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Cellule staminali per il trattamento del Parkinson.
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Cellule staminali per il trattamento del Parkinson
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Cellule staminali per il trattamento del Parkinson
pubblicato il 07/04/2011 22:30
(IAMM) Importanti novità nell'ambito della lotta alla malattia di Parkinson potrebbero emergere dalla
sperimentazione del primo studio italiano sull'utilizzo delle cellule staminali nel trattamento di alcune
malattie neurodegenerative come la Paralisi Sopranucleare Progressiva (PSP). "Lo Studio già nella
fase finale dell’iter autorizzativo presso l’Istituto Superiore di Sanità - spiega Gianni Pezzoli,
Direttore del Centro Parkinson di Milano, Presidente dell’Associazione Italiana Parkinsoniani (AIP)
e Presidente della Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson - prenderà avvio entro due-tre
mesi e vedrà il coinvolgimento di una ventina di pazienti".
Si tratta di uno studio promosso dalla Fondazione Grigioni/Istituti Clinici di Perfezionamento e dalla
Cell Factory 'Franco Calori' del Policlinico di Milano attraverso il quale verranno valutate efficacia e
sicurezza dell'impiego di cellule staminali multipotenti mesenchimali prelevate dal midollo osseo
degli stessi pazienti riceventi. "Questa sperimentazione clinica rappresenta un importante
traguardo - continua Pezzoli - prima di tutto perché risponde ai bisogni dei pazienti affetti da questa
grave patologia, ma anche perché da un punto di vista medico-scientifico apre nuove prospettive in
termini di possibilità di trattamento delle altre malattie neurodegenerative, a cominciare dalla
malattia di Parkinson". Studi recenti hanno mostrato l'efficacia, nei parkinsonismi, del trapianto
autologo di cellule staminali mesenchimali raccolte dal midollo osseo: "le cellule staminali
somministrate - afferma Rosaria Giordano, Direttore Tecnico della Cell Factory 'Franco Calori' -
riescono a raggiungere le aree cerebrali colpite dalla malattia ed influenzano positivamente il
tessuto circostante, riducendo la morte cellulare. Ecco perché questa metodica può risultare
importante per riuscire a rallentare la progressione della malattia e ridurre i sintomi in pazienti per i
quali al momento non esistono alternative terapeutiche".
stampato il 19-07-2011 pagina 1 / 1