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44 Stadi d’Italia
AVELLINO
Stadio Partenio Adriano Lombardi
Via Zoccolari – 83100 Avellino
Anno di costruzione: 1970
Capienza: 16.540
Il Partenio negli Anni Ottanta. Sulla destra le strutture prefabbricate di Campo Genova
(Foto A. Petruzziello)
L’Avellino Calcio, al pari di molte altre so-
cietà sportive sorte nei primi anni del se-
colo scorso, mosse i primi passi sul piaz-
zale utilizzato per le esercitazioni militari,
la Piazza d’Armi. Il terreno, opportuna-
mente sistemato per poter ospitare gli
incontri, fu inaugurato il 2 giugno 1929
con l’intervento dell’On. Avv. Gigi Lan-
franconi e assunse la denominazione di
Campo Littorio prima di essere intitolato
alla memoria di Ugo De Fazio, Centurio-
ne delle Camicie Nere d’Eritrea caduto in
battaglia sul suolo africano il 27 febbraio
1936. Il campo sportivo tornò poi a esse-
re conosciuto semplicemente come Piaz-
za d’Armi e venne incredibilmente utiliz-
zato ininterrottamente fino al 1970,
allorché fu demolito per far posto al nuo-
vo Tribunale di Avellino. La piazza viene
ancora talvolta utilizzata dai tifosi bianco-
verdi per dar vita a colorati caroselli nei
momenti di esultanza collettiva. Inizial-
mente l’impianto aveva una capienza li-
mitata a cinquecento posti ed era delimi-
tato dalla recinzione in legno fatta
costruire nel 1934 dal presidente Alfonso
Di Marzio, proprietario delle famose mi-
niere di zolfo di Tufo. Negli anni Quaran-
ta venne aggiunta una piccola tribuna e,
attraverso successivi interventi di amplia-
mento, la struttura arrivò a poter ospitare
2.000 persone a sedere. Nel 1945, con le
pietre di tufo destinate in un primo mo-
mento alla costruzione del rione Corea
45Stadi d’Italia
da parte dell’Istituto Case Popolari, fu
eretta la nuova recinzione della Piazza
d’Armi a opera della ditta di Alfredo Ian-
dolo. Il campo in terra battuta venne so-
stituito solamente nel 1965 con l’innesto
del manto erboso. Dal 1970 i lupi irpini
(Hyrpus, “lupo” in lingua osca, da cui il
simbolo societario) disputano le proprie
gare interne al nuovo stadio comunale, il
Partenio di Contrada Zoccolari, realizzato
dall’ingegnere Palmolella e inaugurato il
13 dicembre dello stesso anno con una
gara valida per il torneo di Serie C1 con-
tro il Brindisi, terminata a reti inviolate.
Originariamente lo stadio di Avellino
aveva una capienza di 20.000 spettatori e
consisteva soltanto della tribuna coperta
e della Curva Nord, composta di un uni-
co anello. La struttura rimase inalterata
per i primi anni di vita fino a quando nella
stagione 1977-78 venne sistemato lo
spiazzo dell’attuale Tribuna Terminio con
una struttura in tubi metallici e panche di
legno. L’anno successivo, con la promo-
zione dell’Avellino in Serie A, l’impresa
del presidente ascolano Costantino Roz-
zi realizzò l’attuale Curva Sud e la Tribuna
Terminio, mentre la Curva Nord continuò
a restare in esercizio con la struttura ori-
ginaria per un altro anno prima di essere
riedificata nella versione attuale. Al vulca-
nico Rozzi, costruttore e progettista di
numerosi impianti, sono evidentemente
dovute le diverse somiglianze che è pos-
sibile rintracciare tra il campo irpino e al-
tri stadi in Italia. Il “nuovo” Partenio fu
inaugurato a tempo di record per la par-
tita con il Verona della stagione 1978-79.
L’attuale assetto del Partenio fu raggiunto
però soltanto a cavallo degli anni Ottanta
in seguito a diversi interventi e amplia-
menti operati di pari passo con i crescen-
ti successi della squadra sul campo. Ciò
avvenne non senza polemiche, come è
facile immaginare, ricordando il tremen-
do terremoto che colpì l’Irpinia nel no-
vembre del 1980. La necessità di rico-
struire le abitazioni distrutte e sostituire
le precarie strutture prefabbricate (rima-
ste invece per diversi anni) accesero lo
scontro politico che si intrecciò ulterior-
mente con il desiderio della gente di ri-
manere aggrappata all’unico forma di
svago dopo essere rimasta a lungo trau-
matizzata dalle violente scosse sismiche.
La più grande area destinata all’acco-
glienza dei terremotati, denominata
Campo Genova, fu approntata appena
dietro la Curva Nord, nella zona oggi uti-
lizzata come parcheggio per i tifosi ospi-
ti. A partire dal 1978 lo stadio irpino visse
ininterrottamente dieci anni di Serie A
durante i quali fu instaurata la spietata
legge del Partenio, cui si inchinarono pri-
ma o poi tutte le grandi squadre di allora.
Sotto una pioggia torrenziale, lo stadio di
Avellino ospitò anche la Nazionale azzur-
ra di Bearzot, impegnata alla vigilia dei
Mondiali del 1986 in una gara amichevo-
le persa contro la Germania di Rumme-
nigge guidata dal Kaiser Beckenbauer.
Inoltre ad Avellino ha giocato due volte
l’Under 21, quella di Maldini e quella di
Gentile, e una volta la Nazionale militare.
Da ricordare anche la finale di ritorno di
Coppa Uefa che vide di fronte Juventus e
Fiorentina, il 16 maggio 1990. Lo stadio
ha attualmente una capienza effettiva di
26.000 spettatori (16.500 quella ufficia-
le), più volte abbondantemente superati
nelle gare di cartello durante la lunga
permanenza dell’Avellino nella massima
divisione. Di forma ovale, il Partenio è
suddiviso in cinque settori: le due curve,
la Tribuna Terminio, la Tribuna Montever-
gine – dotata di copertura e di seggiolini
in plastica – e il piccolo settore destinato
alle tifoserie ospiti situato tra la Curva
Nord e la Tribuna Terminio, da cui rimane
separato attraverso un sistema di reti
protettive. Un tempo vi erano anche due
piccoli settori Distinti (Est e ovest) inglo-
bati definitivamente nella Curva Sud
nell’estate 2003. Gli spalti sono disposti
su due anelli, tranne che nella Tribuna
Montevergine che ne conta uno solo ed
è a sua volta divisa in più settori, due late-
rali, uno centrale e un’area in cui vengo-
46 Stadi d’Italia
no ospitate le autorità. Al suo interno fi-
gurano anche le postazioni televisive e la
cabina dello speaker. Sul lato opposto,
ove è situata anche l’uscita per gli spo-
gliatoi, la Tribuna Terminio ospita la Tri-
buna Stampa, intitolata al giornalista Giu-
seppe Pisano e situata sulla sommità
degli spalti. Essa è raggiungibile attraver-
so un ascensore interno che, per i tempi
in cui fu costruito, rappresentava davvero
un elemento di prestigio per l’impianto.
In cima alla Curva Nord è rimasto fino al
2014 un tabellone elettronico, sostituito
nel 1993 con il vecchio display dell’Olim-
pico di Roma ma già dal 1995 inutilizzato,
come del resto la pista di atletica che mai
ha ospitato manifestazioni ufficiali di una
certa rilevanza. All’interno delle mura
dello Stadio Partenio sono presenti an-
che una palestra comunale (con tribuna
da 200 posti a sedere) dove giocano di-
verse formazioni di pallavolo e la squa-
dra di basket femminile ACSI ’90, e un
campo di calcio regolamentare denomi-
nato Partenio B. Un’altra palestra è stata
inoltre ricavata sotto la Curva Nord. Lo
stadio, distante circa tre chilometri dal
centro cittadino, è fornito di un ampio
parcheggio, spesso utilizzato anche in
occasione della manifestazioni ospitate
al vicino Palazzetto dello Sport Giacomo
Del Mauro. La vista panoramica dagli
spalti è suggestiva solamente dalla Cur-
va Sud e dalla Tribuna Terminio, col Mon-
te Partenio (o Montevergine) che sovra-
sta l’impianto, cui del resto dà il nome.
Discreta è invece la visuale del campo di
gioco da ciascun settore, anche se la
qualità peggiora decisamente sedendo
sui gradini più vicini al livello del terreno.
Meno buone le condizioni del manto er-
boso, svantaggiato dal clima eccessiva-
mente piovoso di Avellino. Lo stesso
campo di gioco del Partenio fu a lungo
utilizzato come pista di atterraggio da
Elio Graziano, ex Presidente della società
Lo stadio irpino, dal 2010 co-intitolato ad Adriano Lombardi,
dopo l’ultimo restyling (foto di Orlando Esposito)
47Stadi d’Italia
biancoverde, che spesso si recava alle
partite in elicottero. Degno di un ultimo
cenno di nota è il monumento ai tifosi
scomparsi nella tragedia dell’Heysel, rea-
lizzato da Giovanni Spinello e inaugurato
dietro la Curva Nord dal Club Juve Avel-
lino a ricordo di quel tristissimo giorno. Il
covo del tifo organizzato avellinese è la
Curva Sud, spesso teatro di spettacolari
coreografie che fortunatamente allonta-
nano il ricordo di alcuni fatti di cronaca
incresciosi che pure ebbero luogo, come
le croci affisse nel terreno di gioco con i
nomi dei calciatori nel 1992 o, ancor più,
la triste invasione di campo attuata dai
tifosi del Napoli poco prima dell’inizio
del derby del settembre 2003 che costò
la vita al giovane Sergio Ercolano, preci-
pitato da una tettoia in plexiglas. Del Par-
tenio meglio ricordare la celebre esultan-
za del brasiliano Juary attorno alla
bandierina dopo ogni rete segnata, una
vera danza liberatoria attraverso la quale
il minuto attaccante riuscì mirabilmente a
conciliare la naturale gioia sudamericana
con il folklore irpino. Dal 28 novembre
2010 l’impianto è co-intitolato ad Adria-
no Lombardi, avellinese d’adozione, indi-
menticabile ex calciatore, capitano, alle-
natore e bandiera della squadra irpina,
stroncato prematuramente dalla Sla.
Nell’estate 2013 l’impianto avellinese be-
neficiò di un vistoso restyling, operato
dall’arch. Vincenzo Maria Genovese, fina-
lizzato all’adeguamento ai dettami del
“Decreto Pisanu” e al soddisfacimento
dei criteri strutturali previsti dalla Lega
Serie B. Nell’occasione gli spalti furono
ritinteggiati con i colori della società e la
pista d’atletica venne sostituita da una vi-
stosa pavimentazione azzurra recante il
nome dello stadio e due bandiere trico-
lori. Tre anni dopo arrivò anche l’erba ar-
tificiale sul terreno di gioco.

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Avellino, Stadi d'Italia

  • 1. 44 Stadi d’Italia AVELLINO Stadio Partenio Adriano Lombardi Via Zoccolari – 83100 Avellino Anno di costruzione: 1970 Capienza: 16.540 Il Partenio negli Anni Ottanta. Sulla destra le strutture prefabbricate di Campo Genova (Foto A. Petruzziello) L’Avellino Calcio, al pari di molte altre so- cietà sportive sorte nei primi anni del se- colo scorso, mosse i primi passi sul piaz- zale utilizzato per le esercitazioni militari, la Piazza d’Armi. Il terreno, opportuna- mente sistemato per poter ospitare gli incontri, fu inaugurato il 2 giugno 1929 con l’intervento dell’On. Avv. Gigi Lan- franconi e assunse la denominazione di Campo Littorio prima di essere intitolato alla memoria di Ugo De Fazio, Centurio- ne delle Camicie Nere d’Eritrea caduto in battaglia sul suolo africano il 27 febbraio 1936. Il campo sportivo tornò poi a esse- re conosciuto semplicemente come Piaz- za d’Armi e venne incredibilmente utiliz- zato ininterrottamente fino al 1970, allorché fu demolito per far posto al nuo- vo Tribunale di Avellino. La piazza viene ancora talvolta utilizzata dai tifosi bianco- verdi per dar vita a colorati caroselli nei momenti di esultanza collettiva. Inizial- mente l’impianto aveva una capienza li- mitata a cinquecento posti ed era delimi- tato dalla recinzione in legno fatta costruire nel 1934 dal presidente Alfonso Di Marzio, proprietario delle famose mi- niere di zolfo di Tufo. Negli anni Quaran- ta venne aggiunta una piccola tribuna e, attraverso successivi interventi di amplia- mento, la struttura arrivò a poter ospitare 2.000 persone a sedere. Nel 1945, con le pietre di tufo destinate in un primo mo- mento alla costruzione del rione Corea
  • 2. 45Stadi d’Italia da parte dell’Istituto Case Popolari, fu eretta la nuova recinzione della Piazza d’Armi a opera della ditta di Alfredo Ian- dolo. Il campo in terra battuta venne so- stituito solamente nel 1965 con l’innesto del manto erboso. Dal 1970 i lupi irpini (Hyrpus, “lupo” in lingua osca, da cui il simbolo societario) disputano le proprie gare interne al nuovo stadio comunale, il Partenio di Contrada Zoccolari, realizzato dall’ingegnere Palmolella e inaugurato il 13 dicembre dello stesso anno con una gara valida per il torneo di Serie C1 con- tro il Brindisi, terminata a reti inviolate. Originariamente lo stadio di Avellino aveva una capienza di 20.000 spettatori e consisteva soltanto della tribuna coperta e della Curva Nord, composta di un uni- co anello. La struttura rimase inalterata per i primi anni di vita fino a quando nella stagione 1977-78 venne sistemato lo spiazzo dell’attuale Tribuna Terminio con una struttura in tubi metallici e panche di legno. L’anno successivo, con la promo- zione dell’Avellino in Serie A, l’impresa del presidente ascolano Costantino Roz- zi realizzò l’attuale Curva Sud e la Tribuna Terminio, mentre la Curva Nord continuò a restare in esercizio con la struttura ori- ginaria per un altro anno prima di essere riedificata nella versione attuale. Al vulca- nico Rozzi, costruttore e progettista di numerosi impianti, sono evidentemente dovute le diverse somiglianze che è pos- sibile rintracciare tra il campo irpino e al- tri stadi in Italia. Il “nuovo” Partenio fu inaugurato a tempo di record per la par- tita con il Verona della stagione 1978-79. L’attuale assetto del Partenio fu raggiunto però soltanto a cavallo degli anni Ottanta in seguito a diversi interventi e amplia- menti operati di pari passo con i crescen- ti successi della squadra sul campo. Ciò avvenne non senza polemiche, come è facile immaginare, ricordando il tremen- do terremoto che colpì l’Irpinia nel no- vembre del 1980. La necessità di rico- struire le abitazioni distrutte e sostituire le precarie strutture prefabbricate (rima- ste invece per diversi anni) accesero lo scontro politico che si intrecciò ulterior- mente con il desiderio della gente di ri- manere aggrappata all’unico forma di svago dopo essere rimasta a lungo trau- matizzata dalle violente scosse sismiche. La più grande area destinata all’acco- glienza dei terremotati, denominata Campo Genova, fu approntata appena dietro la Curva Nord, nella zona oggi uti- lizzata come parcheggio per i tifosi ospi- ti. A partire dal 1978 lo stadio irpino visse ininterrottamente dieci anni di Serie A durante i quali fu instaurata la spietata legge del Partenio, cui si inchinarono pri- ma o poi tutte le grandi squadre di allora. Sotto una pioggia torrenziale, lo stadio di Avellino ospitò anche la Nazionale azzur- ra di Bearzot, impegnata alla vigilia dei Mondiali del 1986 in una gara amichevo- le persa contro la Germania di Rumme- nigge guidata dal Kaiser Beckenbauer. Inoltre ad Avellino ha giocato due volte l’Under 21, quella di Maldini e quella di Gentile, e una volta la Nazionale militare. Da ricordare anche la finale di ritorno di Coppa Uefa che vide di fronte Juventus e Fiorentina, il 16 maggio 1990. Lo stadio ha attualmente una capienza effettiva di 26.000 spettatori (16.500 quella ufficia- le), più volte abbondantemente superati nelle gare di cartello durante la lunga permanenza dell’Avellino nella massima divisione. Di forma ovale, il Partenio è suddiviso in cinque settori: le due curve, la Tribuna Terminio, la Tribuna Montever- gine – dotata di copertura e di seggiolini in plastica – e il piccolo settore destinato alle tifoserie ospiti situato tra la Curva Nord e la Tribuna Terminio, da cui rimane separato attraverso un sistema di reti protettive. Un tempo vi erano anche due piccoli settori Distinti (Est e ovest) inglo- bati definitivamente nella Curva Sud nell’estate 2003. Gli spalti sono disposti su due anelli, tranne che nella Tribuna Montevergine che ne conta uno solo ed è a sua volta divisa in più settori, due late- rali, uno centrale e un’area in cui vengo-
  • 3. 46 Stadi d’Italia no ospitate le autorità. Al suo interno fi- gurano anche le postazioni televisive e la cabina dello speaker. Sul lato opposto, ove è situata anche l’uscita per gli spo- gliatoi, la Tribuna Terminio ospita la Tri- buna Stampa, intitolata al giornalista Giu- seppe Pisano e situata sulla sommità degli spalti. Essa è raggiungibile attraver- so un ascensore interno che, per i tempi in cui fu costruito, rappresentava davvero un elemento di prestigio per l’impianto. In cima alla Curva Nord è rimasto fino al 2014 un tabellone elettronico, sostituito nel 1993 con il vecchio display dell’Olim- pico di Roma ma già dal 1995 inutilizzato, come del resto la pista di atletica che mai ha ospitato manifestazioni ufficiali di una certa rilevanza. All’interno delle mura dello Stadio Partenio sono presenti an- che una palestra comunale (con tribuna da 200 posti a sedere) dove giocano di- verse formazioni di pallavolo e la squa- dra di basket femminile ACSI ’90, e un campo di calcio regolamentare denomi- nato Partenio B. Un’altra palestra è stata inoltre ricavata sotto la Curva Nord. Lo stadio, distante circa tre chilometri dal centro cittadino, è fornito di un ampio parcheggio, spesso utilizzato anche in occasione della manifestazioni ospitate al vicino Palazzetto dello Sport Giacomo Del Mauro. La vista panoramica dagli spalti è suggestiva solamente dalla Cur- va Sud e dalla Tribuna Terminio, col Mon- te Partenio (o Montevergine) che sovra- sta l’impianto, cui del resto dà il nome. Discreta è invece la visuale del campo di gioco da ciascun settore, anche se la qualità peggiora decisamente sedendo sui gradini più vicini al livello del terreno. Meno buone le condizioni del manto er- boso, svantaggiato dal clima eccessiva- mente piovoso di Avellino. Lo stesso campo di gioco del Partenio fu a lungo utilizzato come pista di atterraggio da Elio Graziano, ex Presidente della società Lo stadio irpino, dal 2010 co-intitolato ad Adriano Lombardi, dopo l’ultimo restyling (foto di Orlando Esposito)
  • 4. 47Stadi d’Italia biancoverde, che spesso si recava alle partite in elicottero. Degno di un ultimo cenno di nota è il monumento ai tifosi scomparsi nella tragedia dell’Heysel, rea- lizzato da Giovanni Spinello e inaugurato dietro la Curva Nord dal Club Juve Avel- lino a ricordo di quel tristissimo giorno. Il covo del tifo organizzato avellinese è la Curva Sud, spesso teatro di spettacolari coreografie che fortunatamente allonta- nano il ricordo di alcuni fatti di cronaca incresciosi che pure ebbero luogo, come le croci affisse nel terreno di gioco con i nomi dei calciatori nel 1992 o, ancor più, la triste invasione di campo attuata dai tifosi del Napoli poco prima dell’inizio del derby del settembre 2003 che costò la vita al giovane Sergio Ercolano, preci- pitato da una tettoia in plexiglas. Del Par- tenio meglio ricordare la celebre esultan- za del brasiliano Juary attorno alla bandierina dopo ogni rete segnata, una vera danza liberatoria attraverso la quale il minuto attaccante riuscì mirabilmente a conciliare la naturale gioia sudamericana con il folklore irpino. Dal 28 novembre 2010 l’impianto è co-intitolato ad Adria- no Lombardi, avellinese d’adozione, indi- menticabile ex calciatore, capitano, alle- natore e bandiera della squadra irpina, stroncato prematuramente dalla Sla. Nell’estate 2013 l’impianto avellinese be- neficiò di un vistoso restyling, operato dall’arch. Vincenzo Maria Genovese, fina- lizzato all’adeguamento ai dettami del “Decreto Pisanu” e al soddisfacimento dei criteri strutturali previsti dalla Lega Serie B. Nell’occasione gli spalti furono ritinteggiati con i colori della società e la pista d’atletica venne sostituita da una vi- stosa pavimentazione azzurra recante il nome dello stadio e due bandiere trico- lori. Tre anni dopo arrivò anche l’erba ar- tificiale sul terreno di gioco.