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Rete dei Comitati per la Difesa del Territorio 
LE APUANE PATRIMONIO DEL MONDO 
Firenze 8 novembre 2014 
Apuane : e s c a v a z ione sos t enibi l e? 
1 Mauro Chessa, geologo – Rete dei comitati per la difesa del territorio
• Cave, milioni di tonnellate 
Secondo il Progetto Marmi Alpi Apuane (Centro di GeoTecnologie dell’Università 
di Siena), l’area è interessata da 662 ravaneti e 785 cave attive, inattive o 
abbandonate; quelle dettagliate con una scheda ed individuabili con un toponimo 
sono 566, nei comuni di Careggine (4), Carrara (175), Casola in Lunigiana (5), 
Fivizzano (18), Massa (105), Minucciano (41), Molazzana (7), Montignoso (3), 
Pietrasanta (11), Serravezza (61), Stazzema (96), Vagli di Sotto (40). 
Oggi il numero di cave attive nelle principali aree estrattive (Carrara, Massa, 
Lunigiana, Garfagnana e Versilia) è di 143, di cui 100 nel bacino di Carrara. 
2 
La quantità di materiale è enorme: dalle cave escono soprattutto detriti, è 
consentito, in ragione della particolare qualità che deve avere la pietra 
ornamentale, che il 75% del materiale estratto sia di scarto (Elaborato 2 del 
P.R.A.E.R.). 
Le Apuane soffrono di una cava ogni 3 chilometri quadrati e nel comune di 
Carrara si tocca la sorprendente densità di 7 cave per chilometro quadrato. 
Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
Secondo il Progetto Marmi Alpi Apuane la produzione di marmo in blocchi negli 
ultimi anni si è attestata attorno alle 1.400.000 t/anno. 
La Camera di Commercio di Massa-Carrara informa che nel 2013, nelle sole cave 
di Carrara, erano state estratte poco più di 927.000 tonnellate di blocchi, il 6,4% 
in più rispetto al 2012. Secondo la stessa fonte se ai blocchi sommiamo gli altri 
prodotti, possiamo osservare che complessivamente il materiale estratto sfiora i 
4.000.000 di tonnellate (dato riferito a Massa-Carrara e non a tutto il comparto 
marmifero) 
La Omya, ditta specializzata nella produzione del carbonato di calcio, nel 2006 
stimava che venivano prodotti 2,5 milioni di tonnellate solo di scaglie di marmo 
bianco, quelle più appetibili. 
Se diamo uno sguardo al passato, secondo le elaborazioni della Camera di 
commercio Massa-Carrara su dati della Regione Toscana, dal 1950 ad oggi sono 
state estratte più di 50 milioni di tonnellate di marmo in blocchi. Lo ‘scarto’ 
quindi sarebbe non meno di 100 milioni di tonnellate. 
Si tratta di volumi, e di interessi, colossali. 
3 
• Cave, milioni di tonnellate 
1ml ton = 370.000 mc = una colonna ininterrotta di 2.740 autobus lunga 37 Km 
Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
Il Piano Regionale di Azione Ambientale della Regione Toscana (PRAA 
2004 - 2006) descrive la situazione delle Apuane e, a proposito dell’attività 
estrattiva, dice che «ha un impatto negativo sugli acquiferi per l’inquinamento 
delle acque superficiali e profonde derivanti dalla lavorazione del marmo, per 
la dispersione delle polveri nell’atmosfera, per l’inquinamento e i disagi dovuti 
all’intensità dei trasporti su strada dei materiali estratti e per la modifica 
irreversibile della morfologia dei luoghi e talvolta anche dei profili delle 
montagne più elevate e significative», ed ancora «Sotto il profilo del dissesto 
idrogeologico i ravaneti, in particolare quelli recenti, rappresentano aree a 
forte rischio». 
4 
• Cave e ambiente 
Studio della Regione e dell’Università di Pisa (Discariche di cava e instabilità 
dei versanti: valutazione preliminare di alcuni fattori significativi nel bacino 
marmifero di Carrara), rileva che il 23/9/2003 un evento pluviometrico di 
particolare intensità provocò 500 dissesti nel bacino marmifero, molti dei quali 
mobilizzarono grandi quantitativi di materiale sciolto accumulato nei ravaneti 
più recenti: «Relativamente all’abitato di Carrara, si è verificata l’esondazione 
del principale collettore idrico dei bacini marmiferi, il Torrente Carrione, 
dovuta essenzialmente all’ingente sovralluvionamento causato dall’immissione in 
alveo di abbondanti quantità di materiale detritico proveniente sia dalle frane 
superficiali, sia e soprattutto dalla mobilizzazione dei ravaneti». 
Non è affatto trascurabile, in considerazione dei drammatici eventi alluvionali 
degli ultimi anni, l’individuazione del «Rischio di esondazione imputabile anche 
all’eccessivo sollevamento degli alvei a causa dell’apporto di detriti derivanti 
dall’attività di escavazione e monte.» 
Lo studio conclude osservando che «Il materiale scartato continua ad essere 
riversato in maniera incontrollata nei ripidi versanti; i ravaneti invadono nella 
grande maggioranza dei casi gli alvei dei torrenti; le strade di arroccamento 
vengono realizzate mirando più agli aspetti logistici dell’attività estrattiva, che 
a quelli della stabilità dei versanti; infine, la ricoltivazione degli stessi ravaneti 
comporta spesso un’asportazione del materiale dal basso, con destabilizzazione 
degli ammassi detritici.». L’evento del 2003 causò ingenti danni, numerose 
abitazioni ed aziende furono allagate e una persona perse la vita. 
Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
• Cave e ambiente 
«I ravaneti tuttavia rappresentano oggi anche una delle principali fonti di dissesto 
idrogeologico che insistono sulle aree estrattive e su alcuni centri abitati. Negli 
ultimi anni, infatti, molti ravaneti sono stati interessati da fenomeni di frana 
rappresentati in prevalenza da trasporti in massa di materiale detritico» 
Università di Siena, Centro di Geotecnologie - Progetto Marmi Alpi Apuane – 
Relazione finale 
5 
Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio 
Valle Arnetola 
(foto Elia 
Pegollo)
6 
• Cave e ambiente 
Miseglia, imponenti accumuli detritici artificiali 
(foto Andrea Ribollini ) 
Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
• Cave e ambiente 
«I ravaneti tuttavia rappresentano oggi anche una delle principali fonti di dissesto 
idrogeologico che insistono sulle aree estrattive e su alcuni centri abitati. Negli 
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strada ai Ponti di Vara 
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7 
Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
8 
• Cave e ambiente 
Canale di Colonnata, senza canale, sostituito dalla strada 
(foto Andrea Ribollini ) 
Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
Dal rapporto di perizia dei CTU nell'inchiesta successiva all'alluvione del 2003 
(dott. Geol. Alfonso Bellini, Ing. Pietro Misurale): 
«Il quesito proposto richiede se l'evento alluvionale sulla città di Carrara da 
parte del suo torrente sia stato condizionato, nell'entità dello straripamento 
e dei danni, da opere dell'uomo. La risposta, alla luce, delle indagini, non può 
che essere affermativa.» 
«Nel bacino del Carrione sono presenti settori costituiti da detriti derivanti 
e/o connessi con l'attività estrattiva del marmo che formano abnorme 
contributo di materiali solidi hanno provocato straripamenti e danni. Le 
attività estrattive rappresentano un elemento determinante nella connotazione 
dell'evento alluvionale.» 
Furono indagati per omicidio colposo e omissione di atti d'ufficio 2 sindaci, 10 
dirigenti comunali, 2 dirigenti del Genio Civile, 32 industriali del marmo. 
Nessuno è stato condannato perché il processo si è aperto 8 anni dopo il 
disastro e 20 giorni prima che il reato cadesse in prescrizione 
9 
• Cave e ambiente 
Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
10 
• Cave e ambiente 
Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
C’è poi il problema della marmettola: dal 1982 ne è stata vietata la dispersione e 
sono stati in parte rimossi gli accumuli, ma secondo il Piano Regionale di 
Azione Ambientale della Regione Toscana «Il fenomeno tuttavia è ancora 
preoccupante in quanto si hanno importanti apporti di marmettola nei corsi 
d’acqua dai ravaneti e verosimilmente anche dagli accumuli formatisi negli anni 
all’interno delle cavità carsiche.» 
Ma non solo le acque superficiali sono 
messe a repentaglio dalle attività 
estrattive, sempre il PRAA segnala che 
«Le sorgenti che servono le aree 
urbane considerate sono situate in 
larga parte nella fascia apuana a 
ridosso delle aree destinate all’attività 
estrattiva e per questa ragione 
presentano problematiche di 
inquinamento essenzialmente di due 
tipi: 
- eccessiva presenza di solidi sospesi 
(marmettola); 
- presenza di idrocarburi (in 
Buca di Equi – martedì 21 ottobre 
particolare olii esausti delle macchine 
2014 (foto Paolo Vaira) 
di lavorazione delle cave).» 
11 
• Cave e ambiente 
Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
Lo smaltimento del fango di depurazione delle acque (detto localmente 
marmettola) come rifiuto è ancora una eccezione, nonostante il fatto che sulle 
autorizzazioni sia quasi sempre indicato che la marmettola deve essere raccolta 
e smaltita. Gigliola Ciacchini, responsabile del Dipartimento ARPAT di Massa 
Carrara, in occasione del convegno svoltosi a Campiglia Marittima il 7/12/2013 
12 
• Cave e ambiente 
Fiume Frigido all'altezza di Borgo del Ponte – Massa, venerdì 17 ottobre 2014 
(foto Elia Pegollo) 
Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
Oltre alle acque ne fa le spese anche l’inestimabile patrimonio speleologico; lo 
studio eseguito da ARPAT e Università di Firenze (Lo stato delle acque 
dell’Antro del Corchia in relazione alla vulnerabilità degli acquiferi carsici - 
2002) individua analiticamente come l’attività estrattiva è la principale causa di 
inquinamento del notissimo sistema carsico. 
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• Cave e ambiente 
Un più esteso studio del CNR - Istituto 
di Geoscienze e Georisorse di Pisa, 
commissionato dall’AMIA (2000-2002), 
ha scientificamente dimostrato il 
collegamento tra le aree occupate dalle 
attività estrattive e la torbidità che 
interessa le acque ipogee. 
Torrente Carriona – Carrara, domenica 19 
ottobre 2014 (foto Paolo Vaira) 
Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
14 
• Cave e ambiente 
Ma non solo marmettola ... 
Il Maggiolone di Arni 
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Ruspa abbandonata 
– cava Formignacola 
(foto Elisa Maltagliati) 
Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
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Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio 
(foto 
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La gestione dei rifiuti è critica, normalmente si trovano rifiuti abbandonati in 
cave dismesse, senza che nessuno abbia provveduto a far attuare i piani di 
ripristino, almeno nella parte minima dell’allontanamento dei rifiuti presenti. 
Gigliola Ciacchini, responsabile del Dipartimento ARPAT di Massa Carrara, in 
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• Cave e … futuro 
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• Apuane e futuro ! M. Grondilice, M. Contrario, M. Cavallo 
28 
(foto di Nicola Vivoli) 
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Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio

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Apuane: escavazione sostenibile? Intervento di Mauro Chessa

  • 1. Rete dei Comitati per la Difesa del Territorio LE APUANE PATRIMONIO DEL MONDO Firenze 8 novembre 2014 Apuane : e s c a v a z ione sos t enibi l e? 1 Mauro Chessa, geologo – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 2. • Cave, milioni di tonnellate Secondo il Progetto Marmi Alpi Apuane (Centro di GeoTecnologie dell’Università di Siena), l’area è interessata da 662 ravaneti e 785 cave attive, inattive o abbandonate; quelle dettagliate con una scheda ed individuabili con un toponimo sono 566, nei comuni di Careggine (4), Carrara (175), Casola in Lunigiana (5), Fivizzano (18), Massa (105), Minucciano (41), Molazzana (7), Montignoso (3), Pietrasanta (11), Serravezza (61), Stazzema (96), Vagli di Sotto (40). Oggi il numero di cave attive nelle principali aree estrattive (Carrara, Massa, Lunigiana, Garfagnana e Versilia) è di 143, di cui 100 nel bacino di Carrara. 2 La quantità di materiale è enorme: dalle cave escono soprattutto detriti, è consentito, in ragione della particolare qualità che deve avere la pietra ornamentale, che il 75% del materiale estratto sia di scarto (Elaborato 2 del P.R.A.E.R.). Le Apuane soffrono di una cava ogni 3 chilometri quadrati e nel comune di Carrara si tocca la sorprendente densità di 7 cave per chilometro quadrato. Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 3. Secondo il Progetto Marmi Alpi Apuane la produzione di marmo in blocchi negli ultimi anni si è attestata attorno alle 1.400.000 t/anno. La Camera di Commercio di Massa-Carrara informa che nel 2013, nelle sole cave di Carrara, erano state estratte poco più di 927.000 tonnellate di blocchi, il 6,4% in più rispetto al 2012. Secondo la stessa fonte se ai blocchi sommiamo gli altri prodotti, possiamo osservare che complessivamente il materiale estratto sfiora i 4.000.000 di tonnellate (dato riferito a Massa-Carrara e non a tutto il comparto marmifero) La Omya, ditta specializzata nella produzione del carbonato di calcio, nel 2006 stimava che venivano prodotti 2,5 milioni di tonnellate solo di scaglie di marmo bianco, quelle più appetibili. Se diamo uno sguardo al passato, secondo le elaborazioni della Camera di commercio Massa-Carrara su dati della Regione Toscana, dal 1950 ad oggi sono state estratte più di 50 milioni di tonnellate di marmo in blocchi. Lo ‘scarto’ quindi sarebbe non meno di 100 milioni di tonnellate. Si tratta di volumi, e di interessi, colossali. 3 • Cave, milioni di tonnellate 1ml ton = 370.000 mc = una colonna ininterrotta di 2.740 autobus lunga 37 Km Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 4. Il Piano Regionale di Azione Ambientale della Regione Toscana (PRAA 2004 - 2006) descrive la situazione delle Apuane e, a proposito dell’attività estrattiva, dice che «ha un impatto negativo sugli acquiferi per l’inquinamento delle acque superficiali e profonde derivanti dalla lavorazione del marmo, per la dispersione delle polveri nell’atmosfera, per l’inquinamento e i disagi dovuti all’intensità dei trasporti su strada dei materiali estratti e per la modifica irreversibile della morfologia dei luoghi e talvolta anche dei profili delle montagne più elevate e significative», ed ancora «Sotto il profilo del dissesto idrogeologico i ravaneti, in particolare quelli recenti, rappresentano aree a forte rischio». 4 • Cave e ambiente Studio della Regione e dell’Università di Pisa (Discariche di cava e instabilità dei versanti: valutazione preliminare di alcuni fattori significativi nel bacino marmifero di Carrara), rileva che il 23/9/2003 un evento pluviometrico di particolare intensità provocò 500 dissesti nel bacino marmifero, molti dei quali mobilizzarono grandi quantitativi di materiale sciolto accumulato nei ravaneti più recenti: «Relativamente all’abitato di Carrara, si è verificata l’esondazione del principale collettore idrico dei bacini marmiferi, il Torrente Carrione, dovuta essenzialmente all’ingente sovralluvionamento causato dall’immissione in alveo di abbondanti quantità di materiale detritico proveniente sia dalle frane superficiali, sia e soprattutto dalla mobilizzazione dei ravaneti». Non è affatto trascurabile, in considerazione dei drammatici eventi alluvionali degli ultimi anni, l’individuazione del «Rischio di esondazione imputabile anche all’eccessivo sollevamento degli alvei a causa dell’apporto di detriti derivanti dall’attività di escavazione e monte.» Lo studio conclude osservando che «Il materiale scartato continua ad essere riversato in maniera incontrollata nei ripidi versanti; i ravaneti invadono nella grande maggioranza dei casi gli alvei dei torrenti; le strade di arroccamento vengono realizzate mirando più agli aspetti logistici dell’attività estrattiva, che a quelli della stabilità dei versanti; infine, la ricoltivazione degli stessi ravaneti comporta spesso un’asportazione del materiale dal basso, con destabilizzazione degli ammassi detritici.». L’evento del 2003 causò ingenti danni, numerose abitazioni ed aziende furono allagate e una persona perse la vita. Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 5. • Cave e ambiente «I ravaneti tuttavia rappresentano oggi anche una delle principali fonti di dissesto idrogeologico che insistono sulle aree estrattive e su alcuni centri abitati. Negli ultimi anni, infatti, molti ravaneti sono stati interessati da fenomeni di frana rappresentati in prevalenza da trasporti in massa di materiale detritico» Università di Siena, Centro di Geotecnologie - Progetto Marmi Alpi Apuane – Relazione finale 5 Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio Valle Arnetola (foto Elia Pegollo)
  • 6. 6 • Cave e ambiente Miseglia, imponenti accumuli detritici artificiali (foto Andrea Ribollini ) Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 7. • Cave e ambiente «I ravaneti tuttavia rappresentano oggi anche una delle principali fonti di dissesto idrogeologico che insistono sulle aree estrattive e su alcuni centri abitati. Negli ultimi anni, infatti, molti ravaneti sono stati interessati da fenomeni di frana rappresentati in prevalenza da trasporti in massa di materiale detritico» Università di Siena, Centro di Geotecnologie - Progetto Marmi Alpi Apuane – Relazione finale strada ai Ponti di Vara (foto Andrea Ribollini ) 7 Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 8. 8 • Cave e ambiente Canale di Colonnata, senza canale, sostituito dalla strada (foto Andrea Ribollini ) Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 9. Dal rapporto di perizia dei CTU nell'inchiesta successiva all'alluvione del 2003 (dott. Geol. Alfonso Bellini, Ing. Pietro Misurale): «Il quesito proposto richiede se l'evento alluvionale sulla città di Carrara da parte del suo torrente sia stato condizionato, nell'entità dello straripamento e dei danni, da opere dell'uomo. La risposta, alla luce, delle indagini, non può che essere affermativa.» «Nel bacino del Carrione sono presenti settori costituiti da detriti derivanti e/o connessi con l'attività estrattiva del marmo che formano abnorme contributo di materiali solidi hanno provocato straripamenti e danni. Le attività estrattive rappresentano un elemento determinante nella connotazione dell'evento alluvionale.» Furono indagati per omicidio colposo e omissione di atti d'ufficio 2 sindaci, 10 dirigenti comunali, 2 dirigenti del Genio Civile, 32 industriali del marmo. Nessuno è stato condannato perché il processo si è aperto 8 anni dopo il disastro e 20 giorni prima che il reato cadesse in prescrizione 9 • Cave e ambiente Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 10. 10 • Cave e ambiente Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 11. C’è poi il problema della marmettola: dal 1982 ne è stata vietata la dispersione e sono stati in parte rimossi gli accumuli, ma secondo il Piano Regionale di Azione Ambientale della Regione Toscana «Il fenomeno tuttavia è ancora preoccupante in quanto si hanno importanti apporti di marmettola nei corsi d’acqua dai ravaneti e verosimilmente anche dagli accumuli formatisi negli anni all’interno delle cavità carsiche.» Ma non solo le acque superficiali sono messe a repentaglio dalle attività estrattive, sempre il PRAA segnala che «Le sorgenti che servono le aree urbane considerate sono situate in larga parte nella fascia apuana a ridosso delle aree destinate all’attività estrattiva e per questa ragione presentano problematiche di inquinamento essenzialmente di due tipi: - eccessiva presenza di solidi sospesi (marmettola); - presenza di idrocarburi (in Buca di Equi – martedì 21 ottobre particolare olii esausti delle macchine 2014 (foto Paolo Vaira) di lavorazione delle cave).» 11 • Cave e ambiente Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 12. Lo smaltimento del fango di depurazione delle acque (detto localmente marmettola) come rifiuto è ancora una eccezione, nonostante il fatto che sulle autorizzazioni sia quasi sempre indicato che la marmettola deve essere raccolta e smaltita. Gigliola Ciacchini, responsabile del Dipartimento ARPAT di Massa Carrara, in occasione del convegno svoltosi a Campiglia Marittima il 7/12/2013 12 • Cave e ambiente Fiume Frigido all'altezza di Borgo del Ponte – Massa, venerdì 17 ottobre 2014 (foto Elia Pegollo) Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 13. Oltre alle acque ne fa le spese anche l’inestimabile patrimonio speleologico; lo studio eseguito da ARPAT e Università di Firenze (Lo stato delle acque dell’Antro del Corchia in relazione alla vulnerabilità degli acquiferi carsici - 2002) individua analiticamente come l’attività estrattiva è la principale causa di inquinamento del notissimo sistema carsico. 13 • Cave e ambiente Un più esteso studio del CNR - Istituto di Geoscienze e Georisorse di Pisa, commissionato dall’AMIA (2000-2002), ha scientificamente dimostrato il collegamento tra le aree occupate dalle attività estrattive e la torbidità che interessa le acque ipogee. Torrente Carriona – Carrara, domenica 19 ottobre 2014 (foto Paolo Vaira) Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 14. 14 • Cave e ambiente Ma non solo marmettola ... Il Maggiolone di Arni (foto Elisa Maltagliati) Ruspa abbandonata – cava Formignacola (foto Elisa Maltagliati) Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 15. 15 • Cave e ambiente Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio (foto Paolo Marchi) La gestione dei rifiuti è critica, normalmente si trovano rifiuti abbandonati in cave dismesse, senza che nessuno abbia provveduto a far attuare i piani di ripristino, almeno nella parte minima dell’allontanamento dei rifiuti presenti. Gigliola Ciacchini, responsabile del Dipartimento ARPAT di Massa Carrara, in occasione del convegno svoltosi a Campiglia Marittima il 7/12/2013
  • 16. 16 • Cave e ambiente - paesaggio Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio Focolaccia (foto Elisa Maltagliati)
  • 17. 17 • Cave e ambiente - parco Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 18. 18 • Cave e ambiente - parco Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 19. 19 • Cave e ambiente - parco Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 20. 20 • Cave e ambiente - parco Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 21. 21 • Cave e ambiente - parco Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 22. 22 • Cave e soldi Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 23. 23 • Cave e illegalità Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 24. 24 • Cave e illegalità Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 25. 25 • Cave e illegalità Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 26. 26 • Cave e … futuro Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 27. 27 • Cave e … futuro Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio
  • 28. • Apuane e futuro ! M. Grondilice, M. Contrario, M. Cavallo 28 (foto di Nicola Vivoli) Procinto (foto Maurizio Pini) Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio