Il Monsignor Giovanni Carrù ci mostra, nel suo articolo sulla basilica di San Sebastiano, che il 29 giugno, sin dalla metà del III secolo, ma forse anche precedentemente, si celebrava il culto congiunto per i principi degli apostoli, in un’unica sede, diversa dal Vaticano e dalla via Ostiense. Il terzo luogo della venerazione per Pietro e Paolo si sarebbe sviluppato nel cuore delle catacombe di San Sebastiano.
Monsignor Gianni Carrù: La memoria apostolorum nelle catacombe di San Sebastiano
1. Monsignor Gianni Carrù: “Il 29 giugno l’appuntamento era al
terzo miglio della via Appia”.
Il Monsignor Giovanni Carrù ci mostra, nel suo articolo sulla basilica di San Sebastiano, che il 29
giugno, sin dalla metà del III secolo, ma forse anche precedentemente, si celebrava il culto
congiunto per i principi degli apostoli, in un’unica sede, diversa dal Vaticano e dalla via Ostiense. Il
terzo luogo della venerazione per Pietro e Paolo si sarebbe sviluppato nel cuore delle catacombe di
San Sebastiano.
Didascalia: «Abbraccio tra Pietro e Paolo» (IV secolo, catacombe di San Sebastiano, ex vigna Chiaraviglio
La «memoria apostolorum» nelle catacombe di San Sebastiano
di Giovanni Carrù
Al terzo miglio della via Appia si conserva la suggestiva basilica di San Sebastiano, che nasconde
uno dei nuclei catacombali più antichi della Roma sotterranea cristiana. Qui si colloca anche il
terzo luogo della venerazione per i principi degli apostoli. Se, infatti, il culto per Pietro e Paolo si
era sviluppato assai precocemente sulle loro tombe situate rispettivamente nella necropoli
vaticana e sulla via Ostiense, nel cuore delle catacombe di San Sebastiano si incastona un singolare
e un po' misterioso luogo di culto, proprio laddove era un avvallamento dovuto a una cava di
pozzolana in funzione già nel I secolo prima dell' era cristiana, che affidava al sito quella
denominazione - ad catacumbas - che, a partire dal medioevo, servirà a definire tutti i cimiteri
ipogei paleocristiani.
Nelle pareti della cava vennero sistemate alcune sepolture e, nell' anfratto, sorsero dei colombari,
mentre, nel corso del II secolo dell'era cristiana, l'area subì un forte interramento e nacque la
2. cosiddetta "piazzola", dove vennero costruiti tre mausolei pagani e le prime sepolture cristiane,
come dimostrano alcune interessanti iscrizioni funerarie con incisi i più antichi segni della religione
cristiana, come l'ancora e il pesce.
Anche il sepolcreto della "piazzola", intorno alla metà del III secolo, subì un interramento, su cui
venne costruito un singolare cortile porticato, definito dagli archeologi triclia, dove si svolgevano i
refrigeria (pasti funebri) in onore di Pietro e Paolo, tanto che il complesso assunse la suggestiva
denominazione di memoria apostolorum, proprio in relazione a questo culto funerario, di tipo
popolare, che si istituzionalizzò nel 258, data dei consoli Tusco e Basso, che appare nella Depositio
martyrum, il prezioso documento agiografico che confluì nel Cronografo del 354.
Stando alle testimonianze letterarie e ai rinvenimenti archeologici, dunque, il 29 giugno, sin dalla
metà del III secolo, ma forse anche precedentemente, si celebrava il culto congiunto per i principi
degli apostoli, in un'unica sede, diversa dal Vaticano e dalla via Ostiense. Sulle pareti della triclia,
infatti, si leggono centinaia di graffiti, tracciati dai pellegrini giunti alla memoria apostolorum da
tutto il mondo.
Al tempo di Costantino, in corrispondenza della memoria, fu costruita una basilica circiforme, ossia
a forma di circo, per monumentalizzare questo particolare culto per Pietro e Paolo. A questi ultimi
dedicò uno dei suoi epigrammi Papa Damaso (366-384), che ci è giunto attraverso le sillogi
medievali e che riporta queste brevi note: «Tu che cerchi i nomi di Pietro e Paolo, devi sapere che i
santi dimorarono qui un tempo. Questi apostoli ce li mandò l'Oriente, lo riconosciamo volentieri,
ma, in seguito al martirio e seguendo l'esempio di Cristo, giunsero sino alle stelle, nelle regioni
celesti e nel regno dei giusti. Roma li rivendicò come suoi cittadini. Questo voleva dire Damaso o
nuove stelle».
Questi versi trovarono un corrispettivo iconografico, venti anni orsono, quando, in una regione
delle catacombe di San Sebastiano, si rinvenne e restaurò un affresco della fine del IV secolo
raffigurante Pietro e Paolo che si abbracciano, proponendo un'iconografia cara alla classica
concordia tra gli imperatori e, forse, ispirata alla letteratura apocrifa, dove si fa riferimento all'
ultimo commovente saluto tra Pietro e Paolo prima del martirio, avvenuto a Roma, in seguito alla
persecuzione neroniana.
Fonte: Il Cattolico.it