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STUDIUM &
PUNCTUM
“Nei confronti della fotografia ero colto da un desiderio ‘ontologico’:
volevo sapere ad ogni costo che cos’era ‘in sé’, attraverso quale
caratteristica essenziale essa si distingueva dalla comunità delle immagini.”
Roland Barthes
«Davanti all’obiettivo io sono contemporaneamente: quello che io credo di
essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e
quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte»
Roland Barthes
E’ un’immagine come tutte le altre?
Cos’ha di così particolare?
Che cosa la differenzia da un quadro – se qualcosa che la differenzia vi è?
Che cosa ci sbalordisce tanto di fronte a una fotografia?
E ancora: che cosa vediamo, realmente, di fronte a una fotografia?
Cosa fa sì che una fotografia attiri il nostro interesse?
E questo interesse di che natura è?
DOMANDE
ESSENZIALI
Vi è una prima specie d’interesse, quello suscitato e supportato dal sapere e
dalla cultura che ognuno di noi possiede. Una foto può stimolarmi in quanto
tocca la sfera delle mie conoscenze: le accresce, le conferma, le smentisce.
Una fotografia è un oggetto interessante per ciò che riguarda il mio
sapere.
LO STUDIUM
Grazie allo studium, vado incontro alle intenzioni dell’Operator.
Dice Barthes: “riconoscere lo Studium, significa fatalmente coincidere con le
intenzioni del fotografo, entrare in armonia con esse, approvarle,
disapprovarle, ma sempre capirle, discuterle dentro di me, poiché la cultura
(da cui deriva lo studium) è un contratto stipulato tra i creatori e i consumatori.”
Un approccio di tipo intellettuale: voglio sapere qualcosa dalla fotografia che
ho di fronte.
LO STUDIUM
Dal punto di vista del fotografo, cerco di capire cosa ricerca, cosa mi vuole
mostrare e quali sono le sue idee su ciò che mi mette di fronte; ma tutto ciò
accade affinché io ricavi qualcosa dalla fotografia che sto guardando.
LO STUDIUM
Il fotografo sa tutto questo: i suoi scatti hanno un destinatario spectator, si
rivolgono a uno spettatore e la sua pratica tiene conto di tutto ciò.
Ecco il “contratto” tra creatori e consumatori.
LO STUDIUM
La fotografia si pone come ponte tra l’oggetto e la comunità, cioè tra
contenuto del messaggio e il suo destinatario.
LO STUDIUM
Nell’ambito dello studium l’immagine è filtrata dalla cultura, sia dal punto di
vista dell’Operator, sia dal punto di vista del fruitore.
La fotografia diviene veicolo per un senso: essa suggerisce una lettura della
cosa che rappresenta, ovvero riconduce l’oggetto all’interno di determinate
coordinate culturali che lo rendono leggibile. Ma la lettura stessa che
dell’oggetto dà il fotografo è, talvolta – per chi ne ha le
competenze – leggibile.
LO STUDIUM
Considerare il modo in cui il referente è rappresentato in foto, cioè nientemeno
che lo stile dell’autore, significa consegnare la fotografia alla sfera dell’arte e,
quindi, avere nei suoi confronti un approccio estetico.
LO STUDIUM
Il punctum è elemento di rottura dell’unità compositiva di una fotografia –
cioè di una foto concepita secondo il classico principio dell’unità della
composizione
IL PUNCTUM
Il punctum è molto più di un semplice colpo di scena, che colpisce ma non
dura. Proprio come un taglio esso lascia il segno: una sorta di cicatrice nella
memoria.
IL PUNCTUM
La differenza fondamentale tra studium e punctum è la medesima che sussiste
tra interesse e amore.
IL PUNCTUM
Molte fotografie sono interessanti ma non rimangono per tutta la vita, durano
solo per il tempo della visione; altre, invece, le amiamo e continuiamo ad
averle presenti come se fossero davanti a noi, anche quando chiudiamo gli
occhi.
IL PUNCTUM
Il punctum è un elemento casuale, non voluto dal fotografo, e dipende,
piuttosto, dal soggetto che guarda la foto. Pertanto non è possibile darne una
definizione universale.
IL PUNCTUM
Non tutte le fotografie hanno un punctum; inoltre esso è, in ogni fotografia che
lo possiede, qualcosa di differente: qualcosa che dipende dalla contingenza di
quell’immagine e dall’incontro tra quell’immagine e lo spettatore. Quest’ultimo
diviene “punto” dalla fotografia, perciò da lui dipenderà l’individuazione
dell’elemento pungente: la soggettivita’
IL PUNCTUM
l punctum appare come un qualcosa di instabile, all’interno dell’immagine
fotografica, capace di condurla oltre i suoi confini socio-culturali.
IL PUNCTUM
Ora, in virtù della casualità del punctum, la fotografia è riconsegnata alla
propria contingenza, cui era stata sottratta affinché veicolasse un senso.
IL PUNCTUM
La strada in terra battuta è il punctum.
Questo particolare,
assolutamente marginale, arriva a riempire
di sé la foto, fino al punto
di restituirle un nuovo aspetto.
PUNCTUMil Violinista di Kertesz
La strada in terra battuta è un fuori-campo:
non è, specificamente, nelle intenzioni di
Kertész; il fuoco è altrove: sono il violinista
e il bambino.
PUNCTUMil Violinista di Kertesz
Questo particolare, sfuggendo alle
intenzioni del fotografo, è quanto conduce
l’immagine al di là del suo essere
totalmente cercata, totalmente voluta in
ogni suo dettaglio e, quindi, anche
costruita. Il codice culturale passa in
secondo piano a favore della componente
più pienamente analogica della foto: la
presentificazione della cosa stessa.
PUNCTUMil Violinista di Kertesz
Le fotografie che appartengono alla sfera
dello studium “mostrano il trucco”: la
fotografia, in qualche modo, si vede. Il
punctum, invece, fa letteralmente
scomparire la fotografia come medium
lasciando emergere il referente.
PUNCTUMil Violinista di Kertesz
Il concetto di punctum insiste sull’idea di
fotografia come contingenza e come
particolare, rafforzandola e sottolineando il
fatto che esistono alcune fotografie che
riescono ad andare al di là di qualunque
possibile artefatto, di qualsiasi costruzione.
Il rapporto tra contingenza e realtà è
fondamentale, in questo senso.
PUNCTUMil Violinista di Kertesz
IL MOMENTO
DECISIVO
In fotografia,” scrisse Cartier-Bresson, “c’è un nuovo tipo di plasticità, il prodotto
delle linee istantanee fatte da movimenti del soggetto. Lavoriamo all’unisono
con il movimento come se fosse un presentimento del modo in cui la vita si
dispiega. Ma nel movimento c’è un momento in cui gli elementi sono in
equilibrio. La fotografia deve cogliere questo momento e tenere immobile il suo
equilibrio”.
Henry Cartier Bresson
Henry Cartier Bresson
Quando guardiamo una fotografia forse ignoriamo quel “momento decisivo” in
cui il fotografo sceglie il suo soggetto, quella frazione di secondo prima del
click in cui la mira dell’occhio si allinea a cuore e mente.
IL MOMENTO
DECISIVO
Cartier-Bresson scopriva la straordinaria capacità del medium fotografico di
osservare la realtà in quelle sfumature e quei dettagli solo apparentemente
banali: “Nella fotografia le cose più piccole possono diventare un grande
soggetto”.
IL MOMENTO
DECISIVO
Henry Cartier Bresson
Il cogliere la vita di sorpresa da dietro un mirino, nell’attimo decisivo in cui tutti
gli elementi compositivi (persone, luce, dettagli) si trovano in un equilibrio
perfetto.
IL MOMENTO
DECISIVO
Non servono cento scatti, ne basta uno, uno soltanto, quello in grado di
cogliere questo momento “magico” in cui la realtà si dispiega davanti ai nostri
occhi nella forma ideale per realizzare una grande foto. Una di quelle destinata
all’eternità.
IL MOMENTO
DECISIVO

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Studium&punctum

  • 2. “Nei confronti della fotografia ero colto da un desiderio ‘ontologico’: volevo sapere ad ogni costo che cos’era ‘in sé’, attraverso quale caratteristica essenziale essa si distingueva dalla comunità delle immagini.” Roland Barthes
  • 3. «Davanti all’obiettivo io sono contemporaneamente: quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte» Roland Barthes
  • 4. E’ un’immagine come tutte le altre? Cos’ha di così particolare? Che cosa la differenzia da un quadro – se qualcosa che la differenzia vi è? Che cosa ci sbalordisce tanto di fronte a una fotografia? E ancora: che cosa vediamo, realmente, di fronte a una fotografia? Cosa fa sì che una fotografia attiri il nostro interesse? E questo interesse di che natura è? DOMANDE ESSENZIALI
  • 5. Vi è una prima specie d’interesse, quello suscitato e supportato dal sapere e dalla cultura che ognuno di noi possiede. Una foto può stimolarmi in quanto tocca la sfera delle mie conoscenze: le accresce, le conferma, le smentisce. Una fotografia è un oggetto interessante per ciò che riguarda il mio sapere. LO STUDIUM
  • 6. Grazie allo studium, vado incontro alle intenzioni dell’Operator. Dice Barthes: “riconoscere lo Studium, significa fatalmente coincidere con le intenzioni del fotografo, entrare in armonia con esse, approvarle, disapprovarle, ma sempre capirle, discuterle dentro di me, poiché la cultura (da cui deriva lo studium) è un contratto stipulato tra i creatori e i consumatori.” Un approccio di tipo intellettuale: voglio sapere qualcosa dalla fotografia che ho di fronte. LO STUDIUM
  • 7. Dal punto di vista del fotografo, cerco di capire cosa ricerca, cosa mi vuole mostrare e quali sono le sue idee su ciò che mi mette di fronte; ma tutto ciò accade affinché io ricavi qualcosa dalla fotografia che sto guardando. LO STUDIUM
  • 8. Il fotografo sa tutto questo: i suoi scatti hanno un destinatario spectator, si rivolgono a uno spettatore e la sua pratica tiene conto di tutto ciò. Ecco il “contratto” tra creatori e consumatori. LO STUDIUM
  • 9. La fotografia si pone come ponte tra l’oggetto e la comunità, cioè tra contenuto del messaggio e il suo destinatario. LO STUDIUM
  • 10. Nell’ambito dello studium l’immagine è filtrata dalla cultura, sia dal punto di vista dell’Operator, sia dal punto di vista del fruitore. La fotografia diviene veicolo per un senso: essa suggerisce una lettura della cosa che rappresenta, ovvero riconduce l’oggetto all’interno di determinate coordinate culturali che lo rendono leggibile. Ma la lettura stessa che dell’oggetto dà il fotografo è, talvolta – per chi ne ha le competenze – leggibile. LO STUDIUM
  • 11. Considerare il modo in cui il referente è rappresentato in foto, cioè nientemeno che lo stile dell’autore, significa consegnare la fotografia alla sfera dell’arte e, quindi, avere nei suoi confronti un approccio estetico. LO STUDIUM
  • 12. Il punctum è elemento di rottura dell’unità compositiva di una fotografia – cioè di una foto concepita secondo il classico principio dell’unità della composizione IL PUNCTUM
  • 13. Il punctum è molto più di un semplice colpo di scena, che colpisce ma non dura. Proprio come un taglio esso lascia il segno: una sorta di cicatrice nella memoria. IL PUNCTUM
  • 14. La differenza fondamentale tra studium e punctum è la medesima che sussiste tra interesse e amore. IL PUNCTUM
  • 15. Molte fotografie sono interessanti ma non rimangono per tutta la vita, durano solo per il tempo della visione; altre, invece, le amiamo e continuiamo ad averle presenti come se fossero davanti a noi, anche quando chiudiamo gli occhi. IL PUNCTUM
  • 16. Il punctum è un elemento casuale, non voluto dal fotografo, e dipende, piuttosto, dal soggetto che guarda la foto. Pertanto non è possibile darne una definizione universale. IL PUNCTUM
  • 17. Non tutte le fotografie hanno un punctum; inoltre esso è, in ogni fotografia che lo possiede, qualcosa di differente: qualcosa che dipende dalla contingenza di quell’immagine e dall’incontro tra quell’immagine e lo spettatore. Quest’ultimo diviene “punto” dalla fotografia, perciò da lui dipenderà l’individuazione dell’elemento pungente: la soggettivita’ IL PUNCTUM
  • 18. l punctum appare come un qualcosa di instabile, all’interno dell’immagine fotografica, capace di condurla oltre i suoi confini socio-culturali. IL PUNCTUM
  • 19. Ora, in virtù della casualità del punctum, la fotografia è riconsegnata alla propria contingenza, cui era stata sottratta affinché veicolasse un senso. IL PUNCTUM
  • 20. La strada in terra battuta è il punctum. Questo particolare, assolutamente marginale, arriva a riempire di sé la foto, fino al punto di restituirle un nuovo aspetto. PUNCTUMil Violinista di Kertesz
  • 21. La strada in terra battuta è un fuori-campo: non è, specificamente, nelle intenzioni di Kertész; il fuoco è altrove: sono il violinista e il bambino. PUNCTUMil Violinista di Kertesz
  • 22. Questo particolare, sfuggendo alle intenzioni del fotografo, è quanto conduce l’immagine al di là del suo essere totalmente cercata, totalmente voluta in ogni suo dettaglio e, quindi, anche costruita. Il codice culturale passa in secondo piano a favore della componente più pienamente analogica della foto: la presentificazione della cosa stessa. PUNCTUMil Violinista di Kertesz
  • 23. Le fotografie che appartengono alla sfera dello studium “mostrano il trucco”: la fotografia, in qualche modo, si vede. Il punctum, invece, fa letteralmente scomparire la fotografia come medium lasciando emergere il referente. PUNCTUMil Violinista di Kertesz
  • 24. Il concetto di punctum insiste sull’idea di fotografia come contingenza e come particolare, rafforzandola e sottolineando il fatto che esistono alcune fotografie che riescono ad andare al di là di qualunque possibile artefatto, di qualsiasi costruzione. Il rapporto tra contingenza e realtà è fondamentale, in questo senso. PUNCTUMil Violinista di Kertesz
  • 26. In fotografia,” scrisse Cartier-Bresson, “c’è un nuovo tipo di plasticità, il prodotto delle linee istantanee fatte da movimenti del soggetto. Lavoriamo all’unisono con il movimento come se fosse un presentimento del modo in cui la vita si dispiega. Ma nel movimento c’è un momento in cui gli elementi sono in equilibrio. La fotografia deve cogliere questo momento e tenere immobile il suo equilibrio”. Henry Cartier Bresson
  • 28. Quando guardiamo una fotografia forse ignoriamo quel “momento decisivo” in cui il fotografo sceglie il suo soggetto, quella frazione di secondo prima del click in cui la mira dell’occhio si allinea a cuore e mente. IL MOMENTO DECISIVO
  • 29. Cartier-Bresson scopriva la straordinaria capacità del medium fotografico di osservare la realtà in quelle sfumature e quei dettagli solo apparentemente banali: “Nella fotografia le cose più piccole possono diventare un grande soggetto”. IL MOMENTO DECISIVO
  • 31. Il cogliere la vita di sorpresa da dietro un mirino, nell’attimo decisivo in cui tutti gli elementi compositivi (persone, luce, dettagli) si trovano in un equilibrio perfetto. IL MOMENTO DECISIVO
  • 32. Non servono cento scatti, ne basta uno, uno soltanto, quello in grado di cogliere questo momento “magico” in cui la realtà si dispiega davanti ai nostri occhi nella forma ideale per realizzare una grande foto. Una di quelle destinata all’eternità. IL MOMENTO DECISIVO