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Biancaneve e i sette nani
C’era una volta Biancaneve, una principessa che viveva con suo
padre il Re e una matrigna tanto bella quanto cattiva.
Grimilde, la matrigna di Biancaneve, era riuscita a sposare il Re
perché era in realtà una strega, e gli aveva fatto un sortilegio.
Da quel giorno, alla corte del castello tutto era diventato più triste.
Grimilde pretendeva di essere servita e riverita in ogni cosa, e aveva
fatto in modo che Biancaneve fosse considerata poco più di una
serva qualunque.
Ma Biancaneve sopportava anche le peggiori scortesie perché, per
tornare felice, le bastava ricordare la sua cara mamma che ora non
c’era più.
Grimilde, poi, aveva uno specchio magico, che poteva rispondere a
tutte le sua domande, ma lei ne faceva una sola soltanto:
– Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame? –
chiedeva ogni mattina appena sveglia.
E lo specchio, che era uno specchio magico serio, le rispondeva la
verità.
– Mia signora, voi siete la più bella di tutte.
E Grimilde sorrideva maligna…
Ma Biancaneve diventava ogni giorno più bella e Grimilde era
invidiosa, per questo le faceva fare i lavori più umili, sperando che
così rimanesse meno bella di lei.
Finché un giorno, dopo la solita domanda di Grimilde, lo specchio
rispose:
– Mia signora, è Biancaneve la più bella del reame…
Grimilde iniziò a gridare infuriata e per poco non ruppe lo specchio
dall’ira.
Quella notte non chiuse occhio, e pensò ad un piano per far sparire
Biancaneve, così da rimanere la più bella del reame.
Al mattino chiamò il cacciatore, suo servitore, e gli ordinò di
portare Biancaneve nel bosco e riportarle il suo cuore, come prova
per averla uccisa.
Il povero cacciatore a malincuore obbedì.
– Dove mi portate signor cacciatore? – chiedeva Biancaneve, ma il
cacciatore rimaneva zitto e con lo sguardo basso.
Quando furono finalmente nel bosco profondo, si fermarono. Il
cacciatore avrebbe dovuto prendere il fucile, ma voleva troppo bene
a Biancaneve per poterle fare del male.
– Cosa succede signor cacciatore? – chiese Biancaneve?
– Grimilde vuole essere la più bella del reame, e quindi mi ha dato
l’ordine di portarti qui nel bosco e…
Ma il cacciatore non riuscì a finire la frase. Pensò che bastava
lasciare la ragazza da sola lì nel bosco, al resto ci avrebbero pensato
i lupi.
Salutò Biancaneve con un cenno della mano, e con le lacrime agli
occhi scappò via.
Biancaneve, che ancora non aveva ben compreso cosa fosse
successo e perché fosse stata portata lì, iniziò a guardarsi attorno
impaurita, non era mai stata da sola nel profondo bosco.
Iniziò a correre a destra e sinistra, senza riuscire a ritrovare il
sentiero che portava al castello, finché non si imbatté un una piccola
casetta.
Impaurita e stanca bussò alla porta, ma nessuno aprì. Scostò
lentamente la porta chiedendo il permesso, ma nessuno rispose.
Si ritrovò dentro ad una minuscola cucina, con un piccolo tavolo e
sette piccole sedie tutt’intorno.
Sulla tavola c’erano del pane e dell’acqua. Biancaneve ne prese un
pochino per placare la fame e la sete, e poi si mise a curiosare per la
casetta.
Si ritrovò in una stanza da letto con sette piccoli lettini. Era
veramente meravigliata e si sedette su uno di questi, ma per la
stanchezza si appisolò.
A svegliarla ci pensò un gran fracasso proveniente dalla cucina. Era
già sera e dall’altra stanza arrivavano voci di uomini che si
chiedevano chi mai fosse entrato nella loro casa.
Così Biancaneve corse in cucina.
– E tu chi sei?! – Esclamarono i sette piccoli ometti quando la
videro arrivare.
– Io sono Biancaneve, dovete scusarmi per essere entrata in casa
vostra senza permesso ma… – e Biancaneve raccontò loro tutta la
sua triste storia.
Quando ebbe finito, i sette nani si guardarono e sentenziarono
all’unanimità:
– Non preoccuparti Biancaneve, rimani pure a casa nostra, sei la
benvenuta. Ti offriremo riparo e protezione dalla matrigna cattiva.
– Vi ringrazio miei cari ometti – disse Biancaneve – mi saprò
sdebitare, non dubitate! – e prese subito a preparare la cena e
sistemare casa.
I sette nani, che si chiamavano Brontolo, Cucciolo, Dotto, Eolo,
Gongolo, Mammolo e Pisolo, non potevano essere più felici.
Il giorno dopo Grimilde si alzò tutta felice pensando di essersi
liberata di Biancaneve, e chiese al suo specchio:
– Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?
Ma lo specchio rispose:
– Mia signora, è Biancaneve la più bella del reame, e ora vive nel
bosco insieme a sette piccoli nani.
– Non è possibile! – gridò Grimilde – l’ho fatta portare nel bosco
dal cacciatore, guarda, questo è il suo cuore! – e mostrò un
cofanetto di legno.
– Quello nel cofanetto, è il cuore di un capretto! – le rispose lo
specchio.
Grimilde gridò furiosa contro lo specchio ed il cacciatore infedele, e
decise che avrebbe risolto lei personalmente la questione.
Corse nelle segrete del castello dove nascondeva il suo laboratorio
di pozioni magiche e iniziò a fare stregonerie.
Biancaneve intanto era tutta felice che i sette nani la avessero
accolta come una sorella. Mentre loro di giorno andavano a lavorare
nella vicina miniera, lei preparava il pranzo, rassettava la casa e
lavava i panni.
E la sera si divertivano un sacco a raccontarsi storie e filastrocche.
Ma un giorno alla porta della casetta bussò una vecchia signora dai
capelli bianchi e vestita di cenci.
– Buongiorno vecchina, cosa posso fare per lei?
– Buongiorno mia cara fanciulla, sono una povera vecchia che
vende mele, ne vuoi una? – disse la vecchia.
– Le vostre mele rosse sono bellissime, ma io non ho soldi per
pagarvi… – rispose Biancaneve.
La vecchia sorrise e le disse:
– Siete così bella mia giovane fanciulla che ve ne regalo una, tenete,
mangiatela pure.
Biancaneve prese la mela e la portò alla bocca…
Ma non appena ne morse un pezzettino, Biancaneve cadde svenuta
a terra!
La vecchia allora si mise a ridere, ridere e ridere, e poco dopo in un
“puff” si tramutò in Grimilde che si era camuffata da vecchia e
aveva avvelenato la mela.
Così, mentre Grimilde spariva nel bosco, Biancaneve giaceva a
terra come morta.
La sera i sette nani tornarono a casa, e vedendola così si disperarono
e piansero tutta la notte.
Il giorno dopo, non ebbero il coraggio di seppellirla tanto era ancora
bella, e prepararono per lei una bara di cristallo che sistemarono in
una piccola radura. Piangendo la lasciarono lì in compagnia di
scoiattoli e uccellini.
Verso sera passò di lì il principe del reame vicino, Florian, che
tornava a casa dalla battuta di caccia.
Incuriosito da quella teca di cristallo con dentro una ragazza si
avvicinò, e quando vide la bellezza di Biancaneve se ne innamorò
subito.
Lui non sapeva che Biancaneve era stata avvelenata da Grimilde e
pensava stesse solo riposando di un sonno profondo.
Così la prese tra le braccia. Ma proprio in quel momento il piccolo
pezzo di mela avvelenata che Biancaneve aveva ancora in bocca,
cadde a terra.
Il principe Florian la baciò, e Biancaneve che non aveva più il
veleno in bocca poco a poco rinvenne e si risvegliò.
Anche Florian era un bel giovane e Biancaneve fu felice di
ritrovarsi fra le sue braccia.
Florian portò Biancaneve al suo castello, le giurò eterno amore e
promise di proteggerla per sempre dalle grinfie della sua matrigna.
Quando organizzarono il banchetto di nozze fu invitata anche
Grimilde, che verde d’invidia e di rabbia per la bellezza di
Biancaneve andò via e scomparve. Da quel momento nessuno la
vide più.
Biancaneve tornava spesso e volentieri far visita ai suoi amici nani,
ed ogni volta era sempre una grande festa!
E vissero tutti felici e contenti.

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Biancaneve

  • 1. Biancaneve e i sette nani C’era una volta Biancaneve, una principessa che viveva con suo padre il Re e una matrigna tanto bella quanto cattiva. Grimilde, la matrigna di Biancaneve, era riuscita a sposare il Re perché era in realtà una strega, e gli aveva fatto un sortilegio. Da quel giorno, alla corte del castello tutto era diventato più triste. Grimilde pretendeva di essere servita e riverita in ogni cosa, e aveva fatto in modo che Biancaneve fosse considerata poco più di una serva qualunque. Ma Biancaneve sopportava anche le peggiori scortesie perché, per tornare felice, le bastava ricordare la sua cara mamma che ora non c’era più. Grimilde, poi, aveva uno specchio magico, che poteva rispondere a tutte le sua domande, ma lei ne faceva una sola soltanto: – Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame? – chiedeva ogni mattina appena sveglia. E lo specchio, che era uno specchio magico serio, le rispondeva la verità. – Mia signora, voi siete la più bella di tutte.
  • 2. E Grimilde sorrideva maligna… Ma Biancaneve diventava ogni giorno più bella e Grimilde era invidiosa, per questo le faceva fare i lavori più umili, sperando che così rimanesse meno bella di lei. Finché un giorno, dopo la solita domanda di Grimilde, lo specchio rispose: – Mia signora, è Biancaneve la più bella del reame… Grimilde iniziò a gridare infuriata e per poco non ruppe lo specchio dall’ira. Quella notte non chiuse occhio, e pensò ad un piano per far sparire Biancaneve, così da rimanere la più bella del reame. Al mattino chiamò il cacciatore, suo servitore, e gli ordinò di portare Biancaneve nel bosco e riportarle il suo cuore, come prova per averla uccisa. Il povero cacciatore a malincuore obbedì. – Dove mi portate signor cacciatore? – chiedeva Biancaneve, ma il cacciatore rimaneva zitto e con lo sguardo basso. Quando furono finalmente nel bosco profondo, si fermarono. Il cacciatore avrebbe dovuto prendere il fucile, ma voleva troppo bene a Biancaneve per poterle fare del male.
  • 3. – Cosa succede signor cacciatore? – chiese Biancaneve? – Grimilde vuole essere la più bella del reame, e quindi mi ha dato l’ordine di portarti qui nel bosco e… Ma il cacciatore non riuscì a finire la frase. Pensò che bastava lasciare la ragazza da sola lì nel bosco, al resto ci avrebbero pensato i lupi. Salutò Biancaneve con un cenno della mano, e con le lacrime agli occhi scappò via. Biancaneve, che ancora non aveva ben compreso cosa fosse successo e perché fosse stata portata lì, iniziò a guardarsi attorno impaurita, non era mai stata da sola nel profondo bosco. Iniziò a correre a destra e sinistra, senza riuscire a ritrovare il sentiero che portava al castello, finché non si imbatté un una piccola casetta. Impaurita e stanca bussò alla porta, ma nessuno aprì. Scostò lentamente la porta chiedendo il permesso, ma nessuno rispose. Si ritrovò dentro ad una minuscola cucina, con un piccolo tavolo e sette piccole sedie tutt’intorno. Sulla tavola c’erano del pane e dell’acqua. Biancaneve ne prese un pochino per placare la fame e la sete, e poi si mise a curiosare per la casetta.
  • 4. Si ritrovò in una stanza da letto con sette piccoli lettini. Era veramente meravigliata e si sedette su uno di questi, ma per la stanchezza si appisolò. A svegliarla ci pensò un gran fracasso proveniente dalla cucina. Era già sera e dall’altra stanza arrivavano voci di uomini che si chiedevano chi mai fosse entrato nella loro casa. Così Biancaneve corse in cucina. – E tu chi sei?! – Esclamarono i sette piccoli ometti quando la videro arrivare. – Io sono Biancaneve, dovete scusarmi per essere entrata in casa vostra senza permesso ma… – e Biancaneve raccontò loro tutta la sua triste storia. Quando ebbe finito, i sette nani si guardarono e sentenziarono all’unanimità: – Non preoccuparti Biancaneve, rimani pure a casa nostra, sei la benvenuta. Ti offriremo riparo e protezione dalla matrigna cattiva. – Vi ringrazio miei cari ometti – disse Biancaneve – mi saprò sdebitare, non dubitate! – e prese subito a preparare la cena e sistemare casa. I sette nani, che si chiamavano Brontolo, Cucciolo, Dotto, Eolo, Gongolo, Mammolo e Pisolo, non potevano essere più felici.
  • 5. Il giorno dopo Grimilde si alzò tutta felice pensando di essersi liberata di Biancaneve, e chiese al suo specchio: – Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame? Ma lo specchio rispose: – Mia signora, è Biancaneve la più bella del reame, e ora vive nel bosco insieme a sette piccoli nani. – Non è possibile! – gridò Grimilde – l’ho fatta portare nel bosco dal cacciatore, guarda, questo è il suo cuore! – e mostrò un cofanetto di legno. – Quello nel cofanetto, è il cuore di un capretto! – le rispose lo specchio. Grimilde gridò furiosa contro lo specchio ed il cacciatore infedele, e decise che avrebbe risolto lei personalmente la questione. Corse nelle segrete del castello dove nascondeva il suo laboratorio di pozioni magiche e iniziò a fare stregonerie. Biancaneve intanto era tutta felice che i sette nani la avessero accolta come una sorella. Mentre loro di giorno andavano a lavorare nella vicina miniera, lei preparava il pranzo, rassettava la casa e lavava i panni. E la sera si divertivano un sacco a raccontarsi storie e filastrocche.
  • 6. Ma un giorno alla porta della casetta bussò una vecchia signora dai capelli bianchi e vestita di cenci. – Buongiorno vecchina, cosa posso fare per lei? – Buongiorno mia cara fanciulla, sono una povera vecchia che vende mele, ne vuoi una? – disse la vecchia. – Le vostre mele rosse sono bellissime, ma io non ho soldi per pagarvi… – rispose Biancaneve. La vecchia sorrise e le disse: – Siete così bella mia giovane fanciulla che ve ne regalo una, tenete, mangiatela pure. Biancaneve prese la mela e la portò alla bocca… Ma non appena ne morse un pezzettino, Biancaneve cadde svenuta a terra! La vecchia allora si mise a ridere, ridere e ridere, e poco dopo in un “puff” si tramutò in Grimilde che si era camuffata da vecchia e aveva avvelenato la mela. Così, mentre Grimilde spariva nel bosco, Biancaneve giaceva a terra come morta. La sera i sette nani tornarono a casa, e vedendola così si disperarono e piansero tutta la notte.
  • 7. Il giorno dopo, non ebbero il coraggio di seppellirla tanto era ancora bella, e prepararono per lei una bara di cristallo che sistemarono in una piccola radura. Piangendo la lasciarono lì in compagnia di scoiattoli e uccellini. Verso sera passò di lì il principe del reame vicino, Florian, che tornava a casa dalla battuta di caccia. Incuriosito da quella teca di cristallo con dentro una ragazza si avvicinò, e quando vide la bellezza di Biancaneve se ne innamorò subito. Lui non sapeva che Biancaneve era stata avvelenata da Grimilde e pensava stesse solo riposando di un sonno profondo. Così la prese tra le braccia. Ma proprio in quel momento il piccolo pezzo di mela avvelenata che Biancaneve aveva ancora in bocca, cadde a terra. Il principe Florian la baciò, e Biancaneve che non aveva più il veleno in bocca poco a poco rinvenne e si risvegliò. Anche Florian era un bel giovane e Biancaneve fu felice di ritrovarsi fra le sue braccia. Florian portò Biancaneve al suo castello, le giurò eterno amore e promise di proteggerla per sempre dalle grinfie della sua matrigna. Quando organizzarono il banchetto di nozze fu invitata anche Grimilde, che verde d’invidia e di rabbia per la bellezza di
  • 8. Biancaneve andò via e scomparve. Da quel momento nessuno la vide più. Biancaneve tornava spesso e volentieri far visita ai suoi amici nani, ed ogni volta era sempre una grande festa! E vissero tutti felici e contenti.