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L ' H I V
il più subdolo tra i virus
Noemi Armano, Mary Febbo
Alice Fedele, Patrick Vervenna
E C C O C I . . .
dott.
dott.
Vervenna
Vervenna
dott.ssa
dott.ssa
Fedele
Fedele
dott.ssa
dott.ssa
Febbo
Febbo
dott.ssa
dott.ssa
Armano
Armano
TEMI TRATTATI
Classificazione
Riproduzione
1. Introduzione
2. Storia e trasmissione
4. Test
5. Cure
6. Ricerche
7. Attualità
L'HIV è un retrovirus
responsabile dell'AIDS
Classificazione
L'HIV fa parte del genere Lentivirus ed è
suddiviso in due ceppi: HIV-1 e HIV-2.
HIV-1 : più virulento, più infettivo ed è
la causa della maggior parte delle
infezioni da HIV a livello mondiale, è
localizzato in Europa, America e Africa
centrale.
HIV-2: invece, si trova per lo più in
Africa occidentale e Asia e determina una
sindrome clinicamente più moderata
rispetto al ceppo precedente.
Il ciclo L'HIV aderisce al
recettore CD4 situato
sulla membrana dei
linfociti e penetra nella
cellula ospite.
01
Il provirus si integra nel
genoma della cellula
ospite ed entra in una
fase di latenza.
03
Quando i retrovirus
infettano una cellula
utilizzano la trascrittasi
inversa.
02
Il trascritto primario viene processato dallo
splicesoma cellulare generando gli mRNA per due
proteine: tat e rev.
La RNA polimerasi trascrive i geni virali e genera un unico
trascritto primario.
L'HIV produce diversi tipi di RNA: quelli privi di introni per la
sintesi tat e rev e quelli che serviranno a costituire i genomi
virali.
L'HIV di che genere fa parte?
SOLUZIONE B
SOLUZIONE A
Lentivirus Spirovirus
Domande!
Per arrivare a comprendere le radici storiche del virus HIV e della conseguente epidemia da
AIDS, bisogna partire da un altro virus, il SIV (virus di immunodeficienza delle scimmie), che
secondo alcune ricerche, è presente sulla Terra dai tempi delle pitture rupestri (32000 anni fa).
I passaggi fondamentali di nascita e diffusione del virus
Il SIV non era sconosciuto all'uomo: molti cacciatori e rivenditori di pelle di
scimmia vi erano venuti a contatto ma solo nel 1920 è avvenuta l'evoluzione
del virus e lo spill-over che ci ha portato al primo uomo infettato: un turista-
cacciatore che aveva eseguito una caccia alla scimmia nei pressi della Repubblica
Democratica del Congo, allora territorio Belga.
L'AIDS, invece, non è arrivato subito insieme all'HIV: il primo caso si è
manifestato negli USA nel 1981.
La malattia per infezione da HIV è stata storicamente associata a comunità come
omosessuali e tossicodipendenti, contribuendo anche a un aumento delle
discriminazioni verso queste categorie.
sangue e derivati (t. ematica),
sperma e secrezioni vaginali (t. sessuale),
latte materno e gravidanza (t. verticale).
Il virus dell'HIV può essere trasmesso solo
tramite liquidi biologici, nello specifico
tramite:
Il contagio avviene nel momento in cui un
liquido infetto proveniente da una persona
positiva, inconsapevole o che non è posta
sotto una terapia retrovirale efficace, entra
nell'organismo di una persona sana attraverso
delle lesioni della mucosa.
COME SI TRASMETTE L'HIV E COME
PREVENIRE IL CONTAGIO
La carica virale è massima nelle prime settimane
dall'infezione e le possibilità di infettarsi
dipendono anche dai comportamenti assunti nel
momento del contatto.
1.
2.
3.
UN RISCHIO AZZERATO DAL NOSTRO
SISTEMA SANITARIO
Grazie al livello di qualità e sicurezza del nostro
sistema sanitario, il rischio di infettarsi a seguito
di una trasfusione tende ormai allo 0.
Il rischio non è però completamente annullato:
per chi fa uso di sostanze stupefacenti per via
intravenosa è comune condividere le siringhe,
esponendosi quindi a un infezione da HIV.
Non solo morfine e eroine possono essere assunte
attraverso l'iniezione: negli anni, grazie
all'aumento del prezzo della cocaina,
quest'ultima viene spesso integrata alle sostanze
sopracitate all'interno delle siringhe, oltre che
alle più comuni assunzioni tramite fumo e
"aspirazione".
È LA PIÙ DIFFUSA, VEDIAMO COME
AVVIENE E COME PUÒ ESSERE
PREVENUTA
Ogni rapporto sessuale nel quale non vengano
prese misure di protezione a "barriera" (condom,
femidom, dental dam) può essere considerato a
rischio di infezione. Esiste anche una pillola di
prevenzione da assumere a seguito di una
situazione di rischio (PrEP).
Non solo i rapporti penetrativi sono a rischio in
quanto anche attraverso rapporti orali è possibile
che delle secrezioni genitali possano entrare a
contatto di lesioni nella bocca di chi esegue. il
ricevente non corre invece nessun rischio.
alcuni dati...
IN BLU, LA
PERCENTUALE DI
SEGNALAZIONI DI
INFEZIONI CAUSATE
DA UNA
TRASMISSIONE
SESSUALE (CIRCA
L'81% DEL TOTALE)
UNA SCOMODA EREDITÀ
L'HIV può essere trasmesso anche dalla madre al
feto, durante la gravidanza o il parto, o
addirittura al bambino attraverso il latte
materno.
Ai giorni d'oggi i rischi sono molto ridotti in
quanto tramite una terapia retrovirale fatta
assumere alla mamma (a seguito di un test HIV
positivo)
e al bimbo entro 4/6 settimane di vita il virus
viene inattivato scongiurando il rischio di AIDS.
Per stabilire se è avvenuto il contagio nel
bambino, quest'ultimo deve essere sottoposto a
controlli in strutture specializzate.
In che anno è avvenuto lo spillover dell'HIV?
SOLUZIONE B
SOLUZIONE A
1912 1981
SOLUZIONE C
1920
Domande!
I test
I test
LE PRINCIPALI TIPOLOGIE
Test antigenici
Test genetici
Test ELISA
Il test più utilizzato prima del 2010 come test HIV è il test "HIV-Ab", dove "Ab" sta per Antibody, ovvero
anticorpo., che rivela la presenza nel sangue di anticorpi "anti-HIV", prodotti dall'organismo per
contrastare il virus. Precisamente questo tipo di test cerca nel sangue gli anticorpi diretti contro gli
antigeni gp41 e gp120 per l'HIV-1, o gp36 e gp105 per l'HIV-2. Tali antigeni sono glicoproteine presenti
nell'envelope del virus, cioè nella sua parte esterna.
IL TEST ELISA
Attualmente (2021) i test ELISA ematici usualmente utilizzati nei laboratori
analisi sono di tipo "combinato", detti anche "test ELISA HIV1-2 Ab/Ag", dove
Ag sta per antigene, ossia con la ricerca anche di proteine virali; mentre gli
"autotest" (test eseguibili privatamente), disponibili nelle farmacie, sono di
tipo anticorpale, ossia con la sola ricerca degli anticorpi.
IL TEST ELISA
Il test ELISA, eseguito privatamente, ha un
costo modesto che si aggira sui 15-20 euro,
ma presso alcune strutture pubbliche può
essere effettuato gratuitamente,
anonimamente e senza impegnativa del
medico.
Precisamente, il test puo essere effettuato
presso:
1. Strutture pubbliche e
private dove si effettuano
prelievi
3. Centri di cura delle M.S.T.
(Malattie Sessualmente
Trasmissibili)
2. Reparti Malattie Infettive degli
Ospedali pubblici, anche senza
impegnativa del medico
TEST ELISA
40 giorni, secondo l'Istituto superiore di sanità
22 giorni, secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta
Il test ELISA non può essere eseguito subito dopo il possibile contagio; infatti, quando il virus HIV penetra
nell'organismo, gli anticorpi anti-HIV non si formano subito: esiste il "periodo finestra", durante il quale si è
stati contagiati e si è contagiosi, ma nell'organismo non è ancora avvenuta la sieroconversione (non si è ancora
diventati sieropositivi)
Dunque il periodo finestra il test ELISA combinato risulta negativo sebbene si sia stati infettati.
Il periodo finestra per il test ELISA combinato dura mediamente:
Il periodo finestra per il test ELISA anticorpale (come i gli autotest disponibili in farmacia) è invece 90 giorni.
I TEST ANTIGENICI
È da precisare però che, anche nel periodo indicato, la positività di
questo test è frequente ma non certa, di conseguenza un suo
risultato negativo non ha un valore definitivo ed occorre comunque
effettuare il test ELISA.
Il test dell'antigene p24 ricerca nel sangue tale antigene, una proteina presente del core del virus HIV-1, cioè
nella sua parte interna; la presenza di questa proteina nel sangue è rilevabile nel periodo immediatamente
successivo al contagio; questo test può essere effettuato 2-6 settimane dopo il possibile contagio, poiché
successivamente potrebbe anche negativizzarsi; mediamente diventa positivo dopo 16 giorni dal contagio.
I TEST ANTIGENICI
Una di queste tecniche, usata molto spesso, è nota come PCR (reazione a catena della polimerasi).
Ci sono test, noti con l'acronimo NAT (Nucleic Acid Test), in grado di evidenziare direttamente la presenza di
materiale genetico del virus, come HIV-RNA o HIV-DNA, nel sangue, mediante tecniche in grado di
moltiplicare anche quantità estremamente piccole di tale materiale, per poi identificarlo e quantificarlo.
Esistono due tipi di test PCR per l'HIV:
-PCR quantitativa, per misurare la viremia o carica virale, cioè per misurare
quante copie virali ci sono nell'unità di volume di sangue;
-PCR qualitativa, che si limita soltanto a rilevare la presenza del materiale
genetico del virus.
TEST DI CONTROLLO
Una volta che sia stato accertato il contagio, la persona HIV+ deve monitorare nel
tempo le proprie condizioni.
Per valutare l'evoluzione della malattia e l'efficacia della terapia adottata, in
particolare, sono due i test da affiancare, eseguendoli periodicamente:
Determinazione della
carica virale nel sangue
Conta dei
linfociti CD4
TEST DI CONTROLLO
la PCR quantitativa, usata molto frequentemente che quantifica l'HIV-RNA
il test bDNA (branched-chain DNA)
il test NASBA (Nucleid Acid Sequence-Based Amplification)
La carica virale nel sangue, o viremia, è rappresentata dal numero di copie virali presenti nell'unità di
volume di sangue. Tipicamente, questo valore viene espresso in numero di copie per ml (millilitro) di
sangue.
I test, tutti di tipo NAT, usati per la misura della viremia sono:
Essi consentono di misurare valori di viremia compresi tra qualche decina di copie ed un milione di copie
per ml.
TEST DI CONTROLLO
I linfociti CD4 sono particolari linfociti T.
La conta dei linfociti CD4 è la determinazione del numero di linfociti CD4 presenti nell'unità di volume di
sangue. Tipicamente, questo valore viene espresso in numero di linfociti CD4 per µl (microlitro) di
sangue.
Le persone non infette da HIV presentano un numero di linfociti CD4 per µl di sangue uguale
mediamente a 1.100. Nelle persone con infezione da HIV tale valore può calare drammaticamente,
provocando la possibile comparsa delle infezioni opportunistiche, dalle quali, con un numero ridotto di
linfociti CD4, l'organismo non è più in grado di difendersi.
SOLUZIONE B
SOLUZIONE A
combinato autotest
SOLUZIONE C
anticorpali
I test ELISA ematici sono di tipo?
Domande!
Attività del
Sono circa 40 milioni le persone al mondo che
convivono con l'HIV. Queste persone rimangono
vulnerabili a infezioni e complicazioni che minano la
loro qualità di vita, e necessitano di interventi e cure ad
alto costo per il Servizio sanitario nazionale (SSN).
È quindi necessario sviluppare nuovi interventi
preventivi e terapeutici per combattere l'epidemia.
CNAIDS
Il Centro nazionale AIDS (CNAIDS) condivide con la World
Health Organization (WHO) l'obiettivo di arrestare
l'epidemia e assicurare alle persone che convivono con HIV
una buona qualità di vita correlata alla salute.
In questo contesto, il CNAIDS è impegnato nello sviluppo di
vaccini contro l’HIV/AIDS, di terapie innovative per i tumori
e le co-morbilità associate all'infezione da HIV, e in una più
efficace prevenzione e sorveglianza dell’infezione, con la
missione di trasferire le conoscenze acquisite con la ricerca
scientifica al SSN.
Attività del
CNAIDS
SOLUZIONE B
SOLUZIONE A
40 milioni 30 milioni
SOLUZIONE C
20 milioni
Quante persone al mondo hanno l'HIV?
Domande!
SOLUZIONE B
nessuna delle
precedenti
Ad oggi non esiste una terapia in grado di eradicare completamente l’infezione
da HIV.
Nei Paesi occidentali buona parte dei successi ottenuti nel ridurre la diffusione
dell’HIV sono in gran parte dovuti ai risultati dalla ricerca scientifica che ha
consentito di individuare farmaci dotati di potente attività antivirale.
Questi ultimi sono infatti in grado di controllare la replicazione virale; l’uso di
questi farmaci in associazione è la cosiddetta terapia antiretrovirale (ART).
La ART permette alle persone HIV positive di allungare il periodo che intercorre tra
il contagio e la fase conclamata di malattia, l’AIDS.
Nel 1987 è stato introdotto il primo
farmaco antiretrovirale, la zidovudina
(Azt), a cui si sono aggiunti negli anni
successivi altri farmaci con diversi
meccanismi di azione.
Nel 1997 è stata introdotta una nuova
categoria di farmaci antiretrovirali, gli
inibitori della proteasi, capaci di
ostacolare l'enzima virale necessario per la
produzione del rivestimento esterno del
virus.
I primi farmaci
LA TERAPIA HAART
Attualmente viene proposta alle persone
sieropositive una terapia altamente efficace,
detta Haart (Higly Active Anti-Retroviral Therapy),
che consiste nella combinazione di vari farmaci
antiretrovirali. Occorre tuttavia tenere presente
che le attuali strategie terapeutiche, anche se
molto efficaci, non consentono la guarigione
dall’infezione, ma permettono di tenerla sotto
controllo.
Attraverso l’uso del trattamento antiretrovirale,
oggi un soggetto HIV positivo ha un’aspettativa
di vita analoga a quella di un soggetto non
infetto, con una buona qualità di vita.
Inoltre, sono in corso da vari anni molti studi per
mettere a punto un vaccino che possa prevenire
l’infezione tra gli HIV negativi, o possa migliorare
il decorso della malattia in chi è già infetto.
Timothy Ray Brown, detto anche "il paziente di Berlino", è
stato un cittadino statunitense, noto come la prima persona
al mondo a essere considerata guarita dall'infezione da HIV.
Timothy si rivelò sieropositivo nel 1995 mentre studiava a
Berlino. Gli venne diagnosticata successivamente una
leucemia mieloide acuta e nel 2007 fu quindi sottoposto a
trapianto di midollo da parte di un donatore con una
mutazione del recettore CCR5.
Dopo il trapianto, effettuato da un team di medici guidati da
Gero Hütter, il virus non è risultato più rilevabile e Brown
non ha utilizzato più farmaci anti HIV senza che l'infezione si
manifestasse ancora, ed è quindi stato considerato
totalmente guarito.
Timothy Ray Brown
Timothy Ray Brown
SOLUZIONE B
SOLUZIONE A
paziente di Vienna paziente di Berlino
SOLUZIONE C
paziente
di Monaco
Come è conosciuto Timothy Ray Brown?
Domande!
Freddie Mercury
Freddie Mercury
Freddie Mercury
Alla fine degli anni '80 venne riscontrata a Freddie Mercury,
lo straordinario musicista e cantante frontman dei Queen,
la positività al virus dell'HIV, divenuta poi Aids conclamato.
Venne sottoposto ad alcune cure sperimentali ma, a causa
di una broncopolmonite aggravata da complicazioni dovute
all'AIDS, all'età di 45 anni, con Jim Hutton al suo fianco. Nel
2016 è stato celebrato il 25esimo anniversario della sua
scomparsa, avvenuta a Londra il 24 novembre 1991.
Il creatore dei famosissimi murales muore di Aids il 16
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febbraio 1990 a New York: aveva 31 anni.
febbraio 1990 a New York: aveva 31 anni.
Oltre ad aver affrontato in diverse sue opere il tema della
Oltre ad aver affrontato in diverse sue opere il tema della
sua malattia, decise di fondare una propria fondazione per
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fornire finanziamenti alle organizzazioni contro la lotta
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all'AIDS.
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Appena gli venne diagnosticata questa malattia, si attivo'
Appena gli venne diagnosticata questa malattia, si attivo'
per parlare anche di questo fenomeno, che stava colpendo
per parlare anche di questo fenomeno, che stava colpendo
sempre più giovani.
sempre più giovani.
Keith Haring
Keith Haring
Keith Haring
La famosa cantante americana si e' da sempre attivata per
La famosa cantante americana si e' da sempre attivata per
sensibilizzare il tema dell'AIDS.
sensibilizzare il tema dell'AIDS.
Per l’album True Colors del 1986, Cyndi Lauper incide Boy
Per l’album True Colors del 1986, Cyndi Lauper incide Boy
Blue, pubblicata come singolo nell’87.
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La canzone, di cui è anche autrice, è dedicata a un amico
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affetto dal virus HIV poi deceduto.
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Il ricavato del brano verrà donato per la ricerca sull’Aids.
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Cindy Lauper
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È il 1987, il virus impazza, nessuno vuol avvicinarsi ai
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malati, quando Lady D visita un centro di cura dell’Aids e,
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senza guanti, stringe mani e posa con i pazienti,
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contribuendo a eliminare lo stigma secondo cui la malattia
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poteva essere trasmessa semplicemente con il tatto.
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Una foto vale mille discorsi e il gesto di Diana sulla stampa
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fa il resto. Il tabù è rotto per sempre.
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Lady Diana
Lady Diana
Lady Diana
Sito web
Sito web
Sito web
SOLUZIONE B
SOLUZIONE A
1986 1970
SOLUZIONE C
2003
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Domande!
SOLUZIONE D
nessuna delle
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  • 1. L ' H I V il più subdolo tra i virus Noemi Armano, Mary Febbo Alice Fedele, Patrick Vervenna
  • 2. E C C O C I . . . dott. dott. Vervenna Vervenna dott.ssa dott.ssa Fedele Fedele dott.ssa dott.ssa Febbo Febbo dott.ssa dott.ssa Armano Armano
  • 3. TEMI TRATTATI Classificazione Riproduzione 1. Introduzione 2. Storia e trasmissione 4. Test 5. Cure 6. Ricerche 7. Attualità
  • 4.
  • 5. L'HIV è un retrovirus responsabile dell'AIDS
  • 6. Classificazione L'HIV fa parte del genere Lentivirus ed è suddiviso in due ceppi: HIV-1 e HIV-2. HIV-1 : più virulento, più infettivo ed è la causa della maggior parte delle infezioni da HIV a livello mondiale, è localizzato in Europa, America e Africa centrale. HIV-2: invece, si trova per lo più in Africa occidentale e Asia e determina una sindrome clinicamente più moderata rispetto al ceppo precedente.
  • 7. Il ciclo L'HIV aderisce al recettore CD4 situato sulla membrana dei linfociti e penetra nella cellula ospite. 01 Il provirus si integra nel genoma della cellula ospite ed entra in una fase di latenza. 03 Quando i retrovirus infettano una cellula utilizzano la trascrittasi inversa. 02
  • 8. Il trascritto primario viene processato dallo splicesoma cellulare generando gli mRNA per due proteine: tat e rev. La RNA polimerasi trascrive i geni virali e genera un unico trascritto primario. L'HIV produce diversi tipi di RNA: quelli privi di introni per la sintesi tat e rev e quelli che serviranno a costituire i genomi virali.
  • 9. L'HIV di che genere fa parte? SOLUZIONE B SOLUZIONE A Lentivirus Spirovirus Domande!
  • 10.
  • 11. Per arrivare a comprendere le radici storiche del virus HIV e della conseguente epidemia da AIDS, bisogna partire da un altro virus, il SIV (virus di immunodeficienza delle scimmie), che secondo alcune ricerche, è presente sulla Terra dai tempi delle pitture rupestri (32000 anni fa). I passaggi fondamentali di nascita e diffusione del virus Il SIV non era sconosciuto all'uomo: molti cacciatori e rivenditori di pelle di scimmia vi erano venuti a contatto ma solo nel 1920 è avvenuta l'evoluzione del virus e lo spill-over che ci ha portato al primo uomo infettato: un turista- cacciatore che aveva eseguito una caccia alla scimmia nei pressi della Repubblica Democratica del Congo, allora territorio Belga. L'AIDS, invece, non è arrivato subito insieme all'HIV: il primo caso si è manifestato negli USA nel 1981. La malattia per infezione da HIV è stata storicamente associata a comunità come omosessuali e tossicodipendenti, contribuendo anche a un aumento delle discriminazioni verso queste categorie.
  • 12.
  • 13. sangue e derivati (t. ematica), sperma e secrezioni vaginali (t. sessuale), latte materno e gravidanza (t. verticale). Il virus dell'HIV può essere trasmesso solo tramite liquidi biologici, nello specifico tramite: Il contagio avviene nel momento in cui un liquido infetto proveniente da una persona positiva, inconsapevole o che non è posta sotto una terapia retrovirale efficace, entra nell'organismo di una persona sana attraverso delle lesioni della mucosa. COME SI TRASMETTE L'HIV E COME PREVENIRE IL CONTAGIO La carica virale è massima nelle prime settimane dall'infezione e le possibilità di infettarsi dipendono anche dai comportamenti assunti nel momento del contatto. 1. 2. 3.
  • 14. UN RISCHIO AZZERATO DAL NOSTRO SISTEMA SANITARIO Grazie al livello di qualità e sicurezza del nostro sistema sanitario, il rischio di infettarsi a seguito di una trasfusione tende ormai allo 0. Il rischio non è però completamente annullato: per chi fa uso di sostanze stupefacenti per via intravenosa è comune condividere le siringhe, esponendosi quindi a un infezione da HIV. Non solo morfine e eroine possono essere assunte attraverso l'iniezione: negli anni, grazie all'aumento del prezzo della cocaina, quest'ultima viene spesso integrata alle sostanze sopracitate all'interno delle siringhe, oltre che alle più comuni assunzioni tramite fumo e "aspirazione".
  • 15. È LA PIÙ DIFFUSA, VEDIAMO COME AVVIENE E COME PUÒ ESSERE PREVENUTA Ogni rapporto sessuale nel quale non vengano prese misure di protezione a "barriera" (condom, femidom, dental dam) può essere considerato a rischio di infezione. Esiste anche una pillola di prevenzione da assumere a seguito di una situazione di rischio (PrEP). Non solo i rapporti penetrativi sono a rischio in quanto anche attraverso rapporti orali è possibile che delle secrezioni genitali possano entrare a contatto di lesioni nella bocca di chi esegue. il ricevente non corre invece nessun rischio.
  • 16. alcuni dati... IN BLU, LA PERCENTUALE DI SEGNALAZIONI DI INFEZIONI CAUSATE DA UNA TRASMISSIONE SESSUALE (CIRCA L'81% DEL TOTALE)
  • 17. UNA SCOMODA EREDITÀ L'HIV può essere trasmesso anche dalla madre al feto, durante la gravidanza o il parto, o addirittura al bambino attraverso il latte materno. Ai giorni d'oggi i rischi sono molto ridotti in quanto tramite una terapia retrovirale fatta assumere alla mamma (a seguito di un test HIV positivo) e al bimbo entro 4/6 settimane di vita il virus viene inattivato scongiurando il rischio di AIDS. Per stabilire se è avvenuto il contagio nel bambino, quest'ultimo deve essere sottoposto a controlli in strutture specializzate.
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  • 19. In che anno è avvenuto lo spillover dell'HIV? SOLUZIONE B SOLUZIONE A 1912 1981 SOLUZIONE C 1920 Domande!
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  • 21. I test I test LE PRINCIPALI TIPOLOGIE Test antigenici Test genetici Test ELISA
  • 22. Il test più utilizzato prima del 2010 come test HIV è il test "HIV-Ab", dove "Ab" sta per Antibody, ovvero anticorpo., che rivela la presenza nel sangue di anticorpi "anti-HIV", prodotti dall'organismo per contrastare il virus. Precisamente questo tipo di test cerca nel sangue gli anticorpi diretti contro gli antigeni gp41 e gp120 per l'HIV-1, o gp36 e gp105 per l'HIV-2. Tali antigeni sono glicoproteine presenti nell'envelope del virus, cioè nella sua parte esterna. IL TEST ELISA Attualmente (2021) i test ELISA ematici usualmente utilizzati nei laboratori analisi sono di tipo "combinato", detti anche "test ELISA HIV1-2 Ab/Ag", dove Ag sta per antigene, ossia con la ricerca anche di proteine virali; mentre gli "autotest" (test eseguibili privatamente), disponibili nelle farmacie, sono di tipo anticorpale, ossia con la sola ricerca degli anticorpi.
  • 23. IL TEST ELISA Il test ELISA, eseguito privatamente, ha un costo modesto che si aggira sui 15-20 euro, ma presso alcune strutture pubbliche può essere effettuato gratuitamente, anonimamente e senza impegnativa del medico. Precisamente, il test puo essere effettuato presso: 1. Strutture pubbliche e private dove si effettuano prelievi 3. Centri di cura delle M.S.T. (Malattie Sessualmente Trasmissibili) 2. Reparti Malattie Infettive degli Ospedali pubblici, anche senza impegnativa del medico
  • 24. TEST ELISA 40 giorni, secondo l'Istituto superiore di sanità 22 giorni, secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta Il test ELISA non può essere eseguito subito dopo il possibile contagio; infatti, quando il virus HIV penetra nell'organismo, gli anticorpi anti-HIV non si formano subito: esiste il "periodo finestra", durante il quale si è stati contagiati e si è contagiosi, ma nell'organismo non è ancora avvenuta la sieroconversione (non si è ancora diventati sieropositivi) Dunque il periodo finestra il test ELISA combinato risulta negativo sebbene si sia stati infettati. Il periodo finestra per il test ELISA combinato dura mediamente: Il periodo finestra per il test ELISA anticorpale (come i gli autotest disponibili in farmacia) è invece 90 giorni.
  • 25. I TEST ANTIGENICI È da precisare però che, anche nel periodo indicato, la positività di questo test è frequente ma non certa, di conseguenza un suo risultato negativo non ha un valore definitivo ed occorre comunque effettuare il test ELISA. Il test dell'antigene p24 ricerca nel sangue tale antigene, una proteina presente del core del virus HIV-1, cioè nella sua parte interna; la presenza di questa proteina nel sangue è rilevabile nel periodo immediatamente successivo al contagio; questo test può essere effettuato 2-6 settimane dopo il possibile contagio, poiché successivamente potrebbe anche negativizzarsi; mediamente diventa positivo dopo 16 giorni dal contagio.
  • 26. I TEST ANTIGENICI Una di queste tecniche, usata molto spesso, è nota come PCR (reazione a catena della polimerasi). Ci sono test, noti con l'acronimo NAT (Nucleic Acid Test), in grado di evidenziare direttamente la presenza di materiale genetico del virus, come HIV-RNA o HIV-DNA, nel sangue, mediante tecniche in grado di moltiplicare anche quantità estremamente piccole di tale materiale, per poi identificarlo e quantificarlo. Esistono due tipi di test PCR per l'HIV: -PCR quantitativa, per misurare la viremia o carica virale, cioè per misurare quante copie virali ci sono nell'unità di volume di sangue; -PCR qualitativa, che si limita soltanto a rilevare la presenza del materiale genetico del virus.
  • 27. TEST DI CONTROLLO Una volta che sia stato accertato il contagio, la persona HIV+ deve monitorare nel tempo le proprie condizioni. Per valutare l'evoluzione della malattia e l'efficacia della terapia adottata, in particolare, sono due i test da affiancare, eseguendoli periodicamente: Determinazione della carica virale nel sangue Conta dei linfociti CD4
  • 28. TEST DI CONTROLLO la PCR quantitativa, usata molto frequentemente che quantifica l'HIV-RNA il test bDNA (branched-chain DNA) il test NASBA (Nucleid Acid Sequence-Based Amplification) La carica virale nel sangue, o viremia, è rappresentata dal numero di copie virali presenti nell'unità di volume di sangue. Tipicamente, questo valore viene espresso in numero di copie per ml (millilitro) di sangue. I test, tutti di tipo NAT, usati per la misura della viremia sono: Essi consentono di misurare valori di viremia compresi tra qualche decina di copie ed un milione di copie per ml.
  • 29. TEST DI CONTROLLO I linfociti CD4 sono particolari linfociti T. La conta dei linfociti CD4 è la determinazione del numero di linfociti CD4 presenti nell'unità di volume di sangue. Tipicamente, questo valore viene espresso in numero di linfociti CD4 per µl (microlitro) di sangue. Le persone non infette da HIV presentano un numero di linfociti CD4 per µl di sangue uguale mediamente a 1.100. Nelle persone con infezione da HIV tale valore può calare drammaticamente, provocando la possibile comparsa delle infezioni opportunistiche, dalle quali, con un numero ridotto di linfociti CD4, l'organismo non è più in grado di difendersi.
  • 30. SOLUZIONE B SOLUZIONE A combinato autotest SOLUZIONE C anticorpali I test ELISA ematici sono di tipo? Domande!
  • 31.
  • 32. Attività del Sono circa 40 milioni le persone al mondo che convivono con l'HIV. Queste persone rimangono vulnerabili a infezioni e complicazioni che minano la loro qualità di vita, e necessitano di interventi e cure ad alto costo per il Servizio sanitario nazionale (SSN). È quindi necessario sviluppare nuovi interventi preventivi e terapeutici per combattere l'epidemia. CNAIDS
  • 33. Il Centro nazionale AIDS (CNAIDS) condivide con la World Health Organization (WHO) l'obiettivo di arrestare l'epidemia e assicurare alle persone che convivono con HIV una buona qualità di vita correlata alla salute. In questo contesto, il CNAIDS è impegnato nello sviluppo di vaccini contro l’HIV/AIDS, di terapie innovative per i tumori e le co-morbilità associate all'infezione da HIV, e in una più efficace prevenzione e sorveglianza dell’infezione, con la missione di trasferire le conoscenze acquisite con la ricerca scientifica al SSN. Attività del CNAIDS
  • 34. SOLUZIONE B SOLUZIONE A 40 milioni 30 milioni SOLUZIONE C 20 milioni Quante persone al mondo hanno l'HIV? Domande! SOLUZIONE B nessuna delle precedenti
  • 35.
  • 36. Ad oggi non esiste una terapia in grado di eradicare completamente l’infezione da HIV. Nei Paesi occidentali buona parte dei successi ottenuti nel ridurre la diffusione dell’HIV sono in gran parte dovuti ai risultati dalla ricerca scientifica che ha consentito di individuare farmaci dotati di potente attività antivirale. Questi ultimi sono infatti in grado di controllare la replicazione virale; l’uso di questi farmaci in associazione è la cosiddetta terapia antiretrovirale (ART). La ART permette alle persone HIV positive di allungare il periodo che intercorre tra il contagio e la fase conclamata di malattia, l’AIDS.
  • 37. Nel 1987 è stato introdotto il primo farmaco antiretrovirale, la zidovudina (Azt), a cui si sono aggiunti negli anni successivi altri farmaci con diversi meccanismi di azione. Nel 1997 è stata introdotta una nuova categoria di farmaci antiretrovirali, gli inibitori della proteasi, capaci di ostacolare l'enzima virale necessario per la produzione del rivestimento esterno del virus. I primi farmaci
  • 38.
  • 39. LA TERAPIA HAART Attualmente viene proposta alle persone sieropositive una terapia altamente efficace, detta Haart (Higly Active Anti-Retroviral Therapy), che consiste nella combinazione di vari farmaci antiretrovirali. Occorre tuttavia tenere presente che le attuali strategie terapeutiche, anche se molto efficaci, non consentono la guarigione dall’infezione, ma permettono di tenerla sotto controllo. Attraverso l’uso del trattamento antiretrovirale, oggi un soggetto HIV positivo ha un’aspettativa di vita analoga a quella di un soggetto non infetto, con una buona qualità di vita. Inoltre, sono in corso da vari anni molti studi per mettere a punto un vaccino che possa prevenire l’infezione tra gli HIV negativi, o possa migliorare il decorso della malattia in chi è già infetto.
  • 40. Timothy Ray Brown, detto anche "il paziente di Berlino", è stato un cittadino statunitense, noto come la prima persona al mondo a essere considerata guarita dall'infezione da HIV. Timothy si rivelò sieropositivo nel 1995 mentre studiava a Berlino. Gli venne diagnosticata successivamente una leucemia mieloide acuta e nel 2007 fu quindi sottoposto a trapianto di midollo da parte di un donatore con una mutazione del recettore CCR5. Dopo il trapianto, effettuato da un team di medici guidati da Gero Hütter, il virus non è risultato più rilevabile e Brown non ha utilizzato più farmaci anti HIV senza che l'infezione si manifestasse ancora, ed è quindi stato considerato totalmente guarito. Timothy Ray Brown Timothy Ray Brown
  • 41. SOLUZIONE B SOLUZIONE A paziente di Vienna paziente di Berlino SOLUZIONE C paziente di Monaco Come è conosciuto Timothy Ray Brown? Domande!
  • 42.
  • 43. Freddie Mercury Freddie Mercury Freddie Mercury Alla fine degli anni '80 venne riscontrata a Freddie Mercury, lo straordinario musicista e cantante frontman dei Queen, la positività al virus dell'HIV, divenuta poi Aids conclamato. Venne sottoposto ad alcune cure sperimentali ma, a causa di una broncopolmonite aggravata da complicazioni dovute all'AIDS, all'età di 45 anni, con Jim Hutton al suo fianco. Nel 2016 è stato celebrato il 25esimo anniversario della sua scomparsa, avvenuta a Londra il 24 novembre 1991.
  • 44. Il creatore dei famosissimi murales muore di Aids il 16 Il creatore dei famosissimi murales muore di Aids il 16 febbraio 1990 a New York: aveva 31 anni. febbraio 1990 a New York: aveva 31 anni. Oltre ad aver affrontato in diverse sue opere il tema della Oltre ad aver affrontato in diverse sue opere il tema della sua malattia, decise di fondare una propria fondazione per sua malattia, decise di fondare una propria fondazione per fornire finanziamenti alle organizzazioni contro la lotta fornire finanziamenti alle organizzazioni contro la lotta all'AIDS. all'AIDS. Appena gli venne diagnosticata questa malattia, si attivo' Appena gli venne diagnosticata questa malattia, si attivo' per parlare anche di questo fenomeno, che stava colpendo per parlare anche di questo fenomeno, che stava colpendo sempre più giovani. sempre più giovani. Keith Haring Keith Haring Keith Haring
  • 45.
  • 46. La famosa cantante americana si e' da sempre attivata per La famosa cantante americana si e' da sempre attivata per sensibilizzare il tema dell'AIDS. sensibilizzare il tema dell'AIDS. Per l’album True Colors del 1986, Cyndi Lauper incide Boy Per l’album True Colors del 1986, Cyndi Lauper incide Boy Blue, pubblicata come singolo nell’87. Blue, pubblicata come singolo nell’87. La canzone, di cui è anche autrice, è dedicata a un amico La canzone, di cui è anche autrice, è dedicata a un amico affetto dal virus HIV poi deceduto. affetto dal virus HIV poi deceduto. Il ricavato del brano verrà donato per la ricerca sull’Aids. Il ricavato del brano verrà donato per la ricerca sull’Aids. Cindy Lauper Cindy Lauper Cindy Lauper
  • 47. È il 1987, il virus impazza, nessuno vuol avvicinarsi ai È il 1987, il virus impazza, nessuno vuol avvicinarsi ai malati, quando Lady D visita un centro di cura dell’Aids e, malati, quando Lady D visita un centro di cura dell’Aids e, senza guanti, stringe mani e posa con i pazienti, senza guanti, stringe mani e posa con i pazienti, contribuendo a eliminare lo stigma secondo cui la malattia contribuendo a eliminare lo stigma secondo cui la malattia poteva essere trasmessa semplicemente con il tatto. poteva essere trasmessa semplicemente con il tatto. Una foto vale mille discorsi e il gesto di Diana sulla stampa Una foto vale mille discorsi e il gesto di Diana sulla stampa fa il resto. Il tabù è rotto per sempre. fa il resto. Il tabù è rotto per sempre. Lady Diana Lady Diana Lady Diana
  • 49. SOLUZIONE B SOLUZIONE A 1986 1970 SOLUZIONE C 2003 Quando ha contratto il virus Cindy Lauper? Domande! SOLUZIONE D nessuna delle precedenti