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PERIODICODELLICEOSCIENTIFICOCARLOJUCCIRIETI-ANNO1NUMERO1MARZO2014
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SOMMARIO
PAG. 4
FOCUS
TI AMO CON TUTTI GLI ERRORI DEL MONDO
PAG.5
SINAPSI
FARFALLE NELLO STOMACO
PAG.6
CULT
8 MARZO - SONO CADUTA DALLE SCALE
	 SNIA VISCOSA - LA CITTÀ NELLA CITTÀ
PRENDI L’AUTOBUS? NO MEGLIO LA SAMA
PAG.11
ONTHEROAD
A SPASSO PER POGGIO MIRTETO
Direttore Responsabile
	 Alessandra Pasqualotto
Vice Direttore
	 serena pitotti
Redazione
	 beatrice cianetti
	 chiara cauletti
	 federica d'orazi
	 sofia galgani
	 simona romagnoli
	 elvisa rossetti
	 daniele bolletta
	 serena pitotti
Segreteria di Redazione
	 serena pitotti
Editore
	 h4f group srl
Direzione Grafica
	 mchiara giovannelli
Direzione Commerciale	
	 massimo martellucci
Foto copertina e illustrazione pag.14
	 daniele bolletta
PAG.12
CURIOSARE&CURIOSARE
SUPERSTIZIONE, CABALA E MITI: NON È VERO, MA CI CREDO
PAG.13
CARTA&PELLICOLA
RECENSIONI SU LIBRI E FILM
PAG.14
LIFESTYLE
COSE DELL’ALTRO LICEO
PAG.16
MUSICA
LUCIO BATTISTI - JOVANOTTI
PAG.18
TEST
CI SAI FARE CON I RAGAZZI?
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I
o e te tre metri sopra il cavalcavia.Que-
sti amori strillati sui muri delle stazioni,
delle scuole, delle strade, dei cessi, sono
veramente sentiti o basterebbe un sempli-
ce “ti amo” sussurrato all’orecchio della perso-
na giusta?
E se sono davvero indispensabili, almeno que-
sti presunti poeti si munissero di un dizionario
tascabile prima di comporre i loro versi sgram-
maticati.
Qualche esempio? “Per te io muoro, q’anto ti
amo, non posso fare almeno di te, ge tem, mona
mour, sei la cosa più bella che abbia mai esisti-
to”.
Chi non cederebbe a queste dichiarazioni al-
quanto originali?
4
Ci lamentiamo che il nostro patrimonio lette-
rario sta decadendo e non ci accorgiamo che i
veri letterati sono intorno a noi.
Riconoscerli è facile: il loro inchiostro è la ver-
nice, il calamaio la bomboletta spray, la perga-
mena una qualsiasi parete in bella vista e gran-
de da contenere tutti i sentimenti.
Come nella vita, però, sui muri, non ci sono
solo cose apparentemente stupide; c’è chi sfoga
la sua ira, la rabbia, il dolore, i rancori politici,
la speranza, le gioie, l’amore.
Capita così che quegli stessi muri diventano
vere biografie di anime che hanno lasciato qui
autentici pezzi di cuore.
L’editoriale
TI AMO
CON TUTTI GLI ERRORI DEL MONDO
Altro che: << l’amor che move il sole e l’altre stelle >>
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55
V
i è mai capitato di ave-
re sintomi come insonnia,
mani sudate, tanta ener-
gia, “farfalle nello stoma-
co” e romantici batticuori?
sono queste le conseguenze più
comuni della tempesta chimica che
ci investe quando pensiamo di aver
trovato l’amore e la persona spe-
ciale che genera tutti questi sintomi.
questo avviene, come spiega uno
psicofisiologo dell’università di pisa,
poiché nella fase di innamoramento
sono coinvolte 12 aree del cervello
che producono diverse sostanze i cui
effetti sono simili a quelli provocati
da droghe o dagli sport estremi.
mostrando ad alcuni giovani inna-
morati le foto dei loro rispettivi part-
ner, durante una risonanza magne-
tica al cervello di ognuno di loro,
si è visto che pensando particolar-
mente ad una persona, si attivano le
aree responsabili della produzione
di dopamina (coinvolta nel mecca-
nismo del piacere), di adrenalina e
di feniletilamina (ormone con pro-
prietà eccitanti). questo cocktail chi-
mico causa uno
stato di eccitazione e di leggera ver-
tigine. molto spesso quando parlia-
mo con la persona di cui pensiamo
di essere innamorati, si azzera la
salivazione o se questa ci stringe
la mano la sentiamo gelida come il
marmo.
nel primo caso, bisogna far riferi-
mento alle ghiandole surrenali che
rilasciano cortisolo, il quale intera-
LE FARFALLE
NELLO STOMACO:
ANTEPRIMA DI UN AMORE
FARFALLE NELLO STOMACO Federica D’Orazi
gisce con l’adrenalina e provoca i
classici effetti dell’innamoramento:
sudorazione, accelerazione del bat-
tito cardiaco e bocca secca
il secondo caso è invece una cose-
guenza delle prime fasi di innamo-
ramento poiché in questo periodo
il cuore batte più intensamente, au-
menta la necessità di sangue e quin-
di la circolazione si dirige più verso
il cuore che in zone come le mani
che diventano fredde.tutto questo
stress romantico, ovviamente, non
può durare per sempre poiché nel
tempo il cervello stesso inizia a di-
minuire la produzione e l’incremen-
to delle sostanze chimiche, tornando
a livelli normali.
Ma in quanto tempo questi sintomi
diventano amore? Analizzando la
trasformazione dei nostri sintomi,
attraverso degli studi, è possibile
affermare che dopo aver incontrato
la persona che provoca tali sintomi,
entro un minuto la nostra pressione
aumenta e lo stomaco si contrae. in
questa fase, l’interesse per il partner,
provoca quel momento l’occhio non
vede più i tratti in modo preciso, ma
sfumato. Dopo cinque mesi, siamo
nel pieno della fase dell’innamora-
mento e ci si sente pieni di energia.
diminuisce il bisogno di dormire poi-
ché fra le diverse sostanze in circolo
spicca la feniletilamina (stimolante
ed energizzante). Dopo questo pe-
riodo, arrivano le crisi di astinenza
in cui si percepiscono stimoli come
tristezza, crampi allo stomaco, irri-
tabilità e confusione mentale.
Dopo un anno, questi stimoli si tra-
sformano e i livelli degli ormoni si
stabiliscono a valori normali. la
chiusura dello stomaco, infatti, si al-
lenta, le mani non sudano più e la
mente torna a ragionare lucidamen-
te. Passata questa fase, si arriva alla
conclusione del processo in cui il
benessere provocato dalla relazione
può causare siamo rassicurati dalla
solidità del legame e ci lasciamo an-
dare non più tormentati dai dubbi.
Ogni volta che lo vedo mi vengono
le farfalle nello stomaco!
Quante volte sentiamo dire questa
frase? Ma vi siete mai chiesti per-
ché abbiamo queste “farfalle nello
stomaco”? Tutti noi abbiamo un se-
condo cervello,o meglio un centro
di elaborazione delle informazioni,
che si trova proprio
nell’intestino. Questo elaboratore
produce sostanze psico-attive in
grado di influenzare gli stati d’ani-
mo e riesce a fissare i ricordi legati
alle emozioni, ricordare ed influire
nei nostri processi decisionali.
Le nostre decisioni sono quindi cau-
sate sia dal cervello che da questo
elaboratore addominale.
Qual è la differenza? Il cervello del
cranio ci permette di ragionare e
ponderare le decisioni, quello addo-
minale, agisce in modo spontaneo
e per questo non riusciamo a con-
trollarlo.
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6
I
n Italia una donna su tre tra i 16
e i 70 anni è stata vittima, nella
sua vita, dell’aggressività di un
uomo. Secondo l’Istat, sei milio-
ni 743 mila quelle che hanno subìto
violenza fisica e sessuale mentre
ogni anno vengono uccise in media
100 donne dal marito, dal fidanzato
o da un ex.
Nella quasi totalità dei casi le violen-
N
el 1910 le delegate socia-
liste americane dopo aver
consolidato la manifesta-
zione riguardo la giornata
della donna, richiesero di istituire una
giornata dedicata alla rivendicazione
dei loro diritti da tempo calpestati ed
oppressi. La giornata si tenne per la
prima volta nel 1911 a New York, in
Italia nel 1922 per iniziativa del Par-
tito Comunista. Nel secondo dopo-
guerra cominciò a circolare la leggen-
da secondo la quale l’otto marzo del
1908 vennero bruciate ben 129 ope-
raie nella fabbrica dove lavoravano;
qui stavano tenendo un’occupazione
contro lo sfruttamento al quale era-
no quotidianamente sottoposte. Ogni
anno l’otto marzo vengono ricordate
sia le conquiste sociali, politiche ed
economiche della donna, sia le discri-
minazioni e le violenze che subiscono
in molte parti del mondo.
QUANTI SANNO REALMENTE
PERCHÉ È STATA ISTITUITA QUE-
STA FESTA?
Lo abbiamo chiesto alla gente. Il bidel-
lo della scuola dice che l’otto marzo si
festeggia il compleanno della figlia e
della sorella; la segretaria che in que-
sta giornata si commemora l’eccidio
di un gruppo di donne chiuse dal pa-
drone in una fabbrica di tessuti. Inol-
tre afferma che non è una festa, bensì
una commemorazione e che purtrop-
po è stata strumentalizzata.
La professoressa Cattani dice <<sono
contro i festeggiamenti solo a fini eco-
nomici. C’è bisogno di ricordare la
dignità della donna solo l’otto marzo?
Fatevi amare per quello che siete, non
cambiate per nessuno e soprattutto
fatevi rispettare>>. Carmelina dice
che in Inghilterra, a marzo, nei primi
anni del Novecento, ci fu una manife-
stazione.
Il professor Rosati sostiene che in
quella data ricorre la morte di diver-
se donne, uccise al rogo, in India. Una
ragazza che c’è stata un’esplosione
in una fabbrica in cui lavoravano (a
nero) donne operaie; un ragazzo che
non ne ha idea e che non si è mai po-
sto questo problema.
Noè ci dice che è stato scelto proprio
l’otto marzo per la festa della donna
perché suona bene mentre
Marco afferma <<dico una cosa intel-
ligente, la festa della donna è l’otto
marzo forse perché l’otto dicembre è
OCCASIONE PER RICORDARE O BUSINESS? Elvisa Rossetti Chiara Cauletti
OTTO MARZO, PERCHÈ
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“
DIRCI CHE SIAMO DONNE CON LE PALLE NON È UN COMPLIMENTO. NON LE VO-
GLIAMO. ABBIAMO GIÀ LE TETTE. TRA L’ALTRO SONO SFERICHE ANCHE QUELLE.
VOGLIAMO SOLO RISPETTO. [ … ] UN UOMO CHE CI PICCHIA È UNO STRONZO,
SEMPRE. E DOBBIAMO CAPIRLO SUBITO. AL PRIMO SCHIAFFO. PERCHÉ TANTO POI AR-
RIVERÀ UN SECONDO, UN TERZO E UN QUARTO. L’AMORE RENDE FELICI E RIEMPIE IL
CUORE, NON ROMPE LE COSTOLE, E NON LASCIA LIVIDI SULLA FACCIA. PENSIAMO
MICA DI AVERE SETTE VITE COME I GATTI? NO, NE ABBIAMO UNA SOLA, NON BUTTIA-
MOLA VIA».”
				
				 (Luciana Littizzetto, Festival di San Remo 2013)
tipologia: un quinto delle vittime su-
bisce violenza sia dentro che fuori il
rapporto di coppia; il 41 per cento ha
subìto violenza sia fisica, sia sessuale
dal partner; un milione e mezzo ha
subìto ripetute violenze dal partner.
La violenza psicologica del partner
o dell’ex è poi subìta da sette milioni
di donne; due milioni hanno subìto,
inoltre, comportamenti persecutori
ze non sono denunciate: solo il 5,3 per
cento nel caso della violenza domesti-
ca. I partner sono più spesso respon-
sabili delle violenze fisiche rispetto ai
non partner , il contrario per le vio-
lenze sessuali se si tiene conto anche
delle molestie, mentre la differenza è
lieve considerando solo stupri e ten-
tati stupri. Le diverse forme di violen-
za si combinano tra loro per autore e
A CASA, AL TELEFONO, PER STRADA: STORIE DI VIOLENZA QUOTIDIANA
SONO CADUTA DALLE SCALE
Elvisa Rossetti
(stalking) ad opera di un ex partner.
Gli uomini credono davvero di essere
così forti nello schiaffeggiare fisica-
mente e moralmente un’altra persona
non in grado di reagire per debolez-
za e fragilità? Credono di dimostrare,
così, tutta la loro virilità? La superio-
rità? La donna non è un oggetto, non
è il soggetto di una tela artistica da sfi-
gurare secondo l’umore? È una don-
na. È una madre, è la madre dei loro
figli, è la loro stessa figlia. E noi, don-
ne, non mercifichiamo il nostro corpo,
utilizziamo la nostra intelligenza e
siamo solidali. Si, perché chi guarda
e abbassa lo sguardo, è colpevole tan-
to quanto chi commette certe ignobili
azioni. Dobbiamo avere l’ulteriore co-
raggio di denunciare chi abusa di noi,
chi gode del nostro dolore, chi graffia
le nostre lacrime. È drammatico che
l’obiettivo di molte campagne ineren-
ti l’argomento sia quello di spronare
le vittime a denunciare i soprusi che le
schiavizzano, sorvolando invece quel-
lo principale e cioè insegnare, educare
alla non-violenza per evitare il verifi-
carsi di tali oscenità. Quel che manca
e a cui tutti dovrebbero essere abituati
è il rispetto del prossimo, anche nei
confronti del gentil sesso che dovreb-
be ricevere rami di mimose colme di
amore e tenerezza sempre, non solo
l’8 marzo. Invece di commercializza-
re questa giornata, riflettiamo sul suo
significato e mandiamo un pensiero
alle 129 operaie della fabbrica Cutton
di New York che morirono dopo esse-
re state chiuse dentro dal proprietario
dell’azienda e arse in un incendio per
conquistare i loro diritti. Tuteliamo la
nostra libertà. La libertà di scegliere
da che parte dormire, con chi e quan-
do fare l’amore, dove lavorare, che
università frequentare, come vestirci,
a che ora uscire la sera, quali vicoli
attraversare, cosa mangiare a cena, a
pranzo, se fare la lavatrice, stirare o
mollare tutto e partire, chi votare. Di-
fendiamo la nostra libertà di vivere.
7
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SNIA VISCOSA Beatrice Cianetti
SNIA
VISCOSA
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9
re un periodo di sviluppo occupa-
zionale e favorire di conseguenza
la ripresa economica.
Ovviamente tutto dovrà essere re-
alizzato limitando fortemente le
speculazioni imprenditoriali che
in passato hanno danneggiato la
città e hanno lasciato dei segni an-
cora visibili.
MA CHE COSA È STATA LA “SNIA VI-
SCOSA” A RIETI?
QUESTA FABBRICA DELLE FIBRE TESSI-
LI ARTIFICIALI ENTRÒ A FAR PARTE DEL-
LA REALTÀ CITTADINA AGLI INIZI DEGLI
ANNI ’20 ED EBBE UNA IMPORTANTE IN-
FLUENZA SUL TESSUTO ECONOMICO,
MA SI COLLOCÒ ANCHE ALLA BASE DEL
FORTE FENOMENO MIGRATORIO CHE
INTERESSÒ LA NOSTRA CITTÀ. L’AZIEN-
DA PREVEDEVA DEGLI SPAZI DOVE LE
DONNE POTEVANO LASCIARE I LORO
FIGLI DURANTE LE ORE DI LAVORO.
La Supertessile conobbe momenti
di prosperità ma anche periodi di
declino ( basti pensare alla crisi del
1929 o a quella che accompagnò e
seguì la Seconda Guerra Mondia-
le) che culminarono con la defini-
tiva chiusura dello stabilimento
nel 2007.
Attualmente il primo passo verso
il recupero delle ex-aree industria-
li è stato realizzato solo per la ex
Tre I di Vazia, che potrà diventare
un centro polivalente.
C
on il nominativo socie-
tario “Snia Viscosa” si
intende l’impianto pro-
duttivo che ha scritto la
storia di questa città sotto il profi-
lo economico e lavorativo e che si
trova nella zona di Madonna del
Cuore, ex Camporeatino.
Questa struttura è coinvolta, in-
sieme ad altre, in un progetto di
trasformazione che prevede la re-
alizzazione di un sistema univer-
sitario, uno spazio auditorium per
spettacoli e produzione culturale,
un sistema fieristico/commerciale
per valorizzare le realtà produtti-
ve locali, un comparto della tecno-
logia, un polo didattico.
Il sito ex-industriale si prestereb-
be molto bene ad accogliere le più
svariate funzioni dal punto di vi-
sta culturale ed energetico.
Purtroppo, però, oggi ciò che pre-
occupa maggiormente i volontari
di Legambiente è il fatto che gli
edifici, che un tempo costituivano
l’area industriale reatina, conten-
gono materiali dannosi e pericolo-
si anche per la salute.
La cosa più scandalosa e indecente
è che questi edifici fanno parte di
una rete non protetta. Non dob-
biamo accettare questa situazione,
non possiamo permetterci di farlo
specialmente adesso che la città
di Rieti ha bisogno più che mai di
essere coinvolta in un processo di
modernizzazione e sviluppo sul
piano economico e culturale.
E’estremamente necessario che
tutti i cittadini vengano a cono-
scenza dei vantaggi che il recupe-
ro e la bonifica di queste zone di-
smesse porterebbero alla città.
Dal punto di vista lavorativo, tale
progetto sarà in grado di assicura-
LA CITTÀ
NELLA CITTÀ
VERSO UN NUOVO MODELLO URBANO
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10
R
omantica la frase di questa
canzone degli area 765,
vero?
Il reatino però la canterebbe
in un modo ancor più idilliaco e so-
ave del tipo <siamo qua aspettiamo
la Sama io e te, sembra mezz’ora
già che l’aspetto, mesà tanto che ci
sta lo sciopero fino alle otto>.
I reatini parlando della Sama si ri-
feriscono a quel mezzo di trasporto
arancione e nero, ultimamente an-
che decorato, che in tutt’Italia viene
chiamato comunemente autobus.
Almeno una volta nella vita tutti a
Rieti se lo sono chiesto: perché la
chiamiamo Sama invece del più co-
mune torpedone?
Proviamo ad immaginare. In una
conversazione tra anziani, si sa, le
parole “complicate” vengono com-
pletamente storpiate. Parlando dei
social network ci si imbatte in quel
catalizzatore che è Facebook e che,
a casa dei nonni, diventa Feibusk.
Come anche nel caso dell’ottimo
alkermes utilizzato per preparare i
dolci, quando la zia Giovanna lo
ribattezza “archemist”. Perciò ve lo
immaginate?
<Compare mio, prendiamo La
Sama? Non ce la faccio ad andare
a piedi al centro anziani>.
In realtà la sigla sama un tempo
rappresentava l’acronimo della
società che a rieti si occupava del
trasporto pubblico. oppure con il
termine sama si vogliono distingue-
re i mezzi di trasporto reatini dalla
massa.
Curiosando su wikipedia scopria-
mo che in realtà, anziché essere
Sama un termine coniato ai piedi
del Terminillo, nella tradizione sufi
mevlevi, il Sama rappresenta un
viaggio mistico di ascesa spirituale
attraverso la mente e amore per “il
perfetto”.
Forse la Sama ha un significato più
profondo di quanto si possa pensa-
re: il suo nome è ricercato e non è
stato dato a caso.
Forse qualche anno fa, un maestro
sufi in visita alla famosa Caciotta
del Centro d’Italia a San Rufo, in
un viaggio contemplativo per la
città all’interno dell’autobus 101,
una volta sceso disse: <questa è la
Sama 101, è il nettare degli dei, è
un viaggio sublime verso il paradi-
so>.
PRENDI L’AUTOBUS? NO MEGLIO LA SAMA Chiara Cauletti
<<SIAMO QUA, ASPETTIAMO L’AUTOBUS IO E TE, SEMBRANO MESI PERÒ
MA CHE MI ASPETTO, PER CASA MIA NE SONO GIÀ PASSATI CENTO...>>
Le parole che entrano
nel linguaggio quotidiano
PRENDI L’AUTOBUS?
NO, MEGLIO LA SAMA
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11
N
avigando lungo il Tevere
verso Sud, un tempo biondo
ed incontaminato, che tanto
ha ispirato pittori e poeti, si
arriva a Poggio Mirteto, dove modesti
e solitari cespugli di mirto diffondono
nell’aria note d’amore e di bellezza.
Siamo nel cuore della Sabina romana, in
una terra in cui l’uomo drammaturgico
che allietava le commedie e le tragedie
dell’antica Roma, rivive nell’intensa at-
tività artistico- teatrale e cinematogra-
fica che si svolge ormai da decenni in
questa terra.
Sangue romano e sangue sabino, qui
si sono uniti e si sono fusi così come la
storia di Roma che si è intrecciata con
quella dell’Abbazia di Farfa, che per
lungo tempo ha governato la vita dei
mirtensi, a tal punto che gli abati de-
cisero di dimorare proprio nel palazzo
baronale, nato sui resti dell’antica rocca.
Come molti paesi d’Italia, anche Poggio
Mirteto, ha visto modificarsi il proprio
assetto urbanistico nel corso dei secoli
ed ecco che lo sguardo del moderno tu-
rista, pur non sempre attento ai detta-
gli, riesce a scorgere con meraviglia la
parte antica abbarbicata sul colle, dalle
sembianze medievali e la parte moder-
na sviluppatasi oltre Porta Farnese che
oggi costituisce il perno economico-po-
litico della cittadina.
Per chi arrivava da lontano, rappresen-
tava la dogana che consentiva l’accesso
al paese: Porta Farnese, fatta costruire
su ordine dell’abate di Farfa Alessandro
Farnese nella seconda metà del Cinque-
cento; lui, classicista, grande stimatore
delle arti, volle un’opera che potesse ri-
cordarlo ai posteri e così fece scolpire il
suo nome nell’architrave.
Oltrepassata Porta Farnese, un vociare
gioioso e un brulichio di odori e colori,
ci conduce nella Piazza di Poggio Mir-
POGGIO MIRTETO,
LÀ DOVE FIORISCONO I MIRTI
Serena PitottiA SPASSO PER LA PROVINCIA
teto: sì, immaginatevela proprio come
sarebbe dovuta apparire ai viandanti di
un tempo.
A guardia la maestosa Cattedrale
dell’Assunta, costruita tra il 1641 e il
1725, di stile settecentesco e suddivisa
in tre navate di grande interesse artisti-
co.
CARNEVALONE LIBERATO
“HO VISTO TANTA GENTE NEI COLO-
RI DEL CARNEVALE ARTISTI CHE SOR-
RIDONO GIOCHI DI VINO E DI PARO-
LE FRA MASCHERE E COSTUMI CHE
COME FIORI AL SOLE SI APRIVANO
ALLA LUCE CAMBIANDO DI COLORE”
(Carnevale Liberato - I Ratti della Sabina)
Per Poggio Mirteto, il Carnevalone libe-
rato, è tradizione, è cultura, è storia. Qui
maschere, arte e musica creano il mix per-
fetto per una festa che sta diventando uno
degli appuntamenti di piazza più amati e
frequentati del Centro Italia. L’origine della
festa è nella rivolta popolare del 24 feb-
braio 1861 che decretò la liberazione del
Paese dallo Stato Pontificio. Quando la de-
legazione degli operai di Poggio Mirteto si
recò dal marchese Gioacchino Napoleone
Pepoli per chiedere l’annessione al futuro
Regno d’Italia, il Commissario Generale
dell’Umbria propose di premiare la cittadi-
na facendo passare per Poggio Mirteto la
ferrovia Roma-Orte.
Ma a questa offerta la popolazione prefe-
rì invece che venisse stabilito di celebrare
ogni anno una grande festa a ricordo della
liberazione dallo Stato Pontificio.
E così fu. 
Nei vicoli risuona
“CIRCONDATO DALLE NOTE DI GEN-
TE PIÙ FANFARE ERO VIVO E DA QUEL
SUONO MI LASCIAVO TRASCINARE
DENTRO ANGOLI DI VISO E NEGLI
OCCHI DELLA GENTE DOVE IL SO-
GNO È ANCORA INTERO E DI FINTO
NON C’È NIENTE”
(Carnevale Liberato - I Ratti della Sabina)
E proprio inoltrandosi in uno di questi vi-
coli ecco che ci appare la Chiesa di San
Paolo, datata 1300 così come è inciso
sulle campane.Questo edificio religioso è
come un libro da sfogliare perché ha vissu-
to la nascita e lo sviluppo dell’antico centro
abitato di Poggio Mirteto e chissà quante
storie avrebbe da raccontare, tra cui quella
che narra che, per merito dei riti celebrati
al suo interno, il Venerdì Santo del 1654 si
debba la liberazione dei campi da un’in-
vasione di cavallette.Oggi Poggio Mirteto
non offre solo panorami suggestivi ricoper-
ti di uliveti e mirti, evidenze archeologiche
di estremo interesse storico ed architettoni-
co già note ai tempi del geografo Strabo-
ne, ma anche danza, musica, recitazione,
canto, moda, pittura, scultura, artigianato
orafo e specialità culinarie.
Lo sviluppo economico di questa cittadina
dipende dal livello culturale di chi ci abita.
Così i mirtensi sono professionisti della cul-
tura, affrontano quotidianamente la sfida
di proporre sul territorio locale spettacoli
di qualità ed esperimenti in tutti i settori
perché questa si chiama economia made
in Sabina.
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M
olti sono convinti che tutte le supersti-
zioni abbiano origine dall’ignoranza o
siano nate in tempi lontani dove il timo-
re dell’ignoto prevaleva sulla ragione.
Il culto della paura era alimentato soprattutto dalla
Chiesa e dagli stregoni che, facendo leva sull’igno-
ranza del popolo, riuscivano a ritagliarsi un ruolo
importante e necessario nella società.
Poi il fatto che queste leggende si siano tramandate
per tanto tempo le ha trasformate in verità, secondo
alcuni. Infatti, una bugia ripetuta tante volte diventa
inevitabilmente una verità e spesso ciò che è lontano
nel tempo assume una valenza maggiore e mitica ri-
spetto alle cose del giorno d’oggi.
Altri, come per esempio il biologo evoluzionista Ke-
vin Foster, sono dell’idea che le superstizioni non sia-
no altro che suggestioni derivanti da coincidenze ac-
cidentali; tuttavia, ciò non sarebbe per forza un male.
Secondo Foster, infatti, non è necessario indagare sul-
la veridicità di un qualcosa per decidere se credervi
o meno, ma bisogna stare attenti, perché le paure e
le superstizioni finiscono il più delle volte con il tra-
mandarsi di padre in figlio.
AVERE TATUAGGI
IN NUMERO PARI
La superstizione pare provenga dall’usanza dei ma-
rinai di farsi un tatuaggio ad ogni porto (al porto di
casa, al porto di arrivo, di nuovo al porto di casa) ed
averne solo due significava quindi non aver potuto
terminare per cause avverse il rientro verso i propri
cari.
IL 17
La superstizione riconduce la credenza al latino in
quanto il numero 17 si scrive XVII, che anagramma-
to diventa VIXI (ho vissuto, quindi “sono morto”).
GATTO NERO
Nel Medioevo i erano associati al
diavolo e ai sortilegi, tanto che bastava possedere un
gatto nero per poter essere accusati di stregoneria e
quindi condannati al rogo.
APRIRE
UN OMBRELLO IN CASA
E’ considerato un cattivo presagio, questo perché
indicherebbe che il tetto lasci passare la pioggia,
simboleggiando una casa ridotta in miseria.
ROMPERE
LO SPECCHIO
Si dice che porti sette anni di disgrazie; infatti già pri-
ma dell’invenzione dello specchio l’uomo preistorico
che vedeva la propria immagine riflessa nell’acqua di
un lago o di uno stagno poteva pensare che si trattas-
se di un altro sé stesso.
Di conseguenza, qualunque disturbo arrecato al ri-
flesso poteva significare un pericolo per la propria
salute.
ACCENDERE
CANDELE CON LO STESSO
FIAMMIFERO
Si dice che faccia morire il più giovane dei fumato-
ri. Prima Guerra Mondiale: soldati che vogliono fu-
mare, i fiammiferi scarseggiano, quindi più militari
accendono la propria cicca con uno stesso fiammife-
ro. Solo che ogni “accensione” è segnalata dal baglio-
re della brace della sigaretta appena accesa.
Il cecchino nemico nota il bagliore e punta il fucile,
col secondo bagliore prende la mira, l’ultimo soldato
ad accendere, quindi il più giovane anche per motivi
di “anzianità” e grado, sarà quello che la sigaretta se
la godrà assai poco.
SUPERSTIZIONE, CABALA E MITI Sofia Galgani
NON È
VERO
MA CI CREDO
GATTI NERI
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13
CARTA E PELLICOLA Federica D’Orazi
12 ANNI
SCHIAVO
REGIA:
Steve McQueen
DURATA:
134 minuti
GENERE:
Biografico
Schiavitù. In  12 anni
schiavo viene raccon-
tata la storia vera di
Solomon Northup, ta-
lentuoso violinista nero
che nel  1841, prima
della guerra di secessione, vive libero con la mo-
glie Anne e i figli Margaret e Alonzo in una con-
tea dello stato di New York. Ingannato da due
falsi amici di spettacolo, viene drogato,rapito,
strappato dalla sua famiglia, privato dei docu-
menti, venduto e portato in Louisiana dove rimar-
rà in schiavitù fino al 1853, cambiando per tre
volte padrone e lavorando in una piantagione
di cotone del perfido schiavista Edwin Epps.
Qui, il giovane violinista nero proverà sulla pro-
pria pelle la crudeltà degli uomini e la tragedia
della sua stessa gente, iniziando così a lottare
non solo per sopravvivere ma anche per con-
servare la propria dignità. Solo nel dodicesimo
anno della sua indimenticabile odissea avviene
il casuale l’incontro con l’abolizionista canadese
Samuel Bass, il quale rappresenta per la vita di
Solomon una svolta insperata: dopo aver appre-
so la sua storia, Bass riesce a rintracciare la fa-
miglia di Northup. Solomon è finalmente libero.
E’ incredibile come il regista riesca a trattare un
argomento così difficile in tutte le sue sfumature
raccogliendo ogni minimo particolare risalente
al passato e creando uno scenario attuale attor-
no al tema della schiavitù, tema ancora molto
discusso nella nostra società.
UNA DONNA
PER AMICA
REGIA:
Giovanni Veronesi
DURATA:
109 minuti
GENERE:
Commedia
Esiste l’amicizia tra
uomo e donna?.
Questa è la doman-
da a cui il regista
cerca di rispondere
raccontando la storia
di Francesco e Claudia, due giovani molto belli
e molto amici. Lui è un avvocato impacciato e
spiritoso mentre lei fa la veterinaria. Sono due
giovani che condividono le loro paure, gioie,
serate e divertimenti, non hanno segreti e sono
convinti di poter gestire un’amicizia senza pen-
sare che questo potrebbe un giorno diventare
amore. Nella vita di Claudia arriva Giovanni, un
ragazzo che lei decide di sposare. E’ proprio in
questo momento che tutta la loro amicizia viene
messa in discussione: Francesco inizia ad accor-
gersi che l’amicizia tra uomo e donna è davvero
più complicata del previsto. Un mix di equivoci,
sentimenti e tante risate nell’eterno incontro e
scontro tra uomo e donna.
THE
METROPOLITAN
OPERA DÌ
NEW YORK: IL
PRINCIPE IGOR
REGIA:
Dmitri Tcherniakov
DURATA:
270 minuti
GENERE:
Opera lirica
Nonostante l’opposi-
zione e le preghiere della giovane moglie Jaro-
slavna, il principe Igor e il suo esercito partono
da Putivl’ per una spedizione punitiva contro la
tribù dei Polovcy che minaccia i commerci della
città. Riuscirà Igor a tornare a casa e rincontrare
la sua famiglia? Un perfetto scenario di guerra
che interessa gran parte della massa attraversan-
do i legami affettivi, l’amore per la patria e il do-
vere di un giovane che è costretto ad intrapren-
dere questo viaggio. Molto presto le campane
della città suoneranno il ritorno del principe, ri-
portandolo da sua moglie e nella sua terra dove
verrà accolto con una grande festa in suo onore.
Un’opera che stupirà tutti noi e ci coinvolgerà in
questo mondo di amore, destino e guerra in cui
ogni situazione risulterà imprevedibile e ricca di
colpi di scena.
L’ABLAZIONE
AUTORE:
Tahar Ben
Jelloun
All’età di sessant’an-
ni scopri di avere un
tumore. Questa è la
storia di un uomo molto vitale che da un giorno
all’altro si ritrova in una sala operatoria e deve
sottoporsi ad un intervento di asportazione poi-
ché solo così il rischio tumorale sarà contenuto.
Le conseguenze. Le conseguenze sono ciò che
preoccupano quest’uomo, amante di donne e
notti scatenate. E questo è proprio quello che, il
matematico di rilievo internazionale, ritiene es-
sere il miglior modo per prepararsi all’intervento
del giorno seguente. Successivamente continuare
ad avere una vita normale è tutto più difficile ma
il tempo fa il suo corso e lui lentamente riesce
a riprendere una vita senza drammi, stabilendo
perfino una relazione con una donna. E’ possibi-
le avere una vita senza sesso?. Poco a poco, co-
lui che desiderava avere una vita molto allegra,
capisce che una vita senza sesso è possibile. E’
diversa ma è comunque vita.
POLVERE
AUTORE:
Patricia D.
Cornwell
E’ proprio nel momen-
to in cui cerchi di ri-
prenderti dalle fatiche
quotidiane, che arriva quella telefonata inquie-
tante. Kay Scarpetta riceve questa telefonata in
cui gli viene comunicato il ritrovamento del cor-
po di una giovane donna sul campo del Massa-
chusettes Institute of Technology. Lei è Gail, una
studentessa neolaureata, avvolta in un lenzuolo
e sistemata in una posa particolare; il che fa
immediatamente pensare ad un killer esperto in
omicidi. Tracce fluorescenti rosso sangue, verde
smeraldo e zaffiro vengono ritrovare ad un primo
esame. Coincidenze molto simili ad una serie di
omicidi organizzati da un serial killer sopranno-
minato Capital Murderer, a Washington, di cui
si stava occupando il marito di Kay. Una serie
TRETRECINQUE
AUTORE:
Ivano Fossati
Tuttofare in un alber-
go a Torino, chitar-
rista in orchestrine
che girano l’Europa,
uomo troppo ricco e
troppo solo nell’America in Settembre: questa
è la vita straordinaria di un italiano che rimane
tale anche quando viene scagliato lontano dal
proprio paese. Vittorio Vicenti è uno che ama la
vita e le donne, è sveglio, cinico e sempre simpa-
tico. 335 è la sua storia, così come la racconta
lui. Questa storia è segnata dall’età della scuola
negli anni Cinquanta in Piemonte, un infanzia
trascorsa con il padre e soprattutto dal suo ta-
lento musicale e dalla sua chitarra elettrica, la
Gibson 335. E’ proprio questa chitarra che porta
Vittorio in giro per il mondo strappandolo dalla
vercellese dove è nato. Una strana vita la sua,
ma Vittorio non guarda mai indietro bensì lascia
succedere le cose stando a guardare. La sua vita
è una corsa senza respiro, tra desideri e fortu-
ne, ma Vittorio finirà prima o poi, in un modo o
nell’altro, con il pagarla cara?
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C
arlo Jucci sta al liceo
scientifico come Marco
Terenzio Varrone sta al
liceo classico.
Sapete risolvere questa propor-
zione? Se sì, significa che siete
fatti per lo Jucci, se no, vuol dire
che frequentate o avete frequen-
tato il Varrone.
Ogni giorno, a Rieti, un varronci-
no si alza e sa che dovrà studiare
più latino di uno juccino, altrimen-
ti morirà di fame.Ogni giorno, a
Rieti, uno juccino si alza e sa che
dovrà studiare più matematica di
un varroncino, altrimenti morirà
di fame. Ogni giorno, non impor-
ta che tu sia juccino o varronci-
no, l’importante è che cominci a
studiare.
IL TIPICO ESEMPLARE DI
HOMO SAPIENS VARRONIANUS
PUÒ ESSERE AVVISTATO NELL’ARIDA
SAVANA DI PIAZZA MAZZINI ED È
SOLITO RIUNIRSI IN BRANCO DA-
VANTI ALLA PROPRIA TANA DALLA
QUALE ESCE SOLO DUE VOLTE AL
GIORNO.
È UNO DEGLI OMINIDI PIÙ TACI-
TURNI DEL REGNO ANIMALE. I VAR-
RONCINI SONO TANTISSIMI E CI SI
ACCORGE FACILMENTE DELLA LORO
PRESENZA. RIESCONO A TRASPOR-
TARE ANCHE DUE VOCABOLARI
ALLA VOLTA MA SOLO I PIÙ FORTI LO
FANNO CON UNA SOLA MANO.
Si orientano grazie ad occhiali con
lenti molto spesse che fungono da
antenne. Il loro compito è quello di
garantire al resto della specie la
sopravvivenza del patrimonio let-
terario. Una cosa è certa. La pro-
venienza della fauna varroniana
è individuabile a colpo d’occhio:
golfino e camicia per lui, borsa fir-
mata e Superga per lei. Il pericolo,
COSE DELL’ALTRO LICEO Serena Pitotti
COSE DELL’ALTRO LICEO
però, è dietro l’angolo.
A poche centinaia di metri, lun-
go l’argine del fiume Velino, vive
un’altra colonia di ominidi. Sono
gli Juccini e il loro obbiettivo è tro-
vare nuove formule matematiche.
Lavorano sodo tutto il giorno. Esco-
no solo per procacciare il cibo.
Neanche la moderna tecnologia
è in grado di superare le loro doti
di esperti calcolatori. Non si muo-
vono in mandrie. Sono solitari e
tendono ad avere comportamenti
anche anomali.
Seguirli nelle loro dimostrazioni
matematiche ed esperimenti scien-
tifici è un miracolo. Riuscire al fil-
marli spesso è impossibile. Uno
juccino è troppo fulmineo per po-
terlo battere sul tempo. Sono mae-
stri dell’astuzia e dell’intuito. Varia
è la galleria d’esemplari del Liceo
Scientifico. Dal nerd al “fighetto”
passando per lo “shabby”.
Piccoli dettagli che in momenti cru-
ciali fanno la differenza tra la vita
e la morte.
Una sfida apparentemente impari:
varroncini e juccini. Ma considera-
ta la quantità di variabili il risultato
non è mai certo. Dipende tutto da
poche nozioni. È una battaglia sen-
za tempo. E tu, per chi fai il tifo?
14
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EVENTUALMENTE Sofia Galgani
RIETI
SPETTACOLI:
MR FOREST SOW – RQS STUDIO EVENTO
SABATO 8 MARZO 2014 TEATRO VESPASIANO
EVENTI MUSICALI:
CIRCOLO DE LI RAPARI – “BRUTTI, GNEFRI E CAPELLUNI”
DAL 14 AL 16 MARZO 2014 TEATRO FLAVIO VESPASIANO
INIZIATIVE COMUNE:
LEZIONI DI SCI – TERMINILLO
DAL 4 AL 27 MARZO 2014, 72€ A PERSONA PER 12 LEZIONI
TERNIEVENTI MUSICALI:MORTIMER MC GRAVE – PALAZZO GAZZOLI AUDITORIUM
SABATO 1 MARZO 2014 VIA DEL TEATRO ROMANO
ENSEMBLE BERLIN – I SOLISTI DEI BERLINER PHILHARMONIKER
DOMENICA 2 MARZO 2014 PALAZZO GAZZOLI AUDITORIUM
MOSTRE:CARTELLS.. POR AMOR DI JOAN MIRO’
ACCADEMIA DI BELLE ARTI
DAL 1 AL 8 MARZO 2014 CORSO PUBLIO CORNELIO TACITO
SPETTACOLI:QUARTET – CAOS (CENTRO PER LE ARTI OPIFICIO SIRI)
DAL 15 AL 16 MARZO 2014 TEATRO SECCI
L’AQUILA
SPETTACOLI:
TOTO’ E VICE’ – ENZO VETRANO E STEFANO RANDISI
DAL 13 AL 14 MARZO 2014 TEATRO COMUNALE
DOCUMENTARIO:
“OTTOCENTOQUARANTANOVE”
VITA E SEGRETI DI UNA CITTA’ DIMENTICATA
SABATO 1 MARZO 2014 PIAZZA DUOMO
15
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M
olti giornalisti e studiosi hanno approfondito i
contenuti espressi da Lucio Battisti nella musica,
ma pochi sono stati quelli che hanno cercato di
capire questo poeta e la sua cultura, partendo
dal periodo in cui in Lucio avviene il processo di inculturazio-
ne ed assorbe i messaggi trasmessi dalla famiglia e dall’am-
biente in cui vive. Tutto questo processo formativo ha luogo
a Poggio Bustone, paese natale del cantante al quale resterà
sempre fortemente legato. Nei suoi primi anni di vita Lucio
è spesso indaffarato nella bottega artigiana del nonno Gio-
van Battista Battisti, che lavora il legno, ma tra le sue tante
passioni ricordiamo quella per la musica: è proprio il nonno
che compie la prima alfabetizzazione musicale di Lucio, che
ha due-tre anni, insegnandogli crome e biscrome scritte a
caratteri cubitali sulle tavolette di legno che lavorava. Questi
iniziali incontri con la musica, apparentemente poco signifi-
cativi, sono solo i primi passi che lo porteranno ai massimi
vertici della musica leggera italiana. Tra i cinque-sei anni una
leggera forma di obesità, che ai nostri giorni sarebbe ap-
parsa normale, gli procura una sorta di complesso poiché,
accusando difficoltà ad affrontare le prove che l’appartenen-
za ad un gruppo comporta, è preso in giro dai compagni
continuamente. Spesso Lucio si nasconde dietro ai vetri di
una finestra, osservando i bambini che oltre ad organizzare
giochi, si scambiano “pensieri e parole”. Lui se ne sta isolato
e cerca di evitare quelli che riescono maggiormente a met-
terlo a disagio; per questo motivo all’età di sette anni trova
nella chitarra una nuova possibilità di comunicare. Quando
è solo si diletta a fa emergere con la musica sentimenti e
stati d’animo e finalmente riesce a catturare l’attenzione de-
gli altri, ottenendo un nuovo ruolo di rilievo all’interno del
gruppo. Chitarra in spalla, comincia a frequentare le prime
lezioni che gli impartisce Silvio Di Carlo e apprende così le
basi di uno strumento che sarà il suo inseparabile compagno
d’avventura. La scelta della chitarra non è comunque casuale
perché in quel periodo era difficile trovare un giovane in pa-
ese che non avesse mai preso in mano questo strumento. Ma
Lucio vi troverà ben altro, una sorta di affinità elettiva pronta
a dare campo alla melodia come agli accordi che saranno
alla base degli straordinari arrangiamenti delle sue canzoni.
Il piccolo mondo nel quale Lucio è immerso manifesta spesso
con il canto, accompagnato dalla musica degli strumenti più
svariati, l’allegria nelle feste popolari del paese tanto che lo
stesso Lucio affermerà: <inutile fare melodie che non possano
cantare Poggio Bustone>, facendo in tal modo diventare il
paese l’esempio di una ispirazione popolare e quotidiana
che poi ha fatto la sua grande fortuna.
LUCIO BATTISTI E LA SUA PASSIONE PER POGGIO BUSTONE
NON È STATA
UN’AVVENTURA
LUCIO BATTISTI Chiara Cauletti
Brooks Of Sheffield
16
«Quinion» ,said mr. murdstone, «take care, if you please. somebody’s sharp». «Who is?» asked the gentleman, laughing.
I looked up quickly, being curious to know.
«Olny brooks of sheffield» ,said mr murdstone. (charles dickens - david copperfield, p.27) .
Dall’ inghilterra del 1800 alla rieti del xxi secolo, sono loro i brooks of sheffield, un mix esplosivo di amicizia, sound e creatività.
Nati dall’”esigenza” di gabriele veronese di mettere in gioco le sue canzoni con il supporto e la grinta di altri giovani musicisti,
oggi vantano diverse partecipazioni a concorsi tra cui il mareate rock fest 2011, il controvento music festival e tour music fest
2011. Il 22 gennaio 2014 è uscito il loro primo album “never fall in love with noise”, successivamente presentato il 23 febbraio
al Depero club di rieti. Nell’album sono evidenti le influenze musicali della band, che variano dal brit pop fino ad arrivare
all’alternative rock/indie rock, così come evidenti nei testi del boss dei bos, Gabriele, sono gli obiettivi del gruppo: trasmettere
unmessaggio,delleemozionialpubblicodirietienonsolo.Si,perchéibosguardanolontano,all’italia,all’europaeconunpo’
di fortuna al mondo. gli altri membri del gruppo sono Gabriele Grillo, Pierluigi Imperatori, Ermanno Bizzoni, Andrea D’Amato e
Edoardo Piergentili. Il live è il loro habitat naturale, il contatto con la gente quello che li fa vivere. “There’s nothing conceptually
better than rock’n roll” and cigarettes.
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17
JOVANOTTI
UN POETA DEI
GIORNI NOSTRI
JOVANOTTI Seerena Pitotti
È
“un ragazzo fortunato” con le “tasche piene di sassi”
che vive nella “terra degli uomini” dove i suoi concerti
sono “il più grande spettacolo dopo il Big bang”. Alto
un metro e 93, pronuncia la “esse” come la “effe”: è
Lorenzo Costantino Cherubini, in arte Jovanotti. Singolare è
la storia del suo soprannome che deriva dall’errore che fece
un tipografo nell’87 in occasione di una serata in discoteca,
scrivendo nella locandina al posto di “Joe Vanotti” (come si
faceva chiamare allora), Jovanotti. Sarà questo da quel gior-
no il suo nome d’arte. Già quando era adolescente e senza
barba aveva iniziato a proporsi come dj su diverse radio
locali e nelle discoteche romane. Il salto di qualità lo fece gra-
zie a Claudio Cecchetto, perennemente a caccia di talenti,
che lo scoprì e lo portò a lavorare con lui. Dalla passione per
la musica, per le discoteche e per il rap, nacquero i suoi primi
dischi: “Gimme Five” e “È qui la foresta’”. Da quel momento
non si è più fermato e ad oggi vanta otto libri e 21 album.
L’ultimo, pubblicato nel 2012, è un racconto in musica dei
suoi 25 strepitosi anni di carriera con i più grandi successi, le
canzoni nuove, le collaborazioni, i remix, le rarità, gli outa-
kes e le versioni alternative. Le sue canzoni sono un concen-
trato di dolcezza e energia, mescolate al ritmo e alla fantasia
del poeta funky dei giorni nostri. Da 27 anni, ormai, canta e
fa concerti in giro per il mondo ed è impossibile che nessuno
di noi non abbia mai intonato almeno una volta qualche moti-
vetto delle sue canzoni. Parallelamente Lorenzo svolge anche
il suo ruolo di artista socialmente e politicamente impegnato,
collaborando con associazioni come Emergency e Amnesty
International. Nel 2009, insieme a Mauro Pagani e Giuliano
Sangiorgi dei Negramaro, ha riunito intorno a sé 55 fra i più
popolari cantanti e musicisti della musica leggera e del rap
italiani per incidere una speciale cover della canzone “Do-
mani”, in ricordo del terremoto dell’Aquila (i proventi della
vendita del disco sono stati devoluti all’associazione Salvia-
mo l’arte in Abruzzo). <Mi hanno organizzato l’esistenza da
quando mamma era in gravidanza: la pappa, la scuola, la
cacca, la suora, il mare, il ruttino, gli esami, il casino, i de-
sideri, i bisogni, la libertà, i sogni.. ed ogni estate un nuovo
passo di danza. Vivo come in una gravidanza infinita, come
se fossi un feto per tutta la vita>. (Buon Sangue-Bonus Track)
WHO: Alex Turner e com-
pagni, 4 ragazzacci di shef-
field, uk, che dopo due anni
da suck it and see, entrano
negli studi californiani di los
angeles e registrano il loro
quinto album .
WHERE: in ogni camera da
letto, in ogni anfratto e in un
qualsiasi posto appartato in
cui due amanti possano farsi
WHO: i verdena, o meglio
i “folletti”, trasportano in
un’atmosfera onirica, bizzar-
ra e malinconica. in quasi
vent’anni di carriera hanno
sperimentato tanti generi
musicali, dal grunge (se
non sapete cosa significa
pensate ai nirvana!) al pop
sublime del white album dei
beatles, nella maniera più
“le coccole”. forse l’album più “erotico” del 2013, la calda voce
di turner è sempre accompagnata dai coretti di helders, cookie e
o’malley , i semplici ma efficaci groove di batteria seguiti da giri
di basso quasi blues, malinconici, lenti e ripetitivi.
WHY: dopo il successo degli album precedenti, turner non è più
il ragazzo timido di whatever people say i am, that’s what i’m
not, ma impara a tenere sulle sue spalle un intero show, è più
“sfacciato”, in un certo senso più “rocker”.
WHAT: «am ha un suono vicino al beat di dr. dre, con un taglio
alla ike turner, al galoppo per il deserto su una stratocaster. non
volevo che il suono fosse il risultato di quattro ragazzi che suona-
innovativa e coerente con il proprio stile.
WHERE: mentre kurt cobain esprimeva il disagio della genera-
zione “x” agli inizi degli anni ‘90, i due fratelli ferrari muovevano
i loro primi passi nell’ “hen house” (ovvero il pollaio) che poi di-
venterà il loro particolare studio di registrazione.
WHY: “i miei testi non hanno senso ma allo stesso tempo pos-
sono averne più di uno”, così afferma alberto ferrari, leader dei
verdena. Ascoltate i verdena perché, oltre a poter dare diverse
interpretazioni ai testi, in base alle emozioni che si provano, la
loro musica è di eccellente qualità (meriterebbe di essere ap-
prezzata di più oltre che in italia, anche fuori i nostri confini) e si
no in una stanza. essenzialmente è stato così, ma è stato molto
bello trovare un modo per manipolare il suono e gli strumenti
fino a farli risultare dal beat più hip-hop» (alex turner, intervista
alla nme)
WHEN: quando si fa sera, quando te ne torni a casa, abbassi
le luci e metti su un vinile di lounge/r&b, ti stendi sul divano e
ascolti.
tracce migliori: r u mine? – why d’you only call me when you’re
high? – i wanna be yours
sposa in maniera straordinaria con le parole, creando un tumulto
di sensazioni contrastanti e vivissime.
WHAT: requiem sono 63 minuti di disco in cui i verdena rie-
scono a concordare musica e testi creando un’atmosfera cupa
con qualche accenno di speranza. si può definire l’album della
maturazione dei verdena che poi porterà alla definitiva consa-
crazione dell’album “wow”, vero e proprio capolavoro in cui si
sono evoluti rimanendo coerenti alla loro identità.
WHEN: all’alba, quando cammini da solo in giro per la città e
hai bisogno di uno sfogo silenzioso.
Playlist Elvisa Rossetti - Ermanno Bizzoni
Chiara Cauletti - Demetrio Di Genova
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18
1. QUANDO TI PIACE UN RAGAZZO:
	 a) ti blocchi e non riesci più a parlare
	 b) cerchi di stare con lui
	 c) fai di tutto per farti notare
2. IN UN RAGAZZO TI PIACE:
	a)la dolcezza
	b)la simpatia
	c)la bellezza
3.TI È MAI CAPITATO DI PROVARCI CON IL
RAGAZZO DI UNA TUA AMICA?
	a) no, mai
	b) una volta
	c) più di una volta
4. SE SEI AD UNA FESTA E UN RAGAZZO TI
GUARDA COSA FAI?
	a) Chiedi alla tua amica se hai qualcosa fuori 	
	posto
	b) Ricambiglisguardiaspettandocheluisifaccia	
	avanti
	c) Vai da lui e attacchi bottone
5. COME CONQUISTI UN RAGAZZO?
	a) Essendo te stessa
	 b) Con le chiacchiere
	c) Con un vestito stretto e i tacchi alti
6. LA COSA PEGGIORE CHE PUÒ CAPITARE
AD UNA FESTA È...
	a) Vedere il ragazzo che ti piace con un’al	
	tra
	b) Fare colpo sul ragazzo della tua amica
	c) Trovare solo ragazzi brutti
7. TI RITIENI UNA RAGAZZA...
	 a) Riflessiva
	 b) Serena
	 c) Esuberante
8. IL TUO LOOK È...
	 a) Classico
	 b) Alla moda
	 c) Eccentrico
9. SECONDO TE, COSA NON SI DOVREBBE MAI
FAREPEREVITAREDIFARFUGGIREUNRAGAZ-
ZO?
	a) Confessargli subito tutti i suoi difetti
	b) Provarci con il suo migliore amico
	c) Stargli sempre addosso
10. UNA TIPA CI PROVA CON IL TUO RAGAZZO.
COSA FAI?
	 a) La ignori
	 b) Vai a parlarle
	 c) Fai in modo che vi veda sempre insieme 	
	 per farla desistere dal suo proposito
MAGGIORANZA DI RISPOSTE A:
Imbranata: Quando si tratta di conquistare un ragazzo non sai proprio da dove cominciare. Pensi di
non poter piacere a nessuno e consideri le altre ragazze migliori di te. Forza, datti una possIbilità!
MAGGIORANZA DI RISPOSTE B:
Apprendista seduttrice: Non ami sedurre a tutti i costi, ma solo quando pensi che ne valga veramente
la pena. Sei una ragazza riflessiva e un po’ timida, ma che sa sfoderare gli artigli quando ce n’è biso-
gno. Non sarai una seduttrice nata, ma stai imparando i segreti!
MAGGIORANZA DI RISPOSTE C:
Ammaliatrice: Sei bravissima a conquistare i ragazzi e nessuno ti resiste. Usi molte tattiche e non ti
mostri mai per ciò che sei: infatti, spesso ti accusano di essere poco spontanea e sincera. Credi che con
i ragazzi carini sia giusto “tirarsela” ma attenta perché così rischi di allontanare quelli più interessanti!
ci sai fare con i ragazzi?
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  • 3. 3 SOMMARIO PAG. 4 FOCUS TI AMO CON TUTTI GLI ERRORI DEL MONDO PAG.5 SINAPSI FARFALLE NELLO STOMACO PAG.6 CULT 8 MARZO - SONO CADUTA DALLE SCALE SNIA VISCOSA - LA CITTÀ NELLA CITTÀ PRENDI L’AUTOBUS? NO MEGLIO LA SAMA PAG.11 ONTHEROAD A SPASSO PER POGGIO MIRTETO Direttore Responsabile Alessandra Pasqualotto Vice Direttore serena pitotti Redazione beatrice cianetti chiara cauletti federica d'orazi sofia galgani simona romagnoli elvisa rossetti daniele bolletta serena pitotti Segreteria di Redazione serena pitotti Editore h4f group srl Direzione Grafica mchiara giovannelli Direzione Commerciale massimo martellucci Foto copertina e illustrazione pag.14 daniele bolletta PAG.12 CURIOSARE&CURIOSARE SUPERSTIZIONE, CABALA E MITI: NON È VERO, MA CI CREDO PAG.13 CARTA&PELLICOLA RECENSIONI SU LIBRI E FILM PAG.14 LIFESTYLE COSE DELL’ALTRO LICEO PAG.16 MUSICA LUCIO BATTISTI - JOVANOTTI PAG.18 TEST CI SAI FARE CON I RAGAZZI? Just Move Marzo.indd 3 05/03/14 17:39
  • 4. I o e te tre metri sopra il cavalcavia.Que- sti amori strillati sui muri delle stazioni, delle scuole, delle strade, dei cessi, sono veramente sentiti o basterebbe un sempli- ce “ti amo” sussurrato all’orecchio della perso- na giusta? E se sono davvero indispensabili, almeno que- sti presunti poeti si munissero di un dizionario tascabile prima di comporre i loro versi sgram- maticati. Qualche esempio? “Per te io muoro, q’anto ti amo, non posso fare almeno di te, ge tem, mona mour, sei la cosa più bella che abbia mai esisti- to”. Chi non cederebbe a queste dichiarazioni al- quanto originali? 4 Ci lamentiamo che il nostro patrimonio lette- rario sta decadendo e non ci accorgiamo che i veri letterati sono intorno a noi. Riconoscerli è facile: il loro inchiostro è la ver- nice, il calamaio la bomboletta spray, la perga- mena una qualsiasi parete in bella vista e gran- de da contenere tutti i sentimenti. Come nella vita, però, sui muri, non ci sono solo cose apparentemente stupide; c’è chi sfoga la sua ira, la rabbia, il dolore, i rancori politici, la speranza, le gioie, l’amore. Capita così che quegli stessi muri diventano vere biografie di anime che hanno lasciato qui autentici pezzi di cuore. L’editoriale TI AMO CON TUTTI GLI ERRORI DEL MONDO Altro che: << l’amor che move il sole e l’altre stelle >> Just Move Marzo.indd 4 05/03/14 17:39
  • 5. 55 V i è mai capitato di ave- re sintomi come insonnia, mani sudate, tanta ener- gia, “farfalle nello stoma- co” e romantici batticuori? sono queste le conseguenze più comuni della tempesta chimica che ci investe quando pensiamo di aver trovato l’amore e la persona spe- ciale che genera tutti questi sintomi. questo avviene, come spiega uno psicofisiologo dell’università di pisa, poiché nella fase di innamoramento sono coinvolte 12 aree del cervello che producono diverse sostanze i cui effetti sono simili a quelli provocati da droghe o dagli sport estremi. mostrando ad alcuni giovani inna- morati le foto dei loro rispettivi part- ner, durante una risonanza magne- tica al cervello di ognuno di loro, si è visto che pensando particolar- mente ad una persona, si attivano le aree responsabili della produzione di dopamina (coinvolta nel mecca- nismo del piacere), di adrenalina e di feniletilamina (ormone con pro- prietà eccitanti). questo cocktail chi- mico causa uno stato di eccitazione e di leggera ver- tigine. molto spesso quando parlia- mo con la persona di cui pensiamo di essere innamorati, si azzera la salivazione o se questa ci stringe la mano la sentiamo gelida come il marmo. nel primo caso, bisogna far riferi- mento alle ghiandole surrenali che rilasciano cortisolo, il quale intera- LE FARFALLE NELLO STOMACO: ANTEPRIMA DI UN AMORE FARFALLE NELLO STOMACO Federica D’Orazi gisce con l’adrenalina e provoca i classici effetti dell’innamoramento: sudorazione, accelerazione del bat- tito cardiaco e bocca secca il secondo caso è invece una cose- guenza delle prime fasi di innamo- ramento poiché in questo periodo il cuore batte più intensamente, au- menta la necessità di sangue e quin- di la circolazione si dirige più verso il cuore che in zone come le mani che diventano fredde.tutto questo stress romantico, ovviamente, non può durare per sempre poiché nel tempo il cervello stesso inizia a di- minuire la produzione e l’incremen- to delle sostanze chimiche, tornando a livelli normali. Ma in quanto tempo questi sintomi diventano amore? Analizzando la trasformazione dei nostri sintomi, attraverso degli studi, è possibile affermare che dopo aver incontrato la persona che provoca tali sintomi, entro un minuto la nostra pressione aumenta e lo stomaco si contrae. in questa fase, l’interesse per il partner, provoca quel momento l’occhio non vede più i tratti in modo preciso, ma sfumato. Dopo cinque mesi, siamo nel pieno della fase dell’innamora- mento e ci si sente pieni di energia. diminuisce il bisogno di dormire poi- ché fra le diverse sostanze in circolo spicca la feniletilamina (stimolante ed energizzante). Dopo questo pe- riodo, arrivano le crisi di astinenza in cui si percepiscono stimoli come tristezza, crampi allo stomaco, irri- tabilità e confusione mentale. Dopo un anno, questi stimoli si tra- sformano e i livelli degli ormoni si stabiliscono a valori normali. la chiusura dello stomaco, infatti, si al- lenta, le mani non sudano più e la mente torna a ragionare lucidamen- te. Passata questa fase, si arriva alla conclusione del processo in cui il benessere provocato dalla relazione può causare siamo rassicurati dalla solidità del legame e ci lasciamo an- dare non più tormentati dai dubbi. Ogni volta che lo vedo mi vengono le farfalle nello stomaco! Quante volte sentiamo dire questa frase? Ma vi siete mai chiesti per- ché abbiamo queste “farfalle nello stomaco”? Tutti noi abbiamo un se- condo cervello,o meglio un centro di elaborazione delle informazioni, che si trova proprio nell’intestino. Questo elaboratore produce sostanze psico-attive in grado di influenzare gli stati d’ani- mo e riesce a fissare i ricordi legati alle emozioni, ricordare ed influire nei nostri processi decisionali. Le nostre decisioni sono quindi cau- sate sia dal cervello che da questo elaboratore addominale. Qual è la differenza? Il cervello del cranio ci permette di ragionare e ponderare le decisioni, quello addo- minale, agisce in modo spontaneo e per questo non riusciamo a con- trollarlo. Just Move Marzo.indd 5 05/03/14 17:39
  • 6. 6 I n Italia una donna su tre tra i 16 e i 70 anni è stata vittima, nella sua vita, dell’aggressività di un uomo. Secondo l’Istat, sei milio- ni 743 mila quelle che hanno subìto violenza fisica e sessuale mentre ogni anno vengono uccise in media 100 donne dal marito, dal fidanzato o da un ex. Nella quasi totalità dei casi le violen- N el 1910 le delegate socia- liste americane dopo aver consolidato la manifesta- zione riguardo la giornata della donna, richiesero di istituire una giornata dedicata alla rivendicazione dei loro diritti da tempo calpestati ed oppressi. La giornata si tenne per la prima volta nel 1911 a New York, in Italia nel 1922 per iniziativa del Par- tito Comunista. Nel secondo dopo- guerra cominciò a circolare la leggen- da secondo la quale l’otto marzo del 1908 vennero bruciate ben 129 ope- raie nella fabbrica dove lavoravano; qui stavano tenendo un’occupazione contro lo sfruttamento al quale era- no quotidianamente sottoposte. Ogni anno l’otto marzo vengono ricordate sia le conquiste sociali, politiche ed economiche della donna, sia le discri- minazioni e le violenze che subiscono in molte parti del mondo. QUANTI SANNO REALMENTE PERCHÉ È STATA ISTITUITA QUE- STA FESTA? Lo abbiamo chiesto alla gente. Il bidel- lo della scuola dice che l’otto marzo si festeggia il compleanno della figlia e della sorella; la segretaria che in que- sta giornata si commemora l’eccidio di un gruppo di donne chiuse dal pa- drone in una fabbrica di tessuti. Inol- tre afferma che non è una festa, bensì una commemorazione e che purtrop- po è stata strumentalizzata. La professoressa Cattani dice <<sono contro i festeggiamenti solo a fini eco- nomici. C’è bisogno di ricordare la dignità della donna solo l’otto marzo? Fatevi amare per quello che siete, non cambiate per nessuno e soprattutto fatevi rispettare>>. Carmelina dice che in Inghilterra, a marzo, nei primi anni del Novecento, ci fu una manife- stazione. Il professor Rosati sostiene che in quella data ricorre la morte di diver- se donne, uccise al rogo, in India. Una ragazza che c’è stata un’esplosione in una fabbrica in cui lavoravano (a nero) donne operaie; un ragazzo che non ne ha idea e che non si è mai po- sto questo problema. Noè ci dice che è stato scelto proprio l’otto marzo per la festa della donna perché suona bene mentre Marco afferma <<dico una cosa intel- ligente, la festa della donna è l’otto marzo forse perché l’otto dicembre è OCCASIONE PER RICORDARE O BUSINESS? Elvisa Rossetti Chiara Cauletti OTTO MARZO, PERCHÈ Just Move Marzo.indd 6 05/03/14 17:39
  • 7. “ DIRCI CHE SIAMO DONNE CON LE PALLE NON È UN COMPLIMENTO. NON LE VO- GLIAMO. ABBIAMO GIÀ LE TETTE. TRA L’ALTRO SONO SFERICHE ANCHE QUELLE. VOGLIAMO SOLO RISPETTO. [ … ] UN UOMO CHE CI PICCHIA È UNO STRONZO, SEMPRE. E DOBBIAMO CAPIRLO SUBITO. AL PRIMO SCHIAFFO. PERCHÉ TANTO POI AR- RIVERÀ UN SECONDO, UN TERZO E UN QUARTO. L’AMORE RENDE FELICI E RIEMPIE IL CUORE, NON ROMPE LE COSTOLE, E NON LASCIA LIVIDI SULLA FACCIA. PENSIAMO MICA DI AVERE SETTE VITE COME I GATTI? NO, NE ABBIAMO UNA SOLA, NON BUTTIA- MOLA VIA».” (Luciana Littizzetto, Festival di San Remo 2013) tipologia: un quinto delle vittime su- bisce violenza sia dentro che fuori il rapporto di coppia; il 41 per cento ha subìto violenza sia fisica, sia sessuale dal partner; un milione e mezzo ha subìto ripetute violenze dal partner. La violenza psicologica del partner o dell’ex è poi subìta da sette milioni di donne; due milioni hanno subìto, inoltre, comportamenti persecutori ze non sono denunciate: solo il 5,3 per cento nel caso della violenza domesti- ca. I partner sono più spesso respon- sabili delle violenze fisiche rispetto ai non partner , il contrario per le vio- lenze sessuali se si tiene conto anche delle molestie, mentre la differenza è lieve considerando solo stupri e ten- tati stupri. Le diverse forme di violen- za si combinano tra loro per autore e A CASA, AL TELEFONO, PER STRADA: STORIE DI VIOLENZA QUOTIDIANA SONO CADUTA DALLE SCALE Elvisa Rossetti (stalking) ad opera di un ex partner. Gli uomini credono davvero di essere così forti nello schiaffeggiare fisica- mente e moralmente un’altra persona non in grado di reagire per debolez- za e fragilità? Credono di dimostrare, così, tutta la loro virilità? La superio- rità? La donna non è un oggetto, non è il soggetto di una tela artistica da sfi- gurare secondo l’umore? È una don- na. È una madre, è la madre dei loro figli, è la loro stessa figlia. E noi, don- ne, non mercifichiamo il nostro corpo, utilizziamo la nostra intelligenza e siamo solidali. Si, perché chi guarda e abbassa lo sguardo, è colpevole tan- to quanto chi commette certe ignobili azioni. Dobbiamo avere l’ulteriore co- raggio di denunciare chi abusa di noi, chi gode del nostro dolore, chi graffia le nostre lacrime. È drammatico che l’obiettivo di molte campagne ineren- ti l’argomento sia quello di spronare le vittime a denunciare i soprusi che le schiavizzano, sorvolando invece quel- lo principale e cioè insegnare, educare alla non-violenza per evitare il verifi- carsi di tali oscenità. Quel che manca e a cui tutti dovrebbero essere abituati è il rispetto del prossimo, anche nei confronti del gentil sesso che dovreb- be ricevere rami di mimose colme di amore e tenerezza sempre, non solo l’8 marzo. Invece di commercializza- re questa giornata, riflettiamo sul suo significato e mandiamo un pensiero alle 129 operaie della fabbrica Cutton di New York che morirono dopo esse- re state chiuse dentro dal proprietario dell’azienda e arse in un incendio per conquistare i loro diritti. Tuteliamo la nostra libertà. La libertà di scegliere da che parte dormire, con chi e quan- do fare l’amore, dove lavorare, che università frequentare, come vestirci, a che ora uscire la sera, quali vicoli attraversare, cosa mangiare a cena, a pranzo, se fare la lavatrice, stirare o mollare tutto e partire, chi votare. Di- fendiamo la nostra libertà di vivere. 7 Just Move Marzo.indd 7 05/03/14 17:39
  • 8. SNIA VISCOSA Beatrice Cianetti SNIA VISCOSA Just Move Marzo.indd 8 05/03/14 17:39
  • 9. 9 re un periodo di sviluppo occupa- zionale e favorire di conseguenza la ripresa economica. Ovviamente tutto dovrà essere re- alizzato limitando fortemente le speculazioni imprenditoriali che in passato hanno danneggiato la città e hanno lasciato dei segni an- cora visibili. MA CHE COSA È STATA LA “SNIA VI- SCOSA” A RIETI? QUESTA FABBRICA DELLE FIBRE TESSI- LI ARTIFICIALI ENTRÒ A FAR PARTE DEL- LA REALTÀ CITTADINA AGLI INIZI DEGLI ANNI ’20 ED EBBE UNA IMPORTANTE IN- FLUENZA SUL TESSUTO ECONOMICO, MA SI COLLOCÒ ANCHE ALLA BASE DEL FORTE FENOMENO MIGRATORIO CHE INTERESSÒ LA NOSTRA CITTÀ. L’AZIEN- DA PREVEDEVA DEGLI SPAZI DOVE LE DONNE POTEVANO LASCIARE I LORO FIGLI DURANTE LE ORE DI LAVORO. La Supertessile conobbe momenti di prosperità ma anche periodi di declino ( basti pensare alla crisi del 1929 o a quella che accompagnò e seguì la Seconda Guerra Mondia- le) che culminarono con la defini- tiva chiusura dello stabilimento nel 2007. Attualmente il primo passo verso il recupero delle ex-aree industria- li è stato realizzato solo per la ex Tre I di Vazia, che potrà diventare un centro polivalente. C on il nominativo socie- tario “Snia Viscosa” si intende l’impianto pro- duttivo che ha scritto la storia di questa città sotto il profi- lo economico e lavorativo e che si trova nella zona di Madonna del Cuore, ex Camporeatino. Questa struttura è coinvolta, in- sieme ad altre, in un progetto di trasformazione che prevede la re- alizzazione di un sistema univer- sitario, uno spazio auditorium per spettacoli e produzione culturale, un sistema fieristico/commerciale per valorizzare le realtà produtti- ve locali, un comparto della tecno- logia, un polo didattico. Il sito ex-industriale si prestereb- be molto bene ad accogliere le più svariate funzioni dal punto di vi- sta culturale ed energetico. Purtroppo, però, oggi ciò che pre- occupa maggiormente i volontari di Legambiente è il fatto che gli edifici, che un tempo costituivano l’area industriale reatina, conten- gono materiali dannosi e pericolo- si anche per la salute. La cosa più scandalosa e indecente è che questi edifici fanno parte di una rete non protetta. Non dob- biamo accettare questa situazione, non possiamo permetterci di farlo specialmente adesso che la città di Rieti ha bisogno più che mai di essere coinvolta in un processo di modernizzazione e sviluppo sul piano economico e culturale. E’estremamente necessario che tutti i cittadini vengano a cono- scenza dei vantaggi che il recupe- ro e la bonifica di queste zone di- smesse porterebbero alla città. Dal punto di vista lavorativo, tale progetto sarà in grado di assicura- LA CITTÀ NELLA CITTÀ VERSO UN NUOVO MODELLO URBANO Just Move Marzo.indd 9 05/03/14 17:39
  • 10. 10 R omantica la frase di questa canzone degli area 765, vero? Il reatino però la canterebbe in un modo ancor più idilliaco e so- ave del tipo <siamo qua aspettiamo la Sama io e te, sembra mezz’ora già che l’aspetto, mesà tanto che ci sta lo sciopero fino alle otto>. I reatini parlando della Sama si ri- feriscono a quel mezzo di trasporto arancione e nero, ultimamente an- che decorato, che in tutt’Italia viene chiamato comunemente autobus. Almeno una volta nella vita tutti a Rieti se lo sono chiesto: perché la chiamiamo Sama invece del più co- mune torpedone? Proviamo ad immaginare. In una conversazione tra anziani, si sa, le parole “complicate” vengono com- pletamente storpiate. Parlando dei social network ci si imbatte in quel catalizzatore che è Facebook e che, a casa dei nonni, diventa Feibusk. Come anche nel caso dell’ottimo alkermes utilizzato per preparare i dolci, quando la zia Giovanna lo ribattezza “archemist”. Perciò ve lo immaginate? <Compare mio, prendiamo La Sama? Non ce la faccio ad andare a piedi al centro anziani>. In realtà la sigla sama un tempo rappresentava l’acronimo della società che a rieti si occupava del trasporto pubblico. oppure con il termine sama si vogliono distingue- re i mezzi di trasporto reatini dalla massa. Curiosando su wikipedia scopria- mo che in realtà, anziché essere Sama un termine coniato ai piedi del Terminillo, nella tradizione sufi mevlevi, il Sama rappresenta un viaggio mistico di ascesa spirituale attraverso la mente e amore per “il perfetto”. Forse la Sama ha un significato più profondo di quanto si possa pensa- re: il suo nome è ricercato e non è stato dato a caso. Forse qualche anno fa, un maestro sufi in visita alla famosa Caciotta del Centro d’Italia a San Rufo, in un viaggio contemplativo per la città all’interno dell’autobus 101, una volta sceso disse: <questa è la Sama 101, è il nettare degli dei, è un viaggio sublime verso il paradi- so>. PRENDI L’AUTOBUS? NO MEGLIO LA SAMA Chiara Cauletti <<SIAMO QUA, ASPETTIAMO L’AUTOBUS IO E TE, SEMBRANO MESI PERÒ MA CHE MI ASPETTO, PER CASA MIA NE SONO GIÀ PASSATI CENTO...>> Le parole che entrano nel linguaggio quotidiano PRENDI L’AUTOBUS? NO, MEGLIO LA SAMA Just Move Marzo.indd 10 05/03/14 17:39
  • 11. 11 N avigando lungo il Tevere verso Sud, un tempo biondo ed incontaminato, che tanto ha ispirato pittori e poeti, si arriva a Poggio Mirteto, dove modesti e solitari cespugli di mirto diffondono nell’aria note d’amore e di bellezza. Siamo nel cuore della Sabina romana, in una terra in cui l’uomo drammaturgico che allietava le commedie e le tragedie dell’antica Roma, rivive nell’intensa at- tività artistico- teatrale e cinematogra- fica che si svolge ormai da decenni in questa terra. Sangue romano e sangue sabino, qui si sono uniti e si sono fusi così come la storia di Roma che si è intrecciata con quella dell’Abbazia di Farfa, che per lungo tempo ha governato la vita dei mirtensi, a tal punto che gli abati de- cisero di dimorare proprio nel palazzo baronale, nato sui resti dell’antica rocca. Come molti paesi d’Italia, anche Poggio Mirteto, ha visto modificarsi il proprio assetto urbanistico nel corso dei secoli ed ecco che lo sguardo del moderno tu- rista, pur non sempre attento ai detta- gli, riesce a scorgere con meraviglia la parte antica abbarbicata sul colle, dalle sembianze medievali e la parte moder- na sviluppatasi oltre Porta Farnese che oggi costituisce il perno economico-po- litico della cittadina. Per chi arrivava da lontano, rappresen- tava la dogana che consentiva l’accesso al paese: Porta Farnese, fatta costruire su ordine dell’abate di Farfa Alessandro Farnese nella seconda metà del Cinque- cento; lui, classicista, grande stimatore delle arti, volle un’opera che potesse ri- cordarlo ai posteri e così fece scolpire il suo nome nell’architrave. Oltrepassata Porta Farnese, un vociare gioioso e un brulichio di odori e colori, ci conduce nella Piazza di Poggio Mir- POGGIO MIRTETO, LÀ DOVE FIORISCONO I MIRTI Serena PitottiA SPASSO PER LA PROVINCIA teto: sì, immaginatevela proprio come sarebbe dovuta apparire ai viandanti di un tempo. A guardia la maestosa Cattedrale dell’Assunta, costruita tra il 1641 e il 1725, di stile settecentesco e suddivisa in tre navate di grande interesse artisti- co. CARNEVALONE LIBERATO “HO VISTO TANTA GENTE NEI COLO- RI DEL CARNEVALE ARTISTI CHE SOR- RIDONO GIOCHI DI VINO E DI PARO- LE FRA MASCHERE E COSTUMI CHE COME FIORI AL SOLE SI APRIVANO ALLA LUCE CAMBIANDO DI COLORE” (Carnevale Liberato - I Ratti della Sabina) Per Poggio Mirteto, il Carnevalone libe- rato, è tradizione, è cultura, è storia. Qui maschere, arte e musica creano il mix per- fetto per una festa che sta diventando uno degli appuntamenti di piazza più amati e frequentati del Centro Italia. L’origine della festa è nella rivolta popolare del 24 feb- braio 1861 che decretò la liberazione del Paese dallo Stato Pontificio. Quando la de- legazione degli operai di Poggio Mirteto si recò dal marchese Gioacchino Napoleone Pepoli per chiedere l’annessione al futuro Regno d’Italia, il Commissario Generale dell’Umbria propose di premiare la cittadi- na facendo passare per Poggio Mirteto la ferrovia Roma-Orte. Ma a questa offerta la popolazione prefe- rì invece che venisse stabilito di celebrare ogni anno una grande festa a ricordo della liberazione dallo Stato Pontificio. E così fu.  Nei vicoli risuona “CIRCONDATO DALLE NOTE DI GEN- TE PIÙ FANFARE ERO VIVO E DA QUEL SUONO MI LASCIAVO TRASCINARE DENTRO ANGOLI DI VISO E NEGLI OCCHI DELLA GENTE DOVE IL SO- GNO È ANCORA INTERO E DI FINTO NON C’È NIENTE” (Carnevale Liberato - I Ratti della Sabina) E proprio inoltrandosi in uno di questi vi- coli ecco che ci appare la Chiesa di San Paolo, datata 1300 così come è inciso sulle campane.Questo edificio religioso è come un libro da sfogliare perché ha vissu- to la nascita e lo sviluppo dell’antico centro abitato di Poggio Mirteto e chissà quante storie avrebbe da raccontare, tra cui quella che narra che, per merito dei riti celebrati al suo interno, il Venerdì Santo del 1654 si debba la liberazione dei campi da un’in- vasione di cavallette.Oggi Poggio Mirteto non offre solo panorami suggestivi ricoper- ti di uliveti e mirti, evidenze archeologiche di estremo interesse storico ed architettoni- co già note ai tempi del geografo Strabo- ne, ma anche danza, musica, recitazione, canto, moda, pittura, scultura, artigianato orafo e specialità culinarie. Lo sviluppo economico di questa cittadina dipende dal livello culturale di chi ci abita. Così i mirtensi sono professionisti della cul- tura, affrontano quotidianamente la sfida di proporre sul territorio locale spettacoli di qualità ed esperimenti in tutti i settori perché questa si chiama economia made in Sabina. Just Move Marzo.indd 11 05/03/14 17:39
  • 12. M olti sono convinti che tutte le supersti- zioni abbiano origine dall’ignoranza o siano nate in tempi lontani dove il timo- re dell’ignoto prevaleva sulla ragione. Il culto della paura era alimentato soprattutto dalla Chiesa e dagli stregoni che, facendo leva sull’igno- ranza del popolo, riuscivano a ritagliarsi un ruolo importante e necessario nella società. Poi il fatto che queste leggende si siano tramandate per tanto tempo le ha trasformate in verità, secondo alcuni. Infatti, una bugia ripetuta tante volte diventa inevitabilmente una verità e spesso ciò che è lontano nel tempo assume una valenza maggiore e mitica ri- spetto alle cose del giorno d’oggi. Altri, come per esempio il biologo evoluzionista Ke- vin Foster, sono dell’idea che le superstizioni non sia- no altro che suggestioni derivanti da coincidenze ac- cidentali; tuttavia, ciò non sarebbe per forza un male. Secondo Foster, infatti, non è necessario indagare sul- la veridicità di un qualcosa per decidere se credervi o meno, ma bisogna stare attenti, perché le paure e le superstizioni finiscono il più delle volte con il tra- mandarsi di padre in figlio. AVERE TATUAGGI IN NUMERO PARI La superstizione pare provenga dall’usanza dei ma- rinai di farsi un tatuaggio ad ogni porto (al porto di casa, al porto di arrivo, di nuovo al porto di casa) ed averne solo due significava quindi non aver potuto terminare per cause avverse il rientro verso i propri cari. IL 17 La superstizione riconduce la credenza al latino in quanto il numero 17 si scrive XVII, che anagramma- to diventa VIXI (ho vissuto, quindi “sono morto”). GATTO NERO Nel Medioevo i erano associati al diavolo e ai sortilegi, tanto che bastava possedere un gatto nero per poter essere accusati di stregoneria e quindi condannati al rogo. APRIRE UN OMBRELLO IN CASA E’ considerato un cattivo presagio, questo perché indicherebbe che il tetto lasci passare la pioggia, simboleggiando una casa ridotta in miseria. ROMPERE LO SPECCHIO Si dice che porti sette anni di disgrazie; infatti già pri- ma dell’invenzione dello specchio l’uomo preistorico che vedeva la propria immagine riflessa nell’acqua di un lago o di uno stagno poteva pensare che si trattas- se di un altro sé stesso. Di conseguenza, qualunque disturbo arrecato al ri- flesso poteva significare un pericolo per la propria salute. ACCENDERE CANDELE CON LO STESSO FIAMMIFERO Si dice che faccia morire il più giovane dei fumato- ri. Prima Guerra Mondiale: soldati che vogliono fu- mare, i fiammiferi scarseggiano, quindi più militari accendono la propria cicca con uno stesso fiammife- ro. Solo che ogni “accensione” è segnalata dal baglio- re della brace della sigaretta appena accesa. Il cecchino nemico nota il bagliore e punta il fucile, col secondo bagliore prende la mira, l’ultimo soldato ad accendere, quindi il più giovane anche per motivi di “anzianità” e grado, sarà quello che la sigaretta se la godrà assai poco. SUPERSTIZIONE, CABALA E MITI Sofia Galgani NON È VERO MA CI CREDO GATTI NERI 12 Just Move Marzo.indd 12 05/03/14 17:39
  • 13. 13 CARTA E PELLICOLA Federica D’Orazi 12 ANNI SCHIAVO REGIA: Steve McQueen DURATA: 134 minuti GENERE: Biografico Schiavitù. In  12 anni schiavo viene raccon- tata la storia vera di Solomon Northup, ta- lentuoso violinista nero che nel  1841, prima della guerra di secessione, vive libero con la mo- glie Anne e i figli Margaret e Alonzo in una con- tea dello stato di New York. Ingannato da due falsi amici di spettacolo, viene drogato,rapito, strappato dalla sua famiglia, privato dei docu- menti, venduto e portato in Louisiana dove rimar- rà in schiavitù fino al 1853, cambiando per tre volte padrone e lavorando in una piantagione di cotone del perfido schiavista Edwin Epps. Qui, il giovane violinista nero proverà sulla pro- pria pelle la crudeltà degli uomini e la tragedia della sua stessa gente, iniziando così a lottare non solo per sopravvivere ma anche per con- servare la propria dignità. Solo nel dodicesimo anno della sua indimenticabile odissea avviene il casuale l’incontro con l’abolizionista canadese Samuel Bass, il quale rappresenta per la vita di Solomon una svolta insperata: dopo aver appre- so la sua storia, Bass riesce a rintracciare la fa- miglia di Northup. Solomon è finalmente libero. E’ incredibile come il regista riesca a trattare un argomento così difficile in tutte le sue sfumature raccogliendo ogni minimo particolare risalente al passato e creando uno scenario attuale attor- no al tema della schiavitù, tema ancora molto discusso nella nostra società. UNA DONNA PER AMICA REGIA: Giovanni Veronesi DURATA: 109 minuti GENERE: Commedia Esiste l’amicizia tra uomo e donna?. Questa è la doman- da a cui il regista cerca di rispondere raccontando la storia di Francesco e Claudia, due giovani molto belli e molto amici. Lui è un avvocato impacciato e spiritoso mentre lei fa la veterinaria. Sono due giovani che condividono le loro paure, gioie, serate e divertimenti, non hanno segreti e sono convinti di poter gestire un’amicizia senza pen- sare che questo potrebbe un giorno diventare amore. Nella vita di Claudia arriva Giovanni, un ragazzo che lei decide di sposare. E’ proprio in questo momento che tutta la loro amicizia viene messa in discussione: Francesco inizia ad accor- gersi che l’amicizia tra uomo e donna è davvero più complicata del previsto. Un mix di equivoci, sentimenti e tante risate nell’eterno incontro e scontro tra uomo e donna. THE METROPOLITAN OPERA DÌ NEW YORK: IL PRINCIPE IGOR REGIA: Dmitri Tcherniakov DURATA: 270 minuti GENERE: Opera lirica Nonostante l’opposi- zione e le preghiere della giovane moglie Jaro- slavna, il principe Igor e il suo esercito partono da Putivl’ per una spedizione punitiva contro la tribù dei Polovcy che minaccia i commerci della città. Riuscirà Igor a tornare a casa e rincontrare la sua famiglia? Un perfetto scenario di guerra che interessa gran parte della massa attraversan- do i legami affettivi, l’amore per la patria e il do- vere di un giovane che è costretto ad intrapren- dere questo viaggio. Molto presto le campane della città suoneranno il ritorno del principe, ri- portandolo da sua moglie e nella sua terra dove verrà accolto con una grande festa in suo onore. Un’opera che stupirà tutti noi e ci coinvolgerà in questo mondo di amore, destino e guerra in cui ogni situazione risulterà imprevedibile e ricca di colpi di scena. L’ABLAZIONE AUTORE: Tahar Ben Jelloun All’età di sessant’an- ni scopri di avere un tumore. Questa è la storia di un uomo molto vitale che da un giorno all’altro si ritrova in una sala operatoria e deve sottoporsi ad un intervento di asportazione poi- ché solo così il rischio tumorale sarà contenuto. Le conseguenze. Le conseguenze sono ciò che preoccupano quest’uomo, amante di donne e notti scatenate. E questo è proprio quello che, il matematico di rilievo internazionale, ritiene es- sere il miglior modo per prepararsi all’intervento del giorno seguente. Successivamente continuare ad avere una vita normale è tutto più difficile ma il tempo fa il suo corso e lui lentamente riesce a riprendere una vita senza drammi, stabilendo perfino una relazione con una donna. E’ possibi- le avere una vita senza sesso?. Poco a poco, co- lui che desiderava avere una vita molto allegra, capisce che una vita senza sesso è possibile. E’ diversa ma è comunque vita. POLVERE AUTORE: Patricia D. Cornwell E’ proprio nel momen- to in cui cerchi di ri- prenderti dalle fatiche quotidiane, che arriva quella telefonata inquie- tante. Kay Scarpetta riceve questa telefonata in cui gli viene comunicato il ritrovamento del cor- po di una giovane donna sul campo del Massa- chusettes Institute of Technology. Lei è Gail, una studentessa neolaureata, avvolta in un lenzuolo e sistemata in una posa particolare; il che fa immediatamente pensare ad un killer esperto in omicidi. Tracce fluorescenti rosso sangue, verde smeraldo e zaffiro vengono ritrovare ad un primo esame. Coincidenze molto simili ad una serie di omicidi organizzati da un serial killer sopranno- minato Capital Murderer, a Washington, di cui si stava occupando il marito di Kay. Una serie TRETRECINQUE AUTORE: Ivano Fossati Tuttofare in un alber- go a Torino, chitar- rista in orchestrine che girano l’Europa, uomo troppo ricco e troppo solo nell’America in Settembre: questa è la vita straordinaria di un italiano che rimane tale anche quando viene scagliato lontano dal proprio paese. Vittorio Vicenti è uno che ama la vita e le donne, è sveglio, cinico e sempre simpa- tico. 335 è la sua storia, così come la racconta lui. Questa storia è segnata dall’età della scuola negli anni Cinquanta in Piemonte, un infanzia trascorsa con il padre e soprattutto dal suo ta- lento musicale e dalla sua chitarra elettrica, la Gibson 335. E’ proprio questa chitarra che porta Vittorio in giro per il mondo strappandolo dalla vercellese dove è nato. Una strana vita la sua, ma Vittorio non guarda mai indietro bensì lascia succedere le cose stando a guardare. La sua vita è una corsa senza respiro, tra desideri e fortu- ne, ma Vittorio finirà prima o poi, in un modo o nell’altro, con il pagarla cara? Just Move Marzo.indd 13 05/03/14 17:39
  • 14. C arlo Jucci sta al liceo scientifico come Marco Terenzio Varrone sta al liceo classico. Sapete risolvere questa propor- zione? Se sì, significa che siete fatti per lo Jucci, se no, vuol dire che frequentate o avete frequen- tato il Varrone. Ogni giorno, a Rieti, un varronci- no si alza e sa che dovrà studiare più latino di uno juccino, altrimen- ti morirà di fame.Ogni giorno, a Rieti, uno juccino si alza e sa che dovrà studiare più matematica di un varroncino, altrimenti morirà di fame. Ogni giorno, non impor- ta che tu sia juccino o varronci- no, l’importante è che cominci a studiare. IL TIPICO ESEMPLARE DI HOMO SAPIENS VARRONIANUS PUÒ ESSERE AVVISTATO NELL’ARIDA SAVANA DI PIAZZA MAZZINI ED È SOLITO RIUNIRSI IN BRANCO DA- VANTI ALLA PROPRIA TANA DALLA QUALE ESCE SOLO DUE VOLTE AL GIORNO. È UNO DEGLI OMINIDI PIÙ TACI- TURNI DEL REGNO ANIMALE. I VAR- RONCINI SONO TANTISSIMI E CI SI ACCORGE FACILMENTE DELLA LORO PRESENZA. RIESCONO A TRASPOR- TARE ANCHE DUE VOCABOLARI ALLA VOLTA MA SOLO I PIÙ FORTI LO FANNO CON UNA SOLA MANO. Si orientano grazie ad occhiali con lenti molto spesse che fungono da antenne. Il loro compito è quello di garantire al resto della specie la sopravvivenza del patrimonio let- terario. Una cosa è certa. La pro- venienza della fauna varroniana è individuabile a colpo d’occhio: golfino e camicia per lui, borsa fir- mata e Superga per lei. Il pericolo, COSE DELL’ALTRO LICEO Serena Pitotti COSE DELL’ALTRO LICEO però, è dietro l’angolo. A poche centinaia di metri, lun- go l’argine del fiume Velino, vive un’altra colonia di ominidi. Sono gli Juccini e il loro obbiettivo è tro- vare nuove formule matematiche. Lavorano sodo tutto il giorno. Esco- no solo per procacciare il cibo. Neanche la moderna tecnologia è in grado di superare le loro doti di esperti calcolatori. Non si muo- vono in mandrie. Sono solitari e tendono ad avere comportamenti anche anomali. Seguirli nelle loro dimostrazioni matematiche ed esperimenti scien- tifici è un miracolo. Riuscire al fil- marli spesso è impossibile. Uno juccino è troppo fulmineo per po- terlo battere sul tempo. Sono mae- stri dell’astuzia e dell’intuito. Varia è la galleria d’esemplari del Liceo Scientifico. Dal nerd al “fighetto” passando per lo “shabby”. Piccoli dettagli che in momenti cru- ciali fanno la differenza tra la vita e la morte. Una sfida apparentemente impari: varroncini e juccini. Ma considera- ta la quantità di variabili il risultato non è mai certo. Dipende tutto da poche nozioni. È una battaglia sen- za tempo. E tu, per chi fai il tifo? 14 Just Move Marzo.indd 14 05/03/14 17:39
  • 15. EVENTUALMENTE Sofia Galgani RIETI SPETTACOLI: MR FOREST SOW – RQS STUDIO EVENTO SABATO 8 MARZO 2014 TEATRO VESPASIANO EVENTI MUSICALI: CIRCOLO DE LI RAPARI – “BRUTTI, GNEFRI E CAPELLUNI” DAL 14 AL 16 MARZO 2014 TEATRO FLAVIO VESPASIANO INIZIATIVE COMUNE: LEZIONI DI SCI – TERMINILLO DAL 4 AL 27 MARZO 2014, 72€ A PERSONA PER 12 LEZIONI TERNIEVENTI MUSICALI:MORTIMER MC GRAVE – PALAZZO GAZZOLI AUDITORIUM SABATO 1 MARZO 2014 VIA DEL TEATRO ROMANO ENSEMBLE BERLIN – I SOLISTI DEI BERLINER PHILHARMONIKER DOMENICA 2 MARZO 2014 PALAZZO GAZZOLI AUDITORIUM MOSTRE:CARTELLS.. POR AMOR DI JOAN MIRO’ ACCADEMIA DI BELLE ARTI DAL 1 AL 8 MARZO 2014 CORSO PUBLIO CORNELIO TACITO SPETTACOLI:QUARTET – CAOS (CENTRO PER LE ARTI OPIFICIO SIRI) DAL 15 AL 16 MARZO 2014 TEATRO SECCI L’AQUILA SPETTACOLI: TOTO’ E VICE’ – ENZO VETRANO E STEFANO RANDISI DAL 13 AL 14 MARZO 2014 TEATRO COMUNALE DOCUMENTARIO: “OTTOCENTOQUARANTANOVE” VITA E SEGRETI DI UNA CITTA’ DIMENTICATA SABATO 1 MARZO 2014 PIAZZA DUOMO 15 Just Move Marzo.indd 15 05/03/14 17:39
  • 16. M olti giornalisti e studiosi hanno approfondito i contenuti espressi da Lucio Battisti nella musica, ma pochi sono stati quelli che hanno cercato di capire questo poeta e la sua cultura, partendo dal periodo in cui in Lucio avviene il processo di inculturazio- ne ed assorbe i messaggi trasmessi dalla famiglia e dall’am- biente in cui vive. Tutto questo processo formativo ha luogo a Poggio Bustone, paese natale del cantante al quale resterà sempre fortemente legato. Nei suoi primi anni di vita Lucio è spesso indaffarato nella bottega artigiana del nonno Gio- van Battista Battisti, che lavora il legno, ma tra le sue tante passioni ricordiamo quella per la musica: è proprio il nonno che compie la prima alfabetizzazione musicale di Lucio, che ha due-tre anni, insegnandogli crome e biscrome scritte a caratteri cubitali sulle tavolette di legno che lavorava. Questi iniziali incontri con la musica, apparentemente poco signifi- cativi, sono solo i primi passi che lo porteranno ai massimi vertici della musica leggera italiana. Tra i cinque-sei anni una leggera forma di obesità, che ai nostri giorni sarebbe ap- parsa normale, gli procura una sorta di complesso poiché, accusando difficoltà ad affrontare le prove che l’appartenen- za ad un gruppo comporta, è preso in giro dai compagni continuamente. Spesso Lucio si nasconde dietro ai vetri di una finestra, osservando i bambini che oltre ad organizzare giochi, si scambiano “pensieri e parole”. Lui se ne sta isolato e cerca di evitare quelli che riescono maggiormente a met- terlo a disagio; per questo motivo all’età di sette anni trova nella chitarra una nuova possibilità di comunicare. Quando è solo si diletta a fa emergere con la musica sentimenti e stati d’animo e finalmente riesce a catturare l’attenzione de- gli altri, ottenendo un nuovo ruolo di rilievo all’interno del gruppo. Chitarra in spalla, comincia a frequentare le prime lezioni che gli impartisce Silvio Di Carlo e apprende così le basi di uno strumento che sarà il suo inseparabile compagno d’avventura. La scelta della chitarra non è comunque casuale perché in quel periodo era difficile trovare un giovane in pa- ese che non avesse mai preso in mano questo strumento. Ma Lucio vi troverà ben altro, una sorta di affinità elettiva pronta a dare campo alla melodia come agli accordi che saranno alla base degli straordinari arrangiamenti delle sue canzoni. Il piccolo mondo nel quale Lucio è immerso manifesta spesso con il canto, accompagnato dalla musica degli strumenti più svariati, l’allegria nelle feste popolari del paese tanto che lo stesso Lucio affermerà: <inutile fare melodie che non possano cantare Poggio Bustone>, facendo in tal modo diventare il paese l’esempio di una ispirazione popolare e quotidiana che poi ha fatto la sua grande fortuna. LUCIO BATTISTI E LA SUA PASSIONE PER POGGIO BUSTONE NON È STATA UN’AVVENTURA LUCIO BATTISTI Chiara Cauletti Brooks Of Sheffield 16 «Quinion» ,said mr. murdstone, «take care, if you please. somebody’s sharp». «Who is?» asked the gentleman, laughing. I looked up quickly, being curious to know. «Olny brooks of sheffield» ,said mr murdstone. (charles dickens - david copperfield, p.27) . Dall’ inghilterra del 1800 alla rieti del xxi secolo, sono loro i brooks of sheffield, un mix esplosivo di amicizia, sound e creatività. Nati dall’”esigenza” di gabriele veronese di mettere in gioco le sue canzoni con il supporto e la grinta di altri giovani musicisti, oggi vantano diverse partecipazioni a concorsi tra cui il mareate rock fest 2011, il controvento music festival e tour music fest 2011. Il 22 gennaio 2014 è uscito il loro primo album “never fall in love with noise”, successivamente presentato il 23 febbraio al Depero club di rieti. Nell’album sono evidenti le influenze musicali della band, che variano dal brit pop fino ad arrivare all’alternative rock/indie rock, così come evidenti nei testi del boss dei bos, Gabriele, sono gli obiettivi del gruppo: trasmettere unmessaggio,delleemozionialpubblicodirietienonsolo.Si,perchéibosguardanolontano,all’italia,all’europaeconunpo’ di fortuna al mondo. gli altri membri del gruppo sono Gabriele Grillo, Pierluigi Imperatori, Ermanno Bizzoni, Andrea D’Amato e Edoardo Piergentili. Il live è il loro habitat naturale, il contatto con la gente quello che li fa vivere. “There’s nothing conceptually better than rock’n roll” and cigarettes. Just Move Marzo.indd 16 05/03/14 17:39
  • 17. 17 JOVANOTTI UN POETA DEI GIORNI NOSTRI JOVANOTTI Seerena Pitotti È “un ragazzo fortunato” con le “tasche piene di sassi” che vive nella “terra degli uomini” dove i suoi concerti sono “il più grande spettacolo dopo il Big bang”. Alto un metro e 93, pronuncia la “esse” come la “effe”: è Lorenzo Costantino Cherubini, in arte Jovanotti. Singolare è la storia del suo soprannome che deriva dall’errore che fece un tipografo nell’87 in occasione di una serata in discoteca, scrivendo nella locandina al posto di “Joe Vanotti” (come si faceva chiamare allora), Jovanotti. Sarà questo da quel gior- no il suo nome d’arte. Già quando era adolescente e senza barba aveva iniziato a proporsi come dj su diverse radio locali e nelle discoteche romane. Il salto di qualità lo fece gra- zie a Claudio Cecchetto, perennemente a caccia di talenti, che lo scoprì e lo portò a lavorare con lui. Dalla passione per la musica, per le discoteche e per il rap, nacquero i suoi primi dischi: “Gimme Five” e “È qui la foresta’”. Da quel momento non si è più fermato e ad oggi vanta otto libri e 21 album. L’ultimo, pubblicato nel 2012, è un racconto in musica dei suoi 25 strepitosi anni di carriera con i più grandi successi, le canzoni nuove, le collaborazioni, i remix, le rarità, gli outa- kes e le versioni alternative. Le sue canzoni sono un concen- trato di dolcezza e energia, mescolate al ritmo e alla fantasia del poeta funky dei giorni nostri. Da 27 anni, ormai, canta e fa concerti in giro per il mondo ed è impossibile che nessuno di noi non abbia mai intonato almeno una volta qualche moti- vetto delle sue canzoni. Parallelamente Lorenzo svolge anche il suo ruolo di artista socialmente e politicamente impegnato, collaborando con associazioni come Emergency e Amnesty International. Nel 2009, insieme a Mauro Pagani e Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, ha riunito intorno a sé 55 fra i più popolari cantanti e musicisti della musica leggera e del rap italiani per incidere una speciale cover della canzone “Do- mani”, in ricordo del terremoto dell’Aquila (i proventi della vendita del disco sono stati devoluti all’associazione Salvia- mo l’arte in Abruzzo). <Mi hanno organizzato l’esistenza da quando mamma era in gravidanza: la pappa, la scuola, la cacca, la suora, il mare, il ruttino, gli esami, il casino, i de- sideri, i bisogni, la libertà, i sogni.. ed ogni estate un nuovo passo di danza. Vivo come in una gravidanza infinita, come se fossi un feto per tutta la vita>. (Buon Sangue-Bonus Track) WHO: Alex Turner e com- pagni, 4 ragazzacci di shef- field, uk, che dopo due anni da suck it and see, entrano negli studi californiani di los angeles e registrano il loro quinto album . WHERE: in ogni camera da letto, in ogni anfratto e in un qualsiasi posto appartato in cui due amanti possano farsi WHO: i verdena, o meglio i “folletti”, trasportano in un’atmosfera onirica, bizzar- ra e malinconica. in quasi vent’anni di carriera hanno sperimentato tanti generi musicali, dal grunge (se non sapete cosa significa pensate ai nirvana!) al pop sublime del white album dei beatles, nella maniera più “le coccole”. forse l’album più “erotico” del 2013, la calda voce di turner è sempre accompagnata dai coretti di helders, cookie e o’malley , i semplici ma efficaci groove di batteria seguiti da giri di basso quasi blues, malinconici, lenti e ripetitivi. WHY: dopo il successo degli album precedenti, turner non è più il ragazzo timido di whatever people say i am, that’s what i’m not, ma impara a tenere sulle sue spalle un intero show, è più “sfacciato”, in un certo senso più “rocker”. WHAT: «am ha un suono vicino al beat di dr. dre, con un taglio alla ike turner, al galoppo per il deserto su una stratocaster. non volevo che il suono fosse il risultato di quattro ragazzi che suona- innovativa e coerente con il proprio stile. WHERE: mentre kurt cobain esprimeva il disagio della genera- zione “x” agli inizi degli anni ‘90, i due fratelli ferrari muovevano i loro primi passi nell’ “hen house” (ovvero il pollaio) che poi di- venterà il loro particolare studio di registrazione. WHY: “i miei testi non hanno senso ma allo stesso tempo pos- sono averne più di uno”, così afferma alberto ferrari, leader dei verdena. Ascoltate i verdena perché, oltre a poter dare diverse interpretazioni ai testi, in base alle emozioni che si provano, la loro musica è di eccellente qualità (meriterebbe di essere ap- prezzata di più oltre che in italia, anche fuori i nostri confini) e si no in una stanza. essenzialmente è stato così, ma è stato molto bello trovare un modo per manipolare il suono e gli strumenti fino a farli risultare dal beat più hip-hop» (alex turner, intervista alla nme) WHEN: quando si fa sera, quando te ne torni a casa, abbassi le luci e metti su un vinile di lounge/r&b, ti stendi sul divano e ascolti. tracce migliori: r u mine? – why d’you only call me when you’re high? – i wanna be yours sposa in maniera straordinaria con le parole, creando un tumulto di sensazioni contrastanti e vivissime. WHAT: requiem sono 63 minuti di disco in cui i verdena rie- scono a concordare musica e testi creando un’atmosfera cupa con qualche accenno di speranza. si può definire l’album della maturazione dei verdena che poi porterà alla definitiva consa- crazione dell’album “wow”, vero e proprio capolavoro in cui si sono evoluti rimanendo coerenti alla loro identità. WHEN: all’alba, quando cammini da solo in giro per la città e hai bisogno di uno sfogo silenzioso. Playlist Elvisa Rossetti - Ermanno Bizzoni Chiara Cauletti - Demetrio Di Genova Just Move Marzo.indd 17 05/03/14 17:39
  • 18. 18 1. QUANDO TI PIACE UN RAGAZZO: a) ti blocchi e non riesci più a parlare b) cerchi di stare con lui c) fai di tutto per farti notare 2. IN UN RAGAZZO TI PIACE: a)la dolcezza b)la simpatia c)la bellezza 3.TI È MAI CAPITATO DI PROVARCI CON IL RAGAZZO DI UNA TUA AMICA? a) no, mai b) una volta c) più di una volta 4. SE SEI AD UNA FESTA E UN RAGAZZO TI GUARDA COSA FAI? a) Chiedi alla tua amica se hai qualcosa fuori posto b) Ricambiglisguardiaspettandocheluisifaccia avanti c) Vai da lui e attacchi bottone 5. COME CONQUISTI UN RAGAZZO? a) Essendo te stessa b) Con le chiacchiere c) Con un vestito stretto e i tacchi alti 6. LA COSA PEGGIORE CHE PUÒ CAPITARE AD UNA FESTA È... a) Vedere il ragazzo che ti piace con un’al tra b) Fare colpo sul ragazzo della tua amica c) Trovare solo ragazzi brutti 7. TI RITIENI UNA RAGAZZA... a) Riflessiva b) Serena c) Esuberante 8. IL TUO LOOK È... a) Classico b) Alla moda c) Eccentrico 9. SECONDO TE, COSA NON SI DOVREBBE MAI FAREPEREVITAREDIFARFUGGIREUNRAGAZ- ZO? a) Confessargli subito tutti i suoi difetti b) Provarci con il suo migliore amico c) Stargli sempre addosso 10. UNA TIPA CI PROVA CON IL TUO RAGAZZO. COSA FAI? a) La ignori b) Vai a parlarle c) Fai in modo che vi veda sempre insieme per farla desistere dal suo proposito MAGGIORANZA DI RISPOSTE A: Imbranata: Quando si tratta di conquistare un ragazzo non sai proprio da dove cominciare. Pensi di non poter piacere a nessuno e consideri le altre ragazze migliori di te. Forza, datti una possIbilità! MAGGIORANZA DI RISPOSTE B: Apprendista seduttrice: Non ami sedurre a tutti i costi, ma solo quando pensi che ne valga veramente la pena. Sei una ragazza riflessiva e un po’ timida, ma che sa sfoderare gli artigli quando ce n’è biso- gno. Non sarai una seduttrice nata, ma stai imparando i segreti! MAGGIORANZA DI RISPOSTE C: Ammaliatrice: Sei bravissima a conquistare i ragazzi e nessuno ti resiste. Usi molte tattiche e non ti mostri mai per ciò che sei: infatti, spesso ti accusano di essere poco spontanea e sincera. Credi che con i ragazzi carini sia giusto “tirarsela” ma attenta perché così rischi di allontanare quelli più interessanti! ci sai fare con i ragazzi? TEST Simona Romagnoli Just Move Marzo.indd 18 05/03/14 17:39
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