1. Pandemia e psicologia di Guido Contessa (2021)
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La pandemia di Coronavirus è la più grande tragedia italiana dal
dopoguerra. Le vittime civili della 1° guerra mondiale sono state 589.000.
La 2° guerra mondiale ha registrato 153.147 vittime civili. Al 28 maggio
2021 i decessi per Covid dichiarati in Italia sono 125.793, destinati ad
aumentare. Siamo il primo Paese della UE per numero di decessi, e fra i
primi 3 al mondo in rapporto alla popolazione.
Per avere un pietra di paragone, il terremoto di Messina ha prodotto circa
100.000 morti, cioè meno della metà dei morti Covid. Il disastro del
Vajont ha creato "solo" 2000 morti, il terremoto dell'Irpinia ha registrato
2.900 morti e quello de L'Aquila 309. Tutte le altre tragedie italiane, da
Ustica alla Moby Prince, da Rigopiano al Ponte Morandi, alla recente
funivia di Stresa hanno prodotto vittime in quantità irrisorie, se
confrontate con quelle della pandemia. Persino i crimini del terrorismo
rosso o nero o mafioso, hanno prodotto meno vittime. I circa 3.000 morti
sulle strade e i circa 1.000 sul lavoro (ogni anno) sono un fenomeno
minore rispetto alla pandemia.
Le reazioni popolari, dei media, della politica e della magistratura nelle
tragedie precedenti a quella attuale sono state molto vistose. Fiaccolate,
marce, commemorazioni, targhe da parte di migliaia di semplici cittadini.
Centinaia di articoli sui nomi e le storie di vita delle vittime,
accompagnate da inchieste sui colpevoli, da parte dei media. La politica
ha reagito con funerali di Stato, interpellanze, commissioni parlamentari
d'inchiesta, risarcimenti alle famiglie delle vittime. La magistratura si è
scatenata avviando decine di inchieste per mancate misure di
prevenzione, omicidio colposo, procurata strage.
2. Come mai la tragedia pandemica non ha registrato quasi nulla di
tutto ciò?
Le reazioni popolari di lutto sono state modeste. Persino i SociaI
Networks, in genere reattivi di fronte alle stragi, hanno trattato le morti da
pandemia in modo blando. I mass media hanno parlato relativamente
poco delle vittime, persino degli oltre 500 operatori sanitari deceduti.
Hanno fatto molte inchieste, ma su problemi amministrativi, piuttosto che
sui responsabili dell'ecatombe. La politica ha addirittura riconfermato
ministri e vice-ministri; ha proibito autopsie e funerali; non ha fatto
nemmeno l'ipotesi di un risarcimento alle famiglie dei morti sul lavoro;
non si è chiesta chi fossero i responsabili. La magistratura è stata
praticamente assente. Ha arrestato immediatamente i possibili colpevoli
della tragedia di Stresa, ma non ha incriminato nessuno per procurata
strage da pandemia o omicidio colposo.
Almeno dieci bambini sono morti di Covid in Italia: nessuno conosce i
loro nomi.
La psicologia può offrire una interpretazione di questo fenomeno di
"anestesia collettiva" e delle sue possibili conseguenze a medio
termine.
1. Il concetto di trauma parte dalle prime teorizzazioni sul trauma
psichico formulate da Charcot, successivamente riprese da Breuer e
Freud. Già a partire dal 1876 Charcot aveva iniziato a collegare i sintomi
che insorgevano dopo gli incidenti in un unico quadro post-traumatico di
nevrosi che denominava “isteria traumatica”. Inoltre, egli non identificava
l’isteria come una malattia femminile, in quanto i sintomi post-traumatici
erano più frequenti negli uomini, come conseguenza di incidenti
lavorativi.
Nella nevrosi traumatica la vera causa della malattia è lo spavento, il
3. trauma psichico e, analogamente, le ricerche di Breuer e Freud
evidenziano che i sintomi isterici risultano da traumi psichici: “Può agire
come trauma qualsiasi esperienza provochi gli affetti penosi del terrore,
dell’angoscia, della vergogna, del dolore psichico, e dipende ovviamente
dalla sensibilità della persona colpita se l’esperienza stessa agisce come
trauma” (J. Breuer e S. Freud, 1892, Comunicazione preliminare sul
meccanismo psichico dei fenomeni isterici).
Freud, pone l’accento sul contenuto dei ricordi, sostenendo che il paziente
esclude il più possibile dall’associazione le esperienze dolorose che vuole
dimenticare: “Il ‘non sapere’ degli isterici era dunque un ‘non voler
sapere’” (S. Freud, 1892, Per la psicoterapia dell’isteria). (Per un
approfondimento)
2. La tanatosi, è un comportamento messo in atto da alcuni animali, che
implica l'irrigidimento totale del corpo in seguito ad una situazione di
pericolo o come semplice reazione da contatto, al fine di simulare uno
stato di morte (Wikipedia). L'enciclopedia Treccani così definisce il
termine "abbacinato" : 1. Privato momentaneamente della vista; con
occhi abbacinati. 2. Confuso, stordito: era tutto lurido e un po’ anche
abbacinato.
3. Il disturbo da stress post-traumatico (PTSD, post-traumatic stress
disorder), in psicologia e psichiatria è l'insieme delle forti sofferenze
psicologiche che conseguono ad un evento traumatico, catastrofico o
violento. I principali disturbi, accusati dalla maggior parte dei pazienti,
sono riassunti dalla cosiddetta "triade sintomatologica", per come definita
dalla classificazione del DSM-IV-TR: intrusioni, evitamento,
iperattivazione psicofisiologica. In particolare, si possono riscontrare tra
gli altri sintomi (Wikipedia):
4. Flashback: un vissuto intrusivo dell'evento che si propone alla coscienza,
"ripetendo" il ricordo dell'evento.
Numbing (intorpidimento): uno stato di coscienza simile allo stordimento
ed alla confusione.
Evitamento: la tendenza ad evitare tutto ciò che ricordi in qualche modo,
o che sia riconducibile, all'esperienza traumatica
Incubi: che possono far rivivere l'esperienza traumatica durante il sonno,
in maniera molto vivida.
Iperattivazione psicofisiologica: caratterizzato da insonnia, irritabilità,
ansia, aggressività e tensione generalizzate.
Attacchi di panico: caratterizzati da palpitazioni, sudore, pallore,
tremore generale, crisi di pianto improvvise e paura intensa di scontrarsi
con l'oggetto evitante.
Tutto questo offre una accettabile spiegazione dell'anestesia emotiva, del
distacco, dell'evitamento che molti italiani mostrano verso una ecatombe
che, in situazioni di minore gravità, viene affronta con empatia,
indignazione e voglia di giustizia. Ma offre anche un quadro cupo sulle
conseguenze psicologiche che potremmo registrare in un prossimo futuro,
fra le famiglie più colpite dal lutto e fra i giovani meno attrezzati
emotivamente.