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ASSESSORE AL BILANCIO, TRIBUTI, PERSONALE, PATRIMONIO E DECENTRAMENTO
Bilancio di Previsione 2016
Relazione dell’Assessore Passoni
E’ questo l’ultimo bilancio di previsione della consiliatura. A poche
settimane dal voto è evidente che questo bilancio sarà governato pienamente
dal prossimo Consiglio e la prossima Giunta. Non per questo ci siamo sottratti
al rigore e all’impegno che l’elaborazione di un documento così importante
necessita. Abbiamo compiuto scelte e individuato priorità di intervento; definito
ambiti da potenziare e nuove iniziative da mettere in campo.
Non si tratta quindi di un bilancio tecnico, ma dell’ultimo atto di
programmazione di questa Giunta. La prima scelta compiuta, la bussola che ha
guidato il lavoro mio e degli uffici, è stata quella di non modificare il perimetro
delle risorse assegnate ai settori delle politiche sociali, dell’istruzione e della
cultura. Partendo da questo punto fermo, possiamo dire che tutto il resto è
venuto di conseguenza.
Fare un bilancio politico significa scrivere attraverso cifre e numeri il
libro delle cose da fare per assicurare una buona qualità della vita a chi nasce
in questa città, a chi arriva da altre parti del mondo e a chi la sceglie per
abitare, studiare e lavorare. Per costruire una Torino in cui, citando Gabriel
Garcia Marquez, valga la pena far cresce i propri figli.
Il bilancio 2016 rappresenta il momento centrale per l’entrata a regime
della riforma contabile per gli Enti Locali che non hanno partecipato alla fase
sperimentale. Il nuovo sistema contabile dal D.Lgs118/2011 e dal DPCM
28/12/2011 ha comportato una serie di innovazioni sia dal punto di vista
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finanziario e contabile che dal punto di vista programmatico gestionale. In
sintesi le principali novità sono:
- nuovi schemi di bilancio con una diversa struttura delle entrate e delle
spese;
- previsione delle entrate e delle spese anche in termini di cassa per il primo
esercizio di riferimento;
- diverse attribuzioni tra Giunta e Consiglio in termini di variazione di bilancio;
- previsione dei nuovi piani dei conti integrati sia a livello finanziario che a
livello economico patrimoniale e introduzione al bilancio consolidato a partire
dal 2017 sull’esercizio 2016;
- nuovo Documento Unico di Programmazione al posto della vecchia Relazione
Previsionale Programmatica.
Alcune di queste modifiche le avete potute apprezzare anche voi
analizzando i documenti che sono oggi all’attenzione dell’Aula, altri
diventeranno operativi nel corso dell’esercizio finanziario. La struttura del
bilancio è visibilmente più sintetica rispetto al precedete schema; la spesa è
articolata in missioni, programmi e titoli sostituendo la precedente struttura
per titoli, funzioni, servizi e interventi. L’elencazione di missioni e programmi
non è discrezionale, ma tassativamente definita dalle norme. Per quanto
riguarda le entrate la tradizionale classificazione per titoli, categorie e risorse è
sostituita da titoli e tipologie.
Per gli uffici comunali questa nuova impostazione contabile ha
comportato la riscrittura del bilancio, con nuove procedure informatiche e
nuovi codici. Un lavoro lungo e complesso non sempre supportato
adeguatamente dal CSI. L'avere a disposizione una adeguata procedura
informatica avrebbe dovuto essere il presupposto indispensabile per affrontare
con serenità questa "rivoluzione" in materia contabile. Si è invece dovuto
costantemente guidare passo passo la software house verso le soluzioni
richieste dalla "armonizzazione contabile" . Ma ci siamo riusciti, grazie ad un
impegno collettivo degli uffici di portata veramente straordinaria.
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Come ogni documento finanziario, anche il bilancio della Città di Torino
parla soprattutto attraverso i dati numerici. E sono proprio questi a
confermare, anche per il 2016, un trend che, ormai da anni, prosegue senza
soluzione di continuità e i 5 milioni in meno, rispetto a quanto erogato l’anno
passato, di rimborsi compensativi Imu-Tasi trasferiti dallo Stato, rappresentano
l’ennesimo segno tangibile di una tendenza ormai inarrestabile. In buona
sostanza - come si usa dire colloquialmente per esprimere in sintesi le
conseguenze di una serie di scelte, azioni e decisioni - continua la contrazione
dei trasferimenti dallo Stato, ormai diventati quasi ininfluenti per le voci di
entrata e, di fatto, ormai prossimi a scomparire.
Lo conferma ancora una volta l’ANCI, chiamato a dover rispondere alla
solita polemica sulla fiscalità degli enti locali. Proprio qualche giorno fa Piero
Fassino ha scritto su Repubblica che “non si può seriamente parlare degli
incrementi della fiscalità locale senza contemporaneamente fornire i dati
relativi ai tagli subiti in questi anni dai Comuni, i quali dal 2010 a oggi hanno
visto ridotte le loro risorse per circa 18 miliardi di euro, cifra in alcun modo
compensata dagli incrementi molto più bassi della fiscalità locale. Per altro
andrebbe sempre ricordato che gran parte dell’introito fiscale su casa e beni
immobili viene incamerato dallo Stato, lasciandone ai Comuni una esigua
parte.”
A complicare il lavoro di chi ha dovuto “far quadrare i conti” per redigere
un bilancio capace di assicurare le risorse necessarie a far funzionare la
macchina comunale, a garantire standard di offerta elevati per i servizi ai
cittadini e a rispondere alle complessive esigenze della città, non sono
disponibili, a fronte di una domanda in continua crescita, risorse aggiuntive.
Anzi, le nuove norme in materia di bilancio hanno richiesto l’ampliamento
del fondo crediti di dubbia esigibilità: nel 2016 questo deve coprire il 55 per
cento - lo scorso anno era del 36 per cento - delle somme difficilmente
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incassabili, con una conseguente immobilizzazione di risorse da destinare alla
spesa corrente pari a 56 milioni di euro, contro i 28 milioni del 2015.
A conti fatti, l’abolizione dell’ Imu relativa ai fabbricati di categoria D,
l’ampliamento del fondo crediti di dubbia esigibilità e la mancata copertura al
100% dell’abolizione della TASI da parte del Governo, ha ridotto ulteriormente
gli spazi di manovra della spesa. Insomma, come dice il titolo di un
interessante libro di Stefano Boeri, ancora una volta siamo stati chiamati a fare
di più con meno.
Nonostante ciò, non si è fatto ricorso alla leva della fiscalità, peraltro in
parte bloccata ormai da anni, e si è potuto contare, per la parte in conto
capitale, su limitate risorse derivanti dagli oneri di urbanizzazione il cui gettito
si sta stabilizzando su un livello molto basso.
Le scelte quindi che la Giunta ha compiuto per l’elaborazione del bilancio
2016 possono essere così sintetizzate:
- continuare a mantenere alta l’offerta dei servizi sociali, educativi e
culturali garantendo loro lo stesso budget di risorse del preventivo 2015;
- non aumentare la pressione fiscale per cittadini e imprese;
- sostenere la programmazione culturale della Città e dei tanti soggetti che
contribuiscono a realizzare il “cartellone Torino”;
- intensificare lo sforzo nella progettazione e realizzazione di interventi di
manutenzione straordinaria del patrimonio pubblico;
- proseguire la realizzazione di opere infrastrutturali e di interventi di
riqualificazione urbana;
- continuare nell’operazione di riduzione dell’indebitamento.
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Il bilancio 2016 della Città pareggia a 1 miliardo e 238 milioni di euro. Le
entrate tributarie saldano in 829 milioni di euro, con un calo di 1 milione
rispetto al 2015, mentre quelle extratributarie (canoni, concessioni, interessi e
fitti attivi, mense e contravvenzioni) aumentano di 5 milioni di euro per un
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importo pari a 307 milioni di euro. Tra le entrate tributarie, ovviamente, la
riduzione maggiore è legata alla cancellazione della Tasi (114 milioni di euro in
meno), mentre il Fondo di Solidarietà Comunale e il gettito Imu crescono,
rispettivamente, di 71 e 35 milioni di euro.
Dalla tassa di soggiorno si prevede di incassare 1 milione di euro in più
rispetto al 2015 e 6 milioni di euro in più dal recupero di imposte e tasse degli
esercizi precedenti. Un contributo significativo alle entrate è dato quest’anno
dal dividendo delle nostre partecipate che si attesta a 21 milioni di euro.
Sul fronte della spesa, risparmi sono stati ottenuti agendo sul costo del
personale (da considerare che il numero dei dipendenti è sceso a 9.950 dagli
11.800 pre-blocco del turnover), di beni e servizi, sui trasferimenti e sui
contributi.
Nonostante questi numeri nel corso di questi anni, pur considerando il
contenimento del turn over ed i limiti imposti dalle leggi, la Città ha assunto
circa 600 dipendenti con particolare attenzione all'Area Vigilanza, ai Servizi
Educativi, ai Servizi Tributari e Civici, utilizzando gli strumenti previsti dalla
normativa (concorsi, stabilizzazioni, conversione contratti di formazione lavoro,
mobilità esterna, riammissioni in servizio).
Il piano di assunzioni di Palazzo Civico prevede, per l’anno in corso,
concorsi pubblici per assistenti sociali, educatori socio-assistenziali, assistenti
domiciliari e altre figure professionali. Un emendamento al DUP predisposto
dalla Giunta da contezza dello sforzo che l’Amministrazione farà nei prossimi
anni: nuove assunzioni a tempo indeterminato che fanno seguito alle 132 già
effettuate nel 2015, rese possibili dallo sblocco solo per il personale della
scuola e/o per le graduatorie vigenti dal 2010 e che, nello specifico, hanno
riguardato 55 insegnanti di scuola materna, 45 educatori asili nido, 11 tra
assistenti tecnici, educativi e sociali, 15 istruttori amministrativi e 6
responsabili amministrativi.
Anche quest’anno il bilancio non porta con sé, in entrata o in uscita,
previsioni di “eccessivo ottimismo”, ma neppure spinge alla rassegnazione e
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allo sconforto. La massima prudenza finanziaria resta il principio guida per un
previsionale che deve saper coniugare contenimento della spesa, risposta alla
crescente domanda di servizi e, al contempo, sostenere azioni di sviluppo con
l’obiettivo di creare le condizioni per cogliere ogni opportunità di ripresa
economica e rilancio occupazionale del territorio.
Anche i principali istituti di studio e analisi segnalano elementi di crescita
dell’economia reale. La Banca d’Italia registra come nei primi mesi di
quest’anno l’attività economica abbia beneficiato del riavvio della manifattura
cui si sarebbe aggiunto il consolidamento della ripresa nel settore dei servizi e
nel comparto edile. Anche il Rapporto “Going for Growth 2016”, presentato
dall’OCSE in occasione dell’ultimo G20 finanziario, ha riconosciuto all’Italia la
capacità di intraprendere un percorso di fuoriuscita dalla crisi attraverso
l’adozione di un importante programma di riforme. In questo quadro l’OCSE
ritiene che, se le riforme in corso verranno attuate nella loro completezza nel
prossimo biennio, queste potrebbero rafforzare la crescita media annua del PIL
pro capite di 0,6 punti percentuali nei prossimi sei anni.
Ulteriore elemento di fiducia in una ripresa ormai avviata arriva
dall’Unione Europea. La lettera che lunedì il vice presidente della Commissione
Valdis Dombrovskis e il Commissario agli Affari Monetari Pierre Moscoviti hanno
inviato al Governo conferma la possibilità per il nostro Paese di utilizzare
maggiore flessibilità: lo 0,50% del PIL per quanto riguarda le riforme
economiche, dello 0,25% in relazione agli investimenti infrastrutturali, dello
0,04% per i costi legati alla gestione della crisi rifugiati e dello 0,06% per i
costi dovuti all'emergenza sicurezza. L’auspicio è che questi spazi di flessibilità
vengano usati per far ripartire la crescita attraverso politiche espansive, per
favorire la ripresa dei settori produttivi e industriali e consentire così una
ripresa dei consumi.
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Si consolida anche nel 2016 la scelta di non destinare alla spesa corrente
entrate straordinarie e non ripetibili. Il 2016 è il quarto anno consecutivo in cui
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riusciamo a tenere fede a questo impegno e posso affermare con soddisfazione
che ormai questa è diventata una scelta strutturale del bilancio.
Sul fronte delle imposte sulla casa, rispetto allo scorso anno, dal punto di
vista legislativo va registrata la cancellazione della TASI, mentre per quanto
riguarda l’IMU, ad aliquote invariate rispetto all’anno scorso, sono state
introdotte significative novità.
Per l’imposta sugli immobili sono state infatti previste aliquote più basse
per sale cinematografiche, startup e per i proprietari di alloggi o di locali
commerciali che decidono di rivedere il contratto d'affitto, proponendo agli
inquilini o, se si tratta di un negozio agli esercenti, una riduzione del canone di
locazione.
Da alcuni anni il settore commercio paga in modo evidente le
conseguenze della più generale crisi economica ed uno dei fattori che ne
rallenta la crescita, anche se certo non l'unico, è rappresentato dal caro affitti.
Per questo abbiamo deciso di introdurre la possibilità di abbassare le aliquote
per i proprietari di locali commerciali che, per andare incontro alle richieste
degli affittuari, decideranno di ricontrattare e abbassare l’importo del canone di
locazione. Uno sconto di un punto percentuale (dal 10,6 al 9,6 per mille) nel
caso di una riduzione del canone annuo compresa tra il 10 e il 20 per cento,
che sale a due punti percentuali (dal 10,6 all’8,6 per mille) se è superiore al 20
per cento.
Inoltre, sono previste riduzioni delle aliquote (dal 10,6 al 9,6 per mille)
dell’imposta sui locali utilizzati come cinema e per le unità immobiliari di
proprietà o concesse in locazione a imprese startup (dal 10,6 all’8,6 per i primi
due anni di attività). Oggetto di agevolazione saranno anche le librerie e altri
ruoli di cultura (a cui manca una categoria catastale propria) per le quali potrà
essere istituto un apposito fondo di compensazione destinato a coprire
l’importo di un punto percentuale dell’aliquota intera sulla di una convezione da
stipulare con gli esercenti.
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Agevolazioni che, come ulteriore misura antisfratto per quelle famiglie a
cui la crisi ha sottratto una parte consistente della propria capacità reddituale,
abbiamo scelto di estendere anche ai proprietari di alloggi che hanno stipulato
con gli inquilini contratti a canone libero. Ciò al di contenere le spese per la
casa e abbassare l’incidenza dell’affitto sul reddito di famiglie economicamente
già in difficoltà. Sono misure che si aggiungono a quelle governative che
prevedono la riduzione del 25 per cento sull’aliquota Imu per gli immobili locati
a canone concordato e del 50 per cento della base imponibile per le unità
immobiliari concesse in comodato a parenti di primo grado, a condizione che il
comodante non possieda più di due immobili. Per questi immobili noi abbiamo
confermato l’aliquota agevolata al 7,6 per mille (di fatto, il proprietario paga il
7,6 per mille sulla metà della base imponibile).
Sulla tassa raccolti rifiuti, che ricordo deve coprire per legge il 100 per
cento del servizio di igiene ambientale, vengono confermati gli sconti per le
famiglie a basso reddito e le agevolazioni per il commercio ambulante.
La Tari 2016, dopo diversi anni, peserà un po’ meno su cittadini e
imprese (meno 0,5 per cento per tutte le categorie). Sono confermate, come
detto, le agevolazioni sulle tariffe per le famiglie a basso reddito con una
diminuzione del 45% per redditi Isee fino a 13mila euro, del 30% per quelli
fino a 17mila euro e del 20% per i redditi Isee fino a 24mila euro, a cui si
aggiungono quelle sulle attività economiche e, in particolare, la riduzione del
30 per cento per gli ambulanti dei mercati definiti tecnicamente aree a
posteggio singolo (aree con al massimo sei operatori). Inoltre, nell’ambito di
un progressivo contenimento della produzione di rifiuti si è deciso di
incentivare nei mercati, attraverso una riduzione fino al 30 per cento della
parte variabile della tariffa, la sostituzione dei contenitori in legno, cartone e
plastica con cassette riutilizzabili.
Ho voluto ricordare questi elementi di novità anche se il Consiglio ha già
approvato, e quindi discusso, le delibere che stabiliscono le aliquote delle
imposte e delle tariffe, perché oggi approviamo alcuni emendamenti che
ampliano e integrano quel sistema di tutele. Inoltre è solo nel bilancio
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complessivo che possiamo apprezzare l’impiego e l’importanza che il complesso
delle entrate tributarie hanno nell’equilibrio complessivo.
Anche quest’anno prosegue l’impegno dell’Amministrazione sul recupero
di tasse ed imposte non riscosse negli esercizi precedenti. La previsione di
incasso è di 38 milioni di euro, con un incremento di 7 milioni di euro rispetto
allo scorso anno. Confermata inoltre la possibilità, introdotta nel 2015, di
consentire ai soggetti morosi, famiglie e imprese, di dilazionare i mancanti
versamenti: dalla tassa rifiuti all'Imu, dall'occupazione del suolo pubblico alle
mense scolastiche, passando per le multe. L’obiettivo era ed è quello di dare la
possibilità ai cittadini di stringere un patto con l’Amministrazione, invitandoli ad
aderire ad un piano di rientro del debito attraverso rate dilazionate su più anni
(massimo 60 mesi). E’ bene ricordare che non si tratta di un condono, né è
previsto alcuno sconto sul debito complessivo, ma di un estremo tentativo di
sostenere famiglie e imprese in difficoltà. L’aumento della morosità è infatti
uno degli aspetti della crisi che sta colpendo il nostro Paese, a cui cerchiamo,
anche attraverso questo strumento, di porre rimedio.
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Note positive quest’anno riguardano le risorse destinate agli investimenti.
Le entrate da concessioni edilizie passano dai 12 milioni del 2015 a 15, dando
così il segno di un settore che seppure ancora in crisi, presenta segnali di lieve
ripresa. Crescono, passando da 28 a 62 milioni, anche i contributi provenienti
da altri enti: ben 40 milioni dallo Sato, di cui 24 per il Passante, 17 dalla
Regione e 5 da altri enti. Sono numeri che ispirano un moderato ottimismo e
fanno intravvedere le primi luci al fondo del tunnel di una crisi segnata in modo
particolare dal calo dell’occupazione nel settore dell’edilizia e, più in generale,
in tutte quelle professioni collegate alle opere pubbliche: elettricisti,
carpentieri, giardinieri, stradini.
Penso che i 240 milioni che il bilancio 2016 investe in conto capitale –
comprensivi anche del fondo pluriennale vincolato per spese in conto capitale -
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possano anch’essi contribuire a sostenere la ripresa di un settore che, più di
altri, ha patito gli effetti della recessione.
Oltre al completamento dei lavori avviati, penso al passante ferroviario,
al completamento della linea 1 della metropolitana e al bando per la
progettazione della linea 2, nel 2016 saranno nuovamente finanziati – anche
attraverso il ricorso al credito bancario - gli interventi di manutenzione
straordinaria del suolo, per i quali sono destinati 27 milioni di euro, per le
opere nelle scuole per altrettanti 27 milioni di euro, mentre per la
manutenzione degli edifici municipali e della cultura sono destinati 41 milioni e
15 milioni per il verde cittadino
Ovviamente non sono queste le uniche risorse a disposizione dei settori.
Gli investimenti vengono finanziati anche con l’utilizzo degli oneri di
urbanizzazione, che non abbiamo destinato a spesa corrente, che saranno
destinati a nuovi investimenti e che ammontano a circa 15 milioni, oltre che
dall’utilizzo delle economie di mutuo che eventualmente si verificheranno nel
corso dell’esercizio.
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Prosegue con costanza la diminuzione del debito della nostra Città che
scende di altri 90 milioni di euro e si attesta intorno ai 2,8 miliardi, ritornando
così ai livelli dei primi anni Duemila. Nell’ultimo quinquennio, il debito è sceso
di mezzo miliardo di euro. Non posso nascondere un pizzico di orgoglio per
un’operazione che ha consentito di ottenere risultati significativi sul fronte della
situazione debitoria, senza ridurre l’ambizione di fornire i migliori servizi
possibili e continuare a sostenere il processo di trasformazione urbana. Numeri
che non possono essere smentiti e che rispondono più di ogni altro commento
a chi invoca inutili “audit esterni”.
Entrambe le agenzie, Fitch e Standard & Poor’s, chiamate
semestralmente a giudicare l’affidabilità creditizia della Città di Torino, hanno
evidenziato la capacità di Palazzo Civico nel proseguire una politica di bilancio
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contraddistinta da contenimento della spesa, stretto controllo dei conti e
riduzione progressiva del debito complessivo.
Un attestato di fiducia da parte degli analisti delle due agenzie
internazionali che ipotizzano anche, in prospettiva, la possibilità di
miglioramento del rating della Città se sarà conservata la prudenza usata nella
gestione finanziaria dell'ente, proseguita una politica di bilancio attenta e
rigorosa e se continuerà il trend di riduzione del debito sia in relazione al suo
ammontare complessivo, sia alle prospettive temporali di ammortamento.
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Questo bilancio è frutto del lavoro e della professionalità di persone che
con dedizione hanno accompagnato il percorso della difficile stesura. A tutti
loro va il mio ringraziamento per la professionalità e la capacità indiscussa. Un
grazie anche alla Giunta e al Sindaco per la collaborazione nella formazione del
bilancio e ai Revisori dei Conti per la loro delicata funzione e che per la prima
volta analizzano il revisionale della Città. Un grazie particolare per il lavoro
svolto dal Presidente e dai consiglieri nella prima commissione e nelle altre,
anche per i tempi ristretti e la complessità dei temi affrontati.
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Non ho mai nascosto all’Aula e all’opinione pubblica le sfide che
abbiamo dovuto affrontare in questi cinque anni: dall’uscita dal patto di
stabilità nel 2011 per pagare imprese e fornitori, alla decisione di coniugare,
giorno dopo giorno, rigore e crescita; dai continui cambi normativi che ci hanno
fatto riscrivere più volte il bilancio in corso d’esercizio, agli effetti negativi che
la crisi ha prodotto anche sui conti pubblici.
Abbiamo governato questa Città in uno dei momenti storici più
complicati e difficili degli ultimi 40 anni. Lo abbiamo fatto tenendo fede agli
impegni che ci eravamo assunti 5 anni fa: far crescere Torino senza lasciare
nessuno indietro. Posso dire oggi con orgoglio che siamo riusciti nell’impresa di
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coniugare risanamento e crescita senza mai rinunciare a continuare nella
trasformazione della nostra Città.
Lascio a chi verrà dopo un bilancio trasparente, conti in ordine, e un
settore comunale con grandi professionalità.
Concludo con un invito a tutti noi e lo faccio con le parole di un mio
grande maestro politico, Enrico Berlinguer: “Ci si salva e si va avanti se si
agisce tutti insieme e non uno per uno”. Questo vale in tutti i settori della vita
sociale e, in particolare, in quella politica. Ho tenuto come bussola di
riferimento questa frase nei cinque anni in cui ho avuto l’onere e l’onore di
gestire il bilancio della Città. Ho messo a disposizione di Torino e di questo
ideale tutto il mio entusiasmo, tutta la mia passione e tutta la mia competenza.
Lunedì 23 maggio 2016