3. Stadi di Calabria
La storia del calcio calabrese attraverso i suoi templi
Sandro Solinas
In copertina: Catanzaro, Stadio Nicola Ceravolo (foto di Massimo
Carlostella)
Quarta di copertina: Morano Calabro (Edizioni Luigi Filomena)
Archivio fotografico: Roberto Romin
Impaginazione: Francesco Belsito
Prima edizione: ottobre 2022
www.facebook.com/groups/stadiditalia/
Stampato da Print Group – BooksFactory.it
Szczecin, Poland
Questo libro è stampato su carta certificata FSC, proveniente da fo-
reste gestite in maniera responsabile. L’autore rimane a disposizio-
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to possibile reperire la fonte. Dove non indicato in maniera differente,
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5. Stadi di Calabria
Nota dell’autore
Nota dell’autore
Sospettate di qualsiasi persona che voglia distruggere un’immagine
o tenti di sopprimere una pagina della storia.
(Ezra W.L.Pound)
Una storia calabrese, questo sono i nostri stadi. Un lungo racconto, un viaggio
della memoria attraverso mille ricordi di uomini e donne di una terra bellissima. Una
storia forse segnata da errori, sprechi, degrado, eccessi e approssimazione, ma anche
ricca di gloria, successo e talento. È questo, e nient’altro, che mi ha spinto a raccontare
le vicende passate degli stadi di Calabria. Il desiderio dì vincere il silenzio e l’oblio calati
sui tanti campi sportivi, dimenticati senza un vero perché pur essendo lo scrigno dei
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6. Stadi di Calabria
ricordi e delle emozioni per intere generazioni di sportivi calabresi. La loro storia, la
nostra storia. E lo scrivo consapevole di esser nato e cresciuto altrove, ben distante, ma
vicino a quella tribù del calcio che non conosce confini e distanze, oggi più che mai
impegnata a fare i conti con i signori del pallone che, colti da insano furore ideologico,
da anni hanno svuotato il giuoco più bello del mondo dei suoi contenuti identitari,
rituali, mitici, simbolici e di tutti quei risvolti passionali, sentimentali ed emotivi che
hanno sempre fatto la fortuna secolare di questo sport nazionalpopolare: il riconoscersi
in una squadra, nella sua storia, nella sua tradizione, nei suoi colori, nelle sue maglie, in
certi giocatori-simbolo, nel suo carattere, nella sua continuità assicurata dal passaggio di
testimone, di padre in figlio, sia in campo sia sugli spalti di quelle arene che ancora oggi
sono il terreno sacro dove proprio la tribù del calcio si riunisce. Perché ogni religione ha
bisogno dei suoi luoghi di culto, il calcio e il dio pallone non fanno eccezione.
Mi è tuttora difficile comprendere come nessuno si sia mai occupato di
raccontare la storia delle nostre arene sportive e mi ha molto colpito l’indifferenza, per
non dire l’avversione, che ho percepito spesso durante le mie ricerche, soprattutto negli
ambienti che più di altri dovrebbero invece sostenere, promuovere e valorizzare la storia
e le testimonianze dell’evoluzione del calcio locale come patrimonio di conoscenza utile
alla ricostruzione dei fenomeni sociali e della cultura sportiva regionale. Come ci ricorda
Marcello Veneziani, un osservatore della società attento e mai banale, viviamo in un
mondo prigioniero dell’attualità e dei suoi ferrei pregiudizi che ha da tempo perso ogni
legame con la storia, con la tradizione e con le identità, dove tutto si restringe al
presente globale vigente; un’onda nichilista che monopolizza e ridisegna la memoria del
passato e di ciò che siamo stati, forzosamente tradotto nel linguaggio corretto di oggi.
Certi libri devono essere scritti comunque, perché così sono alcune storie. Vanno
raccontate e basta. “Il mondo è fatto per finire in un bel libro” diceva Mallarmé, perché
lasciar fuori le vicende degli stadi? Una ricerca, più emozionale che tecnica, alla ricerca
del genius loci, lo spirito del luogo che racchiude passioni e sofferenze di ciascuna
comunità; quasi un romanzo collettivo, una cronaca infinita narrata da tutti noi, perché
nessun posto è più trasversale di uno stadio, un non-luogo magico dove si piange e si
esulta abbracciati a uno sconosciuto, uniti dallo stesso desiderio di assistere a uno
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7. Stadi di Calabria
spettacolo ludico e di essere parte di un rito collettivo. Stadi di Calabria nasce così, un
lungo viaggio attraverso gli impianti delle nostre città e dei nostri paesi - dalla Sila
all’Aspromonte, dallo Ionio al Tirreno, alcuni celebri alcuni poco conosciuti, alcuni
nuovi alcuni scomparsi - per riscoprire il fascino e la storia delle nuove arene che, come i
circhi e gli anfiteatri nell’antichità classica, sono ancora oggi i luoghi urbani deputati a
ospitare gli spettacoli sportivi e le manifestazioni di massa. Ieri le vecchie panche sui
tubi, oggi le nuove tribune colorate, domani chissà. ”Guai a quella città che non trovi
posto per il tempio”, ammoniva Demostene. Arriveranno nuovi stadi, si giocherà altrove,
forse in un contesto sociale e urbano del tutto inedito, all’interno di moderne e ardite
strutture dove - tra invadenti telecamere e connessioni ultraveloci, confortevoli
seggiolini e terreni sintetici di ultima generazione - troveranno spazio le future ambizioni
sportive degli atleti italiani e, con esse, nuove emozioni di polvere e sudore destinate per
sempre a convivere con i nostri sogni di ieri. Passioni senza tempo vissute tra quei vecchi
spalti che trasudano storia, tradizione e ricordi e che ci lasciano assaporare l’acre odore
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8. Stadi di Calabria
inebriante delle mille sfide infernali che ogni campo polveroso porta inevitabilmente con
sé, trascinandolo tra gli spalti al centro del cuore di ogni tifoso, l’unica vera arena che
poi conta davvero. Perché il calcio è di chi lo ama, come recitava un fortunato spot
televisivo. Ed è vero, il giuoco più bello del mondo non ha padroni. Ha le sue leggi, le sue
regole, semmai. Una delle più importanti dice che il calcio, quello vero, va vissuto sugli
spalti. Andateci allo stadio, fatelo davvero. È la vostra arena. Amatela. Rispettatela.
Bramatela.
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9. 89
STADI DI CALABRIA
PALMI (RC)
Stadio Giuseppe Lopresti
A Palmi, attivo centro agricolo, commerciale e balneare dell’omonima
piana (conosciuta anche come Piana di Gioia Tauro) posta tra il mare e le
pendici del Monte Sant’Elia, il calcio ha sempre faticato a trovare suffi-
cienti spazi giacché gran parte del territorio comunale è formato da una
Indirizzo: Piazza Maria De Maria – 89015 Palmi (RC)
Anno di costruzione: 1932
Capienza: 1.500
Amichevole Palmese-Reggina nel 1995 al Giuseppe Lopresti.
[Foto di Cosimo Sorbilli]
10. 90
serie di terrazzamenti collinari che degradano rapidamente sul mare della
Costa Viola attraverso un sistema di falesie, piccole spiagge e scogliere.
«Devo considerare Palmi come posta in una situazione così particolare da
essere difficilmente concepita dall’immaginazione umana, in quanto è al
di là della possibilità di un disegno» scriveva nel 1821 il viaggiatore ingle-
se Keppel Richard Craven, in A tour through the southern provinces of the
kingdom of Naples. Nonostante ciò l’Unione Sportiva Palmese 1912 vanta
una lunga e solida tradizione sportiva essendo una delle più antiche com-
pagini del panorama calcistico della Calabria, passata anche attraverso i
tornei di Prima Divisione e Serie C, oltretutto sfiorando la promozione al
campionato cadetto nel 1935 quando perse le finali contro il Taranto,
l’Andrea Doria e le Acciaierie Falck di Sesto San Giovanni. Nei primi ven-
ti anni di vita i pionieri pianigiani dovettero arrangiarsi per ospitare ami-
chevoli e gare ufficiose in quanto non vi erano in città impianti sportivi o
aree dedicate esclusivamente al football. Si giocava negli spiazzi offerti
dal centro storico – soprattutto Piazza Vittorio Emanuele e l’area sotto-
stante il cimitero, ma anche l’allora Piazza Maria Cristina (oggi Giovanni
Amendola), di fronte alla chiesa madre – oppure nelle grandi aree perife-
riche poste più in basso. A Palmi – come ricorda il giornalista locale Fran-
cesco Lacquaniti – già nei primi anni Venti cominciò ad essere avvertita
l’esigenza di poter disporre di un vero e proprio campo sportivo che con-
sentisse alla squadra di poter disputare un torneo ufficiale. Così, solleci-
tata anche da Sua Eminenza Lombardi, l’Amministrazione Comunale in-
caricò l’ingegner Calogero di progettare uno stadio nel rione Alfieri, ai
piedi del Monte Sant’Elia; il costo di 230.000 lire sarebbe stato finanziato
in buona parte da un contributo governativo che, tuttavia, tardò ad arri-
vare facendo slittare l’inizio dei lavori e portando a un ridimensionamen-
to della nuova struttura, il cui importo alla fine si ridusse a 150.000 lire,
più un secondo contributo per la realizzazione della tribuna centrale. I
lavori, condotti dalla ditta Repaci, iniziarono nel novembre del 1931 e
terminarono nell’ottobre dell’anno dopo con l’inaugurazione del “Campo
sportivo del Littorio”. La prima partita ufficiale fu giocata il 13 novembre
1932, un incontro tra la Palmese e la Pro Calcio Reggio Calabria, vinto per
5-1 dai padroni di casa e valido per il campionato di Seconda Divisione, il
massimo torneo regionale di quel periodo, terminato al primo posto
dall’ultracentenaria che in questo modo conquistò la promozione in Prima
Divisione, l’allora III livello del campionato italiano di calcio a carattere
nazionale. “Passarono gli anni – scrive Lacquaniti – e il Littorio divenne
un importante punto di riferimento sia per Palmi che per i paesi vicini e
lo fu ancor di più, nel dicembre 1932 e nel gennaio 1933, quando vennero
ospitate in amichevole le squadre ungheresi del Bocskay e del Buday ma,
PALMI
11. 91
STADI DI CALABRIA
soprattutto, nel gennaio 1934, quando si giocarono altre due prestigiose
gare che videro opporsi la Palmese del formidabile Buonocore, la stella
del sud, e dell’elegante Bonacciosi, alla Roma e alla Fiorentina”. La squa-
dra era formata quasi esclusivamente da giovani palmesi ed era sostenuta,
non senza sacrifici, dalla popolazione locale nel far fronte alle tante spe-
se. Lo stadio cambiò nome nel 1948, quando venne imposta una nuova
denominazione politica legata alla figura del partigiano romano e militan-
te socialista Giuseppe Lopresti, ucciso alle Fosse Ardeatine il 24 marzo
1944. Figlio di genitori palmesi (il padre era colonnello medico nel Regio
Esercito) trasferitisi nella Capitale, Lopresti è ricordato anche da una la-
pide marmorea posta sul muro perimetrale dell’impianto. Negli anni Cin-
quanta il polveroso terreno di gioco per il calcio era affiancato da un
campo di pallacanestro sul quale la C.S.I. Palmi disputò le gare interne
del campionato di Serie C 1954-55. Lo stadio, costruito in parte con le
vecchie macerie degli edifici distrutti dal terribile terremoto che all’alba
del 28 dicembre 1908 colpì Messina e la Calabria meridionale, nel corso
degli anni mutò aspetto più volte con i primi rudimentali spalti – più che
altro, dei semplici terrapieni – sostituiti via via da strutture più stabili.
Alla piccola tribuna coperta situata di fianco agli spogliatoi sul lato di Via
Medma fu aggiunta sul fronte opposto una più capiente gradinata, resa
asimmetrica dalla presenza di edifici posti lungo Via del Tracciolino, in
particolare una casa affacciata sul campo, rimossa negli anni Settanta, dai
cui balconi alcuni tifosi erano soliti seguire la gara. Molti anni dopo, con
la promozione dei neroverdi in Serie D al termine della stagione 2015-16
(a ventisette anni di distanza dall’ultima partecipazione ad un campiona-
to interregionale), vicino all’ingresso – nello spazio un tempo occupato
dal popolare settore prato – venne ripristinata la piccola tribunetta di
tubi metallici riservata ai sostenitori ospiti, già presente negli anni No-
vanta (e addirittura negli anni Settanta quando fu costruito in fretta e
furia un solo gradone per accogliere i tifosi del Messina). Fu inaugurata il
3 aprile 2016 in occasione della visita della Reggina. Poco tempo prima,
tra il marzo 2012 e il dicembre 2013, lo stadio palmese era rimasto chiuso
per inagibilità dovuta ai danni creati dal maltempo. Alla riapertura il Giu-
seppe Lopresti fu dotato di due campi di calcetto in erba sintetica, realiz-
zati nell’area un tempo coperta dal campo di pallacanestro; tre anni dopo,
grazie anche ai finanziamenti giunti dalla Provincia di Reggio Calabria, il
prato artificiale fece la sua comparsa pure sul terreno di gioco principale,
installato dalla ditta “Ediltecnica Costruzioni” di Lamezia Terme, impe-
gnata anche allo stadio “Gianni Renda” di Sambiase. Allora, per rispetta-
re le prescrizioni federali in materia di sicurezza degli impianti, ma anche
la regolarità delle dimensioni del terreno di gioco, si rese necessaria una
12. 92
serie di interventi tra cui anche l’eliminazione di alcuni gradoni degli
spalti – sia dalla gradinata, sia dalla tribuna – e una più adeguata riparti-
zione e separazione dei settori. Durante i lavori la Palmese disputò le
proprie gare interne di campionato nello stadio Giovanni Paolo II di Ro-
sarno, mentre la stagione 2015-16, sempre a causa dell’inagibilità del Lo-
presti, fu in buona parte giocata nell’impianto polivalente di San Giorgio,
dai più conosciuto come “il campo da rugby” poiché inizialmente destina-
to alla palla ovale, ubicato ai margini dell’omonimo quartiere lungo la SS
18 Tirrena-Inferiore. La sua costruzione, finanziata interamente con soldi
pubblici, venne approvata dal consiglio comunale di Palmi il 22 giugno
1989 e fu completata nel 1995 su progetto dell’architetto Saverio Saffioti.
Ristrutturato nel 2013 e per un breve periodo utilizzato dalla Palmese
come centro di allenamento, il complesso sportivo San Giorgio ha una
superficie totale di 40.000 metri quadri e dispone di due campi da gioco
PALMI
Il vecchio Campo Sportivo del Littorio nel rione Alfieri. [Foto Microsoft Bing]
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STADI DI CALABRIA
regolamentari in erba naturale, entrambi dotati di spalti (1.000 posti nel-
la tribuna centrale) e sistema di illuminazione artificiale, spogliatoi, bi-
glietteria ed uffici. Nel 2016 l’impianto fu dedicato alla memoria di Car-
letto Marino e Mimmo Savoia, i due indimenticabili gemelli del gol,
simboli di una generazione capaci di conquistare il cuore dei tifosi, due
uomini uniti nel campo e, purtroppo, anche nella malattia, scomparsi pre-
maturamente. Nella sua lunga storia lo stadio di Piazza De Maria ha ospi-
tato numerose sfide dei neroverdi contro squadre blasonate; non solo le
gare ufficiali contro il Bari, la Reggina, il Catania, la Salernitana, il Mes-
sina, il Lecce, il Benevento, il Crotone, il Foggia, il Cosenza, il Trapani, il
Latina, il Catanzaro e il Palermo ma anche diverse partite amichevoli or-
ganizzate contro squadre dell’Italia centrale e settentrionale con un pas-
sato in Serie A, tra cui il Padova, la Reggiana, il Modena, il Varese e, so-
prattutto, tre società poi laureatesi campioni d’Italia: ai già ricordati
incontri contro la Fiorentina e la Roma affrontate allo Stadio del Littorio
nel 1934, si aggiunse la sfida al Verona trent’anni più tardi. Tre gare pre-
stigiose e tre sconfitte onorevoli in cui la Palmese non sfigurò affatto di-
nanzi a un folto pubblico giunto anche dai paesi limitrofi. Furono invece
giocate entrambe in trasferta, a Catania e a Siderno, le due partite di
Coppa Italia 1938-39. Da ricordare anche i sei derby cittadini con la Juve
Palmi e quelli, accesissimi, contro la Vigor Palmese (squadra con cui i
neroverdi si fusero il 17 agosto 1980), disputati tra gli anni Sessanta e
Settanta in mezzo a infinite sfide contro la Gioiese per il primato della
Piana. Memorabile fu l’intero campionato di Eccellenza Calabria 2014-15,
dominato dalla società neroverde dalla prima all’ultima giornata, finendo
alla ribalta delle cronache calcistiche nazionali per aver frantumato tutti
i record della categoria: in trenta turni di campionato disputati la squadra
neroverde registrò 28 vittorie, 1 pareggio ed 1 sconfitta, 85 punti conqui-
stati su 90 disponibili, 15 vittorie su 15 partite giocate al Lo Presti, 76 gol
segnati e solamente 16 subiti, ben 21 punti di vantaggio sulla Vibonese
seconda in classifica e +26 di media inglese. Non sorprende che allora la
Palmese fece registrare anche la migliore media punti di tutti i campiona-
ti nazionali dalla Serie A fino all’Eccellenza. Tra gli eventi non sportivi
ospitati sul campo di Palmi una menzione speciale meritano senz’altro i
concerti di Mietta (1991), Marco Masini (1993), Pooh (1996), Gino Van-
nelli (2000) e Gigi D’Alessio, quest’ultimo esibitosi il 12 agosto 2012 per
festeggiare il centenario della Palmese durante la presentazione della
squadra per la nuova stagione. Inoltre, nel 1996, nello stadio fu tenuta la
Fiera di San Rocco, evento solitamente svolto per le vie del centro storico.
Da ricordare, infine, che all’interno dell’impianto è collocata una struttu-
ra che, fino al 2013, conservava “u cippu”, la base in legno sopra la quale
14. 94
viene costruito il carro votivo della Varia di Palmi – la festa popolare che
si svolge l’ultima domenica di agosto in onore di Maria Santissima della
Sacra Lettera, patrona e protettrice della città – patrimonio orale e imma-
teriale dell’umanità.
PALMI
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STADI DI CALABRIA
SCALEA (CS)
Stadio Domenico Longobucco
Lo Scalea, nato nel lontano 1912, nei primi anni di attività utilizzò
come terreno di gioco spiazzi improvvisati e “campi sportivi” di for-
tuna come quello di “Cimalonga”, “’A’Marina”, e “’U’Pont(i)”. Tra
questi ve n’era uno anche nella vasta area di località “Arenella”,
nella periferia sud del paese, sul quale poi – sul principio degli anni
Indirizzo: Via Fazio Degli Uberti – 87029 Scalea (CS)
Anno di costruzione: 1950
Capienza: 600
Anni Cinquanta. Scalea, il vecchio ponte, lo stadio comunale all’Arenella,
la Torre Talao e la vasta pianura a sud della città.
16. 126
Cinquanta – venne realizzato l’attuale stadio comunale, grazie so-
prattutto all’interessamento di due mecenati dell’epoca, il pugliese
Peppe Russo (padre di Giacinto, talentuoso terzino dell’U.S. Scalea
a cavallo degli anni Settanta) e il rag. Curzio Cialli, proveniente dal
Nord e nonno di Sergio Bergamo, noto farmacista locale. Il terreno,
oltre un ettaro di spazio compreso tra le attuali Piazza Rosario Rus-
so, Via Attilio Pepe e Via Fiume Lao, già in epoca fascista ospitava
un campo in terra battuta con porte improvvisate, successivamente
allargato e dotato di un muro di recinzione (danneggiato dalle piog-
ge e dal forte vento di tramontana a metà degli anni Sessanta e poi
ancora, nel 1981, sul lato lungo Via Fiume Lao), infine attorniato da
una pista per l’atletica delimitata da mattoncini rossi messi nel ter-
reno in modo diagonale, uno accanto all’altro. Come ricorda il gior-
nalista e scrittore Nando Manco, direttore del periodico Diogene
Moderno, in un pezzo scritto assieme all’amico e collega Enzo Greco
«a nord, il campo era delimitato da ‘u canalu “a galia”, le cui acque
nei mesi piovosi servivano agli atleti per dissetarsi e lavarsi. Allora,
la doccia e il tè freddo al limone erano sconosciuti. Nei mesi estivi
per dissetare gli atleti venivano portate al campo alcune “vummule”
d’acqua. L’incarico di consegnarle, assai ambito tra i giovani, veni-
va dato ai ragazzi appassionati di calcio meritevoli. Ovviamente il
campo sportivo era sprovvisto di spogliatoi, previsti solo tempo
dopo nella parte sud del campo, sul lato mare. Il giorno dell’incon-
tro di calcio gli atleti si cambiavano in un locale del paese, poi in
tenuta sportiva si avviavano al campo seguiti da tutti i tifosi. I gio-
catori più fortunati portavano con sé un asciugamano al collo, per
asciugarsi il sudore al termine della partita. Al loro passaggio i pa-
esani applaudivano. Il pallone che serviva per la partita veniva por-
tato, in bella mostra, da un ragazzo da tutti ritenuto fortunatissimo.
In Piazza Caloprese un grande striscione annunziava: “oggi INCON-
TRO DI CALCIO”. Le partite al campo sportivo “Comunale” vede-
vano un pubblico numeroso appassionato e competente». Sul lato
nord, come probabile retaggio dei fastosi archi di ingresso del Ven-
tennio, erano state realizzate le due grandi entrate monumentali, in
parte tuttora esistenti, composte da due alte colonne e una tettoia
in cemento poste sopra le cancellate in metallo di accesso al campo
sportivo. Quello posto all’incrocio tra Via Attilio Pepe e Via Fiume
SCALEA
17. 127
STADI DI CALABRIA
Lao crollò nel 1982 in occasione del primo concerto di Vasco Rossi
a Scalea, per consentire l’entrata degli enormi TIR al seguito. Fu
successivamente ricostruito in forma più contenuta, con colonne
ridotte e senza tettoia. L’anno preciso di inaugurazione della strut-
tura di fatto non risulta menzionato neppure tra le vecchie carte
dell’archivio comunale, ma si ricorda che lo stadio di Scalea nacque
sostanzialmente assieme al campo comunale “Mario Tedesco” della
vicina Praia a Mare, pur se la società sportiva scaleota venne forma-
ta qualche decennio prima rispetto alla squadra dei cugini praiesi.
«Per l’impianto dedicato alla memoria dell’ex portiere titolare della
forte GIL – PRAIA (martire di guerra decorato alla memoria, perito
nei pressi di Zara nel 1942 a soli vent’anni durante un’azione di
polizia contro le forze ribelli) – prosegue Manco – le carte parlano
chiaramente di un completamento dell’opera avvenuta tra la prima-
vera e l’estate del 1952 con conseguente targa “alla memoria dell’at-
leta e dell’Eroe di Guerra” apposta all’ingresso dello stadio». Quel
periodo, il 1953, riporta anche al tragico incidente di giuoco capita-
to a Emilio Morrone, sfortunato e coraggioso portiere della società
sportiva “Eugenio Sicilia” di Cosenza. Nel corso di una partita sul
campo di Scalea, l’aitante Morrone, allora ventitreenne, venne col-
pito con un calcio alla testa da un avversario, riportando una com-
mozione cerebrale. Si era arrivati quasi alla fine del primo tempo e
il ragazzo fu accompagnato negli spogliatoi ma, mancando qualsiasi
assistenza sanitaria, rimase ad attendere che la partita finisse. A
fine gara, le condizioni dello sventurato giovane portiere si erano
talmente tanto aggravate che, trasportato tardivamente in una cli-
nica della vicina Belvedere Marittimo, per lui purtroppo non ci fu
più nulla da fare. La sua tragica fine commosse tutta Cosenza e
l’intera Calabria e subito partirono le pratiche per intitolare alla
sua memoria lo stadio comunale che da “Città di Cosenza” cambiò
allora denominazione in “Emilio Morrone”. Successivamente, nel
1955, anche la società Polindomita decise di cambiare nome diven-
tando la popolare “Emilio Morrone” che onorò in questo modo il
nome di Cosenza e la memoria del giocatore, sia in Serie D, sia nei
campionati regionali. La Morrone arrivò anche a giocare due derby
in Quarta Serie con il Cosenza nella stagione 1974-75 e varie sfide
con lo Scalea nei campionati di Eccellenza e Promozione prima di
18. 128
terminare la propria attività nel 1990 per poi essere rilevata e ripor-
tata alla ribalta da un gruppo di giovani imprenditori nel 2015, pas-
sando in soli quattro anni dalla Terza Categoria all’Eccellenza.
Quanto al vecchio stadio Morrone, nell’area un tempo occupata dal
campo oggi sorge un parco comunale e con lo stesso nome in peri-
feria sul finire degli anni Ottanta fu costruito un altro impianto di
dimensioni più ridotte. Con la costruzione del campo sportivo co-
munale di Scalea, l’intera area circostante, un tempo brulla e deser-
tica, diventò più frequentata e popolata; le prime costruzioni appar-
vero timidamente negli anni Sessanta per poi essere attorniate dal
boom del cemento, iniziato dieci anni dopo e terminato nella nota e
inarrestabile speculazione edilizia che coprì, senza esclusione alcu-
na, l’immensa pianura per dare vita alla nascente Nuova Scalea.
Negli anni Sessanta, l’amministrazione comunale dell’epoca dotò il
campo sportivo di una spartana tribunetta in cemento, di fatto “un
muro obliquo mancante di gradoni che consentiva la seduta, dopo
un’avventurosa e pericolosa arrampicata, solo nell’ultima parte su-
periore”. Dopo un po’ di anni la febbre del cemento spinse final-
mente il Comune a completare la selvaggia opera con la costruzione
di più confortevoli gradoni, in modo da consentire al pubblico di
assistere alle partite seduto. Nel 1971, l’U.S. Scalea (allora A.C. per
la fresca fusione con la Talao, società che riprendeva il nome dalla
vicina torre aragonese simbolo di Scalea) diventò Campione d’Italia
Juniores nella indimenticabile finalissima disputata in notturna al
Marescotti di Ladispoli (Roma) contro i friulani della Sangiorgina.
Esattamente mezzo secolo dopo, nel mese di giugno 2021, una si-
gnificativa manifestazione è stata organizzata presso lo stadio per
ricordare l’impresa, culminata con la Benemerenza Sportiva conse-
gnata da parte della Lega Calcio ai dirigenti, ai giocatori e allo staff
tecnico dell’epoca, ricordati anche con l’intitolazione di una parte
del parco comunale, Villa Kennedy. Nell’occasione nelle mani
dell’attuale presidente Pino Bono – ex portiere, bandiera e capitano
dello Scalea – fu anche riconsegnata la Coppa Italia Dilettanti Re-
gionale, conquistata nel 2011 dall’U.S. Scalea 1912, all’epoca guida-
ta dal Presidente Francesco Rovito. Un prestigioso titolo da esibire
nella già nutrita vetrina dei trofei conquistati ed esposti nella sede/
museo del sodalizio bianconerostellato, molto visitato e apprezzato,
SCALEA
19. 129
STADI DI CALABRIA
in particolar modo, dalle scolaresche e dalle società sportive che
ogni domenica arrivano a Scalea in trasferta. In occasione dei fe-
steggiamenti, a pochi metri dal museo del calcio, sul muro esterno
degli spogliatoi è stata eretta una enorme lapide in marmo con tutti
i nomi e cognomi dei protagonisti di quella fantastica e memorabile
impresa del 1971; un tributo che va a fare compagnia ad altre targhe
marmoree di tesserati scaleoti prematuramente scomparsi, come il
fortissimo portiere Alberto Farace e l’allenatore Aldo Pasquino,
“caduto” sul campo di Cetraro durante un allenamento, e l’indi-
menticato dirigente e scopritore di talenti calcistici Mario Cardillo,
al quale il 27 dicembre 2020 è stata intitolata la tribuna coperta
centrale con un bellissima tabella/ricordo. Nel 1976, dopo una peti-
zione popolare promossa dallo stesso Pino Bono assieme a France-
sco Sciannimanica, il “Comunale” cambiò denominazione, passan-
do a ricordare la memoria del compianto Domenico Longobucco,
giovanissimo fratello del celebre e pluriscudettato calciatore scale-
ota Silvio Longobucco, tragicamente deceduto nello stesso anno in
un incidente autostradale avvenuto nei pressi di Polla (SA), mentre
con amici rientrava dall’Umbria. Nello stesso periodo, sul finire de-
gli anni Settanta, furono altresì installati i pali per il sistema di il-
luminazione artificiale del terreno di gioco che consentì alla locale
comunità sportiva di assistere, finalmente, alle gare anche dopo il
tramonto; e in notturna cominciarono a essere disputati anche ma-
nifestazioni e seguitissimi tornei estivi che vedevano la regolare
partecipazione di diversi calciatori professionisti in vacanza sulle
sponde calabresi (in tempi non troppo lontani furono presenti an-
che due campioni come Luca Toni e Antonio Cassano, in precedenza
si ricordano apparizioni di Liguori, Savoldi, Bui, Mazzeo, Rizzo,
Mondello e Salvatori). La partita più attesa, da allora disputata di
sera, era indubbiamente quella del 15 luglio (vigilia della Madonna
del Carmine, Santa Patrona di Scalea), la consueta sfida tra una
rappresentativa di calciatori di Serie A e B e quella zonale. E prese-
ro il via allora anche i grandi concerti dei cantanti e dei gruppi più
in voga dell’epoca: i Pooh, Miguel Bosè, Banco del Mutuo Soccorso,
Biagio Antonacci, Riccardo Cocciante, Francesco De Gregori, Pino
Daniele, Antonello Venditti, Gloria Gaynor ed altri ancora suonaro-
no allo stadio di Scalea, sul quale fece tappa anche il Cantagiro
20. 130
presentato dal grande Mike Bongiorno che quella sera vide la parte-
cipazione di Donna Summer. Prima di allora al campo dell’Arenella
si era visto solamente il casco d’oro della giovanissima Caterina
Caselli, esibitasi nel ‘66. Sempre negli anni Settanta, nello spazio
adiacente allo stadio sul lato sud oggi occupato dalla Piazza Rosario
Russo, l’amministrazione comunale in carica progettò un bellissimo
campetto da tennis recintato e corredato di capienti spogliatoi e di
una graziosa tribunetta. Un altro campo da tennis in terra battuta,
ancora più datato, sorgeva sul fronte opposto ma venne rimosso
negli anni Ottanta quando, al culmine della speculazione edilizia,
fu deciso di tagliare la curva e il muro perimetrale del campo spor-
tivo sul lato nord per allargare la strada comunale, diventata con gli
anni troppo stretta e poco praticabile per il traffico a motore. Nelle
intenzioni del Comune, l’intero impianto era successivamente de-
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Il Longobucco ai giorni nostri, attorniato dallo sviluppo urbano del rione Arenella.
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stinato a lasciare spazio all’ennesimo parco turistico abitativo per
case vacanze. Fortunatamente nel 1990 il cambio di amministrazio-
ne comunale salvò lo stadio dalle ruspe e portò, invece, sensibili
miglioramenti alla struttura, resa più funzionale qualche anno dopo
con nuovi e moderni spogliatoi e la costruzione di una tribuna co-
perta prefabbricata, in grado di accogliere all’incirca seicento spet-
tatori, in luogo della vecchia gradinata sul lato ovest. Con l’avvento
del nuovo millennio – e, più precisamente, nel 2008 – l’amministra-
zione comunale guidata dall’allora giovane sindaco Mario Russo (al
suo secondo mandato) apportò nuovi ammodernamenti e migliorie
alla struttura, tra cui la sostituzione del terreno di gioco in terra
battuta con un prato verde sintetico di ultimissima generazione, al-
tamente drenante, il potenziamento dei riflettori ai bordi del campo
e l’installazione di una moderna e robusta rete perimetrale protet-
tiva ai lati della nuova pista rossa in tartan. Questo, assieme ad altri
interventi minori, fece in parte perdonare all’ex primo cittadino,
l’infelice e impopolare decisione di rimuovere, dopo oltre trent’an-
ni anni dalla sua realizzazione, il campetto da tennis che negli anni
Settanta era diventato il fiore all’occhiello dello sport cittadino con
la frequente disputa – specialmente nel periodo estivo – di impor-
tanti tornei seguiti sempre da un folto pubblico assiepato nella bel-
la tribunetta, anch’essa rimossa. La realizzazione di una discutibile
e sostanzialmente inutile piazza mise la parola fine al progetto che,
nella mente e nelle intenzioni di molti, avrebbe dovuto sviluppare
l’area in un attrezzato e moderno centro sportivo cittadino per più
discipline. Nel 2015, su iniziativa degli ultras dello Scalea, una serie
di murales all’interno ed all’esterno delle mura di cinta furono rea-
lizzati per mano del maestro Ciriaco Licursi. Tra il 2018 ed il 2019
ebbero invece luogo i lavori finanziati con i centomila euro ricevuti
da LND (Lega Nazionale Dilettanti), ICS (Istituto di Credito Sporti-
vo) ed ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia) nell’ambito
di un progetto sul miglioramento ed efficientamento energetico de-
gli impianti sportivi. Sotto la direzione dell’ing. Fazio un impianto
solare termico venne installato sugli spogliatoi, una piccola tribuna
in tubi Innocenti venne approntata sul lato est come settore ospiti
ed un restyling fu operato al manto sintetico, bisognoso di interven-
ti di ripristino. Impossibile ricordare tutte le grandi sfide ospitate al
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campo dell’Arenella nel corso della sua lunga storia. Una menzione
particolare merita però la gara amichevole del 4 novembre 1985
che, in un nuvoloso lunedì pomeriggio, vide la squadra di casa con-
frontarsi con la rappresentativa UNICEF guidata da Diego Armando
Maradona, in campo assieme ai fratelli Hugo e Lalo. La gara, dispu-
tata su un terreno allentato dalla pioggia caduta nella notte, fu l’u-
nica apparizione del pibe de oro in uno stadio calabrese. Da ricorda-
re senz’altro anche la gara amichevole con la Nazionale Militare che
nel mese di febbraio del 1996 scesa al Longobucco con una forma-
zione di talentuosi campioni in erba, tra cui tre futuri campioni del
mondo a Berlino dieci anni più tardi, Del Piero (nell’occasione in-
fortunato, si vide solo per il calcio d’inizio), Cannavaro e Pirlo (gio-
carono anche Pagotto, De Ascentis Giunti, Morfeo, Del Vecchio e il
cosentino Stefano Fiore). E, ancora, le sfide memorabili con le riser-
ve dell’AC Milano (di ritorno da Palermo dopo una tournée al Sud)
il primo settembre 1933, il Venezia (B) nel mese di marzo 1964 con
lo scaleota Nino Cardillo in campo per i lagunari; poi il Catanzaro
di Palanca nel 1987 (e nel 2001, con Bitetto), la Cavese di Liguori e,
in diverse occasioni, il Cosenza (si ricordano le apparizioni del
1991-92 con Reja alla guida dei lupi capitanati in campo da Gigi
Marulla e quella del 23 gennaio 2014 nell’anno del Centenario dei
rossoblù).
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Un sentito ringraziamento va ai tanti compagni di viaggio che mi hanno
fatto strada in questo lungo e appassionante cammino attraverso gli stadi
di Calabria. Senza il loro aiuto e il loro incessante sostegno non avrei mai
avuto la possibilità di realizzare questo libro. Spero un giorno di poterli
incontrare, magari in curva, e stringere loro la mano. Antonio Argentieri
Piuma, Bruno Arena, Carmine Barbaro, Giuseppe e Luca Bosso, Carmine
Bruno, Carmine Capellupo, Marco Celentano, Pasquale D’Ettore, Giacin-
to De Pasquale, Simone, Antonella e Angelo Esposito, Vincenzo Federi-
co, Antonio Foresta, Felice Foresta, Ettore Gallo, Domenico Giorgi, Enzo
Greco, Francesco Lacquaniti, Sebastiano La Ferla, Francesco La Gamba,
Fortunato Laganà, Adriano Macchione, Vincenzo Maesano, Nando Man-
co, Giovanni Monte, Matteo Monte, Antonio Morello, Eugenio Palmieri,
Luigi Palmieri, Sebastiano Primerano, Gianluca Rizzaro, Martino Rizzo,
Antonio Romano, Domenico Romeo, Giovanni Scorzafave, Giuseppe Ser-
ranò, Rocco Simone, Lorenzo Speziali, Francesco Spina, Vittorio Suriano,
Antonello Tufo, Domenico Varrà.
RINGRAZIAMENTI
24. Sandro Solinas è nato a Pisa nell’aprile
1968 ed è cresciuto a Roma, dove si è laure-
ato in Economia e Commercio con una tesi
sul celebre caso del calciatore Jean-Marc
Bosman. Appassionato di Storia Medievale
e Letteratura del Fantastico, ma anche fe-
dele lettore di John Fante e Joseph Conrad,
da oltre quindici anni si occupa di storia
degli stadi di calcio in Italia. “Stadi di Ca-
labria” è l’ultima opera dedicata al mondo
delle arene, dopo “Vecchi Spalti, storie di
stadi che non sono più tra noi” e il primo
immortale lavoro, “Stadi d’Italia, la storia
del calcio italiano attraverso i suoi templi”, pubblicato in più edizioni e
con vari editori a partire dal 2008. Degni di menzione sono senz’altro i vo-
lumi realizzati per il CONI e l’Istituto di Credito Sportivo nel 2014 e 2017,
introdotti dalle prestigiose prefazioni di Malagò, Tavecchio, Uva e degli
allora Ministri per lo Sport. Il lavoro di ricerca sulla storia delle strutture
sportive nazionali ha portato, inoltre, l’autore a diverse collaborazioni tra
cui vanno ricordate la rubrica “Arene di cuoio” apparsa per lungo tempo
su Lazio Style 1900, rivista ufficiale della prima squadra della Capitale, e
l’opera “Posti a sedere”, realizzata in collaborazione con OMSI Srl, azien-
da leader nel settore delle sedute per impianti sportivi e grandi eventi.
L’AUTORE
25. Un lungo viaggio attraverso gli stadi di calcio in Calabria per scoprire
il fascino della loro storia e delle loro vicende sportive. Notizie,
immagini e curiosità sul mondo delle nuove arene che, come i circhi
e gli anfiteatri nell’antichità classica, sono ancora oggi i luoghi urbani
deputati ad ospitare gli spettacoli sportivi e le manifestazioni di massa.
Una storia calabrese, un lungo racconto, un viaggio della memoria
attraverso mille ricordi di uomini e donne della nostra bellissima terra.
La loro storia, la nostra storia.