L’obiettivo, per la sinistra, per ogni elezione, non dovrebbe essere (solo) quello di vincere le elezioni, ma dovrebbe essere quello di realizzare i cambiamenti che si promettono: e, per realizzarli, ovviamente si deve poter disporre delle risorse economiche necessarie.
VINCOLI AD UN PROGRAMMA DI SINISTRA PER LE AMMINISTRATIVE
1. Estratto dal sito
www.ilfuturomigliore.org
VINCOLI AD UN PROGRAMMA DI SINISTRA
PER LE AMMINISTRATIVE
sergio benassai
1. Per realizzare il programma sono necessarie adeguate risorse economiche
Giustamente nelle discussioni in corso nell’ambito del centrosinistra e della sinistra in merito alle
prossime elezioni amministrative si pone (si prova a porre) l’accento sul programma, prima ancora
che sulle candidature (anche se con risultati non esaltanti).
A tale proposito quello che però sembra mancare (o comunque non è ben sottolineato) è il nodo
delle risorse economiche.
Un’attenta valutazione dell’attuale stato dei bilanci comunali e una seria ipotesi di bilancio
preventivo per gli anni futuri non è una resa all’imperio dell’economia sulla politica: è solo
necessario buon senso.
L’obiettivo non dovrebbe essere (solo) quello di vincere le elezioni, ma dovrebbe essere quello di
realizzare i cambiamenti che si promettono: e, per realizzarli, ovviamente si deve poter disporre
delle risorse economiche necessarie.
2. Un bilancio chiaro e veritiero
In questo senso si dovrebbe in primo luogo avere una chiara idea del bilancio del comune che ci si
propone di amministrare, facendo chiarezza su alcuni punti nodali:
- l’effettivo deficit di bilancio allo stato attuale (non sono certo molti i comuni che hanno un
bilancio attivo o almeno in pareggio)
- i debiti ai quali si deve necessariamente far fronte nei prossimi anni a causa degli impegni già
esistenti
- l’accertamento della presenza di strumenti finanziari derivati (predisponendo quindi un
programma di uscita da tale situazione)
- la stesura di un programma pluriennale di riduzione del debito (o vogliamo lasciare i debiti in
eredità alle future generazioni ?)
- una puntuale ricognizione dei diversi capitoli delle entrate e delle spese, indicando, alla luce delle
modifiche che si intendono apportare (per realizzare i cambiamenti che stanno alla base del
programma), una ipotesi sulle possibili entrate disponibili (contributi statali e regionali,
finanziamenti europei, imposte locali) e sulle spese (magari distinguendo fra spese ineludibili, quali
2. debito, servizi, personale, amministrazione, ecc. da una parte, e spese derivanti dall’attuazione del
programma dall’altra).
3. Un riferimento
Un buon esempio di come sia possibile predisporre un programma di cambiamento, individuando
nel contempo le risorse necessarie e precisando i principali capitoli di entrate e di spese (indicando
così quali entrate si possono rendere disponibili e quali spese si intendono privilegiare) è costituito
dal grande lavoro svolto da “Sbilanciamoci”, che ogni anno pubblica il rapporto “Sbilanciamoci!”,
con il quale avanza una proposta sul come usare la spesa pubblica per i diritti, la pace, l’ambiente.
Sbilanciamoci! parte dal presupposto che è necessario cambiare radicalmente la prospettiva delle
politiche pubbliche rovesciando le priorità economiche e sociali, per rimettere al centro i diritti delle
persone, di un mondo più solidale e la salvaguardia dell’ambiente anziché le esigenze
dell’economia di mercato fondata su privilegi, sprechi, diseguaglianze.
Per questo il rapporto “Sbilanciamoci!” costituisce in pratica una reale alternativa alla “Legge di
stabilità” elaborando ipotesi economicamente sostenibili.
4. L’illusoria partecipazione
Alcuni anni fa venne avanzata (e in alcuni casi realizzata) la proposta di promuovere “il bilancio
partecipato”: una forma di partecipazione diretta dei cittadini all’amministrazione comunale,
assegnando una quota del bilancio comunale alla gestione diretta dei cittadini.
Al di là di pochi esempi positivi non sembra tuttavia che questa forma abbia avuto un grande
successo.
Adesso si tenta comunque di sollecitare la partecipazione dei cittadini organizzando assemblee, con
l’obiettivo di enunciare i punti programmatici e ascoltare le richieste e le (poche) proposte dei
cittadini stessi.
Tenendo conto, specialmente nelle città più grandi, della infima percentuale di cittadini partecipanti,
sarebbe opportuno riconoscere che, al massimo, queste iniziative possono costituire uno dei tanti
strumenti di propaganda, ma non certo un sostanziale elemento di partecipazione attiva alla
definizione dei bilanci (e neppure dei programmi).