1. Aria ed idee nuove dai Circoli al Nazareno
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2. Vi parlerò da Osservatore partecipante
Rileggendo criticamente il recente passato
Avendo presenti i fondamentali della metamorfosi in corso
Il perenne cantiere per la costruzione della Democrazia
La fatica della costruzione democratica
Il banco di prova della democrazia (anche oggi)
Il moto della storia ed il ruolo della politica
… ed il peso delle oligarchie
(Amarcord) Relazione di V. Veltroni alla Direzione Nazionale PD del 19.12.2008
Ripartire dai fondamentali
Ma imparare ad interpretare ed affrontare il cambiamento socio-culturale della realtà contemporanea
… ed a misurare la distanza nel rapporto tra istituzioni e cittadini
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3. Il riformismo si e’ rivelato una pratica decisiva, ma difficile ed incompresa
I limiti della governance top down
Remando controcorrente: le dificolta’ endogene (1, 2,)
Remando controcorrente : l’ambiente regressivo (1,2, 3)
Tre priorità (connesse) dell’agenda politica
Deriva verso il regno delle due Sicilie
Sogno europeo infranto?
Gianroberto e noi
Una proposta culturale
Il nostro riformismo ritrovi l’empatia
Verso un nuovo modello di partito
Una proposta organizzativa: la Cittadella delle idee
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4. Il mio primo approccio con la Politica è la stesura di un articolo nel ‘92 in cui auspicavo la nascita di un Partito
Democratico che unificasse ed aggiornasse la cultura riformista sparsa nelle diverse forze sociali e politiche italiane
Il mio impegno e la mia esperienza in ambito socio-politico si sono espressi in un trentennio di militanza e dirigenza
sindacale, che mi ha consentito di conoscere e praticare sia la passione civile della Partecipazione che la cocente
delusione nel riscontrare la degenerazione burocratica
Nel corso degli ultimi 15 anni l’attività di ricerca e consulenza professionale ed imprenditoriale mi hanno portato a
misurarmi con i processi di innovazione sociale e politico-organizzativa, verificando sul campo sia le potenzialità del
cambiamento che le arretratezze delle rappresentanze partitiche nell’affrontare le sfide che la rivoluzione digitale e
tecnologica ha reso possibile
Posso dire di aver cominciato a seguire con un rinnovato interesse la Politica nell’ultimo lustro e quindi di poterne
parlare sulla base di una discreta conoscenza e documentazione
Ho avuto modo di analizzare criticamente e partecipare con una certa intensità (da semplice iscritto) alla penosa
gestione del Partito Democratico regionale ed avere messo a disposizione – gratuitamente – le mie competenze
tecnico-professionali per adeguare una struttura organizzativa regionale e territoriale fatiscente ed in particolare
deficitaria sul piano della strategia comunicativa
La Cittadella delle idee attualmente in stand by ne è una testimonianza concreta: vedi www.la-cittadella.it
Ho infine partecipato con un ruolo di responsabilità diretta nella vicenda referendaria dando vita al Comitato per la
riscossa civica, esperienza dalla quale è maturata la decisione di dar vita al Laboratorio Civico Veneto….
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5. E’ tempo di una rilettura critica
dell’ultimo lustro, ma con un approccio
che consenta di avere un campo visivo
ampio ed aperto per l’osservazione
degli eventi, dei dati, dei protagonisti,
dei conflitti, dei processi che hanno
determinato l’apparente paradosso di
una stagione politica nella quale il PD
si è speso con generosità ed intensità
per evitare il collasso del Paese che,
però, non gli ha riconosciuto il merito
dell’impegno profuso e dei risultati
conseguiti
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6. Le persone, le famiglie, le imprese, sono sottoposte ad una sorta di scuotimento
che ne mette a dura prova la resilienza e la capacità di riposizionarsi in un
ambiente sociale ed economico diventato strutturalmente più ricco, ma anche
insidioso per le variabili che vi sono state immesse proprio dai vettori che hanno
determinato ed accompagnato la crescita: innovazione tecnologica, flessibilità
culturale, volatilità finanziaria, aggressività competitiva, molteplicità dei modelli
politici e dei valori della postmodernità.
Risulta comprensibile quindi che tale “metamorfosi” del contesto, secondo l’efficace
definizione di Ulrich Beck, abbia prodotto uno stato di shock che ha mandato
all’aria le certezze ed i paradigmi interpretativi su cui si è fondata la società
contemporanea, mettendo in discussione le costanti antropologico-culturali della
vita e delle concezioni consolidate del vivere comune, la cui evaporazione ha
disorientato intere classi dirigenti affermatesi con l’adozione di strumenti
cognitivi consuetudinari ed abituate alla frequentazione di ambienti non
sottoposti all’azione corrosiva degli agenti “disruptor”.
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7. La fatica della costruzione democratica
Il banco di prova della democrazia (anche oggi)
Il moto della storia ed il ruolo della Politica
…ed il peso delle oligarchie
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8. Dino Bertocco - Time To Net 8
«E’ auspicabile che ogni
progresso appaia frutto di un
vero sforzo, in modo che non vi
siano grandezze troppo facili, e
che l’ambizione sia costretta a
puntare a lungo il suo sguardo
verso il fine prefisso, prima di
raggiungerlo»
Alexis de Toqueville, La
democrazia in America, p. 642
9. Il banco di prova del valore
della democrazia, secondo
Whitman, doveva essere la sua
capacità di produrre una
«compagine di eroi, di
personalità, di imprese, di
sofferenze, di prosperità e di
sventura, di gloria e di disgrazia
comune a tutti, tipico di tutti»
Christopher Lasch, La ribellione delle
elite
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10. «Il nostro dovere è oggi dunque
estremamente complesso e difficile. Perché
siamo davvero a una svolta della storia e
sappiamo che le cose sono
irreversibilmente cambiate, non saranno
ormai più le stesse. Vuol dire questo che
siamo per essere travolti dagli
avvenimenti? Vuol dire questo che non vi
siano binari da apprestare, leggi giuste da
offrire alla società italiana, istituzioni
capaci di garantire il moto della storia,
incanalandolo perché non approdi
all’anarchia, alla dispersione, alla
delusione? Certamente no.»
Aldo Moro, relazione al Consiglio
Nazionale DC, 21 novembre 1968
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11. Cos’è cambiato rispetto al 2008?
«Il Pd è stato il Pd per un breve periodo. Poi è
somigliato troppo ai Ds, quindi troppo alla Margherita.
Il Pd ha bisogno di apparire ciò che è: una forza della
sinistra con ambizioni maggioritarie. Ha bisogno di
partecipare al dolore delle persone, di un sogno, di
un’idea della democrazia oltre la disintermediazione».
https://roma.corriere.it/notizie/politica/18_marzo_18/m5s-pd-dialoghi-
veltroni-intervista-programma-colle-9d8155c2-2a0f-11e8-a69c-
c536cc584d87.shtml?refresh_ce-cp
Le facce tristi e sconcertate del Gruppo dirigente alla
manifestazione del Circo Massimo
(nel ricordo di Valter Veltroni nell’intervista a Otto e
mezzo, 4 maggio 2018)
https://www.youtube.com/watch?v=cdUV5-otfhY
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12. Forma Partito
Un partito forte è un organismo vivo, profondamente radicato nel territorio, capace di rappresentarne gli interessi e di viverne i
valori. Un partito che sta dove vive la gente: negli ambienti di vita, di studio, di lavoro, come nel mondo virtuale della rete, oggi
diventato abitazione principale delle giovani generazioni.E’ questo l’obiettivo che non siamo ancora riusciti a raggiungere. Lo
sento come un limite del mio e del nostro lavoro, da superare insieme. Alle insufficienze dei partiti preesistenti non siamo ancora
riusciti a sostituire un modello compiuto e convincente. Deve essere considerata una priorità del nostro impegno comune.Un
partito di circoli, fatti di persone in carne e ossa, che si incontrano per aiutarsi a capire la realtà in cui sono immersi, da quella
globale a quella locale, e per lavorare insieme a cambiarla, a migliorarla, a riformarla.I circoli devono diventare il lievito
democratico e civile dei territori: un fermento che fa crescere intorno a sé una moderna cultura della cittadinanza, della
responsabilità e della partecipazione civile, dell’impegno per i diritti e per l’uguaglianza sociale. E i segretari di circolo hanno
una funzione essenziale, che va riconosciuta e promossa: sono gli animatori della democrazia di base, una risorsa straordinaria
di presenza, di promozione del partito, di coltivazione civile della società.
Disuguaglianza sociale
La realtà nuova con cui tutti siamo chiamati a fare i conti ha insomma un nome: disuguaglianza sociale.E noi, una forza come il
Partito Democratico, non possiamo rispondere che in un modo: facendo nostra, nei modi che sono di un partito riformista e
dell’innovazione, la lotta alle forme di questa moderna e inaccettabile disuguaglianza sociale.E’ proprio adesso che noi possiamo
farlo, che il Partito Democratico può e deve farlo. E’ il senso, la ragione, della nostra stessa esistenza.
Mezzogiorno
Ho chiesto a Giorgio Tonini e ad Annamaria Parente di organizzare una scuola di formazione nel Mezzogiorno, per una nuova
leva di amministratori, per i giovani, che abbia al centro i temi della legalità. E ho chiesto a Roberto Saviano, che ha accettato, di
prendere parte a questo nostro progetto. Sono segni di speranza, che dobbiamo incoraggiare. E dai quali dobbiamo attingere
energie.
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13. La nascita del Partito Democratico ha creato
le condizioni per una svolta, non soltanto
politica, ma anche culturale e morale, nella
vicenda italiana. È in campo una forza che si
propone di dare al Paese, finalmente, una
nuova guida. Si riapre una speranza, si può
tornare a pensare il futuro. Questa grande
forza popolare, intorno alla quale si stanno
raccogliendo le tradizioni culturali e politiche
riformatrici del Paese, si pone il compito di
mobilitare le energie e i valori del nostro
popolo per rimettere questo Paese in
cammino. Bisogna fare un’Italia nuova.
Questa è la ragione ed è la missione del
Partito Democratico: ricollocare l’Italia negli
inediti scenari aperti dalla globalizzazione
del mondo, riunire gli italiani sulla base di
un rinnovato patto di cittadinanza, dare loro
la coscienza e l’orgoglio di essere una grande
nazione.
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14. Barricate a Goro contro l’arrivo di
profughi (12 donne, 8 bambini)
Manifestazione a Volpago del Montello
contro l’immigrazione
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16. 80 euro
Buona Scuola
Riforma mercato del
lavoro
Abolizione Province
Diritti civili e Diritti
sociali
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17. La distanza dalla Leopolda a Stazione
Termini (elaborazione)
Il Tavolo verde sbiadito (concertazione
senza reale partecipazione e co-
responsabilità nelle scelte)
Il modello Partito anemico (mancata
riflessività e disseminazione dei valori
e dei programmi)
La differenza tra politica di
promozione dell’innovazione e di
accompagnamento dei processi di
innovazione
Il riformismo è un pensiero umanistico,
non economico o tecnico
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18. Leader democratici e/o: cacicchi, notabili e piccoli oligarchi meridionali, personalità
brillanti e competenti, ma senza empatia
La persistenza di subculture massimaliste e reazionarie: la vera scissione subita dal
Partito è stata quella culturale ed il sermo humilis di Bersani per «riavvicinare il
popolo» è stato un tentativo generoso, ma incompreso dagli elettori
Tra i lavoratori ed i pensionati emiliani intervistati alle Feste dell’Unità prima della
campagna elettorale aveva già fatto presa da tempo il linguaggio razzista di Salvini
Il bug del dialogo intergenerazionale: la rottamazione avrebbe dovuto essere
indirizzata verso i pregiudizi e le mitologie di una sinistra mummificata, non verso le
persone, tanto meno con riferimento all’età
L’evanescenza della leadership nei territori: il caso della vicenda Segreteria regionale
e candidatura elezioni regionali in Veneto è un caso da manuale di suicidio politico
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19. Il diffuso narcisismo maschilista tra i dirigenti nazionali: vedi la testimonianza di
Juanita Suarez – membro della Direzione Nazionale – su Renziani ed Antirenziani
Deficit di cultura democratica nella vita interna e nostalgia correntizia: vedi la
tensione nel rapporto tra iscritti ed elettori partecipanti alle Primarie
Rottamazione e disintermediazione senza rigenerazione dei tessuti associativi: si è
interrotto ogni rapporto di comunicazione e confronto con la società
Modello di comunicazione incentrato sul leader nazionale e sullo storytelling, ma
strutturalmente debole e disarmato nel circuito interno ed in ambito social
La fine del Partito motivazionale, ovvero vi spiego io la globalizzazione e
l’innovazione non ha convinto nessuno
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20. Il contesto recessivo dell’economia e l’eredità delle mancate scelte del Governo
Berlusconi: Salvini fa lo sbruffone sui «Salotti che hanno provocato lo spread»,
occultando che fu la Lega ad uscire dalla maggioranza e far mancare i voti per la
riforma delle pensioni da cui si è innescata la reazione dell’UE e dei mercati
Il gap storico nella gestione dei Fondi europei che hanno e continuano a far
mancare enormi risorse per gli investimenti infrastrutturali al Sud
L’esplosione delle crisi bancarie ed in particolare il collasso delle Popolari venete
determinato dal ceto politico-imprenditoriale-associativo di matrice venetista-
leghista
Il picco migratorio, con il drammatico flusso passato da 40.000 a 170.000 profughi
da un anno all’atro
I tradimenti europei originati da una molteplicità di cause e protagonisti
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21. Il popolo degli abissi evocato dal Prof. Sapelli, ovvero le masse di diseredati e
nuovi poveri cresciuti nonostante la ripresa economica
Parrucconi e Corporazioni irritati dall’aggressività del linguaggio e dei
provvedimenti renziani con la rottamazione
La sordida trama contro il Presidente del Consiglio Renzi tessuta nella vicenda
CONSIP
Degenerazione del linguaggio e diffusione delle parole ostili
Giornalismo e media anticasta, veicolo del movimentismo antisistema
Rappresentanza versus competenza (sindrome Di Maio)
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22. Matthew Flinders nel suo libro In difesa della democrazia si sofferma sulla
“Democrazia del monitoraggio”: una democrazia in cui il ceto politico è
costantemente sottoposto alla sorveglianza da parte dei cittadini e della stampa. Se
in teoria questo meccanismo consente che i governanti siano responsabili dinanzi
agli elettori, la sua esasperazione rischia di condurre al collasso, perché
l’annullamento della distanza tra politici e cittadini di fatto finisce col minare
l’efficienza di qualsiasi organizzazione. In secondo luogo, Flinders si rivolge verso il
ruolo che svolgono i media nel diffondere il cinismo e la diffidenza. D’altronde, è
proprio contro la logica che guida oggi la gran parte dell’informazione che lo
studioso britannico indirizza la propria polemica. Per vendere copie e spazi
pubblicitari, la stampa non si limita infatti ad amplificare episodi insignificanti,
dichiarazioni pubbliche di scarsa rilevanza o veri e propri pettegolezzi, ma consolida
anche la cultura del disprezzo nei confronti della politica: una cultura secondo cui
chi si impegna in politica può essere spinto solo dal proprio tornaconto o dal proprio
egocentrismo.
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24. Buttanissima Sicilia e tragedia
Crocetta
Tragicomica epopea della xilella
Lo «scandalo» Tempa Rossa in
Basilicata
L’inferno ILVA e Belzebù Emiliano
TAP o dell’assurda alternativa tra
gas ed ulivi
La testimonianza di un cacicco di
valore, ovvero le 200.000 assunzioni
auspicate da De Luca
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25. « Sarebbe certamente stolto negare gli errori
della politica europea perché i risultati di questi
errori sono di fronte ai nostri occhi. Tuttavia,
più riflettiamo su di essi e sulle loro
conseguenze, più ci accorgiamo che tali errori
sono dovuti non alla politica europea ma alla
mancanza di una politica europea. Gli organismi
comunitari, a partire dalla Commissione, si sono
infatti inchinati di fronte agli stati nazionali e il
dialogo fra gli stati è diventato un monologo»
«L’Europa, nel mondo, è il numero uno per PIL,
Produzione industriale ed esportazioni»
Romano Prodi
Questione euro
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/re
pubblica/2014/05/08/cosa-succede-se-usciamo-
dalleuro31.html
Infrastrutture per il mercato
Piano strategico per l’ Autonomia energetica
con l’integrazione di gasdotti, oleodotti, linee
elettriche
Piano unitario per ricerca ed affrontare le
sfide mondiale nell’ambito dei settori
strategici
Eurobond per debito e sviluppo delle aree più
deboli
Difesa unica e Gestione terrorismo
Dublino e flussi immigrazione
Regolamentazione fiscale per multinazionali
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26. http://www.dinobertocco.it/?s=Gianrob
erto+e+noi&x=8&y=8
Le origini del movimento
L’adolescenza della cittadinanza
digitale
Le parentele politiche ed ideologiche
tra M5s e PD
La battaglia culturale per la difesa
della democrazia rappresentativa
Un rapporto dialettico per
riappropriarsi della rappresentanza
sociale
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27. Diventare un punto di aggregazione delle persone impegnate a dare un senso alla
vita
L’asse fondamentale di una nuova stagione riformista è rafforzare la capacità
culturale e conoscitiva dell’uomo spiazzato dai processi di secolarizzazione
(individualismo, narcisismo) e globalizzazione (accelerazione tecnologica e
competizione stressante): precondizione per affrontare le sfide dell’innovazione
Lotta all’analfabetismo funzionale ovvero al depauperamento progressivo della
capacità di persone e territori a leggere ed interagire con il cambiamento d’epoca:
«Si può dire che oggi non viviamo un’epoca di cambiamento quanto un
cambiamento d’epoca. Le situazioni che viviamo oggi pongono dunque sfide nuove
che per noi a volte sono persino difficili da comprendere. Questo nostro tempo
richiede di vivere i problemi come sfide e non come ostacoli» (Francesco, Firenze
10 novembre 2015)
Promozione di un nuovo umanesimo fondato su umiltà, disinteresse e spirito di
servizio
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28. «Dare una costituzione emotiva alla sinistra del XXI secolo è un problema comune a tutte le forze progressiste in Europa e nel
mondo. Se, per dirla con Nenni, vogliamo portare avanti chi è nato indietro, a volte la risposta sarà più mercato, altre più
intervento pubblico. A volte più diritti, altre più doveri. L’importante è che tutte le risposte stiano dentro a un’unica cornice,
quella di un riformismo empatico e responsabile, che coniuga merito e bisogno. E che riduce le diseguaglianze: non solo nel
reddito, ma nelle capacità (alla Amartya Sen), nelle opportunità, tra generazioni e tra comunità.
Per combattere le insicurezze serve una nuova sovranità europea (unione fiscale, difesa comune, gestione dei flussi migratori).
Erigere muri neo-nazionalistici con l’illusione di tornare padroni a casa nostra finirebbe per renderci schiavi di decisioni prese
altrove. Ma se l’Europa non sarà parte della soluzione, continuerà a sembrare il problema. Ecco perché il Pd, in vista delle
elezioni europee, deve promuovere un allargamento del campo del socialismo europeo, chiamando a raccolta tutte le forze
riformiste pronte a costruire questa nuova sovranità con proposte comuni.
Allo stesso tempo, dobbiamo portare avanti la nostra azione di minoranza parlamentare in modo forte. A partire dalla
discussione sul Def, mettendovi al centro responsabilità fiscale, sostegno agli investimenti pubblici e privati, inclusione sociale. A
partire dalle proposte contenute nel nostro programma: piano sulla non autosufficienza, assegno universale per le famiglie con
figli e potenziamento del reddito di inclusione varato dai nostri governi (quando siamo arrivati si spendevano 20 milioni per il
contrasto alla povertà, ce ne andiamo con quasi 3 miliardi). Il combinato disposto di queste misure ridurrebbe le diseguaglianze
come le politiche pubbliche non hanno mai fatto nel nostro Paese.
Serve un partito che intermedia la società in modo nuovo. Un partito che seleziona i suoi dirigenti nell’interesse del Paese e non
di qualche corrente. Un partito che mette a rete think tank, circoli che offrono informazioni e servizi, incubatori di impegno civico
che attivano energie fresche. Un partito che costruisce il consenso con la forza dell’esempio. L’abbiamo detto mille volte ma non ci
abbiamo mai provato seriamente.
Non abbiamo bisogno di un concorso di bellezza per la leadership, ma di rimboccarci le maniche tutti insieme. Se nell’anno che ci
separa dalle elezioni europee sapremo mettere in campo questa azione politica, il Pd tornerà ad avere una voce chiara e forte
nell’interesse dell’Italia.»
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29. «I partiti hanno assunto delle modalità organizzative diverse in tutta Europa
proprio perché cercano di reagire di fronte a questi cambiamenti. Non c’è un
modello standard a cui tutti si riferiscono. Ci sono grandissime difficoltà di
adattamento al nuovo scenario, anche perché resta una grandissima nostalgia per il
partito di massa. Questa nostalgia è profondissima e molto difficile da modificare;
non si accetta che quel modello del passato sia finito e che sarebbe opportuno
elaborare un altro modello, congruente con la realtà di oggi. A mio avviso
l’organizzazione dei partiti andrà, prima o poi, inevitabilmente verso una
strutturazione statarchica: cioè partiti dotati di livelli diversi, in cui ogni livello
territoriale – centrale, intermedio e locale – gode di un ampio margine di autonomia
rispetto agli altri. Questa è una possibilità organizzativa dei partiti per rimanere in
contatto con le realtà locali e per rispondere alle diverse domande di legittimità»
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