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[Salone del libro 2016]
MAGAZINE LETTERARIO | READERSBENCH.COM
Primavera
2016
Colophon
/kɒləˌfɒn,-fən/
sostantivo
Direttore editoriale: Clara Raimondi
Vicedirettore: Diego Rosato
Progetto Grafico e Impaginazione: Valeria Mosca
Ufficio Stampa: Martina Nasato
ufficiostampa@readers-bench.com
Cover Artist: Emiliano Mammucari
Redazione//
Martina Rosella
Nicoletta Tul
Simone Di Biasio
Lucia Piemontesi
Francesca Cerutti
Daniele Campanari
Jessica Marchionne
Claudio Turetta
Si ringraziano:
Claudio Volpe
Dacia Maraini
Luciano Funetta
Emiliano Mammucari
Note Legali//
Reader’s Bench è una rivista culturale senza scopo
dilucro, pertanto non rappresenta una testa
giornalistica in quanto i contenuti vengono aggiornati
senza alcuna periodicità. Non può pertanto
considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge
n.62 del 07/03/2001.Reader’s Bench is licensed under
a Creative Commons. Attribuzione - Non commerciale
- Non opere derivate. 3.0 Unported License
05]Editoriale
Salone Internazionale
del Libro - 2016
16]Reader’s Kitchen
12]Leggere Film
18]Recensione
Zero Calcare
Quei viaggi che fai perché…
(a cura di Diego Rosato)
30]Speciale di Diego Rosato
	 Neutrini, materia oscura e altre cose strane.
24]Intervista a Luciano Funetta
(a cura di Lucia Piemontesi)
26]Recensione Franco Fontana
(a cura di Claudio Turetta)
14]Intervista
	 Volpe/Dacia Maraini
22]Young writersIntervista a Michela Bennici
32]L’Articolo A day With Immaginarium
34]L’Articolo Isis, ragazzi in cerca d’amore
37]Attualità Cerchiamo fondi, troviamo un Festival
41]Poesia “At-tensione” alla poesia (di Pacioni), 	
			 è un passaggio no-look.
44]Little Readers recensioni per i più piccoli
28]Fumetteria Seraph to the end
Sommario
/som·mà·rio/
sostantivo
In copertina:
10]Novità in LIBRERIA
06]Cover
Artist
di Maggio
20]Reader’s on tour
	 Salone Internazionale Del Libro di Torino 2016
STAY PULP WEIRD ZINE: il blog delle “cose” strane.
Bizzarro, kitsch, weird, creepy, vintage,
street-art, design, natura,
musica, POP kulture e molto altro!
5
Editoriale
[e-di-to-rià-le]
sost., s.
Un’altra edizione del Salone del
Libro di Torino si è conclusa ed
è tempo di bilanci. Un’edizione
che, in base ai dati che sono stati
raccolti, ha registrato un crescita
significativa almeno a giudicare il
numero dei biglietti venduti. Un
altro successo o una scommessa
già vinta?
Il fatto è che, mentre il numero
degli ingressi è aumentato, lo
spazio espositivo si è ridotto
drasticamente.
Il numero degli editori si è
assottigliato e questo ha lasciato
spazio ad installazioni (il coniglio
rosa docet) e spazi per i lettori
improvvisati alla meglio.
La crisi, si sa, ha mostrato il suo
lato peggiore proprio nei confronti
delle case editrici, sono tante le
realtà che anno dopo anno hanno
chiuso e hanno lasciato un posto
vuoto nell’allestimento del Salone.
Una grave, gravissima perdita
soprattutto se si pensa a quel
numero di editori presenti che
senza distribuzione, senza ISBN
per i loro volumi e con un catalogo
alquanto discutibile, presiedono
senza sosta all’evento editoriale
più importante del panorama
italiano.
E pensare alle tante piccole realtà
di qualità che hanno ceduto il
passo rimane, tuttora, un grande,
grandissimo mistero sul quale
continueremo ad indagare.
Resta il fatto inoltre che lo spazio
vuoto ha dato vita agli spazi che
per tanto, troppo tempo noi
Readers abbiamo desiderato.
Sono nati così spazi per il relax
rubati e non realmente previsti
dall’organizzazione e che sono
stati riempiti alla meno peggio.
Ma quanto dovremmo aspettare
affinché il Salone diventi,
finalmente, a misura di Reader?
Un Salone senza biglietto di
ingresso in cui solo noi lettori e
libri siano i veri protagonisti?
Nell’attesa di un piccolo,
grande miracolo da parte degli
organizzatori va fatto però un
plauso agli eventi, allo stand de Il
libraio.it.
Il sito di informazione online,
cine le sue #lettureindimenticabili
ha dato vita ad una spazio vivo,
pensato veramente a misura di
Reader!
Aspettando l’edizione 2017, vi
do appuntamento al prossimo
numero di Reader’s Bench
Magazine.
E voi come vorreste il Salone del
libro di Torino?
Salone
INTERNAZIONALE
del
libro2016
Io sono Clara Raimondi,
Direttore editoriale
di Reader’s Bench Magazine.
Facebook, Twitter, Linkedin
www.rb-media.it
clararaimondi@readers-bench.com
6
Maggio
Dopo il numero (ottobre)
dedicato interamente a Lucca
Comics, e dopo l’ultima edizione
de Il Salone del Libro torna
un nuovo numero di Reader’s
Bench Magazine e, a ben vedere,
il filo rosso che unisce questi due
numeri non si è mai, veramente
interrotto.
A dimostrazione di ciò abbiamo
la fortuna di vedere accomodato
sulla nostra panchina Emiliano
Mammucari: illustratore,
disegnatore e sceneggiatore che,
insieme a Roberto Recchioni, ha
completamente rivoluzionato il
fumetto italiano.
In questa intervista vogliamo
conoscere meglio Emiliano,
il suo lavoro e soprattutto
proporre una delle firme più
illustri, in questo momento, nel
panorama italiano.
D i m e n t i c a v a m o :
Emiliano Mammucari
è anche il cover artist di
questo numero!
Autoproduzioni, produzioni
indipendenti, ed oggi tanti
progetti importanti tra i quali
spiccano sicuramente Orfani
e John Doe, qual è stato il
tuo percorso dagli esordi
fino ad oggi? Ti senti uno
degli innovatori del fumetto
italiano?
Non saprei dirti se sono un
innovatore o meno. Sicuramente
è il fumetto che si sta rinnovando
e io ho la fortuna di contribuire a
questo fermento con le mie idee.
Il mio è un percorso bizzarro:
[ Intervista
a Emiliano
Mammucari]
Il fumetto italiano h
7
non mi sono mai sentito
disegnatore nel senso più stretto
del termine, ma un “fumettaro”
(per usare un termine caro a
Hugo Pratt). Se questo vuol
dire sconfinare In ambiti poco
usuali, tanto meglio.
Tu e Roberto state
portando Bonelli a dei livelli
inimmaginabili fino a poco
tempo fa. Ti sei mai preso
del tempo per pensare a
quello che in brevissimo
tempo siete riusciti a creare
o la frenesia degli impegni
e dei progetti in cui siete
impegnati, ti ha tolto questa
possibilità?
Il tempo che passa mi mette
angoscia.Difficilmente riguardo
i vecchi lavori, li trovo sempre
imperfetti. E poi sono molto
concentrato sul presente: penso
di aver realizzato un decimo di
quello che ho in testa e vorrei
concretizzare il resto il prima
possibile.
Di cosa ha bisogno secondo
te oggi il fumetto italiano?
Secondo te i progetti
innovativi che hai seguito
hanno colmato quel gap e
restituito al fumetto italiano
il posto che meritava?
Il fumetto italiano ha bisogno
di consapevolezza. Abbiamo da
sempre un vizio di forma che ci
fa sentire inferiori, di secondo
piano.
Siamo uno dei più importanti
mercati del mondo, per fatturato
e per creatività. In termini di
numeri siamo una superpotenza
ma continuiamo a sentirci i figli
venuti male. Del cinema, della
letteratura, dell’arte, delle altre
scuole straniere.
Le cose stanno cambiando, a
dire il vero, negli ultimi anni. Gli
altri media hanno tutta un’altra
considerazione del fumetto
da quando si sono resi conto
di… quanti soldi circolano nel
settore.
È una questione di mentalità,
per anni ci siamo vergognati,
stupidamente, anche di
pronunciare la parola
“industria”.
Fumetto italiano/ fumetto
americano chi sono i tuoi
punti di riferimento, da chi
ti sei fatto ispirare e cosa,
in generale, del fare fumetto
non ti piace?
Ultimamente studio tanto il
manga: è una forma di racconto
agile ed energica. Mi sento parte
integrante della tradizione, tutta
italiana, del fumetto d’avventura.
Quella, per intenderci, che va da
D’Antonio a Tacconi a Micheluzzi
a Battaglia. Ma mi sforzo sempre
di considerare il fumetto un
linguaggio, non una forma di
racconto codificata. Puoi, anzi,
devi, raccontarci quello che vuoi,
nei modi che vuoi.
Orfani, che cosa non ti hanno
ancora chiesto e che cosa
vorresti dire e che non hai
mai avuto modo di rivelare su
questo capolavoro?
Uno degli aspetti che forse sono
venuti meno in luce riguarda il
concetto stesso di Orfano. Il
sentirsi senza quartiere, senza
famiglia, senza le spalle coperte
da qualcuno. È come ci sentivamo
noi quando abbiamo pensato a
questa storia, ed è, penso, il sentire
comune di chi vive un presente
così incerto come il nostro.
Arriva, inevitabile, anche la
domanda sui progetti che stai
seguendo in questo momento
ma ci piacerebbe sapere
anche dei progetti del futuro.
Su che cosa sarò impegnato
Mammucari nei prossimi mesi?
Sto scrivendo una nuova serie, si
chiamerà Nero, ed è la storia di
un guerriero arabo nel periodo
delle crociate, che si trova a vivere
ha bisogno di consapevolezza
8
l’invasione della propria terra. Poi
sto scrivendo una run di Orfani, e,
come disegnatore, sto illustrando
una storia, in formato francese,
scritta da Tiziano Sclavi.
Insomma sono piuttosto sotto
pressione ma è un momento
entusiasmante della mia vita
professionale.
Illustratore, disegnatore e
adesso sceneggiatore, come
ti senti in questa nuova veste
e come è lavorare fianco a
fianco con uno scrittore come
Recchioni?
Abbiamo un background simile
ma punti di vista completamente
differenti. Probabilmente è questa
la nostra forza.
Da Reader a Reader: che cosa
stai leggendo e, soprattutto,
che cosa ci consiglieresti di
leggere in questo periodo?
Sono in una fase di estrema
fascinazione per il mondo del
vicino oriente, per cui non posso
che consigliare qualche romanzo
di Orhan Pamuk. “Il mio nome è
rosso”, ad esempio. Il protagonista
si chiama Nero, come l’eroe della
mia serie.
EMILIANO MAMMUCCARI
Nato a Velletri (in provincia di
Roma) il 21 aprile 1975, inizia a
fare fumetti nel 1998, esordendo con un graphic novel dal titolo
“Povero Pinocchio”, edito da Montego. In seguito, tra le altre cose,
ha realizzato il primo numero di “John Doe” (Eura editoriale),
per poi passare alla scuderia di Napoleone e, successivamente,
a quella di Jan Dix. Realizza tutte le copertine della mini-serie
Caravan (2009), di cui disegna anche un intero albo, pubblicato
nel 2010. Nell’ottobre del 2013, porta in edicola, per Sergio Bonelli
Editore, la prima serie mensile a colori della Casa editrice, Orfani
(creata con lo sceneggiatore Roberto Recchioni). (Dal sito di
Bonelli Editore)
[zulapazu.blogspot.com ]
(servizio a cura di Clara Raimondi)
10
Novità
[il nuovo che avanza]
v.
In libreria alla scoperta delle
proposte più interessanti
degli autori italiani. Tanti
suggerimenti per i vostri acquisti
in libreria, prendere nota!
L’amore a due passi di
Catena Fiorello, Giunti,
304 pagg, 13 euro
Da anni Orlando Giglio, il temuto
“Gendarme” del condominio di
via Mancini numero 8, studia le
abitudinidellasuadolceossessione,
Marilena Moretti, nota in gioventù
come “la Brigantessa”. La segue
nell’esiguo tragitto tra l’ascensore
e il portone del palazzo, la osserva
mentre sale le scale e chiacchiera
con i vicini di casa, aspettando
che arrivi il suo momento. Sono
entrambi vedovi, entrambi sulla
soglia dei settant’anni, entrambi
abbandonati dai propri figli
durante una delle estati più torride
di tutti i tempi... Dovranno
scattare due allarmi in piena notte
e sbiadire i fantasmi del passato
e del presente, perché Marilena
accetti l’invito di Orlando a partire
per un’avventurosa vacanza alla
conquista del Salento. Ma cosa
potrà offrire la punta estrema della
Puglia a “due vecchie carampane”
come loro? Riusciranno a superare
incolumi la notte della Taranta,
punti dall’entusiasmo di una
giovinezza ritrovata?
Le mele di Kafka di
Andrea Vitali, Garzanti,
213 pagg, 14 euro
Abramo Ferrascini, quello
del ferramenta di Bellano, è
un giocatore di bocce. Come
individuale non va bene, ma
boccia come dio comanda e in
coppia con un buon accostatore
diventa imbattibile. È stato tirato
su a puntino dal gestore del
Circolo dei Lavoratori, Mario
Stimolo, allenatore per passione
e perché tre anni fa, nel 1955, ha
perso il braccio destro sotto una
pressa e perciò di giocare non se
n’è più parlato. Ora il Ferrascini ha
tutte le carte in regola per vincere
le semifinali del Campionato
provinciale in programma a
Cermenate domenica prossima.
Ma c’è un intoppo. Suo cognato,
l’Eraldo, quello che vive a
Lucerna, sta male. Quarantotto
ore gli hanno dato i medici di
là, svizzeri, precisi. E adesso
la moglie di Abramo, Rosalba,
vuole a tutti i costi raggiungere
la sorella, ma soprattutto dare
all’Eraldo un ultimo saluto, magari
11
un ultimo bacio. Ma ce la faranno
ad andare e a tornare in tempo
per le semifinali? Dipende. Se
l’Eraldo muore entro martedì,
mercoledì al massimo, si può
fare. Bon, via allora. Un’occhiata
al 1100, olio freni gomme; carta
d’identità rinnovata all’ultimo
minuto; prima tappa il passo del
San Bernardino, poi giù dritti fino
a Lucerna: basta seguire i cartelli,
anche se sono in tedesco, perché
il nome di quella città lì si capisce
lo stesso. Ispirato da un aneddoto
legato a un soggiorno a Lucerna
del grande scrittore praghese, Le
mele di Kafka mette in scena il
meglio dei personaggi di Andrea
Vitali. La loro voglia di vita, le loro
piccinerie e le loro grandi passioni
giostrano sulla partitura di una
storia che in fondo ci vuole dire
che la letteratura e i libri, nella
vita, contano molto, a volte più di
quanto vorremmo
Il Cacciatore celeste di
Roberto Calasso, Adelphi,
507 pagg, 23 euro
Ci fu un’epoca in cui, se si
incontravano altri esseri, non si sapeva
con certezza se erano animali o dèi
o signori di una specie o demoni o
antenati. O semplicemente uomini.
Un giorno, che durò molte migliaia di
anni, Homo fece qualcosa che nessun
altro ancora aveva tentato. Cominciò
a imitare quegli stessi animali che
lo perseguitavano: i predatori. E
diventò cacciatore. Fu un processo
lungo, sconvolgente e rapinoso, che
lasciò tracce e cicatrici nei riti e nei
miti, oltre che nei comportamenti,
mescolandosi con qualcosa che nella
Grecia antica fu chiamato “il divino”,
tò theîon, diverso ma presupposto
dal sacro e dal santo e precedente
perfino agli dèi. Numerose culture,
distanti nello spazio e nel tempo,
associarono alcune di queste vicende,
drammatiche ed erotiche, a una certa
zona del cielo, fra Sirio e Orione: il
luogo del Cacciatore Celeste. Le sue
storie sono intrecciate in questo libro
e si diramano in molteplici direzioni,
dal Paleolitico alla macchina di Turing,
passando attraverso la Grecia antica e
l’Egitto ed esplorando le connessioni
latenti all’interno di uno stesso, non
circoscrivibile territorio: la mente.
La vacanza dei superstiti (e
la chiamano vecchiaia) di
Franca Valeri, Einaudi, 118
pagg, 14 euro
“La vacanza dei superstiti” è un testo
vivo, cangiante, capace di gettare
luce dentro ognuno di noi, perché è
scritto da chi - dopo aver vissuto con
furia, allegria e coerenza un secolo,
accumulando esperienze e idee - si è
guadagnato un privilegio raro: una
libertà radicale, di pensiero e di parola.
“A distanza, vediamo ogni cosa risolta.
Siamo in una comoda poltrona a
chiacchierare. Non so se essere grata
al destino di avermi riservato una fin
de partie così”. Seduta idealmente (ma
solo idealmente) su quella poltrona,
lo sguardo pronto a spostarsi in un
istante dal passato al futuro, Franca
Valeri dà avvio al suo racconto. Una
divagazione sulla vecchiaia (la sua
e quella di tutti) infarcita di storie,
aneddoti, sentenze spiazzanti, pensieri
bellissimi. Poco più di cento pagine in
cui si condensano tutta l’intelligenza
e l’ironia sedimentate negli anni e
visibili a occhio nudo come i cerchi
degli alberi. Pescando qua e là: “Il
fatto è che per rimpiangere la felicità
ce ne vorrebbe dell’altra”. “L’ansia è
una malattia incurabile. Può sfociare
nel mostruoso (credo che Hitler
ne soffrisse) o limitarsi a riempire
di rughe una signora”. “Io vorrei
ricordare l’ultima volta che ho fatto
l’amore. La prima sì, la ricordo, ma non
ha importanza”. O ancora: “Come
dirglielo, a quel ragazzo ventenne,
che ci è bastato essere molto sicuri
delle nostre idee per entrare in quelle
degli altri?” A poco a poco, veniamo
catturati e scossi...
12
Per le uscite al cinema di questa
primavera, i libri c’hanno di nuovo
messo lo zampino. Il mese è iniziato
con Robinson Crusoe, film di
animazione ispirato al grande classico di
Daniel Defoe.
La storia è raccontata da Venerdì che
‘stavolta però sarà un pappagallo. Il
12 maggio, con La sposa bambina,
una storia delicata e contemporanea
ridà luce alla verità del romanzo I am
Nujood, age 10 and divorced di Nojoud
Ali e Delphine Minoui .
Dal 25 torna invece Alice, con Alice
attraverso lo specchio, sequel di Alice in
Wonderland: nuovo capitolo ispirato al
romando Attraverso lo specchio e quel
che Alice vi trovò di Lewis Carroll.
Il 26 maggio con Julieta, Almodovar
riprende a parlare di donne ricalcando
alcuni capitoli di In Fuga, la raccolta
di racconti del premio Nobel Alice
Munro.
[ Leggere
Film]
Il Libro:
Le avventure di Robinson Crusoe
Daniel Defoe
Einaudi 1998
ET Classici
pp. 707
€ 13,50
Il Film:
Robinson Crusoe
regia di Vincent Kesteloot, Ben
Stassen
genere: animazione
13
Il Libro:
I am Nujood, Age 10 and Divorced
Nojoud Ali e Delphine Minoui
Crown Archetype (Three Rivers
Press, 2009)
lingua inglese
$7.31
Il Film:
La sposa bambina
titolo originale: I am Nujood, Age
10 and Divorced
regia di Khadija Al-Salami. Con
Reham Mohammed
genere: Drammatico
Il Libro:
Alice attraverso lo specchio
Lewis Carroll
BUR Biblioteca Univ. Rizzoli (col-
lana Ragazzi)
€ 7,90
Il Film:
Alice attraverso lo specchio
titolo originale: Alice Through the
Looking Glass
regia di James Bobin
con Mia Wasikowska, Johnny
Depp, Helena Bonham Carter,
Anne Hathaway, Michael Sheen,
Alan Rickman, Sacha Baron Cohen
genere: avventura fantasy
produzione: Walt Disney Pictures
Il Libro:
In fuga
Alice Munro
Einaudi 2004 - Supercoralli
pp. 316
€ 18,00
Il Film:
Julieta
titolo originale: Silencio
regia di Pedro Almodovar
genere: drammatico
14
Intervista
[in-ter-vì-sta]
s.f.
Che si tratti dei profughi in fuga dall’Africa o di uomini, donne e bambini
scappati dal Medio Oriente, ciò che resta a chi fugge e a chi accoglie è
un profondo senso di smarrimento e di dolore.
Al di là di ogni ipocrisia, accogliere lo straniero, colui che è altro da noi e
dalla nostra cultura, non è mai facile; anzi è difficilissimo. Ma allo stesso
modo, terribilmente difficile è fuggire dalla propria terra abbandonando
tutto, beni, madri, padri, figli, compagni per gettarsi nella disperata
salvezza da guerra e disperazione. In questo libro, piccolo ma prezioso,
alcuni dei più rappresentativi narratori italiani hanno deciso di schierarsi
apertamente a favore di una società aperta all’accoglienza e al rispetto
e hanno deciso di farlo con lo strumento che gli è proprio: la scrittura.
Ne è venuta fuori una raccolta di racconti che ha la pretesa di restituire
allo scrittore il suo compito primigenio: dare voce a chi voce non può
avere e costruire, mediante lo
strumento salvifico che solo le
parole possono rappresentare, un
percorso di riflessione, dialogo e
speranza. Un mondo in cui ogni
storia, anche la più tragica, possa
poi trovare un lieto fine.
È forse questa la prima volta
che in modo sistematico alcuni
narratori italiani decidono di
avviare un progetto letterario
collettivo con l’obiettivo preciso
di dichiarare guerra a tutti coloro
che ad ogni livello si adoperano
quotidianamente per rendere
l’Italia un paese impaurito e non
ospitale.
Un libro, dunque, che è solo lo
spunto per sollevare un dibattito a
livello nazionale grazie all’impegno
di scrittori che vogliono tornare a
essereoperaidellascritturaallaluce
della consapevolezza che è solo la
nostra capacità di solidarizzare col
prossimo a renderci umani.
VOLPE:Ilprocessodimutamento
degli equilibri internazionali e
il flusso migratorio sono ormai
inevitabili e tentare di evitarli e
respingerli è
palesemente inutile. Come
pensa che si possa guidare tale
cambiamento per giungere a una
vera integrazione?
MARAINI: Alzaremuriestendere
rotoli di fili spinati è una strategia
stupida. I grandi movimenti di
popoli non si possono fermare. E
noi dovremmo saperlo meglio di
altri, noi che siamo un popolo di
emigranti: basti pensare a quei 20
milioni che sono espatriati solo nel
900. UN intero paese che è andato
all’estero e perché scappava dalla
fame e dalla disoccupazione. La
storia ce lo racconta in tutti i modi.
15
Sotto un altro cielo
La sola cosa da fare è creare
strategia intelligenti, in accordo
con altri paesi, fare progetti
comuni,
pensarealfuturoeaunaintelligente
politica a lungo termine.
VOLPE: La tendenza odierna
nei confronti dell’immigrazione
è mostruosa e si manifesta
attraverso la volontà di respingere
mediante la costruzione di muri
(si veda il caso austriaco), tutta
quell’umanità disperata che cerca
salvezza e accoglienza in Europa.
Un muro.
Dovevo ancora nascere quando
a Berlino veniva abbattuto il
muro della vergogna, grazie alla
consapevolezza che dividere gli
esseri umani è azione inumana
e meschina. Ora ho venticinque
anni e quel muro che ho avuto
la fortuna di vedere solo sotto
forma di resti di un passato da
dimenticare, torna ad essere eretto.
Ancora una volta domina l’idea
che gli uomini non siano tutti
uguali, che essere profughi e
immigrati voglia dire appartenere a
una sottospecie del genere umano
che va temuta, respinta, aborrita. I
muri che oggi tornano a separare
carne umana da carne umana
hanno il sapore di dieci, cento,
mille ferite infette e brucianti,
profonde come solchi in una terra
arida, spaccature nella dignità del
nostro tempo.
Io, da parte mia, non conosco
muri atti a dividere. Io non
li riconosco; per me sono
illegittimi, immateriali, inesistenti.
Io rivendico il mio diritto alla
disobbedienza verso qualunque
misura di matrice razzista o
xenofoba. Gli unici muri che
riconosco sono quelli che segnano
i confini del mondo. Peccato solo
che il mondo di confini non ne
ha. Questo fenomeno migratorio
e di cambiamento politico sociale
dell’Europa non potrà essere
fermato ma solo guidato. E qui
si giocherà la sopravvivenza
dell’Europa stessa e l’umanità di
noi europei.
Che contributo può dare
la letteratura alla causa
dell’accoglienzaedell’integrazione?
MARAINI: La letteratura aiuta
a creare consapevolezza. I libri
non possono cambiare il mondo,
ma possono aiutare a cambiare le
persone.
VOLPE: Le storie ci educano
ai sentimenti, all’amore, alla
comprensione, alla sensibilità. La
letteraturapuò aiutarci a sviluppare
in noi stessi l’empatia verso il
prossimo, quell’arma immensa
contro ogni forma di razzismo.
Come arginare i pregiudizi e la
paura che molte persone nutrono
nei confronti degli immigrati?
MARAINI: La paura dei diversi
è profonda e istintiva. E’ la paura
di perdere la propria identità.
Sopratutto ne soffrono coloro che
sono insicuri della propria identità.
Ma la storia del mondo è fatta di
continui contatti e mescolamenti
con altri popoli. Certo, l’aspetto
di invasione inesauribile che
ha preso questo esodo dà
qualche preoccupazione anche
ai più accoglienti: come nutrirli,
proteggerli, dare loro una casa? E’
qui che ci vuole intelligenza, fare
rete e mettere insieme le proprie
capacità creative.
Progettare e guidare, mai farsi
schiacciare dalle novità che fanno
paura. Non vedo altre alternative.
VOLPE: Imparando a conoscere
l’altro nella sua vera identità senza
volerlo ridurre a noi stessi. Non
posso accogliere l’altro solo se si
comporta come me, se è uguale
a me o si piega ai miei costumi.
Devo accogliere l’altro per quello
che l’altro è, per quello che nella
sua diversità può offrire alla mia
crescita umana. I pregiudizi sono
letteralmente “giudici dati prima”.
Prima di cosa? Prima di conoscere.
Allora usiamo cervello e cuore per
conoscere il mondo e impariamo
ad amare.
16
KITCHEN
[cu-ci-nà-re]
v.
I libri in cucina sono tornati!
L’appuntamento per noi Readers
è in libreria e poi, subito, in
cucina per realizzare le ricette
migliori e portare in tavola la
nostra passione. Soddisfare la
nostra voglia di letture golose e di
ricette in cucina, non è mai stato
così facile!
Sono sempre cinque i titoli che in
ogni numero di Reader’s Kitchen
vi proponiamo, cinque scelte per
soddisfare ogni esigenza.
Ricettari, manuali dei cuochi più
famosi della tv ma anche libri
di approfondimento su salute e
alimentazione e un outsider che,
siamo sicuri, non vi deluderà.
Iniziamo la nostra carrellata
con Il piatto forte è l’emozione:
50 ricette dal al nord al sud di
Antonino Cannavacciuolo,
Einaudi, 220 pagg, 16 euro.
Il cuoco più famoso della
tv italiana ha sbaragliato la
concorrenza, è lui il nostro
Ramsey, è lui il portabandiera
della buona cucina italiana
nel mondo e per ricordarcelo
arriva in libreria niente di
meno che con Einaudi dopo
la presentazione, abbastanza
chiacchierata, al Salone del
Libro di Torino. Cinquanta
ricette per riscoprire la
passione per la cucina, i buoni
ingredienti e rispolverare la
vecchia e cara tradizione.
Sonia Peronaci dopo aver
abbandonato Giallo Zafferano,
ha aperto un blog seguitissimo
(https://www.soniaperonaci.it/)
che è un racconto quotidiano delle
ricette che personalmente realizza
e sperimenta nella sua cucina.
Trucchi e consigli di una vera
esperta in cucina che ritroviamo
identici ne “La mia cucina”, la
sua ultima fatica, in libreria per
Rizzoli (18,70 euro). Una raccolta
di ricette che raccontano il suo
nuovo percorso professionale che
mette in risalto le sue capacità.
così come accade tutte le mattine
nel programma televisivo la vede
protagonista su Rete4.
17
Non c’è stagione che non venga
inaugurata da un nuovo libro
di Marco Bianchi, adesso in
libreria con Noi ci vogliamo
bene. Gravidanza, allattamento,
svezzamento: emozioni, scienza
ericettepermamma,papàebebè
(Mondadori, 198 pagg, 15 euro).
Il ricercatore/cuoco/divulgatore
è diventato papà e la salute
in cucina è diventata formato
famiglia. Con questo nuovo libro
scopriremo come prenderci cura
della nostra salute con il cibo in
un momento delicatissimo nella
vita di tutta famiglia: la nascita
di un bambino.
Smartfood (Rizzoli, 359 pagg, 14
euro) di Eliana Liotta non è un
libro come gli altri nasce, infatti,
da un progetto in collaborazione
dell’Istituto Europeo di
Oncologia e ha l’obiettivo di farci
scoprire i 30 cibi che non devono
mai mancare sulla nostra tavola:
veri e propri super alimenti
che ci aiutino nel combattere e
prevenire le malattie.
Caffè amaro (Feltrinelli, 320 pagg,
15 euro) è l’ultimo, grande romanzo
di Simonetta Agnello Hornby che in
cucina trova terreno fertile per le sue
storie. La scrittrice anglo siciliana
ci porterà alla scoperta della storia
di Anna Marra, tra le pieghe della
sua storia personale e familiare.
Una storia tutta da gustare come
si farebbe davanti a un buon caffè.
Attenzione, però al retrogusto!
18
Ogni tanto sui media si sente
parlare di ISIS, ma alla fin fine si
ha sempre l’impressione che sia
qualcosa di lontano, di intangibile.
Certo, ci mettiamo tutti davanti
alla TV, quando sentiamo di
un attentato in Europa, siamo
tutti “Charlie” o “Paris”, alle
volte perfino per una settimana
intera, ma poi torniamo alle
nostre vite. Sembra quella
scena del vecchio film “Meo
Patacca” (tratto dall’omonima
opera di Giuseppe Berneri) in
cui il protagonista, parlando
dei Turchi che assedianoVienna
dice “E quando ci arrivano a
Roma? Quelli so’ Ottomani, mica
Ottopiedi!”E invece no. Perché
se “villaggio globale” vuol dire
solo vedere come sta Megane
Gale in Australiaa quarant’anni
o cosa fanno i gattini sparsi per il
mondo, grazie tante, ma mi tengo
i miei libri.Certo, quelli come
me che si lamentano in poltrona
sono appena una spanna sopra e
non salveranno certo il mondo.
Per fortuna ci sono alcuni che,
magari non salveranno il mondo
comunque, ma almeno fanno
qualcosa, come i ragazzi della
staffetta romana per Kobane e
per le altre zone diguerra contro
Daesh.Potrei raccontarvi di cosa
fanno questi ragazzi e perché,
ma c’è chi può farlo meglio di
me,innanzitutto perché si
è alzato dalla poltrona ed
è andato e poi perché è
Zerocalcare ed è sicuramente
moltopiùbravodimearaccontare
Quei viaggi che fai perché…
Recensione
[re·cen·sió·ne/]
a cura di Diego Rosato
19
storie,dallitigioperunparcheggio
a una guerra,come nel volume
recentemente edito dalla Bao
Publishing, Kobane Calling.Se
siete abituati a leggere le opere del
fumettista di Rebibbia, potreste
fare fatica a immaginarvelo come
un corrispondente di guerra o
chiedervi se questo suo nuovo
libro abbia una taglio diverso da
ciò a cui ci ha abituato. Beh, voglio
rassicurarvi: in questo volume
Zerocalcare riesce a raccontare a
storia dei suoi viaggi in quelle terre
di guerra e speranza senza perdere
la sua ironia e la sua abituale
paranoia.Certo, non mancano
passi...pardon,tavoleincuil’autore
lascia meno spazio alla leggerezza,
ma crescere significa anche saper
gestiremomenticomequestie,per
quanto probabilmente odierebbe
sentirselo dire, Zerocalcare è
cresciuto non poco, ormai.Nel
momento in cui scrivo questo
articolo, sono ancora disponibili
alcune delle 5000 copie
numerate con copertina variant
in vendita in esclusiva nelle librerie
“La Feltrinelli”, in cui ilMammut
di Rebibbia reclama il suo autore,
qualora vi piacessero le chicche
da collezione, ma anche qualora
preferiste un’edizione standard,
sappiate che l’autore devolverà
parte dei suoi guadagni a varie
iniziative di solidarietà verso il
popolo curdo.
20
Reader’s on Tour
Ci sono un lettore, una carta di
credito e qualche migliaio di libri…
Ebbene sì, in passato sono stato
abbastanza critico sul Salone del Libro di
Torino e non sento il bisogno di ritrattare
nulla di ciò che ho detto. Ciò nondimeno,
devo ammettere che su un lettore incallito,
compratore compulsivo e maniaco dei libri,
lo spettacolo di quei miliardi di pagine
tutte insieme causa una sorta di scompenso
ormonale, una sorta di mutazione. Avete
presente “The Walking Dead”? Beh, io
invece di altri esseri umani vado a caccia
di libri e invece di mordere,striscio la carta
di credito.
Quest’anno non sono andato a Torino,
con gran sollievo del mio conto in banca,
ma così, tanto per parlare, proviamo a
immaginare cosa sarebbe accaduto, se mi
fossi aggirato tra gli stand con un carrello
della spesa... no, scusate, Clara mi stava
dicendo che l’articolo deve entrare in un
paio di pagine, quindi cercherò di non
andare oltre la decina di titoli. E, dato
che dovrò limitarmi, punterò su ciò che di
meno scontato mi passa davanti agli occhi.
Per cominciare, avrei dato una
bella occhiata a “Il taccuino
perduto.
Un’inchiesta di Monsieur
Proust”, di Pierre-Yves Leprince:
immaginate che un famoso
scrittoresmarriscailsuoprezioso
taccuino e che un ragazzino lo
aiuti a recuperarlo. Se l’autore
se l’è giocata bene, può essere
uscita fuori una gran bella storia.
Pagine 372 - Prezzo€ 22,00 -
Uscita03/05/2016.
Come secondo volume, avrei
puntato il fresco di stampa
“Anime di seconda mano”, di
Christopher Moore. Ricordate
quando qualche tempo fa
vi ho parlato di “Un lavoro
sporco”? Beh, il buon vecchio
Chris ha scritto un seguito e
finalmente è sbarcato in Italia!
Pagine 313 Prezzo€ 17,50 -
Uscita28/04/2016.
Avrei potuto resistere un po’,
ma sappiamo bene tutti che alla
fine avrei avvertito il tremito
nellaForza e sarei finito allo
stand della Multiplayer edizioni
e avrei acquistato l’ultimo titolo
della saga di Star Wars, “Star
Wars: Lost Stars”, di Claudia
Gray, una sorta di Romeo e
Giulietta dellaGalassia lontana
lontana, con Alleanza Ribelle e
Impero al posto di Montecchi e
Capuleti. Pagine 348 Prezzo
€ 19,90 -Uscita 28/04/2016.
Allo stand della Bao Publishing
avrei dovuto fare la prima
dolorosa scelta. Da una parte
mi sarei buttato volentieri sulla
raccolta “John Doe - Volume
1”, ma poi penso che avrei
optato per qualcosa di un po’
più particolare, “Ei8ht - Volume
1” di Rafael Albuquerque, una
storia complicata che si muove
su tre diversi piani temporali
e cui farà seguito l’anno
prossimo un nuovo volume
indipendente.
Pagine 128 Prezzo€ 14,00
Uscita 05/05/2016.
Non avrei risparmiato una
visita allo stand della Newton-
Compton, per vedere se era
uscito l’ultimo capitolo della
saga del “Codice Millenarius”,
“L’abbazia dei cento inganni” di
MarcelloSimoni,perscoprireche
sarebbe uscito solo il 23 Giugno
(e già l’autore ha annunciato un
nuovo progetto con protagonista
un inquisitore), allora avrei dato
uno sguardo in giro e avrei
scelto “C’era una volta la mafia”
21
di Mike Dash, la storia del
boss mafioso italo-americano
Giuseppe “Artiglio”Morello.
Pagine 336 Prezzo €9,90 -
Uscita05/05/2016.
Passando davanti allo stand
della Marcos y Marcos, sarei
stato attratto dalla copertina di
“È ricca,la sposo e l’ammazzo”
di Jack Ritchie. Una raccolta
di grottesche storie noir.
Pagine 320 Prezzo€ 10,00-
Uscita28/04/2016.
A questo punto probabilmente
qualcuno di voi starà sperando
di averla scampata questa
volta:niente libri da secchione,
niente noiosi volumi di scienza.
E va bene, niente libri noiosi,
ma un bel libro di fisica ci sta
tutto. Non a caso una visitina
allo stand di Raffaello Cortina
Editore è d’obbligo e un titolo
come “I dadi di Einstein e il
gatto di Schrödinger” non può
non catturare la mia attenzione.
Immaginate che il mondo
come lo avete sempre
conosciuto sia riscritto da una
dirompente teoria scientifica,
nota come fisica quantistica.
Immaginate poi che due delle
menti più geniali dell’epoca non
sianodeltuttoconvintidiunodei
capisaldi di quella teoria. Questo
libro racconta la storia della più
affascinante diatriba scientifica
dellastoria.Pagine342Prezzo€
27,00 - Uscita02/05/2016.
Per la sezione fotografia, avrei
fatto un salto alla Contrasto
editore e scelto un’antologia di
fotografie dell’Italia scattata dai
grandi fotografi, “Henri Cartier-
Bresson e gli altri”, volume a
cura di Giovanna Calvenzi.
Pagine 288 Prezzo € 39,00 -
Uscita02/05/2016.
Per concludere la rassegna dei
libri, avrei pensato a “Lo strano
viaggio di un oggetto smarrito”
diSalvatore Basile, la storia un
bambino abbandonato dalla
madre e del suo perduto diario
d’infanzia,di un ritrovamento
e di una ricerca, di viaggi e di
attese. Pagine 250 Prezzo€
16,40- Uscita29/04/2016
Beh, ho detto che concludevo la
rassegna dei libri, ma dato che
al Salone del Libro ci sono tante
altre cose, come gli audiolibri,
posso aggiungere un altro paio
di titoli. No, io non sono un fan
del genere, però ho visto che
una casa editrice specializzata,
la “Emons Audiolibri”, di cui vi
avevamo già parlato, ha inserito
recentemente nel suo catalogo
un paio di romanzi che ho letto
ed apprezzato,“La vera storia
del pirata Long John Silver” di
Björn Larsson e “Limonov” di
Emmanuel Carrère.
La mia lista è già piena, anzi, a
dire il vero ho anche sforato, ma,
sapete com’è, mi piace esagerare.
Devo proprio smettere prima
che mi capitino davanti agli
occhi gli ultimi libri di Matteo
Salvini e Barbara D’Urso e il
sogno diventi incubo. Non mi
resta che augurarvi buona lettura
o... buon ascolto!
22
Young Writers
[giovani - scrittori]
Quando il mercato editoriale si è
equiparato ad ogni altra tipologia
di mercato ed il prodotto libro
doveva essere venduto è diventato
necessario introdurre una nuova
figura professionale nel rapporto
tra autore ed editore.
Il rapporto di stima e di fiducia,
spesso di vera e propria adorazione
che legava l’uno con l’altro, si è
piegato alle esigenze di mercato ma
anche e soprattutto alla necessità
di tutelare il lavoro degli scrittori.
È nato così l’agente letterario che
ha il compito di trovare l’editore
interessato alla pubblicazione e,
una volta stabiliti i termini della
collaborazione, assicurarsi che
adempia a tutti i suoi doveri.
Una figura necessaria soprattutto
per chi, come voi, si affaccia sul
mondo editoriale e che, negli ultimi
anni, si occupa anche di editing,
ufficio stampa e promozione.
L’agenzia letteraria è diventata un
mondo di servizi per lo scrittore in
grado di sopperire alle mancanze
delle case editrici, ridimensionate
nelle possibilità dalla crisi che ha
colpito il settore.
Perfornirviunaiutoconcretocome
è sempre stato su Young Writers,
ospitiamo su questo numero di
Reader’s Bench Magazine, Michela
Bennici dell’agenzia letteraria
Bennici&Sirianni.
Uno scambio di chiacchiere
per capire meglio il lavoro di
un’agenzia letteraria e le possibilità
che concretamente vengono
offerte agli scrittori.
Michela, grazie per esserti
accomodata sulla panchina, per
prima cosa vorremo chiedere
chi è l’agente letterario oggi? E
perché un autore, soprattutto
uno alle prime armi, avrebbe
bisogno del suo aiuto?
Grazie per averci dato questo
spazio.! L’agente letterario è
una figura professionale che
accompagna l’autore in tutte
le fasi del ciclo editoriale, dalla
valutazione del manoscritto, alla
scelta della casa editrice adeguata,
passando per la gestione e la cura
del contratto. Un supporto che è
utile a tutti gli autori, più o meno
esperti: a un autore alle prime
armi l’agente letterario consiglia
l’iter più adeguato per arrivare
a pubblicazione, l’autore più
esperto avrà invece probabilmente
più necessità di supporto da un
punto di vista contrattuale. Inoltre
l’agente lavora per l’autore non
solo in Italia, ma anche all’estero,
proponendo la traduzione
dell’opera a case editrici straniere.
Quanto costa un agente
letterario? Trattiene parte delle
royalty?
L’agente letterario non chiede
compenso all’autore in una prima
fase, ma guadagna solo una
volta che l’opera viene portata a
pubblicazione trattenendo parte
delle royalties dell’autore. Come
dire, l’agente ha tutto l’interesse di
arrivare al risultato, dal momento
che guadagna tanto più guadagna
l’autore. Ed è questo un motivo
B come Agenzia Letteraria: Intervista a Mi
23
per cui la collaborazione tra i due
è virtuosa.
L’agente letterario è molto più
di un consulente che si occupa
delle questioni pratiche,
tant’è che con il tempo sono
tanti e diversi i servizi che
vengono offerti: valutazione di
dattiloscritti inediti, editing,
ufficio stampa e molto altro,
come mai? Dove son finite le
case editrici?
Può essere vero, ma non credo
che sia la regola. La maggior
parte delle case editrici lavora
bene e offre i servizi che ci si
aspetta, dalla correzione bozze
all’impaginazione sino alla
promozione.
Realtà più piccole, che non si
possono permettere per motivi
economici di avere al loro interno
più figure professionali, si affidano
ad agenzie di servizi editoriali. Noi
offriamo entrambe le cose ma si
tratta di ambiti di lavoro distinti.
L’agente letterario diviene un
confidente, un consulente ma
soprattutto l’àncora di salvezza per
chi non si accontenta di una lettura
superficiale e di un semplice no da
parte di una casa editrice, Può un
agente letterario trovare la casa
editrice perfetta per ogni scrittore?
Certamente. Se l’opera è valida,
ogni autore può sperare di trovare
un editore adeguato che creda e
investa nel progetto. E come dici
giustamente tu, a ogni testo, la sua
casa editrice.
Facciamo un esempio: una
casa editrice che pubblica
quasi esclusivamente thriller,
verosimilmente, non può
essere interessata a un saggio di
inchiesta. Proprio per questo la
figura dell’agente è preziosa, per
indirizzare e consigliare al meglio
l’autore, che non sempre ha ben in
mente la complessità e la varietà
del mercato editoriale.
Come nasce l’agenzia Bennici
& Sirianni e dopo questi
primi mesi di attività quali
sono i capisaldi sui quali si
basa il vostro lavoro e quali
sono i pronostici per il futuro?
Insomma: perché un autore
dovrebbe e scegliervi?
L’agenzia nasce da una
collaborazione virtuosa tra me e la
collega Lidia Sirianni.
Lavoravamo già insieme prima di
decidere di imbarcarci in questa
nuova impresa e ci siamo trovate
così d’accordo su modalità di
impostazione del lavoro e obiettivi
tanto che abbiamo deciso di
fondare una nostra attività. Credo
che un autore dovrebbe sceglierci
per questo (non è semplice
trovare un ambiente di lavoro così
sereno e collaborativo, dal mio
punto di vista), ma anche perché
entrambe siamo molto motivate a
raggiungere traguardi sempre più
alti. Insieme con i nostri autori,
ovviamente.
Come riuscire ad entrare in
contatto con il mondo della
vostra agenzia? (vogliamo
conoscere i contatti, la
newsletter, insomma che parli
del mondo in cui un autore può
trovarvi)
Siamo online con il nostro sito
www.agenzia-letteraria.it.
Un autore può entrare in
contatto con noi iscrivendosi
alla newsletter (basta compilare
il format sul sito), oppure
può seguire la nostra pagina
Facebook e il nostro account
Twitter @BeS_AgLet.
ichela Bennici
24
Intervista
[in-ter-vì-sta]
s.f.
A cura di Lucia Piemontesi
Luciano Funetta, classe 1986, è
l’autore di Dalle rovine, candidato
al Premio Strega 2016. Lo abbiamo
intervistato per capire meglio la
genesi di un romanzo realistico
e visionario al tempo stesso, che
suscita a tratti paura e suspense.
Ma forse nella letteratura c’è da
temere più di quanto si possa
pensare…
Fin dall’inizio del testo,
ci accorgiamo che c’è un
“noi” collettivo che segue il
protagonista Rivera nelle sue
peregrinazioni e allucinazioni:
sono delle voci di dentro,
della coscienza, dei narratori
onniscienti?
L’onniscienza non è un dono che
è toccato al mio narratore, così
come non è toccato a me. Tutta
la storia di Dalle rovine, che è
in realtà una specie di tableau
vivant costruito sulle vite di molti
personaggi cucite insieme dalla
presenza di Rivera, è una selva
di omissioni. Non sono stato io
a omettere, non sempre. Sono i
personaggi a mentire, a depistare,
e per questo il “noi” non può fare
altro che riportare le loro versioni,
alimentando lo spaesamento che
Rivera si trova a fronteggiare.
L’unica totalità a cui i narratori
(questi fantasmi, questi piccoli
demoni, queste anime perdute
sulla frontiera) possono aspirare è
quella di Rivera stesso, e infatti per
buona parte del romanzo riescono
a “vedere” nella sua mente e a
consegnarci il suo sguardo.
Ben presto però anche loro
dovranno arrendersi al fatto che
persino Rivera si rivela per certi
aspetti indecifrabili. Così perdono
il controllo che credevano di avere
su di lui e iniziano a guardarlo da
una distanza più ampia, anche loro
scoprono l’incomprensione, o
meglio, sperimentano la difficoltà
dolorosa della vera comprensione.
L’erotismo e la pornografia
ricoprono un ruolo molto
importante nel romanzo: una
scelta controcorrente, nell’era
del digitale. Perché questo
focus? Quali sono le fonti di
ispirazione?
La pornografia, soprattutto in
questi tempi, è un linguaggio che
porta un assalto da ogni direzione.
Maquellochedavveroconosciamo
del porno è la superficie. La storia
della pornografia è millenaria
e sconosciuta, per questo mi
sono sentito libero di esplorare
l’abisso ignoto e ricavare da questa
esplorazione un’elaborazione
letteraria, l’invenzione di un
mondo del cinema porno degli
ultimi quarant’anni in modo
che diventasse la quinta teatrale
della mia storia. Volevo partire
da una forma estetica che riposa
comodamente nella cultura non
solo occidentale da secoli e che
ancora, in un certo modo, è
origine di vergogna per raccontare
di uomini che si vergognano di
tutto, fuorché di aver scelto la
pornografia come culla della loro
idea.
Altra sfera toccata dal testo
è quella del cinema: è una
scelta che mira ad amplificare
la finzionalità del romanzo o
vuole creare strade narrative
parallele?
In tutto il romanzo il ruolo dello
sguardo come strumento di
coraggio o di viltà è fondamentale.
Per questo ho scelto il cinema.
Si tratta di una forma che mi ha
sempre affascinato molto per la
sua natura sofisticata e allo stesso
tempoelementare.Quandoguardo
25
un film, assisto all’allucinazione di
qualcun altro, e visto che Dalle
rovine trova nell’allucinazione la
sua natura intima mi sono rivolto
al cinema. Poi trovo sempre
molto emozionante che nella
manifestazione di un’allucinazione
gli occhi abbiano solo un ruolo
accessorio, mentre tutto si svolge
nella mente di chi ne è colpito e
tenta disperatamente di resistere
all’assedio di qualcosa che è già
dentro di lui.
Il romanzo è una tensione
e una suspense continua
verso la realizzazione del
film Dalle rovine -da cui il
titolo-, ma il finale è lasciato
all’immaginazione del lettore.
Perché questa scelta?
Ho voluto che il lettore scegliesse
cosa fare del se stesso-Rivera
che entra nella selva. Penso che
sia naturale che questa soluzione
non sia stata apprezzata da tutti.
Mi ricordo però che una volta,
da adolescente, leggendo Tom
Sawyer mi sono imbattuto a metà
del romanzo in un momento in
cui Tom si addormenta sotto le
stelle, in riva al fiume.
Di come andrà a finire la sua
avventura non sappiamo ancora
nulla,mailgiovaneme,tantiannifa,
avrebbe dato tutto per ritrovarsi al
posto di Tom, nella notte, sdraiato
a pochi metri dal Mississippi che
scorre, senza la più pallida idea di
cosa ne sarebbe stato di lui. Lo
stesso impulso ho provato alcuni
anni dopo, a metà di La notte di
Aix di Rodolfo Wilcock. Sono
istanti-strapiombo, in cui il lettore
è l’ultimo uomo sulla terra, o per
lo meno l’unico che porti avanti
una veglia ostinata. Il mio amore
per le storie che si interrompono
proprio nel momento in cui il
lettore è convinto di essere al
sicuro, ovvero di potersi lasciare
condurre verso la fine (anche verso
una fine atroce, non importa. I
finali sono sempre rassicuranti),
nasce da queste due esperienze.
Inoltre, come ho già detto altrove,
tutto il romanzo si svolge in
quella che mi piace chiamare
“regione dell’ultimo respiro”, in
cui i personaggi hanno smesso di
essere vivi ma non sono ancora
morti. Era questo scenario
che volevo raccontare. Volevo
raccontare come l’animo umano si
predispone ad affrontare il delitto.
Il delitto in sé è un’esperienza
talmente fondamentale per la
natura umana che ho scelto di
raccontarla lasciandola nell’aria,
come un odore.
La città in cui si svolge la storia
è Fortezza, ma i connotati
sembrano discostarsi dalla
realtà. Quanto si avvicina alla
realtà e quanto si allontana?
Fortezza è una città totalmente
immaginaria. Ho scoperto solo
dopo che esiste un comune in
provincia di Bolzano con questo
nome.
Quindi posso dire solo che
Fortezza si allontana dall’idea
della città come luogo che richiede
la presenza di abitanti per potersi
definire. È un crocevia a cui si
danno appuntamento gli esuli
dell’umanità; un luogo che sembra
architettato perché si lasciasse
infestare.
Dalle rovine: un titolo che
sembra necessitare di una
continuazione. Quanta
speranza può sorgere dalle
rovine? Quanto dolore?
Le vite dei
personaggi
di Dalle
Rovine.
Intervista a
Luciano Funetta.
Adifferenzadellemacerie,lerovine
sono il prodotto del lavoro del
tempo. Lo stesso succede ai miei
personaggi. Sono loro le rovine
del titolo. Dal loro sgretolarsi
nasce il loro diventare simboli,
così come nel loro disfarsi, nel
dolore del loro disfarsi, brilla una
piccola luce di speranza che è un
occasione perduta. La malinconia
è il sentimento più fecondo e
inspiegabile, e nella palude della
malinconia i personaggi di Dalle
rovine stanno, divorati dalle
zanzare, gonfiati dall’umidità, e
disertati dal resto dell’umanità.
26
Franco Fontana, un
nome a cui i più dice
poco, ad alcuni può
far pensare ad un
altro Fontana celebre
per i tagli nelle tele,
ma per i VERI
(si differenziamo)
appassionati di
fotografia è uno dei totem
sacri della fotografia
italiana e mondiale.
Celebre soprattutto per i suoi
paesaggi, o meglio per il suo stile
che applica al paesaggio, che a
prima vista sembrano delle tele
di pittori astratti, sono, invece,
i soleggiati sfondi della pianura
pugliese o francese, scorci urbani
delle metropoli americane. Foto
cheglisonovalse,premi,copertine
ericonoscimentiintuttoilmondo.
Fontana, come molti altri
fotografi, quando può si dedica
all’insegnamento ed i suoi
workshop, sono seguitissimi e
apprezzati da molti amatori di
fotografia.
Per chi, non può permettersi di
seguirne uno (costano diverse
centinaia di euro) però c’è una
splendida notizia.
Il fotografo modenese ha
pubblicatodapocoquestolibro,di
fotografia creativa, per risvegliare
l’artista che c’è in noi.
Curioso lo acquisto per poterlo
leggere e carpire qualche segreto.
Avevo già visto su Sky un
documentario su Fontana e mi
aveva colpito scoprire il suo alla
fotografia di paesaggio.
Usa il teleobiettivo invece del
grandangolo, come logica
vorrebbe, fortuna che l’arte è
anche questione di emozioni e
non di matematica.
Nellibroinfattisisviluppaintorno
ai seminari che Fontana che ha
tenuto intorno al mondo, prima
dando una sorta di “infarinata”
teorica, sulla base delle sue
esperienze.
Uno dei concetti predominanti
non è quello di seguire la tecnica
per eseguire delle buone foto,
ma di liberarsi di tutti i concetti
tecnici e allenare i tre muscoli più
importanti per diventare fotografi
creativi, gli occhi ed il cuore. Il
libro è diviso in due parti:
All’inizio, Fontana, sprona a
liberarsi da tutti i preconcetti
imparati ai corsi di circoli di
fotografia, sui blog o forum di
fotografi improvvisati.
La fotografia infatti non è una
questione di regole da seguire
ed applicare ad ogni situazione.
La mente deve essere vuota per
poter imparare un nuovo modo
di vedere (Devi disamparare, ciò
che hai imparato, cit.).
Nella seconda parte, invece
ci sono una serie di dieci
Recensione
[re·cen·sió·ne/]
a cura di Claudio Turetta
27
esercizi dieci, ripresi dai suoi
seminari. Dall’esercizio del rosso
(fotografare scene in cui quel
colore è predominante) a quello
del rifiuto (applicarsi ad un genere
che non piace), per concludere con
la realizzazione di un progetto
personale.
Le pagine volano sotto le mie dita
e la voglia d provare gli esercizi si
fa sempre più forte, fortuna che
ho sempre dietro con me la mia
mirrorless per provare a fare per
esempio “L’esercizio del rosso”.
Sempre più contento e soddisfatto
del mio acquisto.
Consiglio di acquistare questo
libro, per chi voglia sperimentare
ed evolvere fotograficamente
parlando, per chi voglia uscire dai
clichè della fotografia amatoriale e
voglia cimentarsi con sfide nuove,
arrichire le proprie esperienze ed il
modo di fare fotografia.
Fotografia creativa. Corso con
esercizi per svegliare l’artista che
dorme dentro di te.
Di Franco Fontana. Mondadori,
Euro 24
28
‘Owari no Seraph’ o
anche conosciuto come
‘Seraph of the End’,
il serafino della fine, è
un manga/anime che
ha riscosso un enorme
successo a partire
dall’anno scorso, ottenendo
non solo la pubblicazione
del manga in Italia ma
anche la trasposizione
in anime e l’uscita di un
OAV questo maggio
2016.
‘Owari no Seraph’ è una manga
shonen, attualmente in corso,
ideato da Takaya Kagami e
illustrato da Yamato Yamamoto
a partire dall’anno 2012 dove vide
la luce sulla rivista Jump Square
edita da Shueisha.
Lo scorso anno, nel 2015, è stato
rilasciato l’anime diviso in due
serie, entrambe di dodici episodi
uscite a pochi mesi di distanza
l’una dall’altra.
La prima serie infatti, che prende
semplicemente il nome del manga
stesso, è uscita nella primavera del
2015 mentre la seconda serie dal
titolo ‘Owari no Seraph: Battle
in Nagoya’ durante la stagione
autunnale.
In Italia l’anime ebbe un grande
successo tanto che, durante lo
scorso Lucca Comics & Games,
Panini Comics ha annunciato
di aver acquistato i diritti del
manga facendo uscire il primo
FUMETTERIA
[Speciale/]
di Jessica Marchionne
numero proprio in concomitanza
della fiera. Questo anime/
manga è ambientato in un futuro
non precisato in cui un virus
contagioso stermina qualunque
umano avente più di tredici anni
di età.
A seguito di questa epidemia
entreranno in scena un gruppo
di vampiri che si ergeranno come
capi del pianeta con l’intenzione di
utilizzare gli umani sopravvissuti
come mera fonta di nutrimento.
I protagonisti della storia sono
due bambini cresciuti nello stesso
orfanotrofio, Yuichiro e Mikaela,
anche loro catturati dai vampiri
e costretti a fornir loro il proprio
sangue.
Quando decidono infine di
provare a scappare vengono però
subito scoperti e Mikaela, nella
speranza di dare a Yuichiro una
possibilità di fuga, si sacrifica
permettendogli di scappare.
29
Yuichirosiritrovaquindidinuovo
nel mondo esterno, all’apparenza
completamente distrutto e
privo di vita. Non è così: viene
infatti trovato dai membri della
Compagnia demoniaca della luna,
un’organizzazione fondata da altri
esseri umani sopravvissuti con
l’obiettivo di abbattere i vampiri.
Animato da una grande sete
di vendetta si unisce a loro,
cominciandoadallenarsiperpoter
diventare, da adulto, un effettivo
membro della compagnia. La
crescita di Yuichiro è ben evidente
nel corso della storia: da ragazzo
completamente isolato con il
puntino della vendetta riuscirà,
grazie a un gruppo di amici
che troverà nella compagnia, a
maturare e a combattere non
più individualmente ma facendo
forza sul gioco di squadra.
Nonostante questo, in una guerra
che vede contrapposti umani
e vampiri, Yuichiro scoprirà
che non tutti gli umani rimasti
sembrano veramente intenzionati
a proteggere la popolazione.
Il personaggio di Mikaela è quello
più particolare: sopravvissuto
all’attacco dei vampiri dopo la
tentata fuga è stato trasformato
eglistessoinunvampiro.Siritrova
quindi alleato in battaglia del
nemico che odia ma vede questa
come una possibilità per riuscire
a ritrovare l’amico Yuichiro.
In questo mese di maggio 2016
uscirà l’OAV ‘Owari no Seraph:
Kyuuketsuki Shahar’.
Ambientato prima delle vicenda
della seconda serie, vede la
compagnia impegnata a salvare
una ragazza di nome Riko da un
vampiro misterioso, Shahar, di
cui non si conosce il motivo che
lo ha spinto a questo rapimento
considerando che si rifiuta di bere
il sangue della ragazza.
Ancora non sono stati forniti
ulteriori dettagli ma se Owari no
Seraph vi è piaciuto, non potete
fare a meno di guardare il nuovo
OAV in uscita questo mese!
30
Speciale
[spe·cià·le/]
a cura di Diego Rosato
Nel momento in cui scrivo
questo articolo, ancora non se
ne conosce l’esito, ma, quando
voi lo leggerete, la decima
edizione del Premio Galileo
per la divulgazione scientifica
sarà concluso. Ricordate?
Ne avevo già parlato l’anno
scorso. Quest’anno i cinque
finalisti erano:
•	 Umberto Bottazzini con
“Numeri. Raccontare la
matematica” - Il Mulino
•	 Dario Bressanini e Beatrice
Mautino con “Contro
Natura. Dagli OGM
al “bio”, falsi allarmi e
verità nascoste del cibo che
portiamointavola”-Rizzoli
Editore
•	 Paolo Gallina con
“L’anima delle macchine.
Tecnodestino, dipendenza
tecnologica e uomo
virtuale” - Edizioni Dedalo
•	 Till Roenneberg con “Che
ora fai? Vita quotidiana,
cronotipi e jet lag sociale” -
EdizioniDedalo
•	 Lucia Votano con “Il
fantasma dell’Universo. Che
cos’è il neutrino” - Carrocci
Editore-Città della scienza.
31
Non ho ancora letto questi
volumi, ma sono abbastanza
curioso di leggere l’ultimo,
sarà perché inStar Trek
prima o poi i neutrini
saltano fuori o perché pochi
anni fa per un breve periodo
si sospettava che fossero
proprio loro i fantomatici
tachioni, ammessi dalla
Teoria della Relatività,
seppure mai osservati, e
in grado di viaggiare più
velocemente della luce
Neutrini, materia
oscura e altre
cose strane.
(e quindi all’indietro nel
tempo). O forse è solo che
mi piace la fisica. Del resto
ne sono successe di cose
negli ultimi tempi, eppure
molte ancora ne abbiamo
da scoprire. Così, se da un
lato c’è chi immagina Albert
Einstein fare surf sulle onde
gravitazionali, dall’altro non
sappiamo ancora nulla della
materia oscura e di molti
altri fenomeni. Non so se
anche per voi è così, ma io
sono fermamente convinto
che sia la curiosità a tenermi
invita e, non avendo tempo
ed energia per dedicarmi a
uno studio serio di tutto ciò
che mi affascina,non posso
che essere contento che ci
sianodeibraviscienziatiche,
per amore della cultura (e un
ritorno personale in denaro
e fama), spendono del
tempo per raccontarci come
funziona questo strano
universo che ci ospita.
32
Nota: Questo articolo è stato scritto
nei giorni precedenti alla scoperta
della scomparsa di Nicholas Javed,
che ho avuto l’opportunità di
conoscere. Questo articolo per me,
non vuole essere un epitaffio, ma
la testimonianza che la fotografia,
comunque, porta anche a conoscere
persone straordinarie, che in qualche
modo, segnano il nostro cammino.
Da qualche tempo a questa parte mi
sentivo in crisi fotografica, ovvero
non riuscivo a capire cosa volessi fare
effettivamente a livello fotografico
se rimanere un semplice fotografo
della domenica, oppure impegnarmi
un pò di più in qualche cosa di più
creativo.
Navigando sui vari social trovavo
proposte noiose e ripetitive, ad un
certo punto mi imbatto in una serie
di fotografi cui inizio ad apprezzare
lo stile e la creatività.
Scopro che molti di questi autori
pubblicano per una rivista online,
chiamata “Imaginarium”.
Imaginarium è un web-magazine
che si occupa di fotografia, in cui la
componente sognante è l’ingrediente
principale. Ma non solo.
Contatto Barbara Marin, uno
dei due amministratori assieme a
Daniele Fusco, per poter concordare
un’intervista e parlare della pagina
qui sulla nostra panchina. Barbara di
contro mi propone di venire ad uno
dei vari workshop, quello di Nicholas
Javed, che organizzano e poter fare
un reportage della giornata.
Accetto entusiasta con la speranza
di confrontarmi con quella mi
aspettavo fosse una realtà differente
dal solito
La giornata si svolge in una
splendida Location, Villa Rosa, che
si trova sull’Appia Antica, usata per
cerimonie (in genere matrimoni).
Dopo un debriefing veloce in cui ci
si presenta tra i partecipanti, dove ci
sono persone che vengono dal nord,
dal centro e dal sud e persino dalla
Danimarca.
L’organizzazione prevede a turno,
sessioni singole da 5 minuti circa,
in cui l’allievo si trova a scattare con
la modella, sotto la supervisione di
Nicholas.
La modella in questione, è la modella
internazionale Valentina Feula,
molto nota nell’ambiente e che ha
Nel frattempo, per chi non deve
scattare, c’è la possibilità di fare due
chiacchere per conoscersi, oppure
scattare con un’altra modella, portata
per l’evento Tiffany.
Il tempo scorre via in maniera molto
piacevole, durante la quale, oltre alla
possibilità di scattare belle foto, c’è
anche modo di conoscere nuove
persone, parlare di fotografia in
maniera costruttiva e sperimentare
liberamente (quando non è
impegnato con gli shooting).
Il tempo passa, ed una malinconia
mi avvolge, capendo che presto
la giornata sarebbe finita ed avrei
salutato le persone cui ho avuto di
passare la giornata.
Il giorno successivo, si sarebbe
approcciato con la post-produzione
delle foto sotto la supervisione di
Nicholas. Io non ho partecipato ma
sicuramente è stata un’altra piacevole
giornata.
Cosa mi rimane della giornata? Una
splendida esperienza passata con
persone fantastiche e diverse sono
ancora in contatto perché è sempre
un piacere parlare di fotografia con
altre persone, competenti e preparate
ed anche molto appasionate.
Inoltre è come se invece di
accontentarsi di andare in bigiotteria
e si cerca di fare bella figura con
un pensiero vistoso, si entra in una
gioielleria e si ottiene la massima
qualità, cosa che manca al giorno
d’oggi.
Ringrazio vivamente Barbara Marin
e Daniele Fusco per l’opportunità
che mi hanno concesso e spero di
rivederli presto.
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Sito web
L’ARTICOLO
[lettere]
a cura di Claudio Turetta
33
34
“[..] l’Isis è, in primo luogo, un
fenomeno culturale, e i fenomeni
culturali non si distruggono con le
bombe”. Questa è la fotografia della
battaglia:daunapartecisonoicattivi,
dall’altra i buoni. Se chiedessimo a
un bambino in quale squadra vuole
giocare, direbbe la più forte. Se
glielo chiedessimo di nuovo, stavolta
avvertendolo che la squadra più
forte è quella dei cattivi, direbbe che
vuole giocare con loro. L’Isis è così:
accoglie chi vuole vincere facendogli
credere che vincerà. Alessandro
Orsini,autoredi“Isis–Iterroristipiù
fortunati del mondo e tutto ciò che è
stato fatto per favorirli”, si espone già
a partire dal titolo che non ammette
equivoci, ma domande. La prima:
perché i terroristi sono i più fortunati
del mondo? La seconda: perché
qualcosa è stato fatto per favorirli?
Per rispondere bisogna sfogliare
la margherita saltando il giochino
del “questo sì, questo no”; quindi
sfogliarla e basta. Orsini, allora, ha
presoinmanoquestamargherita,l’ha
vista in tutti i suoi lati, l’ha portata in
battaglia, ha fatto sfidare con dati e
storie il gruppo più oscuro e temuto
e il resto del mondo. A partire dalla
famosa disgrazia delle Torri gemelle,
quando nel 2001 morirono 2974
persone in seguito al dirottamento di
due aerei che si schiantarono proprio
sui due grattacieli. Successivamente
gliStatiUniti,guidatiallaCasaBianca
da George Bush, organizzarono
l’attacco contro il capo della banda
nemica Bin Laden. Da qui comincia
la caccia al tiranno che ha esposto
a favore del pubblico più teste che
cuori. Da qui odio e distruzione
diventeranno pane quotidiano.
Da qui, allora, una questione
interessante, così sintetizzata, che
dice che i terroristi attaccano solo
se attaccati. È il caso dell’America,
protagonista dei bombardamenti già
prima dell’11 settembre. Ora, senza
parlare di casi e statistiche (presenti
nel libro), spieghiamo che l’Italia non
ha (ancora) subìto nessun attacco, ma
solo intimidazioni, perché di fatto
non ha mai attaccato i terroristi. Poi
si arriva in trincea, dove c’è l’amore.
Che c’entra, si direbbe, l’amore?
L’amore non è una roba per cuori
deboli. I cuori deboli, se messi
davanti all’amore, muiono ogni
giorno. E Orsini dice: i terroristi
sono diventati terroristi perché non
avevano amore. Dove? Nelle case,
prima di tutto. I terroristi sono figli
di genitori divorziati, sono figli di
genitori adottivi, fratelli di un fratello
ucciso dall’Occidente e, quindi,
vendicativi. Ma non per nascita,
L’ARTICOLO
[Campanari]
A cura di Daniele Campanari
35
unareligionechedàtantavitaquantanetoglie.Perché,ancheinquestoOrsini
è chiaro, l’Isis è accogliente, vive in un posto meraviglioso paragonabile al
Paese dei giocattoli e attraverso la pubblicità riesce a ottenere un numero
sempre crescente di adepti. Così il giovane senza amore viene convinto a
esplodere vicino al nemico. Ossia l’Occidente, l’infedele: un uomo libero .
ALESSANDRO ORSINI: Alessandro Orsini è Direttore del Centro per lo Studio
del Terrorismo dell’Università di Roma “Tor Vergata”, Research Affiliate al MIT di
Boston, docente di Sociologia del terrorismo alla LUISS, editorialista del quotidiano “il
Messaggero”, docente di Sociology alla Loyola University Chicago (Rome Center). I suoi
studi sul terrorismo, tradotti nelle principali lingue europee e in persiano, sono apparsi sulle
maggiori riviste scientifiche internazionali specializzate in studi sul terrorismo classificate
in Fascia A dall’Anvur. I suoi studi sono stati riportati sul sito del Governo Italiano e sul
sito del MIT. Raymond Boudon ha definito “importanti” i suoi studi, di cui ha chiesto
la traduzione al direttore della rivista francese “Commentaire”, Jean-Claude Casanova.
Ha partecipato a oltre ottanta dirette televisive su Rai Uno, Rai Tre, LA7, Mediaset
TgCom24 e Sky News.
ISIS, RAGAZZI
IN CERCA DI AMORE
terroristi non si nasce perché “Se ciò
è vero, dobbiamo accettare il fatto
drammatico e impressionante che
anche i nostri figli potrebbero essere
terroristi”. Lo accettiamo e Orsini
racconta le storie dei kamikaze
esplosi tra la gente in nome di Allah:
“Se i fratelli Kouachi fossero vissuti
in uno dei quartieri più ricchi di
Roma, circondati dall’amore dei
genitori, avrebbero avuto una vita
completamente diversa e, magari,
starebbero scrivendo queste pagine
almioposto”.Storiedigiovanirubati
alla vita, convinti che la squadra
del terrorismo fosse imbattibile.
Storie che i telegiornali non ci
hanno raccontato, storie che non ci
avevano detto così drammatiche.
Storie, quindi, di “terroristi fatti in
casa”. Questo lo sappiamo. Infatti
gli attentatori di Charlie Hebdo, gli
attentatori del Bataclan di Parigi
erano ragazzi cresciuti proprio in
Europa. Da qui nasceva un percorso
fatto di cambiamenti, a partire dal
nome, rivolti all’aggregazione con
36
Lastampantedel largoformato(monocromatica
e a colori) più veloce di sempre, con un risparmio
di oltre il 50% sui costi di produzione.
37
A guardarlo attraverso lo schermo del computer Piero Balzoni sembra un tipo
bizzarro. Non dico esteticamente, perché così è proprio una persona normale, ma
per effetto di questa proiezione che porta dritti alle aragoste. Si chiama Come
uccidere le aragoste il romanzo d’esordio dello scrittore romano. Un romanzo che
mi dice che Roma non è carina. Bizzarro, sembra.
Attualità
[in-ter-vì-sta]
a cura di Francesca Cerutti
38
Fundraising/crowdfunding,
raccolta fondi: se una delle tre
parole ti perseguita almeno una
volta al giorno o una alla settimana,
se non hai ancora capito che cosa
indichino realmente queste parole:
sei nel posto giusto e tra poche
righe scoprirai il perché, o almeno
ti darò qualche indizio!
Facciamo qualche passo indietro.
In questi ultimi anni sono sempre
di più le organizzazioni non profit,
le associazioni e le fondazioni che
hanno bisogno di raccogliere fondi
per sostenere le proprie attività.
Vuoi i tagli che arrivano dal
servizio pubblico, vuoi la
maggiore richiesta di aiuto che si
sta rivolgendo verso quella parte
di terzo settore che si occupa di
sociale, ecco che molte di loro
si rivolgono a dei fundraiser per
pianificare e strutturare la propria
raccolta fondi.
Fundraiser, cioè persone che fanno
raccolta fondi, donne e uomini
che fanno un lavoro di strategia,
analisi, marketing, comunicazione.
Un lavoro che non ti permette di
stare fermo a guardare, ma che
richiede conoscenza, preparazione
e un grande senso etico.
Vista l’ampia richiesta di fundraiser
o di persone specializzate nel
settore, sono nati in questi anni
molti corsi di formazione che vi
insegnano come approcciarvi a
questa nobile e affascinante arte
e soprattutto formarvi su questi
argomenti. Sono per tutti i gusti e
per tutti i livelli, si intrecciano con
il marketing, la comunicazione,
l’economia e sono tenuti in molti
casi da professionisti che lavorano
nel settore e che ogni giorno si
ritrovano a dover studiare strategie
per raccogliere fondi per le più
disparate organizzazioni. Si passa
dai livello accademico del Master
in Fundraising dell’Università di
Bologna (che si tiene nella sede
di Forlì), della durata di un anno,
fino ai corsi in formato settimana
o weekend.
E infine c’è lui: il Festival del
Fundraising che è il punto di
riferimento che tutti i fundraiser
italiani hanno, quel momento
dell’anno durante il quale ci si
incontra,cisiraccontaesipartecipa
a delle sessioni formative, una full
immersion dove ci sono relatori
da tutto il mondo che raccontano
le loro strategie di fundraising:
successi e soprattutto insuccessi,
perché si impara davvero tanto
anche da quelli.
Quest’anno il Festival del
Fundraising è tornato ancora
una volta nella splendida location
dell’Hotel Parchi del Garda, dall’11
al 13 maggio.
Scegliere quali sessioni seguire
è stato difficilissimo, avrei tanto
voluto essere come Hermione
Granger e avere a disposizione
una giratempo.
Quest’anno è iniziato un po’
sottotono, con una plenaria
iniziale di grandi nomi, ma poco
emozionante rispetto allo scorso
anno, ma fortunatamente la prima
sessione che ho scelto mi ha dato
la spinta giusta per vivere il festival
alla grande. Ho seguito “Avrei
voluto pensarci io”, capitanata
da Francesco Ambrogetti, una
sessione non formativa, ma
colma di idee, fundraiser che
raccontavano idee fantastiche che
gli avevano fatto cambiare il modo
di fare fundraising, di approcciarsi
a questo mondo.
Poi ci sono state numerose
sessioni sul digital, perché la
raccolta fondi da qualche anno
guarda a questo mondo dal quale
ancora si raccoglie poco, ma che
inizia a dare buoni frutti, anche se
molti fundraiser sostengono che
la carta, e quindi le lettere inviate
tramite posta, non morirà mai.
Tra una sessione e l’alta non
sono poi mancate le chiacchiere
tra fundraiser, perché al festival
la formazione continua, anche
quando la sera rientri in camera e
parli con i tuoi compagni di stanza
e dici quante belle idee ti sono
venute, cerchi di capire cosa hanno
carpito loro dalle sessioni dove
tu non sei riuscito ad andare e in
pochi istanti sono le 3 del mattino
e di lì a quattro ore la tua sveglia
39
rinfrescarti le idee e confrontarti
con i colleghi di tutta Italia.
Perché fare fundrasing ti permette
di migliorare il mondo in cui vivi,
ma restando sempre fortemente
radicato a terra: prima di tutto
concretezza e pian piano i sogni
si realizzano. Piano piano si
ottengono i cambiamenti, bisogna
crederci e applicare le giuste
strategieconumiltàeperseveranza.
E se a questo punto vi state
chiedendo se tutto questo si può
fare anche con la cultura, beh, la
risposta è sì, si può fare!
per saperne di più: vai al sito
suonerà. Una cosa che non manca
mai al Festival è il divertimento!
Una sera è sempre dedicata infatti
a una festa a tema, quest’anno
siamo andati nel Far West e l’hotel
si è riempito di fundraiser in jeans,
stivaliecamiciaquadrettata.Perché
i fundraiser possono sembrare dei
freddi amministrativi, ma in realtà
sono persone molto creative che
adorano passare il tempo insieme!
L’ultimo giorno poi è stato quello
delle lacrime, grazie alla plenaria
finale con Alberto Cairo e Kumi
Naidoo, che hanno regalato delle
emozioni uniche a tutta la platea.
Kumi Naidoo, International
Executive Director di Greenpeace,
un uomo che ci ha ricordato
l’importanza della disobbedienza
nel momento in cui si persegue un
bene comune, un uomo cresciuto
sulle orme di Nelson Mandela, un
uomo che ha fatto suo il motto
“I have a dream” di Martin Luter
King.
Se gli occhi iniziavano a diventare
lucidi, le lacrime hanno iniziato a
scendere nel momento in cui ha
preso la parola Alberto Cairo che,
con estrema umiltà e semplicità,
ha raccontato quello che fa ogni
giorno da più di 20 anni a Kabul. In
mezzo alla guerra lavora con chi ha
perso gli arti, li riabilita, ridona loro
la dignità di esseri umani. Perché
non sono disabili, ma persone che
hanno voglia di riscattarsi. Alberto
Cairo ha creduto in loro, in quelle
persone che hanno perso anche
entrambe le gambe a causa delle
mine antiuomo, ha creduto in loro
e loro hanno creduto in lui.
Sono riusciti a spronarlo, lui,
un uomo poco favorevole al
cambiamento, grazie alla loro
voglia di vivere, di riscatto ha
accettato di creare insieme una
squadra di basket in carrozzina
che è volata fino in Giappone
per scontrarsi con le squadre di
Cina, Australia, Corea del Sud
e Giappone. Perché la voglia di
vivere è più forte di qualsiasi
dolore. “Le hanno perse tutte” ha
detto Alberto, ma volete mettere
cosa significa essere lì a giocare?
Il Festival in questi anni è cresciuto,
cosìcomeècresciutoilFundraising
in Italia, e, anno dopo anno, grazie
ai feedback dei partecipanti e
allo staff che lo organizza, che
posso assicurare è sempre sul
pezzo, viene dato spazio ai nuovi
strumenti di raccolta fondi.
Partecipare al Festival del
Fundraising è un investimento
importante se vuoi iniziare a
lavorare in questo mondo e se
già ci lavori è fondamentale per
41
“At-tensione”
alla poesia (di
Pacioni),
è un passaggio
no-look
“Il bollettino dei mari alla radio”, dove
il Mediterraneo è nome con più terra che
mare
«Spero le mie risposte siano adeguate
alledomande.Vadofuoritemaspesso».
Banalmente rispondo: «Bello
andare fuori tema!».
«Bello anche rientrare (in tema)».
«O fuoriuscire rientrando»,
aggiungo ancora più scontato.
Eppure lui mi segue:
«For forcludere».
Ops, ignoranza: forclusione, «in
psicanalisi, termine introdotto da
J. Lacan (1901-1981) per indicare
la cancellazione definitiva di un
evento dalla memoria psichica,
fino al punto da divenire causa di
malattie psicotiche».
Capite come discutere di poesia
con Marco Pacioni, autore de “Il
bollettino dei mari alla radio”
(Aguaplano, 2015) ma anche di
“Neuroviventi” (Mimesis, 2016),
sia affare assai piacevole.
Il primo è un libro di poesia e
ce ne occupiamo, il secondo un
saggio cui non possiamo non far
cenno nel quale a suo modo il
verso, l’arte di comporre un verso,
di generarlo è intimamente legata.
«In economia, in biologia (biopolitica)
e in tante altre cose, l’io è il primo
fattore dell’accumulazione che vorrebbe
sbarrare l’impulso o l’emozione
pensante degli umani (in certa misura
anche degli animali) che è quella
indicata da Aristotele come politica.
Per Aristotele prima che individuo
e famiglia, l’umano è abitante di
una comunità. Per molti aspetti, le
neuroscienze vogliono contenere dentro
l’individuo – nel suo cervello – la
propensione politica che fa umani gli
umani».
O ancora: le neuroscienze
vorrebbero pensare l’uomo senza
ilsuocontestosociale.Cosac’entra
la neuroscienza con la poesia? Per
l’io, per l’eco di quell’io che non
finisce mai, per l’ego smisurato
dell’io che rimbomba.
«Non credo molto autorialmente all’io.
Credo che “animale politico” significhi
prima di tutto noi e tu. Ho delle parole
percosìdire“proibite”inpoesia:“io”e
“come” comparativo».
Nei versi si legge chiaramente che
“nell’ amnesia dello sgolo
piomba il suicida
a rimproverare il pericolo
che poesia è fatta per andare
non per restare
disperata allucinazione
paradiso artificiale”
(sogno di Baudelaire/in sogno).
Tanto che il libro di Pacioni non
è soltanto suo, è una specie di
animale poetico, quasi un sogno:
le fotografie sono di Alessandro
Celani (anche alcune poesie), certi
Poesia
[po·e·sì·a/]
a cura di Simone di Biasio
42
testi appartengono ad altri autori
ancora.
E poi un poeta che rinuncia al
“come” è come un animale assai
raro. Pardon, è un animale assai
raro. La similitudine si fa analogia,
riduzione, immedesimazione, è
già dentro. O dietro.
«Ti girerai sempre
andando avanti
Orfeo e angelo della storia».
Che cos’è, allora, questa poesia?
Spiega Pacioni: «Lo stare tra due
movimenti.Orfeomiinteressa soprattutto
per il gesto di voltarsi e non tanto per
dove quel gesto approda e cosa ciò
possa significare. Mi interessa il doppio
movimento del corpo che va verso una
direzione, ma ne guarda anche un’altra.
Vedo questo stesso movimento in stasi,
questa “at-tensione” di Orfeo nell’angelo
della storia di Benjamin». Chissà se
il peta ammiri o reputi poesia l’ultimo
passaggio no-look di Ronaldo, se il calcio
possa dirsi gesto politico (guardando)
sempre altrove. Di certo guarda fisso
quando c’è da fissare (questo libro è un
piano sequenza nutrito «molto di prosa
filosofica e musica (soprattutto barocca e
noise), fotografia, cinema, arte»):
“anziano
camicia a righe maniche al gomito
moschettone al passante
rifà i tavoli del bar
quasi invisibile vorrebbe esserlo davvero
finge la pensione
d’ammazzare il tempo
che sia lì per caso
anche tu ti neghi ai suoi occhi
per evitarvi/
che gli sguardi
balenino di vergogna”
Questo camminare in avanti
con la coda dell’occhio pronta a
voltarsi somiglia proprio a una
migrazione.
“Un magrebino s’è assorto mesto
ma non pensa al bambinello
guarda i trucioli di legno sparsi
che mimano il suo deserto
e i muri ocra dal sole arsi
sta un attimo
riprende lo zaino
lo ringhiotte il mattino
e per le vie del centro
riconfuso agli altri
non è più che un gest”
ringhiotte pare un ringhio, un
verso animalesco. Il libro diventa
naturalmente una riflessione
sull’attualità. Fuori dai versi
Pacioni mi confida qualcosa di
tremendamente vero: «Mi ha
colpitomoltoilrecentefilmdiRosi,
“Fuoco ammare”. I miei “a capo”
sono a metà tra le suggestioni del
ritmo del bollettino ai naviganti
e una “poétique du blanc” che
recepisce la lezione ondeggiante e
frangente del “Medi-terraneo”.
Mi viene sempre da riflettere
sul fatto che anche nel nome di
questo mare è ancora troppo
protagonista la terra». Il mare,
i ricordi: chi non ne conserva?
Pacioni non si sottrae: «Ricordo
me seduto in una cucina con
mio nonno mentre preparava il
caffè di mattino presto e lo strano
ritmo della voce che dà le notizie
dei mari ai naviganti (sentiamo lo
scarto in versi:
«di mattino presto
in una cucina
una cuccuma di fortuna traboccante sul
fornello
il bollettino dei mari alla radio
che riporta al sopore
la vertigine del corpo».
Una voce che sembrava uscisse
da un congegno meccanico e che
però ha la strana capacità – così
a me pare – di rendere umana
proprio la macchina. Il mare è
poi, secondo me, una dimensione
eminentemente politica in un
paese che, come l’Italia, ha
paradossalmente sviluppato con
il mare un rapporto conflittuale,
non pacificato».
Voglio svelare un segreto: a Roma
c’è il mare.
“La tastiera sdentata
dei sampietrini roventi
durissima Roma
ogni tua città d’infanzia
slogata di giunture
discinta di crepe
eterna cava cantiere
(…) il boato sfuma
tra le statue algide e penitenti
oltre i ponti
il colosso e il vuoto massimo
scema inanellandosi al raccordo
e oltre dove la città sciama”.
Non sentite le orde infrangersi
sui sampietrini? Il verbo sciamare
torna spesso, come tornano gli
sciami.
Quello dell’avviso ai naviganti, il
brusìo bianco, lo sciame di gente,
lo sciame di voci, dove
«intanto
ti consumi
d’opportunità
sogni i sogni
vai a oltranza
e imprendi te stesso
nella giungla del mercato
ti imbarchi
e navighi a vista».
Non è una semplice critica, badate
bene: dall’uomo animale politico,
poetante qui siamo all’uomo
delle risorse umane: già, ma quali
risorse?
Le risorse finiscono, e la fame?
«Siate più affamati
di quello che già siete
finora è stata solo una lunga rincorsa
gli esperti di risorse umane
danno il meglio
con parole a strascico sui corpi»
e
«a fine già terminata a riinizio sempre
in forse
all’intanto
all’incanto
tu muori
ma fa curriculum».
Mettetevi comodi, siamo per
giungere a destinazione: «l’alba
ha spento i neon». Anche questo
verso sarebbe stato uno splendido
titolo: qui lo rubo a conclusione.
www.readersbench.com
45
Little Readers
[Piccole letture/ori]
Little Readers è la rubrica dedicata ai nostri
piccoli lettori ma, a bene vedere, non solo a loro!
Scopriamo le novità più interessanti del momento
per leggere insieme a mamma e papà.
Consigli di lettura pronti all’uso e per soddisfare
tutti i gusti e tutte le età!
46
Così per Sport di Andrea Valente e
Ignazio Fulghesu, Lapis Edizioni,
208 pagg, 10 euro
Com’è nato il gioco del calcio?
E il rugby? Perché le Olimpiadi
si chiamano così? Una carrellata
di 24 racconti tra cronaca,
leggenda e fantasia arricchiti da
interessanti pillole di curiosità.
Con il suo stile fresco e leggero,
Andrea Valente racconta ai
ragazzilestoriediatletinotissimi
e di altri quasi sconosciuti,
passa in rassegna gli aneddoti
e le vicende che hanno fatto la
storia degli sport: da quelli più
popolari a quelli più insoliti,
dagli sport di squadra a quelli
individuali, dall’Antica Grecia ai
giorni nostri. Con l’avvicinarsi
delle Olimpiadi 2016, Lapis
Edizioni, arriva in libreria con
un libro da leggere tutti insieme!
Per tutta la famiglia
Palla Rossa e Palla Blu, Maicol e
Mirco, BaBAO, Bao Publishing,
240 pagg, 18 euro
PallaRossaePalaBlusonoamici
per la pelle. Fareste meglio a
non dire a Palla Rossa che Palla
Blu non è proprio tondo come
lui, perché si arrabbierebbe
moltissimo. In fondo, si sa,
l’amicizia arrotonda tutto.
Il sorprendente libro per
l’infanzia di Maicol e Mirco
è un oggetto delizioso e
coloratissimo, che parlerà
dritto al cuore dei bambini che
lo leggeranno, anche di quelli
grandi!
BaBAO è la collana dedicata ai
più piccoli di Bao Publishing,
Palla Rossa e Palla Blu è una
delleprimeuscite.Apropositola
casa editrice è in cerca di autori,
Young Writers, siete avvertiti!
Età di lettura: 1-4 anni
L’isola dei conigli di Zita Dazzi,
Coccole Books, 128 pagg, 10 euro
Una piccola isola, una banda
di bambini senza paura che
vive un’estate all’insegna di
fantastiche avventure, una casa
disabitata... o forse no!
L’isola dei conigli è un luogo
immaginario, ma tanto simile
a quelli dove si incrociano le
rotte dei profughi di questi
anni, lo scoglio in mezzo al
Mediterraneo dove si svolge
questa storia, dove tra fantasia e
realtà si incrociano le avventure
di un gruppo di bambini, la loro
scuola, la vecchia maestra che
parte e il destino di un popolo
senza patria, che fugge dalla
guerra. Età di lettura: 9 anni
47
NinodiIsol,Logosedizioni,60pagg,
16,50 euro
Un giorno come tanti, in un
quartiere come tanti, accade
qualcosa che interrompe
l’ordinario susseguirsi delle
giornate: un neonato cade
letteralmente dal cielo.
“Prendetelo, prima che cada!”
grida la madre. “Ce l’ho! Ce
l’ho!” si agita il padre.
Questo nuovo volume illustrato
firmato da Isol racconta
dell’arrivodiunnuovobambino
e di come questo evento
trasformi la vita quotidiana di
tutti quelli che lo circondano.
Si tratta di un essere alieno, in
viaggio da un posto lontano e
sconosciuto; sarà necessario un
lungo processo di adattamento
del bambino al mondo… e del
mondo al bambino. Per tutta la
famiglia
Che figura! di Cecilia Campironi,
Quodibet, 64 pagg, 12 euro
Metafora, metonimia,
palindromo... sono solo alcune
delle figure retoriche che
arricchiscono la nostra lingua
e che servono a capire e a
raccontare la realtà. Tutti noi
le usiamo, in modo naturale e
spesso senza rendercene conto.
“Che figura!” le trasforma in
personaggi strambi e divertenti:
dal Signor Litote che ormai ha
il torcicollo a forza di fare no
con la testa, a Miss Enfasi che
sembra vivere a teatro, fino a
magoOssimoro,chesirinfresca
colfuocoesiscaldacolghiaccio.
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  • 1. [Salone del libro 2016] MAGAZINE LETTERARIO | READERSBENCH.COM Primavera 2016
  • 2. Colophon /kɒləˌfɒn,-fən/ sostantivo Direttore editoriale: Clara Raimondi Vicedirettore: Diego Rosato Progetto Grafico e Impaginazione: Valeria Mosca Ufficio Stampa: Martina Nasato ufficiostampa@readers-bench.com Cover Artist: Emiliano Mammucari Redazione// Martina Rosella Nicoletta Tul Simone Di Biasio Lucia Piemontesi Francesca Cerutti Daniele Campanari Jessica Marchionne Claudio Turetta Si ringraziano: Claudio Volpe Dacia Maraini Luciano Funetta Emiliano Mammucari Note Legali// Reader’s Bench è una rivista culturale senza scopo dilucro, pertanto non rappresenta una testa giornalistica in quanto i contenuti vengono aggiornati senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 07/03/2001.Reader’s Bench is licensed under a Creative Commons. Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate. 3.0 Unported License
  • 3. 05]Editoriale Salone Internazionale del Libro - 2016 16]Reader’s Kitchen 12]Leggere Film 18]Recensione Zero Calcare Quei viaggi che fai perché… (a cura di Diego Rosato) 30]Speciale di Diego Rosato Neutrini, materia oscura e altre cose strane. 24]Intervista a Luciano Funetta (a cura di Lucia Piemontesi) 26]Recensione Franco Fontana (a cura di Claudio Turetta) 14]Intervista Volpe/Dacia Maraini 22]Young writersIntervista a Michela Bennici 32]L’Articolo A day With Immaginarium 34]L’Articolo Isis, ragazzi in cerca d’amore 37]Attualità Cerchiamo fondi, troviamo un Festival 41]Poesia “At-tensione” alla poesia (di Pacioni), è un passaggio no-look. 44]Little Readers recensioni per i più piccoli 28]Fumetteria Seraph to the end Sommario /som·mà·rio/ sostantivo In copertina: 10]Novità in LIBRERIA 06]Cover Artist di Maggio 20]Reader’s on tour Salone Internazionale Del Libro di Torino 2016
  • 4. STAY PULP WEIRD ZINE: il blog delle “cose” strane. Bizzarro, kitsch, weird, creepy, vintage, street-art, design, natura, musica, POP kulture e molto altro!
  • 5. 5 Editoriale [e-di-to-rià-le] sost., s. Un’altra edizione del Salone del Libro di Torino si è conclusa ed è tempo di bilanci. Un’edizione che, in base ai dati che sono stati raccolti, ha registrato un crescita significativa almeno a giudicare il numero dei biglietti venduti. Un altro successo o una scommessa già vinta? Il fatto è che, mentre il numero degli ingressi è aumentato, lo spazio espositivo si è ridotto drasticamente. Il numero degli editori si è assottigliato e questo ha lasciato spazio ad installazioni (il coniglio rosa docet) e spazi per i lettori improvvisati alla meglio. La crisi, si sa, ha mostrato il suo lato peggiore proprio nei confronti delle case editrici, sono tante le realtà che anno dopo anno hanno chiuso e hanno lasciato un posto vuoto nell’allestimento del Salone. Una grave, gravissima perdita soprattutto se si pensa a quel numero di editori presenti che senza distribuzione, senza ISBN per i loro volumi e con un catalogo alquanto discutibile, presiedono senza sosta all’evento editoriale più importante del panorama italiano. E pensare alle tante piccole realtà di qualità che hanno ceduto il passo rimane, tuttora, un grande, grandissimo mistero sul quale continueremo ad indagare. Resta il fatto inoltre che lo spazio vuoto ha dato vita agli spazi che per tanto, troppo tempo noi Readers abbiamo desiderato. Sono nati così spazi per il relax rubati e non realmente previsti dall’organizzazione e che sono stati riempiti alla meno peggio. Ma quanto dovremmo aspettare affinché il Salone diventi, finalmente, a misura di Reader? Un Salone senza biglietto di ingresso in cui solo noi lettori e libri siano i veri protagonisti? Nell’attesa di un piccolo, grande miracolo da parte degli organizzatori va fatto però un plauso agli eventi, allo stand de Il libraio.it. Il sito di informazione online, cine le sue #lettureindimenticabili ha dato vita ad una spazio vivo, pensato veramente a misura di Reader! Aspettando l’edizione 2017, vi do appuntamento al prossimo numero di Reader’s Bench Magazine. E voi come vorreste il Salone del libro di Torino? Salone INTERNAZIONALE del libro2016 Io sono Clara Raimondi, Direttore editoriale di Reader’s Bench Magazine. Facebook, Twitter, Linkedin www.rb-media.it clararaimondi@readers-bench.com
  • 6. 6 Maggio Dopo il numero (ottobre) dedicato interamente a Lucca Comics, e dopo l’ultima edizione de Il Salone del Libro torna un nuovo numero di Reader’s Bench Magazine e, a ben vedere, il filo rosso che unisce questi due numeri non si è mai, veramente interrotto. A dimostrazione di ciò abbiamo la fortuna di vedere accomodato sulla nostra panchina Emiliano Mammucari: illustratore, disegnatore e sceneggiatore che, insieme a Roberto Recchioni, ha completamente rivoluzionato il fumetto italiano. In questa intervista vogliamo conoscere meglio Emiliano, il suo lavoro e soprattutto proporre una delle firme più illustri, in questo momento, nel panorama italiano. D i m e n t i c a v a m o : Emiliano Mammucari è anche il cover artist di questo numero! Autoproduzioni, produzioni indipendenti, ed oggi tanti progetti importanti tra i quali spiccano sicuramente Orfani e John Doe, qual è stato il tuo percorso dagli esordi fino ad oggi? Ti senti uno degli innovatori del fumetto italiano? Non saprei dirti se sono un innovatore o meno. Sicuramente è il fumetto che si sta rinnovando e io ho la fortuna di contribuire a questo fermento con le mie idee. Il mio è un percorso bizzarro: [ Intervista a Emiliano Mammucari] Il fumetto italiano h
  • 7. 7 non mi sono mai sentito disegnatore nel senso più stretto del termine, ma un “fumettaro” (per usare un termine caro a Hugo Pratt). Se questo vuol dire sconfinare In ambiti poco usuali, tanto meglio. Tu e Roberto state portando Bonelli a dei livelli inimmaginabili fino a poco tempo fa. Ti sei mai preso del tempo per pensare a quello che in brevissimo tempo siete riusciti a creare o la frenesia degli impegni e dei progetti in cui siete impegnati, ti ha tolto questa possibilità? Il tempo che passa mi mette angoscia.Difficilmente riguardo i vecchi lavori, li trovo sempre imperfetti. E poi sono molto concentrato sul presente: penso di aver realizzato un decimo di quello che ho in testa e vorrei concretizzare il resto il prima possibile. Di cosa ha bisogno secondo te oggi il fumetto italiano? Secondo te i progetti innovativi che hai seguito hanno colmato quel gap e restituito al fumetto italiano il posto che meritava? Il fumetto italiano ha bisogno di consapevolezza. Abbiamo da sempre un vizio di forma che ci fa sentire inferiori, di secondo piano. Siamo uno dei più importanti mercati del mondo, per fatturato e per creatività. In termini di numeri siamo una superpotenza ma continuiamo a sentirci i figli venuti male. Del cinema, della letteratura, dell’arte, delle altre scuole straniere. Le cose stanno cambiando, a dire il vero, negli ultimi anni. Gli altri media hanno tutta un’altra considerazione del fumetto da quando si sono resi conto di… quanti soldi circolano nel settore. È una questione di mentalità, per anni ci siamo vergognati, stupidamente, anche di pronunciare la parola “industria”. Fumetto italiano/ fumetto americano chi sono i tuoi punti di riferimento, da chi ti sei fatto ispirare e cosa, in generale, del fare fumetto non ti piace? Ultimamente studio tanto il manga: è una forma di racconto agile ed energica. Mi sento parte integrante della tradizione, tutta italiana, del fumetto d’avventura. Quella, per intenderci, che va da D’Antonio a Tacconi a Micheluzzi a Battaglia. Ma mi sforzo sempre di considerare il fumetto un linguaggio, non una forma di racconto codificata. Puoi, anzi, devi, raccontarci quello che vuoi, nei modi che vuoi. Orfani, che cosa non ti hanno ancora chiesto e che cosa vorresti dire e che non hai mai avuto modo di rivelare su questo capolavoro? Uno degli aspetti che forse sono venuti meno in luce riguarda il concetto stesso di Orfano. Il sentirsi senza quartiere, senza famiglia, senza le spalle coperte da qualcuno. È come ci sentivamo noi quando abbiamo pensato a questa storia, ed è, penso, il sentire comune di chi vive un presente così incerto come il nostro. Arriva, inevitabile, anche la domanda sui progetti che stai seguendo in questo momento ma ci piacerebbe sapere anche dei progetti del futuro. Su che cosa sarò impegnato Mammucari nei prossimi mesi? Sto scrivendo una nuova serie, si chiamerà Nero, ed è la storia di un guerriero arabo nel periodo delle crociate, che si trova a vivere ha bisogno di consapevolezza
  • 8. 8 l’invasione della propria terra. Poi sto scrivendo una run di Orfani, e, come disegnatore, sto illustrando una storia, in formato francese, scritta da Tiziano Sclavi. Insomma sono piuttosto sotto pressione ma è un momento entusiasmante della mia vita professionale. Illustratore, disegnatore e adesso sceneggiatore, come ti senti in questa nuova veste e come è lavorare fianco a fianco con uno scrittore come Recchioni? Abbiamo un background simile ma punti di vista completamente differenti. Probabilmente è questa la nostra forza. Da Reader a Reader: che cosa stai leggendo e, soprattutto, che cosa ci consiglieresti di leggere in questo periodo? Sono in una fase di estrema fascinazione per il mondo del vicino oriente, per cui non posso che consigliare qualche romanzo di Orhan Pamuk. “Il mio nome è rosso”, ad esempio. Il protagonista si chiama Nero, come l’eroe della mia serie. EMILIANO MAMMUCCARI Nato a Velletri (in provincia di Roma) il 21 aprile 1975, inizia a fare fumetti nel 1998, esordendo con un graphic novel dal titolo “Povero Pinocchio”, edito da Montego. In seguito, tra le altre cose, ha realizzato il primo numero di “John Doe” (Eura editoriale), per poi passare alla scuderia di Napoleone e, successivamente, a quella di Jan Dix. Realizza tutte le copertine della mini-serie Caravan (2009), di cui disegna anche un intero albo, pubblicato nel 2010. Nell’ottobre del 2013, porta in edicola, per Sergio Bonelli Editore, la prima serie mensile a colori della Casa editrice, Orfani (creata con lo sceneggiatore Roberto Recchioni). (Dal sito di Bonelli Editore) [zulapazu.blogspot.com ] (servizio a cura di Clara Raimondi)
  • 9.
  • 10. 10 Novità [il nuovo che avanza] v. In libreria alla scoperta delle proposte più interessanti degli autori italiani. Tanti suggerimenti per i vostri acquisti in libreria, prendere nota! L’amore a due passi di Catena Fiorello, Giunti, 304 pagg, 13 euro Da anni Orlando Giglio, il temuto “Gendarme” del condominio di via Mancini numero 8, studia le abitudinidellasuadolceossessione, Marilena Moretti, nota in gioventù come “la Brigantessa”. La segue nell’esiguo tragitto tra l’ascensore e il portone del palazzo, la osserva mentre sale le scale e chiacchiera con i vicini di casa, aspettando che arrivi il suo momento. Sono entrambi vedovi, entrambi sulla soglia dei settant’anni, entrambi abbandonati dai propri figli durante una delle estati più torride di tutti i tempi... Dovranno scattare due allarmi in piena notte e sbiadire i fantasmi del passato e del presente, perché Marilena accetti l’invito di Orlando a partire per un’avventurosa vacanza alla conquista del Salento. Ma cosa potrà offrire la punta estrema della Puglia a “due vecchie carampane” come loro? Riusciranno a superare incolumi la notte della Taranta, punti dall’entusiasmo di una giovinezza ritrovata? Le mele di Kafka di Andrea Vitali, Garzanti, 213 pagg, 14 euro Abramo Ferrascini, quello del ferramenta di Bellano, è un giocatore di bocce. Come individuale non va bene, ma boccia come dio comanda e in coppia con un buon accostatore diventa imbattibile. È stato tirato su a puntino dal gestore del Circolo dei Lavoratori, Mario Stimolo, allenatore per passione e perché tre anni fa, nel 1955, ha perso il braccio destro sotto una pressa e perciò di giocare non se n’è più parlato. Ora il Ferrascini ha tutte le carte in regola per vincere le semifinali del Campionato provinciale in programma a Cermenate domenica prossima. Ma c’è un intoppo. Suo cognato, l’Eraldo, quello che vive a Lucerna, sta male. Quarantotto ore gli hanno dato i medici di là, svizzeri, precisi. E adesso la moglie di Abramo, Rosalba, vuole a tutti i costi raggiungere la sorella, ma soprattutto dare all’Eraldo un ultimo saluto, magari
  • 11. 11 un ultimo bacio. Ma ce la faranno ad andare e a tornare in tempo per le semifinali? Dipende. Se l’Eraldo muore entro martedì, mercoledì al massimo, si può fare. Bon, via allora. Un’occhiata al 1100, olio freni gomme; carta d’identità rinnovata all’ultimo minuto; prima tappa il passo del San Bernardino, poi giù dritti fino a Lucerna: basta seguire i cartelli, anche se sono in tedesco, perché il nome di quella città lì si capisce lo stesso. Ispirato da un aneddoto legato a un soggiorno a Lucerna del grande scrittore praghese, Le mele di Kafka mette in scena il meglio dei personaggi di Andrea Vitali. La loro voglia di vita, le loro piccinerie e le loro grandi passioni giostrano sulla partitura di una storia che in fondo ci vuole dire che la letteratura e i libri, nella vita, contano molto, a volte più di quanto vorremmo Il Cacciatore celeste di Roberto Calasso, Adelphi, 507 pagg, 23 euro Ci fu un’epoca in cui, se si incontravano altri esseri, non si sapeva con certezza se erano animali o dèi o signori di una specie o demoni o antenati. O semplicemente uomini. Un giorno, che durò molte migliaia di anni, Homo fece qualcosa che nessun altro ancora aveva tentato. Cominciò a imitare quegli stessi animali che lo perseguitavano: i predatori. E diventò cacciatore. Fu un processo lungo, sconvolgente e rapinoso, che lasciò tracce e cicatrici nei riti e nei miti, oltre che nei comportamenti, mescolandosi con qualcosa che nella Grecia antica fu chiamato “il divino”, tò theîon, diverso ma presupposto dal sacro e dal santo e precedente perfino agli dèi. Numerose culture, distanti nello spazio e nel tempo, associarono alcune di queste vicende, drammatiche ed erotiche, a una certa zona del cielo, fra Sirio e Orione: il luogo del Cacciatore Celeste. Le sue storie sono intrecciate in questo libro e si diramano in molteplici direzioni, dal Paleolitico alla macchina di Turing, passando attraverso la Grecia antica e l’Egitto ed esplorando le connessioni latenti all’interno di uno stesso, non circoscrivibile territorio: la mente. La vacanza dei superstiti (e la chiamano vecchiaia) di Franca Valeri, Einaudi, 118 pagg, 14 euro “La vacanza dei superstiti” è un testo vivo, cangiante, capace di gettare luce dentro ognuno di noi, perché è scritto da chi - dopo aver vissuto con furia, allegria e coerenza un secolo, accumulando esperienze e idee - si è guadagnato un privilegio raro: una libertà radicale, di pensiero e di parola. “A distanza, vediamo ogni cosa risolta. Siamo in una comoda poltrona a chiacchierare. Non so se essere grata al destino di avermi riservato una fin de partie così”. Seduta idealmente (ma solo idealmente) su quella poltrona, lo sguardo pronto a spostarsi in un istante dal passato al futuro, Franca Valeri dà avvio al suo racconto. Una divagazione sulla vecchiaia (la sua e quella di tutti) infarcita di storie, aneddoti, sentenze spiazzanti, pensieri bellissimi. Poco più di cento pagine in cui si condensano tutta l’intelligenza e l’ironia sedimentate negli anni e visibili a occhio nudo come i cerchi degli alberi. Pescando qua e là: “Il fatto è che per rimpiangere la felicità ce ne vorrebbe dell’altra”. “L’ansia è una malattia incurabile. Può sfociare nel mostruoso (credo che Hitler ne soffrisse) o limitarsi a riempire di rughe una signora”. “Io vorrei ricordare l’ultima volta che ho fatto l’amore. La prima sì, la ricordo, ma non ha importanza”. O ancora: “Come dirglielo, a quel ragazzo ventenne, che ci è bastato essere molto sicuri delle nostre idee per entrare in quelle degli altri?” A poco a poco, veniamo catturati e scossi...
  • 12. 12 Per le uscite al cinema di questa primavera, i libri c’hanno di nuovo messo lo zampino. Il mese è iniziato con Robinson Crusoe, film di animazione ispirato al grande classico di Daniel Defoe. La storia è raccontata da Venerdì che ‘stavolta però sarà un pappagallo. Il 12 maggio, con La sposa bambina, una storia delicata e contemporanea ridà luce alla verità del romanzo I am Nujood, age 10 and divorced di Nojoud Ali e Delphine Minoui . Dal 25 torna invece Alice, con Alice attraverso lo specchio, sequel di Alice in Wonderland: nuovo capitolo ispirato al romando Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò di Lewis Carroll. Il 26 maggio con Julieta, Almodovar riprende a parlare di donne ricalcando alcuni capitoli di In Fuga, la raccolta di racconti del premio Nobel Alice Munro. [ Leggere Film] Il Libro: Le avventure di Robinson Crusoe Daniel Defoe Einaudi 1998 ET Classici pp. 707 € 13,50 Il Film: Robinson Crusoe regia di Vincent Kesteloot, Ben Stassen genere: animazione
  • 13. 13 Il Libro: I am Nujood, Age 10 and Divorced Nojoud Ali e Delphine Minoui Crown Archetype (Three Rivers Press, 2009) lingua inglese $7.31 Il Film: La sposa bambina titolo originale: I am Nujood, Age 10 and Divorced regia di Khadija Al-Salami. Con Reham Mohammed genere: Drammatico Il Libro: Alice attraverso lo specchio Lewis Carroll BUR Biblioteca Univ. Rizzoli (col- lana Ragazzi) € 7,90 Il Film: Alice attraverso lo specchio titolo originale: Alice Through the Looking Glass regia di James Bobin con Mia Wasikowska, Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Anne Hathaway, Michael Sheen, Alan Rickman, Sacha Baron Cohen genere: avventura fantasy produzione: Walt Disney Pictures Il Libro: In fuga Alice Munro Einaudi 2004 - Supercoralli pp. 316 € 18,00 Il Film: Julieta titolo originale: Silencio regia di Pedro Almodovar genere: drammatico
  • 14. 14 Intervista [in-ter-vì-sta] s.f. Che si tratti dei profughi in fuga dall’Africa o di uomini, donne e bambini scappati dal Medio Oriente, ciò che resta a chi fugge e a chi accoglie è un profondo senso di smarrimento e di dolore. Al di là di ogni ipocrisia, accogliere lo straniero, colui che è altro da noi e dalla nostra cultura, non è mai facile; anzi è difficilissimo. Ma allo stesso modo, terribilmente difficile è fuggire dalla propria terra abbandonando tutto, beni, madri, padri, figli, compagni per gettarsi nella disperata salvezza da guerra e disperazione. In questo libro, piccolo ma prezioso, alcuni dei più rappresentativi narratori italiani hanno deciso di schierarsi apertamente a favore di una società aperta all’accoglienza e al rispetto e hanno deciso di farlo con lo strumento che gli è proprio: la scrittura. Ne è venuta fuori una raccolta di racconti che ha la pretesa di restituire allo scrittore il suo compito primigenio: dare voce a chi voce non può avere e costruire, mediante lo strumento salvifico che solo le parole possono rappresentare, un percorso di riflessione, dialogo e speranza. Un mondo in cui ogni storia, anche la più tragica, possa poi trovare un lieto fine. È forse questa la prima volta che in modo sistematico alcuni narratori italiani decidono di avviare un progetto letterario collettivo con l’obiettivo preciso di dichiarare guerra a tutti coloro che ad ogni livello si adoperano quotidianamente per rendere l’Italia un paese impaurito e non ospitale. Un libro, dunque, che è solo lo spunto per sollevare un dibattito a livello nazionale grazie all’impegno di scrittori che vogliono tornare a essereoperaidellascritturaallaluce della consapevolezza che è solo la nostra capacità di solidarizzare col prossimo a renderci umani. VOLPE:Ilprocessodimutamento degli equilibri internazionali e il flusso migratorio sono ormai inevitabili e tentare di evitarli e respingerli è palesemente inutile. Come pensa che si possa guidare tale cambiamento per giungere a una vera integrazione? MARAINI: Alzaremuriestendere rotoli di fili spinati è una strategia stupida. I grandi movimenti di popoli non si possono fermare. E noi dovremmo saperlo meglio di altri, noi che siamo un popolo di emigranti: basti pensare a quei 20 milioni che sono espatriati solo nel 900. UN intero paese che è andato all’estero e perché scappava dalla fame e dalla disoccupazione. La storia ce lo racconta in tutti i modi.
  • 15. 15 Sotto un altro cielo La sola cosa da fare è creare strategia intelligenti, in accordo con altri paesi, fare progetti comuni, pensarealfuturoeaunaintelligente politica a lungo termine. VOLPE: La tendenza odierna nei confronti dell’immigrazione è mostruosa e si manifesta attraverso la volontà di respingere mediante la costruzione di muri (si veda il caso austriaco), tutta quell’umanità disperata che cerca salvezza e accoglienza in Europa. Un muro. Dovevo ancora nascere quando a Berlino veniva abbattuto il muro della vergogna, grazie alla consapevolezza che dividere gli esseri umani è azione inumana e meschina. Ora ho venticinque anni e quel muro che ho avuto la fortuna di vedere solo sotto forma di resti di un passato da dimenticare, torna ad essere eretto. Ancora una volta domina l’idea che gli uomini non siano tutti uguali, che essere profughi e immigrati voglia dire appartenere a una sottospecie del genere umano che va temuta, respinta, aborrita. I muri che oggi tornano a separare carne umana da carne umana hanno il sapore di dieci, cento, mille ferite infette e brucianti, profonde come solchi in una terra arida, spaccature nella dignità del nostro tempo. Io, da parte mia, non conosco muri atti a dividere. Io non li riconosco; per me sono illegittimi, immateriali, inesistenti. Io rivendico il mio diritto alla disobbedienza verso qualunque misura di matrice razzista o xenofoba. Gli unici muri che riconosco sono quelli che segnano i confini del mondo. Peccato solo che il mondo di confini non ne ha. Questo fenomeno migratorio e di cambiamento politico sociale dell’Europa non potrà essere fermato ma solo guidato. E qui si giocherà la sopravvivenza dell’Europa stessa e l’umanità di noi europei. Che contributo può dare la letteratura alla causa dell’accoglienzaedell’integrazione? MARAINI: La letteratura aiuta a creare consapevolezza. I libri non possono cambiare il mondo, ma possono aiutare a cambiare le persone. VOLPE: Le storie ci educano ai sentimenti, all’amore, alla comprensione, alla sensibilità. La letteraturapuò aiutarci a sviluppare in noi stessi l’empatia verso il prossimo, quell’arma immensa contro ogni forma di razzismo. Come arginare i pregiudizi e la paura che molte persone nutrono nei confronti degli immigrati? MARAINI: La paura dei diversi è profonda e istintiva. E’ la paura di perdere la propria identità. Sopratutto ne soffrono coloro che sono insicuri della propria identità. Ma la storia del mondo è fatta di continui contatti e mescolamenti con altri popoli. Certo, l’aspetto di invasione inesauribile che ha preso questo esodo dà qualche preoccupazione anche ai più accoglienti: come nutrirli, proteggerli, dare loro una casa? E’ qui che ci vuole intelligenza, fare rete e mettere insieme le proprie capacità creative. Progettare e guidare, mai farsi schiacciare dalle novità che fanno paura. Non vedo altre alternative. VOLPE: Imparando a conoscere l’altro nella sua vera identità senza volerlo ridurre a noi stessi. Non posso accogliere l’altro solo se si comporta come me, se è uguale a me o si piega ai miei costumi. Devo accogliere l’altro per quello che l’altro è, per quello che nella sua diversità può offrire alla mia crescita umana. I pregiudizi sono letteralmente “giudici dati prima”. Prima di cosa? Prima di conoscere. Allora usiamo cervello e cuore per conoscere il mondo e impariamo ad amare.
  • 16. 16 KITCHEN [cu-ci-nà-re] v. I libri in cucina sono tornati! L’appuntamento per noi Readers è in libreria e poi, subito, in cucina per realizzare le ricette migliori e portare in tavola la nostra passione. Soddisfare la nostra voglia di letture golose e di ricette in cucina, non è mai stato così facile! Sono sempre cinque i titoli che in ogni numero di Reader’s Kitchen vi proponiamo, cinque scelte per soddisfare ogni esigenza. Ricettari, manuali dei cuochi più famosi della tv ma anche libri di approfondimento su salute e alimentazione e un outsider che, siamo sicuri, non vi deluderà. Iniziamo la nostra carrellata con Il piatto forte è l’emozione: 50 ricette dal al nord al sud di Antonino Cannavacciuolo, Einaudi, 220 pagg, 16 euro. Il cuoco più famoso della tv italiana ha sbaragliato la concorrenza, è lui il nostro Ramsey, è lui il portabandiera della buona cucina italiana nel mondo e per ricordarcelo arriva in libreria niente di meno che con Einaudi dopo la presentazione, abbastanza chiacchierata, al Salone del Libro di Torino. Cinquanta ricette per riscoprire la passione per la cucina, i buoni ingredienti e rispolverare la vecchia e cara tradizione. Sonia Peronaci dopo aver abbandonato Giallo Zafferano, ha aperto un blog seguitissimo (https://www.soniaperonaci.it/) che è un racconto quotidiano delle ricette che personalmente realizza e sperimenta nella sua cucina. Trucchi e consigli di una vera esperta in cucina che ritroviamo identici ne “La mia cucina”, la sua ultima fatica, in libreria per Rizzoli (18,70 euro). Una raccolta di ricette che raccontano il suo nuovo percorso professionale che mette in risalto le sue capacità. così come accade tutte le mattine nel programma televisivo la vede protagonista su Rete4.
  • 17. 17 Non c’è stagione che non venga inaugurata da un nuovo libro di Marco Bianchi, adesso in libreria con Noi ci vogliamo bene. Gravidanza, allattamento, svezzamento: emozioni, scienza ericettepermamma,papàebebè (Mondadori, 198 pagg, 15 euro). Il ricercatore/cuoco/divulgatore è diventato papà e la salute in cucina è diventata formato famiglia. Con questo nuovo libro scopriremo come prenderci cura della nostra salute con il cibo in un momento delicatissimo nella vita di tutta famiglia: la nascita di un bambino. Smartfood (Rizzoli, 359 pagg, 14 euro) di Eliana Liotta non è un libro come gli altri nasce, infatti, da un progetto in collaborazione dell’Istituto Europeo di Oncologia e ha l’obiettivo di farci scoprire i 30 cibi che non devono mai mancare sulla nostra tavola: veri e propri super alimenti che ci aiutino nel combattere e prevenire le malattie. Caffè amaro (Feltrinelli, 320 pagg, 15 euro) è l’ultimo, grande romanzo di Simonetta Agnello Hornby che in cucina trova terreno fertile per le sue storie. La scrittrice anglo siciliana ci porterà alla scoperta della storia di Anna Marra, tra le pieghe della sua storia personale e familiare. Una storia tutta da gustare come si farebbe davanti a un buon caffè. Attenzione, però al retrogusto!
  • 18. 18 Ogni tanto sui media si sente parlare di ISIS, ma alla fin fine si ha sempre l’impressione che sia qualcosa di lontano, di intangibile. Certo, ci mettiamo tutti davanti alla TV, quando sentiamo di un attentato in Europa, siamo tutti “Charlie” o “Paris”, alle volte perfino per una settimana intera, ma poi torniamo alle nostre vite. Sembra quella scena del vecchio film “Meo Patacca” (tratto dall’omonima opera di Giuseppe Berneri) in cui il protagonista, parlando dei Turchi che assedianoVienna dice “E quando ci arrivano a Roma? Quelli so’ Ottomani, mica Ottopiedi!”E invece no. Perché se “villaggio globale” vuol dire solo vedere come sta Megane Gale in Australiaa quarant’anni o cosa fanno i gattini sparsi per il mondo, grazie tante, ma mi tengo i miei libri.Certo, quelli come me che si lamentano in poltrona sono appena una spanna sopra e non salveranno certo il mondo. Per fortuna ci sono alcuni che, magari non salveranno il mondo comunque, ma almeno fanno qualcosa, come i ragazzi della staffetta romana per Kobane e per le altre zone diguerra contro Daesh.Potrei raccontarvi di cosa fanno questi ragazzi e perché, ma c’è chi può farlo meglio di me,innanzitutto perché si è alzato dalla poltrona ed è andato e poi perché è Zerocalcare ed è sicuramente moltopiùbravodimearaccontare Quei viaggi che fai perché… Recensione [re·cen·sió·ne/] a cura di Diego Rosato
  • 19. 19 storie,dallitigioperunparcheggio a una guerra,come nel volume recentemente edito dalla Bao Publishing, Kobane Calling.Se siete abituati a leggere le opere del fumettista di Rebibbia, potreste fare fatica a immaginarvelo come un corrispondente di guerra o chiedervi se questo suo nuovo libro abbia una taglio diverso da ciò a cui ci ha abituato. Beh, voglio rassicurarvi: in questo volume Zerocalcare riesce a raccontare a storia dei suoi viaggi in quelle terre di guerra e speranza senza perdere la sua ironia e la sua abituale paranoia.Certo, non mancano passi...pardon,tavoleincuil’autore lascia meno spazio alla leggerezza, ma crescere significa anche saper gestiremomenticomequestie,per quanto probabilmente odierebbe sentirselo dire, Zerocalcare è cresciuto non poco, ormai.Nel momento in cui scrivo questo articolo, sono ancora disponibili alcune delle 5000 copie numerate con copertina variant in vendita in esclusiva nelle librerie “La Feltrinelli”, in cui ilMammut di Rebibbia reclama il suo autore, qualora vi piacessero le chicche da collezione, ma anche qualora preferiste un’edizione standard, sappiate che l’autore devolverà parte dei suoi guadagni a varie iniziative di solidarietà verso il popolo curdo.
  • 20. 20 Reader’s on Tour Ci sono un lettore, una carta di credito e qualche migliaio di libri… Ebbene sì, in passato sono stato abbastanza critico sul Salone del Libro di Torino e non sento il bisogno di ritrattare nulla di ciò che ho detto. Ciò nondimeno, devo ammettere che su un lettore incallito, compratore compulsivo e maniaco dei libri, lo spettacolo di quei miliardi di pagine tutte insieme causa una sorta di scompenso ormonale, una sorta di mutazione. Avete presente “The Walking Dead”? Beh, io invece di altri esseri umani vado a caccia di libri e invece di mordere,striscio la carta di credito. Quest’anno non sono andato a Torino, con gran sollievo del mio conto in banca, ma così, tanto per parlare, proviamo a immaginare cosa sarebbe accaduto, se mi fossi aggirato tra gli stand con un carrello della spesa... no, scusate, Clara mi stava dicendo che l’articolo deve entrare in un paio di pagine, quindi cercherò di non andare oltre la decina di titoli. E, dato che dovrò limitarmi, punterò su ciò che di meno scontato mi passa davanti agli occhi. Per cominciare, avrei dato una bella occhiata a “Il taccuino perduto. Un’inchiesta di Monsieur Proust”, di Pierre-Yves Leprince: immaginate che un famoso scrittoresmarriscailsuoprezioso taccuino e che un ragazzino lo aiuti a recuperarlo. Se l’autore se l’è giocata bene, può essere uscita fuori una gran bella storia. Pagine 372 - Prezzo€ 22,00 - Uscita03/05/2016. Come secondo volume, avrei puntato il fresco di stampa “Anime di seconda mano”, di Christopher Moore. Ricordate quando qualche tempo fa vi ho parlato di “Un lavoro sporco”? Beh, il buon vecchio Chris ha scritto un seguito e finalmente è sbarcato in Italia! Pagine 313 Prezzo€ 17,50 - Uscita28/04/2016. Avrei potuto resistere un po’, ma sappiamo bene tutti che alla fine avrei avvertito il tremito nellaForza e sarei finito allo stand della Multiplayer edizioni e avrei acquistato l’ultimo titolo della saga di Star Wars, “Star Wars: Lost Stars”, di Claudia Gray, una sorta di Romeo e Giulietta dellaGalassia lontana lontana, con Alleanza Ribelle e Impero al posto di Montecchi e Capuleti. Pagine 348 Prezzo € 19,90 -Uscita 28/04/2016. Allo stand della Bao Publishing avrei dovuto fare la prima dolorosa scelta. Da una parte mi sarei buttato volentieri sulla raccolta “John Doe - Volume 1”, ma poi penso che avrei optato per qualcosa di un po’ più particolare, “Ei8ht - Volume 1” di Rafael Albuquerque, una storia complicata che si muove su tre diversi piani temporali e cui farà seguito l’anno prossimo un nuovo volume indipendente. Pagine 128 Prezzo€ 14,00 Uscita 05/05/2016. Non avrei risparmiato una visita allo stand della Newton- Compton, per vedere se era uscito l’ultimo capitolo della saga del “Codice Millenarius”, “L’abbazia dei cento inganni” di MarcelloSimoni,perscoprireche sarebbe uscito solo il 23 Giugno (e già l’autore ha annunciato un nuovo progetto con protagonista un inquisitore), allora avrei dato uno sguardo in giro e avrei scelto “C’era una volta la mafia”
  • 21. 21 di Mike Dash, la storia del boss mafioso italo-americano Giuseppe “Artiglio”Morello. Pagine 336 Prezzo €9,90 - Uscita05/05/2016. Passando davanti allo stand della Marcos y Marcos, sarei stato attratto dalla copertina di “È ricca,la sposo e l’ammazzo” di Jack Ritchie. Una raccolta di grottesche storie noir. Pagine 320 Prezzo€ 10,00- Uscita28/04/2016. A questo punto probabilmente qualcuno di voi starà sperando di averla scampata questa volta:niente libri da secchione, niente noiosi volumi di scienza. E va bene, niente libri noiosi, ma un bel libro di fisica ci sta tutto. Non a caso una visitina allo stand di Raffaello Cortina Editore è d’obbligo e un titolo come “I dadi di Einstein e il gatto di Schrödinger” non può non catturare la mia attenzione. Immaginate che il mondo come lo avete sempre conosciuto sia riscritto da una dirompente teoria scientifica, nota come fisica quantistica. Immaginate poi che due delle menti più geniali dell’epoca non sianodeltuttoconvintidiunodei capisaldi di quella teoria. Questo libro racconta la storia della più affascinante diatriba scientifica dellastoria.Pagine342Prezzo€ 27,00 - Uscita02/05/2016. Per la sezione fotografia, avrei fatto un salto alla Contrasto editore e scelto un’antologia di fotografie dell’Italia scattata dai grandi fotografi, “Henri Cartier- Bresson e gli altri”, volume a cura di Giovanna Calvenzi. Pagine 288 Prezzo € 39,00 - Uscita02/05/2016. Per concludere la rassegna dei libri, avrei pensato a “Lo strano viaggio di un oggetto smarrito” diSalvatore Basile, la storia un bambino abbandonato dalla madre e del suo perduto diario d’infanzia,di un ritrovamento e di una ricerca, di viaggi e di attese. Pagine 250 Prezzo€ 16,40- Uscita29/04/2016 Beh, ho detto che concludevo la rassegna dei libri, ma dato che al Salone del Libro ci sono tante altre cose, come gli audiolibri, posso aggiungere un altro paio di titoli. No, io non sono un fan del genere, però ho visto che una casa editrice specializzata, la “Emons Audiolibri”, di cui vi avevamo già parlato, ha inserito recentemente nel suo catalogo un paio di romanzi che ho letto ed apprezzato,“La vera storia del pirata Long John Silver” di Björn Larsson e “Limonov” di Emmanuel Carrère. La mia lista è già piena, anzi, a dire il vero ho anche sforato, ma, sapete com’è, mi piace esagerare. Devo proprio smettere prima che mi capitino davanti agli occhi gli ultimi libri di Matteo Salvini e Barbara D’Urso e il sogno diventi incubo. Non mi resta che augurarvi buona lettura o... buon ascolto!
  • 22. 22 Young Writers [giovani - scrittori] Quando il mercato editoriale si è equiparato ad ogni altra tipologia di mercato ed il prodotto libro doveva essere venduto è diventato necessario introdurre una nuova figura professionale nel rapporto tra autore ed editore. Il rapporto di stima e di fiducia, spesso di vera e propria adorazione che legava l’uno con l’altro, si è piegato alle esigenze di mercato ma anche e soprattutto alla necessità di tutelare il lavoro degli scrittori. È nato così l’agente letterario che ha il compito di trovare l’editore interessato alla pubblicazione e, una volta stabiliti i termini della collaborazione, assicurarsi che adempia a tutti i suoi doveri. Una figura necessaria soprattutto per chi, come voi, si affaccia sul mondo editoriale e che, negli ultimi anni, si occupa anche di editing, ufficio stampa e promozione. L’agenzia letteraria è diventata un mondo di servizi per lo scrittore in grado di sopperire alle mancanze delle case editrici, ridimensionate nelle possibilità dalla crisi che ha colpito il settore. Perfornirviunaiutoconcretocome è sempre stato su Young Writers, ospitiamo su questo numero di Reader’s Bench Magazine, Michela Bennici dell’agenzia letteraria Bennici&Sirianni. Uno scambio di chiacchiere per capire meglio il lavoro di un’agenzia letteraria e le possibilità che concretamente vengono offerte agli scrittori. Michela, grazie per esserti accomodata sulla panchina, per prima cosa vorremo chiedere chi è l’agente letterario oggi? E perché un autore, soprattutto uno alle prime armi, avrebbe bisogno del suo aiuto? Grazie per averci dato questo spazio.! L’agente letterario è una figura professionale che accompagna l’autore in tutte le fasi del ciclo editoriale, dalla valutazione del manoscritto, alla scelta della casa editrice adeguata, passando per la gestione e la cura del contratto. Un supporto che è utile a tutti gli autori, più o meno esperti: a un autore alle prime armi l’agente letterario consiglia l’iter più adeguato per arrivare a pubblicazione, l’autore più esperto avrà invece probabilmente più necessità di supporto da un punto di vista contrattuale. Inoltre l’agente lavora per l’autore non solo in Italia, ma anche all’estero, proponendo la traduzione dell’opera a case editrici straniere. Quanto costa un agente letterario? Trattiene parte delle royalty? L’agente letterario non chiede compenso all’autore in una prima fase, ma guadagna solo una volta che l’opera viene portata a pubblicazione trattenendo parte delle royalties dell’autore. Come dire, l’agente ha tutto l’interesse di arrivare al risultato, dal momento che guadagna tanto più guadagna l’autore. Ed è questo un motivo B come Agenzia Letteraria: Intervista a Mi
  • 23. 23 per cui la collaborazione tra i due è virtuosa. L’agente letterario è molto più di un consulente che si occupa delle questioni pratiche, tant’è che con il tempo sono tanti e diversi i servizi che vengono offerti: valutazione di dattiloscritti inediti, editing, ufficio stampa e molto altro, come mai? Dove son finite le case editrici? Può essere vero, ma non credo che sia la regola. La maggior parte delle case editrici lavora bene e offre i servizi che ci si aspetta, dalla correzione bozze all’impaginazione sino alla promozione. Realtà più piccole, che non si possono permettere per motivi economici di avere al loro interno più figure professionali, si affidano ad agenzie di servizi editoriali. Noi offriamo entrambe le cose ma si tratta di ambiti di lavoro distinti. L’agente letterario diviene un confidente, un consulente ma soprattutto l’àncora di salvezza per chi non si accontenta di una lettura superficiale e di un semplice no da parte di una casa editrice, Può un agente letterario trovare la casa editrice perfetta per ogni scrittore? Certamente. Se l’opera è valida, ogni autore può sperare di trovare un editore adeguato che creda e investa nel progetto. E come dici giustamente tu, a ogni testo, la sua casa editrice. Facciamo un esempio: una casa editrice che pubblica quasi esclusivamente thriller, verosimilmente, non può essere interessata a un saggio di inchiesta. Proprio per questo la figura dell’agente è preziosa, per indirizzare e consigliare al meglio l’autore, che non sempre ha ben in mente la complessità e la varietà del mercato editoriale. Come nasce l’agenzia Bennici & Sirianni e dopo questi primi mesi di attività quali sono i capisaldi sui quali si basa il vostro lavoro e quali sono i pronostici per il futuro? Insomma: perché un autore dovrebbe e scegliervi? L’agenzia nasce da una collaborazione virtuosa tra me e la collega Lidia Sirianni. Lavoravamo già insieme prima di decidere di imbarcarci in questa nuova impresa e ci siamo trovate così d’accordo su modalità di impostazione del lavoro e obiettivi tanto che abbiamo deciso di fondare una nostra attività. Credo che un autore dovrebbe sceglierci per questo (non è semplice trovare un ambiente di lavoro così sereno e collaborativo, dal mio punto di vista), ma anche perché entrambe siamo molto motivate a raggiungere traguardi sempre più alti. Insieme con i nostri autori, ovviamente. Come riuscire ad entrare in contatto con il mondo della vostra agenzia? (vogliamo conoscere i contatti, la newsletter, insomma che parli del mondo in cui un autore può trovarvi) Siamo online con il nostro sito www.agenzia-letteraria.it. Un autore può entrare in contatto con noi iscrivendosi alla newsletter (basta compilare il format sul sito), oppure può seguire la nostra pagina Facebook e il nostro account Twitter @BeS_AgLet. ichela Bennici
  • 24. 24 Intervista [in-ter-vì-sta] s.f. A cura di Lucia Piemontesi Luciano Funetta, classe 1986, è l’autore di Dalle rovine, candidato al Premio Strega 2016. Lo abbiamo intervistato per capire meglio la genesi di un romanzo realistico e visionario al tempo stesso, che suscita a tratti paura e suspense. Ma forse nella letteratura c’è da temere più di quanto si possa pensare… Fin dall’inizio del testo, ci accorgiamo che c’è un “noi” collettivo che segue il protagonista Rivera nelle sue peregrinazioni e allucinazioni: sono delle voci di dentro, della coscienza, dei narratori onniscienti? L’onniscienza non è un dono che è toccato al mio narratore, così come non è toccato a me. Tutta la storia di Dalle rovine, che è in realtà una specie di tableau vivant costruito sulle vite di molti personaggi cucite insieme dalla presenza di Rivera, è una selva di omissioni. Non sono stato io a omettere, non sempre. Sono i personaggi a mentire, a depistare, e per questo il “noi” non può fare altro che riportare le loro versioni, alimentando lo spaesamento che Rivera si trova a fronteggiare. L’unica totalità a cui i narratori (questi fantasmi, questi piccoli demoni, queste anime perdute sulla frontiera) possono aspirare è quella di Rivera stesso, e infatti per buona parte del romanzo riescono a “vedere” nella sua mente e a consegnarci il suo sguardo. Ben presto però anche loro dovranno arrendersi al fatto che persino Rivera si rivela per certi aspetti indecifrabili. Così perdono il controllo che credevano di avere su di lui e iniziano a guardarlo da una distanza più ampia, anche loro scoprono l’incomprensione, o meglio, sperimentano la difficoltà dolorosa della vera comprensione. L’erotismo e la pornografia ricoprono un ruolo molto importante nel romanzo: una scelta controcorrente, nell’era del digitale. Perché questo focus? Quali sono le fonti di ispirazione? La pornografia, soprattutto in questi tempi, è un linguaggio che porta un assalto da ogni direzione. Maquellochedavveroconosciamo del porno è la superficie. La storia della pornografia è millenaria e sconosciuta, per questo mi sono sentito libero di esplorare l’abisso ignoto e ricavare da questa esplorazione un’elaborazione letteraria, l’invenzione di un mondo del cinema porno degli ultimi quarant’anni in modo che diventasse la quinta teatrale della mia storia. Volevo partire da una forma estetica che riposa comodamente nella cultura non solo occidentale da secoli e che ancora, in un certo modo, è origine di vergogna per raccontare di uomini che si vergognano di tutto, fuorché di aver scelto la pornografia come culla della loro idea. Altra sfera toccata dal testo è quella del cinema: è una scelta che mira ad amplificare la finzionalità del romanzo o vuole creare strade narrative parallele? In tutto il romanzo il ruolo dello sguardo come strumento di coraggio o di viltà è fondamentale. Per questo ho scelto il cinema. Si tratta di una forma che mi ha sempre affascinato molto per la sua natura sofisticata e allo stesso tempoelementare.Quandoguardo
  • 25. 25 un film, assisto all’allucinazione di qualcun altro, e visto che Dalle rovine trova nell’allucinazione la sua natura intima mi sono rivolto al cinema. Poi trovo sempre molto emozionante che nella manifestazione di un’allucinazione gli occhi abbiano solo un ruolo accessorio, mentre tutto si svolge nella mente di chi ne è colpito e tenta disperatamente di resistere all’assedio di qualcosa che è già dentro di lui. Il romanzo è una tensione e una suspense continua verso la realizzazione del film Dalle rovine -da cui il titolo-, ma il finale è lasciato all’immaginazione del lettore. Perché questa scelta? Ho voluto che il lettore scegliesse cosa fare del se stesso-Rivera che entra nella selva. Penso che sia naturale che questa soluzione non sia stata apprezzata da tutti. Mi ricordo però che una volta, da adolescente, leggendo Tom Sawyer mi sono imbattuto a metà del romanzo in un momento in cui Tom si addormenta sotto le stelle, in riva al fiume. Di come andrà a finire la sua avventura non sappiamo ancora nulla,mailgiovaneme,tantiannifa, avrebbe dato tutto per ritrovarsi al posto di Tom, nella notte, sdraiato a pochi metri dal Mississippi che scorre, senza la più pallida idea di cosa ne sarebbe stato di lui. Lo stesso impulso ho provato alcuni anni dopo, a metà di La notte di Aix di Rodolfo Wilcock. Sono istanti-strapiombo, in cui il lettore è l’ultimo uomo sulla terra, o per lo meno l’unico che porti avanti una veglia ostinata. Il mio amore per le storie che si interrompono proprio nel momento in cui il lettore è convinto di essere al sicuro, ovvero di potersi lasciare condurre verso la fine (anche verso una fine atroce, non importa. I finali sono sempre rassicuranti), nasce da queste due esperienze. Inoltre, come ho già detto altrove, tutto il romanzo si svolge in quella che mi piace chiamare “regione dell’ultimo respiro”, in cui i personaggi hanno smesso di essere vivi ma non sono ancora morti. Era questo scenario che volevo raccontare. Volevo raccontare come l’animo umano si predispone ad affrontare il delitto. Il delitto in sé è un’esperienza talmente fondamentale per la natura umana che ho scelto di raccontarla lasciandola nell’aria, come un odore. La città in cui si svolge la storia è Fortezza, ma i connotati sembrano discostarsi dalla realtà. Quanto si avvicina alla realtà e quanto si allontana? Fortezza è una città totalmente immaginaria. Ho scoperto solo dopo che esiste un comune in provincia di Bolzano con questo nome. Quindi posso dire solo che Fortezza si allontana dall’idea della città come luogo che richiede la presenza di abitanti per potersi definire. È un crocevia a cui si danno appuntamento gli esuli dell’umanità; un luogo che sembra architettato perché si lasciasse infestare. Dalle rovine: un titolo che sembra necessitare di una continuazione. Quanta speranza può sorgere dalle rovine? Quanto dolore? Le vite dei personaggi di Dalle Rovine. Intervista a Luciano Funetta. Adifferenzadellemacerie,lerovine sono il prodotto del lavoro del tempo. Lo stesso succede ai miei personaggi. Sono loro le rovine del titolo. Dal loro sgretolarsi nasce il loro diventare simboli, così come nel loro disfarsi, nel dolore del loro disfarsi, brilla una piccola luce di speranza che è un occasione perduta. La malinconia è il sentimento più fecondo e inspiegabile, e nella palude della malinconia i personaggi di Dalle rovine stanno, divorati dalle zanzare, gonfiati dall’umidità, e disertati dal resto dell’umanità.
  • 26. 26 Franco Fontana, un nome a cui i più dice poco, ad alcuni può far pensare ad un altro Fontana celebre per i tagli nelle tele, ma per i VERI (si differenziamo) appassionati di fotografia è uno dei totem sacri della fotografia italiana e mondiale. Celebre soprattutto per i suoi paesaggi, o meglio per il suo stile che applica al paesaggio, che a prima vista sembrano delle tele di pittori astratti, sono, invece, i soleggiati sfondi della pianura pugliese o francese, scorci urbani delle metropoli americane. Foto cheglisonovalse,premi,copertine ericonoscimentiintuttoilmondo. Fontana, come molti altri fotografi, quando può si dedica all’insegnamento ed i suoi workshop, sono seguitissimi e apprezzati da molti amatori di fotografia. Per chi, non può permettersi di seguirne uno (costano diverse centinaia di euro) però c’è una splendida notizia. Il fotografo modenese ha pubblicatodapocoquestolibro,di fotografia creativa, per risvegliare l’artista che c’è in noi. Curioso lo acquisto per poterlo leggere e carpire qualche segreto. Avevo già visto su Sky un documentario su Fontana e mi aveva colpito scoprire il suo alla fotografia di paesaggio. Usa il teleobiettivo invece del grandangolo, come logica vorrebbe, fortuna che l’arte è anche questione di emozioni e non di matematica. Nellibroinfattisisviluppaintorno ai seminari che Fontana che ha tenuto intorno al mondo, prima dando una sorta di “infarinata” teorica, sulla base delle sue esperienze. Uno dei concetti predominanti non è quello di seguire la tecnica per eseguire delle buone foto, ma di liberarsi di tutti i concetti tecnici e allenare i tre muscoli più importanti per diventare fotografi creativi, gli occhi ed il cuore. Il libro è diviso in due parti: All’inizio, Fontana, sprona a liberarsi da tutti i preconcetti imparati ai corsi di circoli di fotografia, sui blog o forum di fotografi improvvisati. La fotografia infatti non è una questione di regole da seguire ed applicare ad ogni situazione. La mente deve essere vuota per poter imparare un nuovo modo di vedere (Devi disamparare, ciò che hai imparato, cit.). Nella seconda parte, invece ci sono una serie di dieci Recensione [re·cen·sió·ne/] a cura di Claudio Turetta
  • 27. 27 esercizi dieci, ripresi dai suoi seminari. Dall’esercizio del rosso (fotografare scene in cui quel colore è predominante) a quello del rifiuto (applicarsi ad un genere che non piace), per concludere con la realizzazione di un progetto personale. Le pagine volano sotto le mie dita e la voglia d provare gli esercizi si fa sempre più forte, fortuna che ho sempre dietro con me la mia mirrorless per provare a fare per esempio “L’esercizio del rosso”. Sempre più contento e soddisfatto del mio acquisto. Consiglio di acquistare questo libro, per chi voglia sperimentare ed evolvere fotograficamente parlando, per chi voglia uscire dai clichè della fotografia amatoriale e voglia cimentarsi con sfide nuove, arrichire le proprie esperienze ed il modo di fare fotografia. Fotografia creativa. Corso con esercizi per svegliare l’artista che dorme dentro di te. Di Franco Fontana. Mondadori, Euro 24
  • 28. 28 ‘Owari no Seraph’ o anche conosciuto come ‘Seraph of the End’, il serafino della fine, è un manga/anime che ha riscosso un enorme successo a partire dall’anno scorso, ottenendo non solo la pubblicazione del manga in Italia ma anche la trasposizione in anime e l’uscita di un OAV questo maggio 2016. ‘Owari no Seraph’ è una manga shonen, attualmente in corso, ideato da Takaya Kagami e illustrato da Yamato Yamamoto a partire dall’anno 2012 dove vide la luce sulla rivista Jump Square edita da Shueisha. Lo scorso anno, nel 2015, è stato rilasciato l’anime diviso in due serie, entrambe di dodici episodi uscite a pochi mesi di distanza l’una dall’altra. La prima serie infatti, che prende semplicemente il nome del manga stesso, è uscita nella primavera del 2015 mentre la seconda serie dal titolo ‘Owari no Seraph: Battle in Nagoya’ durante la stagione autunnale. In Italia l’anime ebbe un grande successo tanto che, durante lo scorso Lucca Comics & Games, Panini Comics ha annunciato di aver acquistato i diritti del manga facendo uscire il primo FUMETTERIA [Speciale/] di Jessica Marchionne numero proprio in concomitanza della fiera. Questo anime/ manga è ambientato in un futuro non precisato in cui un virus contagioso stermina qualunque umano avente più di tredici anni di età. A seguito di questa epidemia entreranno in scena un gruppo di vampiri che si ergeranno come capi del pianeta con l’intenzione di utilizzare gli umani sopravvissuti come mera fonta di nutrimento. I protagonisti della storia sono due bambini cresciuti nello stesso orfanotrofio, Yuichiro e Mikaela, anche loro catturati dai vampiri e costretti a fornir loro il proprio sangue. Quando decidono infine di provare a scappare vengono però subito scoperti e Mikaela, nella speranza di dare a Yuichiro una possibilità di fuga, si sacrifica permettendogli di scappare.
  • 29. 29 Yuichirosiritrovaquindidinuovo nel mondo esterno, all’apparenza completamente distrutto e privo di vita. Non è così: viene infatti trovato dai membri della Compagnia demoniaca della luna, un’organizzazione fondata da altri esseri umani sopravvissuti con l’obiettivo di abbattere i vampiri. Animato da una grande sete di vendetta si unisce a loro, cominciandoadallenarsiperpoter diventare, da adulto, un effettivo membro della compagnia. La crescita di Yuichiro è ben evidente nel corso della storia: da ragazzo completamente isolato con il puntino della vendetta riuscirà, grazie a un gruppo di amici che troverà nella compagnia, a maturare e a combattere non più individualmente ma facendo forza sul gioco di squadra. Nonostante questo, in una guerra che vede contrapposti umani e vampiri, Yuichiro scoprirà che non tutti gli umani rimasti sembrano veramente intenzionati a proteggere la popolazione. Il personaggio di Mikaela è quello più particolare: sopravvissuto all’attacco dei vampiri dopo la tentata fuga è stato trasformato eglistessoinunvampiro.Siritrova quindi alleato in battaglia del nemico che odia ma vede questa come una possibilità per riuscire a ritrovare l’amico Yuichiro. In questo mese di maggio 2016 uscirà l’OAV ‘Owari no Seraph: Kyuuketsuki Shahar’. Ambientato prima delle vicenda della seconda serie, vede la compagnia impegnata a salvare una ragazza di nome Riko da un vampiro misterioso, Shahar, di cui non si conosce il motivo che lo ha spinto a questo rapimento considerando che si rifiuta di bere il sangue della ragazza. Ancora non sono stati forniti ulteriori dettagli ma se Owari no Seraph vi è piaciuto, non potete fare a meno di guardare il nuovo OAV in uscita questo mese!
  • 30. 30 Speciale [spe·cià·le/] a cura di Diego Rosato Nel momento in cui scrivo questo articolo, ancora non se ne conosce l’esito, ma, quando voi lo leggerete, la decima edizione del Premio Galileo per la divulgazione scientifica sarà concluso. Ricordate? Ne avevo già parlato l’anno scorso. Quest’anno i cinque finalisti erano: • Umberto Bottazzini con “Numeri. Raccontare la matematica” - Il Mulino • Dario Bressanini e Beatrice Mautino con “Contro Natura. Dagli OGM al “bio”, falsi allarmi e verità nascoste del cibo che portiamointavola”-Rizzoli Editore • Paolo Gallina con “L’anima delle macchine. Tecnodestino, dipendenza tecnologica e uomo virtuale” - Edizioni Dedalo • Till Roenneberg con “Che ora fai? Vita quotidiana, cronotipi e jet lag sociale” - EdizioniDedalo • Lucia Votano con “Il fantasma dell’Universo. Che cos’è il neutrino” - Carrocci Editore-Città della scienza.
  • 31. 31 Non ho ancora letto questi volumi, ma sono abbastanza curioso di leggere l’ultimo, sarà perché inStar Trek prima o poi i neutrini saltano fuori o perché pochi anni fa per un breve periodo si sospettava che fossero proprio loro i fantomatici tachioni, ammessi dalla Teoria della Relatività, seppure mai osservati, e in grado di viaggiare più velocemente della luce Neutrini, materia oscura e altre cose strane. (e quindi all’indietro nel tempo). O forse è solo che mi piace la fisica. Del resto ne sono successe di cose negli ultimi tempi, eppure molte ancora ne abbiamo da scoprire. Così, se da un lato c’è chi immagina Albert Einstein fare surf sulle onde gravitazionali, dall’altro non sappiamo ancora nulla della materia oscura e di molti altri fenomeni. Non so se anche per voi è così, ma io sono fermamente convinto che sia la curiosità a tenermi invita e, non avendo tempo ed energia per dedicarmi a uno studio serio di tutto ciò che mi affascina,non posso che essere contento che ci sianodeibraviscienziatiche, per amore della cultura (e un ritorno personale in denaro e fama), spendono del tempo per raccontarci come funziona questo strano universo che ci ospita.
  • 32. 32 Nota: Questo articolo è stato scritto nei giorni precedenti alla scoperta della scomparsa di Nicholas Javed, che ho avuto l’opportunità di conoscere. Questo articolo per me, non vuole essere un epitaffio, ma la testimonianza che la fotografia, comunque, porta anche a conoscere persone straordinarie, che in qualche modo, segnano il nostro cammino. Da qualche tempo a questa parte mi sentivo in crisi fotografica, ovvero non riuscivo a capire cosa volessi fare effettivamente a livello fotografico se rimanere un semplice fotografo della domenica, oppure impegnarmi un pò di più in qualche cosa di più creativo. Navigando sui vari social trovavo proposte noiose e ripetitive, ad un certo punto mi imbatto in una serie di fotografi cui inizio ad apprezzare lo stile e la creatività. Scopro che molti di questi autori pubblicano per una rivista online, chiamata “Imaginarium”. Imaginarium è un web-magazine che si occupa di fotografia, in cui la componente sognante è l’ingrediente principale. Ma non solo. Contatto Barbara Marin, uno dei due amministratori assieme a Daniele Fusco, per poter concordare un’intervista e parlare della pagina qui sulla nostra panchina. Barbara di contro mi propone di venire ad uno dei vari workshop, quello di Nicholas Javed, che organizzano e poter fare un reportage della giornata. Accetto entusiasta con la speranza di confrontarmi con quella mi aspettavo fosse una realtà differente dal solito La giornata si svolge in una splendida Location, Villa Rosa, che si trova sull’Appia Antica, usata per cerimonie (in genere matrimoni). Dopo un debriefing veloce in cui ci si presenta tra i partecipanti, dove ci sono persone che vengono dal nord, dal centro e dal sud e persino dalla Danimarca. L’organizzazione prevede a turno, sessioni singole da 5 minuti circa, in cui l’allievo si trova a scattare con la modella, sotto la supervisione di Nicholas. La modella in questione, è la modella internazionale Valentina Feula, molto nota nell’ambiente e che ha Nel frattempo, per chi non deve scattare, c’è la possibilità di fare due chiacchere per conoscersi, oppure scattare con un’altra modella, portata per l’evento Tiffany. Il tempo scorre via in maniera molto piacevole, durante la quale, oltre alla possibilità di scattare belle foto, c’è anche modo di conoscere nuove persone, parlare di fotografia in maniera costruttiva e sperimentare liberamente (quando non è impegnato con gli shooting). Il tempo passa, ed una malinconia mi avvolge, capendo che presto la giornata sarebbe finita ed avrei salutato le persone cui ho avuto di passare la giornata. Il giorno successivo, si sarebbe approcciato con la post-produzione delle foto sotto la supervisione di Nicholas. Io non ho partecipato ma sicuramente è stata un’altra piacevole giornata. Cosa mi rimane della giornata? Una splendida esperienza passata con persone fantastiche e diverse sono ancora in contatto perché è sempre un piacere parlare di fotografia con altre persone, competenti e preparate ed anche molto appasionate. Inoltre è come se invece di accontentarsi di andare in bigiotteria e si cerca di fare bella figura con un pensiero vistoso, si entra in una gioielleria e si ottiene la massima qualità, cosa che manca al giorno d’oggi. Ringrazio vivamente Barbara Marin e Daniele Fusco per l’opportunità che mi hanno concesso e spero di rivederli presto. Facebook Tumblr Sito web L’ARTICOLO [lettere] a cura di Claudio Turetta
  • 33. 33
  • 34. 34 “[..] l’Isis è, in primo luogo, un fenomeno culturale, e i fenomeni culturali non si distruggono con le bombe”. Questa è la fotografia della battaglia:daunapartecisonoicattivi, dall’altra i buoni. Se chiedessimo a un bambino in quale squadra vuole giocare, direbbe la più forte. Se glielo chiedessimo di nuovo, stavolta avvertendolo che la squadra più forte è quella dei cattivi, direbbe che vuole giocare con loro. L’Isis è così: accoglie chi vuole vincere facendogli credere che vincerà. Alessandro Orsini,autoredi“Isis–Iterroristipiù fortunati del mondo e tutto ciò che è stato fatto per favorirli”, si espone già a partire dal titolo che non ammette equivoci, ma domande. La prima: perché i terroristi sono i più fortunati del mondo? La seconda: perché qualcosa è stato fatto per favorirli? Per rispondere bisogna sfogliare la margherita saltando il giochino del “questo sì, questo no”; quindi sfogliarla e basta. Orsini, allora, ha presoinmanoquestamargherita,l’ha vista in tutti i suoi lati, l’ha portata in battaglia, ha fatto sfidare con dati e storie il gruppo più oscuro e temuto e il resto del mondo. A partire dalla famosa disgrazia delle Torri gemelle, quando nel 2001 morirono 2974 persone in seguito al dirottamento di due aerei che si schiantarono proprio sui due grattacieli. Successivamente gliStatiUniti,guidatiallaCasaBianca da George Bush, organizzarono l’attacco contro il capo della banda nemica Bin Laden. Da qui comincia la caccia al tiranno che ha esposto a favore del pubblico più teste che cuori. Da qui odio e distruzione diventeranno pane quotidiano. Da qui, allora, una questione interessante, così sintetizzata, che dice che i terroristi attaccano solo se attaccati. È il caso dell’America, protagonista dei bombardamenti già prima dell’11 settembre. Ora, senza parlare di casi e statistiche (presenti nel libro), spieghiamo che l’Italia non ha (ancora) subìto nessun attacco, ma solo intimidazioni, perché di fatto non ha mai attaccato i terroristi. Poi si arriva in trincea, dove c’è l’amore. Che c’entra, si direbbe, l’amore? L’amore non è una roba per cuori deboli. I cuori deboli, se messi davanti all’amore, muiono ogni giorno. E Orsini dice: i terroristi sono diventati terroristi perché non avevano amore. Dove? Nelle case, prima di tutto. I terroristi sono figli di genitori divorziati, sono figli di genitori adottivi, fratelli di un fratello ucciso dall’Occidente e, quindi, vendicativi. Ma non per nascita, L’ARTICOLO [Campanari] A cura di Daniele Campanari
  • 35. 35 unareligionechedàtantavitaquantanetoglie.Perché,ancheinquestoOrsini è chiaro, l’Isis è accogliente, vive in un posto meraviglioso paragonabile al Paese dei giocattoli e attraverso la pubblicità riesce a ottenere un numero sempre crescente di adepti. Così il giovane senza amore viene convinto a esplodere vicino al nemico. Ossia l’Occidente, l’infedele: un uomo libero . ALESSANDRO ORSINI: Alessandro Orsini è Direttore del Centro per lo Studio del Terrorismo dell’Università di Roma “Tor Vergata”, Research Affiliate al MIT di Boston, docente di Sociologia del terrorismo alla LUISS, editorialista del quotidiano “il Messaggero”, docente di Sociology alla Loyola University Chicago (Rome Center). I suoi studi sul terrorismo, tradotti nelle principali lingue europee e in persiano, sono apparsi sulle maggiori riviste scientifiche internazionali specializzate in studi sul terrorismo classificate in Fascia A dall’Anvur. I suoi studi sono stati riportati sul sito del Governo Italiano e sul sito del MIT. Raymond Boudon ha definito “importanti” i suoi studi, di cui ha chiesto la traduzione al direttore della rivista francese “Commentaire”, Jean-Claude Casanova. Ha partecipato a oltre ottanta dirette televisive su Rai Uno, Rai Tre, LA7, Mediaset TgCom24 e Sky News. ISIS, RAGAZZI IN CERCA DI AMORE terroristi non si nasce perché “Se ciò è vero, dobbiamo accettare il fatto drammatico e impressionante che anche i nostri figli potrebbero essere terroristi”. Lo accettiamo e Orsini racconta le storie dei kamikaze esplosi tra la gente in nome di Allah: “Se i fratelli Kouachi fossero vissuti in uno dei quartieri più ricchi di Roma, circondati dall’amore dei genitori, avrebbero avuto una vita completamente diversa e, magari, starebbero scrivendo queste pagine almioposto”.Storiedigiovanirubati alla vita, convinti che la squadra del terrorismo fosse imbattibile. Storie che i telegiornali non ci hanno raccontato, storie che non ci avevano detto così drammatiche. Storie, quindi, di “terroristi fatti in casa”. Questo lo sappiamo. Infatti gli attentatori di Charlie Hebdo, gli attentatori del Bataclan di Parigi erano ragazzi cresciuti proprio in Europa. Da qui nasceva un percorso fatto di cambiamenti, a partire dal nome, rivolti all’aggregazione con
  • 36. 36 Lastampantedel largoformato(monocromatica e a colori) più veloce di sempre, con un risparmio di oltre il 50% sui costi di produzione.
  • 37. 37 A guardarlo attraverso lo schermo del computer Piero Balzoni sembra un tipo bizzarro. Non dico esteticamente, perché così è proprio una persona normale, ma per effetto di questa proiezione che porta dritti alle aragoste. Si chiama Come uccidere le aragoste il romanzo d’esordio dello scrittore romano. Un romanzo che mi dice che Roma non è carina. Bizzarro, sembra. Attualità [in-ter-vì-sta] a cura di Francesca Cerutti
  • 38. 38 Fundraising/crowdfunding, raccolta fondi: se una delle tre parole ti perseguita almeno una volta al giorno o una alla settimana, se non hai ancora capito che cosa indichino realmente queste parole: sei nel posto giusto e tra poche righe scoprirai il perché, o almeno ti darò qualche indizio! Facciamo qualche passo indietro. In questi ultimi anni sono sempre di più le organizzazioni non profit, le associazioni e le fondazioni che hanno bisogno di raccogliere fondi per sostenere le proprie attività. Vuoi i tagli che arrivano dal servizio pubblico, vuoi la maggiore richiesta di aiuto che si sta rivolgendo verso quella parte di terzo settore che si occupa di sociale, ecco che molte di loro si rivolgono a dei fundraiser per pianificare e strutturare la propria raccolta fondi. Fundraiser, cioè persone che fanno raccolta fondi, donne e uomini che fanno un lavoro di strategia, analisi, marketing, comunicazione. Un lavoro che non ti permette di stare fermo a guardare, ma che richiede conoscenza, preparazione e un grande senso etico. Vista l’ampia richiesta di fundraiser o di persone specializzate nel settore, sono nati in questi anni molti corsi di formazione che vi insegnano come approcciarvi a questa nobile e affascinante arte e soprattutto formarvi su questi argomenti. Sono per tutti i gusti e per tutti i livelli, si intrecciano con il marketing, la comunicazione, l’economia e sono tenuti in molti casi da professionisti che lavorano nel settore e che ogni giorno si ritrovano a dover studiare strategie per raccogliere fondi per le più disparate organizzazioni. Si passa dai livello accademico del Master in Fundraising dell’Università di Bologna (che si tiene nella sede di Forlì), della durata di un anno, fino ai corsi in formato settimana o weekend. E infine c’è lui: il Festival del Fundraising che è il punto di riferimento che tutti i fundraiser italiani hanno, quel momento dell’anno durante il quale ci si incontra,cisiraccontaesipartecipa a delle sessioni formative, una full immersion dove ci sono relatori da tutto il mondo che raccontano le loro strategie di fundraising: successi e soprattutto insuccessi, perché si impara davvero tanto anche da quelli. Quest’anno il Festival del Fundraising è tornato ancora una volta nella splendida location dell’Hotel Parchi del Garda, dall’11 al 13 maggio. Scegliere quali sessioni seguire è stato difficilissimo, avrei tanto voluto essere come Hermione Granger e avere a disposizione una giratempo. Quest’anno è iniziato un po’ sottotono, con una plenaria iniziale di grandi nomi, ma poco emozionante rispetto allo scorso anno, ma fortunatamente la prima sessione che ho scelto mi ha dato la spinta giusta per vivere il festival alla grande. Ho seguito “Avrei voluto pensarci io”, capitanata da Francesco Ambrogetti, una sessione non formativa, ma colma di idee, fundraiser che raccontavano idee fantastiche che gli avevano fatto cambiare il modo di fare fundraising, di approcciarsi a questo mondo. Poi ci sono state numerose sessioni sul digital, perché la raccolta fondi da qualche anno guarda a questo mondo dal quale ancora si raccoglie poco, ma che inizia a dare buoni frutti, anche se molti fundraiser sostengono che la carta, e quindi le lettere inviate tramite posta, non morirà mai. Tra una sessione e l’alta non sono poi mancate le chiacchiere tra fundraiser, perché al festival la formazione continua, anche quando la sera rientri in camera e parli con i tuoi compagni di stanza e dici quante belle idee ti sono venute, cerchi di capire cosa hanno carpito loro dalle sessioni dove tu non sei riuscito ad andare e in pochi istanti sono le 3 del mattino e di lì a quattro ore la tua sveglia
  • 39. 39 rinfrescarti le idee e confrontarti con i colleghi di tutta Italia. Perché fare fundrasing ti permette di migliorare il mondo in cui vivi, ma restando sempre fortemente radicato a terra: prima di tutto concretezza e pian piano i sogni si realizzano. Piano piano si ottengono i cambiamenti, bisogna crederci e applicare le giuste strategieconumiltàeperseveranza. E se a questo punto vi state chiedendo se tutto questo si può fare anche con la cultura, beh, la risposta è sì, si può fare! per saperne di più: vai al sito suonerà. Una cosa che non manca mai al Festival è il divertimento! Una sera è sempre dedicata infatti a una festa a tema, quest’anno siamo andati nel Far West e l’hotel si è riempito di fundraiser in jeans, stivaliecamiciaquadrettata.Perché i fundraiser possono sembrare dei freddi amministrativi, ma in realtà sono persone molto creative che adorano passare il tempo insieme! L’ultimo giorno poi è stato quello delle lacrime, grazie alla plenaria finale con Alberto Cairo e Kumi Naidoo, che hanno regalato delle emozioni uniche a tutta la platea. Kumi Naidoo, International Executive Director di Greenpeace, un uomo che ci ha ricordato l’importanza della disobbedienza nel momento in cui si persegue un bene comune, un uomo cresciuto sulle orme di Nelson Mandela, un uomo che ha fatto suo il motto “I have a dream” di Martin Luter King. Se gli occhi iniziavano a diventare lucidi, le lacrime hanno iniziato a scendere nel momento in cui ha preso la parola Alberto Cairo che, con estrema umiltà e semplicità, ha raccontato quello che fa ogni giorno da più di 20 anni a Kabul. In mezzo alla guerra lavora con chi ha perso gli arti, li riabilita, ridona loro la dignità di esseri umani. Perché non sono disabili, ma persone che hanno voglia di riscattarsi. Alberto Cairo ha creduto in loro, in quelle persone che hanno perso anche entrambe le gambe a causa delle mine antiuomo, ha creduto in loro e loro hanno creduto in lui. Sono riusciti a spronarlo, lui, un uomo poco favorevole al cambiamento, grazie alla loro voglia di vivere, di riscatto ha accettato di creare insieme una squadra di basket in carrozzina che è volata fino in Giappone per scontrarsi con le squadre di Cina, Australia, Corea del Sud e Giappone. Perché la voglia di vivere è più forte di qualsiasi dolore. “Le hanno perse tutte” ha detto Alberto, ma volete mettere cosa significa essere lì a giocare? Il Festival in questi anni è cresciuto, cosìcomeècresciutoilFundraising in Italia, e, anno dopo anno, grazie ai feedback dei partecipanti e allo staff che lo organizza, che posso assicurare è sempre sul pezzo, viene dato spazio ai nuovi strumenti di raccolta fondi. Partecipare al Festival del Fundraising è un investimento importante se vuoi iniziare a lavorare in questo mondo e se già ci lavori è fondamentale per
  • 40.
  • 41. 41 “At-tensione” alla poesia (di Pacioni), è un passaggio no-look “Il bollettino dei mari alla radio”, dove il Mediterraneo è nome con più terra che mare «Spero le mie risposte siano adeguate alledomande.Vadofuoritemaspesso». Banalmente rispondo: «Bello andare fuori tema!». «Bello anche rientrare (in tema)». «O fuoriuscire rientrando», aggiungo ancora più scontato. Eppure lui mi segue: «For forcludere». Ops, ignoranza: forclusione, «in psicanalisi, termine introdotto da J. Lacan (1901-1981) per indicare la cancellazione definitiva di un evento dalla memoria psichica, fino al punto da divenire causa di malattie psicotiche». Capite come discutere di poesia con Marco Pacioni, autore de “Il bollettino dei mari alla radio” (Aguaplano, 2015) ma anche di “Neuroviventi” (Mimesis, 2016), sia affare assai piacevole. Il primo è un libro di poesia e ce ne occupiamo, il secondo un saggio cui non possiamo non far cenno nel quale a suo modo il verso, l’arte di comporre un verso, di generarlo è intimamente legata. «In economia, in biologia (biopolitica) e in tante altre cose, l’io è il primo fattore dell’accumulazione che vorrebbe sbarrare l’impulso o l’emozione pensante degli umani (in certa misura anche degli animali) che è quella indicata da Aristotele come politica. Per Aristotele prima che individuo e famiglia, l’umano è abitante di una comunità. Per molti aspetti, le neuroscienze vogliono contenere dentro l’individuo – nel suo cervello – la propensione politica che fa umani gli umani». O ancora: le neuroscienze vorrebbero pensare l’uomo senza ilsuocontestosociale.Cosac’entra la neuroscienza con la poesia? Per l’io, per l’eco di quell’io che non finisce mai, per l’ego smisurato dell’io che rimbomba. «Non credo molto autorialmente all’io. Credo che “animale politico” significhi prima di tutto noi e tu. Ho delle parole percosìdire“proibite”inpoesia:“io”e “come” comparativo». Nei versi si legge chiaramente che “nell’ amnesia dello sgolo piomba il suicida a rimproverare il pericolo che poesia è fatta per andare non per restare disperata allucinazione paradiso artificiale” (sogno di Baudelaire/in sogno). Tanto che il libro di Pacioni non è soltanto suo, è una specie di animale poetico, quasi un sogno: le fotografie sono di Alessandro Celani (anche alcune poesie), certi Poesia [po·e·sì·a/] a cura di Simone di Biasio
  • 42. 42 testi appartengono ad altri autori ancora. E poi un poeta che rinuncia al “come” è come un animale assai raro. Pardon, è un animale assai raro. La similitudine si fa analogia, riduzione, immedesimazione, è già dentro. O dietro. «Ti girerai sempre andando avanti Orfeo e angelo della storia». Che cos’è, allora, questa poesia? Spiega Pacioni: «Lo stare tra due movimenti.Orfeomiinteressa soprattutto per il gesto di voltarsi e non tanto per dove quel gesto approda e cosa ciò possa significare. Mi interessa il doppio movimento del corpo che va verso una direzione, ma ne guarda anche un’altra. Vedo questo stesso movimento in stasi, questa “at-tensione” di Orfeo nell’angelo della storia di Benjamin». Chissà se il peta ammiri o reputi poesia l’ultimo passaggio no-look di Ronaldo, se il calcio possa dirsi gesto politico (guardando) sempre altrove. Di certo guarda fisso quando c’è da fissare (questo libro è un piano sequenza nutrito «molto di prosa filosofica e musica (soprattutto barocca e noise), fotografia, cinema, arte»): “anziano camicia a righe maniche al gomito moschettone al passante rifà i tavoli del bar quasi invisibile vorrebbe esserlo davvero finge la pensione d’ammazzare il tempo che sia lì per caso anche tu ti neghi ai suoi occhi per evitarvi/ che gli sguardi balenino di vergogna” Questo camminare in avanti con la coda dell’occhio pronta a voltarsi somiglia proprio a una migrazione. “Un magrebino s’è assorto mesto ma non pensa al bambinello guarda i trucioli di legno sparsi che mimano il suo deserto e i muri ocra dal sole arsi sta un attimo riprende lo zaino lo ringhiotte il mattino e per le vie del centro riconfuso agli altri non è più che un gest” ringhiotte pare un ringhio, un verso animalesco. Il libro diventa naturalmente una riflessione sull’attualità. Fuori dai versi Pacioni mi confida qualcosa di tremendamente vero: «Mi ha colpitomoltoilrecentefilmdiRosi, “Fuoco ammare”. I miei “a capo” sono a metà tra le suggestioni del ritmo del bollettino ai naviganti e una “poétique du blanc” che recepisce la lezione ondeggiante e frangente del “Medi-terraneo”. Mi viene sempre da riflettere sul fatto che anche nel nome di questo mare è ancora troppo protagonista la terra». Il mare, i ricordi: chi non ne conserva? Pacioni non si sottrae: «Ricordo me seduto in una cucina con mio nonno mentre preparava il caffè di mattino presto e lo strano ritmo della voce che dà le notizie dei mari ai naviganti (sentiamo lo scarto in versi: «di mattino presto in una cucina una cuccuma di fortuna traboccante sul fornello il bollettino dei mari alla radio che riporta al sopore la vertigine del corpo». Una voce che sembrava uscisse da un congegno meccanico e che però ha la strana capacità – così a me pare – di rendere umana proprio la macchina. Il mare è poi, secondo me, una dimensione eminentemente politica in un paese che, come l’Italia, ha paradossalmente sviluppato con il mare un rapporto conflittuale, non pacificato». Voglio svelare un segreto: a Roma c’è il mare. “La tastiera sdentata dei sampietrini roventi durissima Roma ogni tua città d’infanzia slogata di giunture discinta di crepe eterna cava cantiere (…) il boato sfuma tra le statue algide e penitenti oltre i ponti il colosso e il vuoto massimo scema inanellandosi al raccordo e oltre dove la città sciama”. Non sentite le orde infrangersi sui sampietrini? Il verbo sciamare torna spesso, come tornano gli
  • 43. sciami. Quello dell’avviso ai naviganti, il brusìo bianco, lo sciame di gente, lo sciame di voci, dove «intanto ti consumi d’opportunità sogni i sogni vai a oltranza e imprendi te stesso nella giungla del mercato ti imbarchi e navighi a vista». Non è una semplice critica, badate bene: dall’uomo animale politico, poetante qui siamo all’uomo delle risorse umane: già, ma quali risorse? Le risorse finiscono, e la fame? «Siate più affamati di quello che già siete finora è stata solo una lunga rincorsa gli esperti di risorse umane danno il meglio con parole a strascico sui corpi» e «a fine già terminata a riinizio sempre in forse all’intanto all’incanto tu muori ma fa curriculum». Mettetevi comodi, siamo per giungere a destinazione: «l’alba ha spento i neon». Anche questo verso sarebbe stato uno splendido titolo: qui lo rubo a conclusione.
  • 45. 45 Little Readers [Piccole letture/ori] Little Readers è la rubrica dedicata ai nostri piccoli lettori ma, a bene vedere, non solo a loro! Scopriamo le novità più interessanti del momento per leggere insieme a mamma e papà. Consigli di lettura pronti all’uso e per soddisfare tutti i gusti e tutte le età!
  • 46. 46 Così per Sport di Andrea Valente e Ignazio Fulghesu, Lapis Edizioni, 208 pagg, 10 euro Com’è nato il gioco del calcio? E il rugby? Perché le Olimpiadi si chiamano così? Una carrellata di 24 racconti tra cronaca, leggenda e fantasia arricchiti da interessanti pillole di curiosità. Con il suo stile fresco e leggero, Andrea Valente racconta ai ragazzilestoriediatletinotissimi e di altri quasi sconosciuti, passa in rassegna gli aneddoti e le vicende che hanno fatto la storia degli sport: da quelli più popolari a quelli più insoliti, dagli sport di squadra a quelli individuali, dall’Antica Grecia ai giorni nostri. Con l’avvicinarsi delle Olimpiadi 2016, Lapis Edizioni, arriva in libreria con un libro da leggere tutti insieme! Per tutta la famiglia Palla Rossa e Palla Blu, Maicol e Mirco, BaBAO, Bao Publishing, 240 pagg, 18 euro PallaRossaePalaBlusonoamici per la pelle. Fareste meglio a non dire a Palla Rossa che Palla Blu non è proprio tondo come lui, perché si arrabbierebbe moltissimo. In fondo, si sa, l’amicizia arrotonda tutto. Il sorprendente libro per l’infanzia di Maicol e Mirco è un oggetto delizioso e coloratissimo, che parlerà dritto al cuore dei bambini che lo leggeranno, anche di quelli grandi! BaBAO è la collana dedicata ai più piccoli di Bao Publishing, Palla Rossa e Palla Blu è una delleprimeuscite.Apropositola casa editrice è in cerca di autori, Young Writers, siete avvertiti! Età di lettura: 1-4 anni L’isola dei conigli di Zita Dazzi, Coccole Books, 128 pagg, 10 euro Una piccola isola, una banda di bambini senza paura che vive un’estate all’insegna di fantastiche avventure, una casa disabitata... o forse no! L’isola dei conigli è un luogo immaginario, ma tanto simile a quelli dove si incrociano le rotte dei profughi di questi anni, lo scoglio in mezzo al Mediterraneo dove si svolge questa storia, dove tra fantasia e realtà si incrociano le avventure di un gruppo di bambini, la loro scuola, la vecchia maestra che parte e il destino di un popolo senza patria, che fugge dalla guerra. Età di lettura: 9 anni
  • 47. 47 NinodiIsol,Logosedizioni,60pagg, 16,50 euro Un giorno come tanti, in un quartiere come tanti, accade qualcosa che interrompe l’ordinario susseguirsi delle giornate: un neonato cade letteralmente dal cielo. “Prendetelo, prima che cada!” grida la madre. “Ce l’ho! Ce l’ho!” si agita il padre. Questo nuovo volume illustrato firmato da Isol racconta dell’arrivodiunnuovobambino e di come questo evento trasformi la vita quotidiana di tutti quelli che lo circondano. Si tratta di un essere alieno, in viaggio da un posto lontano e sconosciuto; sarà necessario un lungo processo di adattamento del bambino al mondo… e del mondo al bambino. Per tutta la famiglia Che figura! di Cecilia Campironi, Quodibet, 64 pagg, 12 euro Metafora, metonimia, palindromo... sono solo alcune delle figure retoriche che arricchiscono la nostra lingua e che servono a capire e a raccontare la realtà. Tutti noi le usiamo, in modo naturale e spesso senza rendercene conto. “Che figura!” le trasforma in personaggi strambi e divertenti: dal Signor Litote che ormai ha il torcicollo a forza di fare no con la testa, a Miss Enfasi che sembra vivere a teatro, fino a magoOssimoro,chesirinfresca colfuocoesiscaldacolghiaccio.