Conferenza nazionale per il Lavoro - Intervento di Paolo Tristani
1. Ieri venerdì 15 giugno il Partito Democratico a tenuto a Napoli nella Citta della Scienza la seconda
conferenza nazionale sul lavoro con tema "Lo sviluppo sostenibile per la piena e buona
occupazione", dove hanno partecipato il segretario nazionale PD Pierluigi Bersani, Stefano Fassina,
responsabile segreteria Economia e Lavoro, i segretari nazionali di CGIL, CISL, UIL, UGL, la
Confindustria, e tutte le altre associazioni nazionali che si occupano di lavoro dipendente e
autonomo. Anche Massafra ha partecipato con i suoi delegati. Lanfranco Rossi, responsabile
segreteria provinciale Sviluppo Economico, due Giovani Democratici di Massafra, Michele Tristani
e Angelo Notaristefano, e Paolo Tristani, il quale ha voluto contribuire alla discussione per portare
la voce di Taranto e della Puglia in questo dibattito.
Ecco il discorso:
<<Taranto può essere considerata un emblema del nostro tempo e della nostra conferenza.
Dominato da oltre 40 anni dal complesso siderurgico Ilva, nel nostro territorio parlare di sviluppo
sostenibile è pane quotidiano. Infatti il dibattito è animato da decenni sul compromesso tra il lavoro
e l’ambiente. Il colosso Ilva, e prima dell’Ilva l’Italsider, ha rappresentato un volano di sviluppo per
la nostra Provincia che si è trasformata per soddisfare le esigenze della produzione dell’acciaio.
L’imprenditoria e quindi l’occupazione ruota intorno al siderurgico con la presenza di un grande
indotto di piccole e medie imprese che vive con le commesse dell’Ilva.
I cittadini sentono pesantemente la presenza dello stabilimento, positivamente se parliamo di
occupazione, negativamente se parliamo di ambiente e salute. Tuttavia il compromesso è
obbligatorio in questa terra se pensiamo all’impatto che potrebbe avere una chiusura di questa
azienda. Ma questo compromesso è difficile da raggiungere perché non tratta di sviluppo
sostenibile, ma di inviluppo insostenibile, che blocca ogni alternativa e al tempo stesso riduce
l’occupazione nello stesso impianto.
Partiamo dal lavoro. E quindi dai lavoratori e dai disoccupati. Al momento non ci sono prospettive
di miglioramento della sicurezza sul posto di lavoro per chi vive lo stabilimento, le morti bianche
sono state sempre presenti negli ultimi anni e non hanno fatto neanche tanto scalpore sulla
2. popolazione che li vive come un dato di fatto e come un fatto dovuto se si vuole lavorare li dentro
ed avere un stipendio. Al momento non ci sono prospettive di stabilità del posto di lavoro perché
per dare stabilità si dovrebbe parlare di investimenti per arricchire l’impianto per nuova produzione,
ma in realtà si dibatte sulla chiusura di interi reparti. Oltre ai disoccupati, sono migliaia i lavoratori
in cassa integrazione e migliaia quelli andati in pensione e non sostituiti con altro personale, a cui si
aggiunga l’indotto con centinaia di azienda in riconversione non ancora avvenuta e che non si sa se
avverrà mai. Per questo non c’è alternativa di altra occupazione.
E quindi parliamo di ambiente. E quindi di agricoltura, allevamento, pesca, turismo. E in questi
termini si comprende il termine inviluppo insostenibile, perché la presenza dell’Ilva, della raffineria
dell’Eni, degli inceneritori di rifiuti di ogni genere non garantiscono lo sviluppo di un territorio,
perché è impossibile creare un alternativa se non si rispetta l’ambiente. La cronaca quotidiana, che
tratta della realtà dei fatti, ci parla degli effetti sulla salute dei cittadini di questi impianti, che
provocano malattie e tumori di ogni genere. Ma parla anche di lavoro. E quindi dell’abbattimento di
migliaia di capi di bestiame intorno allo stabilimento. Del blocco dell’agricoltura. Della fine della
pesca e dell’allevamento delle famose cozze di Taranto. Dell’inesistenza di una prospettiva di
turismo.
E allora quali sono le prospettive?
Negli ultimi mesi, la Regione Puglia, la Provincia e il Comune di Taranto hanno chiesto e ottenuto
dal governo Monti la creazione di un tavolo tecnico permanente su Taranto per bonificare il
territorio, impegnando finanziamenti importanti. Vogliamo che il Partito Democratico, che si
assume la responsabilità di condurre questo Paese, debba caricarsi la “vertenza” Taranto e risolverla
anche a livello nazionale, coniugando lavoro e tutela della salute.
In questi giorni l'Ilva ha pubblicato uno spot, dov'è c'è un messaggio semplice: una tuta con un
nome di un ingegnere specializzato, un "tecnico ambientale" che con il suo lavoro insieme ad altri
colleghi assicura un futuro all'Ilva e a Taranto.
Lo slogan finale dello spot è assai efficace: "C'è un mondo dentro", certo vi lavorano tra diretti e
indiretti quasi 15.000, dove si movimentano quantità di ricchezza e di redditi di svariati miliardi di
euro.
Mi chiedo nel momento in cui lo Stato adotterà la legge per il risanamento delle aree, così come ha
fatto per Marghera stanziando milioni di euro, il proprietario della grande fabbrica quanto metterà
di suo per innovare e migliorare le tecniche di produzione per abbattere le polveri e la CO2?
Il lavoro è la prospettiva di una vita. Bisogna difenderlo. Così come tutti noi sappiamo che la
siderurgia è servita e servirà all'Italia per garantire lo sviluppo.
Però lo sviluppo nel 2012 si garantisce con giusti rapporti sinergici trai i soggetti (Stato,
imprenditori e cittadini). La coscienza civile ha preso atto che il lavoro deve essere eco-compatibile.
Le tecnologie ci sono, basta utilizzarle. Per garantire sviluppo, per garantire certezza di un futuro
migliore in un ambiente più pulito con meno malattie.>>