1. Ø Direzione scientifica e
Coordinatore scientifico:
Dott.ssa Sofia Tavella
Ø Responsabili del progetto:
Dott.ssa Giovanna Tedeschi e Dott.ssa
Elisabetta Masciotta
Ø Responsabile della formazione:
Dott.ssa Marilena Banfi
Ø Responsabili delle supervisioni
cliniche e dei gruppi Balint:
Dott.ssa Sofia Tavella e Dott.ssa Marilena
Banfi
Operatori psicologi
Sono coloro che entreranno ogni giorno nei
reparti affiancati dai responsabili di reparto.
La presenza degli operatori psicologi lungo le
corsie dei reparti e le sale d’attesa degli
ambulatori e day hospital diventa un
processo qualitativamente importante per
migliorare il vissuto dell’ospedalizzazione dei
bambini malati, delle loro famiglie e degli
operatori sanitari stessi.
3. LA PORTA
Nelle diverse culture l’atto del
“varcare una soglia” ha il significato
di riunirsi ad un mondo nuovo e
la porta rappresenta
la separazione o
la comunicazione tra i due ambiti,
non solo come identificazione dello
spazio fisico che delimita l’esterno
dall’interno o viceversa, ma anche
come passaggio tra due livelli: il
noto e l’ignoto.
Per noi ha significato –unitamente
all’atto dell’indossare il camice-
l’accesso ad una professione che
amiamo, “varcare la soglia” è stato
per noi un immergerci senza sapere
cosa trovare.
4.
5. v Ansia
v Il timore di non poter essere d’aiuto
v “So di non sapere”, la difficoltà della
messa in pratica
v L’insicurezza
v La serenità che nasce dal confronto e
dalla condivisione
v I dubbi e la capacità di migliorarci
grazie ai nostri vissuti emotivi
COSA ABBIAMO PROVATO
8. “Preferisco il disegno alle parole. Il
disegno è più veloce e lascia meno
spazio per le bugie”.
(Le Corbusier)
9. Ci siamo confrontate con le reticenze e i
taboo che ancora l’immagine della
psicologia trasferisce:
“non capisco perché abbiano chiamato
la psicologa, mia figlia non parla
perché ha le tonsille gonfie, non per
altro”
10. Abbiamo fatto i conti con richieste “scomode”:
“La madre mi chiede in ultima analisi di comunicare e
raccontare quanto accaduto alla bambina e di far sì che il
sistema possa in futuro evitare tali violenze. Ella si appella alla
mia figura “voi che siete psicologhe” pronuncia perentoria.
Sapevo già che non avremmo avuto il potere per accogliere la
sua domanda, così anche l’amarezza è sopraggiunta.”
(Stralcio di relazione)
Si credeva che la bambina potesse avere il clostrydium, un batterio
che costringe chi lo possiede a stare in isolamento.
Si è poi scoperto che in realtà non lo aveva e che quindi la piccola
è stata sottoposta ad un isolamento traumatico ed inutile, dal
momento che il rapporto con l’amichetta del letto affianco era
un’importantissima fonte di continuità del quotidiano, oltre che
un’immensa risorsa –quella che deriva dalla relazione con l’altro-.
11. Speriamo con questa esperienza di aver dato un contributo
effettivo alle vite di quelle famiglie messe in stand-by dalla
malattia dei figli. Ci piace immaginare di essere state come
una boccata d’aria fresca, una finestra attraverso cui poter
donare ai genitori uno sfogo rispetto ad ansie e frustrazioni e ai
bambini una possibilità d’espressione mediante il gioco ed il
disegno. Un’ ospedalizzazione comporta non pochi problemi
ed il nostro orecchio è stato sempre teso all’ascolto: di papà
che rischiavano di perdere il lavoro per la degenza protratta
del bambino, di mamme sole, insonni per notti, dei bambini
preoccupati di perdere l’affetto degli amici perché non presenti.
Restituire normalità ad un contesto che non lo è non è cosa
facile ma nel nostro piccolo ci abbiamo provato.