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EvoluzioneNormativa
L.20/3/1865 n.2248 (allegatoC)
Salute pubblica - ordine pubblico - Ministero dell’Interno
L.22/12/1888 n.5849
Consiglio Superiore di Sanità, Medico provinciale, Ufficiale sanitario comunale
R.D. 1/8/1907 n.603
Testo Unico delle leggi sanitarie
R.D. 27/7/1934 n.1265
Testo Unico delle leggi sanitarie, organizzazione sanità, professioni, servizio farmaceutico, medicinali, agibilità
Costituzione repubblicana(1/1/1948)
Artt. 32, 38, 117, 118
L.13/3/1958 n.296
Ministero della Sanità e organi periferici (medico provinciale, ufficiali sanitari)
EvoluzioneNormativa
L.12/2/1968 n.132
Riforma ospedaliera (Legge Mariotti) e entiospedalieri
DPR 17/1/1972 n.4
Trasferimento alle Regioni
L.29/6/1977 n.349
Soppressione degli enti mutualistici - ospedali enti strumentali delle Regioni
DPR 24/7/1977 n.616
Trasferimento alle Regioni di funzioni amministrative
L.23/12/1978 n.833
Riforma del SSN (Servizio SanitarioNazionale)
Dlgs 30/12/1992 n.502
USL e aziendalizzazione
EvoluzioneNormativa
Dlgs 31/3/1998 n.112
Decentramento amministrativo (sussidiarietà verticale e orizzontale)
Dlgs 19/6/1999 n.229
Riforma sanitaria “ter” (Bindi) - regionalizzazione
L.8/11/2000 n.328
Riforma dell’assistenza sociale - LEP - universalità - Piano nazionale e regionale
L.Cost. 18/10/2001 n.3
Art. 117, 118
D.P.C.M.29/11/2001
L.E.A. (Livelli Essenziali di Assistenza)
D.P.C.M.12/1/2017
Nuovi L.E.A. (Livelli Essenziali di Assistenza)
EvoluzioneNormativa
1.La tutela della salute come diritto fondamentale dell'individuo ed interesse della collettività è garantita, nel rispetto della dignità e della
libertà della persona umana, attraverso il Servizio sanitario nazionale, quale complesso delle funzioni e delle attività assistenziali dei Servizi
sanitari regionali e delle altre funzioni e attività svolte dagli enti ed istituzioni di rilievo nazionale, nell'ambito dei conferimenti previsti dal
decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, nonché delle funzioni conservate allo Stato dal medesimo decreto.
2. Il Servizio sanitario nazionale assicura, attraverso le risorse finanziarie pubbliche individuate ai sensi del comma 3, e in
coerenza con i principi e gli obiettivi indicati dagli articoli 1 e 2 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, i livelli essenziali e uniformi di
assistenza definiti dal Piano sanitario nazionale nel rispetto dei principi della dignità della persona umana, del bisogno di salute,
dell'equità nell'accesso all'assistenza, della qualità delle cure e della loro appropriatezza riguardo alle specifiche esigenze, nonché
dell'economicità nell'impiego delle risorse.
3. L'individuazione dei livelli essenziali e uniformi di assistenza assicurati dal Servizio sanitario nazionale, per il periodo di validità
del Piano sanitario nazionale, è effettuata contestualmente all'individuazione delle risorse finanziarie destinate al Servizio sanitario
nazionale, nel rispetto delle compatibilità finanziarie definite per l'intero sistema di finanza pubblica nel Documento di
programmazione economico-finanziaria. Le prestazioni sanitarie comprese nei livelli essenziali di assistenza sono garantite dal
Servizio sanitario nazionale a titolo gratuito o con partecipazione alla spesa, nelle forme e secondo le modalità previste dalla
legislazione vigente.
Il Dlgs 502/1992
Art. 1 (Tutela del diritto alla salute, programmazione sanitaria e definizionedei livelli
essenzialie uniformi diassistenza)
4.Le regioni, singolarmente o attraverso strumenti di autocoordinamento, elaborano proposte per la predisposizione del Piano
sanitario nazionale, con riferimento alle esigenze del livello territoriale considerato e alle funzioni interregionali da assicurare
prioritariamente, anche sulla base delle indicazioni del Piano vigente e dei livelli essenziali di assistenza individuati in esso o negli
atti che ne costituiscono attuazione. Le regioni trasmettono al Ministro della sanità, entro il 31 marzo di ogni anno, la relazione
annuale sullo stato di attuazione del piano sanitario regionale, sui risultati di gestione e sulla spesa prevista per l'anno successivo.
5.Il Governo, su proposta del Ministro della sanità, sentite le commissioni parlamentari competenti per la materia, le quali si
esprimono entro trenta giorni dalla data di trasmissione dell'atto, nonché le confederazioni sindacali maggiormente
rappresentative, le quali rendono il parere entro venti giorni, predispone il Piano sanitario nazionale, tenendo conto delle proposte
trasmesse dalle regioni entro il 31 luglio dell'ultimo anno di vigenza del piano precedente, nel rispetto di quanto stabilito dal comma
4. Il Governo, ove si discosti dal parere delle commissioni parlamentari, è tenuto a motivare. Il piano è adottato ai sensi dell'articolo
1 della legge 12 gennaio 1991, n. 13, d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto
1997, n. 281.
6.I livelli essenziali di assistenza comprendono le tipologie di assistenza, i servizi e le prestazioni relativi alle aree di offerta individuate
dal Piano sanitario nazionale. Tali livelli comprendono, per il 1998-2000:
a) l'assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita e di lavoro;
b) l'assistenza distrettuale;
c) l'assistenza ospedaliera.
Il Dlgs 502/1992
Art. 1 (Tutela del diritto alla salute, programmazione sanitaria e definizionedei livelli
essenzialie uniformi diassistenza)
7. Sono posti a carico del Servizio sanitario le tipologie di assistenza, i servizi e le prestazioni sanitarie che presentano, per specifiche
condizioni cliniche o di rischio, evidenze scientifiche di un significativo beneficio in termini di salute, a livello individuale o collettivo, a fronte
delle risorse impiegate. Sono esclusi dai livelli di assistenza erogati a carico del Servizio sanitario nazionale le tipologie di assistenza,
i servizi e le prestazioni sanitarie che:
a) non rispondono a necessità assistenziali tutelate in base ai principi ispiratori del Servizio sanitario nazionale di cui al comma 2;
b)non soddisfano il principio dell'efficacia e dell'appropriatezza, ovvero la cui efficacia non è dimostrabile in base alle evidenze
scientifiche disponibili o sono utilizzati per soggetti le cui condizioni cliniche non corrispondono alle indicazioni raccomandate;
c) in presenza di altre forme di assistenza volte a soddisfare le medesime esigenze, non soddisfano il principio dell'economicità
nell'impiego delle risorse, ovvero non garantiscono un uso efficiente delle risorse quanto a modalità di organizzazione ed
erogazione dell'assistenza.
8. Le prestazioni innovative per le quali non sono disponibili sufficienti e definitive evidenze scientifiche di efficacia possono
essere erogate in strutture sanitarie accreditate dal Servizio sanitario nazionale esclusivamente nell'ambito di appositi programmi
di sperimentazione autorizzati dal Ministero della sanità.
9. Il Piano sanitario nazionale ha durata triennale ed è adottato dal Governo entro il 30 novembre dell'ultimo anno di vigenza del
Piano precedente. Il Piano sanitario nazionale può essere modificato nel corso del triennio con la procedura di cui al comma 5.
Il Dlgs 502/1992
Art. 1 (Tutela del diritto alla salute, programmazione sanitaria e definizionedei livelli
essenzialie uniformi diassistenza)
10. Il Piano sanitario nazionaleindica:
a)le aree prioritarie di intervento, anche ai fini di una progressiva riduzione delle diseguaglianze sociali e territoriali nei confronti
della salute;
b) i livelli essenziali di assistenza sanitaria da assicurare per il triennio di validità del Piano;
c) la quota capitaria di finanziamento per ciascun anno di validità del Piano e la sua disaggregazione per livelli diassistenza;
d)gli indirizzi finalizzati a orientare il Servizio sanitario nazionale verso il miglioramento continuo della qualità dell'assistenza,
anche attraverso la realizzazione di progetti di interesse sovraregionale;
e) i progetti-obiettivo, da realizzare anche mediante l'integrazione funzionale e operativa dei servizi sanitari e dei servizi
socioassistenziali degli enti locali;
f) le finalità generali e i settori principali della ricerca biomedica e sanitaria, prevedendo altresì il relativo programma di ricerca;
g)le esigenze relative alla formazione di base e gli indirizzi relativi alla formazione continua del personale, nonché al fabbisogno e
alla valorizzazione delle risorse umane;
h) le linee guida e i relativi percorsi diagnostico-terapeutici allo scopo di favorire, all'interno di ciascuna struttura sanitaria, lo
sviluppo di modalità sistematiche di revisione e valutazione della pratica clinica e assistenziale e di assicurare l'applicazione dei
livelli essenziali di assistenza;
i) i criteri e gli indicatori per la verifica dei livelli di assistenza assicurati in rapporto a quelliprevisti.
11. I progetti obiettivo previsti dal Piano sanitario nazionale sono adottati dal Ministro della sanità con decreto di natura non
regolamentare, di concerto con il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e con gli altri Ministri
competenti per materia, d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.
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Art. 1 (Tutela del diritto alla salute, programmazione sanitaria e definizionedei livelli
essenzialie uniformi diassistenza)
12. La Relazione sullostato sanitariodel Paese, predisposta annualmente dal Ministro della sanità:
a) illustra le condizioni di salute della popolazione presente sul territorio nazionale;
b) descrive le risorse impiegate e le attività svolte dal Servizio sanitario nazionale;
c) espone i risultati conseguiti rispetto agli obiettivi fissati dal Piano sanitario nazionale;
d) riferisce sui risultati conseguiti dalle regioni in riferimento all'attuazione dei piani sanitari regionali;
e) fornisce indicazioni per l'elaborazione delle politiche sanitarie e la programmazione degli interventi.
13. Il Piano sanitario regionale rappresenta il piano strategico degli interventi per gli obiettivi di salute e il funzionamento dei servizi
per soddisfare le esigenze specifiche della popolazione regionale anche in riferimento agli obiettivi del Piano sanitario nazionale.
Le regioni, entro centocinquanta giorni dalla data di entrata in vigore del Piano sanitario nazionale, adottano o adeguano i Piani
sanitari regionali, prevedendo forme di partecipazione delle autonomie locali, ai sensi dell'articolo 2, comma 2-bis, nonché delle
formazioni sociali private non aventi scopo di lucro impegnate nel campo dell'assistenza sociale e sanitaria, delle organizzazioni
sindacali degli operatori sanitari pubblici e privati e delle strutture private accreditate dal Servizio sanitario nazionale.
Il Dlgs 502/1992
Art. 1 (Tutela del diritto alla salute, programmazione sanitaria e definizionedei livelli
essenzialie uniformi diassistenza)
14. Le regioni e le province autonome trasmettono al Ministro della sanità i relativi schemi o progetti di piani sanitari allo scopo di
acquisire il parere dello stesso per quanto attiene alla coerenza dei medesimi con gli indirizzi del Piano sanitario nazionale. Il
Ministro della sanità esprime il parere entro 30 giorni dalla data di trasmissione dell'atto, sentita l'Agenzia per i servizi sanitari
regionali.
15. Il Ministro della sanità, avvalendosi dell'Agenzia per i servizi sanitari regionali, promuove forme di collaborazione e linee guida
comuni in funzione dell'applicazione coordinata del Piano sanitario nazionale e della normativa di settore, salva l'autonoma
determinazione regionale in ordine al loro recepimento.
16. La mancanza del Piano sanitario regionale non comporta l'inapplicabilità delle disposizioni del Piano sanitario nazionale.
17.Trascorso un anno dalla data di entrata in vigore del Piano sanitario nazionale senza che la regione abbia adottato il Piano
sanitario regionale, alla regione non è consentito l'accreditamento di nuove strutture. Il Ministro della sanità, sentita la regione
interessata, fissa un termine non inferiore a tre mesi per provvedervi. Decorso inutilmente tale termine, il Consiglio dei ministri, su
proposta del Ministro della sanità, sentita l'Agenzia per i servizi sanitari regionali, d'intesa con la Conferenza permanente per i
rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome, adotta gli atti necessari per dare attuazione nella regione al Piano sanitario
nazionale, anche mediante la nomina di commissari ad acta.
Il Dlgs 502/1992
Art. 1 (Tutela del diritto alla salute, programmazione sanitaria e definizionedei livelli
essenzialie uniformi diassistenza)
18. Le istituzioni e gli organismi a scopo non lucrativo concorrono, con le istituzioni pubbliche e quelle equiparate di cui all'articolo 4,
comma 12, alla realizzazione dei doveri costituzionali di solidarietà, dando attuazione al pluralismo etico-culturale dei servizi alla
persona. Esclusivamente ai fini del presente decreto sono da considerarsi a scopo non lucrativo le istituzioni che svolgono attività
nel settore dell'assistenza sanitaria e socio-sanitaria, qualora ottemperino a quanto previsto dalle disposizioni di cui all'articolo 10,
comma 1, lettere d), e), f), g), e h), e comma 6 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460; resta fermo quanto disposto
dall'articolo 10, comma 7, del medesimo decreto. L'attribuzione della predetta qualifica non comporta il godimento dei benefici
fiscali previsti in favore delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale dal decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460. Le attività
e le funzioni assistenziali delle strutture equiparate di cui al citato articolo 4, comma 12, con oneri a carico del Servizio sanitario
nazionale, sono esercitate esclusivamente nei limiti di quanto stabilito negli specifici accordi di cui all'articolo 8-quinquies.
Il Dlgs 502/1992
Art. 1 (Tutela del diritto alla salute, programmazione sanitaria e definizionedei livelli
essenzialie uniformi diassistenza)
L.23/12/1978 n.833
Strutture pubbliche (USL)
Strutture private convenzionate
Principi fondamentali:
- universalità degli utenti
- uguaglianza
- globalità degli interventi
- partecipazione democratica dei cittadini/utenti
Obiettivi:
- superare squilibri territoriali
- sicurezza sul lavoro
- tutela della maternità e dell’infanzia
- servizi medico-scolastici
- tutela handicap
- tutela sanitaria delle attività sportive
- tutela della salute degli anziani
- tutela della salute mentale
S.S.N. (Servizio Sanitario Nazionale)
I Livelli essenziali di assistenza (LEA) sono le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale (SSN) è tenuto a fornire a tutti i
cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket), con le risorse pubbliche raccolte attraverso la fiscalità
generale (tasse).
Il 18 marzo 2017 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale (Supplemento ordinario n.15) il Decreto del Presidente del Consiglio dei
Ministri(DPCM) del 12 gennaio 2017 con i nuovi Livelli essenziali di assistenza.
- definisce le attività, i servizi e le prestazioni garantite ai cittadini con le risorse pubbliche messe a disposizione del Servizio
sanitario nazionale;
- descrive con maggiore dettaglio e precisione prestazioni e attività oggi già incluse nei livelli essenzialidi assistenza;
- ridefinisce e aggiorna gli elenchi delle malattie rare e delle malattie croniche e invalidanti che danno diritto all’esenzione dal
ticket;
- innova i nomenclatori della specialistica ambulatoriale e dell’assistenza protesica, introducendo prestazioni
tecnologicamente avanzate ed escludendo prestazioni obsolete (fino all'entrata in vigore dei nuovi nomenclatori, per la
specialistica ambulatoriale resta valido l'elenco di prestazioni allegato al DM 22 luglio 1996 e per la protesica quello allegato
al DM n. 332/1999).
Livelli Essenziali di Assistenza (LEA)
1) Prevenzionecollettiva e sanità pubblica,che comprende tutte le attività di prevenzione rivolte alle collettività ed ai singoli; in
particolare:
- sorveglianza, prevenzione e controllo delle malattie infettive e parassitarie, inclusi i programmi vaccinali;
- tutela della salute e della sicurezza degli ambienti aperti e confinati;
- sorveglianza, prevenzione e tutela della salute e sicurezza sui luoghi dilavoro;
- salute animale e igiene urbana veterinaria;
- sicurezza alimentare - tutela della salute dei consumatori;
- sorveglianza e prevenzione delle malattie croniche, inclusi la promozione di stili di vita sani ed i programmi organizzati di
screening; sorveglianza e prevenzione nutrizionale;
- attività medico legali per finalità pubbliche.
2) Assistenza distrettuale, vale a dire le attività e i servizi sanitari e socio-sanitari diffusi sul territorio, così articolati:
- assistenza sanitaria di base;
- emergenza sanitaria territoriale;
- assistenza farmaceutica;
- assistenza integrativa;
- assistenza specialistica ambulatoriale;
- assistenza protesica;
- assistenza termale;
- assistenza sociosanitaria domiciliare e territoriale;
- assistenza sociosanitaria residenziale e semiresidenziale.
L.E.A.: I Tre Grandi Livelli Individuati dal DPCM
3) Assistenza ospedaliera, articolata nelle seguenti attività:
- pronto soccorso;
- ricovero ordinario per acuti;
- day surgery;
- day hospital;
- riabilitazione e lungodegenza post acuzie;
- attività trasfusionali;
- attività di trapianto di cellule, organi e tessuti;
- centri antiveleni (CAV).
Le Regioni potranno garantire servizi eprestazioniulterioririspetto a quelle incluse nei LEA, utilizzando risorse proprie.
Inoltre, con decreto del ministro della Salute del 21 novembre 2005 è stato istituito, presso il Ministero, il Comitato permanente per la
verifica dell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (Comitato LEA), cui è affidato il compito di verificare l’erogazione dei LEA in
condizioni di appropriatezza e di efficienza nell’utilizzo delle risorse, nonché la congruità tra le prestazioni da erogare e le risorse
messe a disposizione dal Servizio Sanitario Nazionale.
L.E.A.: I Tre Grandi Livelli Individuati dal DPCM
Stato
L.E.P.
Limite massimo delle risorse
Criteri di riparto della spesa fra Regioni
Strumenti:
- Piano Sanitario Nazionale
- Programma di Ricerca Sanitaria
- Concorsi adeguati al Dlgs 165/2001
- Fondo Sanitario Nazionale
- Ospedali trasformati in Aziende Ospedaliere
- Designazione componenti del Collegio sindacale ASL
Regioni:
- Funzione legislativa concorrente sulla “tutela della salute”
- Conferenza permanente per la programmazione sanitaria e socio sanitaria regionale
- competenze art. 2 Dlgs 502/1992
Province - Comuni -Università
S.S.N. (Servizio Sanitario Nazionale)
Stato
Stato
Regioni
Regioni
ASL eA.O.
ASL eA.O.
Pianificazionegenerale
Programmazione risorse
Programmazione
Indirizzioperativi
Attuazione
Verifica econtrollo
S.S.N. (Servizio Sanitario Nazionale)
Programma nazionale perlaricerca
Il Ministero della Salute è impegnato a stimolare e supportare la ricerca nelle strutture del Servizio Sanitario Nazionale (Aziende
Sanitarie e Ospedaliere, Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, Istituti zooprofilattici sperimentali, INAIL, AGENAS e
Istituto Superiore di Sanità) attraverso:
- la Ricerca degli IRCCS, che ricevono contributi su base competitiva legati alla produzione scientifica ed alla qualità delle
cure prestate
- la Ricerca degli Istituti zooprofilatici sperimentali
- la Ricerca dell’ISS e dell’AGENAS
- il Bando per la Ricerca Finalizzata rivolto a tutte le Strutture del Servizio Sanitario Nazionale per il finanziamento dei migliori
progetti di ricerca proposti dal personale operante nelle strutture del SSN
- contributi agli IRCCS e all’ISS per l’aggiornamento del parco tecnologico a disposizione dei ricercatori (attezzature e
strumenti per la ricerca sanitaria)
Piano nazionale della ricerca sanitaria 2017-2019, approvato con decreto del 16 ottobre2017.
Ricerca Sanitaria
Finanziamenti
I finanziamenti per i progetti di ricerca sono destinati ai Destinatari Istituzionali del Ministero della Salute (ex comma 6 dell’art. 12
bis del D.Lgs. 502 del 1992 come modificato ed integrato dal D.Lgs. 229/99), ovvero: Regioni e Province Autonome, Istituto
Superiore di Sanità, Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro (INAIL), Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali,
Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico pubblici e privati e Istituti Zooprofilattici Sperimentali.
IRCCS IstitutidiRicoveroe Curaa Carattere Scientifico Istituti
ZooprofilatticiSperimentali(IZS)
Regioni e Provinceautonome
Agenzia Nazionale peri Servizi SanitariRegionali
Istituto Nazionale Assicurazione InfortunisulLavoro(INAIL) Istituto
Superioredi Sanità(ISS)
Ricerca Sanitaria
Piano sanitarionazionale
Il Piano sanitario nazionale viene predisposto dal Governo su proposta del Ministro della salute tenuto conto delle proposte
provenienti dalle Regioni; viene adottato con Decreto del Presidente della Repubblica previa deliberazione del Consiglio dei Ministri,
d'intesa con la Conferenza unificata. Il Piano sanitario nazionale ha durata triennale. Entro centocinquanta giorni dalla data di
entrata in vigore del Piano sanitario nazionale, le Regioni adottano o adeguano i propri Piani sanitari regionali, trasmettono al
Ministro della salute gli schemi o i progetti allo scopo di acquisire il parere dello stesso per quanto attiene alla coerenza dei
medesimi con gli indirizzi del Piano sanitario nazionale.
Il Piano sanitario nazionale2006-2008(http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_987_allegato.pdf)
I punti focali del Piano sanitario nazionale 2006-2008 sono:
1) organizzare meglio e potenziare la promozione della salute e la prevenzione;
2) rimodellare le cure primarie;
3) favorire la promozione del governo clinico e della qualità nel Servizio sanitario nazionale;
4)potenziare i sistemi integrati di reti sia a livello nazionale o sovraregionale (malattie rare, trapianti etc) sia a livello
interistituzionale (integrazione sociosanitaria) sia tra i diversi livelli di assistenza (prevenzione, cure primarie etc);
5) promuovere l'innovazione e la ricerca;
6) favorire il ruolo partecipato del cittadino e delle associazioni nella gestione del Servizio sanitario nazionale;
7) attuare una politica per la qualificazione delle risorse umane.
Programmazione e Pianificazione del S.S.N.
Patto perlasalute
Il Patto per la Salute è un accordo finanziario e programmatico tra il Governo e le Regioni, che viene rinnovato ogni tre anni e serve
a:
- migliorarela qualitàdeiservizi
- promuovere l’appropriatezzadelle prestazioni
- garantirel’unitarietàdelsistema
La salute è una delle materie in cui la Costituzione - e la riforma del Titolo V del 2001 - stabilisce la potestà legislativa concorrente
tra Stato e Regioni.
Ecco perché il Governo può promuovere la sottoscrizione di intese in sede di Conferenza Stato-Regioni, per favorire
l’armonizzazione delle legislazioni regionali e nazionale, il raggiungimento di posizioni unitarie o il conseguimento di obiettivi
comuni.
In questo senso sono già stati stipulati diversi Patti per la Salute; attualmente è in corso di definizione il Patto perla Salute 2019-2021.
http://www.salute.gov.it/portale/pattosalute/homePattoSalute.jsp
Programmazione e Pianificazione del S.S.N.
Piano nazionale dellacronicità
Il Piano nazionale della Cronicità (PNC) nasce dall’esigenza di armonizzare a livello nazionale le attività in questo campo,
proponendo un documento, condiviso con le Regioni, che, compatibilmente con la disponibilità delle risorse economiche, umane e
strutturali, individui un disegno strategico comune inteso a promuovere interventi basati sulla unitarietà di approccio, centrato sulla
persona ed orientato su una migliore organizzazione dei servizi e una piena responsabilizzazione di tutti gli attori dell’assistenza. Il
fine è quello di contribuire al miglioramento della tutela per le persone affette da malattie croniche, riducendone il peso
sull’individuo, sulla sua famiglia e sul contesto sociale, migliorando la qualità di vita, rendendo più efficaci ed efficienti i servizi
sanitari in termini di prevenzione e assistenza e assicurando maggiore uniformità ed equità di accesso ai cittadini.
http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4654&area=programmazioneSanitariaLea&menu=vuoto
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2584_allegato.pdf
Programmazione e Pianificazione del S.S.N.
Le fonti di finanziamento del fabbisognosanitario
Il fabbisogno sanitario nella sua componente “indistinta” (c’è poi una quota “vincolata” al perseguimento di determinati obiettivi
sanitari), è finanziato dalle seguenti fonti:
- entrate proprie delle aziende del Servizio sanitario nazionale (ticket e ricavi derivanti dall’attività intramoenia dei propri
dipendenti), in un importo definito e cristallizzato in seguito ad un'intesa fra lo Stato e le Regioni;
- fiscalità generale delle Regioni: imposta regionale sulle attività produttive - IRAP (nella componente di gettito destinata al
finanziamento della sanità), e addizionale regionale all'imposta sul reddito delle persone fisiche – IRPEF. Entrambe le
imposte sono quantificate nella misura dei gettiti determinati dall'applicazione delle aliquote base nazionali, quindi non
tenendo conto dei maggiori gettiti derivanti dalle manovre fiscali regionali eventualmente attivati dalle singole Regioni;
- compartecipazione delle Regioni a statutospeciale e delle Province autonomedi Trentoe di Bolzano: tali enti
compartecipano al finanziamento sanitario fino a concorrenza del fabbisogno non soddisfatto dalle fonti descritte nei punti
precedenti, tranne la Regione siciliana, per la quale l'aliquota di compartecipazione è fissata dal 2009 nella misura del
49,11% del suo fabbisogno sanitario (legge 296/2006 art. 1, comma 830);
- bilancio dello Stato: esso finanzia il fabbisogno sanitario non coperto dalle altre fonti di finanziamento essenzialmente
attraverso la compartecipazione all'imposta sul valore aggiunto - IVA (destinata alle Regioni a statuto ordinario), le accise
sui carburanti e attraverso il Fondo sanitario nazionale (una quota è destinata alla Regione siciliana, mentre il resto
complessivamente finanzia anche altre spese sanitarie vincolate a determinati obiettivi).
http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4752&area=programmazioneSanitariaLea&menu=dati
Il Finanziamento del S.S.N.
Il Finanziamento del S.S.N.
Competenzaregionale (art.2 comma 2-sexies Dlgs 502/1992)
La regione disciplina altresì:
a)l'articolazione del territorio regionale in unità sanitarie locali, le quali assicurano attraverso servizi direttamente gestiti l'assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita e di lavoro,
l'assistenza distrettuale e l'assistenza ospedaliera, salvo quanto previsto dal presente decreto per quanto attiene alle aziende ospedaliere di rilievo nazionale e interregionale e
alle altre strutture pubbliche e privateaccreditate;
b) i princìpie criteriperl'adozionedell'atto aziendale di cui all'articolo 3, comma 1-bis;
c)la definizione dei criteri per l'articolazione delle unità sanitarie locali in distretti, da parte dell'atto di cui all'articolo 3, comma 1-bis, tenendo conto delle peculiarità delle zone
montane e a bassa densitàdi popolazione;
d)il finanziamento delle unità sanitarie locali, sulla base di una quota capitaria corretta in relazione alle caratteristiche della popolazione residente con criteri coerenti con quelli
indicati all'articolo 1, comma 34, della legge 23 dicembre 1996, n.662;
e)le modalità di vigilanza e di controllo, da parte della regione medesima, sulle unità sanitarie locali, nonché di valutazione dei risultati delle stesse, prevedendo in quest'ultimo
caso forme e modalità di partecipazione della Conferenza deisindaci;
f)l'organizzazione e il funzionamento delle attività di cui all'articolo 19-bis, comma 3 [accreditamento], in raccordo e cooperazione con la Commissione nazionale di cui al
medesimo articolo;
g) fermorestando ilgeneraledivietodiindebitamento,la possibilitàperleunitàsanitarielocali di:
1)anticipazione, da parte del tesoriere, nella misura massima di un dodicesimo dell'ammontare annuo del valore dei ricavi, inclusi i trasferimenti, iscritti nel bilancio preventivo
annuale;
2)contrazione di mutui e accensione di altre forme di credito, di durata non superiore a dieci anni, per il finanziamento di spese di investimento e previa autorizzazione
regionale, fino a un ammontare complessivo delle relative rate, per capitale e interessi, non superiore al quindici per cento delle entrate proprie correnti, ad esclusione della
quota di fondo sanitario nazionale di parte corrente attribuita alla regione;
h) le modalità con cui le unità sanitarie locali e le aziende ospedaliere assicurano le prestazioni e i servizi contemplati dai livelli aggiuntivi di assistenza finanziati dai comuni ai sensi
dell'articolo 2 comma 1, lettera l), della legge 30 novembre 1998, n.419.
Piani dirientro
I programmi operativi di riorganizzazione, di riqualificazione, di potenziamento del Servizio sanitario regionale (successivamente
chiamati Piani di rientro) nascono con la Legge finanziaria del 2005 (Legge 311/2004) e sono allegati ad accordi stipulati dai
Ministri della salute e dell’economia e delle finanze con le singole Regioni. I piani devono contenere sia le misure di riequilibrio del profilo
erogativo dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) per renderle conformi con la programmazione nazionale e con il vigente decreto del
Presidente del Consiglio dei Ministri di fissazione dei LEA, sia le misure per garantire l’equilibrio di bilancio sanitario. In caso di
mancato raggiungimento degli obiettivi, i Piani di rientro proseguono secondo programmi operativi, di durata triennale.
Sono sottoposte alla disciplina dei piani di rientro in base alle verifiche e alle riunioni dei Tavoli di monitoraggio svolte nel mese di
luglio 2018 sette Regioni: Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Puglia, Sicilia. Le Regioni Calabria, Campania, Lazio e Molise
sono commissariate.
http://www.salute.gov.it/portale/pianiRientro/dettaglioContenutiPianiRientro.jsp?lingua=italiano&id=5022&area=pianiRientro&me nu=vuoto
Il Finanziamento del S.S.N.
Piani attuativilocali
Il Piano Attuativo Locale (P.A.L.) è un documento che costituisce uno strumento di programmazione strategica di medio periodo per le Aziende sanitarie ed
ha lo scopo di rendere concreti nella realtà locale gli indirizzi generali individuati dai Piani sanitari nazionali e regionali.
Articolo15 - Pianiattuativilocali(Regione Piemonte - legge n°18,6agosto 2007)
1.Il piano attuativo locale è lo strumento di programmazione con il quale, nell'ambito delle disposizioni della programmazione socio-sanitaria regionale e degli indirizzi
impartiti dalle conferenze dei sindaci di cui all'art. 7, le ASL programmano le attività da svolgere recependo, per le attività sanitarie e socio-sanitarie territoriali,
quanto previsto dai PEPS di distretto e dai piani di zona di cui all'art. 2; il piano attuativo locale ha la durata del piano socio-sanitario regionale e può
prevedere aggiornamenti annuali.
2.La conferenza dei sindaci di cui all'art. 7, in base alle risultanze dei PEPS, determina gli indirizzi e definisce i criteri per la elaborazione del piano attuativo
locale da parte delle ASL.
3.Il direttore generale dell'ASL, previo confronto con i soggetti di cui all'art. 10, adotta il piano attuativo e lo trasmette alla conferenza dei sindaci, per acquisirne il
parere.
4.Il direttore generale trasmette il piano attuativo approvato, corredato del parere della conferenza dei sindaci, alla giunta regionale che, entro quaranta giorni,
ne verifica la conformità alla programmazione socio-sanitaria regionale.
5. Il piano attuativo si realizza attraverso programmi annuali di attività articolati, per quanto riguarda le attività socio-sanitarie territoriali, per distretti.
6.Il direttore generale dell'ASL adotta il programma annuale di attività di cui al comma 5 entro l'anno precedente a quello di riferimento, previa intesa, per la parte
relativa alle attività afferenti all'area dell'integrazione socio-sanitaria, con il comitato dei sindaci di distretto di cui all'art. 8, e lo trasmette alla conferenza dei
sindaci e alla giunta regionale.
7.La giunta regionale, sentita la competente commissione consiliare che si esprime nei trenta giorni successivi alla richiesta, delibera specifiche linee guida
per la predisposizione dei programmi di cui al presente articolo.

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  • 1.
  • 3. L.20/3/1865 n.2248 (allegatoC) Salute pubblica - ordine pubblico - Ministero dell’Interno L.22/12/1888 n.5849 Consiglio Superiore di Sanità, Medico provinciale, Ufficiale sanitario comunale R.D. 1/8/1907 n.603 Testo Unico delle leggi sanitarie R.D. 27/7/1934 n.1265 Testo Unico delle leggi sanitarie, organizzazione sanità, professioni, servizio farmaceutico, medicinali, agibilità Costituzione repubblicana(1/1/1948) Artt. 32, 38, 117, 118 L.13/3/1958 n.296 Ministero della Sanità e organi periferici (medico provinciale, ufficiali sanitari) EvoluzioneNormativa
  • 4. L.12/2/1968 n.132 Riforma ospedaliera (Legge Mariotti) e entiospedalieri DPR 17/1/1972 n.4 Trasferimento alle Regioni L.29/6/1977 n.349 Soppressione degli enti mutualistici - ospedali enti strumentali delle Regioni DPR 24/7/1977 n.616 Trasferimento alle Regioni di funzioni amministrative L.23/12/1978 n.833 Riforma del SSN (Servizio SanitarioNazionale) Dlgs 30/12/1992 n.502 USL e aziendalizzazione EvoluzioneNormativa
  • 5. Dlgs 31/3/1998 n.112 Decentramento amministrativo (sussidiarietà verticale e orizzontale) Dlgs 19/6/1999 n.229 Riforma sanitaria “ter” (Bindi) - regionalizzazione L.8/11/2000 n.328 Riforma dell’assistenza sociale - LEP - universalità - Piano nazionale e regionale L.Cost. 18/10/2001 n.3 Art. 117, 118 D.P.C.M.29/11/2001 L.E.A. (Livelli Essenziali di Assistenza) D.P.C.M.12/1/2017 Nuovi L.E.A. (Livelli Essenziali di Assistenza) EvoluzioneNormativa
  • 6. 1.La tutela della salute come diritto fondamentale dell'individuo ed interesse della collettività è garantita, nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana, attraverso il Servizio sanitario nazionale, quale complesso delle funzioni e delle attività assistenziali dei Servizi sanitari regionali e delle altre funzioni e attività svolte dagli enti ed istituzioni di rilievo nazionale, nell'ambito dei conferimenti previsti dal decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, nonché delle funzioni conservate allo Stato dal medesimo decreto. 2. Il Servizio sanitario nazionale assicura, attraverso le risorse finanziarie pubbliche individuate ai sensi del comma 3, e in coerenza con i principi e gli obiettivi indicati dagli articoli 1 e 2 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, i livelli essenziali e uniformi di assistenza definiti dal Piano sanitario nazionale nel rispetto dei principi della dignità della persona umana, del bisogno di salute, dell'equità nell'accesso all'assistenza, della qualità delle cure e della loro appropriatezza riguardo alle specifiche esigenze, nonché dell'economicità nell'impiego delle risorse. 3. L'individuazione dei livelli essenziali e uniformi di assistenza assicurati dal Servizio sanitario nazionale, per il periodo di validità del Piano sanitario nazionale, è effettuata contestualmente all'individuazione delle risorse finanziarie destinate al Servizio sanitario nazionale, nel rispetto delle compatibilità finanziarie definite per l'intero sistema di finanza pubblica nel Documento di programmazione economico-finanziaria. Le prestazioni sanitarie comprese nei livelli essenziali di assistenza sono garantite dal Servizio sanitario nazionale a titolo gratuito o con partecipazione alla spesa, nelle forme e secondo le modalità previste dalla legislazione vigente. Il Dlgs 502/1992 Art. 1 (Tutela del diritto alla salute, programmazione sanitaria e definizionedei livelli essenzialie uniformi diassistenza)
  • 7. 4.Le regioni, singolarmente o attraverso strumenti di autocoordinamento, elaborano proposte per la predisposizione del Piano sanitario nazionale, con riferimento alle esigenze del livello territoriale considerato e alle funzioni interregionali da assicurare prioritariamente, anche sulla base delle indicazioni del Piano vigente e dei livelli essenziali di assistenza individuati in esso o negli atti che ne costituiscono attuazione. Le regioni trasmettono al Ministro della sanità, entro il 31 marzo di ogni anno, la relazione annuale sullo stato di attuazione del piano sanitario regionale, sui risultati di gestione e sulla spesa prevista per l'anno successivo. 5.Il Governo, su proposta del Ministro della sanità, sentite le commissioni parlamentari competenti per la materia, le quali si esprimono entro trenta giorni dalla data di trasmissione dell'atto, nonché le confederazioni sindacali maggiormente rappresentative, le quali rendono il parere entro venti giorni, predispone il Piano sanitario nazionale, tenendo conto delle proposte trasmesse dalle regioni entro il 31 luglio dell'ultimo anno di vigenza del piano precedente, nel rispetto di quanto stabilito dal comma 4. Il Governo, ove si discosti dal parere delle commissioni parlamentari, è tenuto a motivare. Il piano è adottato ai sensi dell'articolo 1 della legge 12 gennaio 1991, n. 13, d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. 6.I livelli essenziali di assistenza comprendono le tipologie di assistenza, i servizi e le prestazioni relativi alle aree di offerta individuate dal Piano sanitario nazionale. Tali livelli comprendono, per il 1998-2000: a) l'assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita e di lavoro; b) l'assistenza distrettuale; c) l'assistenza ospedaliera. Il Dlgs 502/1992 Art. 1 (Tutela del diritto alla salute, programmazione sanitaria e definizionedei livelli essenzialie uniformi diassistenza)
  • 8. 7. Sono posti a carico del Servizio sanitario le tipologie di assistenza, i servizi e le prestazioni sanitarie che presentano, per specifiche condizioni cliniche o di rischio, evidenze scientifiche di un significativo beneficio in termini di salute, a livello individuale o collettivo, a fronte delle risorse impiegate. Sono esclusi dai livelli di assistenza erogati a carico del Servizio sanitario nazionale le tipologie di assistenza, i servizi e le prestazioni sanitarie che: a) non rispondono a necessità assistenziali tutelate in base ai principi ispiratori del Servizio sanitario nazionale di cui al comma 2; b)non soddisfano il principio dell'efficacia e dell'appropriatezza, ovvero la cui efficacia non è dimostrabile in base alle evidenze scientifiche disponibili o sono utilizzati per soggetti le cui condizioni cliniche non corrispondono alle indicazioni raccomandate; c) in presenza di altre forme di assistenza volte a soddisfare le medesime esigenze, non soddisfano il principio dell'economicità nell'impiego delle risorse, ovvero non garantiscono un uso efficiente delle risorse quanto a modalità di organizzazione ed erogazione dell'assistenza. 8. Le prestazioni innovative per le quali non sono disponibili sufficienti e definitive evidenze scientifiche di efficacia possono essere erogate in strutture sanitarie accreditate dal Servizio sanitario nazionale esclusivamente nell'ambito di appositi programmi di sperimentazione autorizzati dal Ministero della sanità. 9. Il Piano sanitario nazionale ha durata triennale ed è adottato dal Governo entro il 30 novembre dell'ultimo anno di vigenza del Piano precedente. Il Piano sanitario nazionale può essere modificato nel corso del triennio con la procedura di cui al comma 5. Il Dlgs 502/1992 Art. 1 (Tutela del diritto alla salute, programmazione sanitaria e definizionedei livelli essenzialie uniformi diassistenza)
  • 9. 10. Il Piano sanitario nazionaleindica: a)le aree prioritarie di intervento, anche ai fini di una progressiva riduzione delle diseguaglianze sociali e territoriali nei confronti della salute; b) i livelli essenziali di assistenza sanitaria da assicurare per il triennio di validità del Piano; c) la quota capitaria di finanziamento per ciascun anno di validità del Piano e la sua disaggregazione per livelli diassistenza; d)gli indirizzi finalizzati a orientare il Servizio sanitario nazionale verso il miglioramento continuo della qualità dell'assistenza, anche attraverso la realizzazione di progetti di interesse sovraregionale; e) i progetti-obiettivo, da realizzare anche mediante l'integrazione funzionale e operativa dei servizi sanitari e dei servizi socioassistenziali degli enti locali; f) le finalità generali e i settori principali della ricerca biomedica e sanitaria, prevedendo altresì il relativo programma di ricerca; g)le esigenze relative alla formazione di base e gli indirizzi relativi alla formazione continua del personale, nonché al fabbisogno e alla valorizzazione delle risorse umane; h) le linee guida e i relativi percorsi diagnostico-terapeutici allo scopo di favorire, all'interno di ciascuna struttura sanitaria, lo sviluppo di modalità sistematiche di revisione e valutazione della pratica clinica e assistenziale e di assicurare l'applicazione dei livelli essenziali di assistenza; i) i criteri e gli indicatori per la verifica dei livelli di assistenza assicurati in rapporto a quelliprevisti. 11. I progetti obiettivo previsti dal Piano sanitario nazionale sono adottati dal Ministro della sanità con decreto di natura non regolamentare, di concerto con il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e con gli altri Ministri competenti per materia, d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. Il Dlgs 502/1992 Art. 1 (Tutela del diritto alla salute, programmazione sanitaria e definizionedei livelli essenzialie uniformi diassistenza)
  • 10. 12. La Relazione sullostato sanitariodel Paese, predisposta annualmente dal Ministro della sanità: a) illustra le condizioni di salute della popolazione presente sul territorio nazionale; b) descrive le risorse impiegate e le attività svolte dal Servizio sanitario nazionale; c) espone i risultati conseguiti rispetto agli obiettivi fissati dal Piano sanitario nazionale; d) riferisce sui risultati conseguiti dalle regioni in riferimento all'attuazione dei piani sanitari regionali; e) fornisce indicazioni per l'elaborazione delle politiche sanitarie e la programmazione degli interventi. 13. Il Piano sanitario regionale rappresenta il piano strategico degli interventi per gli obiettivi di salute e il funzionamento dei servizi per soddisfare le esigenze specifiche della popolazione regionale anche in riferimento agli obiettivi del Piano sanitario nazionale. Le regioni, entro centocinquanta giorni dalla data di entrata in vigore del Piano sanitario nazionale, adottano o adeguano i Piani sanitari regionali, prevedendo forme di partecipazione delle autonomie locali, ai sensi dell'articolo 2, comma 2-bis, nonché delle formazioni sociali private non aventi scopo di lucro impegnate nel campo dell'assistenza sociale e sanitaria, delle organizzazioni sindacali degli operatori sanitari pubblici e privati e delle strutture private accreditate dal Servizio sanitario nazionale. Il Dlgs 502/1992 Art. 1 (Tutela del diritto alla salute, programmazione sanitaria e definizionedei livelli essenzialie uniformi diassistenza)
  • 11. 14. Le regioni e le province autonome trasmettono al Ministro della sanità i relativi schemi o progetti di piani sanitari allo scopo di acquisire il parere dello stesso per quanto attiene alla coerenza dei medesimi con gli indirizzi del Piano sanitario nazionale. Il Ministro della sanità esprime il parere entro 30 giorni dalla data di trasmissione dell'atto, sentita l'Agenzia per i servizi sanitari regionali. 15. Il Ministro della sanità, avvalendosi dell'Agenzia per i servizi sanitari regionali, promuove forme di collaborazione e linee guida comuni in funzione dell'applicazione coordinata del Piano sanitario nazionale e della normativa di settore, salva l'autonoma determinazione regionale in ordine al loro recepimento. 16. La mancanza del Piano sanitario regionale non comporta l'inapplicabilità delle disposizioni del Piano sanitario nazionale. 17.Trascorso un anno dalla data di entrata in vigore del Piano sanitario nazionale senza che la regione abbia adottato il Piano sanitario regionale, alla regione non è consentito l'accreditamento di nuove strutture. Il Ministro della sanità, sentita la regione interessata, fissa un termine non inferiore a tre mesi per provvedervi. Decorso inutilmente tale termine, il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della sanità, sentita l'Agenzia per i servizi sanitari regionali, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome, adotta gli atti necessari per dare attuazione nella regione al Piano sanitario nazionale, anche mediante la nomina di commissari ad acta. Il Dlgs 502/1992 Art. 1 (Tutela del diritto alla salute, programmazione sanitaria e definizionedei livelli essenzialie uniformi diassistenza)
  • 12. 18. Le istituzioni e gli organismi a scopo non lucrativo concorrono, con le istituzioni pubbliche e quelle equiparate di cui all'articolo 4, comma 12, alla realizzazione dei doveri costituzionali di solidarietà, dando attuazione al pluralismo etico-culturale dei servizi alla persona. Esclusivamente ai fini del presente decreto sono da considerarsi a scopo non lucrativo le istituzioni che svolgono attività nel settore dell'assistenza sanitaria e socio-sanitaria, qualora ottemperino a quanto previsto dalle disposizioni di cui all'articolo 10, comma 1, lettere d), e), f), g), e h), e comma 6 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460; resta fermo quanto disposto dall'articolo 10, comma 7, del medesimo decreto. L'attribuzione della predetta qualifica non comporta il godimento dei benefici fiscali previsti in favore delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale dal decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460. Le attività e le funzioni assistenziali delle strutture equiparate di cui al citato articolo 4, comma 12, con oneri a carico del Servizio sanitario nazionale, sono esercitate esclusivamente nei limiti di quanto stabilito negli specifici accordi di cui all'articolo 8-quinquies. Il Dlgs 502/1992 Art. 1 (Tutela del diritto alla salute, programmazione sanitaria e definizionedei livelli essenzialie uniformi diassistenza)
  • 13. L.23/12/1978 n.833 Strutture pubbliche (USL) Strutture private convenzionate Principi fondamentali: - universalità degli utenti - uguaglianza - globalità degli interventi - partecipazione democratica dei cittadini/utenti Obiettivi: - superare squilibri territoriali - sicurezza sul lavoro - tutela della maternità e dell’infanzia - servizi medico-scolastici - tutela handicap - tutela sanitaria delle attività sportive - tutela della salute degli anziani - tutela della salute mentale S.S.N. (Servizio Sanitario Nazionale)
  • 14. I Livelli essenziali di assistenza (LEA) sono le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale (SSN) è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket), con le risorse pubbliche raccolte attraverso la fiscalità generale (tasse). Il 18 marzo 2017 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale (Supplemento ordinario n.15) il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri(DPCM) del 12 gennaio 2017 con i nuovi Livelli essenziali di assistenza. - definisce le attività, i servizi e le prestazioni garantite ai cittadini con le risorse pubbliche messe a disposizione del Servizio sanitario nazionale; - descrive con maggiore dettaglio e precisione prestazioni e attività oggi già incluse nei livelli essenzialidi assistenza; - ridefinisce e aggiorna gli elenchi delle malattie rare e delle malattie croniche e invalidanti che danno diritto all’esenzione dal ticket; - innova i nomenclatori della specialistica ambulatoriale e dell’assistenza protesica, introducendo prestazioni tecnologicamente avanzate ed escludendo prestazioni obsolete (fino all'entrata in vigore dei nuovi nomenclatori, per la specialistica ambulatoriale resta valido l'elenco di prestazioni allegato al DM 22 luglio 1996 e per la protesica quello allegato al DM n. 332/1999). Livelli Essenziali di Assistenza (LEA)
  • 15. 1) Prevenzionecollettiva e sanità pubblica,che comprende tutte le attività di prevenzione rivolte alle collettività ed ai singoli; in particolare: - sorveglianza, prevenzione e controllo delle malattie infettive e parassitarie, inclusi i programmi vaccinali; - tutela della salute e della sicurezza degli ambienti aperti e confinati; - sorveglianza, prevenzione e tutela della salute e sicurezza sui luoghi dilavoro; - salute animale e igiene urbana veterinaria; - sicurezza alimentare - tutela della salute dei consumatori; - sorveglianza e prevenzione delle malattie croniche, inclusi la promozione di stili di vita sani ed i programmi organizzati di screening; sorveglianza e prevenzione nutrizionale; - attività medico legali per finalità pubbliche. 2) Assistenza distrettuale, vale a dire le attività e i servizi sanitari e socio-sanitari diffusi sul territorio, così articolati: - assistenza sanitaria di base; - emergenza sanitaria territoriale; - assistenza farmaceutica; - assistenza integrativa; - assistenza specialistica ambulatoriale; - assistenza protesica; - assistenza termale; - assistenza sociosanitaria domiciliare e territoriale; - assistenza sociosanitaria residenziale e semiresidenziale. L.E.A.: I Tre Grandi Livelli Individuati dal DPCM
  • 16. 3) Assistenza ospedaliera, articolata nelle seguenti attività: - pronto soccorso; - ricovero ordinario per acuti; - day surgery; - day hospital; - riabilitazione e lungodegenza post acuzie; - attività trasfusionali; - attività di trapianto di cellule, organi e tessuti; - centri antiveleni (CAV). Le Regioni potranno garantire servizi eprestazioniulterioririspetto a quelle incluse nei LEA, utilizzando risorse proprie. Inoltre, con decreto del ministro della Salute del 21 novembre 2005 è stato istituito, presso il Ministero, il Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (Comitato LEA), cui è affidato il compito di verificare l’erogazione dei LEA in condizioni di appropriatezza e di efficienza nell’utilizzo delle risorse, nonché la congruità tra le prestazioni da erogare e le risorse messe a disposizione dal Servizio Sanitario Nazionale. L.E.A.: I Tre Grandi Livelli Individuati dal DPCM
  • 17.
  • 18. Stato L.E.P. Limite massimo delle risorse Criteri di riparto della spesa fra Regioni Strumenti: - Piano Sanitario Nazionale - Programma di Ricerca Sanitaria - Concorsi adeguati al Dlgs 165/2001 - Fondo Sanitario Nazionale - Ospedali trasformati in Aziende Ospedaliere - Designazione componenti del Collegio sindacale ASL Regioni: - Funzione legislativa concorrente sulla “tutela della salute” - Conferenza permanente per la programmazione sanitaria e socio sanitaria regionale - competenze art. 2 Dlgs 502/1992 Province - Comuni -Università S.S.N. (Servizio Sanitario Nazionale)
  • 19. Stato Stato Regioni Regioni ASL eA.O. ASL eA.O. Pianificazionegenerale Programmazione risorse Programmazione Indirizzioperativi Attuazione Verifica econtrollo S.S.N. (Servizio Sanitario Nazionale)
  • 20. Programma nazionale perlaricerca Il Ministero della Salute è impegnato a stimolare e supportare la ricerca nelle strutture del Servizio Sanitario Nazionale (Aziende Sanitarie e Ospedaliere, Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, Istituti zooprofilattici sperimentali, INAIL, AGENAS e Istituto Superiore di Sanità) attraverso: - la Ricerca degli IRCCS, che ricevono contributi su base competitiva legati alla produzione scientifica ed alla qualità delle cure prestate - la Ricerca degli Istituti zooprofilatici sperimentali - la Ricerca dell’ISS e dell’AGENAS - il Bando per la Ricerca Finalizzata rivolto a tutte le Strutture del Servizio Sanitario Nazionale per il finanziamento dei migliori progetti di ricerca proposti dal personale operante nelle strutture del SSN - contributi agli IRCCS e all’ISS per l’aggiornamento del parco tecnologico a disposizione dei ricercatori (attezzature e strumenti per la ricerca sanitaria) Piano nazionale della ricerca sanitaria 2017-2019, approvato con decreto del 16 ottobre2017. Ricerca Sanitaria
  • 21. Finanziamenti I finanziamenti per i progetti di ricerca sono destinati ai Destinatari Istituzionali del Ministero della Salute (ex comma 6 dell’art. 12 bis del D.Lgs. 502 del 1992 come modificato ed integrato dal D.Lgs. 229/99), ovvero: Regioni e Province Autonome, Istituto Superiore di Sanità, Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro (INAIL), Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico pubblici e privati e Istituti Zooprofilattici Sperimentali. IRCCS IstitutidiRicoveroe Curaa Carattere Scientifico Istituti ZooprofilatticiSperimentali(IZS) Regioni e Provinceautonome Agenzia Nazionale peri Servizi SanitariRegionali Istituto Nazionale Assicurazione InfortunisulLavoro(INAIL) Istituto Superioredi Sanità(ISS) Ricerca Sanitaria
  • 22. Piano sanitarionazionale Il Piano sanitario nazionale viene predisposto dal Governo su proposta del Ministro della salute tenuto conto delle proposte provenienti dalle Regioni; viene adottato con Decreto del Presidente della Repubblica previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, d'intesa con la Conferenza unificata. Il Piano sanitario nazionale ha durata triennale. Entro centocinquanta giorni dalla data di entrata in vigore del Piano sanitario nazionale, le Regioni adottano o adeguano i propri Piani sanitari regionali, trasmettono al Ministro della salute gli schemi o i progetti allo scopo di acquisire il parere dello stesso per quanto attiene alla coerenza dei medesimi con gli indirizzi del Piano sanitario nazionale. Il Piano sanitario nazionale2006-2008(http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_987_allegato.pdf) I punti focali del Piano sanitario nazionale 2006-2008 sono: 1) organizzare meglio e potenziare la promozione della salute e la prevenzione; 2) rimodellare le cure primarie; 3) favorire la promozione del governo clinico e della qualità nel Servizio sanitario nazionale; 4)potenziare i sistemi integrati di reti sia a livello nazionale o sovraregionale (malattie rare, trapianti etc) sia a livello interistituzionale (integrazione sociosanitaria) sia tra i diversi livelli di assistenza (prevenzione, cure primarie etc); 5) promuovere l'innovazione e la ricerca; 6) favorire il ruolo partecipato del cittadino e delle associazioni nella gestione del Servizio sanitario nazionale; 7) attuare una politica per la qualificazione delle risorse umane. Programmazione e Pianificazione del S.S.N.
  • 23. Patto perlasalute Il Patto per la Salute è un accordo finanziario e programmatico tra il Governo e le Regioni, che viene rinnovato ogni tre anni e serve a: - migliorarela qualitàdeiservizi - promuovere l’appropriatezzadelle prestazioni - garantirel’unitarietàdelsistema La salute è una delle materie in cui la Costituzione - e la riforma del Titolo V del 2001 - stabilisce la potestà legislativa concorrente tra Stato e Regioni. Ecco perché il Governo può promuovere la sottoscrizione di intese in sede di Conferenza Stato-Regioni, per favorire l’armonizzazione delle legislazioni regionali e nazionale, il raggiungimento di posizioni unitarie o il conseguimento di obiettivi comuni. In questo senso sono già stati stipulati diversi Patti per la Salute; attualmente è in corso di definizione il Patto perla Salute 2019-2021. http://www.salute.gov.it/portale/pattosalute/homePattoSalute.jsp Programmazione e Pianificazione del S.S.N.
  • 24. Piano nazionale dellacronicità Il Piano nazionale della Cronicità (PNC) nasce dall’esigenza di armonizzare a livello nazionale le attività in questo campo, proponendo un documento, condiviso con le Regioni, che, compatibilmente con la disponibilità delle risorse economiche, umane e strutturali, individui un disegno strategico comune inteso a promuovere interventi basati sulla unitarietà di approccio, centrato sulla persona ed orientato su una migliore organizzazione dei servizi e una piena responsabilizzazione di tutti gli attori dell’assistenza. Il fine è quello di contribuire al miglioramento della tutela per le persone affette da malattie croniche, riducendone il peso sull’individuo, sulla sua famiglia e sul contesto sociale, migliorando la qualità di vita, rendendo più efficaci ed efficienti i servizi sanitari in termini di prevenzione e assistenza e assicurando maggiore uniformità ed equità di accesso ai cittadini. http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4654&area=programmazioneSanitariaLea&menu=vuoto http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2584_allegato.pdf Programmazione e Pianificazione del S.S.N.
  • 25. Le fonti di finanziamento del fabbisognosanitario Il fabbisogno sanitario nella sua componente “indistinta” (c’è poi una quota “vincolata” al perseguimento di determinati obiettivi sanitari), è finanziato dalle seguenti fonti: - entrate proprie delle aziende del Servizio sanitario nazionale (ticket e ricavi derivanti dall’attività intramoenia dei propri dipendenti), in un importo definito e cristallizzato in seguito ad un'intesa fra lo Stato e le Regioni; - fiscalità generale delle Regioni: imposta regionale sulle attività produttive - IRAP (nella componente di gettito destinata al finanziamento della sanità), e addizionale regionale all'imposta sul reddito delle persone fisiche – IRPEF. Entrambe le imposte sono quantificate nella misura dei gettiti determinati dall'applicazione delle aliquote base nazionali, quindi non tenendo conto dei maggiori gettiti derivanti dalle manovre fiscali regionali eventualmente attivati dalle singole Regioni; - compartecipazione delle Regioni a statutospeciale e delle Province autonomedi Trentoe di Bolzano: tali enti compartecipano al finanziamento sanitario fino a concorrenza del fabbisogno non soddisfatto dalle fonti descritte nei punti precedenti, tranne la Regione siciliana, per la quale l'aliquota di compartecipazione è fissata dal 2009 nella misura del 49,11% del suo fabbisogno sanitario (legge 296/2006 art. 1, comma 830); - bilancio dello Stato: esso finanzia il fabbisogno sanitario non coperto dalle altre fonti di finanziamento essenzialmente attraverso la compartecipazione all'imposta sul valore aggiunto - IVA (destinata alle Regioni a statuto ordinario), le accise sui carburanti e attraverso il Fondo sanitario nazionale (una quota è destinata alla Regione siciliana, mentre il resto complessivamente finanzia anche altre spese sanitarie vincolate a determinati obiettivi). http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4752&area=programmazioneSanitariaLea&menu=dati Il Finanziamento del S.S.N.
  • 27. Competenzaregionale (art.2 comma 2-sexies Dlgs 502/1992) La regione disciplina altresì: a)l'articolazione del territorio regionale in unità sanitarie locali, le quali assicurano attraverso servizi direttamente gestiti l'assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita e di lavoro, l'assistenza distrettuale e l'assistenza ospedaliera, salvo quanto previsto dal presente decreto per quanto attiene alle aziende ospedaliere di rilievo nazionale e interregionale e alle altre strutture pubbliche e privateaccreditate; b) i princìpie criteriperl'adozionedell'atto aziendale di cui all'articolo 3, comma 1-bis; c)la definizione dei criteri per l'articolazione delle unità sanitarie locali in distretti, da parte dell'atto di cui all'articolo 3, comma 1-bis, tenendo conto delle peculiarità delle zone montane e a bassa densitàdi popolazione; d)il finanziamento delle unità sanitarie locali, sulla base di una quota capitaria corretta in relazione alle caratteristiche della popolazione residente con criteri coerenti con quelli indicati all'articolo 1, comma 34, della legge 23 dicembre 1996, n.662; e)le modalità di vigilanza e di controllo, da parte della regione medesima, sulle unità sanitarie locali, nonché di valutazione dei risultati delle stesse, prevedendo in quest'ultimo caso forme e modalità di partecipazione della Conferenza deisindaci; f)l'organizzazione e il funzionamento delle attività di cui all'articolo 19-bis, comma 3 [accreditamento], in raccordo e cooperazione con la Commissione nazionale di cui al medesimo articolo; g) fermorestando ilgeneraledivietodiindebitamento,la possibilitàperleunitàsanitarielocali di: 1)anticipazione, da parte del tesoriere, nella misura massima di un dodicesimo dell'ammontare annuo del valore dei ricavi, inclusi i trasferimenti, iscritti nel bilancio preventivo annuale; 2)contrazione di mutui e accensione di altre forme di credito, di durata non superiore a dieci anni, per il finanziamento di spese di investimento e previa autorizzazione regionale, fino a un ammontare complessivo delle relative rate, per capitale e interessi, non superiore al quindici per cento delle entrate proprie correnti, ad esclusione della quota di fondo sanitario nazionale di parte corrente attribuita alla regione; h) le modalità con cui le unità sanitarie locali e le aziende ospedaliere assicurano le prestazioni e i servizi contemplati dai livelli aggiuntivi di assistenza finanziati dai comuni ai sensi dell'articolo 2 comma 1, lettera l), della legge 30 novembre 1998, n.419.
  • 28. Piani dirientro I programmi operativi di riorganizzazione, di riqualificazione, di potenziamento del Servizio sanitario regionale (successivamente chiamati Piani di rientro) nascono con la Legge finanziaria del 2005 (Legge 311/2004) e sono allegati ad accordi stipulati dai Ministri della salute e dell’economia e delle finanze con le singole Regioni. I piani devono contenere sia le misure di riequilibrio del profilo erogativo dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) per renderle conformi con la programmazione nazionale e con il vigente decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di fissazione dei LEA, sia le misure per garantire l’equilibrio di bilancio sanitario. In caso di mancato raggiungimento degli obiettivi, i Piani di rientro proseguono secondo programmi operativi, di durata triennale. Sono sottoposte alla disciplina dei piani di rientro in base alle verifiche e alle riunioni dei Tavoli di monitoraggio svolte nel mese di luglio 2018 sette Regioni: Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Puglia, Sicilia. Le Regioni Calabria, Campania, Lazio e Molise sono commissariate. http://www.salute.gov.it/portale/pianiRientro/dettaglioContenutiPianiRientro.jsp?lingua=italiano&id=5022&area=pianiRientro&me nu=vuoto Il Finanziamento del S.S.N.
  • 29. Piani attuativilocali Il Piano Attuativo Locale (P.A.L.) è un documento che costituisce uno strumento di programmazione strategica di medio periodo per le Aziende sanitarie ed ha lo scopo di rendere concreti nella realtà locale gli indirizzi generali individuati dai Piani sanitari nazionali e regionali. Articolo15 - Pianiattuativilocali(Regione Piemonte - legge n°18,6agosto 2007) 1.Il piano attuativo locale è lo strumento di programmazione con il quale, nell'ambito delle disposizioni della programmazione socio-sanitaria regionale e degli indirizzi impartiti dalle conferenze dei sindaci di cui all'art. 7, le ASL programmano le attività da svolgere recependo, per le attività sanitarie e socio-sanitarie territoriali, quanto previsto dai PEPS di distretto e dai piani di zona di cui all'art. 2; il piano attuativo locale ha la durata del piano socio-sanitario regionale e può prevedere aggiornamenti annuali. 2.La conferenza dei sindaci di cui all'art. 7, in base alle risultanze dei PEPS, determina gli indirizzi e definisce i criteri per la elaborazione del piano attuativo locale da parte delle ASL. 3.Il direttore generale dell'ASL, previo confronto con i soggetti di cui all'art. 10, adotta il piano attuativo e lo trasmette alla conferenza dei sindaci, per acquisirne il parere. 4.Il direttore generale trasmette il piano attuativo approvato, corredato del parere della conferenza dei sindaci, alla giunta regionale che, entro quaranta giorni, ne verifica la conformità alla programmazione socio-sanitaria regionale. 5. Il piano attuativo si realizza attraverso programmi annuali di attività articolati, per quanto riguarda le attività socio-sanitarie territoriali, per distretti. 6.Il direttore generale dell'ASL adotta il programma annuale di attività di cui al comma 5 entro l'anno precedente a quello di riferimento, previa intesa, per la parte relativa alle attività afferenti all'area dell'integrazione socio-sanitaria, con il comitato dei sindaci di distretto di cui all'art. 8, e lo trasmette alla conferenza dei sindaci e alla giunta regionale. 7.La giunta regionale, sentita la competente commissione consiliare che si esprime nei trenta giorni successivi alla richiesta, delibera specifiche linee guida per la predisposizione dei programmi di cui al presente articolo.