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RIVISTA BANCARIA
MINERVA BANCARIA
ISTITUTO DI CULTURA BANCARIA «FRANCESCO PARRILLO»
Maggio-Agosto 2015
Tariffa Regime Libero:-Poste Italiane S.p.a.-Spedizione in abbonamento Postale-70%-DCB Roma3-4
www.rivistabancaria.it
RIVISTA BANCARIA
MINERVA BANCARIA
COMITATO SCIENTIFICO (Editorial board)
PRESIDENTE (Editor):
GIORGIO DI GIORGIO, Università LUISS Guido Carli, Roma
MEMBRI DEL COMITATO (Associate Editors):
PIETRO ALESSANDRINI, Università Politecnica delle Marche
PAOLO ANGELINI. Banca d’Italia
PIERFRANCESCO ASSO, Università degli Studi di Palermo
EMILIA BONACCORSI DI PATTI, Banca d’Italia
CONCETTA BRESCIA MORRA, Università degli Studi del Sannio
FRANCESCO CANNATA, Banca d’Italia
ALESSANDRO CARRETTA, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
ENRICO MARIA CERVELLATI, Università di Bologna
NICOLA CETORELLI, New York Federal Reserve Bank
N.K. CHIDAMBARAN, Fordham University
MARIO COMANA, LUISS Guido Carli
GIANNI DE NICOLÒ, International Monetary Fund
RITA D’ECCLESIA, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
GIOVANNI DELL’ARICCIA, International Monetary Fund
STEFANO DELL’ATTI, Università degli Studi di Foggia
GIORGIO DI GIORGIO, LUISS Guido Carli
CARMINE DI NOIA, ASSONIME
LUCA ENRIQUES, University of Oxford
GIOVANNI FERRI, Università LUMSA
FRANCO FIORDELISI, Università degli Studi “Roma Tre”
LUCA FIORITO, Università degli Studi di Palermo
FABIO FORTUNA, Università Niccolò Cusano
EUGENIO GAIOTTI, Banca d’Italia
GUR HUBERMAN, Columbia University
AMIN N. KHALAF, Ernst & Young
RAFFAELE LENER, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
NADIA LINCIANO, CONSOB
PINA MURÉ, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
FABIO PANETTA, Banca d’Italia
ALBERTO FRANCO POZZOLO, Università degli Studi del Molise
ZENO ROTONDI, Unicredit Group
ANDREA SIRONI, Università Bocconi
MARIO STELLA RICHTER, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
MARTI SUBRAHMANYAM, New York University
ALBERTO ZAZZARO, Università Politecnica delle Marche
Comitato Accettazione Saggi e Contributi:
GIORGIO DI GIORGIO (editor in chief) - Alberto Pozzolo (co-editor)
Mario Stella Richter (co-editor) - Domenico Curcio (assistant editor)
ISTITUTO DI CULTURA BANCARIA
«FRANCESCO PARRILLO»
PRESIDENTE
CLAUDIO CHIACCHIERINI
VICE PRESIDENTI
MARIO CATALDO - GIOVANNI PARRILLO
CONSIGLIO
TANCREDI BIANCHI, GIAN GIACOMO FAVERIO, ANTONIO FAZIO,
GIUSEPPE GUARINO, PAOLA LEONE, ANTONIO MARZANO, FRANCESCO MINOTTI,
PINA MURÈ, FULVIO MILANO, ERCOLE P. PELLICANO’,
CARLO SALVATORI, MARIO SARCINELLI, FRANCO VARETTO
In copertina: “Un banchiere e sua moglie” (1514) di Quentin Metsys (Lovanio, 1466 - Anversa, 1530), Museo del Louvre - Parigi.
Editoriale
G. DI GIORGIO L’assicurazione dei depositi e il completamento
dell’Unione Bancaria ............................................................ 3
Saggi
F. BALDI, Il finanziamento del capitale circolante delle piccole
G. MURANO e medie imprese mediante emissione
di cambiali finanziarie: opportunità o vincolo?................... 7
G. FERRI, Il ruolo delle garanzie creditizie in Italia:
P. MURRO, l’evidenza proveniente dall’indagine sui Confidi
Z. ROTONDI UniCredit-CASMEF LUISS Guido Carli ........................ 47
G. CHESINI, Le reti di imprese e il loro finanziamento ......................... 73
E. GIARETTA
Rubriche
Il Rating Confidi in Unicredit
(E. Giovannini)........................................................................................................... 111
Il ruolo delle garanzie Confidi. Tendenze in atto tra crisi e segnali di ripartenza.
(R. Remondi) ............................................................................................................... 117
Garanzie: mutualità e innovazione al centro dell’Agenda
(A. Carpinella)............................................................................................................. 121
La valutazione del merito creditizio 2.0: innovare per competere
(C. Chiacchierini, A. Fischetti, V. Perrone) ................................................................. 125
The Case for Considering Senior, Secured Floating-Rate Bank Loans
(Franklin Floating Rate Debt Group) ......................................................................... 147
Le nuove prospettive di investimento per le compagnie assicurative.
L’erogazione del credito.
(Intervista ad Andrea Battista - A.D. Eurovita Assicurazioni) .................................. 157
Credito alle famiglie: nel 2014 cala ancora l’importo medio erogato
ma il 2015 si apre con segnali di ripresa
(D. Battistelli, G. Costantino)..................................................................................... 163
Bankpedia: Microcredito (D. D’Angelo) ............................................ 169
Recensioni
L. Becchetti - G. Florio, Dio e Mammona. Dialogo tra un economista
e un biblista su economia, etica e mercato (L. Paliotta) .............................................. 179
RIVISTA BANCARIAMINERVA BANCARIA
ANNO LXXI (NUOVA SERIE) MAGGIO-AGOSTO 2015 N. 3-4
Presidente del Comitato Scientifico: Giorgio Di Giorgio
Direttore Responsabile: Giovanni Parrillo
Comitato di Redazione: Eloisa Campioni, Mario Cataldo, Giovanni Nicola De Vito, Vincenzo Formisano, Stefano
Marzioni, Biancamaria Raganelli, Giovanni Scanagatta, Giuseppe Zito
e.mail: redazione@rivistabancaria.it - amministrazione@rivistabancaria.it
Amministrazione: presso P&B Gestioni Srl, Viale di Villa Massimo, 29 - 00161 – Roma -
tel. +39 06 45437321- fax +39 06 45437325
Spedizione in abbonamento postale - Pubblicazione bimestrale - 70% - Roma
ISSN: 1594-7556 La Rivista è accreditata AIDEA e SIE Econ.Lit
SOMMARIO
RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 3 - 4 / 2015 125
1. Introduzione
In questo momento di grave crisi
per il nostro Paese e per gran parte
dell’Europa, tutti invocano la necessi-
tà che le banche finanzino le imprese
e quindi la ripresa economica. Anche
il quantitativeeasing voluto dal presi-
dente della BCE, Mario Draghi sareb-
be una inutile inondazione di danaro
fresco di stampa se non si traducesse
in investimenti e consumi, grazie alla
capacità delle banche di fare da vo-
lano nell’innescare finalmente la cre-
scita della nostra economia. Riflettori
puntati quindi sulla capacità delle
banche di tornare a fare il loro me-
stiere, ovvero di finanziare imprese e
progetti capaci di produrre abbastan-
za valore da remunerare e restituire il
LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO 2.0:
INNOVARE PER COMPETERE
CLAUDIO CHIACCHIERINI*
ALESSANDRO FISCHETTI**
VINCENZO PERRONE***
debito. Come ha ricordato recente-
mente il presidente dell’Abi, Antonio
Patuelli, le banche non possono però
finanziare tutte le imprese in modo
indiscriminato: devono scegliere chi
merita fiducia, distinguendolo da chi
invece no. Questa decisione è facile
solo nei casi estremi: quale banca ad
esempio non concederebbe un presti-
to ad una Apple di casa nostra, capace
di rendimenti a tre cifre percentuali
e con una riserva di cassa pari al Pil
di un piccolo stato europeo? Peccato
che di aziende così ce ne siano poche.
Quelle poche appetite e corteggiate
da qualsiasi banca, il che ovviamen-
te abbassa il rendimento dell’opera-
zione di finanziamento. Per non dire
del fatto che si tratta di aziende che
preferiscono l’autofinanziamento o la
borsa al sistema creditizio, quando si
tratta di soddisfare i propri fabbiso-
gni finanziari. Altrettanto semplice
dovrebbe essere decidere sul caso op-
posto (anche se vedremo che in realtà
nel nostro Paese le cose non sono an-
*	 Professore Ordinario di Economia e Gestione delle
Imprese, Università degli Studi di Milano-Bicocca,
Milano
**	 Amministratore, Leanus ©, esperto di analisi e va-
lutazione dei dati d’impresa, Milano
***	Professore Ordinario di Organizzazione Aziendale,
Università Bocconi, Milano
CLAUDIO CHIACCHIERINI, ALESSANDRO FISCHETTI, VINCENZO PERRONE
RUBRICHE126
date sempre così): chi darebbe il de-
naro proprio, o dei propri depositan-
ti o della Bce, ad aziende decotte, in
perdita già al primo margine, senza
prospettive in settori destinati ad es-
sere travolti dalla globalizzazione? La
capacità competitiva di una banca sta
tutta nell’agire meglio dei concorren-
ti nel rapporto con tutte le imprese, e
in particolare con le PMI che ne co-
stituiscono la stragrande maggioran-
za in Italia, che si trovano nel mezzo
tra questi due estremi. Riconoscere e
sostenere le aziende affidabili e remu-
nerative in questo vasto e variegato
insieme, significa riuscire a centra-
reuna serie di obiettivi essenziali:
	Ÿ sostenere davvero la crescita dell’e-
conomia
	Ÿ remunerare il capitale investito
nella attività della banca a tassi
superiori alla media del proprio
settore
	Ÿ offrire il miglior servizio ai mi-
gliori clienti stabilendo rapporti
di partnership proiettabili nel fu-
turo
	Ÿ associare l’offerta di denaro a
programmi di sviluppo reali e in
grado di produrre effetti durevoli
anche nel medio lungo periodo.
Riteniamo che le banche, e in par-
ticolare quelle di medie dimensioni
con un ambito di attività nazionale
quando non addirittura locale,abbia-
nola grande opportunità di agire per
prime sfruttando la maggior vicinan-
za al territorio, la maggior conoscen-
za delle effettive esigenze del tessuto
imprenditoriale e soprattutto la mag-
gior flessibilità nel prendere le deci-
sioni.L’esperienza maturata sul cam-
po al servizio di imprese e di banche
piccole e dinamiche, ci suggerisce i
seguenti ambiti di intervento che sa-
ranno illustrati più diffusamente nei
paragrafi seguenti:
	Ÿ revisione dei sistemi di valutazio-
ne del rischio, con automazione
delle fasi a basso valore aggiunto
(e.g. data entry ed elaborazione di
dati), e spostamento di tempo ed
attenzione degli specialisti verso le
attività di valutazione sostanziale
del merito di credito, che si tra-
duce anche in una valutazione di
merito della capacità di una im-
presa di godere di un qualche van-
taggio competitivo che ne assicuri
la redditività nel tempo
	Ÿ miglioramento a questo fine del-
la professionalità degli operatori
dedicati a queste attività e delle
strutture organizzative nelle quali
operano
	Ÿ revisione dei processi organizza-
tivi che portano alla valutazione
del merito creditizio in modo da
mettere al centro le esigenze del
cliente, automatizzare e velociz-
zare le fasi di analisi, distinguere
e coordinare in modo opportuno
le attività commerciali e quelle di
valutazione del rischio
	Ÿ mantenere monitorate nel tem-
po le aziende affidate in modo da
LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO 2.0: INNOVARE PER COMPETERE
127RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 3 - 4 / 2015
percepire in anticipo i segnali di
deterioramento o miglioramento
della loro situazione, per valutare
specifici progetti di investimento
da queste individuati e per appro-
fondire la conoscenza dei diversi
settori industriali
2. Non è solo questione di credit
crunch: problemi noti nel rapporto
tra banca e impresa
Cambiare verso al rapporto tra
banca e impresa non è solo una
questione di maggiore liquidità pro-
veniente da Francoforte. Come ha
ammonito a suo tempo Von Mises,
insieme ad altri economisti della co-
siddetta “scuola austriaca”, la com-
binazione di tassi di interesse molto
bassi e ampia disponibilità di liquidi-
tà potrebbe portare a scelte di finan-
ziamento sbagliate per le quali anche
progetti a redditività nulla quando
non addirittura negativa verrebbero
ingiustamente sostenuti dalle ban-
che, con il risultato di ricreare le con-
dizioni di crisi dopo un momentaneo
miglioramento. Ci pare che questo
rischio esista nel nostro sistema e sia
antecedente alla crisi che stiamo vi-
vendo, anche se quest’ultima lo ha
sicuramente accentuato. Per dimo-
strare che la questione dell’efficacia
nella gestione del credito alle imprese
(ovvero della necessità di indirizzare
le risorse verso imprese e progetti re-
munerativi, scartando in modo mira-
to quelli che non lo sono) è al cuore
del problema di cui ci stiamo occu-
pando, abbiamo analizzato il bilancio
di un campione significativo di azien-
de italiane. Questa, come altre analisi
che seguono, è stata realizzata utiliz-
zando Leanus una piattaforma web
based di analisi dei dati di bilancio
delle imprese1
.Si tratta in questo caso
di oltre 1500 imprese italiane tra i 10
e i 25 milioni di euro di fatturato. Ci
siamo volutamente concentrati sui
loro dati di bilancio riferiti al 2013
(anno per il quale sono disponibili i
dati ufficiali più recenti di Infocame-
re) perché la sfida di una maggiore ef-
ficacia nelle decisioni di affidamento
va vinta nel nostro Paese proprio in
questo segmento delle PMI. La figu-
ra 1 riporta una sintesi dei risultati
economici di queste imprese divise
in una matrice a quattro celle co-
struita sulla base di due dimensioni.
Da una parte il tasso di crescita del
fatturato rispetto all’anno precedente
che porta a distinguere le aziende “in
crescita” (con tasso superiore al 7%)
da quelle “stagnanti” (con variazio-
ne dei Ricavi inferiore a quella soglia
o negativa). Dall’altra vi è il Leanus
score2
, un indicatore della solidità
1 Leanus (www.leanus.it e www.leanusdb.com) è
una piattaforma di servizi di analisi ed elaborazio-
ne di dati ed informazioni aziendali. Leanus opera
in Italia sul segmento Banche e Large Corporate e,
attraverso Zucchetti Spa, sul segmento dei Profes-
sionisti. Grazie agli accordi con Informa D&B e
Bisnode D&B, Leanus è distribuito sul territorio
Spagnolo e Svizzero.
2 Il Leanus score è un algoritmo di calcolo della PD
(probabilità di default) elaborato utilizzando una
metodologia di analisi delle serie storiche (e per-
CLAUDIO CHIACCHIERINI, ALESSANDRO FISCHETTI, VINCENZO PERRONE
RUBRICHE128
patrimoniale e finanziaria delle stesse
imprese. Questo indicatore identifica
3 profili di rischio:
	Ÿ Rischio basso (o probabilità sta-
tistica di default inferiore al 5%)
quando supera la soglia conven-
zionale di 3. Le imprese con Le-
anus Score maggiore di 3 possono
pertanto essere considerate “soli-
de”.
	Ÿ Rischio medio quando l’indicato-
re è compreso tra 1.8 e 3. In questi
casi è necessario effettuare ulterio-
ri valutazioni per associare il profi-
lo di rischio all’impresa
	Ÿ Rischio elevato quando il Leanus
score è inferiore a 1.8
La maggior concentrazione delle
imprese si trova tra i valori -1 (rischio
elevato) e 7 (rischio basso). I valori
estremi (-40, + 40) identificano ri-
spettivamente imprese in dissesto
finanziario (es. Abbattimento del ca-
pitale sociale) o imprese con perfetto
equilibrio economico patrimoniale e
finanziario (Ottime marginalità, zero
debiti, ben patrimonializzate, etc). Il
dato più significativo ai fini di questa
analisi è quello racchiuso nei cerchi:
si tratta dei milioni di euro affidati
mediamente a ciascuna di queste im-
prese dal sistema bancario3
. La prima
tanto distante dai criteri di determinazione appli-
cati per i modelli Logit). Il Leanus Score, varia tra
-40 e + 40 identifica solo 3 classi di rischio (alto,
medio, basso) ed è calcolato su tutti i periodi con-
tabili disponibili
3 Si veda anche l’articolo realizzato da The Boston
Consulting Group in collaborazione con Leanuse
pubblicato su Harvard Business Review Italia nel
Dicembre 2013
cosa da notare è che per ogni milione
dato alle imprese “Star” (solide e in
crescita) ce ne sono ben tre che sof-
frono insieme alle imprese “Stuck”
(tese e stagnanti). Pensiamo che non
si possa imputare questo squilibrio
solo alla crisi o a unfisiologico tasso di
rischio dell’attività di impresa. Abbia-
mo infatti realizzato altre analisi, che
per brevità non riportiamo qui, sem-
pre con la nostra piattaforma e uti-
lizzando gli stessi indicatori di valu-
tazione, questa volta applicati a serie
storiche rilevanti di bilanci di imprese
di queste dimensioni. Volevamo veri-
ficare se era possibile riconoscere in
anticipo (per esempio osservando il
deterioramento progressivo del Lea-
nus score e/o dello z score di Altman,
piuttosto che di altri indicatori di ri-
schio)il peggiorare della situazione di
una azienda prima che questa entras-
se in uno stato di crisi conclamata. Il
nostro test ha dato esito positivo: se si
osservano attentamente anche solo i
dati ufficialmente depositati dalle im-
prese, per un arco di tempo sufficien-
temente ampio, questi dati -con tutte
le cautele del caso nel paese dove da
anni si discute delle pene da commi-
nare in caso di falso in bilancio- dif-
ficilmente “mentono” e spesso inve-
ce segnalano per tempo la direzione
nella quale stanno andando i risultati
di una impresa. Questa capacità di
previsione e monitoraggio è essenzia-
le se andiamo a vedere su quale altro
gruppo di aziende PMI è concentrata
l’esposizione delle banche. Si tratta
delle imprese “runners”: in crescita
LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO 2.0: INNOVARE PER COMPETERE
129RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 3 - 4 / 2015
come fatturato ma “tese” dal punto
di vista finanziario e patrimoniale.
Se gli incagli delle “stuck” pongono
alle banche una questione di soprav-
vivenza e di patrimonializzazione, è
nel rapporto con le imprese “runners”
che si gioca la possibilità di generare
ritorni sul capitale investito soddisfa-
centi se non addirittura superiori alla
media del mercato e quindi a quelli
di molti concorrenti.
Figura 1 - .Esposizione verso il sistema bancario di un campione di PMI italiane
Quante banche sono sicure di non
avere solo valutato le garanzie che le
“runners” sono state capaci di offrire
a tutela dei finanziamenti richiesti,
ma anche il potenziale competitivo
di queste imprese, la solidità del loro
business model e la possibilità quindi
di trasformarsi in aziende “star” (sia
solide che in crescita) con l’ulteriore
vantaggio di essere clienti fedeli di
una banca che ne ha saputo accompa-
gnare intelligentemente lo sviluppo?
Una occhiata ai bilanci delle ban-
che ci dice che è cresciuto nel tempo
il peso dei ricavi da commissioni sul
totale, a scapito dei ricavi generati
dalle attività di gestione caratteristi-
ca ovvero dalla erogazione di credito
all’economia reale. Temiamo che a
questo cambiamento nella struttu-
ra dei conti si sia accompagnato un
impoverimento della capacità del-
le banche di mettere al centro della
propria attività il cliente impresa, in
particolare PMI, e di saperne valutare
la salute economica e le prospettive
future di redditività. Ora che gli stan-
dard imposti a livello internazionale
stanno spingendo il sistema verso un
aumento della capitalizzazione del-
le aziende di credito, quella che è in
media una già bassa redditività dello
CLAUDIO CHIACCHIERINI, ALESSANDRO FISCHETTI, VINCENZO PERRONE
RUBRICHE130
stesso capitale, rispetto ad alternative
di investimento di rischio parago-
nabile, potrebbe diventare assoluta-
mente insoddisfacente. La reazione a
questo fenomeno potrebbe essere una
scelta tra o una combinazione di que-
ste tre azioni principali:
	Ÿ integrazione tra aziende bancarie
in modo da sfruttare sinergie e
aumentare la concentrazione del
mercato riducendo la pressione
competitiva;
	Ÿ forte azione di contenimento dei
costi in primo luogo del lavoro
con significativa riduzione dell’oc-
cupazione nel settore e sensibile
contrazione salariale;
	Ÿ decisa azione di recupero della ca-
pacità di generare reddito da atti-
vità di intermediazione creditizia.
Noi pensiamo che si debba pun-
tare sull’ultima area di intervento,
soprattutto se si vogliono evitare i
costi sociali della seconda e il danno
ai clienti derivante dalla maggiore
concentrazione oligopolistica della
prima.Occorre allora approfondire
in che modo le banche, in particolare
quelle a forte radicamento territoriale
e di dimensioni medio piccole, pos-
sono migliorare in quest’area.
Gli interventi che servono per co-
gliere questa opportunità e migliorare
la relazione tra banca e impresa, sono
di tipo organizzativo e tecnologico.
Per quanto riguarda i primi, pensia-
mo occorra far leva sulla professiona-
lità degli operatori specializzati nella
gestione dei rapporti con le imprese e
sul modello organizzativo che regola
il loro impiego nelle aziende di credi-
to. Si tratta in altri termini di imma-
ginare l’articolazione e la dotazione
di un ideale “Corporate Office 2.0” e
il profilo di professionalità di quanti
sono chiamati ad operarvi. Occorre
fare tesoro innanzitutto delle espe-
rienze fatte fino a qui: hanno funzio-
nato i Centri Imprese? Se sì dove e a
quali condizioni? Quali competenze
e autonomie devono rimanere in fi-
liale e quali devono essere centraliz-
zate? In che modo è possibile rendere
l’esperienza dell’imprenditore (que-
sto è in genere l’interlocutore diretto
nel caso di rapporto con la taglia di
imprese di cui ci stiamo occupando)
la più soddisfacente possibile rispetto
alle sue esigenze? Chiariamo subito
che non siamo così ingenui da pen-
sare che non esistano imprenditori
truffaldini, acrobati dell’affidamen-
to multiplo in barba alla centrale
rischi, esperti in cosmetica di bilan-
cio e pericolosi quanto lo scoglio su
cui si è incagliata la Costa Concor-
dia. Ma crediamo che sia un grave
errore quello che compie una banca
quanto tende a trattare tutti i propri
clienti come se fossero del tipo ora
citato, passando da un atteggiamen-
to commerciale che dovrebbe essere
di accompagnamento selettivo e par-
tnership convinta a quello difensivo,
della minimizzazione del rischio, a
prescindere. Il modello qui descritto
prevede il rafforzamento contempo-
raneo sia delle strutture di periferia
che di sede. Alle prime vanno affidati
LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO 2.0: INNOVARE PER COMPETERE
131RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 3 - 4 / 2015
i compiti di scouting, contatto, pri-
ma verifica dell’affidabilità potenzia-
le di un cliente corporate e gestione
successiva della relazione. Al centro
vanno forniti strumenti moderni per
l’analisi delle informazioni sulle im-
prese che esaltino le competenze di
analisi di bilancio, di valutazione di
business plan, di analisi di settore e
di distretto, di gestione dei processi
di acquisizione e integrazione di im-
prese etc. Con uno slogan si potreb-
be dire “back-to-basic”.Il dialogo tra
un centro intelligente e una periferia
attenta e accogliente dovrebbe poi
essere facilitato da un ridisegno dei
processi organizzativi e di comuni-
cazione a supporti dei quali saranno
ancora necessari gli investimenti in
tecnologiasuggeriti nel prossimo pa-
ragrafo.
3. Ridisegnare il processo di
valutazione del merito di credito
per migliorare efficacia, efficienza
e servizio alle imprese clienti
A questo puntoè opportuno un-
maggiore grado di dettaglio per pro-
vare a mostrare come una diversa
organizzazione dei servizi corporate
delle banche potrebbe migliorare
non solo l’efficacia dell’attività di cre-
dito ma anche la qualità del servizio
offerto alle imprese e in particolare a
quegli imprenditori che sono l’anima
delle piccole e medie aziende italiane.
Alla base della nostra proposta non vi
è solo la ricerca accademica e la pra-
tica professionale in tema di proget-
tazione delle strutture organizzative
e dibusiness processredesign, ma anche
l’esperienza diretta maturata avendo
ideato e sviluppato per il mercato una
piattaforma di supporto alle decisio-
ni di credito basata sulla elaborazione
dei dati economico-finanziari delle
imprese4
e,infine, l’assistenza profes-
sionale prestata all’implementazione
di queste logiche e di questi suppor-
ti informatici nelle realtà concrete di
piccole bancheo istituzioni finanzia-
rie territoriali .
Per dimostrare che esistono ampi
margini di recupero di efficienza re-
lativamente a questi processi core nel-
le attività di una azienda di credito,
dovrebbe bastare un semplice, per
quanto approssimativo, calcolo. In
Italia le sole società di capitale tenute
al deposito del bilancio sono meno di
un milione; a queste vanno aggiunte
circa un milione di società di persone.
Se ognuna di queste imprese entrasse
in contatto con il sistema bancario
4 o 5 volte all’anno, i momenti di
contatto con le filiali/centri impresa
sarebbero circa 30.000 ogni giorno.
Se provassimo a calcolare il costo per
le banche generato da questi contatti,
tenendo conto soltanto dell’assorbi-
mento di attività di lavoro da parte
dei dipendenti, pensiamo che si ar-
riverebbe facilmente a un importo
vicino ai due miliardi di euro. E il
4 Si tratta del modulo “Banche” della piattaforma Le-
anus
CLAUDIO CHIACCHIERINI, ALESSANDRO FISCHETTI, VINCENZO PERRONE
RUBRICHE132
costo per le banche, calcolando solo
quello del personale, sarebbedi circa
2 Miliardi di Euro, pari a circa il 10%
del monte lavoro complessivo. Tutto
per gestire contatti ancora nella fase
iniziale e quindi non ancora “pro-
duttivi”, come diventano finalmente
quando il contatto si trasforma in
contratto di finanziamento. Questa
percentuale di trasformazione sappia-
mo essere mediamente molto bassa
e innalzarla, a parità di qualità degli
affidamenti, ovvero senza aumentare
gli incagli e i crediti a rischio, è l’o-
biettivo che tutte le banche stanno
cercando di perseguire per migliorare
i propri conti pur rispettando i vinco-
li di capitalizzazione posti da Basilea
due e agganciati appunto al profilo di
rischio del proprio portafoglio clien-
ti. Fin qui il problema visto dal lato
della Banca. Se adesso lo guardiamo
dal lato dell’imprenditore che si rivol-
ge ad un istituto di credito per essere
finanziato, le attese che questi nutre
sono in genere le seguenti:
	Ÿ essere ascoltato da qualcuno che
dimostra di conoscere la sua azien-
da e il settore in cui opera;
	Ÿ non essere invitato a produrre do-
cumenti che sono pubblicamente
disponibili o che ha già consegna-
to in passato alla banca;
	Ÿ interloquire con qualcuno capace
di valutare non solo le garanzie
reali che potrebbe offrire a soste-
gno della richiesta di affidamento
ma anche la qualità economica e
finanziaria dimostrata nel tempo
dalla sua azienda e l’attrattività
delle prospettive future di svilup-
po del suo business o del partico-
lare progetto per il quale si è rivol-
to all’istituto.
Vuole essere messo a confronto
con aziende realmente simili alla pro-
pria, sia per modello di business e sia
per parametri economici di base, e
non con generiche medie di settore;
non si aspetta di avere la certezza di
una risposta positiva alla sua richiesta
da parte della banca ma vuole avere
la certezza circa i tempi entro i quali
questa risposta verrà data; si aspetta
che questi tempi siano contenuti così
come limitati devono essere tutti i co-
sti, monetari e non, da sostenere nel
corso dell’istruzione della pratica.
Riteniamo che sia possibile con-
temperare queste esigenze, mante-
nendo sempre la capacità di discri-
minare tra chi è meritevole di credito
e chi non lo è,attraverso una serie di
interventi:
1. anticipare l’analisi di affidabilità
del proprio portafoglio clienti e
delle imprese potenziali target, ov-
vero isolare un sotto-processo di
prevalutazione commerciale all’in-
terno del processo complessivo di
valutazione del merito creditizio
2. ridurre la richiesta di informazioni
economico finanziarie all’impre-
sa cliente attuale e/o potenziale,
mentre si incrementano le capa-
cità di analisi estese a benchmark
mirati per confronti significativi e
sviluppate su rilevanti archi tem-
LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO 2.0: INNOVARE PER COMPETERE
133RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 3 - 4 / 2015
porali, passati e pianificati nel fu-
turo
3. migliorare la gestione della Prati-
ca Elettronica di Fido, azzerando
tutti gli interventi manuali di in-
put dei dati, stabilendo un legame
digitale tra gestione commerciale
del contatto, prevalutazione di af-
fidabilità e successiva valutazione
finale del merito creditizio e in-
tegrando i sistemi di scoring pro-
prietari della banca con indicatori
di affidabilità economica opportu-
namente definiti ed elaborabili in
modo automatico a partire dalle
informazioni disponibili
4. mantenere monitorate nel tempo
in modo adeguato le imprese af-
fidate valutandone in continuo il
profilo di rischio anche median-
te acquisizione a sistema ed ela-
borazione in automatico di dati
economico-finanziari proprietari
(e.g. aggiornamenti trimestrali dei
conti provenienti dai sistemi ge-
stionali dell’impresa cliente o del
commercialista che ne cura la con-
tabilità, trattandosi di PMI)
3.1. Processo commerciale e processo di
valutazione del merito creditizio
Quello che stiamo proponendo
di fare sul piano organizzativo è in
primo luogo potenziare la capacità di
chi è direttamente a contatto con la
PMI, normalmente in filiale e nel ter-
ritorio nel quale si trovano le aziende
target. Le unità territoriali dovreb-
bero svolgere due funzioni essenziali
che, mutuando il linguaggio tipico
dei call center, potremmo definire di
outbound e di inbound. Con le prime
facciamo riferimento alla capacità di
farsi parte attiva nella identificazione
delle opportunità presenti nel terri-
torio di riferimento e nella presa di
contatto. Per identificare le oppor-
tunità sul mercato non è sufficiente
una lista di imprese che operano nel
territorio con i relativi contatti. Ser-
ve di più. Servono informazioni che
consentano di associare a ciascuna
anagrafica due informazioni rilevanti:
• Un probabile fabbisogno di
credito ancora da soddisfare.
• Un profilo di rischio adegua-
to (meglio se corredato dall’attribu-
zione della fascia di merito del Medio
Credito Centrale).
Sono variabili semplici ed intuiti-
ve che, almeno per le società italia-
ne soggette all’obbligo di deposito
di bilancio, è possibile elaborare con
relativa semplicità e che consentireb-
bero di isolare proprio quelle imprese
che un gestore vorrebbe scoprire per
primo: imprese competitive, con un
futuro positivo e con esigenze finan-
ziarie non ancora soddisfatte. Sempli-
ci ed intuitive, ma molto difficili da
rendere operative senza adeguati ed
avanzati strumenti di supporto.
Per attività inbound intendiamo
invece quello che è possibile fare in
filiale una volta che si attiva un con-
tatto commerciale vero e proprio,
CLAUDIO CHIACCHIERINI, ALESSANDRO FISCHETTI, VINCENZO PERRONE
RUBRICHE134
ovvero quando un nuovo potenziale
cliente identificato con l’attività di
scouting descritta sopra o un clien-
te esistente che vuole ottenere una
nuova linea di credito, si rivolge alla
Banca. L’obiettivo che stiamo cercan-
do di conseguire concretamente nella
realtà della azienda di credito con la
quale stiamo sviluppando queste in-
novazioni organizzative e nei sistemi
di supporto alle decisioni, è quello di
mettere l’operatore bancario periferi-
co in condizione di potere offrire al
proprio cliente, in modo semi-auto-
matico e a costi e tempi contenuti,
una prevalutazione non impegnativa
della possibilità che la sua richiesta,
nella formulazione iniziale, possa es-
sere accolta al termine del normale
ciclo di valutazione del merito credi-
tizio. In questo modo si otterrebbe il
duplice vantaggio di soddisfare rapi-
damente una esigenza conoscitiva del
cliente e di filtrare richieste che sono
palesemente disallineate nel loro me-
rito economico-reddituale e non solo
rispetto alle garanzie offerte, rispetto
agli standard richiesti dalla banca.
Questo alleggerirebbe il carico di la-
voro e favorirebbe la concentrazione
sui dossier rilevanti anche a livello di
corporate office centrale.
Spesso i contatti commerciali
terminano con la richiesta al clien-
te di produrre documenti, bilanci,
business plan ed altre informazio-
ni. Il gestore generalmente rimanda
ad una fase successiva la valutazione
del profilo di rischio a causa della
bassa disponibilità di strumenti, in-
formazioni e soprattutto di tempo.
Gran parte del tempo improduttivo
è impiegato proprio in questa fase del
processo commerciale per compren-
dere la richiesta del cliente, control-
lare eventuali segnalazioni, attendere
la produzione dei documenti da par-
te del cliente stesso e successivamente
analizzarli. Questa è la fase più criti-
ca dell’intero processo anche per ac-
creditarsi presso il cliente. Il cliente, e
ricordiamo che intendiamo qui l’im-
prenditore proprietario di una PMI,
sta valutando la capacità della Banca
di assisterlo e sta facendo i confronti
con le altre e tra le differenti modali-
tà di risposta. E’ quindi una grande
occasione per conquistarne la fiducia.
Per raggiungere l’obiettivo la nostra
esperienza suggerisce che si debba in-
tervenire su poche variabili critiche:
Ÿ Il tempo. Il cliente imprenditore
ha bisogno di tempi di risposta
certi e il più rapidi possibile
Ÿ La capacità di assemblare infor-
mazioni ufficiali ed informazioni
proprietarie e ricondurle ad unico
standard utile per il dialogo con
lo stesso cliente e con le strutture
deliberanti.
Ÿ L’assistenza. Il cliente è (abbastan-
za) pronto ad accettare un rifiuto,
purché sia adeguatamente motiva-
to oltre che tempestivo. Motivare
un eventuale rifiuto in modo pro-
fessionale e supportarlo con evi-
denze può avviare un percorso vir-
tuoso di collaborazione reciproca.
LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO 2.0: INNOVARE PER COMPETERE
135RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 3 - 4 / 2015
3.1.1. Sistemi informativi automatiz-
zati di supporto al processo commer-
ciale e di valutazione preliminare del
merito creditizio
Si è tenuto poco tempo fa un con-
vegno organizzato dal Politecnico di
Milano sulla Supply Chain Finan-
ce al quale hanno partecipato come
sponsor e sostenitori grandi impre-
se, banche e istituzioni finanziarie,
operatori della business information.
Fortunatamente i giudizi non sono
stati unanimi ma ha sorpreso l’affer-
mazione ribadita con forza secondo
cui il bilancio delle imprese non va
utilizzato ai fini della valutazione di
affidabilità di una impresa in quanto
vecchio e non attendibile. Benchè sia
facile condividere alcuni limiti che l’a-
nalisi di bilancio evidenza, potremmo
facilmente controbattere una simile
affermazione con un dato elaborato
su un campione di imprese entrate
in procedura concorsuale. Ebbene il
99,9% di tali imprese presentava nei
bilanci dei 3-5 anni precedentichiari
ed evidenti segnali di crisi facilmente
identificabili da professionisti in grado
di guardare a fondo ed interpretare i
dati di bilancio. Riteniamo che piat-
taforme web based di analisi ed elabo-
razione dei dati economico-finanziari
delle imprese, come ad es. Leanus,
giochino un ruolo essenziale nel mi-
glioramento dell’efficienza e della sod-
disfazione del cliente con riferimento
ai processi che abbiamo appena de-
scritto. Esse devono consentire infatti
di tenere sotto controllo e monitorag-
gio qualsiasi insieme di imprese scelto
a piacere dall’istituto di credito. Tale
insieme profilato secondo specifiche
personalizzate, deve essere messo a di-
sposizione su un archivio (data base)
dedicato. Oltre alle funzioni standard
di profilazione ed estrazione liste quali
ricerca per Ateco, calcolo indici di bi-
lancio, classi di fatturato, etc. i sistemi
più avanzati forniscono alcune infor-
mazioni distintive:
Ÿ il profilo di rischio per ciascuna
impresa (come ad esempio il Lea-
nus Score e Zeta Score di Altman)
calcolato su tutti gli anni/mesi per
cui è disponibile una situazione
contabile (dati storici, dati conta-
bili correnti, dati prospettici)
Ÿ la valutazione del profilo econo-
mico, patrimoniale e finanziario
Ÿ la possibilità di effettuare simu-
lazioni (per esempio proiettando
nel futuro una attesa di crescita
del fatturato sostenuta da spese
in conto capitale) pervalutarne gli
impatti sul rating
Ÿ il calcolo del profilo di rischio di
un qualsiasi aggregato, settore o
gruppo di impresa (es. gruppo
economico facente riferimento
allo stesso soggetto)
Ÿ l’appartenenza alla “fascia di me-
rito Medio Credito Centrale
(MCC)” per l’ottenimento della
garanzia diretta
Dal punto di vista dei processi or-
ganizzativi interni alla Banca,la piat-
taforma virtuale deve anche essere un
CLAUDIO CHIACCHIERINI, ALESSANDRO FISCHETTI, VINCENZO PERRONE
RUBRICHE136
ambiente di lavoro che consente, tra
l’altro, la differenziazione dei diritti
di accesso alle informazioni, l’archi-
viazione e la tracciatura di qualsiasi
informazione inserita, l’azzeramento
degli interventi manuali di data en-
try, la creazione di uno strumento di
comunicazione semplice e in grado
di sostenere la cooperazione a favo-
re del cliente, tra strutture centrali e
periferiche della banca5
. L’obiettivo
condiviso in questa fase è quello di
costruire e valutare liste dei clien-
ti “presumibilmente” graditi anche
dalle Direzione Crediti ancor prima
di instaurare e/o approfondire un
rapporto commerciale. Il tutto lavo-
rando su un data base dedicato e pro-
prietario. Ovvero in un ambiente nel
quale la banca può integrare le infor-
mazioni ufficiali e pubbliche fornite
dalla piattaforma con informazioni
proprie (Centrale Rischi, andamen-
tali, etc) a disposizione della banca da
altre fonti o sistemi o fornite diretta-
mente dal cliente.
Nella fase che abbiamo definito
di inbound lo stesso supporto infor-
maticodeve consentire, già al primo
incontro, di rispondere alla maggior
parte dei quesiti posti dall’imprendi-
tore e al contempo di predisporre in
maniera standard la documentazione
necessaria per la PEF.
5 In questo modo si riuscirebbe concretamente a
mettere al centro della propria organizzazione il
cliente. Una condizione essenziale per il successo
di qualunque impresa banche comprese. Si veda
in proposito R. Gulati. 2010. Reorganize for Re-
silience: Putting Customers at the Center of Your
Business. Harvard University Press
A questo fine dovrebbe, ad esem-
pio:
Ÿ Elaborare un profilo di rischio
preliminare dell’impresa e/o del
gruppo economico prelevando
in tempo reale i dati dai registri
ufficiali (il cliente in seguito tra-
smetterà solo le situazioni conta-
bili aggiornate, non i bilanci già
depositati)
Ÿ Elaborare la “fascia di rischio
MCC”
Ÿ Mettere in evidenza le eventua-
li criticità emergenti dall’analisi
dell’impresa
Ÿ Consentire, quando necessario,
di elaborare in tempo reale una
proiezione economico-patrimo-
niale e finanziaria delle ipotesi di
sviluppo dichiarate dal cliente. E
su queste ipotesi elaborare una va-
lutazione aggiornata del profilo di
rischio corrispondente
Ÿ Confrontare l’impresa con uno o
più benchmark e in generale con
tutte le controparti indicate dal
Cliente (sia italiane che straniere)
Ÿ Elaborare un dossier che può esse-
re stampato e consegnato al clien-
te già a partire dal primo incontro
Ÿ Tenere traccia digitale e perma-
nente, dei contatti tra banca e
cliente.
Nel caso in cui il cliente non aves-
se l’obbligo di depositare un bilancio
(come accade ad esempio per le sas, le
snc, le fondazioni e le associazioni), al
cliente dovrebbe essere richiesto solo
LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO 2.0: INNOVARE PER COMPETERE
137RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 3 - 4 / 2015
di fornire il bilancio o la situazione
contabile in formato elettronico (fo-
glio di calcolo elettronico, excel, o un
file prodotto dal software gestiona-
le del commercialista del cliente, ad
esempio). La piattaforma di supporto
informatico deve essere in grado di
caricare le informazioni fornite (sen-
za interventi umani di digitazione
dati), elaborarleed ottenere le stesse
informazioni (in forma sia numerica
che grafica) disponibili per le società
di capitali.Inquesto modo il gestore,
già al primo incontro, dovrebbe esse-
re in grado di sapere, seppur in via
preliminare, se l’azienda ha un profilo
di rischio adeguato; può essere garan-
tita da MCC equale potrebbe essere
l’impatto del nuovo finanziamento, e
dei connessi oneri, sui conti attuali e
futuri dell’azienda potenziale cliente.
3.2. La gestione potenziata della Prati-
ca Elettronica di Fido e la questione dei
sistemi di scoring
L’ISTRUTTORIA DI FIDO o
pratica di Fido o semplicemente PEF
è costituita da quell’insieme di inda-
gini, ricerche, analisi ed elaborazioni
destinate a fornire elementi di valuta-
zione ai competenti organi della ban-
ca per la formulazione di un giudizio
sulla richiesta di affidamento inoltra-
ta dalla clientela, in relazione sia alla
sua capacità di rimborso sia ai rischi
insiti nell’operazione6
.
6 Università degli Studi di Teramo - Prof. Paolo Di
Antonio
Per avviare una PEF è necessario
che il Cliente, attraverso le strutture
periferiche, inoltri una richiesta di af-
fidamento che viene di norma redatta
su appositi moduli, predisposti dalle
banche, il cui contenuti mira a for-
nire una base di informazioni e dati
per un adeguato apprezzamento del
cliente, dal punto di vista sia qualita-
tivo che quantitativo.
Non esiste uno schema obbligato-
rio per la predisposizione dei moduli:
le banche sono libere di redigerli in
base alle proprie esigenze conoscitive.
In passato, vigeva l’obbligo di
adottare una modulistica comune
predisposta dagli organi di vigilan-
za; ciò ha fatto si che le banche con-
tinuassero ad adottare tale schema
arricchito di altre informazioni nella
fase valutativa del cliente; oggi, l’or-
gano di vigilanza ha disposto che la
richiesta deve:
	Ÿ Risultare da documentazione for-
male;
	Ÿ Essere sottoscritta dal/i soggetto/i
interessato/i;
	Ÿ Evidenziare l’importo e la durata
del credito richiesto;
	Ÿ Contenere la valutazione delle
eventuali garanzie prestate.
Le tipologie di informazioni ge-
neralmente contenute della pratica di
fido sono 2:
1. Informazioni sul soggetto richie-
dente
2. Informazioni sulle caratteristiche
dell’affidamento richiesto.
CLAUDIO CHIACCHIERINI, ALESSANDRO FISCHETTI, VINCENZO PERRONE
RUBRICHE138
Le informazioni sul soggetto (im-
presa) sono generalmente le seguenti
	Ÿ Ragione o denominazione sociale;
	Ÿ Generalità dei soci con posizione
rilevante e delle persone che ri-
coprono cariche sociali all’inter-
no dell’impresa stessa, indicando
anche i poteri loro attribuiti per
l’ordinaria e la straordinaria am-
ministrazione;
	Ÿ L’ubicazione della sede legale, am-
ministrativa ed operativa;
	Ÿ Notizie sulla struttura tecni-
co-produttiva, commerciale, am-
ministrativa e delle risorse umane;
	Ÿ La situazione attuale e prospettica
del settore economico e dei mer-
cati in cui l’impresa si trova ad
operare;
	Ÿ Nel caso di gruppo societario, i
collegamenti patrimoniali, diretti
ed indiretti, con le società parte-
cipate;
	Ÿ I bilanci degli ultimi tre esercizi;
	Ÿ I programmi di investimento for-
mulati per gli anni successivi e i
relativi piani di copertura;
	Ÿ Il bilancio previsionale dell’anno
seguente a quello in cui viene ef-
fettuata la domanda (o, in man-
canza, le aspettative riguardanti
il volume d’affari ed i principali
risultati economici).
Alla domanda di finanziamento il
soggetto deve inoltre allegare: − Co-
pia dell’ultima dichiarazione dei red-
diti; − Copia che attesti la composi-
zione del nucleo famigliare.
Ottenuta la documentazione la
pratica di fido si articola in 5 fasi
principali:
1. Analisi delle qualità personali del
richiedente;
2. Verifica degli aspetti formali della
documentazione raccolta;
3. Analisi di tipo qualitativo;
4. Analisi di tipo quantitativo;
5. Valutazione di sintesi e monito-
raggio delle posizioni in essere.
Ciascuna fase richiede capacità e
competenze diverse, accessi a banche
dati (CRIF7
, CRBI8
, CRIC9
, etc.) ca-
pacità di giudizio.
Abbiamo voluto descrivere, sep-
pur sommariamente, cosa vuol dire
per un istituto di credito elabora-
re una PEF per chiarire che non si
tratta di un processo né semplice e
neanche del tutto automatizzabile.
Valutare il merito creditizio di una
impresa è un processo complesso e
difficilmente standardizzabile. Ma
allora che fare?
Oggi la maggior parte delle ban-
che lo gestiscono in maniera sequen-
ziale. La filiale o il centro impresa
gestisce la relazione, effettua l’istrut-
toria, la inoltra all’organo deputato
alla elaborazione della pratica di fido
7 Centrale rischi privata e consiste in un sistema di
informazioni creditizie di tipo positivo e negativo
che raccoglie al suo interno i dati forniti diretta-
mente dagli Enti finanziatori
8 Centrale Rischi Banca d’Italia
9 Centrale Rischi Importi Contenuti
LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO 2.0: INNOVARE PER COMPETERE
139RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 3 - 4 / 2015
che eventualmente richiede informa-
zioni complementari. Solo al termi-
ne del procedimento si è in grado di
conoscerne l’esito: in genere alla fine
di un periodo che dura alcune setti-
mane.
Il corporate office 2.0 non si pone
l’obiettivo di “banalizzare” le valuta-
zioni o affidarle ad un sistema diverso
di scoring, bensi di ridurre il numero
di pratiche effettivamente elaborate
dalle strutture della banca dedicate
allo scopo e di gestire meglio quelle
meritevoli delle attenzioni dell’istitu-
to di credito. Come?
Di seguito riportiamo una tabella
relativa a 7 attività che abbiamo iden-
tificato come critiche e “time consu-
ming”. Con opportuni interventi è
possibile migliorare sensibilmente
l’efficienza di questi processi in am-
bito bancario.
Attività Oggi Corporate OFFICE 2.0
1. Elaborazione profilo di
rischio
Effettuato al termine del proces-
so di valutazione dalle strutture
centrali
La prevalutazione è effettuata in
tempo reale già al primo contatto
commerciale
2. Valutazione Fascia di
Merito per attribuzione
garanzia diretta del MCC
Effettuato al termine del proces-
so di valutazione dalle strutture
centrali
La prevalutazione è effettuata in
tempo reale già al primo contatto
commerciale
3. Digitazione dati ana-
grafici del soggetto del
richiedente e delle parti
correlate
Caricate manualmente o da altre
procedure interne
Importate in tempo reale dai regi-
stri ufficiali
4. Caricamento informazio-
ni contabili di periodo
Digitate manualmente diretta-
mente o da strutture esterne
Caricate ed elaborate in tempo
reale da semplici fogli di calcolo
5. Elaborazione proiezione
economico, patrimoniale
e finanziaria (Business
Plan)
Richieste al cliente o demandate
a professionisti esterni
Elaborati in tempo reale con il
cliente ottenendo subito una
prima indicazione del profilo di
rischio atteso
6. Valutazione Business
Plan prodotto dal Cliente
Effettuata in maniera soggettiva Valutato in maniera automatica
con attribuzione del profilo di
rischio atteso
7. Monitoraggio attivo me-
rito creditizio
Effettuata saltuariamente Effettuata sistematicamente sia
in maniera automatica che utiliz-
zando le informazioni aggiornate
prodotte dal cliente
Tutto ciò oggi è possibile grazie
alla tecnologia e alle nuove e diver-
se funzionalità messe a disposizione.
I sistemi di valutazione possono es-
sere condivisi tra centro e periferia
definendo opportunamente i criteri
e i livelli di accesso alle informazioni
(maggiori al centro e limitati al por-
CLAUDIO CHIACCHIERINI, ALESSANDRO FISCHETTI, VINCENZO PERRONE
RUBRICHE140
tafoglio in periferia), la profondità e
quantità delle informazioni disponi-
bili, la tipologia di risposte e di ela-
borazioni.
Tutto questo oggi è supportato
da una piattaforme software, che ol-
tre a fornire una ambiente di lavoro
ulteriormente personalizzabile sugli
effettivi processi di lavoro interni alla
Banca, ha elaborato un sistema di ra-
ting diverso rispetto a quelli tradizio-
nali. Tale sistemamuove dal principio
per il quale si ritiene che la corretta
valutazione di affidabilità di un sog-
getto non possa prescindere dai se-
guenti elementi:
	Ÿ Il bilancio, che costituisce la base
informativa primaria unitamente
al business plan aziendale
	Ÿ La valutazione del rischio, che
non può fare a meno dalla capaci-
tà interpretativa dell’operatore
	Ÿ Lo score, che non puo’ essere pun-
tale (un numero secco) ma deve
essere calcolato per ciascun anno
o situazione contabile. L’analisi
del trend è, infatti, talvolta più
importante dell’informazione sul
singolo anno
	Ÿ Contrariamente a quanto previsto
dalle prassi in uso, lo score non
dovrebbe ambire ad attribuire una
probabilità di default su una scala
continua (da 0 al 100%) divise in
un numero elevato di classi, bensì
ad all’identificazione di un nume-
ro limitato di classi a cui corri-
spondi altrettante azioni (es. buo-
no, medio, cattivo o rosso, giallo,
verde) in quanto l’incremento del
numero di classi di riferimento
non corrisponde ad egual capacità
di differenziare l’effettivo profilo
di rischio delle imprese valuta-
te. Ciò è motivato dal fatto che
differenziare gli accantonamenti
patrimoniali per imprese con pro-
babilità lievemente differenti tra
loro non consente di effettuare
una protezione del rischio coeren-
te con il reale rischio delle imprese
affidate
Infine va ricordato che oggi il
mercato offre un largo numero di
score calcolati con criteri e modali-
tàche hanno tutti il medesimo obiet-
tivo di calcolare la PD o probabilità
di default.
ll sistema, per processare milioni
di pratiche all’anno, deve necessaria-
mente ricorrere ad algoritmi in grado
di automatizzare quanto più possibile
i processi per attribuire un profilo di
rischio sulla base del quale prendere
le decisioni creditizie.
Istituti di credito, rating agency,
ed esperti da anni lavorano per elabo-
rare modelli predittivi in grado di as-
sociare una “classe” di rischio ad una
impresa. I modelli Logit occupano
la scena, ma esistono altri algoritmi
più o meno complessi che puntano
allo stesso obiettivo.10
Alcuni modelli
danno maggior valore a variabili con-
tabili, altri ai rapporti cliente-forni-
tore, altri ancora alle variabili “soft”
10 Il Leanus® Score è uno di questi
LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO 2.0: INNOVARE PER COMPETERE
141RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 3 - 4 / 2015
quali appartenenza ad un settore, ad
un area geografica, etc. Quasi tutti,
tendono a proporre un metodo infal-
libile, a volte con l’idea implicita che
il sistema possa un giorno sostituire
in automatico la sensibilità e l’espe-
rienza del Credit Manager. O dando
a quest’ultimo l’opportunità di non
impegnarsi professionalmente, limi-
tandosi invece a comunicare al clien-
te quanto “la macchina” ha deciso per
lui.
La maggior parte dei modelli pro-
ducono un giudizio finale su una sca-
la che varia da “AAA” a “D”, etc.La
distribuzione delle imprese su queste
scale mostra una curva di Gauss pres-
soché perfetta. Nelle code vanno le
imprese ottime o quelle meno affida-
bili. La maggior parte delle imprese,
si posizionano nelle classi intermedie,
proprio laddove la probabilità di er-
rore di valutazione è più elevata. Tra-
dotta in termini statistici (ma anche
pratici), supponendo che solo il 10%
delle imprese si equi-distribuisca sulle
code, la probabilità di default di una
impresa AAA è minore del 5%, men-
tre la probabilità di default di una
impresa D è maggiore del 95%.
Tutte le altre imprese hanno una
probabilità di default crescente man
mano che si attraversa la scala dal giu-
dizio più basso a quello più elevato.
Leggendo le descrizioni di due
classi contigue emergono con forza
molti
Dubbi sull’effettiva possibilità di
differenziare la solidità delle imprese
attraverso l’attribuzione di un giudi-
zio intermedio.
Ÿ “BB - Azienda con capacità di ri-
spettare gli impegni finanziari nel
breve termine, ma con dubbia ca-
pacità di rimborso in future condi-
zioni economiche, congiunturali e
politiche avverse.
Ÿ B - Azienda ancora più vulnerabi-
le a condizioni economiche avverse
anche se attualmente capace di ri-
spettare gli impegni finanziari. “
Probabilmente la distinzione è ne-
cessaria per determinare la quantità
di capitale da assorbire ma difficil-
mente è in grado di fornire un valido
supporto per comprendere l’effettiva
capacità dell’impresa di far fronte
ai propri impegni correnti e futu-
ri. Inoltre, è davvero possibile rap-
presentare la probabilità di default di
un’impresa attraverso un algoritmo e
un numero? La storia, le statistiche,
i report su sofferenza e incagli, e so-
prattutto il buon senso porterebbero
a concludere che non lo è. Sarebbe
come poter stabilire lo stato di salute
di un individuo, inserendo in un al-
goritmo dati di alimentazione, storia
familiare, abitudini sportive, esami
etc. Certo è possibile delineare un
quadro ma certamente non si riusci-
rebbe ad intercettare altre patologie
più nascoste e altrettanto letali che
solo lo scrupoloso intervento dello
specialista può portare a scoprire.
CLAUDIO CHIACCHIERINI, ALESSANDRO FISCHETTI, VINCENZO PERRONE
RUBRICHE142
3.3. Il monitoraggio in continuo delle
PMI affidate
Alla fine del processo di valutazio-
ne del merito creditizio la piccola e
media impresa che ottiene un giudi-
zio positivo viene finanziata.. Ma la
vita economica di una azienda è un
continuum nel quale le scadenze for-
mali e contabili rappresentano cesu-
re convenzionali. In un organismo
sociale vivo come l’impresa invece i
cambiamenti sono continui: si effet-
tuano variazioni di capitale, magari
in corrispondenza dell’ingresso di un
nuovo socio; si perdono o si acqui-
siscono clienti importanti; si aprono
nuovi impianti produttivi; si stabi-
liscono accordi di joint venture con
altre imprese, magari straniere etc.
Si tratta di eventi economici in gra-
do di modificare il profilo di rischio
dell’impresa affidata. Ognuno di que-
sti eventi però oggi lascia una traccia
digitale ed esistono tutte le risorse,
nell’epoca di big data, per raccogliere
queste tracce con appropriati sensori
ed elaborarle continuando a moni-
torare con maggiore assiduità l’evo-
luzione della gestione dell’azienda
cliente. Il successo degli orologi o dei
bracciali digitali che sempre più per-
sone portano addosso per monitorare
ormai qualsiasi azione e connessa va-
riazione dei parametri vitali (battito
cardiaco, consumo calorico, livello
di idratazione del corpo, etc.) è una
buon esempio di quanto oggi sia rite-
nuto importante controllarsi in con-
tinuo per verificare il proprio stato di
salute. Risorse tecnologiche analoghe
possono essere impiegate anche per
controllare in continuo lo stato di sa-
lute di una impresa. Anche quando
ha dimensioni ridotte e non può as-
sorbire risorse aziendali paragonabili
a quelle che le banche dedicano ai
propri clienti maggiori per dimensio-
ni e importi finanziati. Facendo leva
sulla tecnologia, sulla diffusione dei
sistemi ERP e su internet, questo mo-
nitoraggio può essere esteso a grandi
numeri di piccoli account. In questo
modo si dovrebbe essere in grado sia
di dare una migliore assistenza ai pro-
pri clienti, dimostrandosi attenti e
pronti ad offrire, al momento giusto
e su un tema specifico, un supporto
consulenziale che potrebbe generare
redditi aggiuntivi. Ma si potrebbero
soprattutto evitare brutte sorprese.
Peraltroscoperte troppo tardi per po-
tervi porre rimedio. Seguire l’evolu-
zione dell’impresa affidata dal mo-
mento in cui è stato deciso il credito
e per tutti i giorni successivi, può fare
la differenza quindi sia rispetto ai ri-
sultati della banca che con riguardo
al livello di soddisfazione del cliente.
Ovviamente di quello che non ha
nulla da temere nel vedere nella ban-
ca un partner da tenere informato
piuttosto che un controllore ottuso
da cui stare alla larga o di cui appro-
fittarsi alla prima occasione utile.
LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO 2.0: INNOVARE PER COMPETERE
143RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 3 - 4 / 2015
3.3.1. Sistemi informativi automa-
tizzati di supporto al monitoraggio in
continuo delle PMI affidate
Sono disponibili per le banche di
piccole e medie dimensioni radicate
in un territorio nel quale vogliono
differenziarsi per la qualità del servi-
zio che offrono ai piccoli imprendito-
ri, piattaforme informatiche in grado
di consentire un monitoraggio simi-
le a quello che abbiamo descritto, a
costi contenuti e senza richiedere
implementazioni complesse dal pun-
to di vista tecnico. Queste soluzioni
web based non solo offrono i consue-
ti alert in caso di variazioni rilevanti
riscontrate dal registro imprese (de-
posito bilancio, variazione soci, etc),
ma consentono anche di:
Ÿ Interpretare i dati andamentali e
ricalcolare in tempo reale il profilo
di rischio aziendale
Ÿ Incrociare informazioni contabili
elementari (Ricavi, Cassa, Crediti
Clienti, Debiti Fornitori) e valu-
tare ed evidenziare eventuali ano-
malie.
Ÿ Confrontare i dati del business
plan prodotto per ottenere l’affi-
damento con i dati andamentali
nel corso degli anni.
Il gestore in questo modo è in
grado di incrociare le informazioni
ottenute dal cliente con quelle pub-
blicamente disponibili e di sintetiz-
zarne l’elaborazione in un cruscotto
di indicatori che lo aggiornano circa
l’evoluzione della gestione dell’im-
presa affidata.
4. Gettare un ponte tra banca e
impresa per scavalcare la crisi
Sono decenniche si invoca un mi-
glioramento nel rapporto tra banche
e imprese in Italia, con specifico ri-
ferimento al mondo delle PMI che
costituiscono larga parte del nostro
tessuto industriale. Alle prime si rim-
provera il fatto di non sapere andare
oltre le garanzie, arrivando a valutare
presente e futuro competitivo delle
aziende sane che chiedono di essere
sostenute nella propria vita econo-
mica. Le seconde sembrano incapaci
di raccontarsi nel modo che serve ad
una banca per prendere una decisione
informata e poco disposte ad aprirsi
in una reale partnership orientata al
futuro: in questo modo però le im-
prese rischiano di rendere indistingu-
ibile chi è alla testa di un azienda bi-
sognosa di fondi ma con un progetto
economico sano e redditizio, da chi
a quei fondi sarà incapace di offrire
un utilizzo remunerativo. La crisi
degli ultimi sette anni ha ulterior-
mente allargato questa distanza con
esiti drammatici sia per i bilanci delle
aziende di credito che per le prospet-
tive di crescita, quando non proprio
di mera sopravvivenza delle nostre
imprese. In questo articolo abbiamo
cercato di dimostrare che non si può
CLAUDIO CHIACCHIERINI, ALESSANDRO FISCHETTI, VINCENZO PERRONE
RUBRICHE144
più aspettare, accontentandosi di de-
nunciare il problema o di dedicarvi
qualche bel convegno: oggi la tecno-
logia e la scienza dell’organizzazione
offrono anche alle banche di piccola
dimensione,ma forti di un reale radi-
camento nel proprio territorio, l’oc-
casione di avvicinare le parti in modo
sostanziale quanto utile, gettando un
ponte che deve essere raccolto e soste-
nuto anche dalle imprese. In questo
modo è possibile migliorare l’efficacia
delle decisioni di affidamento. Usan-
do sistemi di supporto alle decisioni
è possibile infatti ridurre quelli che
nel linguaggio della ricerca scientifica
vengono indicati come errori di tipo
1 e 2. Ovvero riconoscere i “falsi posi-
tivi” (aziende che sembrano non esse-
re in salute economica, quando inve-
ce lo sono, e che per questo vengono
scartate dalle banche) e i “falsi nega-
tivi” (aziende che passano indenni i
controlli oggi più diffusi in ambito
bancario ma che non hanno invece la
forza economica e manageriale suffi-
ciente per restituire in futuro il finan-
ziamento). Per aumentare l’efficacia
nella valutazione non basta investire
in tecnologia e nelle basi dati: occorre
anche cambiare l’organizzazione ri-
definendo il ruolo sia dell’operatore
in contatto con le imprese in filiale,
sia di quello che abbiamo chiamato
corporate office “2.0”, o “evoluto”,
al centro. E’ soprattutto qui che pro-
fessionisti selezionati in base alle loro
competenze economiche e di analisi
di bilancio, esperti di settori indu-
striali e capaci di valutare un business
plan, liberati da attività di routine a
basso o nullo valore aggiunto e soste-
nuti dalla tecnologia, possono fare la
differenza nel rapporto con le impre-
se clienti. Occorre cambiare modello
organizzativo, gestione del rapporto
centro-periferia, deleghe attribuita
alla periferia, criteri di selezione del
personale corporate, sistemi di sup-
porto alle decisioni e modalità di for-
mazione e sviluppo del personale, per
andare in questa direzione e coglier-
ne i frutti. Alcune aziende di credi-
to lo stanno già facendo. E saranno
presto imitate da altre anche perché
abbiamo visto come sia possibile mi-
gliorare l’efficacia nel modo descritto
senza andare a scapito dell’efficien-
za o del livello di servizio al cliente.
Ma anzi migliorando entrambi. La
distinzione di un sotto-processo di
prevalutazione commerciale nell’am-
bito del processo complessivo di va-
lutazione del merito creditizio può
abbreviare i tempi di risposta del si-
stema dando al cliente imprenditore
indicazioni preziose in tempo utile.
L’automazione di tutti gli interventi
manuali di data entry e di aggiorna-
mento delle basi dati può consentire
ulteriori risparmi nei costi e riduzioni
nei tempi operativi. Mentre i siste-
mi di monitoraggio in continuo che
abbiamo descritto possono rendere
più infrequenti le “sorprese” negative
nella relazione tra banca e impresa.
A patto che questa sia davvero una
partnership, basata su trasparenza
e quindi fiducia da entrambi i lati.
Abbiamo allora trovato la soluzione
LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO 2.0: INNOVARE PER COMPETERE
145RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 3 - 4 / 2015
per la crisi nella quale si dibattono le
nostre imprese e tutto il nostro pae-
se, con accenti negativi che ne fanno
uno sconfortante unicum, per molti
versi, nel panorama europeo? Non
è per smorzare l’ottimismo che noi
stessi speriamo di avere suscitato che
vogliamo chiudere riconoscendo un
fondamentale, quanto troppo spesso
trascurato, dato di realtà. Le banche
possono cambiare, possono mettere
più acume economico e di business e
meno pigro affidamento alle garanzie
nelle loro decisioni di credito alle pic-
cole e medie imprese, possono sfrut-
tare al meglio il meglio che oggi la
tecnologia offre dimostrandosi capaci
di innovare i propri modelli gestiona-
li ed organizzativi. Ma non spetta a
loro trasformare la liquidità in reddi-
tività. Così come non basta allagare
un terreno perché vi spunti il riso,
non basta la disponibilità di denaro
per rendere una impresa competitiva
e un imprenditore capace di generare
valore qui e nel mondo globalizzato
nel quale viviamo. Per questo servono
creatività, ottimi prodotti, capacità
di circondarsi di persone di talento,
cura dei propri clienti, disponibilità
a crescere e a gestire la complessità
delegando quando si può e quando
si deve. Non si può chiedere alla fi-
nanza quello che l’economia reale del
nostro Paese non riesce a fare. Spetta
alle imprese creare e difendere una
qualche forma di vantaggio compe-
titivo sostenibile che le consenta di
dare un ritorno adeguato al capitale
investito e a quello di terzi. Le ban-
che consapevoli dell’importanza della
strategia e dell’organizzazione del-
le imprese clienti possono e devono
scoprire nuovi ruoli: nel sostegno alla
internazionalizzazione delle imprese
clienti così come nella facilitazione
dei processi di aggregazione di più
imprese. Ma è solo distinguendo i
propri ruoli in una partnership reale
ed orientata ad un obiettivo comune
che è possibile dare al nostro sistema
economico qualche speranza in più
di riscossa. Anche per merito delle
nostre banche.
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È vietata la riproduzione degli articoli e note senza preventivo consenso della Direzione.
Finito di stampare nel mese di luglio 2015 presso Press Up, Roma

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  • 1. RIVISTA BANCARIA MINERVA BANCARIA ISTITUTO DI CULTURA BANCARIA «FRANCESCO PARRILLO» Maggio-Agosto 2015 Tariffa Regime Libero:-Poste Italiane S.p.a.-Spedizione in abbonamento Postale-70%-DCB Roma3-4 www.rivistabancaria.it
  • 2. RIVISTA BANCARIA MINERVA BANCARIA COMITATO SCIENTIFICO (Editorial board) PRESIDENTE (Editor): GIORGIO DI GIORGIO, Università LUISS Guido Carli, Roma MEMBRI DEL COMITATO (Associate Editors): PIETRO ALESSANDRINI, Università Politecnica delle Marche PAOLO ANGELINI. Banca d’Italia PIERFRANCESCO ASSO, Università degli Studi di Palermo EMILIA BONACCORSI DI PATTI, Banca d’Italia CONCETTA BRESCIA MORRA, Università degli Studi del Sannio FRANCESCO CANNATA, Banca d’Italia ALESSANDRO CARRETTA, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” ENRICO MARIA CERVELLATI, Università di Bologna NICOLA CETORELLI, New York Federal Reserve Bank N.K. CHIDAMBARAN, Fordham University MARIO COMANA, LUISS Guido Carli GIANNI DE NICOLÒ, International Monetary Fund RITA D’ECCLESIA, Università degli Studi di Roma “La Sapienza” GIOVANNI DELL’ARICCIA, International Monetary Fund STEFANO DELL’ATTI, Università degli Studi di Foggia GIORGIO DI GIORGIO, LUISS Guido Carli CARMINE DI NOIA, ASSONIME LUCA ENRIQUES, University of Oxford GIOVANNI FERRI, Università LUMSA FRANCO FIORDELISI, Università degli Studi “Roma Tre” LUCA FIORITO, Università degli Studi di Palermo FABIO FORTUNA, Università Niccolò Cusano EUGENIO GAIOTTI, Banca d’Italia GUR HUBERMAN, Columbia University AMIN N. KHALAF, Ernst & Young RAFFAELE LENER, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” NADIA LINCIANO, CONSOB PINA MURÉ, Università degli Studi di Roma “La Sapienza” FABIO PANETTA, Banca d’Italia ALBERTO FRANCO POZZOLO, Università degli Studi del Molise ZENO ROTONDI, Unicredit Group ANDREA SIRONI, Università Bocconi MARIO STELLA RICHTER, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” MARTI SUBRAHMANYAM, New York University ALBERTO ZAZZARO, Università Politecnica delle Marche Comitato Accettazione Saggi e Contributi: GIORGIO DI GIORGIO (editor in chief) - Alberto Pozzolo (co-editor) Mario Stella Richter (co-editor) - Domenico Curcio (assistant editor) ISTITUTO DI CULTURA BANCARIA «FRANCESCO PARRILLO» PRESIDENTE CLAUDIO CHIACCHIERINI VICE PRESIDENTI MARIO CATALDO - GIOVANNI PARRILLO CONSIGLIO TANCREDI BIANCHI, GIAN GIACOMO FAVERIO, ANTONIO FAZIO, GIUSEPPE GUARINO, PAOLA LEONE, ANTONIO MARZANO, FRANCESCO MINOTTI, PINA MURÈ, FULVIO MILANO, ERCOLE P. PELLICANO’, CARLO SALVATORI, MARIO SARCINELLI, FRANCO VARETTO In copertina: “Un banchiere e sua moglie” (1514) di Quentin Metsys (Lovanio, 1466 - Anversa, 1530), Museo del Louvre - Parigi.
  • 3. Editoriale G. DI GIORGIO L’assicurazione dei depositi e il completamento dell’Unione Bancaria ............................................................ 3 Saggi F. BALDI, Il finanziamento del capitale circolante delle piccole G. MURANO e medie imprese mediante emissione di cambiali finanziarie: opportunità o vincolo?................... 7 G. FERRI, Il ruolo delle garanzie creditizie in Italia: P. MURRO, l’evidenza proveniente dall’indagine sui Confidi Z. ROTONDI UniCredit-CASMEF LUISS Guido Carli ........................ 47 G. CHESINI, Le reti di imprese e il loro finanziamento ......................... 73 E. GIARETTA Rubriche Il Rating Confidi in Unicredit (E. Giovannini)........................................................................................................... 111 Il ruolo delle garanzie Confidi. Tendenze in atto tra crisi e segnali di ripartenza. (R. Remondi) ............................................................................................................... 117 Garanzie: mutualità e innovazione al centro dell’Agenda (A. Carpinella)............................................................................................................. 121 La valutazione del merito creditizio 2.0: innovare per competere (C. Chiacchierini, A. Fischetti, V. Perrone) ................................................................. 125 The Case for Considering Senior, Secured Floating-Rate Bank Loans (Franklin Floating Rate Debt Group) ......................................................................... 147 Le nuove prospettive di investimento per le compagnie assicurative. L’erogazione del credito. (Intervista ad Andrea Battista - A.D. Eurovita Assicurazioni) .................................. 157 Credito alle famiglie: nel 2014 cala ancora l’importo medio erogato ma il 2015 si apre con segnali di ripresa (D. Battistelli, G. Costantino)..................................................................................... 163 Bankpedia: Microcredito (D. D’Angelo) ............................................ 169 Recensioni L. Becchetti - G. Florio, Dio e Mammona. Dialogo tra un economista e un biblista su economia, etica e mercato (L. Paliotta) .............................................. 179 RIVISTA BANCARIAMINERVA BANCARIA ANNO LXXI (NUOVA SERIE) MAGGIO-AGOSTO 2015 N. 3-4 Presidente del Comitato Scientifico: Giorgio Di Giorgio Direttore Responsabile: Giovanni Parrillo Comitato di Redazione: Eloisa Campioni, Mario Cataldo, Giovanni Nicola De Vito, Vincenzo Formisano, Stefano Marzioni, Biancamaria Raganelli, Giovanni Scanagatta, Giuseppe Zito e.mail: redazione@rivistabancaria.it - amministrazione@rivistabancaria.it Amministrazione: presso P&B Gestioni Srl, Viale di Villa Massimo, 29 - 00161 – Roma - tel. +39 06 45437321- fax +39 06 45437325 Spedizione in abbonamento postale - Pubblicazione bimestrale - 70% - Roma ISSN: 1594-7556 La Rivista è accreditata AIDEA e SIE Econ.Lit SOMMARIO
  • 4. RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 3 - 4 / 2015 125 1. Introduzione In questo momento di grave crisi per il nostro Paese e per gran parte dell’Europa, tutti invocano la necessi- tà che le banche finanzino le imprese e quindi la ripresa economica. Anche il quantitativeeasing voluto dal presi- dente della BCE, Mario Draghi sareb- be una inutile inondazione di danaro fresco di stampa se non si traducesse in investimenti e consumi, grazie alla capacità delle banche di fare da vo- lano nell’innescare finalmente la cre- scita della nostra economia. Riflettori puntati quindi sulla capacità delle banche di tornare a fare il loro me- stiere, ovvero di finanziare imprese e progetti capaci di produrre abbastan- za valore da remunerare e restituire il LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO 2.0: INNOVARE PER COMPETERE CLAUDIO CHIACCHIERINI* ALESSANDRO FISCHETTI** VINCENZO PERRONE*** debito. Come ha ricordato recente- mente il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, le banche non possono però finanziare tutte le imprese in modo indiscriminato: devono scegliere chi merita fiducia, distinguendolo da chi invece no. Questa decisione è facile solo nei casi estremi: quale banca ad esempio non concederebbe un presti- to ad una Apple di casa nostra, capace di rendimenti a tre cifre percentuali e con una riserva di cassa pari al Pil di un piccolo stato europeo? Peccato che di aziende così ce ne siano poche. Quelle poche appetite e corteggiate da qualsiasi banca, il che ovviamen- te abbassa il rendimento dell’opera- zione di finanziamento. Per non dire del fatto che si tratta di aziende che preferiscono l’autofinanziamento o la borsa al sistema creditizio, quando si tratta di soddisfare i propri fabbiso- gni finanziari. Altrettanto semplice dovrebbe essere decidere sul caso op- posto (anche se vedremo che in realtà nel nostro Paese le cose non sono an- * Professore Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Milano ** Amministratore, Leanus ©, esperto di analisi e va- lutazione dei dati d’impresa, Milano *** Professore Ordinario di Organizzazione Aziendale, Università Bocconi, Milano
  • 5. CLAUDIO CHIACCHIERINI, ALESSANDRO FISCHETTI, VINCENZO PERRONE RUBRICHE126 date sempre così): chi darebbe il de- naro proprio, o dei propri depositan- ti o della Bce, ad aziende decotte, in perdita già al primo margine, senza prospettive in settori destinati ad es- sere travolti dalla globalizzazione? La capacità competitiva di una banca sta tutta nell’agire meglio dei concorren- ti nel rapporto con tutte le imprese, e in particolare con le PMI che ne co- stituiscono la stragrande maggioran- za in Italia, che si trovano nel mezzo tra questi due estremi. Riconoscere e sostenere le aziende affidabili e remu- nerative in questo vasto e variegato insieme, significa riuscire a centra- reuna serie di obiettivi essenziali: Ÿ sostenere davvero la crescita dell’e- conomia Ÿ remunerare il capitale investito nella attività della banca a tassi superiori alla media del proprio settore Ÿ offrire il miglior servizio ai mi- gliori clienti stabilendo rapporti di partnership proiettabili nel fu- turo Ÿ associare l’offerta di denaro a programmi di sviluppo reali e in grado di produrre effetti durevoli anche nel medio lungo periodo. Riteniamo che le banche, e in par- ticolare quelle di medie dimensioni con un ambito di attività nazionale quando non addirittura locale,abbia- nola grande opportunità di agire per prime sfruttando la maggior vicinan- za al territorio, la maggior conoscen- za delle effettive esigenze del tessuto imprenditoriale e soprattutto la mag- gior flessibilità nel prendere le deci- sioni.L’esperienza maturata sul cam- po al servizio di imprese e di banche piccole e dinamiche, ci suggerisce i seguenti ambiti di intervento che sa- ranno illustrati più diffusamente nei paragrafi seguenti: Ÿ revisione dei sistemi di valutazio- ne del rischio, con automazione delle fasi a basso valore aggiunto (e.g. data entry ed elaborazione di dati), e spostamento di tempo ed attenzione degli specialisti verso le attività di valutazione sostanziale del merito di credito, che si tra- duce anche in una valutazione di merito della capacità di una im- presa di godere di un qualche van- taggio competitivo che ne assicuri la redditività nel tempo Ÿ miglioramento a questo fine del- la professionalità degli operatori dedicati a queste attività e delle strutture organizzative nelle quali operano Ÿ revisione dei processi organizza- tivi che portano alla valutazione del merito creditizio in modo da mettere al centro le esigenze del cliente, automatizzare e velociz- zare le fasi di analisi, distinguere e coordinare in modo opportuno le attività commerciali e quelle di valutazione del rischio Ÿ mantenere monitorate nel tem- po le aziende affidate in modo da
  • 6. LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO 2.0: INNOVARE PER COMPETERE 127RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 3 - 4 / 2015 percepire in anticipo i segnali di deterioramento o miglioramento della loro situazione, per valutare specifici progetti di investimento da queste individuati e per appro- fondire la conoscenza dei diversi settori industriali 2. Non è solo questione di credit crunch: problemi noti nel rapporto tra banca e impresa Cambiare verso al rapporto tra banca e impresa non è solo una questione di maggiore liquidità pro- veniente da Francoforte. Come ha ammonito a suo tempo Von Mises, insieme ad altri economisti della co- siddetta “scuola austriaca”, la com- binazione di tassi di interesse molto bassi e ampia disponibilità di liquidi- tà potrebbe portare a scelte di finan- ziamento sbagliate per le quali anche progetti a redditività nulla quando non addirittura negativa verrebbero ingiustamente sostenuti dalle ban- che, con il risultato di ricreare le con- dizioni di crisi dopo un momentaneo miglioramento. Ci pare che questo rischio esista nel nostro sistema e sia antecedente alla crisi che stiamo vi- vendo, anche se quest’ultima lo ha sicuramente accentuato. Per dimo- strare che la questione dell’efficacia nella gestione del credito alle imprese (ovvero della necessità di indirizzare le risorse verso imprese e progetti re- munerativi, scartando in modo mira- to quelli che non lo sono) è al cuore del problema di cui ci stiamo occu- pando, abbiamo analizzato il bilancio di un campione significativo di azien- de italiane. Questa, come altre analisi che seguono, è stata realizzata utiliz- zando Leanus una piattaforma web based di analisi dei dati di bilancio delle imprese1 .Si tratta in questo caso di oltre 1500 imprese italiane tra i 10 e i 25 milioni di euro di fatturato. Ci siamo volutamente concentrati sui loro dati di bilancio riferiti al 2013 (anno per il quale sono disponibili i dati ufficiali più recenti di Infocame- re) perché la sfida di una maggiore ef- ficacia nelle decisioni di affidamento va vinta nel nostro Paese proprio in questo segmento delle PMI. La figu- ra 1 riporta una sintesi dei risultati economici di queste imprese divise in una matrice a quattro celle co- struita sulla base di due dimensioni. Da una parte il tasso di crescita del fatturato rispetto all’anno precedente che porta a distinguere le aziende “in crescita” (con tasso superiore al 7%) da quelle “stagnanti” (con variazio- ne dei Ricavi inferiore a quella soglia o negativa). Dall’altra vi è il Leanus score2 , un indicatore della solidità 1 Leanus (www.leanus.it e www.leanusdb.com) è una piattaforma di servizi di analisi ed elaborazio- ne di dati ed informazioni aziendali. Leanus opera in Italia sul segmento Banche e Large Corporate e, attraverso Zucchetti Spa, sul segmento dei Profes- sionisti. Grazie agli accordi con Informa D&B e Bisnode D&B, Leanus è distribuito sul territorio Spagnolo e Svizzero. 2 Il Leanus score è un algoritmo di calcolo della PD (probabilità di default) elaborato utilizzando una metodologia di analisi delle serie storiche (e per-
  • 7. CLAUDIO CHIACCHIERINI, ALESSANDRO FISCHETTI, VINCENZO PERRONE RUBRICHE128 patrimoniale e finanziaria delle stesse imprese. Questo indicatore identifica 3 profili di rischio: Ÿ Rischio basso (o probabilità sta- tistica di default inferiore al 5%) quando supera la soglia conven- zionale di 3. Le imprese con Le- anus Score maggiore di 3 possono pertanto essere considerate “soli- de”. Ÿ Rischio medio quando l’indicato- re è compreso tra 1.8 e 3. In questi casi è necessario effettuare ulterio- ri valutazioni per associare il profi- lo di rischio all’impresa Ÿ Rischio elevato quando il Leanus score è inferiore a 1.8 La maggior concentrazione delle imprese si trova tra i valori -1 (rischio elevato) e 7 (rischio basso). I valori estremi (-40, + 40) identificano ri- spettivamente imprese in dissesto finanziario (es. Abbattimento del ca- pitale sociale) o imprese con perfetto equilibrio economico patrimoniale e finanziario (Ottime marginalità, zero debiti, ben patrimonializzate, etc). Il dato più significativo ai fini di questa analisi è quello racchiuso nei cerchi: si tratta dei milioni di euro affidati mediamente a ciascuna di queste im- prese dal sistema bancario3 . La prima tanto distante dai criteri di determinazione appli- cati per i modelli Logit). Il Leanus Score, varia tra -40 e + 40 identifica solo 3 classi di rischio (alto, medio, basso) ed è calcolato su tutti i periodi con- tabili disponibili 3 Si veda anche l’articolo realizzato da The Boston Consulting Group in collaborazione con Leanuse pubblicato su Harvard Business Review Italia nel Dicembre 2013 cosa da notare è che per ogni milione dato alle imprese “Star” (solide e in crescita) ce ne sono ben tre che sof- frono insieme alle imprese “Stuck” (tese e stagnanti). Pensiamo che non si possa imputare questo squilibrio solo alla crisi o a unfisiologico tasso di rischio dell’attività di impresa. Abbia- mo infatti realizzato altre analisi, che per brevità non riportiamo qui, sem- pre con la nostra piattaforma e uti- lizzando gli stessi indicatori di valu- tazione, questa volta applicati a serie storiche rilevanti di bilanci di imprese di queste dimensioni. Volevamo veri- ficare se era possibile riconoscere in anticipo (per esempio osservando il deterioramento progressivo del Lea- nus score e/o dello z score di Altman, piuttosto che di altri indicatori di ri- schio)il peggiorare della situazione di una azienda prima che questa entras- se in uno stato di crisi conclamata. Il nostro test ha dato esito positivo: se si osservano attentamente anche solo i dati ufficialmente depositati dalle im- prese, per un arco di tempo sufficien- temente ampio, questi dati -con tutte le cautele del caso nel paese dove da anni si discute delle pene da commi- nare in caso di falso in bilancio- dif- ficilmente “mentono” e spesso inve- ce segnalano per tempo la direzione nella quale stanno andando i risultati di una impresa. Questa capacità di previsione e monitoraggio è essenzia- le se andiamo a vedere su quale altro gruppo di aziende PMI è concentrata l’esposizione delle banche. Si tratta delle imprese “runners”: in crescita
  • 8. LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO 2.0: INNOVARE PER COMPETERE 129RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 3 - 4 / 2015 come fatturato ma “tese” dal punto di vista finanziario e patrimoniale. Se gli incagli delle “stuck” pongono alle banche una questione di soprav- vivenza e di patrimonializzazione, è nel rapporto con le imprese “runners” che si gioca la possibilità di generare ritorni sul capitale investito soddisfa- centi se non addirittura superiori alla media del mercato e quindi a quelli di molti concorrenti. Figura 1 - .Esposizione verso il sistema bancario di un campione di PMI italiane Quante banche sono sicure di non avere solo valutato le garanzie che le “runners” sono state capaci di offrire a tutela dei finanziamenti richiesti, ma anche il potenziale competitivo di queste imprese, la solidità del loro business model e la possibilità quindi di trasformarsi in aziende “star” (sia solide che in crescita) con l’ulteriore vantaggio di essere clienti fedeli di una banca che ne ha saputo accompa- gnare intelligentemente lo sviluppo? Una occhiata ai bilanci delle ban- che ci dice che è cresciuto nel tempo il peso dei ricavi da commissioni sul totale, a scapito dei ricavi generati dalle attività di gestione caratteristi- ca ovvero dalla erogazione di credito all’economia reale. Temiamo che a questo cambiamento nella struttu- ra dei conti si sia accompagnato un impoverimento della capacità del- le banche di mettere al centro della propria attività il cliente impresa, in particolare PMI, e di saperne valutare la salute economica e le prospettive future di redditività. Ora che gli stan- dard imposti a livello internazionale stanno spingendo il sistema verso un aumento della capitalizzazione del- le aziende di credito, quella che è in media una già bassa redditività dello
  • 9. CLAUDIO CHIACCHIERINI, ALESSANDRO FISCHETTI, VINCENZO PERRONE RUBRICHE130 stesso capitale, rispetto ad alternative di investimento di rischio parago- nabile, potrebbe diventare assoluta- mente insoddisfacente. La reazione a questo fenomeno potrebbe essere una scelta tra o una combinazione di que- ste tre azioni principali: Ÿ integrazione tra aziende bancarie in modo da sfruttare sinergie e aumentare la concentrazione del mercato riducendo la pressione competitiva; Ÿ forte azione di contenimento dei costi in primo luogo del lavoro con significativa riduzione dell’oc- cupazione nel settore e sensibile contrazione salariale; Ÿ decisa azione di recupero della ca- pacità di generare reddito da atti- vità di intermediazione creditizia. Noi pensiamo che si debba pun- tare sull’ultima area di intervento, soprattutto se si vogliono evitare i costi sociali della seconda e il danno ai clienti derivante dalla maggiore concentrazione oligopolistica della prima.Occorre allora approfondire in che modo le banche, in particolare quelle a forte radicamento territoriale e di dimensioni medio piccole, pos- sono migliorare in quest’area. Gli interventi che servono per co- gliere questa opportunità e migliorare la relazione tra banca e impresa, sono di tipo organizzativo e tecnologico. Per quanto riguarda i primi, pensia- mo occorra far leva sulla professiona- lità degli operatori specializzati nella gestione dei rapporti con le imprese e sul modello organizzativo che regola il loro impiego nelle aziende di credi- to. Si tratta in altri termini di imma- ginare l’articolazione e la dotazione di un ideale “Corporate Office 2.0” e il profilo di professionalità di quanti sono chiamati ad operarvi. Occorre fare tesoro innanzitutto delle espe- rienze fatte fino a qui: hanno funzio- nato i Centri Imprese? Se sì dove e a quali condizioni? Quali competenze e autonomie devono rimanere in fi- liale e quali devono essere centraliz- zate? In che modo è possibile rendere l’esperienza dell’imprenditore (que- sto è in genere l’interlocutore diretto nel caso di rapporto con la taglia di imprese di cui ci stiamo occupando) la più soddisfacente possibile rispetto alle sue esigenze? Chiariamo subito che non siamo così ingenui da pen- sare che non esistano imprenditori truffaldini, acrobati dell’affidamen- to multiplo in barba alla centrale rischi, esperti in cosmetica di bilan- cio e pericolosi quanto lo scoglio su cui si è incagliata la Costa Concor- dia. Ma crediamo che sia un grave errore quello che compie una banca quanto tende a trattare tutti i propri clienti come se fossero del tipo ora citato, passando da un atteggiamen- to commerciale che dovrebbe essere di accompagnamento selettivo e par- tnership convinta a quello difensivo, della minimizzazione del rischio, a prescindere. Il modello qui descritto prevede il rafforzamento contempo- raneo sia delle strutture di periferia che di sede. Alle prime vanno affidati
  • 10. LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO 2.0: INNOVARE PER COMPETERE 131RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 3 - 4 / 2015 i compiti di scouting, contatto, pri- ma verifica dell’affidabilità potenzia- le di un cliente corporate e gestione successiva della relazione. Al centro vanno forniti strumenti moderni per l’analisi delle informazioni sulle im- prese che esaltino le competenze di analisi di bilancio, di valutazione di business plan, di analisi di settore e di distretto, di gestione dei processi di acquisizione e integrazione di im- prese etc. Con uno slogan si potreb- be dire “back-to-basic”.Il dialogo tra un centro intelligente e una periferia attenta e accogliente dovrebbe poi essere facilitato da un ridisegno dei processi organizzativi e di comuni- cazione a supporti dei quali saranno ancora necessari gli investimenti in tecnologiasuggeriti nel prossimo pa- ragrafo. 3. Ridisegnare il processo di valutazione del merito di credito per migliorare efficacia, efficienza e servizio alle imprese clienti A questo puntoè opportuno un- maggiore grado di dettaglio per pro- vare a mostrare come una diversa organizzazione dei servizi corporate delle banche potrebbe migliorare non solo l’efficacia dell’attività di cre- dito ma anche la qualità del servizio offerto alle imprese e in particolare a quegli imprenditori che sono l’anima delle piccole e medie aziende italiane. Alla base della nostra proposta non vi è solo la ricerca accademica e la pra- tica professionale in tema di proget- tazione delle strutture organizzative e dibusiness processredesign, ma anche l’esperienza diretta maturata avendo ideato e sviluppato per il mercato una piattaforma di supporto alle decisio- ni di credito basata sulla elaborazione dei dati economico-finanziari delle imprese4 e,infine, l’assistenza profes- sionale prestata all’implementazione di queste logiche e di questi suppor- ti informatici nelle realtà concrete di piccole bancheo istituzioni finanzia- rie territoriali . Per dimostrare che esistono ampi margini di recupero di efficienza re- lativamente a questi processi core nel- le attività di una azienda di credito, dovrebbe bastare un semplice, per quanto approssimativo, calcolo. In Italia le sole società di capitale tenute al deposito del bilancio sono meno di un milione; a queste vanno aggiunte circa un milione di società di persone. Se ognuna di queste imprese entrasse in contatto con il sistema bancario 4 o 5 volte all’anno, i momenti di contatto con le filiali/centri impresa sarebbero circa 30.000 ogni giorno. Se provassimo a calcolare il costo per le banche generato da questi contatti, tenendo conto soltanto dell’assorbi- mento di attività di lavoro da parte dei dipendenti, pensiamo che si ar- riverebbe facilmente a un importo vicino ai due miliardi di euro. E il 4 Si tratta del modulo “Banche” della piattaforma Le- anus
  • 11. CLAUDIO CHIACCHIERINI, ALESSANDRO FISCHETTI, VINCENZO PERRONE RUBRICHE132 costo per le banche, calcolando solo quello del personale, sarebbedi circa 2 Miliardi di Euro, pari a circa il 10% del monte lavoro complessivo. Tutto per gestire contatti ancora nella fase iniziale e quindi non ancora “pro- duttivi”, come diventano finalmente quando il contatto si trasforma in contratto di finanziamento. Questa percentuale di trasformazione sappia- mo essere mediamente molto bassa e innalzarla, a parità di qualità degli affidamenti, ovvero senza aumentare gli incagli e i crediti a rischio, è l’o- biettivo che tutte le banche stanno cercando di perseguire per migliorare i propri conti pur rispettando i vinco- li di capitalizzazione posti da Basilea due e agganciati appunto al profilo di rischio del proprio portafoglio clien- ti. Fin qui il problema visto dal lato della Banca. Se adesso lo guardiamo dal lato dell’imprenditore che si rivol- ge ad un istituto di credito per essere finanziato, le attese che questi nutre sono in genere le seguenti: Ÿ essere ascoltato da qualcuno che dimostra di conoscere la sua azien- da e il settore in cui opera; Ÿ non essere invitato a produrre do- cumenti che sono pubblicamente disponibili o che ha già consegna- to in passato alla banca; Ÿ interloquire con qualcuno capace di valutare non solo le garanzie reali che potrebbe offrire a soste- gno della richiesta di affidamento ma anche la qualità economica e finanziaria dimostrata nel tempo dalla sua azienda e l’attrattività delle prospettive future di svilup- po del suo business o del partico- lare progetto per il quale si è rivol- to all’istituto. Vuole essere messo a confronto con aziende realmente simili alla pro- pria, sia per modello di business e sia per parametri economici di base, e non con generiche medie di settore; non si aspetta di avere la certezza di una risposta positiva alla sua richiesta da parte della banca ma vuole avere la certezza circa i tempi entro i quali questa risposta verrà data; si aspetta che questi tempi siano contenuti così come limitati devono essere tutti i co- sti, monetari e non, da sostenere nel corso dell’istruzione della pratica. Riteniamo che sia possibile con- temperare queste esigenze, mante- nendo sempre la capacità di discri- minare tra chi è meritevole di credito e chi non lo è,attraverso una serie di interventi: 1. anticipare l’analisi di affidabilità del proprio portafoglio clienti e delle imprese potenziali target, ov- vero isolare un sotto-processo di prevalutazione commerciale all’in- terno del processo complessivo di valutazione del merito creditizio 2. ridurre la richiesta di informazioni economico finanziarie all’impre- sa cliente attuale e/o potenziale, mentre si incrementano le capa- cità di analisi estese a benchmark mirati per confronti significativi e sviluppate su rilevanti archi tem-
  • 12. LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO 2.0: INNOVARE PER COMPETERE 133RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 3 - 4 / 2015 porali, passati e pianificati nel fu- turo 3. migliorare la gestione della Prati- ca Elettronica di Fido, azzerando tutti gli interventi manuali di in- put dei dati, stabilendo un legame digitale tra gestione commerciale del contatto, prevalutazione di af- fidabilità e successiva valutazione finale del merito creditizio e in- tegrando i sistemi di scoring pro- prietari della banca con indicatori di affidabilità economica opportu- namente definiti ed elaborabili in modo automatico a partire dalle informazioni disponibili 4. mantenere monitorate nel tempo in modo adeguato le imprese af- fidate valutandone in continuo il profilo di rischio anche median- te acquisizione a sistema ed ela- borazione in automatico di dati economico-finanziari proprietari (e.g. aggiornamenti trimestrali dei conti provenienti dai sistemi ge- stionali dell’impresa cliente o del commercialista che ne cura la con- tabilità, trattandosi di PMI) 3.1. Processo commerciale e processo di valutazione del merito creditizio Quello che stiamo proponendo di fare sul piano organizzativo è in primo luogo potenziare la capacità di chi è direttamente a contatto con la PMI, normalmente in filiale e nel ter- ritorio nel quale si trovano le aziende target. Le unità territoriali dovreb- bero svolgere due funzioni essenziali che, mutuando il linguaggio tipico dei call center, potremmo definire di outbound e di inbound. Con le prime facciamo riferimento alla capacità di farsi parte attiva nella identificazione delle opportunità presenti nel terri- torio di riferimento e nella presa di contatto. Per identificare le oppor- tunità sul mercato non è sufficiente una lista di imprese che operano nel territorio con i relativi contatti. Ser- ve di più. Servono informazioni che consentano di associare a ciascuna anagrafica due informazioni rilevanti: • Un probabile fabbisogno di credito ancora da soddisfare. • Un profilo di rischio adegua- to (meglio se corredato dall’attribu- zione della fascia di merito del Medio Credito Centrale). Sono variabili semplici ed intuiti- ve che, almeno per le società italia- ne soggette all’obbligo di deposito di bilancio, è possibile elaborare con relativa semplicità e che consentireb- bero di isolare proprio quelle imprese che un gestore vorrebbe scoprire per primo: imprese competitive, con un futuro positivo e con esigenze finan- ziarie non ancora soddisfatte. Sempli- ci ed intuitive, ma molto difficili da rendere operative senza adeguati ed avanzati strumenti di supporto. Per attività inbound intendiamo invece quello che è possibile fare in filiale una volta che si attiva un con- tatto commerciale vero e proprio,
  • 13. CLAUDIO CHIACCHIERINI, ALESSANDRO FISCHETTI, VINCENZO PERRONE RUBRICHE134 ovvero quando un nuovo potenziale cliente identificato con l’attività di scouting descritta sopra o un clien- te esistente che vuole ottenere una nuova linea di credito, si rivolge alla Banca. L’obiettivo che stiamo cercan- do di conseguire concretamente nella realtà della azienda di credito con la quale stiamo sviluppando queste in- novazioni organizzative e nei sistemi di supporto alle decisioni, è quello di mettere l’operatore bancario periferi- co in condizione di potere offrire al proprio cliente, in modo semi-auto- matico e a costi e tempi contenuti, una prevalutazione non impegnativa della possibilità che la sua richiesta, nella formulazione iniziale, possa es- sere accolta al termine del normale ciclo di valutazione del merito credi- tizio. In questo modo si otterrebbe il duplice vantaggio di soddisfare rapi- damente una esigenza conoscitiva del cliente e di filtrare richieste che sono palesemente disallineate nel loro me- rito economico-reddituale e non solo rispetto alle garanzie offerte, rispetto agli standard richiesti dalla banca. Questo alleggerirebbe il carico di la- voro e favorirebbe la concentrazione sui dossier rilevanti anche a livello di corporate office centrale. Spesso i contatti commerciali terminano con la richiesta al clien- te di produrre documenti, bilanci, business plan ed altre informazio- ni. Il gestore generalmente rimanda ad una fase successiva la valutazione del profilo di rischio a causa della bassa disponibilità di strumenti, in- formazioni e soprattutto di tempo. Gran parte del tempo improduttivo è impiegato proprio in questa fase del processo commerciale per compren- dere la richiesta del cliente, control- lare eventuali segnalazioni, attendere la produzione dei documenti da par- te del cliente stesso e successivamente analizzarli. Questa è la fase più criti- ca dell’intero processo anche per ac- creditarsi presso il cliente. Il cliente, e ricordiamo che intendiamo qui l’im- prenditore proprietario di una PMI, sta valutando la capacità della Banca di assisterlo e sta facendo i confronti con le altre e tra le differenti modali- tà di risposta. E’ quindi una grande occasione per conquistarne la fiducia. Per raggiungere l’obiettivo la nostra esperienza suggerisce che si debba in- tervenire su poche variabili critiche: Ÿ Il tempo. Il cliente imprenditore ha bisogno di tempi di risposta certi e il più rapidi possibile Ÿ La capacità di assemblare infor- mazioni ufficiali ed informazioni proprietarie e ricondurle ad unico standard utile per il dialogo con lo stesso cliente e con le strutture deliberanti. Ÿ L’assistenza. Il cliente è (abbastan- za) pronto ad accettare un rifiuto, purché sia adeguatamente motiva- to oltre che tempestivo. Motivare un eventuale rifiuto in modo pro- fessionale e supportarlo con evi- denze può avviare un percorso vir- tuoso di collaborazione reciproca.
  • 14. LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO 2.0: INNOVARE PER COMPETERE 135RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 3 - 4 / 2015 3.1.1. Sistemi informativi automatiz- zati di supporto al processo commer- ciale e di valutazione preliminare del merito creditizio Si è tenuto poco tempo fa un con- vegno organizzato dal Politecnico di Milano sulla Supply Chain Finan- ce al quale hanno partecipato come sponsor e sostenitori grandi impre- se, banche e istituzioni finanziarie, operatori della business information. Fortunatamente i giudizi non sono stati unanimi ma ha sorpreso l’affer- mazione ribadita con forza secondo cui il bilancio delle imprese non va utilizzato ai fini della valutazione di affidabilità di una impresa in quanto vecchio e non attendibile. Benchè sia facile condividere alcuni limiti che l’a- nalisi di bilancio evidenza, potremmo facilmente controbattere una simile affermazione con un dato elaborato su un campione di imprese entrate in procedura concorsuale. Ebbene il 99,9% di tali imprese presentava nei bilanci dei 3-5 anni precedentichiari ed evidenti segnali di crisi facilmente identificabili da professionisti in grado di guardare a fondo ed interpretare i dati di bilancio. Riteniamo che piat- taforme web based di analisi ed elabo- razione dei dati economico-finanziari delle imprese, come ad es. Leanus, giochino un ruolo essenziale nel mi- glioramento dell’efficienza e della sod- disfazione del cliente con riferimento ai processi che abbiamo appena de- scritto. Esse devono consentire infatti di tenere sotto controllo e monitorag- gio qualsiasi insieme di imprese scelto a piacere dall’istituto di credito. Tale insieme profilato secondo specifiche personalizzate, deve essere messo a di- sposizione su un archivio (data base) dedicato. Oltre alle funzioni standard di profilazione ed estrazione liste quali ricerca per Ateco, calcolo indici di bi- lancio, classi di fatturato, etc. i sistemi più avanzati forniscono alcune infor- mazioni distintive: Ÿ il profilo di rischio per ciascuna impresa (come ad esempio il Lea- nus Score e Zeta Score di Altman) calcolato su tutti gli anni/mesi per cui è disponibile una situazione contabile (dati storici, dati conta- bili correnti, dati prospettici) Ÿ la valutazione del profilo econo- mico, patrimoniale e finanziario Ÿ la possibilità di effettuare simu- lazioni (per esempio proiettando nel futuro una attesa di crescita del fatturato sostenuta da spese in conto capitale) pervalutarne gli impatti sul rating Ÿ il calcolo del profilo di rischio di un qualsiasi aggregato, settore o gruppo di impresa (es. gruppo economico facente riferimento allo stesso soggetto) Ÿ l’appartenenza alla “fascia di me- rito Medio Credito Centrale (MCC)” per l’ottenimento della garanzia diretta Dal punto di vista dei processi or- ganizzativi interni alla Banca,la piat- taforma virtuale deve anche essere un
  • 15. CLAUDIO CHIACCHIERINI, ALESSANDRO FISCHETTI, VINCENZO PERRONE RUBRICHE136 ambiente di lavoro che consente, tra l’altro, la differenziazione dei diritti di accesso alle informazioni, l’archi- viazione e la tracciatura di qualsiasi informazione inserita, l’azzeramento degli interventi manuali di data en- try, la creazione di uno strumento di comunicazione semplice e in grado di sostenere la cooperazione a favo- re del cliente, tra strutture centrali e periferiche della banca5 . L’obiettivo condiviso in questa fase è quello di costruire e valutare liste dei clien- ti “presumibilmente” graditi anche dalle Direzione Crediti ancor prima di instaurare e/o approfondire un rapporto commerciale. Il tutto lavo- rando su un data base dedicato e pro- prietario. Ovvero in un ambiente nel quale la banca può integrare le infor- mazioni ufficiali e pubbliche fornite dalla piattaforma con informazioni proprie (Centrale Rischi, andamen- tali, etc) a disposizione della banca da altre fonti o sistemi o fornite diretta- mente dal cliente. Nella fase che abbiamo definito di inbound lo stesso supporto infor- maticodeve consentire, già al primo incontro, di rispondere alla maggior parte dei quesiti posti dall’imprendi- tore e al contempo di predisporre in maniera standard la documentazione necessaria per la PEF. 5 In questo modo si riuscirebbe concretamente a mettere al centro della propria organizzazione il cliente. Una condizione essenziale per il successo di qualunque impresa banche comprese. Si veda in proposito R. Gulati. 2010. Reorganize for Re- silience: Putting Customers at the Center of Your Business. Harvard University Press A questo fine dovrebbe, ad esem- pio: Ÿ Elaborare un profilo di rischio preliminare dell’impresa e/o del gruppo economico prelevando in tempo reale i dati dai registri ufficiali (il cliente in seguito tra- smetterà solo le situazioni conta- bili aggiornate, non i bilanci già depositati) Ÿ Elaborare la “fascia di rischio MCC” Ÿ Mettere in evidenza le eventua- li criticità emergenti dall’analisi dell’impresa Ÿ Consentire, quando necessario, di elaborare in tempo reale una proiezione economico-patrimo- niale e finanziaria delle ipotesi di sviluppo dichiarate dal cliente. E su queste ipotesi elaborare una va- lutazione aggiornata del profilo di rischio corrispondente Ÿ Confrontare l’impresa con uno o più benchmark e in generale con tutte le controparti indicate dal Cliente (sia italiane che straniere) Ÿ Elaborare un dossier che può esse- re stampato e consegnato al clien- te già a partire dal primo incontro Ÿ Tenere traccia digitale e perma- nente, dei contatti tra banca e cliente. Nel caso in cui il cliente non aves- se l’obbligo di depositare un bilancio (come accade ad esempio per le sas, le snc, le fondazioni e le associazioni), al cliente dovrebbe essere richiesto solo
  • 16. LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO 2.0: INNOVARE PER COMPETERE 137RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 3 - 4 / 2015 di fornire il bilancio o la situazione contabile in formato elettronico (fo- glio di calcolo elettronico, excel, o un file prodotto dal software gestiona- le del commercialista del cliente, ad esempio). La piattaforma di supporto informatico deve essere in grado di caricare le informazioni fornite (sen- za interventi umani di digitazione dati), elaborarleed ottenere le stesse informazioni (in forma sia numerica che grafica) disponibili per le società di capitali.Inquesto modo il gestore, già al primo incontro, dovrebbe esse- re in grado di sapere, seppur in via preliminare, se l’azienda ha un profilo di rischio adeguato; può essere garan- tita da MCC equale potrebbe essere l’impatto del nuovo finanziamento, e dei connessi oneri, sui conti attuali e futuri dell’azienda potenziale cliente. 3.2. La gestione potenziata della Prati- ca Elettronica di Fido e la questione dei sistemi di scoring L’ISTRUTTORIA DI FIDO o pratica di Fido o semplicemente PEF è costituita da quell’insieme di inda- gini, ricerche, analisi ed elaborazioni destinate a fornire elementi di valuta- zione ai competenti organi della ban- ca per la formulazione di un giudizio sulla richiesta di affidamento inoltra- ta dalla clientela, in relazione sia alla sua capacità di rimborso sia ai rischi insiti nell’operazione6 . 6 Università degli Studi di Teramo - Prof. Paolo Di Antonio Per avviare una PEF è necessario che il Cliente, attraverso le strutture periferiche, inoltri una richiesta di af- fidamento che viene di norma redatta su appositi moduli, predisposti dalle banche, il cui contenuti mira a for- nire una base di informazioni e dati per un adeguato apprezzamento del cliente, dal punto di vista sia qualita- tivo che quantitativo. Non esiste uno schema obbligato- rio per la predisposizione dei moduli: le banche sono libere di redigerli in base alle proprie esigenze conoscitive. In passato, vigeva l’obbligo di adottare una modulistica comune predisposta dagli organi di vigilan- za; ciò ha fatto si che le banche con- tinuassero ad adottare tale schema arricchito di altre informazioni nella fase valutativa del cliente; oggi, l’or- gano di vigilanza ha disposto che la richiesta deve: Ÿ Risultare da documentazione for- male; Ÿ Essere sottoscritta dal/i soggetto/i interessato/i; Ÿ Evidenziare l’importo e la durata del credito richiesto; Ÿ Contenere la valutazione delle eventuali garanzie prestate. Le tipologie di informazioni ge- neralmente contenute della pratica di fido sono 2: 1. Informazioni sul soggetto richie- dente 2. Informazioni sulle caratteristiche dell’affidamento richiesto.
  • 17. CLAUDIO CHIACCHIERINI, ALESSANDRO FISCHETTI, VINCENZO PERRONE RUBRICHE138 Le informazioni sul soggetto (im- presa) sono generalmente le seguenti Ÿ Ragione o denominazione sociale; Ÿ Generalità dei soci con posizione rilevante e delle persone che ri- coprono cariche sociali all’inter- no dell’impresa stessa, indicando anche i poteri loro attribuiti per l’ordinaria e la straordinaria am- ministrazione; Ÿ L’ubicazione della sede legale, am- ministrativa ed operativa; Ÿ Notizie sulla struttura tecni- co-produttiva, commerciale, am- ministrativa e delle risorse umane; Ÿ La situazione attuale e prospettica del settore economico e dei mer- cati in cui l’impresa si trova ad operare; Ÿ Nel caso di gruppo societario, i collegamenti patrimoniali, diretti ed indiretti, con le società parte- cipate; Ÿ I bilanci degli ultimi tre esercizi; Ÿ I programmi di investimento for- mulati per gli anni successivi e i relativi piani di copertura; Ÿ Il bilancio previsionale dell’anno seguente a quello in cui viene ef- fettuata la domanda (o, in man- canza, le aspettative riguardanti il volume d’affari ed i principali risultati economici). Alla domanda di finanziamento il soggetto deve inoltre allegare: − Co- pia dell’ultima dichiarazione dei red- diti; − Copia che attesti la composi- zione del nucleo famigliare. Ottenuta la documentazione la pratica di fido si articola in 5 fasi principali: 1. Analisi delle qualità personali del richiedente; 2. Verifica degli aspetti formali della documentazione raccolta; 3. Analisi di tipo qualitativo; 4. Analisi di tipo quantitativo; 5. Valutazione di sintesi e monito- raggio delle posizioni in essere. Ciascuna fase richiede capacità e competenze diverse, accessi a banche dati (CRIF7 , CRBI8 , CRIC9 , etc.) ca- pacità di giudizio. Abbiamo voluto descrivere, sep- pur sommariamente, cosa vuol dire per un istituto di credito elabora- re una PEF per chiarire che non si tratta di un processo né semplice e neanche del tutto automatizzabile. Valutare il merito creditizio di una impresa è un processo complesso e difficilmente standardizzabile. Ma allora che fare? Oggi la maggior parte delle ban- che lo gestiscono in maniera sequen- ziale. La filiale o il centro impresa gestisce la relazione, effettua l’istrut- toria, la inoltra all’organo deputato alla elaborazione della pratica di fido 7 Centrale rischi privata e consiste in un sistema di informazioni creditizie di tipo positivo e negativo che raccoglie al suo interno i dati forniti diretta- mente dagli Enti finanziatori 8 Centrale Rischi Banca d’Italia 9 Centrale Rischi Importi Contenuti
  • 18. LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO 2.0: INNOVARE PER COMPETERE 139RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 3 - 4 / 2015 che eventualmente richiede informa- zioni complementari. Solo al termi- ne del procedimento si è in grado di conoscerne l’esito: in genere alla fine di un periodo che dura alcune setti- mane. Il corporate office 2.0 non si pone l’obiettivo di “banalizzare” le valuta- zioni o affidarle ad un sistema diverso di scoring, bensi di ridurre il numero di pratiche effettivamente elaborate dalle strutture della banca dedicate allo scopo e di gestire meglio quelle meritevoli delle attenzioni dell’istitu- to di credito. Come? Di seguito riportiamo una tabella relativa a 7 attività che abbiamo iden- tificato come critiche e “time consu- ming”. Con opportuni interventi è possibile migliorare sensibilmente l’efficienza di questi processi in am- bito bancario. Attività Oggi Corporate OFFICE 2.0 1. Elaborazione profilo di rischio Effettuato al termine del proces- so di valutazione dalle strutture centrali La prevalutazione è effettuata in tempo reale già al primo contatto commerciale 2. Valutazione Fascia di Merito per attribuzione garanzia diretta del MCC Effettuato al termine del proces- so di valutazione dalle strutture centrali La prevalutazione è effettuata in tempo reale già al primo contatto commerciale 3. Digitazione dati ana- grafici del soggetto del richiedente e delle parti correlate Caricate manualmente o da altre procedure interne Importate in tempo reale dai regi- stri ufficiali 4. Caricamento informazio- ni contabili di periodo Digitate manualmente diretta- mente o da strutture esterne Caricate ed elaborate in tempo reale da semplici fogli di calcolo 5. Elaborazione proiezione economico, patrimoniale e finanziaria (Business Plan) Richieste al cliente o demandate a professionisti esterni Elaborati in tempo reale con il cliente ottenendo subito una prima indicazione del profilo di rischio atteso 6. Valutazione Business Plan prodotto dal Cliente Effettuata in maniera soggettiva Valutato in maniera automatica con attribuzione del profilo di rischio atteso 7. Monitoraggio attivo me- rito creditizio Effettuata saltuariamente Effettuata sistematicamente sia in maniera automatica che utiliz- zando le informazioni aggiornate prodotte dal cliente Tutto ciò oggi è possibile grazie alla tecnologia e alle nuove e diver- se funzionalità messe a disposizione. I sistemi di valutazione possono es- sere condivisi tra centro e periferia definendo opportunamente i criteri e i livelli di accesso alle informazioni (maggiori al centro e limitati al por-
  • 19. CLAUDIO CHIACCHIERINI, ALESSANDRO FISCHETTI, VINCENZO PERRONE RUBRICHE140 tafoglio in periferia), la profondità e quantità delle informazioni disponi- bili, la tipologia di risposte e di ela- borazioni. Tutto questo oggi è supportato da una piattaforme software, che ol- tre a fornire una ambiente di lavoro ulteriormente personalizzabile sugli effettivi processi di lavoro interni alla Banca, ha elaborato un sistema di ra- ting diverso rispetto a quelli tradizio- nali. Tale sistemamuove dal principio per il quale si ritiene che la corretta valutazione di affidabilità di un sog- getto non possa prescindere dai se- guenti elementi: Ÿ Il bilancio, che costituisce la base informativa primaria unitamente al business plan aziendale Ÿ La valutazione del rischio, che non può fare a meno dalla capaci- tà interpretativa dell’operatore Ÿ Lo score, che non puo’ essere pun- tale (un numero secco) ma deve essere calcolato per ciascun anno o situazione contabile. L’analisi del trend è, infatti, talvolta più importante dell’informazione sul singolo anno Ÿ Contrariamente a quanto previsto dalle prassi in uso, lo score non dovrebbe ambire ad attribuire una probabilità di default su una scala continua (da 0 al 100%) divise in un numero elevato di classi, bensì ad all’identificazione di un nume- ro limitato di classi a cui corri- spondi altrettante azioni (es. buo- no, medio, cattivo o rosso, giallo, verde) in quanto l’incremento del numero di classi di riferimento non corrisponde ad egual capacità di differenziare l’effettivo profilo di rischio delle imprese valuta- te. Ciò è motivato dal fatto che differenziare gli accantonamenti patrimoniali per imprese con pro- babilità lievemente differenti tra loro non consente di effettuare una protezione del rischio coeren- te con il reale rischio delle imprese affidate Infine va ricordato che oggi il mercato offre un largo numero di score calcolati con criteri e modali- tàche hanno tutti il medesimo obiet- tivo di calcolare la PD o probabilità di default. ll sistema, per processare milioni di pratiche all’anno, deve necessaria- mente ricorrere ad algoritmi in grado di automatizzare quanto più possibile i processi per attribuire un profilo di rischio sulla base del quale prendere le decisioni creditizie. Istituti di credito, rating agency, ed esperti da anni lavorano per elabo- rare modelli predittivi in grado di as- sociare una “classe” di rischio ad una impresa. I modelli Logit occupano la scena, ma esistono altri algoritmi più o meno complessi che puntano allo stesso obiettivo.10 Alcuni modelli danno maggior valore a variabili con- tabili, altri ai rapporti cliente-forni- tore, altri ancora alle variabili “soft” 10 Il Leanus® Score è uno di questi
  • 20. LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO 2.0: INNOVARE PER COMPETERE 141RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 3 - 4 / 2015 quali appartenenza ad un settore, ad un area geografica, etc. Quasi tutti, tendono a proporre un metodo infal- libile, a volte con l’idea implicita che il sistema possa un giorno sostituire in automatico la sensibilità e l’espe- rienza del Credit Manager. O dando a quest’ultimo l’opportunità di non impegnarsi professionalmente, limi- tandosi invece a comunicare al clien- te quanto “la macchina” ha deciso per lui. La maggior parte dei modelli pro- ducono un giudizio finale su una sca- la che varia da “AAA” a “D”, etc.La distribuzione delle imprese su queste scale mostra una curva di Gauss pres- soché perfetta. Nelle code vanno le imprese ottime o quelle meno affida- bili. La maggior parte delle imprese, si posizionano nelle classi intermedie, proprio laddove la probabilità di er- rore di valutazione è più elevata. Tra- dotta in termini statistici (ma anche pratici), supponendo che solo il 10% delle imprese si equi-distribuisca sulle code, la probabilità di default di una impresa AAA è minore del 5%, men- tre la probabilità di default di una impresa D è maggiore del 95%. Tutte le altre imprese hanno una probabilità di default crescente man mano che si attraversa la scala dal giu- dizio più basso a quello più elevato. Leggendo le descrizioni di due classi contigue emergono con forza molti Dubbi sull’effettiva possibilità di differenziare la solidità delle imprese attraverso l’attribuzione di un giudi- zio intermedio. Ÿ “BB - Azienda con capacità di ri- spettare gli impegni finanziari nel breve termine, ma con dubbia ca- pacità di rimborso in future condi- zioni economiche, congiunturali e politiche avverse. Ÿ B - Azienda ancora più vulnerabi- le a condizioni economiche avverse anche se attualmente capace di ri- spettare gli impegni finanziari. “ Probabilmente la distinzione è ne- cessaria per determinare la quantità di capitale da assorbire ma difficil- mente è in grado di fornire un valido supporto per comprendere l’effettiva capacità dell’impresa di far fronte ai propri impegni correnti e futu- ri. Inoltre, è davvero possibile rap- presentare la probabilità di default di un’impresa attraverso un algoritmo e un numero? La storia, le statistiche, i report su sofferenza e incagli, e so- prattutto il buon senso porterebbero a concludere che non lo è. Sarebbe come poter stabilire lo stato di salute di un individuo, inserendo in un al- goritmo dati di alimentazione, storia familiare, abitudini sportive, esami etc. Certo è possibile delineare un quadro ma certamente non si riusci- rebbe ad intercettare altre patologie più nascoste e altrettanto letali che solo lo scrupoloso intervento dello specialista può portare a scoprire.
  • 21. CLAUDIO CHIACCHIERINI, ALESSANDRO FISCHETTI, VINCENZO PERRONE RUBRICHE142 3.3. Il monitoraggio in continuo delle PMI affidate Alla fine del processo di valutazio- ne del merito creditizio la piccola e media impresa che ottiene un giudi- zio positivo viene finanziata.. Ma la vita economica di una azienda è un continuum nel quale le scadenze for- mali e contabili rappresentano cesu- re convenzionali. In un organismo sociale vivo come l’impresa invece i cambiamenti sono continui: si effet- tuano variazioni di capitale, magari in corrispondenza dell’ingresso di un nuovo socio; si perdono o si acqui- siscono clienti importanti; si aprono nuovi impianti produttivi; si stabi- liscono accordi di joint venture con altre imprese, magari straniere etc. Si tratta di eventi economici in gra- do di modificare il profilo di rischio dell’impresa affidata. Ognuno di que- sti eventi però oggi lascia una traccia digitale ed esistono tutte le risorse, nell’epoca di big data, per raccogliere queste tracce con appropriati sensori ed elaborarle continuando a moni- torare con maggiore assiduità l’evo- luzione della gestione dell’azienda cliente. Il successo degli orologi o dei bracciali digitali che sempre più per- sone portano addosso per monitorare ormai qualsiasi azione e connessa va- riazione dei parametri vitali (battito cardiaco, consumo calorico, livello di idratazione del corpo, etc.) è una buon esempio di quanto oggi sia rite- nuto importante controllarsi in con- tinuo per verificare il proprio stato di salute. Risorse tecnologiche analoghe possono essere impiegate anche per controllare in continuo lo stato di sa- lute di una impresa. Anche quando ha dimensioni ridotte e non può as- sorbire risorse aziendali paragonabili a quelle che le banche dedicano ai propri clienti maggiori per dimensio- ni e importi finanziati. Facendo leva sulla tecnologia, sulla diffusione dei sistemi ERP e su internet, questo mo- nitoraggio può essere esteso a grandi numeri di piccoli account. In questo modo si dovrebbe essere in grado sia di dare una migliore assistenza ai pro- pri clienti, dimostrandosi attenti e pronti ad offrire, al momento giusto e su un tema specifico, un supporto consulenziale che potrebbe generare redditi aggiuntivi. Ma si potrebbero soprattutto evitare brutte sorprese. Peraltroscoperte troppo tardi per po- tervi porre rimedio. Seguire l’evolu- zione dell’impresa affidata dal mo- mento in cui è stato deciso il credito e per tutti i giorni successivi, può fare la differenza quindi sia rispetto ai ri- sultati della banca che con riguardo al livello di soddisfazione del cliente. Ovviamente di quello che non ha nulla da temere nel vedere nella ban- ca un partner da tenere informato piuttosto che un controllore ottuso da cui stare alla larga o di cui appro- fittarsi alla prima occasione utile.
  • 22. LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO 2.0: INNOVARE PER COMPETERE 143RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 3 - 4 / 2015 3.3.1. Sistemi informativi automa- tizzati di supporto al monitoraggio in continuo delle PMI affidate Sono disponibili per le banche di piccole e medie dimensioni radicate in un territorio nel quale vogliono differenziarsi per la qualità del servi- zio che offrono ai piccoli imprendito- ri, piattaforme informatiche in grado di consentire un monitoraggio simi- le a quello che abbiamo descritto, a costi contenuti e senza richiedere implementazioni complesse dal pun- to di vista tecnico. Queste soluzioni web based non solo offrono i consue- ti alert in caso di variazioni rilevanti riscontrate dal registro imprese (de- posito bilancio, variazione soci, etc), ma consentono anche di: Ÿ Interpretare i dati andamentali e ricalcolare in tempo reale il profilo di rischio aziendale Ÿ Incrociare informazioni contabili elementari (Ricavi, Cassa, Crediti Clienti, Debiti Fornitori) e valu- tare ed evidenziare eventuali ano- malie. Ÿ Confrontare i dati del business plan prodotto per ottenere l’affi- damento con i dati andamentali nel corso degli anni. Il gestore in questo modo è in grado di incrociare le informazioni ottenute dal cliente con quelle pub- blicamente disponibili e di sintetiz- zarne l’elaborazione in un cruscotto di indicatori che lo aggiornano circa l’evoluzione della gestione dell’im- presa affidata. 4. Gettare un ponte tra banca e impresa per scavalcare la crisi Sono decenniche si invoca un mi- glioramento nel rapporto tra banche e imprese in Italia, con specifico ri- ferimento al mondo delle PMI che costituiscono larga parte del nostro tessuto industriale. Alle prime si rim- provera il fatto di non sapere andare oltre le garanzie, arrivando a valutare presente e futuro competitivo delle aziende sane che chiedono di essere sostenute nella propria vita econo- mica. Le seconde sembrano incapaci di raccontarsi nel modo che serve ad una banca per prendere una decisione informata e poco disposte ad aprirsi in una reale partnership orientata al futuro: in questo modo però le im- prese rischiano di rendere indistingu- ibile chi è alla testa di un azienda bi- sognosa di fondi ma con un progetto economico sano e redditizio, da chi a quei fondi sarà incapace di offrire un utilizzo remunerativo. La crisi degli ultimi sette anni ha ulterior- mente allargato questa distanza con esiti drammatici sia per i bilanci delle aziende di credito che per le prospet- tive di crescita, quando non proprio di mera sopravvivenza delle nostre imprese. In questo articolo abbiamo cercato di dimostrare che non si può
  • 23. CLAUDIO CHIACCHIERINI, ALESSANDRO FISCHETTI, VINCENZO PERRONE RUBRICHE144 più aspettare, accontentandosi di de- nunciare il problema o di dedicarvi qualche bel convegno: oggi la tecno- logia e la scienza dell’organizzazione offrono anche alle banche di piccola dimensione,ma forti di un reale radi- camento nel proprio territorio, l’oc- casione di avvicinare le parti in modo sostanziale quanto utile, gettando un ponte che deve essere raccolto e soste- nuto anche dalle imprese. In questo modo è possibile migliorare l’efficacia delle decisioni di affidamento. Usan- do sistemi di supporto alle decisioni è possibile infatti ridurre quelli che nel linguaggio della ricerca scientifica vengono indicati come errori di tipo 1 e 2. Ovvero riconoscere i “falsi posi- tivi” (aziende che sembrano non esse- re in salute economica, quando inve- ce lo sono, e che per questo vengono scartate dalle banche) e i “falsi nega- tivi” (aziende che passano indenni i controlli oggi più diffusi in ambito bancario ma che non hanno invece la forza economica e manageriale suffi- ciente per restituire in futuro il finan- ziamento). Per aumentare l’efficacia nella valutazione non basta investire in tecnologia e nelle basi dati: occorre anche cambiare l’organizzazione ri- definendo il ruolo sia dell’operatore in contatto con le imprese in filiale, sia di quello che abbiamo chiamato corporate office “2.0”, o “evoluto”, al centro. E’ soprattutto qui che pro- fessionisti selezionati in base alle loro competenze economiche e di analisi di bilancio, esperti di settori indu- striali e capaci di valutare un business plan, liberati da attività di routine a basso o nullo valore aggiunto e soste- nuti dalla tecnologia, possono fare la differenza nel rapporto con le impre- se clienti. Occorre cambiare modello organizzativo, gestione del rapporto centro-periferia, deleghe attribuita alla periferia, criteri di selezione del personale corporate, sistemi di sup- porto alle decisioni e modalità di for- mazione e sviluppo del personale, per andare in questa direzione e coglier- ne i frutti. Alcune aziende di credi- to lo stanno già facendo. E saranno presto imitate da altre anche perché abbiamo visto come sia possibile mi- gliorare l’efficacia nel modo descritto senza andare a scapito dell’efficien- za o del livello di servizio al cliente. Ma anzi migliorando entrambi. La distinzione di un sotto-processo di prevalutazione commerciale nell’am- bito del processo complessivo di va- lutazione del merito creditizio può abbreviare i tempi di risposta del si- stema dando al cliente imprenditore indicazioni preziose in tempo utile. L’automazione di tutti gli interventi manuali di data entry e di aggiorna- mento delle basi dati può consentire ulteriori risparmi nei costi e riduzioni nei tempi operativi. Mentre i siste- mi di monitoraggio in continuo che abbiamo descritto possono rendere più infrequenti le “sorprese” negative nella relazione tra banca e impresa. A patto che questa sia davvero una partnership, basata su trasparenza e quindi fiducia da entrambi i lati. Abbiamo allora trovato la soluzione
  • 24. LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO 2.0: INNOVARE PER COMPETERE 145RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 3 - 4 / 2015 per la crisi nella quale si dibattono le nostre imprese e tutto il nostro pae- se, con accenti negativi che ne fanno uno sconfortante unicum, per molti versi, nel panorama europeo? Non è per smorzare l’ottimismo che noi stessi speriamo di avere suscitato che vogliamo chiudere riconoscendo un fondamentale, quanto troppo spesso trascurato, dato di realtà. Le banche possono cambiare, possono mettere più acume economico e di business e meno pigro affidamento alle garanzie nelle loro decisioni di credito alle pic- cole e medie imprese, possono sfrut- tare al meglio il meglio che oggi la tecnologia offre dimostrandosi capaci di innovare i propri modelli gestiona- li ed organizzativi. Ma non spetta a loro trasformare la liquidità in reddi- tività. Così come non basta allagare un terreno perché vi spunti il riso, non basta la disponibilità di denaro per rendere una impresa competitiva e un imprenditore capace di generare valore qui e nel mondo globalizzato nel quale viviamo. Per questo servono creatività, ottimi prodotti, capacità di circondarsi di persone di talento, cura dei propri clienti, disponibilità a crescere e a gestire la complessità delegando quando si può e quando si deve. Non si può chiedere alla fi- nanza quello che l’economia reale del nostro Paese non riesce a fare. Spetta alle imprese creare e difendere una qualche forma di vantaggio compe- titivo sostenibile che le consenta di dare un ritorno adeguato al capitale investito e a quello di terzi. Le ban- che consapevoli dell’importanza della strategia e dell’organizzazione del- le imprese clienti possono e devono scoprire nuovi ruoli: nel sostegno alla internazionalizzazione delle imprese clienti così come nella facilitazione dei processi di aggregazione di più imprese. Ma è solo distinguendo i propri ruoli in una partnership reale ed orientata ad un obiettivo comune che è possibile dare al nostro sistema economico qualche speranza in più di riscossa. Anche per merito delle nostre banche.
  • 25. Per rinnovare o attivare un nuovo abbonamento effettuare un versamento su: c/c bancario n. 36725 UBI - Banco di Brescia Via Vittorio Veneto 108/b - 00187 ROMA (IBAN IT94U 03500 03205 000 0000 36725) intestati a: Editrice Minerva Bancaria s.r.l. oppure inviare una richiesta a: amministrazione@rivistabancaria.it Condizioni di abbonamento per il 2015 Canone annuo Italia € 100,00 - Estero € 145,00 Prezzo di un fascicolo € 25,00 Abbonamento web € 60,00 Prezzo di un fascicolo arretrato € 40,00 Abbonamento sostenitore Pubblicità 1 pagina € 650,00 - 1/2 pagina € 480,00 L’abbonamento è per un anno solare e dà diritto a tutti i numeri usciti nell’anno. L’abbonamento non disdetto con lettera raccomandata entro il 1° dicembre s’intende tacitamente rinnovato. L’Amministrazione non risponde degli eventuali disguidi postali. I fascicoli non pervenuti dovranno essere richiesti alla pubblicazione del fascicolo successivo. Decorso tale termine, i fascicoli disponibili saranno inviati contro rimessa del prezzo di copertina. DIREZIONE E REDAZIONE: Largo Luigi Antonelli, 27 – 00145 Roma e.mail: redazione@rivistabancaria.it La versione on line della rivista è curata da S. Marzioni AMMINISTRAZIONE: EDITRICE MINERVA BANCARIA S.r.l. presso P&B Gestioni Srl, Viale di Villa Massimo, 29 - 00161 - Roma - Tel. +39 06 45437321- Fax +39 06 45437325 e.mail: amministrazione@rivistabancaria.it (Pubblicità inferiore al 70%) Autorizzazione Tribunale di Milano 6-10-948 N. 636 Registrato Proprietario: Istituto di Cultura Bancaria “Francesco Parrillo”, Milano Gli articoli firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell’autore e non impegnano la Direzione della Rivista. Per le recensioni, i libri vanno inviati in duplice copia alla Direzione. È vietata la riproduzione degli articoli e note senza preventivo consenso della Direzione. Finito di stampare nel mese di luglio 2015 presso Press Up, Roma