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GEOGRAFIE DELL’ABBANDONO
LA DISMISSIONE DEI BORGHI IN ITALIA Bozza SETT 2009
è un progetto del gruppo di ricerca: publicarchitecture@polimi
DPA-Politecnico di Milano
responsabile gruppo di ricerca: Gennaro Postiglione
ricercatrice progetto: Michela Bassanelli; tutors: Lorenzo Bini Salvatore Porcaro
GEOGRAFIE DELL'ABBANDONO
in network con
L’ITALIA DEI BORGHI DISMESSI
Con l’attivazione del progetto di ricerca L’ITALIA DEI BORGHI DISMESSI,
dal 2006 i docenti Nicola Flora (Facoltà di Architettura di Ascoli Piceno,
Università di Camerino), Paolo Giardiello (Facoltà di Architettura di Napoli,
Università Federico II) e Gennaro Postiglione (DPA-Politecnico di Milano)
hanno avviato una collaborazione per lo sviluppo di una indagine teorica e
progettuale a partire dal fenomeno della crescente dismissione dei borghi
rilevabile sul tutto il territorio italiano.
ARTICOLAZIONE RICERCA
GEOGRAFIE DELL’ABBANDONO
SOPRAVVIVENZA DEI BORGHI STORICI IN ITALIA
ABSTRACT
BORGHI ITALIANI
01 nascita dei borghi
02 declino & abbandono
03 tipi di dismissione
04 mappa della dismissione in Italia
05 casi di riattivazione
INDAGINE CAUSE DEL FENOMENO
06 cause ambientali
IDENTIFICAZIONE DI RISORSE POTENZIALI
ELABORAZIONE DI STRATEGIE POSSIBILI
Bozza settembre 2009
06 risorse ambientali
07 cause socio-economiche
07 risorse socio-economiche
INTRODUZIONE
Il territorio italiano ha tra le sue peculiarità quella di essere costel-
lato da un numero altissimo di piccoli borghi che da molti anni
stanno subendo il fenomeno dello spopolamento. Ciò comporta
l’abbandono di questi luoghi con la conseguente perdita di territori
che sono risorse importantissime sia dal punto di vista culturale
che turistico. I numeri sono molti alti si parla di 5.308“paesi abban-
donati”.
“I «paesi fantasma» rappresentano il 72% di tutti i comuni italiani, uno spaccato d’Italia in cui
vive circa un quinto della popolazione nazionale, più o meno dieci milioni di persone. Questi
piccoli paesi rappresentano la memoria storica di un’Italia che ormai non c’è più. L’urbanizza-
zione e lo sviluppo economico hanno fatto in modo che l’attenzione degli italiani si spostas-
se sempre più nelle grandi città, abbandonando in una specie di dimenticatoio sociale un
grandissimo numero di piccoli paesi, che sono rimasti per lo più abbandonati. Il fenomeno ha
avuto inizio nel secondo dopoguerra, negli anni della ricostruzione, quando migliaia e migliaia
di persone abbandonarono le proprie case in montagna o in campagna per recarsi in città alla
ricerca di nuove fortune. La vita doveva ricominciare e l’unico modo per trovare lavoro e sicu-
rezza economica era quello di trovare un impiego sicuro nei grandi centri urbani. Il fenomeno
provocò, come deteriore effetto collaterale, la scomparsa di gran parte dei mestieri legati
all’artigianato. Dei 5838 «paesi fantasma», sono 2831 i comuni che rischiano di scomparire, veri
e propri centri a rischio estinzione. Questi ultimi ricoprono una superficie di circa centomila
chilometri quadrati. Il fenomeno dei «paesi fantasma» interessa molto il Centro-Sud e le zone
appenniniche. I piccoli centri alpini si sono salvati grazie all’industria del turismo, quelli del
nord invece hanno continuato a sopravvivere grazie alla vicinanza alle grandi città industrializ-
zate e, fatto non secondario, grazie a infrastrutture tale da consentire agli abitanti di raggiun-
gere le città in poco tempo e in modo piuttosto confortevole. Al Centro-Sud la situazione è
invece molto diversa. Migliaia di paesini si sono spopolati. La situazione più pesante si registra
in Basilicata — dove ben 97 centri sono a rischio estinzione —, nelle parti montuose della
Sicilia e della Sardegna, nelle aree interne di Marche e Toscana e su tutto l’arco dell’Appennino
Meridionale, dall’Abruzzo alla Calabria, passando per il Molise.“
(Il Tempo, 25-07-2005)
Di fronte a questo quadro generalizzato è importante pensare a delle strategie che consen-
tano di fornire nuove prospettive e nuove speranze a coloro che vivono all’interno delle aree
a rischio spopolamento. Il progetto si propone di attivare un processo di rivitalizzazione del
tessuto socioeconomico dell’area locale per mezzo dell’opportuna valorizzazione del patrimo-
nio artistico, ambientale e culturale localmente sedimentato.
NASCITA DEI BORGHI
Sono un panorama classico italiano, i piccoli borghi arrampicati sulle rupi, che un tempo proteggevano
signorie locali da incursioni nemiche. O ancora le mura che circondano le città vecchie, i centri storici
ricchi di storia, gli stemmi araldici.
I primi borghi italiani risalgono al periodo medioevale, quando le condizioni sociali e l’instabilità politica
obbligavano la popolazione a preoccuparsi ogni giorno della propria sicurezza. L’ambiente che si confi-
gurava allora era infatti di pura sussistenza, in cui si aveva a che fare quotidianamente con problemi legati
alla carenza di cibo, alla presenza di malattie, all’incombere delle guerre. Tutta l’Europa era frammentata
in diversi stati e la guerra, i conflitti interni erano qualcosa con cui si aveva a che fare tutti i giorni. Gli inse-
diamenti perciò erano costruiti e strutturati in modo da agevolare la vita in queste condizioni, chiudendo
i villaggi nelle mura e lasciando nell’immediato intor¬no i campi, le coltivazioni, la vita rurale. L’immagine
che si presenta è dunque quella di cittadine concentrate in una superficie limitata che sfruttano la morfo-
logia del territorio naturale su cui si stabilisco¬no. Questo territorio poteva ad esempio essere un’altura
ripida e scoscesa, difficile da raggiungere e difficile anche come terreno su cui costruire. In questo modo
però gli abitanti si assicuravano una“inattaccabilità”, una condizione di sicurezza.
La morfologia di questi luoghi è ricorrente. Essi sono in genere molto piccoli, dato che si devono adattare
alla superficie limitata del luogo in cui sono collocati. La densità è molto alta, le vie sono molto strette,
giusto lo spazio per lasciare passare i carri o i cavalli, in salita. Nella maggior parte dei casi sono anche cir-
condate da mura alte e spesse, dalle quali si presidiava il territorio che circondava la“città”principale. Nelle
immediate vicinanze infatti erano i campi di competenza del vil¬laggio, nei quali risiedeva la parte povera
della popolazione, la cui vita era basata sulla coltivazione della terra. In caso di attacco nemico, anche que-
sta parte di po¬polazione si rifugiava all’interno delle mura. La vita all’interno dei borghi è molto semplice;
all’interno di essi si è costretti so¬stanzialmente ad una convivenza di massa data la relativa estensione del
territorio cittadino. L’attività principale è quella legata all’agricoltura, che avviene appunto nei pressi del
villaggio. I“contadini”lavorano nei campi, risiedono al di fuori delle mura, e portano i prodotti all’interno
delle mura per venderli. In caso villaggi sul mare, una delle attività principali era la pesca. I pescatori scen-
devano a valle durante il giorno per poi vendere il ricavato all’interno del villaggio. Per quanto riguarda
l’interno delle mura, una presenza ricorrente è quella delle botteghe. Ciò che si vende in queste piccole
botteghe deriva ovviamente ed è stret¬tamente legato al territorio. Nelle mura risiedono poi i“signori”
locali, l’aristocrazia, che risponde spesso ad un’autorità più alta, che risiede però lontano dal villaggio. La
vita della gente comune è sostanzialmente di pure sussistenza. Lo stretto e indispensabile legame con la
terra conduce infatti ad una vita di stenti. Essa è sen¬sibile ai fenomeni naturali, al cambiamento climatico.
Il verificarsi di un semplice fenomeno meteorologico può influenzare la produzione agricola, diminuirla,
ridurla al minimo, portando all’insorgere di carestie, epidemie. La dimensione della vita era ridotta alla
dimensione fisica dei villaggi. Da un borgo all’altro, anche lontano pochi chilometri, cambiavano spesso
usi e costumi. I com¬ponenti di comunità poco distanti venivano considerati estranei,“forestieri”, diversi. I
soli legami con l’esterno erano legati alla situazione politica. Ma anche dal punto di vista politico i legami
erano limitati. Infatti, anche se il“signore”della città rispondeva ad un’autorità più alta, essa era lontana,
distante dalla vita di tutti i giorni.
A T T I V I T A ’ N E I B O R G H I
Le attività che si svolgono all’interno del
villaggio sono per lo più botteghe arti-
gianali, agricoltura e pesca per quelli vici-
no al mare. Ogni borgo presenta attività
particolari che derivano dal luogo e dalle
risorse che può offrire. Dalla specificità di
queste attività si può ripartire per pensare
ad una rinascita dei borghi.
f
p
p
borgo
attività artigianali
agricoltura
allevamento
f
p p pesca
DECLINO DEI BORGHI
I borghi italiani purtroppo stanno subendo il fenomeno dell’abbandono, con il conseguente declino,
per motivi storici o naturali. In particolare il maggior spopolamento risale alla fine della seconda guer-
ra mondiale quando la gente emigrava verso i grandi centri urbani per cercare possibilità di lavoro e
benessere. L’isolamanto infatti, che in passato era una necessità, è sempre più un ostacolo nella vita di
questi paesi, che rimangono fuori dai progressi che sta affrontando la società. La stessa situazione di
isolamento caratterizza oggi questi centri che sono privi di legami con il mondo esterno. L’accessibilità
a questi insedianti è difficile e faticosa, spesso sono mal collegati e non ci sono mezzi di trasporto utili.
L’avvento degli anni cinquanta coincide con una profonda modificazione del rapporto tra popolazione
e territorio. In particolare ci sono tre dinamiche demografiche: un diffuso e prepotente esodo rurale, un
grande processo di redi¬stribuzione regionale della popolazione e un generale processo di urbanizzazio-
ne concentrata. In questi anni l’Italia sta vivendo il periodo segnato dalla rivoluzione industriale e dallo
sviluppo dei trasporti. Le nuove infrastrutture ferroviarie sono la spinta iniziale all’abbandono dei centri
isolati per il trasferimento a zone più collegate al resto del mondo. Lo sviluppo fer¬roviario costituisce un
“avamposto”alla nascita dei nuovi e grandi centri urbani, in quanto negli anni ’50 lo sviluppo economico
era ancora limitato.
Ciò che succede in questi anni è una sorta di“duplicazione”degli insediamenti; parte della popolazione
infatti inizia a spostarsi a valle, e parte rimane nei villaggi.
Negli anni ’60 e ’70, con il vero e proprio boom economico, le cose iniziano a cam¬biare definitivamente.
borgo
città
In città infatti i simboli del benessere, la televisione, l’auto¬mobile, iniziano ad essere alla portata di tutti.
Tutti hanno a disposizione il tempo libero, le vacanze. Uno dei cambamenti più importanti è la diffusio-
ne dell’automobile, che permette lo spostamento, il viaggio, la possibilità di raggiungere luoghi lontani.
All’automobile è chiaramente connesso lo svilupparsi delle nuove infrastrutture.La lontananza dalle nuove
infrastrutture, il legame indissolubile alla terra della vita dei centri, l’impossi¬bilità di raggiungere facilmente
i nuovi simboli del benessere sono elementi deter¬minanti nell’inizio dell’esodo dai villaggi e dai borghi
verso la città.
A partire da questi anni i centri iniziano a svuotarsi, fino ad arrivare all’abbandono totale.
Naturalmente molti di questi luoghi sono stati abbandonati anche per altre ragioni. Molto spesso si è tratta-
to del verificarsi di fenomeni naturali, ad esempio terremo¬ti.
Questi borghi abbandonati, rimasti inalterati nella loro estensione, sono tutt’oggi presenti ma vuoti, e
ostentano il fascino decadente dell’abbandono.
Il fenomeno è in qualche modo ancora in corso. I piccoli comuni in cui è rimasta la popolazione anziana con-
tinuano a svuotarsi, dato che le condizioni sono ancora difficili, e le difficili condizioni economiche portano
di nuovo all’abbandono.
La presenza di questi luoghi“fantasma”è riscontrabile in tutta la penisola italiana e soprattutto nel centro
sud.
TIPI DI DISMISSIONE
Dallo studio e dall’analisi dei borghi è possibile individuare tre tipi di dismissione:
- borgo completamente abbandonato;
- borgo parzialmente abbandonato(disagio insediativo);
- borgo abbandonato con fondazione di un nuovo centro.
Ognuna di queste categorie racchiude a sua volta una serie di cause diverse che fanno riferimento
alla geografia del territorio e a fenomeni particolari.
1. borgo completamente abbandonato
2. borgo parzialmente abbandonato
3. borgo abbandonato con fondazione
di un nuovo centro
0
0
borgo antico
borgo antico
nuovo centro
nuovo centroborgo vecchio
ANGHIARI
CASTELFRANCODI
SOPRA
PIANTRAVIGNE
LOROCIUFENNA
MONTEMARCIANO
BORGOIESOLANA
BATTIFOLLE
MONTEFIORALLE
POGGIOALLA
CROCE
POPPI
BUONCONVENTO
LACASTELLINAVALIANO
BARGA
PONTREMOLI
FILATTIERAZERI
FIVIZZANO
FOSDINOVO
MULAZZO
MONTEREGGIO
COREGLIA
ANTELMINELLI
BIVIGLIANO
BARBAZZANO
CAMPOCATINO
VESALLO
PORTESANO
PIANBARUCCIOLI
BORGONUOVO
DIPONTECCHIO
VIGOLENO
OLTRESSANDA
ALTA
MONTEVIASCO
SALECCHIO
PORTEFRAMOLLO
MONTEVIASCO
PIERO
TRESIGALLO
BRISIGHELLA
CASCAPINI
MONTEFIORECONCA
MONTEGRIDOLFO
DOZZA
CERRETO
MOLINODEL
PALLONE
CANETO
COMPIANO
BALESTRINO
SAMBONETO
DEGARA
CASTELLAZZO
RIVAROSSA
GATAUDIA
FERRAZZAERENUSSI
POZZIS
BOBBIO
MONTIGLIANO
APICELLA
FINALBORGO
VEREZZI
TOIRANO
BALESTRINO
CASTELVECCHIODI
ROCCABARBENA
CASTELBIANCO
BUSSANAVECCHIASTELLANELLO
CERVODIANOCASTELLO
DOLCEDO
CIVEZZA
TORRAZZA
SEBORGA
SOLDANO
DOLCEACQUA
APRICALE
completamenteabbandonati
parzialmentiabbandonati
borgoabbandonatoconfondazione
diunnuovocentro
MAPPADISMISSIONE
CIVITADIBAGNOREGIO
TORREALFINA
CIVITELLAD’AGLIANO
GRAFFIGNANO
CASTIGLIONE
BASSANOINTEVERINA
ROCCHETTINE
CHIA
LUGNANOINTEVERINA
FALERINOVI
CERI
MONTERANO
BORGODIGALERIA
BORGODININFA
GROTTAMAROZZA
CALCATA
CERVARA
DIROMA
CAPRANICA
PRENESTINA
SANDONATOVALDI
COMINO
MONTESANGIOVANNI
CAMPANO
PORCIANOVECCHIO
CAMPODIMELE
ROCCASECCA
SPERLONGA
RIOFREDDO
CASTELDITORA
STAZZANO
COLLALTOSAVINIO
CELLENO
CASTRO
PITIGLIANO
PEROLLA
SANCASCIANODEIBAGNI
CETONA
PITIGLIANO
ROCCASANSILVESTRO
CASTIGLIONE
DELLAGOPACIANO
CORCIANO
SCOPPIO
TORGIANO
BETTONA
ALLERONA
CORBARA
FABRO
MONTELEONED’ORVIETO
ATTIGLIANO
ALVIANO
S.GEMINI
GIOVE
OTRICOLI
CALVIDELL’UMBRIA
CALITRI
CUCCARO
VETERE
GIFFONISEICASALI
ROSCIGNOVECCHIA
SANSEVERINODI
CENTOLA
ATRANI
TAURASI
SANTAGATADEGOTI
TORAEPICCILLI
MARZANELLO
MONEFUSCO
CASALBUONO
ACERENZA
CAUCIUM
VENOSA
CASTELMEZZANO
CAMPOMAGGIORE
VECCHIO
GALLIPOLIS
CRACO
SASSIDIMATERA
TRIFOGGIO
BOVA
BROLO
MONTALBANOELICONA
NOVARADISICILIA
CEFALU’
GERACISICULO
SPERLINGA
CASTELMOLA
PANDURIBRUZZANO
SINOLPOLIVECCHIO
AFRICOVECCHIO
CASALINUOVO
AMENDOLEA
CIRO’
MELISSA
SANTASEVERINA
FIUMEFREDDOBRUZIO
SANGIOVANNIINFIORE
MORANOCALABRO
FRANCAVILLAMARITTIMA
GERACE
RIACE
STILO
GUARDAVALLE
SANTACATERINADELLOIONIO
CURINGA
AVENA
GIMIGLIANO
MORMANNO
LAINOCASTELLO
VECCHIO
FALERNA
BADOLATO
PETRIZZI
TORREDIRUGGIERO
CHIANALEADISCILLA
BARREA
CANISTRO
MORINO
PERETO
CIVITELLA
ROVETO
SANDONATOVAL
DICOMINO
CASTELVECCHIO
CALVISIO
CASTEL
DELMONTE
ROCCASANTA
MARIA
CASTELBASSO
SERRA
MARANO
SILVIPAESECORTINO
VALLECASTELLANA
CIVITELLAMESSER
RAIMONDOBUONANOTTEVECCHIO
CARUNCHIO
MONTELALPIANO
CASTELVECCHIO
SUBEQUO
PETTORANO
SULGIZIO
SECINARO
FARASANMARTINOANVERSA
CORFINIO
PESCINA
INGORTOSU
REBECCU
TENDENZE ATTUALI
Esistono alcuni casi di recupero di borghi abbandonati, sono casi sporadici che rappresentano una
piccola goccia all’interno di un problema molto vasto. Possiamo suddividere due tipi di interventi:
i primi riguardano azioni“site-specific”sul singolo borgo, i secondi sono azioni diffuse da parte di
enti che cercano di valorizzare una serie di borghi attraverso delle reti di relazioni.
Gli enti che si occupano attualmente della valorizzazione di borghi sono:
- Associazione“Borghi più belli d’Italia”
- UNPLI con il progetto“Aperto per ferie”
- gruppo Touring Club Italiano
puntare sulle specificità dei prodotti
puntare sulla creazione di reti
1.azioni site specific
2.azioni diffuse
borgo
borgo
borgo
borgo
borgo
OGGI MI COMPRO IL
PAESE FANTASMA
“[...]La caccia ai borghi abbandonati o semi-abbandonati in Liguria, Toscana e Umbria è comincia-
ta agli inizi degli anni 90, quando ancora non costavano praticamente nulla. Nel frattempo però l’offer-
ta di qualità si è ristretta e i prezzi sono saliti. Ma quanto costano? Un borgo disabitato oscilla fra i 2 mila
e gli 11 milametri quadrati, il costo varia da un minimo di 3 milioni fino a anche 30 milioni di euro.[...]”
Quicasa.it
grandezza
conserv
azione
posizione
località
costo 3 milioni- 30 milioni di euro
Civitella 10 milioni di
euro
ECOVILLAGGIO
Torri Superiore (Ventimiglia)
_Rimasto a lungo in stato di
totale abbandono viene fatto
oggetto,all’inizio degli anni‘90, di
un’iniziativa di recupero.
_E’un villaggio che si basa su regole
comuni tra tutti gli abitanti nel rispet-
to del territorio.
CITTADELLA TELEMATICA
Colletta di Castelbianco(Savona)
Il progetto, curato dall’arch. Giancar-
lo De Carlo, prevede il recupero di
questo borgo attraverso il restauro
edilizio e urbano del complesso e la
sua dotazione di sofisticate infrastrut-
ture tecnologiche.
PAESI FANTASMA
Gruppo Norman Brian
Laboratorio di ricerca ed innovazione
che si è occupato della realizzazione
di una mappatura dei“Paesi Fanta-
sma”in tutte le regioni d’Italia con
l’obiettivo di trovare nuove possibili-
tà di sviluppo per questi centri.
AZIONE MATESE
Massiccio del matese
Azione Matese è un programma di
interventi che si articola attraverso
tre interventi principali : Urban Node,
Villaggio dell’Arte e il Centro di Didat-
tica Ambientale. I Comuni interessati
sono: Capriati a Volturno, Fontegreca,
Gallo Matese, Letino e Prata Sannita.
ALBERGO DIFFUSO
Santo Stefano di Sessanio
All’interno del borgo è stato realiz-
zato un albergo diffuso. L’intervento
è consistito nel rifacimento in stile,
utilizzando arredi d’epoca secondo il
principio“dov’era com’era”.
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
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2012
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2010
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BORGHI PIU’BELLI D’ITALIA
Nel marzo del 2001 nasceva il club de
I Borghi più Belli d’Italia su impulso
della Consulta del Turismo dell’Asso-
ciazione dei Comuni Italiani (ANCI).
Questa iniziativa è sorta dall’esigenza
di valorizzare il grande patrimonio
di Storia, Arte, Cultura, Ambiente e
Tradizioni presente nei piccoli centri
italiani che sono, per la grande parte,
emarginati dai flussi dei visitatori e
dei turisti.
SASSI DI MATERA
I Sassi sono stati oggetto di inter-
venti di recupero e riuso finalizzati
all’attrazione di funzioni di eccellenza
collegate alla valorizzazione culturale
del nucleo storico ed alla riabilita-
zione delle destinazioni residenziali
e commerciali che consentono la
fruizione e manutenzione ordinaria
degli spazi evitando un processo di
musealizzazione.	
APERTO PER FERIE- UNPLI
Per cercare di salvaguardare l’esi-
stenza delle piccole realtà urbane ed
incentivarne lo sviluppo, il progetto
dell’UNPLI prevede dunque l’indi-
viduazione, la valorizzazione e la
promozione di tutte le risorse locali
che possano costituire un’attrattiva
turisticamente fruibile.
BORGO DEGLI ARTISTI
Bussana vecchia (Sanremo)
Totalmente abbandonata per decen-
ni, ha ricominciato ad essere abitata
dal finire degli anni cinquanta del
Novecento da artisti italiani e stra-
nieri, attratti dalla particolarità del
luogo, che ristrutturarono e resero
nuovamente abitabili gli edifici meno
danneggiati. Attualmente ospita una
comunità internazionale di artisti,
tanto da essere divenuto, negli anni,
un caratteristico“villaggio di artisti”.
CAUSE FENOMENO ?
Quali sono i possibili fattori che hanno determinato il fenomeno?
Cause ambientali
Cause socio-economiche
economia locale
aspetto demografico
cause architettoniche
fisiche idrogeologiche
calamità naturali
Il borgo di per sè in inverno è poco
abitato, ci sono pochissime famiglie, nel
periodo estivo si rianima un pò, vuoi
perchè viene l’amico, il cugino, il nipote...
Passato ferragoso la parte medievale è
vuota, c’èpochissima gente perchè tutti si
sono spostati perchè è scomodo perchè
non puoi arrivare con la macchina sotto
casa, nel periodo invernale non si può
salire...anche la vecchietta che deve
venire a messa è un problema, non è
facile..
infrastruttura
territorio
economia
immigrazione
comunità
potenziali
eventi
incentivi
LOCALI
NON
LOCALI
AZIONE
PROMOZIONE
agrario
ecovillaggio
terziario
ambiente costruito
coho using
arte
musica, teatro
turismo
POSSIBILI RISORSE ?
QUALI STRATEGIE ?
+CAUSE
+RISORSE
+.....
=
POSSIBILI
STRATEGIE!
cause
ambientali
cause socio-
economiche
infrastruttura
territorio
economia
immigrazione
comunità
potenziali
eventi
incentivi
BORGHI
agrario
prodotti
locali
turismo
di colonizza-
zione
?
?
?
?
ecovillaggio
cohousing
slow food
slow
tourism
terziario
ambiente
costruito
turismo

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Geografie dell'abbandono

  • 1. GEOGRAFIE DELL’ABBANDONO LA DISMISSIONE DEI BORGHI IN ITALIA Bozza SETT 2009
  • 2. è un progetto del gruppo di ricerca: publicarchitecture@polimi DPA-Politecnico di Milano responsabile gruppo di ricerca: Gennaro Postiglione ricercatrice progetto: Michela Bassanelli; tutors: Lorenzo Bini Salvatore Porcaro GEOGRAFIE DELL'ABBANDONO in network con L’ITALIA DEI BORGHI DISMESSI Con l’attivazione del progetto di ricerca L’ITALIA DEI BORGHI DISMESSI, dal 2006 i docenti Nicola Flora (Facoltà di Architettura di Ascoli Piceno, Università di Camerino), Paolo Giardiello (Facoltà di Architettura di Napoli, Università Federico II) e Gennaro Postiglione (DPA-Politecnico di Milano) hanno avviato una collaborazione per lo sviluppo di una indagine teorica e progettuale a partire dal fenomeno della crescente dismissione dei borghi rilevabile sul tutto il territorio italiano.
  • 3.
  • 4.
  • 5.
  • 6.
  • 7. ARTICOLAZIONE RICERCA GEOGRAFIE DELL’ABBANDONO SOPRAVVIVENZA DEI BORGHI STORICI IN ITALIA ABSTRACT BORGHI ITALIANI 01 nascita dei borghi 02 declino & abbandono 03 tipi di dismissione 04 mappa della dismissione in Italia 05 casi di riattivazione INDAGINE CAUSE DEL FENOMENO 06 cause ambientali IDENTIFICAZIONE DI RISORSE POTENZIALI ELABORAZIONE DI STRATEGIE POSSIBILI Bozza settembre 2009 06 risorse ambientali 07 cause socio-economiche 07 risorse socio-economiche
  • 8.
  • 9. INTRODUZIONE Il territorio italiano ha tra le sue peculiarità quella di essere costel- lato da un numero altissimo di piccoli borghi che da molti anni stanno subendo il fenomeno dello spopolamento. Ciò comporta l’abbandono di questi luoghi con la conseguente perdita di territori che sono risorse importantissime sia dal punto di vista culturale che turistico. I numeri sono molti alti si parla di 5.308“paesi abban- donati”. “I «paesi fantasma» rappresentano il 72% di tutti i comuni italiani, uno spaccato d’Italia in cui vive circa un quinto della popolazione nazionale, più o meno dieci milioni di persone. Questi piccoli paesi rappresentano la memoria storica di un’Italia che ormai non c’è più. L’urbanizza- zione e lo sviluppo economico hanno fatto in modo che l’attenzione degli italiani si spostas- se sempre più nelle grandi città, abbandonando in una specie di dimenticatoio sociale un grandissimo numero di piccoli paesi, che sono rimasti per lo più abbandonati. Il fenomeno ha avuto inizio nel secondo dopoguerra, negli anni della ricostruzione, quando migliaia e migliaia di persone abbandonarono le proprie case in montagna o in campagna per recarsi in città alla ricerca di nuove fortune. La vita doveva ricominciare e l’unico modo per trovare lavoro e sicu- rezza economica era quello di trovare un impiego sicuro nei grandi centri urbani. Il fenomeno provocò, come deteriore effetto collaterale, la scomparsa di gran parte dei mestieri legati all’artigianato. Dei 5838 «paesi fantasma», sono 2831 i comuni che rischiano di scomparire, veri e propri centri a rischio estinzione. Questi ultimi ricoprono una superficie di circa centomila chilometri quadrati. Il fenomeno dei «paesi fantasma» interessa molto il Centro-Sud e le zone appenniniche. I piccoli centri alpini si sono salvati grazie all’industria del turismo, quelli del nord invece hanno continuato a sopravvivere grazie alla vicinanza alle grandi città industrializ- zate e, fatto non secondario, grazie a infrastrutture tale da consentire agli abitanti di raggiun- gere le città in poco tempo e in modo piuttosto confortevole. Al Centro-Sud la situazione è invece molto diversa. Migliaia di paesini si sono spopolati. La situazione più pesante si registra in Basilicata — dove ben 97 centri sono a rischio estinzione —, nelle parti montuose della Sicilia e della Sardegna, nelle aree interne di Marche e Toscana e su tutto l’arco dell’Appennino Meridionale, dall’Abruzzo alla Calabria, passando per il Molise.“ (Il Tempo, 25-07-2005) Di fronte a questo quadro generalizzato è importante pensare a delle strategie che consen- tano di fornire nuove prospettive e nuove speranze a coloro che vivono all’interno delle aree a rischio spopolamento. Il progetto si propone di attivare un processo di rivitalizzazione del tessuto socioeconomico dell’area locale per mezzo dell’opportuna valorizzazione del patrimo- nio artistico, ambientale e culturale localmente sedimentato.
  • 10. NASCITA DEI BORGHI Sono un panorama classico italiano, i piccoli borghi arrampicati sulle rupi, che un tempo proteggevano signorie locali da incursioni nemiche. O ancora le mura che circondano le città vecchie, i centri storici ricchi di storia, gli stemmi araldici. I primi borghi italiani risalgono al periodo medioevale, quando le condizioni sociali e l’instabilità politica obbligavano la popolazione a preoccuparsi ogni giorno della propria sicurezza. L’ambiente che si confi- gurava allora era infatti di pura sussistenza, in cui si aveva a che fare quotidianamente con problemi legati alla carenza di cibo, alla presenza di malattie, all’incombere delle guerre. Tutta l’Europa era frammentata in diversi stati e la guerra, i conflitti interni erano qualcosa con cui si aveva a che fare tutti i giorni. Gli inse- diamenti perciò erano costruiti e strutturati in modo da agevolare la vita in queste condizioni, chiudendo i villaggi nelle mura e lasciando nell’immediato intor¬no i campi, le coltivazioni, la vita rurale. L’immagine che si presenta è dunque quella di cittadine concentrate in una superficie limitata che sfruttano la morfo- logia del territorio naturale su cui si stabilisco¬no. Questo territorio poteva ad esempio essere un’altura ripida e scoscesa, difficile da raggiungere e difficile anche come terreno su cui costruire. In questo modo però gli abitanti si assicuravano una“inattaccabilità”, una condizione di sicurezza.
  • 11. La morfologia di questi luoghi è ricorrente. Essi sono in genere molto piccoli, dato che si devono adattare alla superficie limitata del luogo in cui sono collocati. La densità è molto alta, le vie sono molto strette, giusto lo spazio per lasciare passare i carri o i cavalli, in salita. Nella maggior parte dei casi sono anche cir- condate da mura alte e spesse, dalle quali si presidiava il territorio che circondava la“città”principale. Nelle immediate vicinanze infatti erano i campi di competenza del vil¬laggio, nei quali risiedeva la parte povera della popolazione, la cui vita era basata sulla coltivazione della terra. In caso di attacco nemico, anche que- sta parte di po¬polazione si rifugiava all’interno delle mura. La vita all’interno dei borghi è molto semplice; all’interno di essi si è costretti so¬stanzialmente ad una convivenza di massa data la relativa estensione del territorio cittadino. L’attività principale è quella legata all’agricoltura, che avviene appunto nei pressi del villaggio. I“contadini”lavorano nei campi, risiedono al di fuori delle mura, e portano i prodotti all’interno delle mura per venderli. In caso villaggi sul mare, una delle attività principali era la pesca. I pescatori scen- devano a valle durante il giorno per poi vendere il ricavato all’interno del villaggio. Per quanto riguarda l’interno delle mura, una presenza ricorrente è quella delle botteghe. Ciò che si vende in queste piccole botteghe deriva ovviamente ed è stret¬tamente legato al territorio. Nelle mura risiedono poi i“signori” locali, l’aristocrazia, che risponde spesso ad un’autorità più alta, che risiede però lontano dal villaggio. La vita della gente comune è sostanzialmente di pure sussistenza. Lo stretto e indispensabile legame con la terra conduce infatti ad una vita di stenti. Essa è sen¬sibile ai fenomeni naturali, al cambiamento climatico. Il verificarsi di un semplice fenomeno meteorologico può influenzare la produzione agricola, diminuirla, ridurla al minimo, portando all’insorgere di carestie, epidemie. La dimensione della vita era ridotta alla dimensione fisica dei villaggi. Da un borgo all’altro, anche lontano pochi chilometri, cambiavano spesso usi e costumi. I com¬ponenti di comunità poco distanti venivano considerati estranei,“forestieri”, diversi. I soli legami con l’esterno erano legati alla situazione politica. Ma anche dal punto di vista politico i legami erano limitati. Infatti, anche se il“signore”della città rispondeva ad un’autorità più alta, essa era lontana, distante dalla vita di tutti i giorni.
  • 12. A T T I V I T A ’ N E I B O R G H I Le attività che si svolgono all’interno del villaggio sono per lo più botteghe arti- gianali, agricoltura e pesca per quelli vici- no al mare. Ogni borgo presenta attività particolari che derivano dal luogo e dalle risorse che può offrire. Dalla specificità di queste attività si può ripartire per pensare ad una rinascita dei borghi. f p p borgo attività artigianali agricoltura allevamento
  • 14. DECLINO DEI BORGHI I borghi italiani purtroppo stanno subendo il fenomeno dell’abbandono, con il conseguente declino, per motivi storici o naturali. In particolare il maggior spopolamento risale alla fine della seconda guer- ra mondiale quando la gente emigrava verso i grandi centri urbani per cercare possibilità di lavoro e benessere. L’isolamanto infatti, che in passato era una necessità, è sempre più un ostacolo nella vita di questi paesi, che rimangono fuori dai progressi che sta affrontando la società. La stessa situazione di isolamento caratterizza oggi questi centri che sono privi di legami con il mondo esterno. L’accessibilità a questi insedianti è difficile e faticosa, spesso sono mal collegati e non ci sono mezzi di trasporto utili. L’avvento degli anni cinquanta coincide con una profonda modificazione del rapporto tra popolazione e territorio. In particolare ci sono tre dinamiche demografiche: un diffuso e prepotente esodo rurale, un grande processo di redi¬stribuzione regionale della popolazione e un generale processo di urbanizzazio- ne concentrata. In questi anni l’Italia sta vivendo il periodo segnato dalla rivoluzione industriale e dallo sviluppo dei trasporti. Le nuove infrastrutture ferroviarie sono la spinta iniziale all’abbandono dei centri isolati per il trasferimento a zone più collegate al resto del mondo. Lo sviluppo fer¬roviario costituisce un “avamposto”alla nascita dei nuovi e grandi centri urbani, in quanto negli anni ’50 lo sviluppo economico era ancora limitato. Ciò che succede in questi anni è una sorta di“duplicazione”degli insediamenti; parte della popolazione infatti inizia a spostarsi a valle, e parte rimane nei villaggi. Negli anni ’60 e ’70, con il vero e proprio boom economico, le cose iniziano a cam¬biare definitivamente. borgo
  • 15. città In città infatti i simboli del benessere, la televisione, l’auto¬mobile, iniziano ad essere alla portata di tutti. Tutti hanno a disposizione il tempo libero, le vacanze. Uno dei cambamenti più importanti è la diffusio- ne dell’automobile, che permette lo spostamento, il viaggio, la possibilità di raggiungere luoghi lontani. All’automobile è chiaramente connesso lo svilupparsi delle nuove infrastrutture.La lontananza dalle nuove infrastrutture, il legame indissolubile alla terra della vita dei centri, l’impossi¬bilità di raggiungere facilmente i nuovi simboli del benessere sono elementi deter¬minanti nell’inizio dell’esodo dai villaggi e dai borghi verso la città. A partire da questi anni i centri iniziano a svuotarsi, fino ad arrivare all’abbandono totale. Naturalmente molti di questi luoghi sono stati abbandonati anche per altre ragioni. Molto spesso si è tratta- to del verificarsi di fenomeni naturali, ad esempio terremo¬ti. Questi borghi abbandonati, rimasti inalterati nella loro estensione, sono tutt’oggi presenti ma vuoti, e ostentano il fascino decadente dell’abbandono. Il fenomeno è in qualche modo ancora in corso. I piccoli comuni in cui è rimasta la popolazione anziana con- tinuano a svuotarsi, dato che le condizioni sono ancora difficili, e le difficili condizioni economiche portano di nuovo all’abbandono. La presenza di questi luoghi“fantasma”è riscontrabile in tutta la penisola italiana e soprattutto nel centro sud.
  • 16. TIPI DI DISMISSIONE Dallo studio e dall’analisi dei borghi è possibile individuare tre tipi di dismissione: - borgo completamente abbandonato; - borgo parzialmente abbandonato(disagio insediativo); - borgo abbandonato con fondazione di un nuovo centro. Ognuna di queste categorie racchiude a sua volta una serie di cause diverse che fanno riferimento alla geografia del territorio e a fenomeni particolari.
  • 17. 1. borgo completamente abbandonato 2. borgo parzialmente abbandonato 3. borgo abbandonato con fondazione di un nuovo centro 0 0 borgo antico borgo antico nuovo centro nuovo centroborgo vecchio
  • 18. ANGHIARI CASTELFRANCODI SOPRA PIANTRAVIGNE LOROCIUFENNA MONTEMARCIANO BORGOIESOLANA BATTIFOLLE MONTEFIORALLE POGGIOALLA CROCE POPPI BUONCONVENTO LACASTELLINAVALIANO BARGA PONTREMOLI FILATTIERAZERI FIVIZZANO FOSDINOVO MULAZZO MONTEREGGIO COREGLIA ANTELMINELLI BIVIGLIANO BARBAZZANO CAMPOCATINO VESALLO PORTESANO PIANBARUCCIOLI BORGONUOVO DIPONTECCHIO VIGOLENO OLTRESSANDA ALTA MONTEVIASCO SALECCHIO PORTEFRAMOLLO MONTEVIASCO PIERO TRESIGALLO BRISIGHELLA CASCAPINI MONTEFIORECONCA MONTEGRIDOLFO DOZZA CERRETO MOLINODEL PALLONE CANETO COMPIANO BALESTRINO SAMBONETO DEGARA CASTELLAZZO RIVAROSSA GATAUDIA FERRAZZAERENUSSI POZZIS BOBBIO MONTIGLIANO APICELLA FINALBORGO VEREZZI TOIRANO BALESTRINO CASTELVECCHIODI ROCCABARBENA CASTELBIANCO BUSSANAVECCHIASTELLANELLO CERVODIANOCASTELLO DOLCEDO CIVEZZA TORRAZZA SEBORGA SOLDANO DOLCEACQUA APRICALE completamenteabbandonati parzialmentiabbandonati borgoabbandonatoconfondazione diunnuovocentro MAPPADISMISSIONE
  • 19. CIVITADIBAGNOREGIO TORREALFINA CIVITELLAD’AGLIANO GRAFFIGNANO CASTIGLIONE BASSANOINTEVERINA ROCCHETTINE CHIA LUGNANOINTEVERINA FALERINOVI CERI MONTERANO BORGODIGALERIA BORGODININFA GROTTAMAROZZA CALCATA CERVARA DIROMA CAPRANICA PRENESTINA SANDONATOVALDI COMINO MONTESANGIOVANNI CAMPANO PORCIANOVECCHIO CAMPODIMELE ROCCASECCA SPERLONGA RIOFREDDO CASTELDITORA STAZZANO COLLALTOSAVINIO CELLENO CASTRO PITIGLIANO PEROLLA SANCASCIANODEIBAGNI CETONA PITIGLIANO ROCCASANSILVESTRO CASTIGLIONE DELLAGOPACIANO CORCIANO SCOPPIO TORGIANO BETTONA ALLERONA CORBARA FABRO MONTELEONED’ORVIETO ATTIGLIANO ALVIANO S.GEMINI GIOVE OTRICOLI CALVIDELL’UMBRIA CALITRI CUCCARO VETERE GIFFONISEICASALI ROSCIGNOVECCHIA SANSEVERINODI CENTOLA ATRANI TAURASI SANTAGATADEGOTI TORAEPICCILLI MARZANELLO MONEFUSCO CASALBUONO ACERENZA CAUCIUM VENOSA CASTELMEZZANO CAMPOMAGGIORE VECCHIO GALLIPOLIS CRACO SASSIDIMATERA TRIFOGGIO BOVA BROLO MONTALBANOELICONA NOVARADISICILIA CEFALU’ GERACISICULO SPERLINGA CASTELMOLA PANDURIBRUZZANO SINOLPOLIVECCHIO AFRICOVECCHIO CASALINUOVO AMENDOLEA CIRO’ MELISSA SANTASEVERINA FIUMEFREDDOBRUZIO SANGIOVANNIINFIORE MORANOCALABRO FRANCAVILLAMARITTIMA GERACE RIACE STILO GUARDAVALLE SANTACATERINADELLOIONIO CURINGA AVENA GIMIGLIANO MORMANNO LAINOCASTELLO VECCHIO FALERNA BADOLATO PETRIZZI TORREDIRUGGIERO CHIANALEADISCILLA BARREA CANISTRO MORINO PERETO CIVITELLA ROVETO SANDONATOVAL DICOMINO CASTELVECCHIO CALVISIO CASTEL DELMONTE ROCCASANTA MARIA CASTELBASSO SERRA MARANO SILVIPAESECORTINO VALLECASTELLANA CIVITELLAMESSER RAIMONDOBUONANOTTEVECCHIO CARUNCHIO MONTELALPIANO CASTELVECCHIO SUBEQUO PETTORANO SULGIZIO SECINARO FARASANMARTINOANVERSA CORFINIO PESCINA INGORTOSU REBECCU
  • 20. TENDENZE ATTUALI Esistono alcuni casi di recupero di borghi abbandonati, sono casi sporadici che rappresentano una piccola goccia all’interno di un problema molto vasto. Possiamo suddividere due tipi di interventi: i primi riguardano azioni“site-specific”sul singolo borgo, i secondi sono azioni diffuse da parte di enti che cercano di valorizzare una serie di borghi attraverso delle reti di relazioni. Gli enti che si occupano attualmente della valorizzazione di borghi sono: - Associazione“Borghi più belli d’Italia” - UNPLI con il progetto“Aperto per ferie” - gruppo Touring Club Italiano
  • 21. puntare sulle specificità dei prodotti puntare sulla creazione di reti 1.azioni site specific 2.azioni diffuse borgo borgo borgo borgo borgo
  • 22. OGGI MI COMPRO IL PAESE FANTASMA “[...]La caccia ai borghi abbandonati o semi-abbandonati in Liguria, Toscana e Umbria è comincia- ta agli inizi degli anni 90, quando ancora non costavano praticamente nulla. Nel frattempo però l’offer- ta di qualità si è ristretta e i prezzi sono saliti. Ma quanto costano? Un borgo disabitato oscilla fra i 2 mila e gli 11 milametri quadrati, il costo varia da un minimo di 3 milioni fino a anche 30 milioni di euro.[...]” Quicasa.it grandezza conserv azione posizione località costo 3 milioni- 30 milioni di euro
  • 24. ECOVILLAGGIO Torri Superiore (Ventimiglia) _Rimasto a lungo in stato di totale abbandono viene fatto oggetto,all’inizio degli anni‘90, di un’iniziativa di recupero. _E’un villaggio che si basa su regole comuni tra tutti gli abitanti nel rispet- to del territorio. CITTADELLA TELEMATICA Colletta di Castelbianco(Savona) Il progetto, curato dall’arch. Giancar- lo De Carlo, prevede il recupero di questo borgo attraverso il restauro edilizio e urbano del complesso e la sua dotazione di sofisticate infrastrut- ture tecnologiche. PAESI FANTASMA Gruppo Norman Brian Laboratorio di ricerca ed innovazione che si è occupato della realizzazione di una mappatura dei“Paesi Fanta- sma”in tutte le regioni d’Italia con l’obiettivo di trovare nuove possibili- tà di sviluppo per questi centri. AZIONE MATESE Massiccio del matese Azione Matese è un programma di interventi che si articola attraverso tre interventi principali : Urban Node, Villaggio dell’Arte e il Centro di Didat- tica Ambientale. I Comuni interessati sono: Capriati a Volturno, Fontegreca, Gallo Matese, Letino e Prata Sannita. ALBERGO DIFFUSO Santo Stefano di Sessanio All’interno del borgo è stato realiz- zato un albergo diffuso. L’intervento è consistito nel rifacimento in stile, utilizzando arredi d’epoca secondo il principio“dov’era com’era”. 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
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  • 26. 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 BORGHI PIU’BELLI D’ITALIA Nel marzo del 2001 nasceva il club de I Borghi più Belli d’Italia su impulso della Consulta del Turismo dell’Asso- ciazione dei Comuni Italiani (ANCI). Questa iniziativa è sorta dall’esigenza di valorizzare il grande patrimonio di Storia, Arte, Cultura, Ambiente e Tradizioni presente nei piccoli centri italiani che sono, per la grande parte, emarginati dai flussi dei visitatori e dei turisti. SASSI DI MATERA I Sassi sono stati oggetto di inter- venti di recupero e riuso finalizzati all’attrazione di funzioni di eccellenza collegate alla valorizzazione culturale del nucleo storico ed alla riabilita- zione delle destinazioni residenziali e commerciali che consentono la fruizione e manutenzione ordinaria degli spazi evitando un processo di musealizzazione. APERTO PER FERIE- UNPLI Per cercare di salvaguardare l’esi- stenza delle piccole realtà urbane ed incentivarne lo sviluppo, il progetto dell’UNPLI prevede dunque l’indi- viduazione, la valorizzazione e la promozione di tutte le risorse locali che possano costituire un’attrattiva turisticamente fruibile. BORGO DEGLI ARTISTI Bussana vecchia (Sanremo) Totalmente abbandonata per decen- ni, ha ricominciato ad essere abitata dal finire degli anni cinquanta del Novecento da artisti italiani e stra- nieri, attratti dalla particolarità del luogo, che ristrutturarono e resero nuovamente abitabili gli edifici meno danneggiati. Attualmente ospita una comunità internazionale di artisti, tanto da essere divenuto, negli anni, un caratteristico“villaggio di artisti”.
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  • 28. CAUSE FENOMENO ? Quali sono i possibili fattori che hanno determinato il fenomeno? Cause ambientali Cause socio-economiche economia locale aspetto demografico cause architettoniche fisiche idrogeologiche calamità naturali
  • 29. Il borgo di per sè in inverno è poco abitato, ci sono pochissime famiglie, nel periodo estivo si rianima un pò, vuoi perchè viene l’amico, il cugino, il nipote... Passato ferragoso la parte medievale è vuota, c’èpochissima gente perchè tutti si sono spostati perchè è scomodo perchè non puoi arrivare con la macchina sotto casa, nel periodo invernale non si può salire...anche la vecchietta che deve venire a messa è un problema, non è facile..
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