2. “Nei confronti della fotografia ero colto da un desiderio ‘ontologico’:
volevo sapere ad ogni costo che cos’era ‘in sé’, attraverso quale
caratteristica essenziale essa si distingueva dalla comunità delle immagini.”
Roland Barthes
3. «Davanti all’obiettivo io sono contemporaneamente: quello che io credo di
essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e
quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte»
Roland Barthes
4. E’ un’immagine come tutte le altre?
Cos’ha di così particolare?
Che cosa la differenzia da un quadro – se qualcosa che la differenzia vi è?
Che cosa ci sbalordisce tanto di fronte a una fotografia?
E ancora: che cosa vediamo, realmente, di fronte a una fotografia?
Cosa fa sì che una fotografia attiri il nostro interesse?
E questo interesse di che natura è?
DOMANDE
ESSENZIALI
5. Vi è una prima specie d’interesse, quello suscitato e supportato dal sapere e
dalla cultura che ognuno di noi possiede. Una foto può stimolarmi in quanto
tocca la sfera delle mie conoscenze: le accresce, le conferma, le smentisce.
Una fotografia è un oggetto interessante per ciò che riguarda il mio
sapere.
LO STUDIUM
6. Grazie allo studium, vado incontro alle intenzioni dell’Operator.
Dice Barthes: “riconoscere lo Studium, significa fatalmente coincidere con le
intenzioni del fotografo, entrare in armonia con esse, approvarle,
disapprovarle, ma sempre capirle, discuterle dentro di me, poiché la cultura
(da cui deriva lo studium) è un contratto stipulato tra i creatori e i consumatori.”
Un approccio di tipo intellettuale: voglio sapere qualcosa dalla fotografia che
ho di fronte.
LO STUDIUM
7. Dal punto di vista del fotografo, cerco di capire cosa ricerca, cosa mi vuole
mostrare e quali sono le sue idee su ciò che mi mette di fronte; ma tutto ciò
accade affinché io ricavi qualcosa dalla fotografia che sto guardando.
LO STUDIUM
8. Il fotografo sa tutto questo: i suoi scatti hanno un destinatario spectator, si
rivolgono a uno spettatore e la sua pratica tiene conto di tutto ciò.
Ecco il “contratto” tra creatori e consumatori.
LO STUDIUM
9. La fotografia si pone come ponte tra l’oggetto e la comunità, cioè tra
contenuto del messaggio e il suo destinatario.
LO STUDIUM
10. Nell’ambito dello studium l’immagine è filtrata dalla cultura, sia dal punto di
vista dell’Operator, sia dal punto di vista del fruitore.
La fotografia diviene veicolo per un senso: essa suggerisce una lettura della
cosa che rappresenta, ovvero riconduce l’oggetto all’interno di determinate
coordinate culturali che lo rendono leggibile. Ma la lettura stessa che
dell’oggetto dà il fotografo è, talvolta – per chi ne ha le
competenze – leggibile.
LO STUDIUM
11. Considerare il modo in cui il referente è rappresentato in foto, cioè nientemeno
che lo stile dell’autore, significa consegnare la fotografia alla sfera dell’arte e,
quindi, avere nei suoi confronti un approccio estetico.
LO STUDIUM
12. Il punctum è elemento di rottura dell’unità compositiva di una fotografia –
cioè di una foto concepita secondo il classico principio dell’unità della
composizione
IL PUNCTUM
13. Il punctum è molto più di un semplice colpo di scena, che colpisce ma non
dura. Proprio come un taglio esso lascia il segno: una sorta di cicatrice nella
memoria.
IL PUNCTUM
14. La differenza fondamentale tra studium e punctum è la medesima che sussiste
tra interesse e amore.
IL PUNCTUM
15. Molte fotografie sono interessanti ma non rimangono per tutta la vita, durano
solo per il tempo della visione; altre, invece, le amiamo e continuiamo ad
averle presenti come se fossero davanti a noi, anche quando chiudiamo gli
occhi.
IL PUNCTUM
16. Il punctum è un elemento casuale, non voluto dal fotografo, e dipende,
piuttosto, dal soggetto che guarda la foto. Pertanto non è possibile darne una
definizione universale.
IL PUNCTUM
17. Non tutte le fotografie hanno un punctum; inoltre esso è, in ogni fotografia che
lo possiede, qualcosa di differente: qualcosa che dipende dalla contingenza di
quell’immagine e dall’incontro tra quell’immagine e lo spettatore. Quest’ultimo
diviene “punto” dalla fotografia, perciò da lui dipenderà l’individuazione
dell’elemento pungente: la soggettivita’
IL PUNCTUM
18. l punctum appare come un qualcosa di instabile, all’interno dell’immagine
fotografica, capace di condurla oltre i suoi confini socio-culturali.
IL PUNCTUM
19. Ora, in virtù della casualità del punctum, la fotografia è riconsegnata alla
propria contingenza, cui era stata sottratta affinché veicolasse un senso.
IL PUNCTUM
20. La strada in terra battuta è il punctum.
Questo particolare,
assolutamente marginale, arriva a riempire
di sé la foto, fino al punto
di restituirle un nuovo aspetto.
PUNCTUMil Violinista di Kertesz
21. La strada in terra battuta è un fuori-campo:
non è, specificamente, nelle intenzioni di
Kertész; il fuoco è altrove: sono il violinista
e il bambino.
PUNCTUMil Violinista di Kertesz
22. Questo particolare, sfuggendo alle
intenzioni del fotografo, è quanto conduce
l’immagine al di là del suo essere
totalmente cercata, totalmente voluta in
ogni suo dettaglio e, quindi, anche
costruita. Il codice culturale passa in
secondo piano a favore della componente
più pienamente analogica della foto: la
presentificazione della cosa stessa.
PUNCTUMil Violinista di Kertesz
23. Le fotografie che appartengono alla sfera
dello studium “mostrano il trucco”: la
fotografia, in qualche modo, si vede. Il
punctum, invece, fa letteralmente
scomparire la fotografia come medium
lasciando emergere il referente.
PUNCTUMil Violinista di Kertesz
24. Il concetto di punctum insiste sull’idea di
fotografia come contingenza e come
particolare, rafforzandola e sottolineando il
fatto che esistono alcune fotografie che
riescono ad andare al di là di qualunque
possibile artefatto, di qualsiasi costruzione.
Il rapporto tra contingenza e realtà è
fondamentale, in questo senso.
PUNCTUMil Violinista di Kertesz
26. In fotografia,” scrisse Cartier-Bresson, “c’è un nuovo tipo di plasticità, il prodotto
delle linee istantanee fatte da movimenti del soggetto. Lavoriamo all’unisono
con il movimento come se fosse un presentimento del modo in cui la vita si
dispiega. Ma nel movimento c’è un momento in cui gli elementi sono in
equilibrio. La fotografia deve cogliere questo momento e tenere immobile il suo
equilibrio”.
Henry Cartier Bresson
28. Quando guardiamo una fotografia forse ignoriamo quel “momento decisivo” in
cui il fotografo sceglie il suo soggetto, quella frazione di secondo prima del
click in cui la mira dell’occhio si allinea a cuore e mente.
IL MOMENTO
DECISIVO
29. Cartier-Bresson scopriva la straordinaria capacità del medium fotografico di
osservare la realtà in quelle sfumature e quei dettagli solo apparentemente
banali: “Nella fotografia le cose più piccole possono diventare un grande
soggetto”.
IL MOMENTO
DECISIVO
31. Il cogliere la vita di sorpresa da dietro un mirino, nell’attimo decisivo in cui tutti
gli elementi compositivi (persone, luce, dettagli) si trovano in un equilibrio
perfetto.
IL MOMENTO
DECISIVO
32. Non servono cento scatti, ne basta uno, uno soltanto, quello in grado di
cogliere questo momento “magico” in cui la realtà si dispiega davanti ai nostri
occhi nella forma ideale per realizzare una grande foto. Una di quelle destinata
all’eternità.
IL MOMENTO
DECISIVO