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Alla metà del Seicento, la nascita dei metodi scientifici
sperimentali, grazie a Galileo Galilei, e dei metodi
matematici infinitesimali, grazie a Leibniz e Newton,
aveva già scisso la figura dello scienziato da quella
dell’artista. Se nel rinascimento la stessa persona
poteva ancora occuparsi di entrambe le attività –
indicativo il caso di Leonardo da Vinci –, nel XVII
secolo i due campi si separarono definitivamente,
ognuno creandosi ambiti disciplinari e strumenti di
lavoro assolutamente distinti e separati.


                                                            Galileo Galilei
Lo stesso avvenne nell’architettura, grazie allo sviluppo
delle teorie matematiche sull’equilibrio delle strutture e
sulla resistenza dei materiali. Alla base, quindi, ci fu la
nascita della matematica moderna e della fisica
sperimentale, ma ciò che poi favorì la separazione tra
ingegneri e architetti, fu soprattutto la scoperta di nuovi
materiali, quali l’acciaio e il cemento armato, il cui
impiego non poteva avvenire, come avveniva in passato
con i materiali tradizionali, sulla base della sola
esperienza, ma sulla scorta di precisi calcoli strutturali.


                                                              Sir Isaac Newton
Intorno alla metà del secolo inizia ad emergere una nuova figura
professionale apparentemente vincente: quella dell’ingegnere. La
preparazione di quest’ultimo è più tecnica che artistica e alle scarse
conoscenze storiche ed umanistiche di cui dispone fa da contrappeso
una robusta competenza nel campo della matematica, della fisica e della
neonata scienza delle costruzioni. Questa disciplina studia i meccanismi
di azione delle forze all’interno dei materiali continui quali la ghisa e
l’acciaio, consentendo il dimensionamento degli elementi costruttivi in
base a precisi calcoli matematici. La nascita e la successiva rapida
diffusione della scienza delle costruzioni verrà salutata da più parti come
una vera e propria democratizzazione dell’architettura. Ciò in quanto le
leggi obbiettive (e a tutti accessibili) della matematica e della fisica si
sostituivano di fatto all’arbitrio del gusto, che, proprio in quel periodo,
portava gli architetti a spaziare ecletticamente tra le forme e gli stili più
                                                                                Gustave Eiffel
strani e fantasiosi.
La nascita di questi cosiddetti nuovi materiali fu possibile grazie alla
quella grande riconversione tecnologica e produttiva che va sotto il
nome di «Rivoluzione industriale». In Inghilterra, dalla prima metà del
XVIII secolo, la produzione industriale resa possibile dal vapore,
aveva creato la siderurgia moderna. Gli altiforni rendevano possibile
la costruzione di acciai sempre più perfetti e resistenti. Il loro impiego
in architettura avvenne inizialmente nella costruzione di ponti. In
seguito fu estesa alle ossature degli edifici, facilitando la possibilità di
realizzare costruzioni sempre più alte e complesse.

L’esteso impiego di questi nuovi materiali da costruzione, prima
l’acciaio, e dalla fine dell’Ottocento, il cemento armato, ha creato una
svolta notevole nell’architettura, passando nuovamente da sistemi
costruttivi che si basavano solo su geometrie curve – gli archi – a
sistemi costruttivi realizzati con elementi rettilinei – le travi.             Come funziona un altoforno
Le condizioni di fatto che portano all’impiego del ferro e del
          cemento come materiali da costruzione sono pertanto:

3) La produzione di questi materiali in grande quantità e basso costo

5) La possibilità di trasportarli facilmente, anche sotto forma di elementi prefabbricati, dalle
   fabbriche ai cantieri

7) Le loro qualità intrinseche di materiali portanti e la possibilità di coprire vasti spazi col minimo
   ingombro di sostegni

9) L’economia nel tempo e nel costo della costruzione

11) Il progresso della scienza delle costruzioni e del calcolo matematico dei carichi e delle spinte

13) La formazione di scuole specializzate per ingegneri
MAPPA
Nel 1851 Paxton con la collaborazione di Charles Fox e Handerson, progettò e costruì
il Padiglione per la prima Esposizione Universale a Londra (la prima delle molte fiere
mondiali consacrate ai fasti del progresso industriale), Il Crystal Palace.




                          MAPPA               LONDRA
Nel Crystal Palace ci sono molti elementi
d’innovazione in cui possiamo ravvisare i
primi elementi di un’innovazione artistica
del mondo dell’Architettura, oltre che
nell’uso     di    materiali     prefabbricati,
soprattutto sul piano dell’orizzonte estetico.

Infatti il Crystal Palace favorisce lo sviluppo
dimensionale, liberando il materiale da
valori plastici, lasciando alle spalle le
considerazioni tradizionali di peso e massa.




                                    MAPPA         LONDRA
Realizza una volumetria trasparente: elimina la
tradizionale distinzione tra spazio interno e spazio
esterno, definendo una logica di prevalenza dei
vuoti sui pieni in cui il vuoto non è più,
semplicemente, uno scavo del pieno, ma è l’idea
stessa di spazio ad essere concettualmente
plasmabile, come idea di creazione di un luogo più
che di un edificio in senso stretto; prevalgono,
infatti, le vetrate rispetto al pieno degli elementi
metallici, si ottiene così uno spazio illimitato, quasi
non definito. Si crea un effetto luminoso all’interno
d’intensità      pari    all’esterno,     accentuando
notevolmente l’idea di essere in uno spazio
coperto più che in un edificio.

                                      MAPPA               LONDRA
Le stazioni sono esempi di costruzioni miste,
in cui gli elementi in ferro hanno il compito di
costituire lo scheletro interno dell’edificio; le
funzioni di protezione e recinzione dello
spazio (i tamponamenti) sono invece realizzati
in muratura. Gli elementi che erano totalmente
realizzati in ferro e vetro erano costituiti dalle
tettoie, che sono anche gli esempi meglio
riusciti di costruzione in ferro e vetro della
metà del secolo.




                                 MAPPA               LONDRA
La collaborazione tra un Architetto M.D. Wyatt e un Ingegnere Brunel, se da un lato sono indice della
perdita di universalismo costruttivo della figura dell’architetto con la nascita della figura professionale
dell’Ingegnere, dall’altro sancisce anche l’inevitabile profonda collaborazione ai fini del progetto.




                                    MAPPA                LONDRA
Nella stazione di Londra, la tettoia è
divisa in tre settori che terminano in un
transetto, gli archi della tettoia sono a
sezione ellittica e i profilati sono
disegnati e scolpiti – ogni elemento in
ferro è un disegno nello spazio, da
notare la lavorazione a ricamo che a
tratti è di influenza moresca – l’esigenza
strutturale ci unisce alla esigenza
formale definendo un linguaggio
assolutamente autonomo e originale.




                                    MAPPA    LONDRA
Intorno alla metà del XIX secolo, si inizia
anche la costruzione di numerose serre in
molte parti del mondo, che ora, grazie alle
moderne tecniche e ai nuovi materiali di
costruzione, diventano opere grandiose
degne di colpire l’immaginazione collettiva.
La serra più spettacolare è la Tropical
Palm House, tutta in vetro e ferro battuto,
costruita in epoca vittoriana. Sotto i suoi
2174 metri quadri cresce rigogliosa una
giungla di palme secolari, cacao e caffè,
henné, enormi banani e rattan.



                                  MAPPA        LONDRA
MAPPA
Nel 1889 a Parigi, negli ampi spazi verdeggianti
del Campo di Marte, si tenne una delle
 Esposizioni Universali più spettacolari di tutti i
tempi. Simbolo dell’Esposizione era la
celeberrima Torre. Il progetto si deve
all’ingegnere Gustave-Alexandre Eiffel. La
sagoma della grandiosa realizzazione non è
determinata né dall’estro del progettista né da
altre considerazioni di tipo estetico. Essa, infatti,
dipende dalla necessità di dover adeguatamente
contrastare l’azione del vento che, a
quell’altezza (304 metri), avrebbe altrimenti
compromesso l’equilibrio di tutta la struttura.


                             MAPPA                 PARIGI
La Torre Eiffel si regge pertanto su quattro enormi
piloni reticolari disposti in modo arcuato, al fine di
scaricare meglio sulle fondazioni l’enorme peso
della costruzione. A 57 metri dal suolo, in
corrispondenza del primo ripiano, altri quattro
piloni inclinati e sagomati si raccordano verso
l’alto, interrotti, a 115 metri d’altezza, dalla
seconda e più piccola piattaforma. Nella parte
terminale della costruzione, fino al terzo piano
praticabile (274 m), i tre piloni si fondono in un
unico traliccio verticale a struttura reticolare.


                             MAPPA                 PARIGI
Trecento metalmeccanici hanno assemblato i 18.038 pezzi di ferro forgiato, utilizzando mezzo milione di
bulloni. Viste le condizioni di sicurezza esistenti allora è sorprendente che solo un operaio perse la vita
durante i lavori del cantiere (durante l'installazione degli ascensori). La torre è alta con la sua antenna 304
metri - escludendo le antenne della televisione sulla sommità, che sono alte 20 metri - e pesa 10.000
tonnellate. Era la struttura più alta nel mondo e lo è rimasta per 40 anni. Per il mantenimento della struttura
servono anche 50 tonnellate di vernice ogni 7 anni. A seconda della temperatura ambientale l'altezza della
Torre Eiffel può variare di diversi centimetri a causa della dilatazione del metallo.




                                       MAPPA                 PARIGI
La torre mette in relazione la tendenza della nuova
architettura di rappresentanza a passare dalla fase
commemoratrice e monumentale a quella pubblicitaria,
in fondo l’operazione dell’Esposizione Parigina può
essere pensata come un’auto celebrazione delle
tecniche industriale attraverso la manifestazione delle
potenzialità della nuova classe borghese, il valore della
torre "non vuole più essere rappresentativa dell’autorità
politica o religiosa ma espressiva di un’ideologia
progressista nello slancio stesso delle sue linee“.

Chiusasi l’esposizione la Torre non fu smontata come
previsto perché ci si accorse che, senza di essa, il
panorama di Parigi sarebbe inevitabilmente mutato.

                                    MAPPA                   PARIGI
La Galleria delle Macchine è progettata
dall’architetto Dutert, che per il calcolo
delle strutture si avvale, non a caso, di
ben tre ingegneri. Essa ospitava l’
Esposizione Universale del 1889, proprio
come il Crystal Palace quella del 1851.
rispetto a quest’ultimo però la Galleria
parigina presenta soluzioni tecniche
ancora più ardite. Il vastissimo ambiente è
infatti coperto con una serie di enormi
arconi a campata unica, cioè senza
pilastri o altri appoggi intermedi.



                                  MAPPA       PARIGI
“Fino ad ora”, scrive un visitatore del tempo,
“non si credeva possibile trarre dal ferro
effetti artistici convenienti. Malgrado lo
sviluppo delle belle gallerie laterali, lo
sguardo stenta ad abituarsi a queste
dimensioni fin qui inaudite e resta
sconcertato al cospetto di tanta immensità.
L’occhio si abituerà a poco a poco a queste
prospettive gigantesche; sulle prime
sorpreso, finirà con l’ammirare tutto. È la
visione del grande ”.



                             MAPPA               PARIGI
Nel 1868 H. Labrouste costruisce in ferro e
vetro la sala lettura della Biblioteca Nazionale di
Parigi, utilizzando la tecnica del ferro per il
colonnato leggero, a sostegno di una copertura
formata da due cupole leggere in ferro, con
pannelli in vetro. La struttura è mista: all’esterno
corrono finestre ad arco aperte in spesse
murature, questo è un primo tentativo di definire
un linguaggio nell’Architettura in ferro, là dove
essa troverà piena definizione nella
sperimentalismo della tecnica integrale, come
ad esempio nella Torre Eiffel.


                                  MAPPA                PARIGI
Le esili colonne in ghisa sembrano
trattenere le vele delle volte in
ceramica e vetro. Nello sterminato
deposito di libri, passerelle metalliche
grigliate restituiscono l’immagine di uno
spazio         funzionale        altamente
meccanico, incontaminata espressione
di      tecnologie       costruttive    di
avanguardia.




                                MAPPA        PARIGI
La questione di una nuova estetica
legata all’uso del ferro viene impostata
in modo nuovo e originale da Henry
Labrouste: la sua Biblioteca di Sainte-
Geneviève a Parigi è il primo edificio
pubblico nel quale il ferro viene esibito
all’interno. La sala di lettura è divisa,
sul modello della basilica romana, in
due navate separate da una serie di
colonne in ghisa e coperte con volte a
botte a nervatura metallica.



                               MAPPA        PARIGI
All’esterno, nella sobria facciata in pietra si aprono alti finestroni ad arco, in
parte chiusi da lastre con incisi i nomi dei principali autori presenti nel catalogo.

                          MAPPA                 PARIGI
MAPPA
La Mole Antonelliana, costruita nel 1863 su progetto
di Alessandro Antonelli, era destinata a diventare il
tempio della Comunità Israelita torinese. Il Progetto
originario subì numerose modifiche promosse dallo
stesso Antonelli, che, con l'inserimento della grande
volta sormontata dall'elegantissima guglia, volle
caratterizzare il monumento portandolo dagli
originali 47 metri agli attuali 167 metri di altezza.
La Comunità Israelita cedette nel 1877 l'edificio,
ancora in fase di costruzione, al Comune di Torino,
che ne completò la realizzazione del 1900.



                             MAPPA                TORINO
Il singolare edificio è diventato il simbolo della città,
con i suoi 167,5 metri di altezza è la struttura in
muratura più alta d'Europa. Nel progetto originario
l'Antonelli unì la sua cultura neoclassica alla
tradizione locale barocca, spingendo le membrature
al limite delle possibilità di tenuta attraverso l'uso di
catene di ferro. Su questa struttura s'innalza la
cupola. A pianta quadrata, la costruzione presenta
una massiccia parte inferiore, la cui facciata è di
forme classicheggianti; su di essa si eleva l'alta
cupola quadrangolare, sormontata da un tempietto a
due ordini che regge la sottile guglia.



                                 MAPPA                  TORINO
Fu realizzata senza ricorrere a strutture metalliche, ancora
    troppo onerose a quel tempo in Italia, con una struttura
    muraria a scheletro. Le decorazioni interne andarono
    completamente distrutte in seguito ai lavori di
    consolidamento iniziati nel 1930, che portarono alla
    creazione di una struttura in cemento armato indipendente
    e sostitutiva di quella antonelliana.




MAPPA            TORINO
Realizzata tra il 1873 e il 74 da Pietro Carrera, la
galleria che collega piazza Castello e piazza Carlo
Alberto è uno dei luoghi più eleganti della città.
Ospita il cinema Romano, il sushi bar Arcadia, lo
storico caffè Baratti, la libreria antiquaria Gilibert e
altri esercizi.
L'ariosa struttura della Galleria Subalpina, ideata da
Carrera come bazar, accomuna in un eclettismo
tipico dell’epoca materiali diversi come ferro, vetro e
cemento. È costituita da un ampio e lungo
caseggiato, coperto di un tetto di vetro, altissimo e
lastricato da marmi di delicata tonalità, composti in
graziosi motivi.

                                 MAPPA                 TORINO
I progettisti del ponte, Fowler e Baker, idearono una enorme struttura ad arcate reticolari ellittiche,
funzionanti come mensole autoportanti, che non richiesero centinatura provvisionale per la
costruzione. Fowler e Baker si rivolsero all’acciaio, sotto forma di enormi tubi ed elementi reticolari.
Nel 1883 Baker intraprese una serie di sperimentazioni destinate a determinare la spinta del vento di
cui tenne conto per la costruzione del Forth Bridge. Tre anemometri furono posti sul pilone centrale
del ponte del castello di Inchgarvie.

                                   MAPPA
Per la costruzione del Fort Bridge,
completato nel 1890, furono necessarie
circa 54.000 tonnellate di acciaio Siemens-
Martin, e fu il primo ponte ferroviario
interamente in acciaio.
Gli elementi compressi più sollecitati furono
formati da tubi circolari del diametro medio
di circa 370 cm, con lamiere di spessore
pari a 3,2 cm. Le lamiere vennero piegate a
caldo con presse da 2.000 tonnellate e
quindi unite con chiodi a caldo. Le lamiere
piegate e forate furono prima assemblate
per verifica in officina, quindi smontate e
portate in cantiere per realizzare le grandi
strutture principali tubolari.
                                    MAPPA
Il ponte sospeso di Clifton, progettato anch’esso da Fowler e Baker come il ponte di
Edimburgo sul Firth of Forth, attraversa la gola del fiume Avon nei pressi di Bristol. La
campata è sostenuta da due grossi cavi che scaricano il peso in parte sulle torri alle
estremità del ponte, in parte sui punti di ancoraggio a terra situati dietro di esse.




                              MAPPA
Con il ponte sul Severn presso
Coalbrookdale (1776/79, di Pritchard,
Darby e Wilkinson) per la prima volta la
ghisa è adoperata come elemento
fondamentale per una intera costruzione.
Non furono impiegati chiodi, né bulloni. Pur
essendo ancora progettato in analogia con i
modelli lignei e senza un preventivo calcolo
del      comportamento       a     trazione,
compressione e torsione degli elementi
costruttivi, aprirà al nuovo “immaginario”
costruttivo.


                                  MAPPA
Da allora la ricerca dell’ingegneria
(diremmo oggi, civile ed edile) sarà rivolta
alle tecniche di forgiatura, laminazione,
rivettatura, saldatura e allo studio del
comportamento di pilastri, archi, travi,
scheletri, telai e strutture reticolari. Se
prima il costruire era mettere i corpi in
equilibrio statico, equilibrio che rinviava a
un generale principio dell’ordine, della
proporzione e soprattutto della simmetria,
da questo momento in poi il costruire sarà
un governare le tensioni. La simmetria
perderà il proprio valore normativo e il
costruttore metterà in mostra il suo potere,
cioè la tecnica.
                                    MAPPA
La Ruota panoramica fu costruita nel 1896/97 su
progetto dell’ingegnere inglese Walter Basset e, al
suo tempo non era un pezzo unico: sulla base dei
progetti dello stesso Basset erano state costruite
ruote panoramiche simili – alla fine del XIX secolo
erano un’attrazione popolarissima - anche a Chicago,
Londra, Blackpool e Parigi.
Il Prater di Vienna è una area della città dedicata agli
spazi ricreativi e al verde. Rappresenta anche uno dei
più antichi parchi dei divertimenti d’Europa e presenta
modernissimi impianti di giochi. La ruota panoramica
in acciaio è il suo simbolo. Essa consente di vedere la
città da un’altezza di 64,75 metri e si muove ad una
velocità di 0,75 metri al secondo.

                                  MAPPA
Gustave Eiffel, ponte
        a Bordeaux, anni ‘70




MAPPA
Gustave Eiffel, 1880-84




MAPPA
La Galleria Vittorio Emanuele II, costruita dal
1865 al 1878 su progetto di Giuseppe
Mengoni rappresenta un notevole esempio
dell'architettura eclettica dell'epoca sia per le
scelte tecnico-costruttive, sia per le notevoli
dimensioni. Nasce dall'esigenza di una
grande via coperta fra due poli cittadini di
notevole valenza artistica e culturale: il
Duomo e la Scala.




                                    MAPPA
Essa si apre al centro dei lunghi
portici settentrionali, con un
grande arco di trionfo. È a forma
di croce e l'ottagono che si forma
all'incrocio dei bracci è coperto
da una ardita cupola in vetro e
ferro che, per la sua tecnica
moderna e per la sua originalità,
è da mettere in relazione con le
altre strutture simili create nello
stesso periodo a Londra e Parigi.



                                MAPPA
Sulla basilica di San Gaudenzio poggia la spettacolare
cupola che domina la città, alta 121 metri, realizzata da
Alessandro Antonelli e completata nel 1878. In vetta alla
cupola venne issata la statua in rame dorato del
Salvatore, opera di Pietro Zucchi. Il campanile
settecentesco della basilica è opera di Benedetto Alfieri.
Su una base dall'ampiezza ridotta Antonelli eleva una
cupola di 125 metri di altezza, al limite della resistenza
statica delle strutture murarie; all'esterno la cupola si
presenta come un'ordinata successione in altezza di
ordini di colonne, pilastri e cornici, con una terminazione
a pinnacolo.


                               MAPPA
La stessa configurazione della cupola
contiene degli elementi di grande modernità
nel rapporto che Antonelli cerca di istituire tra
involucro ed interno, in modo che, anche se la
struttura non appare nella sua essenzialità,
risulta continuamente leggibile, grazie alla
corrispondenza dei vuoti e delle finestre che
consentono alla luce di attraversarla in tutta la
sua lunghezza, rendendone la mole più
leggera e creando all'interno notevoli effetti
scenografici.



                          MAPPA
Il primo progetto della Cupola di San Gaudenzio fu
eseguito dall'Antonelli nell'anno 1841.
Nel 1844 iniziarono i lavori, mal nel 1855 Antonelli
presentò un secondo progetto che "innalzava" la Cupola
mediante l'inserimento di uno stilobate, ossia una corona
di pilastri che riportava il piano d'appoggio delle colonne
al di sopra del livello delle coperture e recuperava quindi
la fruibilità visiva del monumento. Nel 1860 uscì il terzo
disegno. Proseguiti i lavori, nel 1862 la costruzione
giunse fino al termine della cupola vera e propria:
mancava solo la guglia.
Il capolino fu costruito negli anni dal 1876 al 1878 e la
statua del Salvatore, opera di Pietro Zucchi, fu innalzata il
16 maggio 1878.

                                 MAPPA
Fu nel giardino dell’Orticoltura a Firenze che nel 1880 venne organizzata la prima Esposizione della
nuova Federazione Orticola Nazionale. Questo evento venne celebrato con la costruzione del grande
tepidario progettato dall’ingegnere-architetto Giacomo Roster, per accogliere piante dei paesi caldi.
Ispirato al Crystal Palace di Joseph Paxton, si tratta comunque di un progetto originale; con struttura
in ferro e vetro di stile moresco fiorito, con innovazioni stilistiche e tecniche originali, come la
prefabbricazione ed il successivo montaggio di alcuni elementi strutturali.




                                   MAPPA
Il Tepidario Roster è la più grande serra in stile ottocentesco
presente in Italia: a pianta rettangolare di oltre 650 mq.,
un’altezza massima di 14 ml., lungo 38,50 ml. e largo 17 ml.,
sorretto da colonne in ghisa.
All’interno furono costruite due vasche con nicchie e spugne
minerali addossate alle torrette contenenti le scale d'accesso
ai ballatoi. Vennero piantati svariati esemplari di piante, con
continue modifiche, tra cui alcune palme poi eliminate perché
troppo cresciute.
L’estrema adattabilità dello spazio progettato e delle tecniche
adottate permisero all’edificio di essere sede di mostre e
manifestazioni di musica, arte ed esposizioni avicole.


                                   MAPPA
La costruzione di Galleria Mazzini si inquadra in
un momento storico di grandi cambiamenti per la
città di Genova. Tra il 1870 ed il 1880 infatti la
città era capitale dell'emigrazione italiana ed il suo
porto si trasformava ingrandendosi decisamente.
La costruzione della parallela Via Roma permise
l'inserimento di un “passaggio” vetrato sul retro
della strada, un po' come nei decenni precedenti
accadde a Parigi con i famosi passages.




                                  MAPPA
Per Genova l'inaugurazione fu un grande avvenimento e le
cronache dell'epoca la descrissero come un evento di gran
lusso per la città grazie alle sue vetrate scintillanti, ai suoi
enormi lampadari in bronzo (che tra l'altro saranno in seguito
fusi per sostenere la II Guerra Mondiale) ed alle grandi cupole
da cui filtra la luce.
A fine Ottocento, epoca della sua costruzione, divenne in poco
tempo il luogo privilegiato per appuntamenti data la relativa
vicinanza con i due maggiori teatri cittadini ( Carlo Felice e
Politeama Genovese) e con il centro città. Sotto la sua
copertura trovano sede numerose attività commerciali, bar, e
ristoranti.


                                  MAPPA
L'ingegnere Emanuele Rocco, autore della proposta
che sarà realizzata, presentò due differenti progetti, il
primo dei quali appare privo di qualsiasi interesse; nel
secondo, invece, sull'area risultante dalle demolizioni
s'innalzano quattro ampi edifici disimpegnati da una
grande galleria in ferro e vetro di 1076 metri quadrati e
larga 15 metri, progettata dall'ingegner Paolo Boubée;
i quattro bracci, di diversa lunghezza, intersecandosi
danno luogo ad una crociera ottagonale coperta da
un'ampia cupola.




                                 MAPPA
All'interno della galleria, il contrasto fra la struttura in
ferro, anche questa volta limitata alla sola copertura, e le
sottostanti lunghe facciate neorinascimentali è
felicemente risolto con l'adozione di un unico
procedimento per ambedue i materiali non tenendo
conto della loro differente natura, nel preciso intento di
sottolineare il valore strutturale degli elementi portanti. Si
attua in tal modo una perfetta rispondenza tra
l'intelaiatura dei pilastri in muratura e le arcuate sagome
delle consistenti travature reticolari che insieme
contribuiscono a caratterizzare l'opera.



                                    MAPPA
Le esposizioni universali sono insediamenti territoriali adibiti alla pubblicizzazione delle
tecnologie e delle merci, alla loro affermazione nei rapporti di potere della società e nella
vita quotidiana. Definitiva maturazione ottocentesca, dopo la prima rivoluzione industriale,
dei valori socioeconomici e simbolici della piazza-mercato, della festa, delle grandi fiere.
Aree di sperimentazione ed espansione dei dispositivi necessari al rapporto tra acquirente
e consumi – réclame, attrazioni, vetrine, grandi magazzini – che improntano di sé
l’evoluzione del marketing anche nel Novecento.




                                                                           Esposizione Universale
                                                                           di Londra, 1851
Tipici apparati della civiltà industriale e di massa,
solitamente collocati in scenari metropolitani, le
esposizioni hanno costituito un polo di concentrazione
reale e simbolica di portata nazionale e internazionale
tanto per il sistema produttivo capitalista (imprenditori,
fabbrica, lavoratori, mercato), promuovendo l’innovazione
tecnologica, i prodotti e le strategie di comunicazione
commerciale, quanto per l’immaginario collettivo,
divulgando lo spirito delle macchine, la seduzione delle
merci e della loro messa in scena, le mitologie moderne        Esposizione Universale di Parigi, 1889,
del progresso, le forme espressive della cultura di massa        interno della Galleria delle Macchine
e della società dello spettacolo. Tutti questi fenomeni sono
i contenuti del processo di massificazione che dopo i
prodromi del Barocco e i primi segnali del Settecento,
avevano avuto inizio in modo massiccio già dai primi
dell’Ottocento.
La prima Esposizione Universale si tenne nel 1851 a
Londra. Si rendeva in tal modo simbolicamente
omaggio al paese dal quale la rivoluzione industriale
aveva preso le mosse. Per celebrare quest’evento, il
comitato organizzatore bandì un concorso
internazionale per la costruzione di un padiglione da
collocare al centro di una delle zone più verdi della
capitale, fra Hyde Park e Kensington Gardens. Tra i
245 progetti presentati venne scelto quello di
Joseph Paxton, un costruttore di serre che
prevedeva la realizzazione di una faraonica struttura   Esposizione Universale di Londra, 1851,
in ghisa e vetro che, con i suoi oltre 77000 metri             il Crystal Palace adibito a mostra
quadrati di superficie, sarebbe stato lo spazio più
vasto mai coperto da una costruzione in tutta la
storia dell’umanità: il Crystal Palace.
Le Esposizioni Universali si susseguono a ritmo
incalzante e – salvo alcune interruzioni più
prolungate dovute a particolari situazioni politiche
internazionali – arrivano addirittura ad essere tre in
un solo anno. Dopo Londra, ospitare le principali
Esposizioni tocca a New York (1853), a Parigi
(1855), di nuovo a Londra (1862), ancora a Parigi
(1867), a Vienna (1873), a Philadelphia (1876),
nuovamente a Parigi (1878), a Sidney (1879), a
Melbourne (1880), ad Amsterdam (1883), ad
                                                         Esposizione Universale di Monaco, 1854,
Anversa e New Orleans (1885), a Barcellona,                              Glaspalast di A. von Voit
Copenaghen e Bruxxelles (1888), e infine di nuovo
a Parigi, nel 1889, anno della ultimazione della
Torre Eiffel, costruita appositamente per l’evento.
1851   LONDRA
1853   DUBLINO          1882   BORDEAUX
1854   MONACO           1883   AMSTERDAM, NIZZA
1855   PARIGI           1884   NIZZA
1862   LONDRA           1885   ANVERSA
1865   DUBLINO          1886   LIVERPOOL
1867   PARIGI           1888   BARCELLONA, COPENAGHEN
1871   LONDRA           1889   PARIGI
1872   LONDRA           1894   ANVERSA
1873   VIENNA, LONDRA   1897   BRUXELLES, LONDRA
1877   AMBURGO          1898   MONACO
1878   PARIGI           1899   MARSIGLIA
Il 14 giugno del 1940 i nazisti entrarono a Parigi,
guidati naturalmente da Adolf Hitler.
Quando Adolf Hitler visitò la città, i Francesi
disattivarono gli ascensori della Torre Eiffel, in
tal modo sarebbe stato costretto a salire i 1792
gradini fino alla sommità. I Francesi dissero che
per causa della guerra era impossibile trovare il
pezzo di ricambio, anche se poche ore dopo la
partenza dei Nazisti gli ascensori funzionarono
di nuovo. Hitler rimase ai piedi della Torre Eiffel.




                    Adolf Hitler in posa davanti alla Torre Eiffel,
                                    con aria visibilmente seccata



                                     A&C
All’interno della Galleria Subalpina di Torino, un tempo vi
era il caffé Romano, costruito dallo stesso Pietro Carrera
nel 1874. Per l'inverno aveva un salone sotterraneo e
d'estate trasferiva tavoli e palcoscenico in piazza Castello
sotto a un padiglione per ospitarvi spettacoli con i più noti
artisti del varietà.
Il caffè Romano era frequentato da Nietzsche, che aveva
l'abitudine di sedersi ai suoi tavoli sorbendo il gelato e
ascoltando operette, da attori del cinema e del teatro, che
frequentavano assiduamente il caffé. Macario, Wanda
Osiris e, si racconta, che anche Charlie Chaplin durante i
suoi viaggi sia capitato a Torino - aveva visitato Firenze,
Roma, Venezia - e sia passato e si sia soffermato nella
Galleria Subalpina. Forse studiò, in uno spazio così
adatto alla realizzazione di un film, inquadrature,
prospettive, scorci, angolazioni…

                                    A&C
Nel corso degli anni si resero necessari possenti rinforzi
di calcestruzzo armato realizzati, a partire dal 1931,
dagli Ingegneri Pozzo, Gilberti e quindi Albenga.
Nel 1953 un violento nubifragio abbatté più della metà
della guglia. I lavori di ricostruzione della cuspide si
conclusero nel 1961 per le celebrazioni del centenario
dell'Unità d'Italia, in occasione del quale fu inserito
all'interno della grande aula un ascensore panoramico
con dispositivo di sollevamento a funi.
Sede un tempo del Museo del Risorgimento Nazionale
e poi di mostre temporanee, è stato avviato nel maggio
del 1996, per volontà della Città di Torino, il cantiere di
recupero funzionale e di restauro dell'edificio per
destinarlo a sede del Museo Nazionale del Cinema.


                                  A&C
Coke – Dall’inglese kouk, di etimologia incerta. Particolare tipo di carbone di
consistenza porosa, di colore grigio, privo di sostanze volatili, capace di
sviluppare un altissimo potere calorico. Si ricava dalla lavorazione della lintatràce,
una qualità di carbone fossile di consistenza compatta e di colore bruno-nerastro.
Ghisa – Lega metallica con ottime capacità di resistenza ottenuta mediante la
semplice aggiunta, nel corso del processo di fusione del ferro, di carbonio in
opportuna proporzione (dal 2% al 4%).
Acciaio – Lega metallica con eccezionali capacità di resistenza ottenuta mediante
la rifusione della ghisa in speciali convertitori, portando la percentuale di carbonio
al di sotto del 2%.
Vetro – Contemporaneamente all’evolversi della tecnologia del ferro e dei suoi
derivati, anche quella del vetro compie passi da gigante. Già dall’inizio del XIX
secolo, infatti, vengono messi a punto processi di produzione capaci di fornire
lastre di grandi dimensioni. Queste non sono più ottenute tramite l’antico
procedimento artigianale della soffiatura, ma grazie a nuovi processi di
laminazione, consistenti nel far passare la pasta vetrosa ancora incandescente e
semi-plastica fra due cilindri ruotanti.
                                        A&C
Camille Corot

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Camille Corot

  • 1.
  • 2. Alla metà del Seicento, la nascita dei metodi scientifici sperimentali, grazie a Galileo Galilei, e dei metodi matematici infinitesimali, grazie a Leibniz e Newton, aveva già scisso la figura dello scienziato da quella dell’artista. Se nel rinascimento la stessa persona poteva ancora occuparsi di entrambe le attività – indicativo il caso di Leonardo da Vinci –, nel XVII secolo i due campi si separarono definitivamente, ognuno creandosi ambiti disciplinari e strumenti di lavoro assolutamente distinti e separati. Galileo Galilei
  • 3. Lo stesso avvenne nell’architettura, grazie allo sviluppo delle teorie matematiche sull’equilibrio delle strutture e sulla resistenza dei materiali. Alla base, quindi, ci fu la nascita della matematica moderna e della fisica sperimentale, ma ciò che poi favorì la separazione tra ingegneri e architetti, fu soprattutto la scoperta di nuovi materiali, quali l’acciaio e il cemento armato, il cui impiego non poteva avvenire, come avveniva in passato con i materiali tradizionali, sulla base della sola esperienza, ma sulla scorta di precisi calcoli strutturali. Sir Isaac Newton
  • 4. Intorno alla metà del secolo inizia ad emergere una nuova figura professionale apparentemente vincente: quella dell’ingegnere. La preparazione di quest’ultimo è più tecnica che artistica e alle scarse conoscenze storiche ed umanistiche di cui dispone fa da contrappeso una robusta competenza nel campo della matematica, della fisica e della neonata scienza delle costruzioni. Questa disciplina studia i meccanismi di azione delle forze all’interno dei materiali continui quali la ghisa e l’acciaio, consentendo il dimensionamento degli elementi costruttivi in base a precisi calcoli matematici. La nascita e la successiva rapida diffusione della scienza delle costruzioni verrà salutata da più parti come una vera e propria democratizzazione dell’architettura. Ciò in quanto le leggi obbiettive (e a tutti accessibili) della matematica e della fisica si sostituivano di fatto all’arbitrio del gusto, che, proprio in quel periodo, portava gli architetti a spaziare ecletticamente tra le forme e gli stili più Gustave Eiffel strani e fantasiosi.
  • 5. La nascita di questi cosiddetti nuovi materiali fu possibile grazie alla quella grande riconversione tecnologica e produttiva che va sotto il nome di «Rivoluzione industriale». In Inghilterra, dalla prima metà del XVIII secolo, la produzione industriale resa possibile dal vapore, aveva creato la siderurgia moderna. Gli altiforni rendevano possibile la costruzione di acciai sempre più perfetti e resistenti. Il loro impiego in architettura avvenne inizialmente nella costruzione di ponti. In seguito fu estesa alle ossature degli edifici, facilitando la possibilità di realizzare costruzioni sempre più alte e complesse. L’esteso impiego di questi nuovi materiali da costruzione, prima l’acciaio, e dalla fine dell’Ottocento, il cemento armato, ha creato una svolta notevole nell’architettura, passando nuovamente da sistemi costruttivi che si basavano solo su geometrie curve – gli archi – a sistemi costruttivi realizzati con elementi rettilinei – le travi. Come funziona un altoforno
  • 6. Le condizioni di fatto che portano all’impiego del ferro e del cemento come materiali da costruzione sono pertanto: 3) La produzione di questi materiali in grande quantità e basso costo 5) La possibilità di trasportarli facilmente, anche sotto forma di elementi prefabbricati, dalle fabbriche ai cantieri 7) Le loro qualità intrinseche di materiali portanti e la possibilità di coprire vasti spazi col minimo ingombro di sostegni 9) L’economia nel tempo e nel costo della costruzione 11) Il progresso della scienza delle costruzioni e del calcolo matematico dei carichi e delle spinte 13) La formazione di scuole specializzate per ingegneri
  • 7.
  • 9. Nel 1851 Paxton con la collaborazione di Charles Fox e Handerson, progettò e costruì il Padiglione per la prima Esposizione Universale a Londra (la prima delle molte fiere mondiali consacrate ai fasti del progresso industriale), Il Crystal Palace. MAPPA LONDRA
  • 10. Nel Crystal Palace ci sono molti elementi d’innovazione in cui possiamo ravvisare i primi elementi di un’innovazione artistica del mondo dell’Architettura, oltre che nell’uso di materiali prefabbricati, soprattutto sul piano dell’orizzonte estetico. Infatti il Crystal Palace favorisce lo sviluppo dimensionale, liberando il materiale da valori plastici, lasciando alle spalle le considerazioni tradizionali di peso e massa. MAPPA LONDRA
  • 11. Realizza una volumetria trasparente: elimina la tradizionale distinzione tra spazio interno e spazio esterno, definendo una logica di prevalenza dei vuoti sui pieni in cui il vuoto non è più, semplicemente, uno scavo del pieno, ma è l’idea stessa di spazio ad essere concettualmente plasmabile, come idea di creazione di un luogo più che di un edificio in senso stretto; prevalgono, infatti, le vetrate rispetto al pieno degli elementi metallici, si ottiene così uno spazio illimitato, quasi non definito. Si crea un effetto luminoso all’interno d’intensità pari all’esterno, accentuando notevolmente l’idea di essere in uno spazio coperto più che in un edificio. MAPPA LONDRA
  • 12. Le stazioni sono esempi di costruzioni miste, in cui gli elementi in ferro hanno il compito di costituire lo scheletro interno dell’edificio; le funzioni di protezione e recinzione dello spazio (i tamponamenti) sono invece realizzati in muratura. Gli elementi che erano totalmente realizzati in ferro e vetro erano costituiti dalle tettoie, che sono anche gli esempi meglio riusciti di costruzione in ferro e vetro della metà del secolo. MAPPA LONDRA
  • 13. La collaborazione tra un Architetto M.D. Wyatt e un Ingegnere Brunel, se da un lato sono indice della perdita di universalismo costruttivo della figura dell’architetto con la nascita della figura professionale dell’Ingegnere, dall’altro sancisce anche l’inevitabile profonda collaborazione ai fini del progetto. MAPPA LONDRA
  • 14. Nella stazione di Londra, la tettoia è divisa in tre settori che terminano in un transetto, gli archi della tettoia sono a sezione ellittica e i profilati sono disegnati e scolpiti – ogni elemento in ferro è un disegno nello spazio, da notare la lavorazione a ricamo che a tratti è di influenza moresca – l’esigenza strutturale ci unisce alla esigenza formale definendo un linguaggio assolutamente autonomo e originale. MAPPA LONDRA
  • 15. Intorno alla metà del XIX secolo, si inizia anche la costruzione di numerose serre in molte parti del mondo, che ora, grazie alle moderne tecniche e ai nuovi materiali di costruzione, diventano opere grandiose degne di colpire l’immaginazione collettiva. La serra più spettacolare è la Tropical Palm House, tutta in vetro e ferro battuto, costruita in epoca vittoriana. Sotto i suoi 2174 metri quadri cresce rigogliosa una giungla di palme secolari, cacao e caffè, henné, enormi banani e rattan. MAPPA LONDRA
  • 16. MAPPA
  • 17. Nel 1889 a Parigi, negli ampi spazi verdeggianti del Campo di Marte, si tenne una delle Esposizioni Universali più spettacolari di tutti i tempi. Simbolo dell’Esposizione era la celeberrima Torre. Il progetto si deve all’ingegnere Gustave-Alexandre Eiffel. La sagoma della grandiosa realizzazione non è determinata né dall’estro del progettista né da altre considerazioni di tipo estetico. Essa, infatti, dipende dalla necessità di dover adeguatamente contrastare l’azione del vento che, a quell’altezza (304 metri), avrebbe altrimenti compromesso l’equilibrio di tutta la struttura. MAPPA PARIGI
  • 18. La Torre Eiffel si regge pertanto su quattro enormi piloni reticolari disposti in modo arcuato, al fine di scaricare meglio sulle fondazioni l’enorme peso della costruzione. A 57 metri dal suolo, in corrispondenza del primo ripiano, altri quattro piloni inclinati e sagomati si raccordano verso l’alto, interrotti, a 115 metri d’altezza, dalla seconda e più piccola piattaforma. Nella parte terminale della costruzione, fino al terzo piano praticabile (274 m), i tre piloni si fondono in un unico traliccio verticale a struttura reticolare. MAPPA PARIGI
  • 19. Trecento metalmeccanici hanno assemblato i 18.038 pezzi di ferro forgiato, utilizzando mezzo milione di bulloni. Viste le condizioni di sicurezza esistenti allora è sorprendente che solo un operaio perse la vita durante i lavori del cantiere (durante l'installazione degli ascensori). La torre è alta con la sua antenna 304 metri - escludendo le antenne della televisione sulla sommità, che sono alte 20 metri - e pesa 10.000 tonnellate. Era la struttura più alta nel mondo e lo è rimasta per 40 anni. Per il mantenimento della struttura servono anche 50 tonnellate di vernice ogni 7 anni. A seconda della temperatura ambientale l'altezza della Torre Eiffel può variare di diversi centimetri a causa della dilatazione del metallo. MAPPA PARIGI
  • 20. La torre mette in relazione la tendenza della nuova architettura di rappresentanza a passare dalla fase commemoratrice e monumentale a quella pubblicitaria, in fondo l’operazione dell’Esposizione Parigina può essere pensata come un’auto celebrazione delle tecniche industriale attraverso la manifestazione delle potenzialità della nuova classe borghese, il valore della torre "non vuole più essere rappresentativa dell’autorità politica o religiosa ma espressiva di un’ideologia progressista nello slancio stesso delle sue linee“. Chiusasi l’esposizione la Torre non fu smontata come previsto perché ci si accorse che, senza di essa, il panorama di Parigi sarebbe inevitabilmente mutato. MAPPA PARIGI
  • 21. La Galleria delle Macchine è progettata dall’architetto Dutert, che per il calcolo delle strutture si avvale, non a caso, di ben tre ingegneri. Essa ospitava l’ Esposizione Universale del 1889, proprio come il Crystal Palace quella del 1851. rispetto a quest’ultimo però la Galleria parigina presenta soluzioni tecniche ancora più ardite. Il vastissimo ambiente è infatti coperto con una serie di enormi arconi a campata unica, cioè senza pilastri o altri appoggi intermedi. MAPPA PARIGI
  • 22. “Fino ad ora”, scrive un visitatore del tempo, “non si credeva possibile trarre dal ferro effetti artistici convenienti. Malgrado lo sviluppo delle belle gallerie laterali, lo sguardo stenta ad abituarsi a queste dimensioni fin qui inaudite e resta sconcertato al cospetto di tanta immensità. L’occhio si abituerà a poco a poco a queste prospettive gigantesche; sulle prime sorpreso, finirà con l’ammirare tutto. È la visione del grande ”. MAPPA PARIGI
  • 23. Nel 1868 H. Labrouste costruisce in ferro e vetro la sala lettura della Biblioteca Nazionale di Parigi, utilizzando la tecnica del ferro per il colonnato leggero, a sostegno di una copertura formata da due cupole leggere in ferro, con pannelli in vetro. La struttura è mista: all’esterno corrono finestre ad arco aperte in spesse murature, questo è un primo tentativo di definire un linguaggio nell’Architettura in ferro, là dove essa troverà piena definizione nella sperimentalismo della tecnica integrale, come ad esempio nella Torre Eiffel. MAPPA PARIGI
  • 24. Le esili colonne in ghisa sembrano trattenere le vele delle volte in ceramica e vetro. Nello sterminato deposito di libri, passerelle metalliche grigliate restituiscono l’immagine di uno spazio funzionale altamente meccanico, incontaminata espressione di tecnologie costruttive di avanguardia. MAPPA PARIGI
  • 25. La questione di una nuova estetica legata all’uso del ferro viene impostata in modo nuovo e originale da Henry Labrouste: la sua Biblioteca di Sainte- Geneviève a Parigi è il primo edificio pubblico nel quale il ferro viene esibito all’interno. La sala di lettura è divisa, sul modello della basilica romana, in due navate separate da una serie di colonne in ghisa e coperte con volte a botte a nervatura metallica. MAPPA PARIGI
  • 26. All’esterno, nella sobria facciata in pietra si aprono alti finestroni ad arco, in parte chiusi da lastre con incisi i nomi dei principali autori presenti nel catalogo. MAPPA PARIGI
  • 27. MAPPA
  • 28. La Mole Antonelliana, costruita nel 1863 su progetto di Alessandro Antonelli, era destinata a diventare il tempio della Comunità Israelita torinese. Il Progetto originario subì numerose modifiche promosse dallo stesso Antonelli, che, con l'inserimento della grande volta sormontata dall'elegantissima guglia, volle caratterizzare il monumento portandolo dagli originali 47 metri agli attuali 167 metri di altezza. La Comunità Israelita cedette nel 1877 l'edificio, ancora in fase di costruzione, al Comune di Torino, che ne completò la realizzazione del 1900. MAPPA TORINO
  • 29. Il singolare edificio è diventato il simbolo della città, con i suoi 167,5 metri di altezza è la struttura in muratura più alta d'Europa. Nel progetto originario l'Antonelli unì la sua cultura neoclassica alla tradizione locale barocca, spingendo le membrature al limite delle possibilità di tenuta attraverso l'uso di catene di ferro. Su questa struttura s'innalza la cupola. A pianta quadrata, la costruzione presenta una massiccia parte inferiore, la cui facciata è di forme classicheggianti; su di essa si eleva l'alta cupola quadrangolare, sormontata da un tempietto a due ordini che regge la sottile guglia. MAPPA TORINO
  • 30. Fu realizzata senza ricorrere a strutture metalliche, ancora troppo onerose a quel tempo in Italia, con una struttura muraria a scheletro. Le decorazioni interne andarono completamente distrutte in seguito ai lavori di consolidamento iniziati nel 1930, che portarono alla creazione di una struttura in cemento armato indipendente e sostitutiva di quella antonelliana. MAPPA TORINO
  • 31. Realizzata tra il 1873 e il 74 da Pietro Carrera, la galleria che collega piazza Castello e piazza Carlo Alberto è uno dei luoghi più eleganti della città. Ospita il cinema Romano, il sushi bar Arcadia, lo storico caffè Baratti, la libreria antiquaria Gilibert e altri esercizi. L'ariosa struttura della Galleria Subalpina, ideata da Carrera come bazar, accomuna in un eclettismo tipico dell’epoca materiali diversi come ferro, vetro e cemento. È costituita da un ampio e lungo caseggiato, coperto di un tetto di vetro, altissimo e lastricato da marmi di delicata tonalità, composti in graziosi motivi. MAPPA TORINO
  • 32. I progettisti del ponte, Fowler e Baker, idearono una enorme struttura ad arcate reticolari ellittiche, funzionanti come mensole autoportanti, che non richiesero centinatura provvisionale per la costruzione. Fowler e Baker si rivolsero all’acciaio, sotto forma di enormi tubi ed elementi reticolari. Nel 1883 Baker intraprese una serie di sperimentazioni destinate a determinare la spinta del vento di cui tenne conto per la costruzione del Forth Bridge. Tre anemometri furono posti sul pilone centrale del ponte del castello di Inchgarvie. MAPPA
  • 33. Per la costruzione del Fort Bridge, completato nel 1890, furono necessarie circa 54.000 tonnellate di acciaio Siemens- Martin, e fu il primo ponte ferroviario interamente in acciaio. Gli elementi compressi più sollecitati furono formati da tubi circolari del diametro medio di circa 370 cm, con lamiere di spessore pari a 3,2 cm. Le lamiere vennero piegate a caldo con presse da 2.000 tonnellate e quindi unite con chiodi a caldo. Le lamiere piegate e forate furono prima assemblate per verifica in officina, quindi smontate e portate in cantiere per realizzare le grandi strutture principali tubolari. MAPPA
  • 34. Il ponte sospeso di Clifton, progettato anch’esso da Fowler e Baker come il ponte di Edimburgo sul Firth of Forth, attraversa la gola del fiume Avon nei pressi di Bristol. La campata è sostenuta da due grossi cavi che scaricano il peso in parte sulle torri alle estremità del ponte, in parte sui punti di ancoraggio a terra situati dietro di esse. MAPPA
  • 35. Con il ponte sul Severn presso Coalbrookdale (1776/79, di Pritchard, Darby e Wilkinson) per la prima volta la ghisa è adoperata come elemento fondamentale per una intera costruzione. Non furono impiegati chiodi, né bulloni. Pur essendo ancora progettato in analogia con i modelli lignei e senza un preventivo calcolo del comportamento a trazione, compressione e torsione degli elementi costruttivi, aprirà al nuovo “immaginario” costruttivo. MAPPA
  • 36. Da allora la ricerca dell’ingegneria (diremmo oggi, civile ed edile) sarà rivolta alle tecniche di forgiatura, laminazione, rivettatura, saldatura e allo studio del comportamento di pilastri, archi, travi, scheletri, telai e strutture reticolari. Se prima il costruire era mettere i corpi in equilibrio statico, equilibrio che rinviava a un generale principio dell’ordine, della proporzione e soprattutto della simmetria, da questo momento in poi il costruire sarà un governare le tensioni. La simmetria perderà il proprio valore normativo e il costruttore metterà in mostra il suo potere, cioè la tecnica. MAPPA
  • 37. La Ruota panoramica fu costruita nel 1896/97 su progetto dell’ingegnere inglese Walter Basset e, al suo tempo non era un pezzo unico: sulla base dei progetti dello stesso Basset erano state costruite ruote panoramiche simili – alla fine del XIX secolo erano un’attrazione popolarissima - anche a Chicago, Londra, Blackpool e Parigi. Il Prater di Vienna è una area della città dedicata agli spazi ricreativi e al verde. Rappresenta anche uno dei più antichi parchi dei divertimenti d’Europa e presenta modernissimi impianti di giochi. La ruota panoramica in acciaio è il suo simbolo. Essa consente di vedere la città da un’altezza di 64,75 metri e si muove ad una velocità di 0,75 metri al secondo. MAPPA
  • 38. Gustave Eiffel, ponte a Bordeaux, anni ‘70 MAPPA
  • 40. La Galleria Vittorio Emanuele II, costruita dal 1865 al 1878 su progetto di Giuseppe Mengoni rappresenta un notevole esempio dell'architettura eclettica dell'epoca sia per le scelte tecnico-costruttive, sia per le notevoli dimensioni. Nasce dall'esigenza di una grande via coperta fra due poli cittadini di notevole valenza artistica e culturale: il Duomo e la Scala. MAPPA
  • 41. Essa si apre al centro dei lunghi portici settentrionali, con un grande arco di trionfo. È a forma di croce e l'ottagono che si forma all'incrocio dei bracci è coperto da una ardita cupola in vetro e ferro che, per la sua tecnica moderna e per la sua originalità, è da mettere in relazione con le altre strutture simili create nello stesso periodo a Londra e Parigi. MAPPA
  • 42. Sulla basilica di San Gaudenzio poggia la spettacolare cupola che domina la città, alta 121 metri, realizzata da Alessandro Antonelli e completata nel 1878. In vetta alla cupola venne issata la statua in rame dorato del Salvatore, opera di Pietro Zucchi. Il campanile settecentesco della basilica è opera di Benedetto Alfieri. Su una base dall'ampiezza ridotta Antonelli eleva una cupola di 125 metri di altezza, al limite della resistenza statica delle strutture murarie; all'esterno la cupola si presenta come un'ordinata successione in altezza di ordini di colonne, pilastri e cornici, con una terminazione a pinnacolo. MAPPA
  • 43. La stessa configurazione della cupola contiene degli elementi di grande modernità nel rapporto che Antonelli cerca di istituire tra involucro ed interno, in modo che, anche se la struttura non appare nella sua essenzialità, risulta continuamente leggibile, grazie alla corrispondenza dei vuoti e delle finestre che consentono alla luce di attraversarla in tutta la sua lunghezza, rendendone la mole più leggera e creando all'interno notevoli effetti scenografici. MAPPA
  • 44. Il primo progetto della Cupola di San Gaudenzio fu eseguito dall'Antonelli nell'anno 1841. Nel 1844 iniziarono i lavori, mal nel 1855 Antonelli presentò un secondo progetto che "innalzava" la Cupola mediante l'inserimento di uno stilobate, ossia una corona di pilastri che riportava il piano d'appoggio delle colonne al di sopra del livello delle coperture e recuperava quindi la fruibilità visiva del monumento. Nel 1860 uscì il terzo disegno. Proseguiti i lavori, nel 1862 la costruzione giunse fino al termine della cupola vera e propria: mancava solo la guglia. Il capolino fu costruito negli anni dal 1876 al 1878 e la statua del Salvatore, opera di Pietro Zucchi, fu innalzata il 16 maggio 1878. MAPPA
  • 45. Fu nel giardino dell’Orticoltura a Firenze che nel 1880 venne organizzata la prima Esposizione della nuova Federazione Orticola Nazionale. Questo evento venne celebrato con la costruzione del grande tepidario progettato dall’ingegnere-architetto Giacomo Roster, per accogliere piante dei paesi caldi. Ispirato al Crystal Palace di Joseph Paxton, si tratta comunque di un progetto originale; con struttura in ferro e vetro di stile moresco fiorito, con innovazioni stilistiche e tecniche originali, come la prefabbricazione ed il successivo montaggio di alcuni elementi strutturali. MAPPA
  • 46. Il Tepidario Roster è la più grande serra in stile ottocentesco presente in Italia: a pianta rettangolare di oltre 650 mq., un’altezza massima di 14 ml., lungo 38,50 ml. e largo 17 ml., sorretto da colonne in ghisa. All’interno furono costruite due vasche con nicchie e spugne minerali addossate alle torrette contenenti le scale d'accesso ai ballatoi. Vennero piantati svariati esemplari di piante, con continue modifiche, tra cui alcune palme poi eliminate perché troppo cresciute. L’estrema adattabilità dello spazio progettato e delle tecniche adottate permisero all’edificio di essere sede di mostre e manifestazioni di musica, arte ed esposizioni avicole. MAPPA
  • 47. La costruzione di Galleria Mazzini si inquadra in un momento storico di grandi cambiamenti per la città di Genova. Tra il 1870 ed il 1880 infatti la città era capitale dell'emigrazione italiana ed il suo porto si trasformava ingrandendosi decisamente. La costruzione della parallela Via Roma permise l'inserimento di un “passaggio” vetrato sul retro della strada, un po' come nei decenni precedenti accadde a Parigi con i famosi passages. MAPPA
  • 48. Per Genova l'inaugurazione fu un grande avvenimento e le cronache dell'epoca la descrissero come un evento di gran lusso per la città grazie alle sue vetrate scintillanti, ai suoi enormi lampadari in bronzo (che tra l'altro saranno in seguito fusi per sostenere la II Guerra Mondiale) ed alle grandi cupole da cui filtra la luce. A fine Ottocento, epoca della sua costruzione, divenne in poco tempo il luogo privilegiato per appuntamenti data la relativa vicinanza con i due maggiori teatri cittadini ( Carlo Felice e Politeama Genovese) e con il centro città. Sotto la sua copertura trovano sede numerose attività commerciali, bar, e ristoranti. MAPPA
  • 49. L'ingegnere Emanuele Rocco, autore della proposta che sarà realizzata, presentò due differenti progetti, il primo dei quali appare privo di qualsiasi interesse; nel secondo, invece, sull'area risultante dalle demolizioni s'innalzano quattro ampi edifici disimpegnati da una grande galleria in ferro e vetro di 1076 metri quadrati e larga 15 metri, progettata dall'ingegner Paolo Boubée; i quattro bracci, di diversa lunghezza, intersecandosi danno luogo ad una crociera ottagonale coperta da un'ampia cupola. MAPPA
  • 50. All'interno della galleria, il contrasto fra la struttura in ferro, anche questa volta limitata alla sola copertura, e le sottostanti lunghe facciate neorinascimentali è felicemente risolto con l'adozione di un unico procedimento per ambedue i materiali non tenendo conto della loro differente natura, nel preciso intento di sottolineare il valore strutturale degli elementi portanti. Si attua in tal modo una perfetta rispondenza tra l'intelaiatura dei pilastri in muratura e le arcuate sagome delle consistenti travature reticolari che insieme contribuiscono a caratterizzare l'opera. MAPPA
  • 51. Le esposizioni universali sono insediamenti territoriali adibiti alla pubblicizzazione delle tecnologie e delle merci, alla loro affermazione nei rapporti di potere della società e nella vita quotidiana. Definitiva maturazione ottocentesca, dopo la prima rivoluzione industriale, dei valori socioeconomici e simbolici della piazza-mercato, della festa, delle grandi fiere. Aree di sperimentazione ed espansione dei dispositivi necessari al rapporto tra acquirente e consumi – réclame, attrazioni, vetrine, grandi magazzini – che improntano di sé l’evoluzione del marketing anche nel Novecento. Esposizione Universale di Londra, 1851
  • 52. Tipici apparati della civiltà industriale e di massa, solitamente collocati in scenari metropolitani, le esposizioni hanno costituito un polo di concentrazione reale e simbolica di portata nazionale e internazionale tanto per il sistema produttivo capitalista (imprenditori, fabbrica, lavoratori, mercato), promuovendo l’innovazione tecnologica, i prodotti e le strategie di comunicazione commerciale, quanto per l’immaginario collettivo, divulgando lo spirito delle macchine, la seduzione delle merci e della loro messa in scena, le mitologie moderne Esposizione Universale di Parigi, 1889, del progresso, le forme espressive della cultura di massa interno della Galleria delle Macchine e della società dello spettacolo. Tutti questi fenomeni sono i contenuti del processo di massificazione che dopo i prodromi del Barocco e i primi segnali del Settecento, avevano avuto inizio in modo massiccio già dai primi dell’Ottocento.
  • 53. La prima Esposizione Universale si tenne nel 1851 a Londra. Si rendeva in tal modo simbolicamente omaggio al paese dal quale la rivoluzione industriale aveva preso le mosse. Per celebrare quest’evento, il comitato organizzatore bandì un concorso internazionale per la costruzione di un padiglione da collocare al centro di una delle zone più verdi della capitale, fra Hyde Park e Kensington Gardens. Tra i 245 progetti presentati venne scelto quello di Joseph Paxton, un costruttore di serre che prevedeva la realizzazione di una faraonica struttura Esposizione Universale di Londra, 1851, in ghisa e vetro che, con i suoi oltre 77000 metri il Crystal Palace adibito a mostra quadrati di superficie, sarebbe stato lo spazio più vasto mai coperto da una costruzione in tutta la storia dell’umanità: il Crystal Palace.
  • 54. Le Esposizioni Universali si susseguono a ritmo incalzante e – salvo alcune interruzioni più prolungate dovute a particolari situazioni politiche internazionali – arrivano addirittura ad essere tre in un solo anno. Dopo Londra, ospitare le principali Esposizioni tocca a New York (1853), a Parigi (1855), di nuovo a Londra (1862), ancora a Parigi (1867), a Vienna (1873), a Philadelphia (1876), nuovamente a Parigi (1878), a Sidney (1879), a Melbourne (1880), ad Amsterdam (1883), ad Esposizione Universale di Monaco, 1854, Anversa e New Orleans (1885), a Barcellona, Glaspalast di A. von Voit Copenaghen e Bruxxelles (1888), e infine di nuovo a Parigi, nel 1889, anno della ultimazione della Torre Eiffel, costruita appositamente per l’evento.
  • 55. 1851 LONDRA 1853 DUBLINO 1882 BORDEAUX 1854 MONACO 1883 AMSTERDAM, NIZZA 1855 PARIGI 1884 NIZZA 1862 LONDRA 1885 ANVERSA 1865 DUBLINO 1886 LIVERPOOL 1867 PARIGI 1888 BARCELLONA, COPENAGHEN 1871 LONDRA 1889 PARIGI 1872 LONDRA 1894 ANVERSA 1873 VIENNA, LONDRA 1897 BRUXELLES, LONDRA 1877 AMBURGO 1898 MONACO 1878 PARIGI 1899 MARSIGLIA
  • 56.
  • 57. Il 14 giugno del 1940 i nazisti entrarono a Parigi, guidati naturalmente da Adolf Hitler. Quando Adolf Hitler visitò la città, i Francesi disattivarono gli ascensori della Torre Eiffel, in tal modo sarebbe stato costretto a salire i 1792 gradini fino alla sommità. I Francesi dissero che per causa della guerra era impossibile trovare il pezzo di ricambio, anche se poche ore dopo la partenza dei Nazisti gli ascensori funzionarono di nuovo. Hitler rimase ai piedi della Torre Eiffel. Adolf Hitler in posa davanti alla Torre Eiffel, con aria visibilmente seccata A&C
  • 58. All’interno della Galleria Subalpina di Torino, un tempo vi era il caffé Romano, costruito dallo stesso Pietro Carrera nel 1874. Per l'inverno aveva un salone sotterraneo e d'estate trasferiva tavoli e palcoscenico in piazza Castello sotto a un padiglione per ospitarvi spettacoli con i più noti artisti del varietà. Il caffè Romano era frequentato da Nietzsche, che aveva l'abitudine di sedersi ai suoi tavoli sorbendo il gelato e ascoltando operette, da attori del cinema e del teatro, che frequentavano assiduamente il caffé. Macario, Wanda Osiris e, si racconta, che anche Charlie Chaplin durante i suoi viaggi sia capitato a Torino - aveva visitato Firenze, Roma, Venezia - e sia passato e si sia soffermato nella Galleria Subalpina. Forse studiò, in uno spazio così adatto alla realizzazione di un film, inquadrature, prospettive, scorci, angolazioni… A&C
  • 59. Nel corso degli anni si resero necessari possenti rinforzi di calcestruzzo armato realizzati, a partire dal 1931, dagli Ingegneri Pozzo, Gilberti e quindi Albenga. Nel 1953 un violento nubifragio abbatté più della metà della guglia. I lavori di ricostruzione della cuspide si conclusero nel 1961 per le celebrazioni del centenario dell'Unità d'Italia, in occasione del quale fu inserito all'interno della grande aula un ascensore panoramico con dispositivo di sollevamento a funi. Sede un tempo del Museo del Risorgimento Nazionale e poi di mostre temporanee, è stato avviato nel maggio del 1996, per volontà della Città di Torino, il cantiere di recupero funzionale e di restauro dell'edificio per destinarlo a sede del Museo Nazionale del Cinema. A&C
  • 60. Coke – Dall’inglese kouk, di etimologia incerta. Particolare tipo di carbone di consistenza porosa, di colore grigio, privo di sostanze volatili, capace di sviluppare un altissimo potere calorico. Si ricava dalla lavorazione della lintatràce, una qualità di carbone fossile di consistenza compatta e di colore bruno-nerastro. Ghisa – Lega metallica con ottime capacità di resistenza ottenuta mediante la semplice aggiunta, nel corso del processo di fusione del ferro, di carbonio in opportuna proporzione (dal 2% al 4%). Acciaio – Lega metallica con eccezionali capacità di resistenza ottenuta mediante la rifusione della ghisa in speciali convertitori, portando la percentuale di carbonio al di sotto del 2%. Vetro – Contemporaneamente all’evolversi della tecnologia del ferro e dei suoi derivati, anche quella del vetro compie passi da gigante. Già dall’inizio del XIX secolo, infatti, vengono messi a punto processi di produzione capaci di fornire lastre di grandi dimensioni. Queste non sono più ottenute tramite l’antico procedimento artigianale della soffiatura, ma grazie a nuovi processi di laminazione, consistenti nel far passare la pasta vetrosa ancora incandescente e semi-plastica fra due cilindri ruotanti. A&C