W/m3
K);
- 𝜎 è la costante di Stefan-Boltzmann (56.7 x 10-12 kW/m4
K);
- 𝜀 è l’emissività risultante;
- 𝑇𝑓 la temperatura nel compartimento (K);
- 𝑇𝑠 quella nell’acciaio (K).
Equazione di Fourier
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16. 16
∆𝑻 𝒔 =
𝑨 𝒎
𝑽
𝟏
𝝆𝒄 𝒑
൯𝒉 𝒄 𝑻 𝒇 − 𝑻 𝒔 + 𝝈𝜺(𝑻 𝒇
𝟒
− 𝑻 𝒔
𝟒
∆𝒕
Fattore di sezione
Permette di valutare la risposta termica di un componente in acciaio. La velocità con cui una trave o
una colonna in acciaio aumenta la propria temperatura è proporzionale alla superficie A dell’acciaio
esposto al fuoco e inversamente proporzionale al volume V della sezione. A seconda del tipo di
sezione si avranno diverse formule per calcolare A/V.
Un componente con
un basso fattore di
sezione si riscalda
meno velocemente
rispetto ad uno con
fattore di sezione
elevato.
Table 4.2: Section factor Am / V for unprotected steel members.
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17. 17
CALCESTRUZZO ARMATO
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18. 18
CALCESTRUZZO ARMATO
Il calcestruzzo è un materiale composto da acqua, cemento e inerti, per cui la presenza di acqua nella
miscela provoca durante l’incendio, la rapida disidratazione per vaporizzazione della componente
acquosa.
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19. 19
Spalling
Per spalling, si intende quel fenomeno che porta al degrado e al distacco improvviso, di pezzi di
calcestruzzo dal copriferro. Questo è dovuto all’aumento della pressione interna ai pori di
calcestruzzo.
https://webapi.ingenio-web.it/immagini/file/byname?name=vZv0n22vmq.pdf
https://it.wikipedia.org/wiki/Copriferro#/media/File:Rust-reo-steel.jpg
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20. 20
Spalling
Ciò che avviene nel calcestruzzo durante un incendio può
essere riassunto nelle seguenti 5 fasi:
1. all’inizio dell’incendio le particelle di acqua sono
distribuite in maniera uniforme nei pori del calcestruzzo;
2. i gradienti termici causati dal riscaldamento determinano
la migrazione dell’acqua attraverso i pori del calcestruzzo;
3. la temperatura della superficie esposta aumenta
rapidamente (oltre i 1000°C) e l’acqua si trasforma in
vapore;
4. quando la superficie esposta è completamente essiccata e
priva di acqua inizia il fenomeno dello “spalling” in punti
localizzati;
5. lo “spalling” continua in profondità man mano che gli
strati più interni di calcestruzzo sono direttamente esposti
al fuoco.
1
2
3
4
5
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21. 21
Spalling
Si individuano tre tipologie di spalling:
- Spalling esplosivo;
- Surface pitting;
- Corner break off.
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22. 22
Spalling esplosivo
È caratterizzato dalla violenta esplosione di pezzi di calcestruzzo durante le prime fasi dell’incendio
(entro i 30 minuti con temperature variabili tra 250 e 400°C). La causa principale scatenante
questo fenomeno è legata all’ aumento repentino di pressione nei pori. Lo spalling esplosivo è
generalmente presente nei calcestruzzi ad alta resistenza in virtù della loro ridotta porosità.
Le cause dello spalling esplosivo sono legate a:
• Scarsa resistenza a trazione del materiale;
• Sezioni molto snelle (rapido riscaldamento);
• Elevata umidità elemento (>3% in peso);
• Armature non adeguatamente ormeggiate da staffe;
• Tensioni indotte da carichi applicati;
• Elevata crescita della temperatura.
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23. 23
Spalling esplosivo
Questo spalling esplosivo è caratteristico delle strutture portanti delle gallerie, a causa dello
spessore sottile.
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24. 24
Spalling esplosivo
Rimedi al fenomeno dello spalling esplosivo:
Per limitare il fenomeno dello spalling esplosivo un utile accorgimento è l’utilizzo di fili di
polipropilene dispersi nella matrice di calcestruzzo: la loro relativamente bassa temperatura di
fusione (circa 170°C) fa sì che si creino dei cunicoli per la fuoriuscita all’esterno del vapore
intrappolato. L’Eurocodice consiglia un quantitativo dello 0.1% in volume.
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25. 25
Surface pitting
Questo fenomeno è evidente nelle prime fasi dell’incendio ed è caratterizzato dall’espulsione di
inerti principalmente silicei dalla matrice del calcestruzzo.
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26. 26
Corner break off
Consiste nel lento distacco di interi strati o
porzioni di calcestruzzo durante le fasi finali
dell’incendio, quando ormai le proprietà
meccaniche del materiale sono notevolmente
ridotte, tanto da non riuscire a sostenerne le
parti già parzialmente distaccate. La presenza di
armature aggiuntive ad hoc può impedire il
distacco appena descritto.
L’ EC suggerisce di non ricorrere a particolari
misure di contrasto dello spalling a condizione
di impiegare calcestruzzo normale con
contenuto di umidità non superiore al 3% in
peso. In Italia i calcestruzzi non contengono più
del 2-2,5% in peso.
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27. 27
Proprietà Meccaniche (3.2.2 EN 1992-1-2)
Resistenza a compressione (3.2.2.1 EN 1992-1-2)
• Per 𝜀 ≤ 𝜀 𝑐1,𝜃
𝜎 𝜃 =
3𝜀𝑓𝑐,𝜃
𝜀 𝑐1,𝜃(2 +
𝜀
𝜀 𝑐1,𝜃
3
)
• 𝜀 𝑐1(𝜃) < 𝜀 ≤ 𝜀 𝑐𝑢1,𝜃 si raccomanda di
adottare un ramo discendente a fini
numerici. Sono consentiti modelli lineari o
non lineari.
• 𝑓𝑐,𝜃 il valore assunto dalla resistenza cilindrica
a compressione del calcestruzzo alla
temperatura 𝜃;
• 𝜀 𝑐1,𝜃 è il valore della deformazione in
corrispondenza di 𝑓𝑐,𝜃;
• 𝜀 𝑐𝑢1,𝜃 è il valore ultimo della deformazione
alla temperatura 𝜃.
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28. 28
Proprietà Meccaniche (3.2.2 EN 1992-1-2 )
Resistenza a compressione (3.2.2.1 EN 1992-1-2)
Il degrado delle
caratteristiche meccaniche
inizia già a 300°C, per
arrivare intorno ai 700°C.
Il comportamento
meccanico dipende dalla
natura degli aggregati
presenti nella miscela.
Gli inerti calcarei
presentano un migliore
comportamento. Il cls con
aggregato siliceo invece
presenta una brusca
caduta intorno ai 570°C
conversione della
silice in quarzo.
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29. 29
Proprietà Meccaniche (3.2.2 EN 1992-1-2)
Riduzione resistenza caratteristica 𝒇 𝒄𝒌 (4.2.4.2 EN 1992-1-2)
Curva 1: calcestruzzo ordinario con
aggregati silicei
Curva 2: calcestruzzo ordinario con
aggregati calcarei
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30. 30
Proprietà Meccaniche (3.2.2 EN 1992-1-2)
Resistenza a trazione (3.2.2.2 EN 1992-1-2)
La resistenza a trazione andrebbe sempre trascurata a favore di sicurezza. Qualora se ne voglia
tenere conto, la riduzione della resistenza a trazione caratteristica del calcestruzzo è consentita
mediante il coefficiente 𝑘 𝑐,𝑡(𝜃):
𝑓𝑐𝑘,𝑡 𝜃 = 𝑘 𝑐,𝑡(𝜃) ∙ 𝑓𝑐𝑘,𝑡
- 𝑘 𝑐,𝑡 𝜃 = 1
per 20°𝐶 ≤ 𝜃 ≤ 100°𝐶
- 𝑘 𝑐,𝑡(𝜃) = 1,0 – 1,0(𝜃 − 100)/500
per 100°𝐶 ≤ 𝜃 ≤ 600°𝐶
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31. 31
Proprietà meccaniche acciaio da armature (3.2.3 EN 1992-1-2)
I fenomeni di spalling che avvengono nel calcestruzzo provocano un’espulsione del copriferro da
cui ne consegue la completa esposizione dell’acciaio presente all’interno della sezione.
𝑓𝑠𝑦,𝜃 = 𝐾𝑠𝑦,𝜃 ∙ 𝑓𝑠𝑦 Tensione di snervamento alla
temperatura 𝜃𝑠
𝑓𝑠𝑝,𝜃 = 𝐾𝑠𝑝,𝜃 ∙ 𝑓𝑠𝑦 Limite di proporzionalità alla
temperatura 𝜃𝑠
𝐸𝑠,𝜃 = 𝐾 𝐸,𝜃 ∙ 𝐸𝑠 Modulo di Young alla temperatura 𝜃𝑠
I valori di queste
grandezze variano a
seconda che l’acciaio sia
laminato a freddo o a
caldo.
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32. 32
Proprietà meccaniche acciaio da armature (3.2.3 EN 1992-1-2)
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33. 33
Proprietà meccaniche acciaio da armature (3.2.3 EN 1992-1-2)
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34. 34
Proprietà fisiche calcestruzzo
Dilatazione termica (3.3.1 EN 1992-1-2)
Aggregati silicei:
𝜀 𝑐(𝜃)= -1.8∙ 10−4
+ 9 ∙ 10−6
𝜃 + 2.3∙ 10−11
𝜃3
per 20 °𝐶 ≤ 𝜃 ≤ 700°𝐶
𝜀 𝑐(𝜃)= -14∙ 10−3
per 700 °𝐶 ≤ 𝜃 ≤ 1200°𝐶
Aggregati calcarei:
𝜀 𝑐 𝜃 = -1.2∙ 10−4
+ 6 ∙ 10−6
𝜃 + 1.4∙ 10−11
𝜃3
per 20 °𝐶 ≤ 𝜃 ≤ 805°𝐶
𝜀 𝑐 𝜃 = -12∙ 10−3
per 805 °𝐶 ≤ 𝜃 ≤ 1200°𝐶
Curva 1: aggregati silicei
Curva 2: aggregati calcarei
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35. 35
Proprietà fisiche calcestruzzo
Calore specifico (3.3.2 EN 1992-1-2)
Si intende la quantità di energia
che deve assorbire l’unità di
massa per subire un incremento
di 1°C. I valori di picco variano
in funzione del contenuto di
umidità (si considera pertanto
anche l’energia assorbita per
l’evaporazione dell’acqua).
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36. 36
Proprietà fisiche calcestruzzo
Conducibilità termica (3.3.3 EN 1992-1-2)
La conducibilità termica dipende
anch’essa dal mix design utilizzato e
dal tipo di inerte. L’ Eurocodice non
arriva a definire un valore univoco, ma
addirittura un fuso in cui individuare il
valore idoneo, in cui:
1. limite superiore → elementi di
calcestruzzo siliceo-alta
resistenza;
2. limite inferiore → elementi di
calcestruzzo calcareo.
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37. 37
Cenni sulle incertezze
Varie prove sugli acciai ad alte temperature hanno mostrato una considerevole dispersione
nei risultati in termini di caratteristiche meccaniche. È importante prestare attenzione sul
fatto che una valutazione critica dei risultati è necessaria nel calcolo strutturale quando
vengono impiegati dati di input già dotati di notevole dispersione, come succede nelle analisi
strutturali di elementi soggetti al fuoco.
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39. 39
LEGNO
Le strutture di legno manifestano a temperatura normale un funzionamento strutturale
concettualmente riconducibile a quelle delle strutture di acciaio. Esistono tuttavia alcuni
aspetti peculiari del legno che lo differenziano dall’acciaio già a temperatura normale
(Ponticelli, Caciolai, 2013):
• La resistenza è fortemente variabile all’interno dell’elemento stesso;
• Le proprietà meccaniche sono differenti a seconda delle direzioni considerate
(parallelamente e perpendicolarmente alle fibre);
• La resistenza e la duttilità sono molto differenti in trazione e in compressione;
• La tensione di rottura dipende anche dalle dimensioni del campione;
• La resistenza si riduce sotto carichi di lunga durata, perché con il tempo il legno si
deteriora.
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40. 40
LEGNO
E’ in condizioni di incendio dove si registrano le maggiori differenze con gli altri materiali da
costruzione. Il legno è un materiale organico combustibile e in caso di incendio partecipa alla
combustione perdendo massa dalla superficie esposta al fuoco
verso l’interno.
Si individua al di sotto dello strato
carbonizzato una zona cosiddetta di “pirolisi”
o ZONA ALTERATA di spessore variabile tra i
20 e i 40 mm nella quale si concentrano le
trasformazioni di rottura dei legami
molecolari. A favore di sicurezza si ritiene che
lo strato di pirolisi non sia in grado di offrire
alcuna proprietà meccanica, mentre la ZONA
INALTERATA mantiene le proprie
caratteristiche meccaniche iniziali come lo
strato di legno integro.
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41. 41
LEGNO
La demolizione del legno produce una riduzione delle sezioni resistenti degli elementi con
conseguente aumento della temperatura negli strati interni. Questo fenomeno, negativo dal punto di
vista strutturale, presenta due aspetti positivi:
1) La velocità di carbonizzazione è costante nel tempo (< 1mm al minuto) poiché lo strato
carbonizzato superficiale riduce l’afflusso di ossigeno agli strati sottostanti. Questo è valido solo per
legnami utilizzati in ambito strutturale.
2) Sotto lo strato di pirolisi si registra un modesto aumento di temperatura. Questo fenomeno è
connesso alla bassa conducibilità termica del legno, all’elevato calore specifico e al consistente
contenuto di umidità.
La perdita della capacità portante di un elemento
strutturale di legno è principalmente associabile alla
riduzione della sezione e non alla riduzione delle
caratteristiche meccaniche conseguenti all’aumento
della temperatura.
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42. 42
Velocità di carbonizzazione
E’ la proprietà più
importante del legno
per l’effettuazione
delle verifiche
strutturali a caldo.
E’ rappresentata dalla variazione nel tempo (mm/min) della distanza tra la superficie esterna
prima dell’inizio della carbonizzazione e la superficie di carbonizzazione stessa (assunta a
300°C).
Come si calcola?
http://www.arataecobuilding.eu/com
portamento-al-fuoco-di-una-
struttura-in-legno/
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43. 43
Velocità di carbonizzazione
1) “ad avanzamento monodimensionale” che
tiene conto del reale avanzamento della linea
di carbonizzazione, compreso il fenomeno di
arrotondamento degli spigoli.
𝑑 𝑐ℎ𝑎𝑟,0 𝑡 = 𝛽0 ∙ 𝑡
dove 𝛽0 è la velocità monodimensionale di
carbonizzazione.
2) “ad avanzamento nominale” che trascura il
suddetto fenomeno.
𝑑 𝑐ℎ𝑎𝑟,𝑛 𝑡 = 𝛽 𝑛 ∙ 𝑡
dove 𝛽 𝑛 è la velocità nominale di
carbonizzazione.
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44. 44
Velocità di carbonizzazione
Il prospetto 3.2 dell’ Eurocodice UNI EN 1995-1-2 fornisce i valori di 𝛽0 e 𝛽 𝑛
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45. 45
Velocità di carbonizzazione
La scelta della modalità non è arbitraria, piuttosto, il progettista è tenuto ad effettuare
un controllo sulla dimensione minima della sezione trasversale residua: nel caso essa
risulti superiore ad un limite minimo prefissato 𝑏 𝑚𝑖𝑛 si deve utilizzare l’approccio
monodimensionale. Il calcolo di 𝑏 𝑚𝑖𝑛 è fornito da:
𝑏 𝑚𝑖𝑛 = ൝
2𝑑 𝑐ℎ𝑎𝑟,0 + 80 𝑠𝑒 𝑑 𝑐ℎ𝑎𝑟,0 ≥ 13𝑚𝑚
8.15 𝑐ℎ𝑎𝑟,0 𝑠𝑒 𝑑 𝑐ℎ𝑎𝑟,0 < 13𝑚𝑚
-20
0
20
40
60
80
100
120
140
160
0 10 20 30 40
bmin(mm)
dchar,0 (mm)
d<13mm
d>13mm
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46. 46
Proprietà meccaniche (3.2 UNI EN 1995-1-2)
Per determinare le proprietà meccaniche del materiale legno, abbiamo a disposizione due
metodi:
METODI SEMPLIFICATI → Consistono essenzialmente nel metodo della sezione trasversale
ridotta e nel metodo delle proprietà ridotte. Si applicano ad elementi monodimensionali e
solo in condizioni di incendio standard. Il primo metodo prevede la possibilità di effettuare
verifiche strutturali su di una sezione legno di dimensioni ridotte rispetto a quelle originali,
considerando la porzione di sezione residua meccanicamente integra. Il secondo metodo
consiste nel determinare la sezione ridotta in maniera più accurata del metodo precedente e
nell’assumere proprietà meccaniche del legno ridotte.
METODI AVANZATI → Devono dar luogo a un’analisi realistica della struttura esposta al
fuoco. Devono essere basati sul comportamento fisico fondamentale in modo tale da condurre
a un’affidabile approssimazione del comportamento atteso del pertinente componente
strutturale sottoposto a condizioni di incendio. E’ necessario definire dei modelli non lineari del
legame costitutivo.
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47. 47
Proprietà meccaniche (3.2 UNI EN 1995-1-2)
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48. 48
Proprietà meccaniche – Metodi semplificati
Metodo della sezione trasversale ridotta (4.2.2 UNI EN 1995-1-2)
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49. 49
Proprietà Meccaniche – Metodi semplificati
Metodo delle proprietà ridotte (4.2.3 UNI EN 1995-1-2)
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50. 50
Proprietà meccaniche – Metodi avanzati
Fattore di riduzione per la resistenza parallelamente alla direzione della fibratura
(B.3 UNI EN 1995-1-2)
Venatura del legno
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51. 51
Proprietà meccaniche – Metodi avanzati
Fattore di riduzione per il modulo di elasticità parallelamente alla direzione della
fibratura (B.3 UNI EN 1995-1-2)
Note
(2) Per la compressione perpendicolare
alla direzione della fibratura, può essere
applicata la stessa riduzione di resistenza
adottata per la compressione parallela
alla fibratura.
(3) Per il taglio con componenti
perpendicolari alla fibratura (rolling
shear), può essere applicata la stessa
riduzione di resistenza adottata per la
compressione parallela alla fibratura.
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52. 52
Proprietà termiche
L’andamento delle proprietà termiche alle alte temperature è richiesto unicamente per
l’applicazione dei metodi avanzati.
Relazione temperatura-rapporto di densità per legno di conifere con umidità iniziale
pari al 12% (B.3 UNI EN 1995-1-2)
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53. 53
Proprietà termiche
Relazione temperatura-calore specifico (B.3 UNI EN 1995-1-2)
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55. 55
Proprietà termiche
Relazione temperatura-conducibilità – Confronto con l’acciaio
Legno Acciaio
Possiamo notare come in questo caso la conducibilità aumenta
all’aumentare della temperatura, ma si mantiene molto bassa. Rispetto
all’acciaio, il legno si comporta come un isolante termico.
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57. 57
MURATURA
Il laterizio ha una buona resistenza al fuoco, non è un
combustibile. Resistono a temperature di oltre 1000°C e
fondono a 2500°C.
I mattoni forati sono più sensibili al calore di quelli pieni,
in quanto, il paramento esterno investito direttamente dal
flusso termico, subisce una dilatazione diversa da quella
delle nervature interne. Si generano così tensioni interne
che portano a rottura il laterizio.
Questo fenomeno di rottura fragile viene accentuato in
fase di estinzione dell’incendio poiché vengono utilizzati
getti di acqua fredda che provocano brusche variazioni
termiche nel materiale.
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58. 58
MURATURA
TIPO A - PARETE A BASSA INERZIA
TERMICA: contraddistingue il comportamento
di una parete confezionata con elementi di
laterizio normale con spessore di 6-8-10 cm.
Sono state effettuate varie ricerche dall’ ANDIL per studiare il comportamento al fuoco delle pareti
di laterizio. In funzione dello spessore delle pareti provate e dei valori ottenuti si possono
distinguere 3 diversi tipi di comportamento al fuoco:
TIPO B - PARETE A MEDIA INERZIA
TERMICA: individua il comportamento di pareti
più pesanti delle tradizionali tramezzature,
anche se di spessore ancora contenuto 12-14-17
cm.
TIPO C- PARETE AD ALTA INERZIA
TERMICA: contraddistingue il comportamento
di una parete in laterizio con spessore maggiore
di 17 cm.
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61. 2
I PARTE
L’AZIONE
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62. Cosa è l’incendio?
COMBUSTION
Heat Source:
Release a
adequate value of
thermal energy
that is able to start
the process of
combustion
Fuel:
It is the material that
is able to combine
chemically with
oxygen with issue of
thermal energy
Oxidising:
It is the substance that fuels combustion by
means of oxidation of the fuel
3
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63. Cosa è l’incendio?
Pagina 4
4
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64. Pagina 5
Fasi di un incendio (I)
5
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65. Pagina 6Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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Ignizione (fase di innesco)
In presenza di una adeguata sorgente di calore, un materiale combustibile raggiunge la sua
temperatura di ignizione e inizia a bruciare. La durata di questa fase dipende essenzialmente dal
combustibile, ovvero dalle sue caratteristiche fisiche e geometriche, dalla sua distribuzione spaziale,
dalla velocità di decomposizione e dalla possibilità di dissipare calore.
6
Fasi di un incendio (II)
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66. Pagina 7Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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Propagazione (fase di crescita)
In questa fase è sempre importante il combustibile, ma entrano in gioco anche le superfici di
ventilazione, ovvero l’afflusso di ossigeno, e le caratteristiche di partecipazione all’incendio dei
materiali presenti. Se non tempestivamente arginato, l’incendio comincia ad espandersi
coinvolgendo altri combustibili presenti nello stesso compartimento.
7
Fasi di un incendio (III)
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67. Pagina 8Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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La propagazione dell’incendio dipende da diversi fattori, che influenzano la potenza
massima dello stesso.
Tipicamente gli incendi possono essere governati:
• dal combustibile (tipico di incendi che avvengono in spazi aperti);
• dalla ventilazione (tipico di incendi che avvengono in spazi chiusi).
http://antincendio-italia.it/il-ruolo-della-ventilazione-durante-
un-incendio-il-fattore-di-ventilazione/
http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/natur
a/2017/06/19/incendi-appello-scienziati-in-italia-
serve-piu-prevenzione_700d7713-53d2-415d-8fea-
43cb6ea4262b.html
Fasi di un incendio (IV)
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68. Pagina 9Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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Flash-over
È il punto di transizione da un incendio in crescita a uno pienamente sviluppato, nel quale tutti i
materiali combustibili presenti nel compartimento prendono fuoco a causa dell’irraggiamento.
9
Fasi di un incendio (V)
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69. Pagina 10Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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Sviluppo (fase stazionaria)
A questo punto l’incendio coinvolge grandi quantità di combustibile fino al pieno sviluppo. Questa
fase dipende dalle superfici di ventilazione e dalla loro disposizione; la temperatura cresce, con
produzione importante di gas e fumi.
10
Fasi di un incendio (VI)
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70. Pagina 11Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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Estinzione (fase di decadimento)
Ad un certo momento, per mancanza di combustibile o ossigeno, l’incendio si esaurisce.
Convenzionalmente, l’incendio si ritiene concluso quando si arriva ad una temperatura di 200
°C.
11
Fasi di un incendio (VII)
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71. Pagina 12Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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Nella fase pre
flashover
l’incendio è
controllato
dalla quantità
di combustibile
disponibile alla
combustione
Nella fase post
flashover
l’incendio è
controllato
dalla quantità
di ossigeno
disponibile
12
Pre vs Post flashover
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72. Pagina 13Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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Come si modella un incendio?
13
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73. Pagina 14Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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Attraverso curve temperatura-tempo
La modellazione dell’incendio è quel
procedimento mediante il quale si determina il
valore della temperatura dei gas nei pressi
degli elementi costruttivi.
Attraverso quantità di energia coinvolta
(HRR)
14
Come si modella un incendio?
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74. Pagina 15
Modellazione attraverso curve tempo-Temperatura (t-T)
0
200
400
600
800
1000
1200
0 2000 4000 6000
T(°C)
t (s)
• Nominal curves
• Natural curves
• Represent the post-flashover phase;
• Applied for the exposure time interval,
without any cooling phase;
• The initial stretch is very steep, which
implies that the triggering and
propagation phase is ignored.
• Act on constructive elements throughout
the whole duration of the fire until the
return to the compartment of the
ambient temperature;
• Simplified numerical fire patterns,
(curves parametric);
• Advanced numerical fire models.
time
Temperature
Ignition
Flashover
Decay
Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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0
200
400
600
800
0 50 100 150T(°C)
t (min)
Flashover:
punto di transizione da un
incendio in crescita a uno
pienamente sviluppato, nel quale
tutti i materiali combustibili
presenti nel compartimento
prendono fuoco
15
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75. Pagina 16
0
200
400
600
800
1000
1200
0 2000 4000 6000
T(°C)
t (s)
Nominal curves
Natural curves
• Represent the post-flashover phase;
• Applied for the exposure time interval,
without any cooling phase;
• The initial stretch is very steep, which
implies that the triggering and
propagation phase is ignored.
• Act on constructive elements throughout
the whole duration of the fire until the
return to the compartment of the
ambient temperature;
• Simplified numerical fire patterns,
(curves parametric);
• Advanced numerical fire models.
time
Temperature
Ignition
Flashover
Decay
Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
Firenze 15 Febbraio 2019
0
200
400
600
800
0 50 100 150T(°C)
t (min)
Flashover:
punto di transizione da un
incendio in crescita a uno
pienamente sviluppato, nel quale
tutti i materiali combustibili
presenti nel compartimento
prendono fuoco
APPROCCIO PRESCRITTIVO
APPROCCIO PRESTAZIONALE
16
Modellazione attraverso curve tempo-Temperatura (t-T)
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76. Pagina 17Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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Human
safety
Structural
safety
Pre post flashover
77. Pagina 18
Modellazione con HRR
Da un punto di vista energetico, l’incendio può essere descritto attraverso una funzione nel
tempo della quantità istantanea di potenza termica rilasciata, definita Heat Release Rate
(HRR o RHR).
Si divide sostanzialmente in tre fasi:
• Fase di crescita, prima che si verifichi il flashover;
• Fase di incendio completamente sviluppato, dopo il flashover e durante il quale
tutti i materiali combustibili nel compartimento sono coinvolti nella combustione;
• Fase di decadimento.
(1) incendio controllato dal
combustibile
(2) incendio controllato dalla
ventilazione
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78. 19
II PARTE
ASPETTI RELATIVI ALLA
MODELLAZIONE
NUMERICA
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79. Pagina 20Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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Sono strumenti utilizzati per
valutare la temperatura dei gas caldi
in ambiente confinato durante le fasi
di un incendio. L’ipotesi principale
alla base dei modelli a zone è che
possono essere individuate zone, nei
compartimenti, caratterizzate da
distribuzioni uniformi della
temperatura dei gas caldi.
Sono modelli matematici per la
risoluzione delle equazioni della
termofluidodinamica di Navier-
Stokes mediante il metodo dei
volumi finiti. Si divide il
compartimento in una griglia di
parallelepipedi in cui si valutano le
suddette equazioni.
MODELLI A ZONE MODELLI DI CAMPO
20
Modelli di incendio numerici avanzati
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80. software OZone V2.0 dell’Université de Liège
Pagina 21Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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J-F. Cadorin, J-M. Franssen, A tool to design steel elements submitted to compartment fires-OZone V2. Part 1: pre-and post-flashover
compartment fire model, 2003.
MODELLO A DUE ZONE
fase pre-flashover
MODELLO A UNA ZONA
fase post-flashover
21
Modelli a zone (I)
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82. Pagina 23Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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Sono modelli matematici per la risoluzione delle equazioni della termofluidodinamica di Navier-
Stokes mediante il metodo dei volumi finiti. Si divide il compartimento in una griglia di
parallelepipedi in cui si valutano le suddette equazioni.
Presentano lo svantaggio di richiedere molto tempo di calcolo. DISCRETIZZAZIONE
23
Modelli di campo (I)
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https://www.nist.gov/news-events/news/2009/03/comments-
sought-nist-guidelines-structural-fire-resistance
http://www.jgafire.com/fire-engineering/
83. Pagina 24Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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Un software di simulazione incendi secondo un modello fluido dinamico computazionale
della corrente del flusso fluido è FDS. Risolve numericamente una forma delle equazioni di
Navier-Stokes, adattate per flusso a bassa velocità, con una particolare attenzione sul
trasporto del fumo e del calore provocati da incendio. Congiuntamente a FDS viene
distribuito un altro programma Smokewiev usato per ottenere la visualizzazione dei risultati
di una simulazione effettuata con FDS. Il programma è stato scritto in Fortran e i dati di input
vengono forniti con un file di testo in formato ASCII. FDS è in grado di fornire come dati di
uscita i valori di:
- temperatura, velocità e concentrazione dei gas;
- concentrazione dei prodotti di combustione;
- visibilità e pressione;
- tempo di attivazione di erogatori sprinkler e di rivelatori di calore o di fumo;
- flussi di massa e di energia.
24
Modelli di campo (II)
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84. Pagina 25Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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Esempio di modellazione di un compartimento senza aperture con FDS.
0
10
20
30
40
50
60
70
0
50
100
150
200
250
300
350
400
HRR(kW)
t(s)
Curva HRR naturale compartimento senza aperture.
25
FDS (NIST) - I
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85. Pagina 26Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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Esempio di modellazione con FDS di un compartimento con aperture.
Curva HRR naturale compartimento con aperture.
0
500
1000
1500
2000
2500
3000
3500
0
200
400
600
800
1000
1200
1400
HRR(kW)
t (s)
26
FDS (NIST) - II
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86. Pagina 27Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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DUOMO DI MODENA
27
CFD (Computational fluid dynamics) applicata ad un caso reale
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87. Pagina 28Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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DUOMO DI MODENA
28
CFD (Computational fluid dynamics) applicata ad un caso reale
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88. Pagina 29Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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Prospetti dwg
29
CFD (Computational fluid dynamics) applicata ad un caso reale
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89. Modello 3D
30
CFD (Computational fluid dynamics) applicata ad un caso reale
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90. Pagina 31Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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Importazione modello 3D in Pyrosim
31
CFD (Computational fluid dynamics) applicata ad un caso reale
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91. Pagina 32Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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Importazione modello 3D in Pyrosim
32
CFD (Computational fluid dynamics) applicata ad un caso reale
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92. Pagina 33Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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FDS
33
CFD (Computational fluid dynamics) applicata ad un caso reale
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93. Pagina 34Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
Firenze 15 Febbraio 2019
FDS
34
CFD (Computational fluid dynamics) applicata ad un caso reale
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94. Pagina 35Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
Firenze 15 Febbraio 201935
CFD (Computational fluid dynamics) applicata ad un caso reale
FDS
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95. Pagina 36Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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IMPOSTAZIONE INCENDIO
36
CFD (Computational fluid dynamics) applicata ad un caso reale
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96. Pagina 37Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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DEFINIZIONE DELL’INCENDIO IN PIROSYM
37
CFD (Computational fluid dynamics) applicata ad un caso reale
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97. CFD (Computational fluid dynamics) applicata ad un caso reale
Pagina 38Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
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DEFINIZIONE DELL’INCENDIO IN PIROSYM
38
Corso di Progettazione Strutturale Antincendio A.A. 2019/2020
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98. Pagina 39Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
Firenze 15 Febbraio 2019
DEFINIZIONE DELL’INCENDIO IN PIROSYM
39
CFD (Computational fluid dynamics) applicata ad un caso reale
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99. Pagina 40Alessandra Aguinagalde (UNIROMA)
Firenze 15 Febbraio 2019
PIROSYM + PATHFINDER
40
CFD (Computational fluid dynamics) applicata ad un caso reale
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102. 2
ANALISI STRUTTURALE IN CASO DI INCENDIO
3.6.1.5 PROCEDURA DI ANALISI DELLA RESISTENZA AL FUOCO (NTC 2018)
L’analisi della resistenza al fuoco può essere così articolata:
- individuazione dell’incendio di progetto appropriato alla costruzione in esame;
- analisi della evoluzione della temperatura all’interno degli elementi strutturali;
- analisi del comportamento meccanico delle strutture esposte al fuoco;
- verifiche di sicurezza.
ANALISI DEL COMPORTAMENTO MECCANICO DELLE STRUTTURE ESPOSTE AL FUOCO
Il comportamento meccanico della struttura viene analizzato tenendo conto della
riduzione della resistenza meccanica dei componenti. I materiali quando si
surriscaldano non mantengono le caratteristiche che hanno a freddo, ma la loro
resistenza viene abbattuta di certi coefficienti.
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103. 3
ANALISI STRUTTURALE IN CASO DI INCENDIO
ANALISI NON LINEARI NON STAZIONARIE
N.L. MATERIALE N.L. GEOMETRIA
Le deformazioni della
struttura non possono essere
considerate trascurate.
L’equilibrio è scritto nella
configurazione deformata.
Il comportamento del
materiale non è
elastico lineare, ma
elastico non lineare o
elasto-plastico.
Nel caso di comportamento N.L. si utilizzano strategie di soluzioni iterative.
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104. 4
Analisi non lineari non stazionarie
Le analisi non lineari non stazionarie vengono fatte tramite un procedimento di tipo iterativo con il
codice di calcolo.
T = 𝐭 𝟏
T = 𝐭 𝟐
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105. 5
𝑆1 = 𝑃1 − 𝑅1
↓
se 𝑆1 ≪ 10−6
÷ 10−7
accetto 𝑣1
′
se 𝑆1≫ 10−6
÷ 10−7
stimo nuova rigidezza
𝑲 𝟏
CRITERIO DI CONVERGENZA
Analisi non lineari non stazionarie
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106. 6
Esempio di procedura con il codice di calcolo
1) Individuazione dell’incendio di progetto appropriato alla costruzione in
esame
2) Analisi della evoluzione della temperatura all’interno degli elementi
strutturali
3) Analisi del comportamento meccanico delle strutture esposte al fuoco
4) Verifiche di sicurezza
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107. 7
INDIVIDUAZIONE DELL’INCENDIO DI PROGETTO APPROPRIATO ALLA
COSTRUZIONE IN ESAME
Esempio di procedura il con il codice di calcolo
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108. 8
fy
ANALISI DELLA EVOLUZIONE DELLA TEMPERATURA ALL’INTERNO DEGLI
ELEMENTI STRUTTURALI
E
Esempio di procedura il con il codice di calcolo
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109. 9
ANALISI DEL COMPORTAMENTO MECCANICO DELLE STRUTTURE ESPOSTE AL
FUOCO
Esempio di procedura il con il codice di calcolo
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110. 10
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INSTABILITÀ DELLE STRUTTURE SOTTO
INCENDIO – THERMAL BUCKLING
111. 11
Instabilità delle strutture sotto incendio – Thermal buckling
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1 2 3 4 5 6
𝑷 𝒄𝒓 =
𝝅 𝟐 𝑬𝑰
𝒍 𝟎
𝟐
112. 16000
16500
17000
17500
18000
18500
19000
19500
20000
20500
1 2 3 4
Pcr(kN)
N° elementi
• Caso 1
β=1
Pcr Straus7
n. elementi Pcr (kN) Errore (%)
1 20000.00 21.585
2 16556.50 0.651
3 16458.90 0.058
4 16441.30 -0.049
12
E (MPa) b (m) 𝐥 𝟎 (m) I (m4) Pcr (kN)
200000 0.1 1 0.00000833 16449.3
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113. β=1
Pcr= 20000 kN Pcr= 16556.5 kN Pcr= 16458.9 kN Pcr= 16441.3 kN
13
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• Caso 1
114. β=2
4100
4105
4110
4115
4120
4125
4130
4135
4140
4145
4150
1 2 3 4
Pcr(kN)
N° elementi
Pcr Straus7
n. elementi Pcr (kN) Errore (%)
1 4143.27 0.752
2 4114.44 0.051
3 4112.76 0.010
4 4112.47 0.003
14
E (MPa) b (m) 𝐥 𝟎 (m) I (m4) Pcr (kN)
200000 0.1 2 0.00000833 4112.3
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• Caso 2
115. β=2
Pcr= 4143.27 kN Pcr= 4114.4 kN Pcr= 4112.76 kN Pcr= 4112.47 kN
15
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• Caso 2
116. β=0.7
33000
35000
37000
39000
41000
43000
45000
47000
49000
1 2 3 4
Pcr(kN)
N° elementi
16
E (MPa) b (m) 𝐥 𝟎 (m) I (m4) Pcr (kN)
200000 0.1 0.7 0.00000833 33570.1
Pcr Straus7
n. elementi Pcr (kN) Errore (%)
1 50000.00 48.942
2 34514.70 2.814
3 33857.70 0.857
4 33720.40 0.448
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• Caso 3
117. β=0.7
Pcr= 50000 kN Pcr= 34514.7 kN Pcr= 33720.4 kNPcr= 33857.7 kN
17
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• Caso 3
118. β=0.5
Pcr Straus7
n. elementi Pcr (kN) Errore (%)
1 - -
2 66666.70 0.013
3 67238.60 0.022
4 66292.30 0.008
18
65000
65500
66000
66500
67000
67500
68000
1 2 3 4
Pcr(kN)
N° elementi
E (MPa) b (m) 𝐥 𝟎 (m) I (m4) Pcr (kN)
200000 0.1 0.5 0.00000833 33570.1
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• Caso 4
119. β=0.5
Pcr= 66666.7 kN Pcr= 67238.6 kN Pcr= 66292.3 kN
19
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• Caso 4
120. β=2
4100
4105
4110
4115
4120
4125
4130
4135
4140
4145
4150
1 2 3 4
Pcr(kN)
N° elementi
20
Pcr Straus7
n. elementi Pcr (KN) Errore (%)
1 4143.27 0.752
2 4114.44 0.051
3 4112.76 0.010
4 4112.47 0.003
E (MPa) b (m) 𝐥 𝟎 (m) I (m4) Pcr (kN)
200000 0.1 2 0.00000833 4112.3
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• Caso 5
121. β=2
Pcr= 4143.27 KN Pcr= 4114.44 KN Pcr= 4112.76 KN Pcr= 4112.47 KN
21
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• Caso 5
122. β=1
16400
16450
16500
16550
16600
16650
16700
16750
16800
1 2 3 4
Pcr(kN)
N° elementi
Pcr Straus7
n. elementi Pcr (KN) Errore (%)
1 16666.70 1.321
2 16573.10 0.752
3 16475.40 0.158
4 16457.80 0.051
22
E (MPa) b (m) 𝐥 𝟎 (m) I (m4) Pcr (kN)
200000 0.1 1 0.00000833 16449.3
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• Caso 6
123. β=1
Pcr= 16666.7 KN Pcr= 16573.1 KN Pcr= 16457.8 KNPcr= 16475.4 KN
23
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• Caso 6
124. ΔT = 10°C
α = 0.0000115
𝜺 𝑻 = α ∙ΔT = 0.000115
𝝈 𝑻 = 𝐸 ∙ 𝜀 𝑇 = 23 Mpa
𝑵 𝑻 = 𝐴 ∙ σ 𝑇 =230 kN
Effetto della temperatura
● Caratteristiche della sezione
▪ B=H=0.1 𝑚
▪ A = 𝐵2 = 0.01 𝑚2
▪ I =
𝐵4
12
= 0.00000833 𝑚4
24
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125. Pcr Straus7
n. elementi λ Pcr (kN)
1 86.95 19998.5
2 72.05 16571.5
3 71.63 16474.9
4 71.55 16456.5
β=1
25
15000
16000
17000
18000
19000
20000
21000
1 2 3 4
Pcr(kN)
N° elementi
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• Caso 1
126. β=2
4110
4115
4120
4125
4130
4135
4140
4145
1 2 3 4
Pcr(KN)
N° elementi
Pcr Straus7
n. elementi λ Pcr (KN)
1 18.01 4142.3
2 17.88 4112.4
3 17.88 4112.4
4 17.88 4112.4
26
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• Caso 2
127. β=2 Pcr Straus7
n. elementi λ Pcr (KN)
1 217.39 49999.7
2 150.06 34513.8
3 147.20 33856.0
4 146.61 33720.3
30000
32000
34000
36000
38000
40000
42000
44000
46000
48000
50000
1 2 3 4
Pcr(KN)
N° elementi
27
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• Caso 3
128. β=0.5 Pcr Straus7
n. elementi λ Pcr (kN)
1 - -
2 289.95 66688.5
3 292.34 67238.2
4 288.22 66290.6
28
65500
66000
66500
67000
67500
68000
1 2 3 4
Pcr(KN)
N° elementi
• Caso 4
Corso di Progettazione Strutturale Antincendio A.A. 2019/2020
Prof. Ing. Franco Bontempi
129. β=2 Pcr Straus7
n. elementi λ Pcr (kN)
1 18.01 4142.3
2 17.88 4112.4
3 17.88 4112.4
4 17.88 4112.4
4110
4115
4120
4125
4130
4135
4140
4145
1 2 3 4
Pcr(kN)
N° elementi
29
• Caso 5
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130. β=2 Pcr Straus7
n. elementi λ Pcr (kN)
1 72.46 16665.8
2 72.05 16571.5
3 71.63 16474.9
4 71.55 16456.5
16400
16450
16500
16550
16600
16650
16700
1 2 3 4
Pcr(kN)
N° elementi
30
• Caso 6
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131. 31
Colonna soggetta ad un incremento di temperatura
Esempio di analisi non lineare (NLG-NLM) su una colonna incastrata
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132. 32
Corso di Progettazione Strutturale Antincendio A.A. 2018/2019
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ULTERIORI ASPETTI
SULL’INSTABILITÀ DELLE
STRUTTURE
133. ELEMENTI INTELAIATI
CARICHI CRITICI EULERIANI
CARATTERISTICHE GEOMETRICHE
H = 4 m
L = 6 m
Traverso IPE 500
Colonna HEA 200
CARATTERISTICHE MECCANICHE
𝐽𝐼𝑃𝐸 500 = 0.000482 𝑚4
𝐽 𝐻𝐸𝐴 200 = 0.0000369 𝑚4
𝑘 =
𝐽 𝑇
𝐽 𝐶
∙
ℎ
𝑙
= 8.7
33
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134. 34
𝑃𝑐𝑟 = 415.7 𝑘𝑁
Analogia con caso colonna in cui 𝐹 = 2 𝑘𝑁 e
momento di inerzia della colonna
𝐼 𝑥=2 ∙ 𝐼𝑡𝑒𝑙𝑎𝑖𝑜
ELEMENTI INTELAIATI
CARICHI CRITICI EULERIANI
𝑃𝑐𝑟 = 415.02 𝑘𝑁
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135. 35
ELEMENTI INTELAIATI
CARICHI CRITICI EULERIANI
I carichi critici corrispondenti a deformate simmetriche hanno interesse solo se lo sbandamento laterale risulta
impedito. Questo impedimento può essere fornito da un sistema di controventature nel piano del telaio. (L. Corradi
Dell’Acqua (1978), Instabilità delle strutture, Milano, CLUP).
Si analizza il caso di un telaio controventato con un profilo tubolare in acciaio e si studia l’andamento della deformata
al variare del diametro.
D(m) Pcr (KN)
0.01 3229.63
0.015 4181.64
0.02 4607.36
0.025 4791.75
0.03 4886.35
0.035 4942.47
0.04 4979.28
0.045 5005.18
0.05 5024.35
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136. 36
ELEMENTI INTELAIATI
CARICHI CRITICI EULERIANI
1500
1700
1900
2100
2300
2500
2700
2900
3100
3300
3500
0 0.01 0.02 0.03 0.04 0.05 0.06Pcr(kN)
D (m)
Instabilità controvento
Controventi poco rigidi (diametro piccolo) fanno sì che il
carico critico corrisponda ad una deformata antisimmetrica.
Aumentando il diametro e quindi la rigidezza, il fenomeno di
instabilità si verifica per una deformata critica simmetrica,
come se lo sbandamento laterale fosse impedito da un
vincolo rigido (k=∞). (L. Corradi Dell’Acqua (1978), Instabilità
delle strutture, Milano, CLUP).
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137. 37
VARIAZIONE DELLA FREQUENZA CON IL CARICO P
(-𝝎 𝟐 𝑴 + 𝑲 𝑬 + 𝑲 𝑮) ∙ 𝒖 = 𝟎
La matrice di rigidezza geometrica dipende dal carico
𝐾 = 𝐾 𝐸 + 𝐾 𝐺
𝐾 ∙ 𝑢 = 𝐹
L’effetto di un carico di compressione riduce la matrice di
rigidezza per effetto di 𝑲 𝑮.
𝝎 diminuisce quando P negativo (compressione).
IPE200
L 4 m
I11 0.000019430 𝑚4
I22 0.000001420 𝑚4
E 200000000 kPa
A 0.00285 𝑚2
Pcre 43.796369kN
PcrStraus7 43.7765 kN
f0 3.906 Hz
SCELTA DEL MODELLO
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138. 38
VARIAZIONE DELLA FREQUENZA CON IL CARICO P
P/Pcr P (kN) f (Hz) f/f0
0.2 8.76 4.25 1.09
0 0.00 3.91 1.00
-0.2 -8.76 3.52 0.90
-0.4 -17.52 3.07 0.79
-0.6 -26.28 2.53 0.65
-0.8 -35.04 1.80 0.46
-1 -43.80 0.00 0.00
La valutazione della frequenza
può essere utilizzata per
prevedere/stimare il carico
critico.
0.00
0.05
0.10
0.15
0.20
0.25
0.30
-0.20 -0.15 -0.10 -0.05 0.00 0.05
θ2=ω2*ρ*A*L4/EI
μ=PL2/EI
Variazione della frequenza con il carico P
Trazione
Compressione
BUCKLING
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139. 39
INDIVIDUAZIONE DELL’INCENDIO DI PROGETTO
INCENDIO LEGGE LINEARE
t(s) T(°C)
0.00 0.00
1.00 1.00
2.00 2.00
3.00 3.00
4.00 4.00
5.00 5.00
6.00 6.00
7.00 7.00
8.00 8.00
9.00 9.00
10.00 10.00
… …
497.00 497.00
498.00 498.00
499.00 499.00
500.00 500.00
È stato scelto di implementare una legge di tipo lineare
0
100
200
300
400
500
600
0 100 200 300 400 500 600
T(°C)
t(s)
INCENDIO
Esempio di analisi non lineare (NLG-NLM) su una colonna incastrata
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140. 40
INDIVIDUAZIONE DELL’INCENDIO DI PROGETTO
Esempio di analisi non lineare (NLG-NLM) su una colonna incastrata
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141. 41
TABELLA E vs FACTOR
E
T(°C) Factor
20 1.00
100 1.00
200 0.90
300 0.80
400 0.70
500 0.60
600 0.31
700 0.13
800 0.09
900 0.07
1000 0.05
1100 0.0225
1200 0
0.00
0.20
0.40
0.60
0.80
1.00
1.20
0 200 400 600 800 1000 1200 1400
Factor
T(°C)
Esempio di analisi non lineare (NLG-NLM) su una colonna incastrata
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142. 42
TABELLA E vs FACTOR
Esempio di analisi non lineare (NLG-NLM) su una colonna incastrata
Corso di Progettazione Strutturale Antincendio A.A. 2019/2020
Prof. Ing. Franco Bontempi
143. 43
TABELLA fy vs FACTOR
fy
T(°C) Factor
20 1.00
100 1.00
200 1.00
300 1.00
400 1.00
500 0.78
600 0.47
700 0.23
800 0.11
900 0.06
1000 0.04
1100 0.02
1200 0
0.00
0.20
0.40
0.60
0.80
1.00
1.20
0 500 1000 1500
Factor
T(°C)
Esempio di analisi non lineare (NLG-NLM) su una colonna incastrata
Corso di Progettazione Strutturale Antincendio A.A. 2019/2020
Prof. Ing. Franco Bontempi
144. 44
TABELLA fy vs FACTOR
Esempio di analisi non lineare (NLG-NLM) su una colonna incastrata
Corso di Progettazione Strutturale Antincendio A.A. 2019/2020
Prof. Ing. Franco Bontempi
146. 46
0
100
200
300
400
500
600
0 200 400 600 800 1000 1200 1400
R,Ny,Pcr[kN]
T [°C]
Pcr
N
R 2 elem
R 2 elem_IMP 0.01g
R 8 elem
R 8 elem_IMP 0.01g
Esempio di analisi non lineare (NLG-NLM) su una colonna incastrata
Risultati delle analisi
Corso di Progettazione Strutturale Antincendio A.A. 2019/2020
Prof. Ing. Franco Bontempi
147. 47
Esempio di analisi non lineare (NLG-NLM) su una colonna incastrata
Corso di Progettazione Strutturale Antincendio A.A. 2019/2020
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148. 48
Colonna soggetta ad un incremento di temperatura
SCELTA DEL MODELLO
IPE 400
L 4 m
I11 0.0002313 m4
I22 0.0000132 m4
E 200000000 kPa
Esempio di analisi non lineare (NLG-NLM) su una colonna incastrata
Corso di Progettazione Strutturale Antincendio A.A. 2019/2020
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150. 50
0
200
400
600
800
1000
1200
1400
1600
1800
0 200 400 600 800 1000 1200
Pcr,Ny,R(kN)
T(°C)
Pcr
Ny
R 2 elem
R 2 elem_IMP 0.1g
R 8 elem
R 8 elem_IMP 0.1g
Esempio di analisi non lineare (NLG-NLM) su una colonna incastrata
Risultati delle analisi
Corso di Progettazione Strutturale Antincendio A.A. 2019/2020
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151. 51
Esempio di analisi non lineare (NLG-NLM) su una colonna incastrata
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152. 52
Colonna soggetta ad un incremento di temperatura
SCELTA DEL MODELLO
IPE 500
L 4 m
I11 0.0004820 m4
I22 0.0000214 m4
E 200000000 kPa
Esempio di analisi non lineare (NLG-NLM) su una colonna incastrata
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154. 54
-500
0
500
1000
1500
2000
2500
3000
0 200 400 600 800 1000 1200
Pcr,Ny,R(kN)
T(°C)
Pcr
Ny
R 2 elem
R 2 elem_IMP 0.1g
R 8 elem
R 8 elem_IMP 0.1g
Esempio di analisi non lineare (NLG-NLM) su una colonna incastrata
Risultati delle analisi
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155. 55
Esempio di analisi non lineare (NLG-NLM) su una colonna incastrata
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156. 56
Esempio applicativo: trave appoggiata
0
100
200
300
400
500
600
700
800
900
0 500 1000
T(°C)
t (s)
Modellazione E 𝝈 𝒚 NLG NLM
1 E(T) COST SI SI
2 E(T) COST NO SI
3 E(T) σy(T) SI SI
4 E(T) σy(T) NO SI
-0.30
-0.25
-0.20
-0.15
-0.10
-0.05
0.00
0.05
0.10
0 200 400 600 800 1000DX(m)
T (°C)
DX_Mod.1
DX_Mod.2
DX_Mod.3
DX_Mod.4
BOWING EFFECTAlla temperatura di circa 470°C si
verifica il cosiddetto runway
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157. 57
-0.30
-0.25
-0.20
-0.15
-0.10
-0.05
0.00
0.05
0.10
0 200 400 600 800 1000
DX(m)
T (°C)
DX_Mod.1
DX_Mod.2
DX_Mod.3
DX_Mod.4
La trave dopo una prima
espansione dovuta alla dilatazione
termica si accorcia a causa della
perdita di resistenza dovuta al
degrado del materiale.
-0.60
-0.50
-0.40
-0.30
-0.20
-0.10
0.00
0 200 400 600 800 1000
DY(m)
T (°C)
DY_Mod.1
DY_Mod.2
DY_Mod.3
DY_Mod.4
T = 100 °C
T = 740 °C
Esempio applicativo: trave appoggiata
BOWING EFFECT
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159. 59
Esempio applicativo: trave incernierata
Modellazione Sezione E 𝝈 𝒚 NLG NLM
1 IPE 100 E(T) σy(T) NO SI
2 IPE 100 E(T) σy(T) SI SI
3 IPE 200 E(T) σy(T) NO SI
4 IPE 200 E(T) σy(T) SI SI
5 IPE 400 E(T) σy(T) NO SI
6 IPE 400 E(T) σy(T) SI SI
-800
-600
-400
-200
0
200
400
600
0 200 400 600 800 1000
FX(kN)
T(°C)
IPE100_Mod.1
IPE100_Mod.2
IPE200_Mod.3
IPE200_Mod.4
IPE400_Mod.5
IPE400_Mod.6
In una prima fase, date le dilatazioni
termiche impedite dal vincolo di cerniera, la
reazione del nodo di estremità è di
compressione, dopodiché a causa del
degrado del materiale cambia segno
risultando di trazione: la trave si comporta
come una catenaria.
Lo sviluppo 2D dell’effetto catenaria è
l’effetto membrana.
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160. 60
THERMAL BUCKLING
COMPRESSIONE
Thermal buckling
0.0
0.2
0.4
0.6
0.8
1.0
0 200 400 600 800 1000 1200
Fattorediriduzione
T(°C)
Modulo di rigidezza E Tensione di snervamento fy
Esempio applicativo: trave incernierata
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162. 62
THERMAL BUCKLING
𝐏𝐜𝐫𝐒 = 𝛑 𝟐
𝐄𝐭 𝐈
𝐥 𝟎
𝟐
𝐏𝐜𝐫𝐄 = 𝛑 𝟐
𝐄𝐈
𝐥 𝟎
𝟐
Teoria di Shanley
Teoria di Eulero
Nelle analisi di strutture soggette al
fuoco bisogna prestare attenzione alla
valutazione del carico critico.
Esempio applicativo: trave incernierata
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163. 63
Teoria di Shanley
Beam 1 Beam 2
Shell element
L=14 m
B= 1 m
Beam element
L = 0.1 m
H = 0.25 m
A = 0.01 m2
Imperfections ∆ 𝟎𝟏= 0.001 m
∆ 𝟎𝟐= 0.05 m
Nominal load 𝐏𝟎= 15000 kN
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164. 64
Constitutive Model
a) Linear elastic;
b) Nonlinear elastic (fictitious);
c) Nonlinear elastic;
d) Elastoplastic.
a) b) c) d)
εy = 0.001
σy = 210 MPa
E = 210000 MPa
Et = 100000 MPa
Teoria di Shanley
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165. 65
Constant temperatures are applied
to the deformable elements,
respectively:
• 200 ° C
• 500 ° C
• 600 ° C
• 800 ° C
Beam 1 Beam 2
0.0
0.2
0.4
0.6
0.8
1.0
1.2
0 200 400 600 800 1000 1200
Reductionfactor
T (°C)
E reduction
factor
fy reduction
factor
Teoria di Shanley
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166. 66
0
5
10
15
20
25
30
35
40
0.00 0.20 0.40 0.60 0.80 1.00
Loadstep
d (m)
Dark colours = Elastoplastic
Light colours = Nonlinear elastic
Teoria di Shanley
Results
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167. 67
NO SWAY: Collasso
favorevole
Analisi di capannoni industriali
Il confinamento del
collasso è
prerogativa
essenziale nelle
prestazioni di una
struttura
SWAY: Collasso
sfavorevole
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168. 68
Modello
Analisi di capannoni industriali
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169. 69
-0.50
0.00
0.50
1.00
1.50
2.00
2.50
3.00
0 200 400 600 800 1000
DX_NODOA(m)
T (°C)
-9.00
-8.00
-7.00
-6.00
-5.00
-4.00
-3.00
-2.00
-1.00
0.00
1.00
0 200 400 600 800 1000
DY_NODOB(m)
T (°C)
Point contact
NO Point contact
SWAY NO SWAY
SWAY
NO SWAY
Analisi di capannoni industriali
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170. 70
UN ESEMPIO REALE
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171. 71
The Cardington Fire Tests were a
series of large-scale fire tests
conducted in real structures at the
BRE Cardington facility near
Cardington, Bedfordshire, England,
during the mid 1990s
Cardington’s multi-storey framed building
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172. 72
• Provide data in order to verify computational models subject to fire;
• Demonstrate the behavior of real structures to fire;
• Provide the basis for the preparation of a more rational design methodology for steel
structures subject to fire.
The objectives of this research can be summarized as follows:
Cardington’s multi-storey framed building
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173. 73
• 8 storey
• Overall height 33m
• 9 m bays along the
elevation
• 9x6x9 m bays
across the gables
• 45x21 m floor area
Real structure Numerical model
Applied loads
2.5 kN/m2
on all floor
7.5 kN/m2
on 8th floor
Cardington’s multi-storey framed building
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174. 74
Beams Columns
Bracings
ELEMENT SECTION GRADE
Secondary beam (9m) UB 305×165×40 43
Primary beam (9m) UB 610×229×101 43
Primary beam (6m) UB 356×171×51 50
Edge beam (9m) UB 305×165×40 50
SECTION GRADE LOCATION
UC 305×305×198 43 Ground floor to 2nd floor
UC 305×305×137 43 2nd floor to 5th floor
UC 254×254×89 43 5th floor to 8th floor
SECTION GRADE
305×165×40 43
Cardington’s multi-storey framed building
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175. 75
Beam to column Beam to beam
Real joints Model
Spring stiffness
Semirigid joint
Flexible joint
k = 1
k = 0.4
𝐤 =
𝟐𝐄𝐈
𝐋
𝐊
https://www.promozioneacciaio.it/UserFiles/File/pdf/quaderni-
progettazione/quaderni-progettazione-strutturale-04.pdf
Cardington’s multi-storey framed building
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176. 76
Composite slab PMF
Com Floor 70
Overall height = 130mm
Simplified slab
Concrete height = 120 mm
Steel decking + reinforcement mesh = 1.5 mm
Equivalent height ෨h =
3 12I
b
= 115.9 mm ~ 120 mm
Cardington’s multi-storey framed building
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177. 77
• The yield stress of steel is 275 Mpa for Grade 43 (S275) and 355 Mpa for Grade
50 (S355);
• Slab material’s behaviour are considered isotropic and uniaxial;
• Constant thickness is assumed for the slab;
• Deterioration of the mechanical characteristics of the concrete with the
temperature considering a resistance criterion Drucker Prager with average
parameters:
- c = 0.2 Mpa
- φ = 32.5°
• Recorded test temperature are used in the analisys and applied to the nodes.
Cardington’s multi-storey framed building
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179. 79
TEST SPONSOR DESCRIPTION AREA FLOOR
1 BS/ECSC Restrained beam 24 7
2 BS/ECSC Plane frame 53 4
3 BS/ECSC 1° corner 76 2
4 BS/ECSC Large compartment (office) 136 2
5 BRE 2° corner 56 3
6 BRE Large compartment 340 3
Cardington’s multi-storey framed building
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180. 80
Test 1 – Restrained beam
0
100
200
300
400
500
600
700
800
900
1000
0 500 1000
T(°C)
t (min)
Applied temperature
Cardington’s multi-storey framed building
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Prof. Ing. Franco Bontempi
181. 81
0
200
400
600
800
1000
0 50 100 150 200
T(°C)
t (min)
0
50
100
150
200
250
300
0 50 100 150 200
Verticaldeflection(mm)
t(min)
Measured
displacements
Elastic linear
Elastic-plastic
Drucker Prager
Nonlinear elastic
Max Stress -30
-20
-10
0
10
-0.005 -0.003 -0.001 0.001
σ(MPa)
ε
Max Stress Drucker Prager criterion
Measured point
Test 1 – Numerical results (1)
Cardington’s multi-storey framed building
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Prof. Ing. Franco Bontempi
182. 82
0
200
400
600
800
1000
0 50 100 150 200
T(°C)
t (min)
Plane
Building
0
50
100
150
200
250
300
0 50 100 150 200
Verticaldisplacementmidspan(mm)
t(min)
Measured
displacements
Plane - Semirigid joints
Plane - Rigid joints
Plane - Flexible joints
Building - Semirigid
joints
Building - Rigid joints
Building - Flexible
joints
Cardington’s multi-storey framed building
Test 1 – Numerical results (2)
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183. 83
Cardington’s multi-storey framed building
INSTABILITA’
LOCALE FLANGIA
INFERIORE
ROTTURA COLLEGAMENTO
BULLONATO
Corso di Progettazione Strutturale Antincendio A.A. 2019/2020
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184. 84
Test 2 – Plane Frame
Applied temperature
0
100
200
300
400
500
600
700
800
900
0 50 100 150 200
T(°C)
t (min)
Cardington’s multi-storey framed building
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185. 85
0
100
200
300
400
500
600
700
800
900
0 50 100 150 200
T(°C)
t (min)
Test 2 – Numerical results
0
50
100
150
200
250
300
350
0 50 100 150 200
Verticaldeflection(mm)
t(min)
Measured
displacements
Flexible joints
Semirigid
joints
Rigid joints
LOCAL
BUCKLING
Model not
capable to
catch it
Cardington’s multi-storey framed building
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186. 86
Test 3 – First corner
Applied temperature
0
200
400
600
800
1000
0 500 1000
T(°C)
t (min)
Cardington’s multi-storey framed building
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187. 87
0
100
200
300
400
500
600
700
800
0 50 100 150 200
Verticaldeflection(mm)
t (min)
Measured
displacements
Rigid joints
Semirigid
joints
Flexible joints
0
200
400
600
800
1000
0 50 100 150 200
T(°C)
t (min)
Measured point
Cardington’s multi-storey framed building
Test 3 – Numerical results
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188. 88
Test 3 -Twisting of external beam
Cardington’s multi-storey framed building
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Prof. Ing. Franco Bontempi
189. 89
0
200
400
600
800
1000
1200
0 50 100 150 200 250 300 350 400
T(°C)
t (min)
Applied temperature
0
200
400
600
800
1000
1200
1400
0 50 100 150 200 250 300 350 400
T(°C)
t (min)
2
1
Cardington’s multi-storey framed building
Test 4 – Office large compartment
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