9. Una storia italiana, questo sono i nostri stadi. Un lungo racconto, un viaggio della
memoria attraverso mille ricordi di uomini e donne del nostro bellissimo Paese. Una
storia forse segnata da errori, sprechi, degrado, eccessi e approssimazione, ma an-
che ricca di gloria, successo e talento. È questo, e nient’altro, che mi ha spinto a rac-
contare alla tribù del calcio le vicende passate dei nostri stadi. Il desiderio dì vincere il
silenzio e l’oblio calati sui nostri campi, dimenticati senza un vero perché pur essendo
lo scrigno dei ricordi e delle emozioni per intere generazioni di italiani. La loro storia,
la nostra storia.
M‘ è tuttora d‘fic‘“e co”prendere co”e nessuno s‘ s‘a ”a‘ occupato d‘ racconta-
re la storia delle nostre arene sportive e mi ha molto colpito l’indifferenza, per non
dire l’avversione, che ho percepito spesso durante le mie ricerche, soprattutto ne-
gli ambienti che più di altri dovrebbero invece sostenere, promuovere e valorizza-
re la storia e le testimonianze dell’evoluzione del calcio come patrimonio di cono-
scenza utile alla ricostruzione dei fenomeni sociali e della cultura sportiva italiana.
Certi libri vanno scritti comunque, perché così sono alcune storie. Vanno raccontate
e basta. I“ ”ondo è fatto per in‘re ‘n un be“ “‘bro d‘ceva Ma““ar”é, perché “asc‘ar
fuori le vicende degli stadi? Una ricerca, più emozionale che tecnica, alla ricerca del
Genius Loci, lo spirito del luogo che racchiude passioni e sofferenze di ciascuna co-
”un‘tà sport‘va; quas‘ un ro”anzo co““ett‘vo, una cronaca ‘nin‘ta narrata da tutt‘ no‘,
perché nessun luogo è più trasversale di uno stadio, luogo magico dove si piange
e si esulta abbracciati a uno sconosciuto, uniti dallo stesso desiderio di assistere a
uno spettacolo ludico e di essere parte di un rito collettivo. Stadi d’Italia nasce così,
un lungo viaggio attraverso gli impianti del nostro calcio, alcuni celebri alcuni poco
conosciuti, alcuni nuovi, alcuni scomparsi, per riscoprire il fascino e la storia del-
“e nuove arene che, co”e ‘ c‘rch‘ e g“‘ aniteatr‘ ne““ ant‘ch‘tà c“ass‘ca, sono ancora
oggi i luoghi urbani deputati a ospitare gli spettacoli sportivi e le manifestazioni di
”assa. Ier‘ ‘“ C‘rco Mass‘”o, ogg‘ “ O“‘”p‘co, do”an‘ ch‘ssà. Gua‘ a que““a c‘ttà che
non trova posto per ‘“ te”p‘o , a””on‘va De”ostene. Arr‘veranno nuov‘ stad‘, s‘
giocherà altrove, forse in un contesto sociale e urbano del tutto inedito, all’interno di
moderne e ardite strutture dove - tra invadenti telecamere e connessioni ultraveloci,
confortevoli seggiolini e terreni sintetici di ultima generazione - troveranno spazio le
future ambizioni sportive degli atleti italiani e, con esse, nuove emozioni di polvere e
sudore destinate per sempre a convivere con i nostri sogni di ieri. Voltarsi un’ultima
vo“ta per guardare con iduc‘a a“ do”an‘, gettando “o sguardo o“tre ‘ tant‘ prob“e-
mi che da tempo travagliano i nostri stadi, tra i più vuoti e obsoleti del Continente,
eppure affascinanti come pochi altri, forti della storia, della tradizione e dei ricordi
che accompagnano. Un irresistibile charme fuori dal tempo, l’acre odore inebriante
de““e ”‘““e side ‘nferna“‘ che ogn‘ ca”po po“veroso porta con sé, trasc‘nando“o tra
g“‘ spa“t‘ a“ centro de“ cuore d‘ ogn‘ t‘foso. L un‘ca vera arena che conta. A”ate“a.
Rispettatela. Bramatela.
ARENE DI CUOIO
Gloria e miseria dei campi di gioco italiani,
dallo Stadio di Domiziano alle nuove arene che verranno
10.
11.
12.
13. 103Stadi d’Italia
CAGLIARI
Sardegna Arena
Via Raimondo Carta Raspi, 09126 Cagliari
Anno di costruzione: 2017
Capienza: 16.233
Poche squadre rimangono saldamente
legate al nome e ai destini di un solo gio-
catore co”e ne“ caso de“ Cag“‘ar‘ d‘ G‘g‘
Riva e in verità la tentazione di limitare il
nostro discorso ai soli campi di gioco che
nel capoluogo sardo ospitarono le pro-
dezze del sinistro di Rombo di Tuono è
stata forte. Tuttavia la nostra storia deve
necessariamente partire dal principio,
ossia dal roccioso e ondulato campo del-
“a P‘azza d Ar”‘ ne““o sp‘azzo ant‘stante
“a Faco“tà d‘ Ingegner‘a, dove ne“ 1902 fu
giocata la prima partita di calcio a Caglia-
r‘. Ne““ occas‘one s‘ sidarono a“cun‘ stu-
denti universitari e una squadra compo-
sta da marinai genovesi di una nave in
sosta nel porto isolano. Come pali delle
porte venivano usati i tronchi dei pini. Ma
gare improvvisate avevano luogo anche
nella darsena, la cosiddetta Spianata che
coninava co“ ”o“o d‘ Ponente e con “a
Scaffa, non diversamente da quel che ne-
g“‘ stess‘ ann‘ avven‘va a Sottor‘pa d‘ Ge-
nova, a““ Ardenza “‘vornese, a Merge““‘na
e in quasi tutte le aree a ridosso degli
scali marittimi. Il primo campo utilizzato
dal Cagliari Football Club, fondato nel
1920, fu però “o sp‘azzo de““o sta““agg‘o
Meloni di Via Trieste, inaugurato l’8 set-
te”bre de““o stesso anno con una sida
alla «fortissima squadra di Sassari», come
r‘portano “e cronache d epoca. Davant‘
a““a «”adr‘na» Lo‘ Donà ‘ ragazz‘ d‘ casa
(‘n casacca neroazzurra) s‘ ‘”posero a
sorpresa per 5 a 2 con tr‘p“etta de“ pr‘”o
‘do“o “oca“e, A“berto Cocch‘no F‘gar‘.
Come ricorda Marcello Serra in “L’aurora
su‘ gran‘t‘ è rossob“ù (Ed‘tr‘ce Sarda
Fossataro, 1971) s‘ trattava d‘ un vasto
cortile in terra battuta recintato dai box
dove trovavano alloggio i cavalli e i carri
che giungevano ogni giorno in città dai
Il vecchio campo di Via Pola
14. 104 Stadi d’Italia
paes‘ v‘c‘n‘. Nato co”e depos‘to d‘ carr‘
merci, convertito in campo da calcio e
ampliato con degli spogliatoi e una tribu-
na, ne“ 1936 “o sta““agg‘o Me“on‘ d‘venne
dein‘t‘va”ente una caser”a e de““o sto-
rico terreno di gioco, tra alberi e ruderi,
r‘”ane ogg‘ so“a”ente “a ”e”or‘a. Ne“
1922, ‘n occas‘one de““a partec‘paz‘one
della squadra al campionato cittadino, il
campo sportivo venne ampliato e dotato
di una piccola tribuna e di spogliatoi.
Ne““ ottobre 1924, su ‘n‘z‘at‘va de““ a““ora
presidente rossoblu Carlo Costa Marras,
non lontano ebbe inizio la costruzione
del nuovo Stadio Comunale di Via Pola,
situato più centrale e utilizzato dal Ca-
gliari per oltre un quarto di secolo. Il ter-
reno d‘ g‘oco era ‘n terra battuta, afian-
cato da un’ampia tribuna disposta in
maniera leggermente arcuata, realizzata
sfruttando il dislivello verso Corso Vitto-
rio Emanuele in prossimità della Chiesa
de““ Annunz‘ata ne“ quart‘ere Sta”pace
fondato ne“ XIII seco“o da‘ p‘san‘ che ‘n-
fatti lo ricordano anche nella loro città
con l’omonimo bastione che diede il
nome al velodromo sul quale i neroazzur-
ri giocarono per diversi anni ai primi del
Novecento. Durante “a stag‘one 1925-26
“ ‘”p‘anto venne r‘in‘to con “a costruz‘o-
ne de““a tr‘buna coperta ‘n “egno. D‘ec‘
anni dopo, la Ferrobeton - di cui l’ex pre-
s‘dente de““a squadra A“do Pacca era d‘-
rettore - requisì la copertura in legno del-
la tribuna, smontò le gradinate e abbatté
la recinzione dell’impianto sportivo per
recuperare parte dei crediti vantati nei
confronti del sodalizio rossoblu che allo-
ra navigava in cattive acque, tanto da do-
versi per breve tempo trasferire le gare al
ca”po d‘ V‘a Bonar‘a. Durante “a guerra
il terreno di Via Pola fu devastato dai
bombardamenti e furono gli stessi gioca-
tori ad adoperarsi per renderlo nuova-
”ente ut‘“‘zzab‘“e a“ ter”‘ne de“ conl‘tto.
Oggi il campo di via Pola non esiste più,
sostituito dal mercato alimentare e poi
da““a b‘b“‘oteca co”una“e. Graz‘e a un
accordo con l’omonima storica società
g‘nn‘ca, ‘“ Cag“‘ar‘ ne“ 1952 s‘ trasferì ne“
p‘ù ce“ebre terreno de““o Stad‘o A”s‘co-
ra, ‘“ ca”po che ne“ 1970 osp‘tò “a “unga
Ciò che resta dello Stadio Amsicora. Qui il Cagliari vinse
il suo storico scudetto nel 1970
15. 105Stadi d’Italia
galoppata dei rossoblù verso quello che
resta inora ‘“ “oro un‘co t‘to“o naz‘ona“e
conquistato. Intitolato all’antico guerriero
sardo che si tolse la vita dopo aver con-
dotto in battaglia le truppe sardo-puni-
che contro le legioni romane di Tito
Man“‘o Torquato, “o Stad‘o A”s‘cora è
una struttura tuttora esistente costruita
vicino a Ponte Vittorio su un’area dismes-
sa da“ De”an‘o Pubb“‘co a“ conine con
le Saline di Stato, precedentemente uti-
lizzata come colonia penale. Il Presidente
de““a Soc‘età G‘nnast‘ca A”s‘cora Gu‘do
Costa “a acqu‘stò ‘“ 9 g‘ugno 1922 per
11.600 “‘re e “ anno dopo venne rea“‘zza-
ta una gradinata in cemento armato pro-
gettata da““ ‘ng. Donad‘o. L ‘nauguraz‘o-
ne del campo avvenne in occasione del
concorso intersezionale cui partecipava-
no una trentina di società provenienti da
tutta Italia, compresa la Svizzera Italiana.
Durante ‘“ Ventenn‘o ‘“ ca”po fu ut‘“‘zza-
to da“ Part‘to Naz‘ona“e Fasc‘sta che “o r‘-
no”‘nò Ca”po DUX e v‘ organ‘zzò “e at-
t‘v‘tà sport‘ve de““a G‘oventù Ita“‘ana de“
L‘ttor‘o e de‘ Grupp‘ Un‘vers‘tar‘ Fasc‘st‘.
I“ 14 ”agg‘o de“ 1942 Musso“‘n‘ ‘n perso-
na ass‘stette a“ sagg‘o de““a G.I.L. da“ pa“-
co de“ ca”po. La Soc‘età G‘nnast‘ca A”-
sicora continuò nel frattempo a utilizzare
per la ginnastica artistica i locali sotto la
tr‘buna, “ attua“e Pa“estra Costa. Ne“ 1941
a““ A”s‘cora venne organ‘zzato ‘“ pr‘”o
campionato sardo di pallacanestro ma-
sch‘“e e fe””‘n‘“e. Durante “ occupaz‘o-
ne delle truppe anglo-americane lo sta-
dio fu utilizzato come deposito di
auto”ezz‘. Lo Stad‘o A”s‘cora arr‘vò a
una cap‘enza d‘ 26.000 spettator‘ con “a
costruz‘one de‘ D‘st‘nt‘, erett‘ da“ Co”u-
ne ne“ 1963 ‘n segu‘to a““a stor‘ca pro”o-
zione della squadra nella massima serie;
le restanti tribune metalliche raddoppia-
rono di fatto la capienza complessiva
dell’impianto. Quando il campo era an-
cora sterrato - ricorda il giornalista Mario
Salis – “prima della partita passava il ca-
mion del Comune con l’idrante per umi-
d‘icare a“ punto g‘usto ‘“ terreno d‘ g‘o-
co. Mentre un monomotore Cessna
sorvolava Cagliari arrivando a cerchi con-
centrici sullo stadio per mostrare lo stri-
sc‘one de‘ crono”etr‘ Bu“ova Accutron.
Lanc‘o perfetto co”e “ ora g‘usta d‘ Ac-
cutron e due orologi con le lunghe coc-
carde atterravano in campo. Fuori uno
squadrone di carabinieri a cavallo grigi e
sauri cingeva lo stadio per scoraggiare i
portoghesi a scavalcare il muro di recin-
z‘one, con “ ‘nva“‘cab‘“e i“o sp‘nato sp‘o-
vente, ma audaci scalatori compivano
l’impresa sotto lo sguardo ammirato dei
”‘“‘t‘ . Lo stad‘o osp‘tò anche gare c‘c“‘-
st‘che (ne“ 1960 “ arr‘vo d‘ tappa da Sas-
sar‘ de“ 3° G‘ro d‘ Sardegna), d‘ pug‘“ato
(ne“ 1962 “a ina“e de‘ ca”p‘onat‘ euro-
pe‘ tra Du‘“‘o Lo‘ e Fortunato Manca), at-
“et‘ca “eggera, hockey su prato, perino
una corr‘da ne“ 1952 e un ‘ncontro de““a
Naz‘ona“e ‘ta“‘ana d‘ ca“c‘o ‘”pegnata ‘“
23 d‘ce”bre 1967 contro “a rappresenta-
tiva elvetica, superata agevolmente per
4-0, ne““a fase e“‘”‘nator‘a de‘ Ca”p‘o-
nat‘ Europe‘, po‘ v‘nt‘ propr‘o dag“‘ Az-
zurr‘. Tuttav‘a “o Stad‘o A”s‘cora r‘ve“ò
ben presto i suoi limiti strutturali e di ca-
pienza, venendo abbandonato dal Ca-
g“‘ar‘ ne“ 1970 quando, non ”o“to d‘stan-
te, fu u“t‘”ato “o Stad‘o S. E“‘a. Ne“
frattempo il Comune di Cagliari, per far
“uogo a una tratta de““ Asse Med‘ano d‘
scorrimento, espropriò la parte di terre-
no de““ ‘”p‘anto che s‘ estendeva ino a“
cana“e d‘ Terra”a‘n‘ (Ma””arranca) e
sulla quale sorgevano spogliatoi, le tribu-
ne della curva est e una parte della pista
di atletica. In seguito, abbandonato dal
ca“c‘o che conta, “ A”s‘cora venne r‘nno-
vato con il completo ripristino delle strut-
ture, la costruzione del campo da tennis
‘n ce”ento (po‘ trasfor”ato ne“ pr‘”o
ca”po d‘ ca“cetto), “a Pa“estra Cott‘g“‘a e
di una pista di allenamento per l’atletica.
Ne“ 1994 fu rea“‘zzato ‘“ nuovo ca”po ‘n
erba sintetica, sfruttato soprattutto per
“ hockey. Co”e r‘corda G‘aco”o Brunett‘
sul suo blog Calcio da tastiera “un tem-
po, su quel terreno che ancora conserva i
16. 106 Stadi d’Italia
tratti del posto aulico e campale, i prota-
gonisti di una delle più particolari storie
de“ panora”a ca“c‘st‘co ‘ta“‘ano sidava-
no nella propria arena gli avversari venuti
da oltremare. Perché percorrendo viale
D‘az, che da“ centro d‘ Cag“‘ar‘ porta a“
Poetto, l’occhio non può cadere che su
quell’insegna, invecchiata più dai ricordi
che da“ te”po, rec‘tante Stad‘o A”s‘co-
ra“. Un luogo che adesso mantiene una
piccola parte della struttura originale ma
che se osservato attentamente dà quella
sensazione ammaliante propria di am-
bienti, come il Colosseo, in cui ti guardi
attorno issando c‘ò che r‘”ane e ‘””a-
ginando tutto quello che, anni prima, si
scatenava propr‘o ‘n que“ prec‘so s‘to . I“
nuovo Stadio Sant’Elia fu costruito in
quella zona pianeggiante – compresa tra
il colle di Sant’Ignazio, il mare e il cosid-
detto Canale delle Saline – che nel tempo
s‘ è andata se”pre p‘ù conigurando
come l’area sportiva cagliaritana, nono-
stante il terreno si presenti ben poco
adatto a sopportare pesanti strutture, es-
sendo costituito esclusivamente da argil-
le plastiche miste a sabbia e detriti, dopo
essere stato bon‘icato neg“‘ ann‘ Trenta.
A“ centro d‘ accese po“e”‘che, “a costru-
zione del nuovo impianto rispondeva
all’esigenza di dotare la squadra di uno
stadio all’altezza del titolo appena con-
quistato, ma soprattutto di offrire un’im-
magine di Cagliari al passo con i tempi e
in continua espansione. La realizzazione
de“ nuovo Stad‘o S. E“‘a fu afidata a““ ‘n-
gegnere G‘org‘o Lo”bard‘ de““ Ufic‘o
Tecnico comunale che ampliò, con so-
stanz‘a“‘ ”od‘iche, ‘“ progetto redatto
ne“ 1964 da““ arch‘tetto Anton‘o Su“pr‘z‘o.
Questo, inizialmente, prevedeva infatti
un impianto scoperto di forma ellittica
con un anello continuo di spalti sormon-
tati nei soli due tratti frontali maggiori da
un livello ulteriore di posti a sedere. Tut-
tavia, la prevista capienza di soli trenta-
cinquemila posti non si discostava poi
”o“to da que““a de““o stad‘o A”s‘cora
appena ampliato, non rispondendo più
alle esigenze quantitative di squadra e
Co”une. Così, fu dec‘so d‘ ”od‘icare ‘“
progetto iniziale con la costruzione di un
secondo anello di spalti continuo legger-
mente sovrapposto al primo, in modo da
Il Sant’Elia prima dell’ultima discutibile ristrutturazione (Foto Uf. Sport Cagliari – Aero Nike)
17. 107Stadi d’Italia
creare una ristretta zona coperta. Ogni
ordine di posti fu realizzato rigorosamen-
te a sedere, con poltroncine nei settori
distinti e tribune e seggiolini nelle curve,
“a zona VIP venne ‘nvece r‘in‘ta ‘n gran‘-
to. A““ esterno “ ‘”p‘anto era forte”ente
caratterizzato da un anello di strutture di
sostegno, formate da forcelle in cemento
armato e plinti a forma di Y schiacciata
che, o“tre a garant‘re una sufic‘ente tenu-
ta strutturale grazie a una distribuzione
diffusa dei carichi, donava allo stadio un
eficace effetto d‘ “eggerezza che per
molti versi ricordava la soluzione adotta-
ta ne“ 1956 da P‘er Lu‘g‘ Nerv‘ ne““a co-
struzione del Palazzetto dello Sport di
Ro”a. A““e spa““e de““a Curva Nord sorge
la struttura circolare del Palazzo dello
Sport, mentre più in lontananza, è visibile
il Castello medievale di Cagliari. La prima
gara in assoluto disputata al S. Elia fu un
incontro di coppa contro la Massese il 2
sette”bre, ”a “ ‘nauguraz‘one ufic‘a“e
dell’impianto può a tutti gli effetti essere
considerata la partita che due settimane
dopo vide il debutto europeo del Caglia-
r‘ con un tr‘onfa“e 3 a 0 a‘ frances‘ de“ St.
Etienne. La gara fu seguita da circa
60.000 spettator‘, ta“e era “a cap‘enza
dello stadio prima che venisse drastica-
”ente r‘dotta ne“ te”po a c‘rca 40.000
posti a sedere. Ironicamente, la prima
partita della nazionale azzurra disputata
a“ S. E“‘a (20 febbra‘o 1971 contro “a Spa-
gna) non v‘de ‘n ca”po G‘g‘ R‘va, “ ‘do“o
della tifoseria cagliaritana. Le brezze ma-
r‘ne de“ v‘c‘no Go“fo deg“‘ Ange“‘ s‘ r‘ve-
larono ben presto più letali di una puni-
zione di Giggirriva e in occasione dei
Mond‘a“‘ d‘ Ita“‘a 90 fu necessar‘o ese-
guire diversi lavori di ristrutturazione de-
gli spalti e del manto erboso nonostante
la giovane età dell’impianto. Ciò com-
portò un momentaneo ritorno della
squadra a““ A”s‘cora ne““a stag‘one
1988-89 e ‘“ vecch‘o ‘”p‘anto, pur se “‘-
”‘tato ne““a cap‘enza a so“‘ 7.500 post‘,
portò nuovamente fortuna alla squadra
rossob“ù che “asc‘ò dein‘t‘va”ente “ ‘n-
ferno della Serie C in cui era nel frattem-
Lo stadio cagliaritano con le sue orrende tribune interne. Poco oltre, ai margini del borgo di Sant’Elia, si
scorge lo Stadio Amsicora. Sullo sfondo l’area delle saline (Foto di I. Curreli)
18. 108 Stadi d’Italia
po scivolata. I lavori eseguiti al S. Elia
da““ ‘ngegnere cag“‘ar‘tano Adr‘ano Ros-
si riguardarono non l’ampliamento degli
spalti ma il rinnovamento di molti ele-
menti e infrastrutture e la riattivazione
dell’impianto nel suo complesso in vista
di un maggiore utilizzo anche per altre
discipline sportive. Furono così installati i
seggiolini che portarono la capienza a
42.855 post‘ (41.000 per “e gare de“
Mond‘a“e ‘ta“‘ano), venne r‘fatta co”p“e-
ta”ente “a p‘sta d‘ at“et‘ca (p‘ù vo“te ut‘-
“‘zzata per ‘ ca”p‘onat‘ ‘ta“‘an‘) e s‘ po-
tenziò il sistema di illuminazione con
quattro nuov‘ r‘lettor‘ ”eta““‘c‘ a ste“o
che, assieme alle preesistenti quattro tor-
r‘ faro, per”‘sero d‘ ragg‘ungere ‘ 1500
lux richiesti dagli organizzatori del Mon-
diale. La tribuna principale sul lato ovest
fu dotata di una copertura parziale che
con un aggetto di 22 metri garantiva ri-
paro per 2.400 post‘, pr‘nc‘pa“”ente de-
stinati a stampa e autorità. Rastremata
verso ‘“ ”arg‘ne ter”‘na“e ino a ragg‘un-
gere “o spessore d‘ so“‘ 60 cent‘”etr‘
(contro ‘“ ”etro e 90 a““ estre”‘tà oppo-
sta), “a copertura fu rea“‘zzata ‘n “egno “a-
”‘nato r‘in‘to esterna”ente ‘n ra”e, es-
sendo questa l’unica soluzione in una
zona caratterizzata dalla forte presenza di
agenti salini corrosivi ed esposta conti-
nuamente all’azione del vento. Interna-
mente furono ristrutturati gli spogliatoi,
distribuiti in due blocchi sovrapposti,
mentre all’esterno dello stadio vennero
rea“‘zzat‘ un ca”po aus‘“‘ar‘o d‘ ”etr‘ 50
x 12 per g“‘ a““ena”ent‘ e un ed‘ic‘o
provvisorio con copertura geodetica de-
stinato a ospitare la sala stampa durante
“e sett‘”ane d‘ Ita“‘a 90. La costruz‘one d‘
nuovi parcheggi migliorò sensibilmente
l’aspetto delle aree adiacenti allo stadio,
a lungo lasciate in uno stato di indecoro-
so abbandono, ma alle tante attenzioni
legate al prestigio della manifestazione
internazionale seguì ancora un periodo
di incuria e scarsa manutenzione che
conferì nuovamente allo Stadio S. Elia un
tr‘st‘ss‘”o stato d‘ d‘sfac‘”ento. G“‘ spa“t‘
tornarono di nuovo fatiscenti e corrosi, il
tabellone elettronico rimase per anni
fuori uso e numerose aree palesarono la
Lo Stadio Is Arenas nell’omonima area a Quartu Sant’Elena. Una storia breve ed eimera
19. 109Stadi d’Italia
necessità di urgenti interventi di ammo-
dernamento tanto da non far più appari-
re inverosimile l’ipotesi di abbandono
dein‘t‘vo de“ S. E“‘a e “a costruz‘one d‘ un
nuovo impianto ubicato in posizione più
felice. Il S. Elia fu infatti realizzato nel collo
di un imbuto, nel terminale regionale,
senza pensare a quanti tifosi e sportivi se-
guivano invece la squadra arrivando
dall’hinterland a nord così come dal
Campidano e dal Sulcis, sopportando
non pochi disagi perché le strade urbane
d‘ Cag“‘ar‘ r‘su“tano poco adatte a“ lusso
”agg‘orato de“ trafico. I d‘fic‘“‘ rapport‘
tra “a soc‘età rossob“ù e “ A””‘n‘straz‘o-
ne Comunale resero nel tempo le cose
p‘ù co”p“‘cate ino a quando “e d‘sastro-
se condizioni strutturali dello stadio por-
tarono necessariamente alla momenta-
nea ch‘usura d‘ a“cun‘ settor‘ (tr‘bune
“atera“‘ e Curva Sud, que““a osp‘te). Dopo
ann‘ d‘ d‘fic‘“‘ trattat‘ve e dur‘ scontr‘ s‘
decise di adottare una soluzione tempo-
ranea e assai poco dignitosa con la co-
struzione di tre gradinate d’acciaio poste
sulla pista d’atletica in grado di ospitare
4.520 persone ne““e curve e 3.670 ne‘ D‘-
stinti. Una soluzione davvero umiliante
per la città di Cagliari che, se da un lato
garantì ai tifosi rossoblù un’inedita e otti-
ma visuale, dall’altro snaturò impietosa-
mente la già modesta struttura dello sta-
dio, costringendo la squadra isolana a un
nuovo forzato esilio, questa volta allo Sta-
d‘o N‘no Mancon‘ d‘ Te”p‘o Pausan‘a, ‘n
Ga““ura. Ne“ 2004 “e tr‘bune ”eta““‘che
furono arretrate e collegate al vecchio
anello di spalti, diminuendo la pendenza
degli spalti ma aumentandone la capaci-
tà. A“tr‘ ‘ntervent‘ r‘guardarono “a sost‘tu-
zione della recinzione di fronte alla tribu-
na centrale con le lastre trasparenti di
policarbonato, l’ampliamento della sala
stampa, il rifacimento degli spogliatoi e
l’impermeabilizzazione del secondo
anello di spalti per evitare la caduta di
ca“c‘nacc‘ o “ ‘ni“traz‘one d‘ u”‘d‘tà su““e
tribune sottostanti. Ciò permise al capo-
luogo isolano di ospitare la gara della
Naz‘ona“e Ita“‘ana contro “a Russ‘a, v‘nta
dag“‘ Azzurr‘ per 2 a 0 ‘“ 9 febbra‘o 2005.
La costruzione del nuovo stadio fu in
ogni caso solamente rimandata perché
ne“ 2012 ‘“ Cag“‘ar‘ abbondonò ‘“ Sant E-
lia per trasferirsi nell’impianto tempora-
neo d‘ Is Arenas ne“ co”une “‘”‘trofo d‘
Quartu Sant E“ena, ino ad a““ora ut‘“‘zza-
to dalle squadre locali del Sant’Elena e
de“ Quartu 2000 e da““a soc‘età d‘ at“et‘-
ca leggera Tespiense Quartu. Lo stadio,
che deve ‘“ suo no”e (“ettera“”ente Le
Sabb‘e) a““ o”on‘”a “oca“‘tà ‘n cu‘ è s‘-
tuato, un toponimo comune altrove nel
Campidano, fu completamente rivoluzio-
La struttura provvisoria della Sardegna Arena in costruzione dinanzi al vecchio Sant’Elia che se ne va
20. 110 Stadi d’Italia
nato, nella struttura e nelle capienza, per
poter ospitare regolarmente le gare del
ca”p‘onato d‘ Ser‘e A 2012-2013. Or‘g‘-
nariamente costruito come campo spor-
tivo polivalente dotato di un’unica tribu-
na centrale in cemento armato, in soli
cinque mesi l’impianto fu trasformato in
uno stad‘o da 16.500 post‘ ded‘cato
esclusivamente al calcio, con spalti su
ogni lato costituiti interamente da acciaio
e moduli prefabbricati. Concepito come
struttura provvisoria con una durata pre-
v‘sta d‘ so“‘ tre ann‘, Is Arenas fu ‘naugu-
rato ‘“ 2 sette”bre 2012 con “a gara Ca-
g“‘ar‘-Ata“anta, ter”‘nata 1-1 e d‘sputata
a porte chiuse in quanto la struttura non
risultava ancora completata. Mancava in-
fatti completamente la tribuna principa-
le: i giornalisti nell’occasione si accomo-
darono ne‘ D‘st‘nt‘ e co”e spog“‘ato‘
furono utilizzati quelli del vicino Palazzet-
to dello Sport di Via Beethoven. Il settore,
noto come Main Stand, fu successiva-
mente ultimato con i moduli della Tribu-
na Centra“e de““o Stad‘o Kara“‘s Arena,
progettato anni addietro dall’architetto
Ja‘”e Manca D‘ V‘““aher”osa e ”a‘ co-
struito. Si trattava dell’unico settore dota-
to d‘ copertura, cost‘tu‘to da sed‘c‘ i“e d‘
gradoni in legno lamellare, capienti circa
3.400 post‘ a sedere d‘spost‘ su‘ sed‘“‘ a
r‘ba“t‘na co“orat‘ d‘ rosso (Tr‘buna Sarde-
gna) e b“u (Tr‘buna Centra“e). Lunga 120
”etr‘ e profonda 20, “a Ma‘n Stand era
s‘tuata a una d‘stanza d‘ appena 7,50 ”e-
tri dalla linea laterale del terreno di gioco
e ospitava all’interno gli spogliatoi, l’in-
fermeria, la sala antidoping, punti di ri-
storo e altri locali di servizio. Il resto dello
stad‘o era cost‘tu‘to da““e tr‘bune Da“”‘-
ne originariamente montate al Sant’Elia
neg“‘ ann‘ 2000. I due settor‘ d‘ curva
avevano c‘ascuno una cap‘enza d‘ 4.596
post‘, d‘spost‘ su trenta i“a d‘ sed‘“‘;
3.922 post‘ d‘v‘s‘ ‘n 20 i“e ‘nvece ne‘ D‘-
stinti. Rispetto al progetto iniziale, erano
stati aggiunti due raccordi in acciaio tra
“e Curve e ‘ D‘st‘nt‘. La vecch‘a tr‘buna ‘n
cemento armato non fu mai abbattuta,
pos‘z‘onata d‘etro ‘ D‘st‘nt‘ con funz‘on‘
di supporto per un’impalcatura sulla qua-
le poggiavano le postazioni radio/TV e
un ”ax‘scher”o a LED d‘ 80 ”². I “oca“‘
della biglietteria furono invece costruiti
autonomamente da alcuni tifosi locali au-
toinanz‘at‘s‘. Su esp“‘c‘ta r‘ch‘esta de““a
Sardegna Arena (Foto di A. Gregorini)
21. 111Stadi d’Italia
Questura d‘ Cag“‘ar‘, ne““ agosto 2012 ‘n
Curva Nord fu r‘”osso e ”od‘icato ‘“
logo del gruppo ultrà Sconvolts cui la so-
cietà Cagliari Calcio aveva dedicato il
settore. Le turbolente vicende giudiziarie
che ne“ febbra‘o 2013 co‘nvo“sero “ a““ora
presidente del Cagliari Massimo Cellino
e il sindaco di Quartu Sant’Elena Mauro
Contini nell’ambito dell’inchiesta della
Procura di Cagliari sui lavori di adegua-
mento dello stadio bloccarono la con-
cessione di ulteriori deroghe per l’utiliz-
zo dell’impianto, dichiarato pertanto
inagibile dalla Commissione di Vigilanza
ino a“ co”p“eto s”ante““a”ento de““a
struttura avvenuto ne““ estate 2013. Dopo
so“tanto 14 gare (d‘ cu‘ “a ”età g‘ocate a
porte ch‘use) ‘“ Cag“‘ar‘ abbandonò “o
Stad‘o Is Arenas per far r‘torno a“ Sant E-
“‘a, non pr‘”a d‘ aver d‘sputato a“ Nereo
Rocco di Trieste le gare contro Inter, Udi-
nese, Parma e Lazio. In attesa di un inevi-
tabile progetto futuro per un nuovo im-
pianto, il vecchio stadio del capoluogo
sardo fu così nuovamente ristrutturato
parzialmente per poter ospitare le gare
de““a ”ass‘”a ser‘e e accog“‘ere 16.000
spettatori. Tornarono le vecchie tribune
metalliche temporaneamente portate a
Is Arenas, vennero e“‘”‘nate tutte “e bar-
riere che separavano campo e tribune, il
vecchio tabellone luminoso fu rimosso e
rimpiazzato da uno nuovo posizionato
sopra ‘ D‘st‘nt‘ e vennero sost‘tu‘t‘ ‘ seg-
g‘o“‘n‘ de““a tr‘buna centra“e. I“ 19 ottobre
2013 ‘“ Cag“‘ar‘ superò per 2 a 1 ‘“ Catan‘a
a“ Sant E“‘a davant‘ a c‘rca 5.000 spettato-
ri. L’epilogo di questa tormentata vicen-
da arr‘vò ‘“ 18 d‘ce”bre 2015 quando fu
presentato il progetto per il nuovo stadio
destinato a sostituire, nello stesso spazio,
il vecchio Sant’Elia. Sarà un impianto da
21.000 post‘ a sedere, ‘ntera”ente a“ co-
perto, pensato per ospitare eventi di
ogni genere e avrà una struttura a listelli,
permeabile all’aria e al vento che in quel-
la zona si fa spesso sentire. Il progetto,
approvato dein‘t‘va”ente da“ Co”une e
da““a Reg‘one ne“ 2017, o“tre a“ rettango-
lo di gioco principale prevede numerose
altre strutture sportive, in particolare due
campi di dimensioni ridotte e altrettanti
spaz‘ po“‘funz‘ona“‘ per basket, tenn‘s e
pa““avo“o. A“ suo ‘nterno sono po‘ prev‘st‘
un centro is‘oterap‘co (“ato curva Nord),
una pa“estra d‘ boxe e art‘ ”arz‘a“‘ (“ato
curva Sud), att‘v‘tà co””erc‘a“‘ e d‘ r‘sto-
raz‘one con v‘sta su ca”po e ”are, e ‘ni-
ne gli spogliatoi che potranno essere uti-
lizzati anche da chi fa attività attorno
all’impianto, come i tanti podisti che fre-
quentano l’area di Sant’Elia. I lavori, parti-
t‘ ne““ estate 2017, verranno conc“us‘ ne“
2020; ne“ fratte”po “e gare ‘nterne de“
Cagliari vengono disputate nell’impianto
provv‘sor‘o Sardegna Arena costru‘to ne“
parchegg‘o ad‘acente a“ settore D‘st‘nt‘
del Sant’Elia, riciclando ancora una volta
gli spalti tubolari del vecchio stadio e la
tr‘buna d‘ Is Arenas. La cap‘enza de““ are-
na te”poranea è d‘ 16.233 post‘, r‘part‘-
t‘ tra Curva Nord (4.384), Curva Sud
(4.313), D‘st‘nt‘ (3.889), Tr‘buna Osp‘t‘
(415) e Ma‘n Stand (3.232). Quest u“t‘-
ma, l’unico settore dotato di copertura,
è provv‘sta anche d‘ 15 sky box, sa“a ho-
sp‘ta“‘ty, r‘storante e d‘ un area per ‘ p‘c-
coli tifosi. I lavori, condotti dall’ingegner
A“essandro Gost‘ con “a superv‘s‘one d‘
Stefano Signorelli, furono terminati in
so“‘ 127 g‘orn‘ per consent‘re “o svo“g‘-
mento della prima gara interna della
stag‘one, Cag“‘ar‘-Crotone de“ 10 set-
tembre. Pochi metri più in là, al vecchio
stadio, una partita di addio fu giocata il
1° g‘ugno 2017 con “a partec‘paz‘one d‘
molte protagonisti della storia, recente
e passata, del Casteddu.
22. 420 Stadi d’Italia
ORBETELLO
Stadio Ottorino Vezzosi
Viale Marconi, 4 – 58015 Orbetello (GR)
Anno di costruzione: 1929
Capienza: 500
A Orbete““o, tra “ o”on‘”a “aguna e ‘“
Monte Argentar‘o, ‘“ ca“c‘o fece “a sua pr‘-
ma apparizione nei primi anni del secolo
passato con gli atleti della Virtus e
de““ Audace, cu‘ s‘ agg‘unsero success‘-
va”ente que““‘ de““ Ard‘tas. Teatro de““e
pr‘”e side sport‘ve fu ‘“ ca”po de“ Gras-
sino o delle Falsebrache o, ancora, del
Fosso G“ac‘s, s‘tuato propr‘o a r‘dosso
dell’omonimo canale, nello spazio oggi
coperto da““ ed‘ic‘o de““a ex-Mutua
INAM. Co”e r‘cordano A“essandro Orrù,
Carlo Fontanelli e Iano Caporali nella
loro eccellente opera Orbetello 1908. Un
secolo di pallone in laguna (Geo Ed‘z‘on‘,
2009), ch‘ara”ente prato non ce n era
proprio, solo qualche ciuffo d’erba qua e
là, ma in compenso non mancavano sassi
e buche sparsi per tutto il terreno, al cen-
tro del quale si trovava addirittura un tra-
liccio del telegrafo che i giocatori dove-
vano fare attenzione a evitare. Senza
de““e vere e propr‘e porte (dein‘te però
con dei picchetti al posto dei pali e una
cordicella che talvolta fungeva da traver-
sa), ‘“ pr‘”o ca”po d‘ ca“c‘o orbete““ano
era questo, ben diverso dallo stereotipo
od‘erno . L ‘”provv‘sata arena sport‘va
venne smantellata quando dovette ne-
cessariamente fare i conti con l’espansio-
ne de“ v‘c‘no Idrosca“o, po‘ d‘venuto Ae-
roporto Agost‘no Brunetta, dovuta a“
crescente peso dello snodo di Orbetello
in seno alle forze aeree italiane. Costruito
da““a Reg‘a Mar‘na a““ ‘n‘z‘o de“ Novecen-
to come base aerea per idrovolanti, favo-
rito dalle acque poco profonde della la-
guna, con moto ondoso assai limitato e
venti benevoli, fu successivamente ac-
qu‘s‘to da““a Reg‘a Aeronaut‘ca co”e
sede di un gruppo di bombardamento
marittimo. La struttura militare assunse
vasta importanza internazionale durante
“ era fasc‘sta quando, tra ‘“ 1927 e ‘“ 1933,
fu scelta come base di partenza delle
memorabili trasvolate atlantiche organiz-
Il Campo del Littorio e l’idroscalo negli anni Trenta. Al centro gli
idrovolanti di altura Savoia-Marchetti S55
23. 421Stadi d’Italia
zate e condotte dal generale Italo Balbo,
sottosegretario di Stato all’aviazione,
considerate per l’epoca avvenimenti ae-
ronautici eccezionali. Purtroppo gli even-
t‘ de““a Seconda Guerra Mond‘a“e - pr‘”a
i bombardamenti alleati, poi il passaggio
dei tedeschi in ritirata - portarono alla di-
struzione di gran parte dell’idroscalo.
Ne““ area, ogg‘ convert‘ta ‘n parco c‘ttad‘-
no, non restano che poch‘ ed‘ic‘, qua“-
che cimelio e un luogo eletto a ricordo,
dove riposano le spoglie dei leggendari
aviatori delle crociere aeree.Tra gabbiani
e gatti randagi resta anche il prato del
vecchio campo militare, tuttora utilizzato
dall’Unione Sportiva Orbetello per gli al-
lenamenti, impreziosito dal semplice
quanto suggestivo arco d’ingresso e inti-
tolato a una vecchia gloria degli anni
Trenta, Mar‘o Va“er‘. Abbandonato ‘“
ca”po a“ fosso G“ac‘s, ‘ p‘on‘er‘ de“ ca“-
cio lagunare per un breve periodo utiliz-
zarono come terreno di gioco i cosiddet-
t‘ Mandr‘o“‘ , deg“‘ spaz‘ transennat‘
solitamente utilizzati durante le feste di
paese co”e rec‘nt‘ per g“‘ an‘”a“‘. Ne““a
pr‘”avera de“ 1920 fu po‘ “a vo“ta d‘ un
terreno situato lungo l’odierna Via Volon-
tari del Sangue, nello spazio dove oggi si
trova una rivendita di materiali edili. Il
ca”po, donato da“ s‘gnor Do”en‘co
Bianchi, noto a Orbetello come “il Bian-
ch‘no , era dotato d‘ porte isse e posse-
deva anche un casottino
di legno, impiegato come
spog“‘ato‘o. Ne“ 1926
l’U.S. Orbetello utilizzò
come campo di gioco il
prato ricavato all’interno
del velodromo costruito
due anni prima nella zona
Pista. Il calcio tornava così
ad avvicinarsi al centro
storico di Orbetello, nello
spazio affacciato sulla La-
guna di Levante, un’area
in da““ ant‘ch‘tà ‘nteres-
sata da insediamenti se-
polcrali e importanti ope-
re militari; tra queste l’imponente linea
bastionata voluta dagli spagnoli che du-
rante il memorabile assedio di Orbetello
de“ 1646 resp‘nse “e truppe franco p‘e-
montesi e le navi inviate dal Cardinale
Mazzarino, in quella che fu l’ultima rile-
vante battag“‘a de““a Guerra de‘ Trent an-
ni. Proprio le mura spagnole delimitava-
no su un lato l’impianto, offrendo gli
angusti spazi delle grotte scavate sotto ai
bastioni come locali per gli spogliatoi.
Ben presto, tuttavia, le dimensioni del
campo - stretto tra le acque della laguna
e il rivellino, oggi l’unico superstite dei
tre un tempo esistenti - si rivelarono in-
sufic‘ent‘ per “e gare de““a squadra b‘an-
coce“este, or”a‘ ‘”pegnata ‘n side e
torne‘ anche o“tre ‘ conin‘ reg‘ona“‘. Così,
dopo so“‘ due ann‘, tra ‘“ 1928 e ‘“ 1929, “a
squadra traslocò nuovamente, anche se
a breve distanza, andando a occupare lo
spazio situato sotto il lato lungo dei ba-
stioni che collegano la zona Pista alle Por-
te. Reso possibile grazie al generoso aiu-
to di decine di volontari, fu questo
l’ultimo trasloco dell’U.S. Orbetello in
quanto l’area, allora occupata dall’orto di
proprietà di Francesco Lubrano e Fiore
Ar‘ent‘, era que““a dove s‘ trova “ od‘erno
stadio comunale. Favorito dal crescente
entusiasmo popolare e dalla continua
espansione dell’Idroscalo, autentico ba-
cino di giocatori e pubblico, il nuovo ter-
Tra mura e laguna, lo Stadio Ottorino Vezzosi di Orbetello negli anni
Cinquanta. In alto, la Palazzina di Balbo dell’ex idroscalo
24. 422 Stadi d’Italia
reno di gioco possedeva già in origine
una piccola ma graziosa tribuna dotata di
copertura ‘n “egno, vo“uta da“ Podestà A“-
fredo Danes‘, a““e cu‘ spa““e un te”po s‘
allungava il bacino lagunare, successiva-
”ente coperto parz‘a“”ente. G“‘ spog“‘a-
toi, chiaramente senza docce, erano stati
ricavati in una grotta scavata sotto ai vec-
ch‘ bast‘on‘ spagno“‘. Nato co”e Ca”po
de“ L‘ttor‘o, “o stad‘o ne“ ”arzo 1936 ven-
ne intitolato alla memoria di Ottorino
Vezzosi, giovane promessa del calcio or-
betellano, scomparso drammaticamente
sul campo il 22 dello stesso mese in se-
guito a un malore occorso durante una
partita contro la seconda squadra della
F‘orent‘na. Su“ in‘re deg“‘ ann‘ Trenta,
con la promozione della squadra in Serie
C e la vittoria della Coppa Toscana nel
1939, ‘“ pres‘dente “agunare Ugo Ugazz‘
e il podestà Vittorio Tannini decisero di
sostituire i vecchi spalti in legno con una
più solida struttura in cemento armato,
l’attuale tribuna priva di copertura, al cui
interno furono ricavati i nuovi spogliatoi
e la sede della società. La ridotta capien-
za dello stadio, in grado di ospitare all’in-
circa cinquecento spettatori, era in qual-
che modo integrata dalla tribuna naturale
de‘ Bast‘on‘ , va“e a d‘re “ ant‘co ca””‘-
Il Vezzosi negli anni Novanta, ancora provvisto del vecchio settore ospiti. Sulla sinistra, nell’area oggi
coperta dal Circolo Tennis Orbetello un tempo sorgeva il vecchio velodromo
25. 423Stadi d’Italia
na”ento presente su““a fort‘icaz‘one
spagnola che tuttora circonda il terreno
di gioco sul lato opposto alla tribuna
centrale, caratterizzandone l’aspetto as-
sieme alle vicine acque della laguna. I cu-
nicoli all’interno del terrapieno furono
utilizzati come magazzini per i palloni, le
divise da gioco, le attrezzature, etc. oltre
che come locali a disposizione per cene
e incontri da parte di coloro che frequen-
tavano ‘“ ca”po. Neg“‘ ann‘ a segu‘re “a
vicende belliche non risparmiarono Or-
betello, colpita duramente dai caccia-
bombardieri angloamericani nonostante
l’assenza di obiettivi sensibili; ma furono
sostanzialmente clementi con lo Stadio
Vezzosi in quanto gli ordigni lanciati da-
gli aerei colpirono solo un’ala della tribu-
na e il terreno di gioco, al centro del qua-
le venne a crearsi un’enorme voragine.
A““ ‘n‘z‘o deg“‘ ann‘ Settanta, con ‘“ r‘tor-
no de““ Orbete““o ‘n Ser‘e D dopo o“tre
vent’anni, l’arrivo in Maremma di squadre
del calibro di Siena, Prato e Sassari Torres
(ne“ 1974 v‘ fu anche un a”‘chevo“e con
“a Naz‘ona“e M‘“‘tare gu‘data ‘n attacco
da P‘etro Pao“o V‘rd‘s) rese necessar‘o
l’aumento della capienza di posti a sede-
re a“ Vezzos‘. Ne““o spaz‘o sottostante a‘
Bastioni fu così eretta una tribuna coper-
ta, realizzata con una struttura tempora-
nea ‘n ferro e r‘in‘ture ‘n “egno, ne““a
quale potevano essere accolte circa cin-
quecento persone. L’affascinante ma pro-
blematica ubicazione – condivisa a sud
con il Circolo Tennis Orbetello, sorto
nell’area del vecchio velodromo - mai
consentì un ulteriore sviluppo degli spal-
ti, del resto neppure resosi veramente
necessario in quanto la società biancoce-
leste negli anni successivi si allontanò
lentamente dai vertici del calcio naziona-
le e regionale. Il nuovo settore ospiti fu,
anz‘, abbandonato ne‘ pr‘”‘ ann‘ Novan-
ta e po‘ dein‘t‘va”ente de”o“‘to a““a
ine de“ ”‘““enn‘o ‘n quanto non posse-
deva più i requisiti imposti dalle nuove e
più severe normative federali. Pochi anni
dopo venne aperto anche il nuovo in-
gresso, situato alle spalle della tribuna
nello spazio ricavato dalla demolizione di
una parte del vecchio muro di recinzione
che separa il campo dal resto dell’ex-I-
droscalo. L’ingresso storico, oggi abban-
donato ma tuttora esistente come i vec-
chi botteghini, era invece ubicato poco
distante sul lato nord, dinanzi all’impo-
nente scala in ferro di accesso all’ex pa-
lazzina dell’aeroporto utilizzata a suo
tempo da Italo Balbo, dislocata sul ba-
stione delle mura e anch’essa tuttora in
piedi seppur arrugginita e pericolante. Il
futuro dello Stadio Ottorino Vezzosi ap-
pare tuttora incerto, minacciato più vol-
te in passato dal nuovo piano strutturale
che prevedeva la costruzione di un par-
cheggio nell’area del campo e la realiz-
zazione di una nuova struttura sportiva
alla periferia dello Scalo, a due passi
dalla ferrovia. Eppure ancora oggi - ag-
g‘unge A“essandro Orrù - ‘“ Vezzos‘ e
tutta la cornice che lo circonda costitui-
scono uno spazio sociale amatissimo
dagli orbetellani, in grado ancora oggi
di sorprendere i forestieri nonostante lo
stato di abbandono dovuto alla perenne
indifferenza dei governanti per la zona.
Se ‘“ Vezzos‘ non fosse ‘“ Vezzos‘ , d‘
sicuro la domenica gli spettatori sareb-
bero ”eno .
26. 458 Stadi d’Italia
PIACENZA
Stadio Leonardo Garilli
Via Gorra, 25 - 29100 Piacenza
Anno di costruzione: 1969
Capienza: 17.800
A P‘acenza furono “e soc‘età sport‘ve Sa-
“us et V‘rtus e Sport Pedestre Audace a
portare avanti in forma organizzata il gio-
co del calcio a inizio secolo. Prima di allo-
ra, le poche gare disputate in città aveva-
no avuto il sapore di allegri diversivi
‘nser‘t‘ tra “e tante d‘sc‘p“‘ne sport‘ve (so-
prattutto canottaggio, ginnastica, cicli-
s”o, t‘ro a segno e pod‘s”o) prat‘cate ‘n
città da più tempo e con maggiore rego-
“ar‘tà. Ass‘e”e ad a“tre squadre, per “o
più formate da studenti, le due associa-
zioni sportive cominciarono a fronteg-
giarsi sui non pochi terreni che Piacenza
a““ora offr‘va a‘ p‘on‘er‘ de“ ca“c‘o. A osp‘-
tare le prime gare furono la spianata Far-
nese (ogg‘ Ca”po Scuo“a Frate““‘ Datur‘),
il terreno del Poligono fuori Porta Taverna
(P‘azza“e Tor‘no, zona d‘ Borgo Trebb‘a), ‘“
campo dietro all’ex-Foro Boario nell’at-
tua“e P‘azza“e Genova (dove aveva sede
Sa“us et V‘rtus), “e rotonde de“ Pubb“‘co
Passaggio verso la Madonna della Bom-
ba e quella all’altezza di Via Santa Franca,
il prato ai piedi delle mura in zona Porta
Roma. In tutti i casi si trattava di campetti
improvvisati, privi di strutture ricettive
destinate al pubblico, del resto assai
poco numeroso all’inizio. Eppure, già nel
1908 a P‘acenza es‘steva uno stad‘o da
ventimila posti, costruito per l’Esposizio-
ne allestita in occasione della visita del
Re Umberto giunto per l’inaugurazione
de“ ponte su“ iu”e Po. I“ co”p“esso sor-
geva nella zona retrostante l’ospedale
”‘“‘tare, da Barr‘era Genova a Barr‘era
Tor‘no, ne““ area d‘venuta po‘ Arsena“e.
Tra i tanti eventi ospitati per le celebra-
zioni vi fu anche il primo torneo di calcio
ospitato a Piacenza, vinto dal Venezia.
L’impianto fu smantellato poco dopo, la-
sciando spazio alle strutture militari. Il
calcio tornò a essere ospitato sui tanti
terreni polverosi cittadini, quasi sempre
privi di pali e recinzioni, sui quali nacque
ne“ 1919 ‘“ P‘acenza Footba““ C“ub, po‘ fu-
sosi con l’altra compagine emergente, la
G‘ov‘ne Ita“‘a. I“ pr‘”o ca”petto a osp‘ta-
Lo stadio di Barriera Genova (Fonte Libertà, foto di F. Sartori)
27. 459Stadi d’Italia
re la neonata società fu il prato lungo il
torrente R‘iuto ne““a zona de‘ Mu“‘n‘ deg“‘
Orti, di proprietà dei signori Micheli, Rizzi
e Mar“‘, afittato per a“cun‘ ”es‘ ne“ per‘o-
do invernale e sistemato alla bell’e me-
glio da giocatori, soci, dirigenti e appas-
sionati. Si trovava al principio di Via
Cristoforo Colombo, tra Via Respighi e
V‘a Ga”bara, fuor‘ Porta Cava““ott‘ (ogg‘
Barriera Roma, all’ingresso dalla Via Emi-
“‘a), ne““ area dove sorge “a Lupa Cap‘to“‘-
na vicino alla stazione, spazio poi occupa-
to dal mercato ortofrutticolo; fu
‘naugurato ‘“ 26 ottobre 1919 con una
gara disputata contro una rappresentati-
va de“ 10° Art‘g“‘er‘a davant‘ a o“tre due-
mila persone, giunte in gran parte con le
corse speciali del tram, tra cui anche il sin-
daco Carlo Montani, la madrina Lavina
Da““a Ce““a e “ oratore Avv. Car“o Trava‘n‘.
I“ terreno d‘ g‘oco era assa‘ r‘dotto (”‘su-
rava appena 45 x 90 ”etr‘) e “e un‘che
strutture per il pubblico erano rappresen-
tate dalla sedie collocate lungo il campo.
Quando sorsero a“cune d‘fico“tà “egate
a“ r‘nnovo de““ afitto de“ terreno, “a so-
cietà cominciò a valutare l’idea di trasfe-
rirsi in un nuovo impianto. Ciò avvenne
ne“ 1920 quando, su progetto de““ ‘ng.
Arturo Venez‘an‘, un nuovo ca”po sport‘-
vo venne costruito sul prato dietro il de-
pos‘to de““ Autogu‘dov‘e ne““a zona d‘
Barr‘era Genova (a““ora Barr‘era V‘ttor‘o
E”anue“e). I“ ca”po fu se”pre conosc‘u-
to proprio con il nome dell’antica porta
daz‘ar‘a de““a c‘ttà, sebbene fosse ufic‘a“-
”ente deno”‘nato Stad‘o A“essandro
Casali, in memoria del giovane marchese
nativo di Morfasso, capitano di fanteria
caduto in battaglia durante la prima guer-
ra mondiale sulle alture di Vucognacco,
ne“ Carso. Da“ 1937 a“ 1945, ‘no“tre, ‘“
campo assunse la generica denominazio-
ne di Stadio del Littorio. In verità, almeno
inizialmente, il nuovo impianto era sparta-
no almeno quanto quello di Porta Caval-
lotti; gli spalti si limitavano a un palco
eretto ‘n un secondo ”o”ento da“ Gen‘o
Militare e provvisto di una modesta co-
pertura impermeabile. Il rettangolo di
gioco, ricavato da due praticelli divisi da
un fossato, aveva misure regolari, era re-
cintato da uno steccato in legno e pre-
sentava un fondo erboso a zolle, privo di
drenagg‘o. G“‘ spog“‘ato‘ per “e squadre
erano costruiti da due baracche di legno
erette a fondo campo e per lavarsi biso-
gna servirsi di un grosso mastello che at-
tingeva acqua dal carro-botte fornito dal
custode. La prima gara disputata al cam-
po d‘ Barr‘era Genova fu un ‘ncontro a”‘-
chevole che vide il Piacenza soccombere
per 2 a 0 contro ‘“ M‘“an ne“ sette”bre
1920, ”a “ onore de““ ‘nauguraz‘one ufi-
Il Galleana in origine
28. 460 Stadi d’Italia
ciale dello stadio spettò, qualche settima-
na p‘ù tard‘, a“ Modena che sidò “a squa-
dra di casa di fronte alle massime autorità
c‘ttad‘ne (a““a gara fece po‘ segu‘to un
”e”orab‘“e banchetto a““ A“bergo
Ro”a). Ne“ corso deg“‘ ann‘ “o stad‘o fu
adeguato attraverso numerosi interventi
migliorativi. L’originaria tribuna in legno
de““ ‘”p‘anto venne sost‘tu‘ta ne“ 1933
da una struttura in muratura; due anni
dopo fu realizzata la pista di atletica e nel
1945 fu agg‘unta “a grad‘nata d‘ rett‘“‘-
neo. Ne“ dopoguerra, quando ‘“ ca”po
cominciò a essere utilizzato anche per il
rugby o“tre che da““a seconda squadra
cittadina, il Pro Piacenza, fu poi la volta
de““ un‘co settore d‘ curva (1950, “ anno ‘n
cui venne presentato anche il progetto
mai realizzato per una vasta trasformazio-
ne de“ Farnese) e de““ ‘”p‘anto d‘ ‘““u”‘-
naz‘one art‘ic‘a“e, ‘nser‘to ne“ 1967. I“
grosso limite dell’impianto rimaneva il
fondo del campo ai limiti della praticabili-
tà, soprattutto nei freddi mesi invernali,
dovuto al mancato drenaggio iniziale.
Durante ‘“ conl‘tto ”ond‘a“e “o stad‘o fu
occupato prima dalle truppe tedesche,
che lo utilizzarono per il bivacco dei ca-
valli, e poi dal Battaglione Monte Rosa
che impiegò le tribune come posti di os-
servaz‘one. Lo stad‘o d‘ Barr‘era Genova
era un piccolo catino di provincia e pote-
va accogliere all’incirca seimila spettatori;
risultava tuttavia assai compatto e avvol-
gente e s‘ ‘nia””ava quando ven‘va r‘-
e”p‘to ne‘ tant‘ derby padan‘ e ne““e
gare p‘ù ‘”portant‘. Pare che per “a sida
contro ‘“ Co”o de“ 1968 g“‘ spettator‘ fos-
sero stati oltre diecimila, in parte accolti
nelle tribune supplementari e assiepati
lungo la bassa e malmessa cinta in mura-
tura, ‘“ cu‘ cro““o ne“ derby de“ Po con “a
Cre”onese de“ 2 febbra‘o 1965 provocò
la morte di un tifoso. Con lo sviluppo ur-
ban‘st‘co segu‘to a“ boo” econo”‘co,
lo stadio venne a trovarsi non più in peri-
fer‘a, ”a ‘n ”ezzo a nu”eros‘ ed‘ic‘, ‘n
una zona densamente popolata che ren-
deva prob“e”at‘co “ aflusso e ‘“ delusso
degli spettatori dai due ingressi principa-
li. Per questo motivo, non essendovi spa-
zio per ulteriori spalti, fu ritenuto inade-
guato quando, a““a ine deg“‘ ann‘
Sessanta, il Piacenza si trovò a lottare per
la promozione in serie B. Fu allora che,
per ‘n‘z‘at‘va de“ pres‘dente (nonché ‘”-
prend‘tore ed‘“e) V‘ncenzo Ro”agno“‘, fu
ed‘icato ‘“ nuovo stad‘o, s‘tuato non “on-
tano ne““a zona de“ Parco de““a Ga““eana,
un’area poco abitata a pochi metri dallo
Lo Stadio Garilli, per qualcuno ancora il Galleana (Foto Microsot Bing)
29. 461Stadi d’Italia
Stadio Beltrametti, il terreno di gioco del
Rugby P‘acenza ‘naugurato ne“ 1966. La
festa d‘ add‘o a““o stad‘o d‘ Barr‘era Ge-
nova coincise con la festa per la promo-
zione in serie B della formazione bianco-
rossa allenata da Tino Molina, dopodiché
l’impianto fu abbattuto per lasciare il po-
sto a nuov‘ pa“azz‘ (P‘acenza-Sotto”ar‘na
4-1 “ u“t‘”a gara, ‘“ 15 g‘ugno 1969). Ogg‘
l’area del vecchio impianto è stata com-
pletamente inglobata dalle abitazioni del
centro, ma in prossimità di un ampio giar-
dino esiste ancora Via Campo Sportivo
Vecchio. Pur non avendo mai ospitato
part‘te ufic‘a“‘ de““a Naz‘ona“e d‘ ca“c‘o
‘ta“‘ana, ‘“ ca”po d‘ Barr‘era Genova fu te-
atro di due partite di allenamento degli
Azzurr‘, ne“ 1929 e ne“ 1931. Due furono
anche “e appar‘z‘on‘ de““a Naz‘ona“e ‘ta-
“‘ana d‘ rugby: ne“ ”arzo 1942, contro “ A-
”ator‘ Rugby M‘“ano ca”p‘one d Ita“‘a e
‘“ 15 genna‘o 1961, una sida contro “a
Ger”an‘a Ovest tras”essa da““a RAI e
ter”‘nata 19-0 per g“‘ Azzurr‘ de“ C.T. Ro-
mano Bonifazi. La squadra biancorossa si
trasferì ne“ nuovo stad‘o ne“ 1969, appe-
na promossa nel campionato cadetto e la
pr‘”a part‘ta fu “a sida d‘ Coppa Ita“‘a
contro ‘“ Tor‘no de“ 31 agosto, ter”‘nata
in parità con una rete per parte. L’inaugu-
raz‘one ufic‘a“e, tuttav‘a, ebbe “uogo ‘“ 21
sette”bre 1969, ‘n occas‘one de““a pr‘”a
partita interna di campionato contro il Pe-
rugia, alla presenza dell’onorevole Franco
Evangelisti, sottosegretario al Turismo e
a““o Spettaco“o e de“ s‘ndaco G‘ancar“o
Montan‘, cur‘osa”ente ig“‘o de“ pr‘”o
cittadino presente all’apertura del campo
dei Mulini degli Orti mezzo secolo prima.
L‘”p‘anto, rea“‘zzato da““ ‘ng. G‘ovann‘
Ce““a ass‘e”e a‘ tecn‘c‘ deg“‘ ufic‘ co”u-
nali, in origine possedeva soltanto l’am-
pia Tribuna coperta, fronteggiata sul lato
opposto da“ settore D‘st‘nt‘ cu‘ ne“ 1993
fu agg‘unta “ a”p‘a Grad‘nata nu”erata,
anch’essa coperta, in occasione della sto-
r‘ca pro”oz‘one ‘n Ser‘e A attesa da“ P‘a-
cenza da ben 74 ann‘.A““ora furono erette
anche le traballanti impalcature tubolari
che nel settore di curva sovrastano i pochi
gradoni della struttura originaria. I tifosi di
casa occupano “a Curva Nord, “egger-
mente meno capiente del settore sul
fronte opposto che presenta infatti un’im-
palcatura tubolare in più e si trova posi-
zionato davanti al tunnel d’ingresso degli
spogliatoi dal quale le squadre fanno il
loro ingresso in campo. Con l’ampliamen-
to degli spalti la capienza complessiva
de“ Ga““eana passò così da 16.000 a c‘rca
22.000 spettator‘, un enor”‘tà per P‘a-
cenza, sebbene g‘à ne“ 1981 o“tre 20.000
persone avessero gremito lo stadio per il
concerto d‘ Luc‘o Da““a. Ne“ pr‘”o anno
Il Centro Sportivo Gianni Siboni, tana della Pro Piacenza (Foto Microsot Bing)
30. 462 Stadi d’Italia
d‘ Ser‘e A a“ vecch‘o Ga““eana furono
bloccati sul pari il Milan di Baresi e Savice-
vic e la Juve di Baggio e Vialli, mentre l’In-
ter d‘ Bergka”p e Zenga e “a Sa”p d‘
Gu““‘t e Manc‘n‘ dovettero add‘r‘ttura “a-
sc‘are “ ‘ntera posta ‘n pa“‘o. Durante g“‘
anni nella massima serie l’impianto pia-
centino ospitò anche una partita della
Naz‘ona“e, ‘“ 5 sette”bre 2001 ‘n a”‘che-
vo“e con ‘“ Marocco, superato per 1-0 con
go“ d‘ Da”‘ano To””as‘. L‘”p‘anto
”utò deno”‘naz‘one ne“ 1997, passando
a ricordare l’amato presidente Leonardo
Gar‘““‘ da poco sco”parso, a“ qua“e ‘ t‘fos‘
piacentini e l’intera piazza della città emi-
liana devono molto per la dedizione, la
passione e la competenza dimostrate. Lo
stadio piacentino, presentato come avve-
niristico e moderno, in verità cominciò
ben presto a mostrare i primi segni
dell’età e a rivelarsi modesto - oltre che
sovradimensionato - nella struttura, a cau-
sa soprattutto della lunga distanza che
separa il campo dagli spalti e che non
consente da tutti i settori un’ottima visua-
le del terreno di gioco. L’impianto è inol-
tre fortemente penalizzato dalle capric-
ciose correnti d’aria che si incrociano allo
sbocco delle due valli dove sorge l’im-
pianto e si liberano nei molti spazi aperti
(anche ‘n Tr‘buna, per v‘a de““e aperture
su‘ ba“con‘ d‘ co““ega”ento), ponendo a
dura prova la fedeltà dei tifosi biancoros-
s‘. I“ Gar‘““‘ ‘n passato se”brò a “ungo po-
ter divenire una sorta di stadio-laborato-
r‘o ‘n cu‘ ver‘icare “a poss‘b‘“‘tà d‘
abbattere le barriere che separano il ter-
reno di gioco dagli spalti, esperimento
allora portato avanti soltanto a Montec-
ch‘o Magg‘ore, Grad‘sca d Isonzo e
Agnone. P‘ù vo“te furono prospettat‘
cambiamenti nella struttura dell’impianto,
in particolare la rimozione della pista d’at-
letica e il riavvicinamento delle curve, an-
cora là lontanissime dal campo e sempre
più vuote complice lo spopolamento del-
lo stadio e la decadenza del tifo organiz-
zato dopo ‘“ fa““‘”ento de““a soc‘età. A“ d‘
là di ogni asimmetria e limite strutturale, il
ca”po de““a Ga““eana r‘”ane un ‘”p‘an-
to d‘gn‘toso e sufic‘ente per “a c‘ttà, so-
prattutto dopo le ultime disavventure so-
cietarie che hanno visto il calcio
piacentino ripartire dal basso con nuove
denominazioni. Più di ogni altra cosa, lo
stad‘o d‘ P‘acenza s‘ ‘dent‘ica con ‘“ vec-
ch‘o pres‘dente Gar‘““‘ conosc‘uto ne“ re-
sto del Paese anche per la sua celebre
avvers‘tà a‘ g‘ocator‘ stran‘er‘ (‘“ pr‘”o a
infrangere il tabù fu il brasiliano Matuza-
“e” ne“ 2001) dovuta a“ suo des‘der‘o d‘
schierare una squadra orgogliosamente
tutta italiana, quasi a voler rivendicare la
natura di piazzaforte militare della città,
sorta in riva al Po come avamposto di le-
gionari romani negli acquitrini pullulanti
d‘ barbar‘ Ga““‘. Lo stesso Leonardo Gar‘“-
li aveva in verità più volte avanzato l’ipo-
tesi della costruzione di un nuovo stadio
moderno, meno capiente ma più acco-
gliente e, soprattutto, senza pista di atleti-
ca. Il progetto venne poi abbandonato
non avendo incontrato alcun riscontro da
parte de““a G‘unta Co”una“e e ch‘use
ogni discorso sul nuovo impianto. Uno
stadio che, nella sua sostanza misurata e
pratica, avrebbe per molti versi ricordato
ancor più il presidente e i toni contenuti
della sua terra, “il polo freddo dell’Emilia
ca“da , co”e sugger‘to da“ g‘orna“‘sta
p‘acent‘no A“berto Cava““ar‘. Da r‘cordare
che a“ Gar‘““‘ da“ 2014 g‘oca anche ‘“ Pro
Piacenza, lontano parente della storica
soc‘età nata ne“ 1919, pro”osso ‘n Lega
Pro a“ ter”‘ne de““a stag‘one 2013-14,
dopo essere passato attraverso diversi
ca”b‘ d‘ deno”‘naz‘one e fus‘on‘.A osp‘-
tare la strepitosa cavalcata dei rossoneri
verso il calcio professionistico fu però il
modesto campo del Centro Sportivo
G‘ann‘ S‘bon‘ de“ quart‘ere popo“are Be-
surica, che comprende due campi rego-
lari in erba naturale, uno più ridotto per
gli allenamenti, un campetto in sintetico e
un rap‘d-futbo“. A““ ‘nterno de““a struttura
si trovano anche la sede della società, gli
spogliatoi, un’infermeria, una palestra, un
bar e diversi locali di servizio.
31. 515Stadi d’Italia
RIMINI
Stadio Romeo Neri
Piazzale del Popolo, 1 – 47900 Rimini
Anno di costruzione: 1934
Capienza: 10.000
La storia del calcio riminese l’hanno scrit-
ta in molti ma a cominciare furono nel
1912 g“‘ at“et‘ de““a Un‘one Sport‘va L‘-
bertas che utilizzavano per le loro gare il
campo annesso all’Ippodromo Flaminio,
sul prato comunemente denominato
de““a Sartona , una vasta area erbosa ap-
pena fuor‘ ‘“ borgo San G‘ovann‘, a‘ ”ar-
gini della città. Il terreno, una landa deso-
“ata d‘ cespug“‘, ne“ 1812 era stato
acquistato dalla contessa Teresa Sartoni
(da cu‘ ‘“ no”e popo“are de“ ca”po d‘
g‘oco) che, una vo“ta r‘”asta vedova, vo“-
“e ed‘icare una ”agn‘ica v‘““a d‘ de“‘z‘a
sui resti di uno dei santuari religiosi più
importanti della città, l’antico complesso
d‘ San Gaudenzo ded‘cato a“ santo ”art‘-
re, vescovo e patrono della città, a sua
volta costruito su una preesistente area
cimiteriale romana. Toccata in punto di
morte da un qualche senso religioso, la
contessa donò i propri possedimenti alla
Ch‘esa che ann‘ dopo ‘st‘tuì ne““ ed‘ic‘o
“ Orfanotroio P‘o Fe“‘ce per ‘“ r‘covero e
l’istruzione di fanciulli poveri e orfani, i
cui ruderi rimasero ben evidenti sino a
epoca recente, allorché nei primi anni
Settanta partirono i lavori per la costru-
zione del nuovo palazzo dello sport e le
ruspe demolirono quel che rimaneva
de““a vecch‘a V‘““a Sarton‘-Garatton‘, con
g“‘ affresch‘ de“ p‘ttore Fe“‘ce G‘an‘, an-
noverato fra i massimi esponenti della
p‘ttura neoc“ass‘ca. Ancora ogg‘ può ca-
pitare di sentire l’espressione “u l’a bott
‘nt é P‘o Fe“‘ce… con cu‘ qua“che anz‘a-
no tifoso commenta un tiraccio alto fuori
dallo specchio della porta. La vocazione
sportiva dell’intera area aveva avuto ini-
z‘o g‘à ne“ “ontano 1893 quando, su“ pra-
Lo Stadio del Littorio nel 1935
32. 516 Stadi d’Italia
to comunemente utilizzato per gli eserci-
z‘ de‘ ”‘“‘tar‘ d‘ stanza a R‘”‘n‘ (uso
mantenuto a lungo, anche dopo la realiz-
zaz‘one de““e strutture sport‘ve) era stato
costruito un ippodromo per le corse al
trotto, nell’ambito delle attività legate alla
stagione balneare; l’impianto fu utilizzato
negli anni successivi anche per attività ci-
clistiche, motociclistiche, automobilisti-
che e aviatorie. Come ricordano Raoul
De Bon‘s, Francesco Fan‘n‘ e G‘u“‘o Za-
vatta nella loro pregevole opera “Rimini
100. Una stor‘a b‘ancorossa , durante “a
Grande Guerra ‘“ tracc‘ato fu trasfor”ato
in una pista di decollo per i quattro aerei
militari destinati alla difesa della città
dopo i primi bombardamenti austriaci e
il prato interno fu utilizzato per seminarvi
grano, con le ovvie conseguenze sulle
strutture de““ ‘ppodro”o. A““a ine de“
conl‘tto s‘ rese qu‘nd‘ necessar‘a una s‘-
stemazione piuttosto onerosa, che con-
sentì “a r‘apertura so“o ne“ 1920. Intanto ‘“
prato era già diventato la sede preferita
per le partite di calcio, pur nell’assenza di
strutture vere e propr‘e . De“ vecch‘o pra-
to della Sartona, il giornalista Flavio Lom-
bardini ricorda invece “Campo di gioco?
Il vecchio prato della Sartona, ma senza
tribune, senza recinzione, due capanni
da bagno per spogliatoi, presi in prestito
da Gaetano, ‘“ “oquace bagn‘no ne‘ pres-
si del porto canale, che assieme alla nu-
”erosa lott‘g“‘a d‘ ”oscon‘ custod‘va “a
sede est‘va de““a L‘bertas . Ne‘ pr‘”‘ ann‘
Venti, dopo la breve apparizione dei ra-
gazz‘ de““a R‘”‘n‘ F.C. (‘ pr‘”‘ a ‘ndossare
la classica divisa biancorossa a quarti
contrappost‘), ‘“ ca”po co”‘nc‘ò a pren-
dere forma per consentire alla squadra di
disputare regolarmente i campionati or-
gan‘zzat‘ da““a FIGC. Ca“ato “ ‘nteresse
per “ att‘v‘tà ‘pp‘ca, ne“ 1930 ‘“ ca”po fu
assegnato ufic‘a“”ente a t‘to“o gratu‘to
dal Comune alla Libertas per le sue attivi-
tà sport‘ve. Due ann‘ dopo, non poten-
dosi ripristinare l’ippodromo, fu deciso di
risistemare l’area realizzandovi un im-
pianto polisportivo. Fortemente voluto
dal podestà Palloni, lo Stadio del Littorio
- così fu chiamato l’impianto - fu proget-
tato dall’ing. Virginio Stramigioli, Capo
de““ Ufic‘o Tecn‘co Co”una“e, r‘pren-
dendo in misura assai più modesta e
contenuta “a struttura e ‘“ proi“o de““a tr‘-
buna de““o Stad‘o G‘ovann‘ Berta d‘ F‘-
renze. A“ geo”etra Ma‘o“‘ s‘ deve ‘“ d‘se-
gno della pregevole facciata, l’elemento
architettonico che ancora oggi caratteriz-
za maggiormente l’impianto. Il campo
”‘surava ‘n‘z‘a“”ente 120 x 60 ”t. ed era
attorniato da due piste, una ciclabile in
cemento e una più interna in polvere di
carbone per le corse podistiche. Vi erano
inoltre numerose strutture accessorie,
principalmente pedane per salti e lanci,
destinate allo svolgimento delle varie di-
scipline atletiche da sempre assai prati-
cate a R‘”‘n‘. G“‘ spa“t‘ avevano una ca-
p‘enza co”p“ess‘va d‘ 4.000 post‘ ed
erano concentrati nelle tre tribune, quel-
la centrale coperta da una tettoia a sbal-
zo, caratterizzate dal tipico stile classi-
cheggiante del Ventennio e disposte su
un unico lato, quello che oggi si affaccia
“ungo V‘a“e IX Magg‘o 1849. Interna”en-
te erano stat‘ r‘cavat‘ ufic‘, docce, ‘”-
pianti di riscaldamento e tre grandi pale-
stre. Erano inoltre previsti nel progetto
originale una piscina e campi per gli in-
contri di tennis, pallacanestro e bocce.
L ‘”p‘anto fu ufic‘a“”ente ‘naugurato ‘“
pr‘”o genna‘o 1934 con un sagg‘o g‘n-
nico ma il primo incontro di calcio fu in
verità disputato già il primo ottobre
dell’anno precedente. La gara, preceduta
dal rituale lancio del pallone da un aereo
che sorvolava lo stadio, vide di fronte la
Libertas Rimini e i cugini forlivesi della
Forti e Liberi che al termine si imposero
per due a zero, smorzando in parte i toni
celebrativi dell’inaugurazione. Terminava
così l’era dei pionieri e il nuovo sport si
incamminava verso le forme organizzate
del professionismo. Le prime gare nel
nuovo impianto videro la squadra Liber-
tas opporsi alle altre compagini roma-
gnole, dal Cesena al Lugo, dal Ravenna
33. 517Stadi d’Italia
a““ A“fons‘ne, ”a a ca“a”‘tare “ attenz‘one
degli appassionati riminesi furono so-
prattutto “e accese side c‘ttad‘ne contro ‘
rossoner‘ de“ Dopo“avoro Ferrov‘ar‘o de“
Cav. Ez‘o Do”‘n‘c‘, “e cu‘ gare ven‘vano
disputate al campo con fondo in polvere
d‘ carbone de““e ofic‘ne ferrov‘ar‘e d‘ V‘a
Ro”a, conosc‘uto co”e La scato“etta
per “e sue r‘dotte d‘”ens‘on‘. Neg“‘ ann‘
successivi, oltre alle partite della Libertas
e poi della Rimini Calcio, lo stadio ospitò
gare di atletica, di ginnastica e di ciclismo
(anche un arr‘vo de“ G‘ro d Ita“‘a de“
1934, “a tappa Ancona-R‘”‘n‘). R‘spar-
”‘ato da‘ bo”barda”ent‘ de““e 396 ‘n-
cursioni aeree effettuate dalle forze an-
glo-americane sopra Rimini, lo Stadio del
Littorio dopo la guerra cambiò nome in
Comunale, dopo una brevissima deno-
minazione provvisoria di Stadio Flaminio,
come riportato sul manifesto di una gara
a”‘chevo“e con ‘“ Modena de“ 5 agosto
1945. L ‘nt‘to“az‘one a Ro”eo Ner‘, g‘n-
nasta riminese tre volte medaglia d’oro
a““e O“‘”p‘ad‘ d‘ Los Ange“es de“ 1932,
r‘sa“e ‘nvece a“ 1961, anno de““a sco”-
parsa del fenomenale atleta romagnolo
(tanto possente che, a“ ter”‘ne de‘ g‘och‘
o“‘”p‘c‘, r‘iutò “a proposta de““a MGM
per impersonare il personaggio di Tarzan
‘n una ser‘e d‘ i“”, “asc‘ando così v‘a “‘-
bera a“ nuotatore a”er‘cano, Johnny
We‘ss”u““er). G“‘ ann‘ a segu‘re non re-
galarono molte soddisfazioni ai tifosi
biancorossi che dovettero accontentarsi
di sostenere la propria squadra nei cam-
pionati di Serie C. La serie cadetta venne
ragg‘unta so“tanto ne“ 1976 sotto “a pre-
s‘denza de“ Cav. G‘“berto Gaspar‘ e neg“‘
anni a seguire la squadra, più che per i
risultati, si segnalò per i prestigiosi per-
sonaggi che si alternarono alla guida tec-
nica in panchina. Tra questi, il mago Hele-
nio Herrera, Osvaldo Bagnoli e il giovane
Arr‘go Sacch‘. Ne“ te”po “o stad‘o r‘”‘-
nese si è arricchito di nuovi ordini di po-
sti, sviluppandosi tuttavia in maniera
poco ar”on‘osa e pena“‘zzando ‘“ proi“o
regolare della struttura originaria. Rispet-
to alla situazione attuale, il progetto ori-
g‘na“e ”ancava d‘ D‘st‘nt‘ e curve, ”en-
tre le tribune laterali rimanevano separate
da quella centrale. Prospicienti alla Tribu-
na, su alcuni spalti preesistenti già dagli
ann‘ C‘nquanta, ne“ 1975 furono erett‘ ‘
D‘st‘nt‘ che, spostat‘ poco s‘””etr‘ca-
Lo Stadio Romeo Neri, un futuro incerto (Foto Microsot Bing)
34. 518 Stadi d’Italia
mente verso il lato est, non coprono l’in-
tera lunghezza del rettangolo di gioco,
lasciando spazio a una seconda tribunet-
ta aggiunta anni dopo e per lungo tempo
riservata alle tifoserie ospiti. Queste sono
oggi accolte in uno dei due settori di cur-
va rea“‘zzat‘ ne“ 2004 e a”p“‘at‘ “ anno se-
guente con delle strutture modulari in
metallo che hanno permesso di portare
la capacità complessiva dello stadio di Ri-
”‘n‘ a c‘rca 10.000 post‘. Un settore d‘
curva, deno”‘nato “ato ”are e pos‘z‘o-
nato a ridosso del terreno di gioco, in re-
altà esisteva già dagli anni Settanta e per
alcuni anni una piccola struttura in tubi
Innocenti si trovava collocata anche dalla
parte opposta. La curva (d‘venuta Curva
Est ) venne ‘n segu‘to e“‘”‘nata, per esse-
re ripristinata in tempi recenti al di là della
pista di atletica, una volta eliminato l’anel-
lo in cemento del velodromo. Il settore
ospiti risulta oggi più capiente, potendo
accog“‘ere 2.200 spettator‘, e s‘ trova po-
s‘z‘onato su“ “ato ”onte, ”entre ‘ 1.400
posti riservati ai tifosi di casa sono collo-
cati sul fronte opposto, il lato mare. Il vec-
chio settore riservato ai sostenitori ospiti,
ogg‘ d‘ fatto un‘to a‘ D‘st‘nt‘ (recente-
mente ridipinti dai tifosi con i colori socie-
tar‘), per qua“che te”po è r‘”asto ‘nut‘“‘z-
zato, con funzione più che altro di area
cuscinetto tra i tifosi delle due squadre.
Se”pre ne“ 2004 fu r‘”osso e sost‘tu‘to ‘“
vecchio muro di recinzione sul lato sud,
giudicato pericoloso e comunque fuori
nor”a. G“‘ ‘ntervent‘ furono rea“‘zzat‘
nell’ambito di un più ampio piano organi-
co di manutenzione straordinaria e di
adeguamento normativo dello stadio co-
munale predisposto dal Comune di Rimi-
ni e legato in prospettiva futura a un pro-
getto di realizzazione del sistema sportivo
che nella stessa area include anche la Pi-
sc‘na e ‘“ Pa“azzetto de““o Sport. Appare ‘n
ogni caso probabile una futura trasforma-
z‘one de““o Stad‘o Ro”eo Ner‘, ne““a sta-
g‘one 2010-11 ut‘“‘zzato anche da““a ”e-
teora Real Rimini FC, pur se una decisione
non è ancora stata presa riguardo alle
soluzioni prospettate, dovendosi sceglie-
re tra una ristrutturazione dell’impianto
esistente ovvero un progetto completa-
mente nuovo. Qualunque soluzione do-
vrà in ogni caso rispettare i vincoli impo-
sti dalla Soprintendenza ai Beni
Monumentali sulla parte originaria
dell’impianto sportivo, ossia la Tribuna
Centrale e le due tribune laterali.