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ANALISI	CINEMATICA	DELLA	SCRITTURA	DURANTE	
ESERCIZI	COPIATI	O	DETTATI	
	
	
	
	
	 	
Laureanda																																																																																																																				Relatore	
Costanza	Rebez																																																																									Prof.	Agostino	Accardo	
																																																																																	
																																																																																																																																																								Correlatrice	
																																																																																																										Dott.essa	Giulia	Silveri	
	
	
ANNO	ACCADEMICO	2016/2017	ANNO ACCADEMICO 2016/2017
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE
DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA E
ARCHITETTURA
Corso di Laurea triennale in Ingegneria dell’Informazione
ANALISI DEL SEGNALE EEG PER LA STIMA
DELLA CONNETTIVITÀ CEREBRALE
DURANTE LA TROMBOLISI
Relatore
Prof. Agostino ACCARDO
Correlatrice
Dott.ssa Federica DE DEA
	
Laureanda
Guenda GALPERTI
2	
	
INDICE	
	
CAPITOLO	1:	INTRODUZIONE	....................................................................	3	
CAPITOLO	2:	STATO	DELL’ARTE	E	DISCUSSIONE	DEI	DATI	IN	
LETTERATURA	................................................................................................	5	
CAPITOLO	3:	MATERIALI	E	METODI	......................................................	17	
3.1	-	METODO	...................................................................................................................................	17	
3.2	-	PROCEDURA	.............................................................................................................................	17	
3.3	-	ANALISI	DEI	DATI	....................................................................................................................	18	
CAPITOLO	4:	RISULTATI	............................................................................	22	
4.1	-	ANALISI	STATISTICA	SU	TUTTI	I	SOGGETTI	...........................................................................	22	
4.2	-	ANALISI	STATISTICA	SU	MASCHI	E	FEMMINE	.......................................................................	34	
CAPITOLO	5:	DISCUSSIONE	DEI	RISULTATI	........................................	41	
CAPITOLO	6:	CONCLUSIONI	......................................................................	51	
CAPITOLO	7:	BIBLIOGRAFIA	....................................................................	53
3	
CAPITOLO	1:	INTRODUZIONE	
	
	
	
La	 scrittura	 è	 una	 forma	 di	 espressione	 codificata	 attraverso	 i	 segni,	 invenzione	 umana	
relativamente	 recente	 (civiltà	 mesopotamica	 3200	 A.C.),	 e	 forse	 oggi	 già	 in	 procinto	 di	
scomparire,	all’inizio	del	nuovo	millennio.	Eppure	continua	ad	essere	il	mezzo	più	immediato	
e	diffuso	per	archiviare,	riportare,	appuntare	e	trasmettere	le	informazioni.	
La	 scrittura	 è	 un’abilità	 complessa:	 	bisogna	 integrare	 numerose	 conoscenze	 di	 base,	 siano	
esse	 lessicali,	 ortografiche	 o	 sintattiche,	 e	 abilità	 grafo-motorie	 per	 la	 realizzazione	 delle	
lettere	a	mano.	La	qualità	della	grafia	è	un	indice	per	la	valutazione	delle	anomalie	motorie	
dovute	 alla	 disgrafia	 o	 ad	 altre	 patologie,	 quali	 ad	 esempio	 il	 morbo	 di	 Parkinson,	 o	 più	
comunemente	la	grafia	ha	una	ricaduta	significativa	sulla	futura	competenza	degli	studenti	
nella	 composizione	 di	 uno	 scritto,	 sulle	 loro	 performance	 scolastiche	 e	 su	 altri	 importanti	
aspetti	 legati	 alla	 sfera	 emotiva	 e	 relazionale.	 Da	 qui	 nasce	 l’importanza	 di	 identificare	 le	
difficoltà	 della	 grafia	 e	 di	 proporre	 interventi	 mirati	 per	 la	 valutazione	 e	 lo	 sviluppo	 delle	
capacità	grafo-motorie.	
Il	 disturbo	 della	 scrittura	 è	 un	 mondo	 dove	 ancora	 regnano	 confusioni,	 non	 esistono	 scale	
standardizzate	e	validate	e	spesso	si	fanno	valutazioni	con	criteri	“occhiometrici”	o	peggio	non	
si	 fanno	 per	 niente.	 Per	 tutte	 queste	 ragioni,	 lo	 studio	 di	 tipo	 cinematico	 della	 scrittura	
rappresenta	 il	 metodo	 più	 affidabile	 e	 oggettivo	 nella	 diagnostica	 del	 disturbo	 di	 scrittura,	
permettendo	di	costituire	dei	piccoli	laboratori	di	analisi	del	movimento.	
	
Le	 recenti	 evoluzioni	 tecnologiche	 nel	 campo	 della	 raccolta	 dati	 permettono	 ora	
l’esaminazione	 di	 una	 serie	 molto	 più	 ricca	 di	 parametri	 per	 l’analisi	 della	 scrittura.	 Con	
l’utilizzo	 delle	 tavolette	 grafiche	 è	 possibile	 monitorare	 la	 scrittura	 in	 tempo	 reale	 e	
memorizzarla	in	formati	trattabili	per	sofisticati	studi	cinematici	e	cinetici.	Questi	strumenti	
permettono	 alla	 ricerca	 di	 raggiungere	 grande	 precisione	 soprattutto	 per	 quanto	 riguarda	
l’andamento	della	scrittura	nella	dimensione	temporale.		
	
In	letteratura	i	vari	studi	si	sono	concentrati	su	diversi	aspetti	del	processo	di	elaborazione	ed	
esecuzione	 della	 scrittura,	 andando	 quindi	 ad	 analizzare	 e	 relazionare	 variabili	 differenti	 a	
seconda	 del	 diverso	 scopo	 della	 ricerca.	 	 Molti	 lavori	 hanno	 posto	 la	 loro	 attenzione	 sullo	
spelling	delle	parole	sotto	dettatura	e	come	questa	abilità	vada	ad	influire	sulle	capacità	di	
scrittura.	 Nell’analisi	 dello	 spelling,	 come	 prima	 problematica,	 è	 sorta	 la	 difficoltà	 nel
4	
paragonare	i	vari	studi	a	causa	delle	diverse	lingue	con	cui	sono	stati	condotti;	infatti	in	alcune	
lingue	 come	 quelle	 anglosassoni	 e	 germaniche	 la	 corrispondenza	 tra	 suono	 e	 spelling	 può	
essere	spesso	irregolare,	al	contrario	della	lingua	italiana	in	cui	lo	spelling	delle	parole	può	
essere	effettuato	correttamente	attraverso	regole	di	conversione	non	lessicale	da	fonema	a	
grafema.	Per	limitare	al	massimo	queste	diversità,	il	filo	conduttore	che	ha	accomunato	tali	
studi	è	stato	quello	di	basarsi	sulla	dual-route	theory	usandola	come	punto	di	riferimento.	La	
dual-route	 theory	 rappresenta	 il	 punto	 di	 vista	 dominante	 negli	 studi	 dello	 spelling	 delle	
parole	e	sostiene	la	tesi	secondo	cui	esistono	due	percorsi	disponibili	per	eseguire	lo	spelling	
di	parole	familiari:	uno	lessicale	e	uno	non	lessicale.	Il	percorso	lessicale	permette	lo	spelling	
di	parole	conosciute	attraverso	il	recupero	della	conoscenza	lessicale	fino	ad	ottenere	l’output	
ortografico,	mentre	il	percorso	sublessicale	fornisce	lo	spelling	di	parole	sconosciute	o	non-
parole.	
Altri	studi	hanno	invece	posto	la	loro	attenzione	sulla	copiatura	di	parole	o	frasi,	per	andare	
proprio	 a	 separare	 le	 conoscenze	 grammaticali	 dalle	 abilità	 nella	 scrittura,	 così	 da	 poter	
analizzare	meglio	la	fluidità	del	gesto	incontaminata	da	altre	variabili.	
Non	è	stata	invece	analizzata	in	letteratura	la	diretta	relazione	tra	dettato	e	copiato	dal	punto	
di	vista	dell’andamento	della	scrittura.	
	L’obiettivo	di	questa	tesi	è	proprio	quello	di	discutere	i	risultati	ottenuti	dall’acquisizione	di	
dati	sperimentali,	tramite	tavoletta	grafica,	per	andare	a	riscontrare	eventuali	diversità	nella		
scrittura	di	esercizi	svolti	sotto	dettatura	o	copiatura.
5	
CAPITOLO	2:	STATO	DELL’ARTE	E	DISCUSSIONE	DEI	DATI	IN	
LETTERATURA	
	
	
Questa	sezione	si	occupa	in	maniera	più	dettagliata	del	prodotto	scritto,	illustrando	aspetti	
rilevanti	su	cui	si	sono	maggiormente	concentrati	i	ricercatori,	metodologie	usate	e	principali	
risultati.	 Verranno	 trattati	 gli	 aspetti	 grafo-motori	 della	 scrittura,	 indagando	 le	 variabili	
specifiche	 che	 sono	 state	 affrontate	 in	 letteratura:	 velocità,	 leggibilità,	 direzionalità	 del	
movimento,	pressione	e	tempo	trascorso	in	aria	dalla	penna.
	
Riconducendosi	alla	problematica	dello	spelling,	uno	studio	a	sostegno	della	dual-route	theory	
è	quello	operato	da	Ellis	&	Young	nel	1996	[1],	in	cui	confermano	che	durante	la	dettatura	di	
una	parola	vengono	acceduti	almeno	due	sistemi:	il	primo	rappresenta	il	sistema	ortografico	
lessicale,	 il	 secondo	 rappresenta	 il	 sistema	 fonologico	 o	 non-lessicale.	 Il	 percorso	 lessicale	
comprende	il	sistema	di	analisi	uditiva,	l’input	lessicale	uditivo,	il	sistema	semantico,	il	lessico	
dell’output	vocale,	il	lessico	dell’output	grafemico,	il	livello	grafemico,	il	livello	allografico	e	il	
percorso	grafico	motorio.	
	
Sulla	base	della	dual-rout	theory	Campbell	[2]	e	Kay	&	Marcell	[3]	esaminarono	lo	spelling	di	
parole	e	non-parole.	In	particolare	Campbell	[2]	dettando	una	serie	di	parole	e	non-parole	a	
un	certo	numero	di	soggetti,	scoprì	che	ascoltare	una	parola	immediatamente	prima	di	una	
non-parola	 può	 influenzare	 significativamente	 l’ortografia	 della	 non-parola.	 Questi	 studi	
riscontrarono	 dunque	 che	 il	 sistema	 lessicale	 e	 quello	 fonologico	 sono	 interconnessi	 e	 non	
operano	indipendentemente	l’uno	dall’altro.	
	
Sulla	scia	di	questi	lavori	di	sopra	citati,	Tucha,	Trumpp	e	W.Lange	[4]	hanno	pubblicato	uno	
studio	il	cui	scopo	è		quello	di	confermare	la	scoperta	di	Campbell	secondo	cui	l’ortografia	di	
una	 non-parola	 può	 essere	 influenzata	 dall’ascolto	 di	 una	 parola	 pronunciata	
immediatamente	prima.	Tali	affermazioni	sono	in	contrasto	dunque	con	l’assunzione	che	il	
sistema	fonologico	rappresenti	un	processo	del	tutto	non	lessicale.	
	
Nell’analisi	 svolta	 da	 Oliver	 Tucha	 et	 al.,	 [4]	 il	 metodo	 di	 raccolta	 dati	 ha	 selezionato	 57	
soggetti	di	sesso	femminile	ed	età	media	pari	a	24,8	anni.	55	candidate	erano	destrorse,	una	
mancina	 e	 una	 ambidestra.	 La	 manualità	 era	 stata	 precedentemente	 misurata	 usando	 una
6	
versione	abbreviata	del	questionario	di	Raczkowski,	Kalat,	e	Nebes	[5]	(Chapman	&	Chapman,	
[6]).		
In	un	primo	momento	ai	soggetti	è	stato	richiesto	di	ascoltare	una	lista	contenente	parole	e	
non-parole.	Non	appena	veniva	pronuciata	una	non-parola	il	candidato	doveva	scriverla	più	
accuratamente	possibile.		
Sono	state	usate	6	liste	di	parole	e	non-parole,	ognuna	contenente	103	parole	monosillabe	e	
43	non-parole	(in	lingua	tedesca).		
23	 delle	 non-parole	 per	 ogni	 lista	 sono	 state	 precedute	 da	 una	 parola	 in	 rima	 con	 la	 non-
parola	stessa	(Effetto	di	priming),	Tabella	1.	
I	candidati	sono	stati	assegnati	casualmente	ad	una	delle	6	liste	ognuna	delle	quali	è	stata	
dettata	tramite	una	voce	registrata.	
In	un	secondo	momento	ai	candidati	è	stato	chiesto	di	scrivere	tutte	e	sole	le	parole	(prime)	di	
una	ulteriore	lista	che	conteneva	solamente	le	parole	usate	nel	primo	test.	
In	 entrambe	 le	 prove	 l’intervallo	 di	 tempo	 tra	 la	 dettatura	 di	 una	 parola	 (o	 non-parola)	 e	
l’altra	era	di	3-4s.	
	
	
	
								Tabella	1:	Esempi	di	parole	con	relative	non-parole.	
	
Per	quanto	riguarda	la	strumentazione,	tutti	i	test	sono	stati	svolti	su	un	fogio	di	carta	senza	
righe	riposto	sopra	una	tavoletta	grafica	(WACOM	IV)	usata	per	registrare	i	movimenti;	perciò	
durante	 la	 scrittura	 sono	 stati	 monitorati	 continuamente	 la	 posizione	 della	 penna	 sulla	
tavoletta,	la	velocità	e	l’accelerazione.	
La	tavoletta	grafica	utilizzava	una	massima	frequenza	di	campionamento	di	200Hz	ed	è	stato	
possibile	 localizzare	 la	 punta	 della	 penna	 con	 un’accuratezza	 di	 0,2mm	 in	 entrambe	 le	
direzioni	 (x/y).	 In	 segutio	 i	 dati	 sono	 stati	 elaborati	 usando	 i	 metodi	 di	 regressione	 non	
parametrica	concepiti	da	Marquardt	and	Mai	[7].	
	
Il	lessico	delle	non-parole	dettate	è	stato	valutato	analizzando	lo	spelling	delle	non-parole.
7	
Le	 non-parole	 (targets)	 scritte	 in	 maniera	 corrispondente	 alle	 rispettive	 parole	 (Berg	 con	
Rerg)	sono	state		classificate	come	primed	targets.	I	targets	scritti	in	maniera	del	tutto	diversa	
dalle	 rispettive	 parole	 sono	 stati	 classificati	 come	 unprimed	 targets.	 I	 targets	 scritti	
parzialmente	in	maniera	corretta,	ovvero	quando	lo	spelling	del	fonema	di	mezzo	dei	targets	
corrispondeva	a	quello	delle	parole,	sono	stati	classificati	come	ambiguous	targets.		
L’effetto	di	priming	dipende	innanzitutto	dal	corretto	spelling	delle	parole;	se	già	la	parola	
viene	 scritta	 in	 maniera	 sbagliata,	 con	 molta	 probabilità	 verrà	 scritto	 erratamente	 anche	 il	
target.	Perciò	i	targets	le	cui	parole	sono	state	scritte	con	errori	di	ortografia	nel	secondo	test	
non	sono	stati	presi	in	considerazione.	
Per	l’analisi	cinematica	della	scrittura	sono	state	considerate	le	lettere	“e”	ed	“l”	poiché	sono	
scritte	 in	 maniera	 simile	 da	 tutti	 e	 poiché	 nella	 loro	 esecuzione	 la	 penna	 non	 si	 stacca	 dal	
foglio.	Per	valutare	la	fluidità	del	gesto,	sono	stati	calcolati	i	numeri	di	inversione	di	direzione	
nell’andamento	della	velocità	(NIV)	e	dell’accelerazione	(NIA)	per	queste	due	lettere;	infatti	il	
numero	di	inversioni	di	direzione	permettono	di	distinugere	i	movimenti	automatici	da	quelli	
non	automatici.	I	singoli	tratti	dei	movimenti	automatici	hanno	una	forma	più	armoniosa	con	
un	solo	picco	(NIV=1)	e	una	forma	a	campana	nell’	andamento	della	velocità.	In	conclusione	
quindi	una	minor	fluidità	nel	movimento	della	scrittura	si	riflette	con	un	maggior	numero	di	
inversioni	nella	velocità.
8	
	
Figura	1:	campioni	di	scrittura	con	relativi	andamenti	di	velocità	e	accelerazione	per	le	lettere	“e”	ed	“l”.	
	
Gli	effect-sizes	(	misurano	quantitativamente	l’entità	di	un	fenomeno)	hanno	evidenziato	una	
significativa	differenza	nella	fluidità	tra	parole	e	non-parole	e	una	trascurabile	differenza	nel	
numero	di	inversioni	per	primed	e	unprimed	targets.		
	
In	altri	tre	casi	Campbell	[2]	verificò	che	lo	spelling	di	una	non-parola	veniva	influenzato	dallo	
spellingdi	una	precedente	parola	anche	nel	caso	in	cui	ci	fosse	un	filler	(riempitivo)	tra	le	due.	
Inoltre	l’effetto	di	priming	è	stato	accertato	anche	nella	lingua	italiana;	risultato	sorprendente	
poiché	 l’ortografia	 delle	 parole	 italiane	 ha	 una	 corrispondenza	 estremamente	 regolare	 tra	
suono	e	spelling.		
Questi	 risultati	 sono	 dunque	 in	 cotraddizione	 con	 l’assunzione	 che	 il	 sistema	 fonologico	
rappresenti	 un	 processo	 puramente	 non	 lessicale;	 è	 lecito	 perciò	 muovere	 una	 critica	 alla	
dual-route	theory.	In	particolare	quest’ultima	si	basa	sui	modelli	di	accesso	lessicale	secondo	
cui	 l’architettura	 del	 processo	 lessicale	 si	 basa	 su	 meccanismi	 specifici	 che	 lavorano	
indipendentemente	l’uno	dall’altro,	elaborando	ed	incapsulando	l’informazione	e	passandola	
al	successivo	livello.	A	maggior	ragione,	i	modelli	di	accesso	lessicale	assumono	che	il	lessico	a
9	
livello	 mentale	 sia	 organizzato	 in	 una	 maniera	 simile	 a	 un	 dizionario:	 pieno	 di	 entrate	
codificate	durante	l’apprendimento	del	linguaggio	e	in	seguito	richiamate	durante	l’uso	del	
linguaggio	(Allport	&	Funnel,	[8]).	
	Questi	modelli	sono	però	facilmente	attaccabili	perché	non	specificano	approfonditamente	le	
distinzioni	tra	lessico	di	input	e	output;	inoltre	sostengono	che	anche	i	significati	delle	parole	
siano	stivati	e	richiamati	in	una	maniera	simile	a	un	dizionario;	ipotesi	improbabile	che	viene	
infatti	criticata	dai	modelli	connessionistici,	sostenitori	del	fatto	i	significati	delle	parole	siano	
generati	nei	contesti	individuali	e	non	semplicemente	recuperati	dal	lessico	a	livello	mentale.	
Nella	 dual-route	 theory	 le	 non-parole	 vengono	 elaborate	 solamente	 tramite	 la	 conversione	
fonema-grafema,	perciò	i	dettagli	ortografici	non	possono	essere	elaborati	simultanemente	a	
causa	della	loro	natura	lessicale.	Perciò	il	corrente	studio	non	può	essere	spiegato	con	questo	
modello.	
Ci	 si	 può	 basare	 invece	 sui	 modelli	 connessionistici,	 in	 cui	 l’informazione	 linguistica	 è	
distribuita	come	una	rete	ed	è	rappresentata	dai	nodi	(Seidenber	[9]).	In	questo	scenario,	al	
contrario	 dei	 modelli	 di	 accesso	 e	 recupero	 lessicale,	 sono	 possibili	 accessi	 paralleli	
all’informazione.	 Quando	 si	 presenta	 una	 non-parola,	 l’informazione	 lessico-ortografica	 si	
attiva	in	un	processo	parallelo	attraverso	la	network.	Questa	attivazione	parallela	garantisce	
che	le	informazioni	fonologiche	e	ortografiche	possano	essere	combinate.	
Ad	esempio	la	non	fluidità	nei	movimenti	della	scrittura	di	una	non-parola	potrebbe	essere	
provocata	da	queste	attivazioni	parallele,	le	quali	potrebbero	anche	giustificare	l’incremento	
del	 tempo	 a	 causa	 dell’attivazione	 parallela	 dell’informazione	 semantica	 in	 aggiunta	 ai	
processi	fonologici	e	ortografici.	
	
In	conclusione	si	può	quindi	affermare	che	i	modelli	connessionistici	sono	capaci	di	motivare	
sia	il	recupero	dell’informazione	lessico-ortografica,	sia	il	disturbo	della	fluidità	nella	scrittura	
di	 una	 non-parola.	 Mentre	 la	 dual-route	 theory	 fallisce	 nello	 spiegare	 l’attivazione	
dell’informazione	ortografica	nella	scrittura	delle	non-parole.	
	
Un	 altro	 studio	 basato	 sulla	 dual-route	 theory	 ed	 ancor	 più	 concentrato	 sull’analisi	 dello	
spelling	sotto	dettatura	delle	parole	viene	riportato	nel	lavoro	di	Patrik	Bonin	et	al.,	[10].	
L’obiettivo	di	questo	lavoro	è	quello	di	individuare	le	differenze	individuali	nella	scrittura	di	
soggetti	adulti,	perciò	sono	stati	presi	in	considerazione	molti	parametri	ritenuti	fondamentali	
per	l’influenza	che	possono	avere	sullo	spelling.	Ad	esempio	gli	effetti	della	frequenza	con	cui	
compare	 una	 parola	 in	 un	 testo	 scritto,	 la	 word	 frequency,	 fanno	 osservare	 che	 le	 parole
10	
incontrate	con	alta	frequenza	vengono	scritte	più	velocemente	e	accuratamente	di	quelle	a	
bassa	frequenza.	Tra	le	proprietà	statistiche	estrapolate	dalle	parole	è	stata	considerata	anche	
l’ambiguità	della	relazione	tra	le	unità	suono-spelling	che	viene	indicata	con	un	variabile	detta	
PO	 consistency	 (fonologico-ortografico).	 Quest’ultima	 è	 data	 dal	 rapporto	 tra	 un	 suono	 e	 i	
relativi	 grafemi	 ad	 esso	 associati,	 perciò	 varia	 da	 0	 a	 1.	 È	 uguale	 a	 1	 quando	 il	 fonema	 è	
sempre	 associato	 allo	 stesso	 grafema;	 quando	 invece	 esistono	 molteplici	 associazioni	 è	
minore	di	1.	
	
Hanno	partecipato	all’esperimento	80	studenti	(60	donne;	età	media	20	anni)	dell’Università	
della	 Borgogna;	 tutti	 di	 madrelingua	 francese	 e	 senza	 alcun	 deficit.	 I	 campioni	 sono	 stati	
registrati	da	una	voce	di	donna	e	digitalizzati	usando	il	software	Audacity.	Per	registrare	le	
latenze	grafiche	(in	ms)	sono	stati	usati	una	tavoletta	grafica	(WACOM	UltraPad	A5)	e	una	
penna	 (SP-401).	 Le	 proprietà	 statistiche	 estratte	 dalle	 parole	 sono	 state	 presentate	 nella	
Tabella	2.	
Sono	 state	 svolte	 due	 sessioni	 distanziate	 da	 una	 settimana,	 in	 cui	 ogni	 candidato	 è	 stato	
testato	individualmente	entrambe	le	volte.	Ogni	sessione	prevedeva	in	un	primo	momento	la	
dettatura	dei	sostantivi	monosillabi;	ai	candidati	è	stato	richiesto	di	scrivere	più	velocemente	
possibile	dopo	l’output	vocale;	se	il	candidato	non	riconosceva	la	parola	doveva	apporre	una	
croce	al	suo	posto.	
	
	
	
Tabella	 2:	 Caratteristiche	 statistiche	 delle	 variabili	 indipendenti	 corrispondenti	 ai	 campioni	 usati	
nell’analisi	della	regressione	multipla.		
	
	
Il	 tempo	 trascorso	 tra	 l’inizio	 della	 dettatura	 delle	 parole	 e	 il	 contatto	 della	 penna	 con	 la	
tavoletta	veniva	registrato	dal	computer.	Per	calcolare	la	latenza	totale	a	questo	intervallo	di	
tempo	è	stata	sommata	la	latenza	grafica	cioè	il	tempo	impiegato	dal	candidato	per	scrivere	la	
parola.	La	dettatura	di	una	parola	e	l’altra	era	distanziata	da	un	intervallo	di	4s.
11	
In	un	secondo	momento	invece	è	stato	svolto	il	vocabulary	test	per	verificare	l’ipotesi	secondo	
cui	i	partecipanti	con	un	maggior	background	letterario	possano	avere	davvero	una	miglior	
performance	nello	spelling	di	quelli	con	minor	conoscenza	lessicale.		
Le	 correlazioni	 fra	 i	 vari	 parametri	 hanno	 portato	 a	 diverse	 conclusioni.	 A	 proposito	 delle	
considerazioni	 fatte	 precedentemente	 sulla	 divisione	 dei	 soggetti	 in	 lettori	 lessicali	 e	 non	
lessicali,	non	è	stato	possibile	identificare	nitidamente	diversi	tipi	di	“spellers”	sulla	base	della	
dipendenza	 maggiore	 o	 minore	 dal	 percorso	 lessicale	 o	 da	 quello	 non	 lessicale;	 infatti	 se	 i	
soggetti	fossero	capaci	di	controllare	il	dosaggio	con	cui	usare	i	due	percorsi,	uno	sensibile	
alla	 frequenza	 (percorso	 lessicale)	 e	 uno	 sensibile	 alla	 PO	 consistency	 (non	 lessicale),	
dovrebbe	 esistere	 una	 relazione	 significativa	 tra	 word	frequency	e	PO	consistency;	 cosa	 che	
invece	non	è	stata	riscontrata	nell’attuale	studio.	
Sono	stati	però	registrati	degli	aspetti	specifici	sull’influenza	della	conoscenza	lessicale	sullo	
spelling.		
I	 principali	 responsabili	 della	 latenza	 sono	 stati:	 	 acoustic	 duration,	 lunghezza	 ortografica,	
frequenza	cumulativa	e	PO	consistency.		
Il	fatto	che	la	word	frequency		e	la	PO	consistency	esercitino	un	effetto	sia	sulle	latenze	che	
sugli	errori,	supporta	la	tesi	riguardo	lo	spelling	della	dual-route	theory	poiché	in	accordo	con	
l’affermazione	che	entrambi	i	percorsi	vengono	attivati	per	la	costruzione	ortografica	durante	
lo	 spelling.	 Questo	 risultato	 suggerisce	 che	 quello	 non	 lessicale	 non	 è	 semplicemente	 un	
percorso	opzionale,	ma	viene	certamente	coinvolto	nello	spelling	di	parole	familiari.	
	
	
Figura	2:	Distribuzione	dei	coefficienti	di	regressione	standard	per	soggetto.
12	
	
Il	 motivo	 per	 cui	 le	 parole	 con	 minor	 PO	 consistency	 (inconsistenti)	 sono	 associate	 a	 una	
maggio	latenza	è	dovuto	al	fatto	che,	per	questo	tipo	di	parole,	il	percorso	lessicale	produce	un	
corretto	 codice	 ortografico,	 che	 però	 può	 dover	 competere	 contro	 un	 codice	 incorretto	
assemblato	dal	percorso	non	lessicale.	Questa	conflitto	diventa	dunque	responsabile	di	una	
maggior	latenza.	
L’uso	 del	 vocabulary	test,	progettato	 in	 precedenza	 da	 Deltour	 [11],	 è	 servito	 a	 valutare	 il	
background	 letterario.	 L’ipotesi	 fatta	 a	 priori	 sosteneva	 che	 i	 soggetti	 con	 un	 alto	 livello	
lessicale	 possedessero	 una	 rappresentazione	 lessicale	 di	 qualità	 superiore,	 ed	 è	 stata	
confermata	 dal	 fatto	 che	 questi	 ultimi	 abbiano	 scritto	 più	 velocemente	 e	 con	 meno	 errori	
potendoli	considerare	dunque	più	accurati.		
La	scoperta	che	gli	adulti	con	una	maggior	conoscenza	lessicale	manifestino	un	forte	effetto	
positivo	 all’	acoustic	duration	 (sono	 più	 sensibili	 a	 questa	 variabile),	 ma	 allo	 stesso	 tempo	
abbiano	 un	 correlazione	 negativa	 con	 la	 lunghezza	 ortografica,	 implica	 che	 essi	 processino	
l’input	molto	prima	di	iniziare	il	primo	movimento	di	scrittura	rispetto	agli	adulti	con	minor	
conoscenza	lessicale.	Questo	suggerisce	che	durante	lo	spelling,	i	candidati	con	alti	punteggi	
nel	 vocabulary	 test	 possano	 impiegare	 più	 tempo	 per	 identificare	 e	 capire	 le	 parole,	 forse	
anche	 per	 effettuare	 una	 verifica	 interna	 del	 loro	 spelling	 prima	 di	 cominciare	 a	 scrivere.	
Questa	maggior	latenza	iniziale	si	trasforma	però	in	una	minor	latenza	complessiva	poiché	la	
scrittura	della	parola	avviene	molto	più	rapidamente.	Invece	gli	individui	con	minor	proprietà	
lessicali	 possiedono	 meno	 rappresentazioni	 ortografiche	 accurate	 e	 il	 loro	 processo	 di	
elaborazione	 è	 non	 solo	 di	 più	 basso	 livello,	 ma	 prevede	 inoltre	 che	 lo	 spelling	 venga	
effettuato	proprio	durante	la	stesura	della	parola,	aumentando	così	la	latenza	complessiva.	
Per	concludere,	il	limite	di	questo	studio	sta	nel	fatto	che	ci	si	è	focalizzati	solamente	su	parole	
monosillabe	e	che	quindi	sarebbe	utile	investigare	in	un	panorama	più	eterogeneo	di	parole.	
Tuttavia	 è	 stato	 dimostrato	 che	 l’utilizzo	 della	 regressione	 multipla	 per	 analizzare	 le	
differenze	individuali	nello	spelling,	può	contribuire	a	comprendere	meglio	i	meccanismi	di	
rappresentazione	coinvolti	in	questa	complessa	dote	umana.	
Il	prossimo	studio,	a	differenza	dei	precedenti,	ha	scelto	di	analizzare	l’influenza	della	abilità	
di	scrittura	durante	lo	spelling	nei	bambini	anziché	negli	adulti.	Il	processo	di	apprendimento	
della	 scrittura	 è	 pesantemente	 vincolato	 dalle	 capacità	 della	 memoria	 di	 lavoro	 (WM).	
Possedendo	 limitate	 risorse	 cognitive,	 i	 meccanismi	 di	 elaborazione	 competono	 l’uno	 con	
l’altro	tutte	le	volte	in	cui	la	domanda	supera	l’offerta.	In	accordo	con	la	capacity	theory,	la	
graduale	automatizzazione	dei	processi	di	basso	livello,	come	la	scrittura,	libera	le	risorse	che
13	
possono	essere	usate	per	coinvolgere	processi	più	controllati	(cioè	di	più	alto	livello	come	lo	
spelling)	 in	 parallelo,	 per	 condurre	 meccanismi	 più	 complessi.	 (Just	 and	 Carpenter,	 [12]).	
Infatti	 l’abilità	 di	 mettere	 in	 cascata	 più	 processi,	 dipende	 pesantemente	 dallo	 sviluppo	 e	
dall’esperienza	dello	scrittore	in	considerazione.	Per	questo,	nei	bambini,	siccome	la	scrittura	
non	 è	 pienamente	 automatizzata,	 specialmente	 per	 quelli	 delle	 scuole	 elementari,	 devono	
prevenire	il	sovraccarico		segmentando	i	processi	di	più	alto	livello	e	sono	incapaci	dunque	di	
procedere	in	parallelo	o	in	cascata.		
	
Sono	stati	fatti	svolgere	un	test	di	scrittura	e	uno	di	dettatura	a	84	bambini	di	madrelingua	
francese:	44	bambini	frequentanti	la	scuola	elementare	e	40	ragazzi		della	scuola	media.	In	
totale	quindi	i	soggetti	variavano	l’età	dai	6	ai	14	anni.	
Nel	test	di	scrittura	è	stato	chiesto	ai	candidati,	in	un	primo	momento,	di	scrivere	il	proprio	
nome	e	cognome	tre	volte	di	fila	con	la	loro	scrittura;	in	un	secondo	momento	hanno	invece	
svolto	 il	 “test	 dell’alfabeto”	 (Abbott	 and	 Berninger,	 [13])	 che	 consisteva	 nel	 dover	 scrivere	
tutte	le	lettere	dell’alfabeto	nel	corretto	ordine.	Entrambi	gli	esercizi	bisognava	svolgerli	il	più	
velocemente	e	accuratamente	possibile.	
Il	test	di	spelling	prevedeva	invece	la	dettatura	di	27	nomi	comuni	contenenti	dalle	5	alle	8	
lettere.	Con	l’aiuto	del	databse	NOVLEX	(Lambert	and	Chesnet,	[14])	è	stata	stilata	la	sequenza	
di	parole	con	vari	livelli	di	frequenza	e	regolarità.	
Tutti	gli	esercizi	sono	stati	svolti	scrivendo	su	una	tavoletta	grafica	(WACOM	Intous	3;	200	Hz	
frequenza	di	campionamento)	collegata	a	un	computer.	Il	software		ha	registrato	la	posizione	
e	la	pressione	della	penna	sulla	superficie	della	tavoletta,	assieme	alla	velocità	e	alla	durata.	
	
Per	valutare	l’efficienza	dello	spelling	durante	la	dettatura	sono	state	calcolate	le	percentuali	
delle	parole	scritte	erratamente.	Mentre	per	valutare	la	durata	temporale	della	scrittura,	per	
ogni	parola,	sono	state	calcolate:	la	velocità	della	penna	(cm/s)	e	la	durata	per	ogni	lettera	
(ms/car).	
Innanzitutto,	 come	 ci	 si	 aspettava,	 le	 performance	 di	 spelling	 sono	 migliorate	 con	 l’andare	
dell’età	e	delle	classi,	come	dimostrato	dalla	diminuzione	di	parole	errate,	e	l’aumento	della	
velocità	di	movimento	della	penna.		Contrariamente	alle	aspettative,	nonostante	i	movimenti	
più	 veloci	 della	 penna,	 gli	 alunni	 della	 scuola	 media	 hanno	 impiegato	 lo	 stesso	 tempo	 per	
scrivere	sotto	dettatura	degli	alunni	della	scuola	elementare.		
Il	fatto	che	la	durata	della	scrittura	era	sempre	più	lunga	per	il	test	dell’alfabeto	piuttosto	che	
per	l’esercizio	di	scrittura	dei	nomi	propri,	anche	per	le	classi	della	scuola	media,	conferma	la
14	
presenza	 di	 processi	 di	 alto	 livello	 (conoscenza	 ortografica)	 durante	 il	 test	 dell’alfabeto.	
Tuttavia	 il	 fatto	 che	 la	 velocità	 di	 movimento	 della	 penna	 fosse	 più	 lenta	 per	 la	 scrittura	
dell’alfabeto	piuttosto	che	per	la	scrittura	dei	nomi	propri,	per	le	classi	della	scuola	media,	è	
stato	inaspettato.	Una	plausibile	spiegazione	potrebbe	essere	che	gli	studenti	più	vecchi	siano	
capaci	di	settare	i	parametri	motori	per	una	lettera	durante	l’esecuzione	di	quella	precedente,	
rallentando	 la	 velocità	 di	 movimento	 della	 penna.	 Questa	 interpretazione	 è	 coerente	 con	 i	
risultati	 dell’esercizio	 di	 spelling,	 dimostrando	 l’abilità	 nello	 spelling	 in	 cascata.	 Non	 si	 è	
verificato	 questo	 rallentamento	 per	 la	 scrittura	 dei	 nomi	 propri,	 poiché	 la	 stringa	 era	
direttamente	ricavata	dalla	memoria.	
Nelle	classi	della	scuola	elementare	l’influenza	della	capacità	di	scrittura	sullo	spelling	è	stata	
confermata	 dal	 fatto	 	 che	 il	 processo	 ortografico	 veniva	 completato	 durante	 l’esecuzione	
stessa	della	parola	dettata,	venendo	dunque	condizionato	dal	sistema	grafico-motorio	e	dalla	
conoscenza	 ortografica.	 Alle	 elementari,	 la	 mancanza	 di	 automatizzazione	 grafico-motoria,	
assieme	 a	 una	 minor	 capacità	 di	 recupero	 delle	 lettere	 dell’alfabeto,	 hanno	 portato	 a	 un	
sovraccarico	 delle	 risorse	 attentive,	 innescando	 errori	 nell’esecuzione	 ortografica,	
aumentando	la	durata	della	scrittura	per	arresti	o	rallentamenti.	
In	 conclusione,	 in	 linea	 con	 la	 capacity	 theory,	 la	 scomparsa	 di	 qualsiasi	 correlazione	 con	
l’esercizio	 di	 scrittura	 di	 nomi	 propri,	 per	 le	 classi	 della	 scuola	 media,	 suggerisce	 che	
l’influenza	 delle	 abilità	 di	 scrittura	 non	 derivi	 più	 dalla	 richiesta	 dell’esecuzione	 grafico-
motoria	 ma	 solo	 dall’efficienza	 della	 conoscenza	 ortografica.	 Questo	 è	 dovuto	 al	 fatto	 che	
l’esecuzione	grafico-motoria	è	stata	già	automatizzata.	
	
Un	 altro	 studio	 che	 ha	 analizzato	 la	 scrittura	 dei	 bambini	 è	 stato	 quello	 condotto	 da	 Sara	
Rosenblum	 et	 al.,	 [15],	 in	 cui	 sono	 stati	 fatti	 svolgere	 esercizi	 di	 copiatura.	 In	 particolare	
questo	lavoro	ha	voluto	determinare	quali	siano	le	caratteristiche	temporali	della	scrittura	
per	degli	alunni	della	terza	elementare	e	come	queste	differiscano	tra	studenti	più	o	meno	
esperti.	
	
Nell’esperimento	 sono	 state	 comparate	 le	 scritture	 di	 due	 gruppi	 di	 bambini,	 il	 primo	
comprendeva	50	studenti	poco	esperti	nella	scrittura	e	il	secondo	gruppo	includeva	50	alunni	
più	esperti	che	sono	stati	combinati	a	quelli	del	primo	gruppo	per	età,	sesso	e	classe	(in	modo	
da	aver	avuto	lo	stesso	insegnante).		
Tutti	 gli	 studenti	 sono	 nati	 in	 Israele	 quindi	 il	 test	 è	 stato	 svolto	 in	 lingua	 ebraica.	 Per	
selezionare	gli	alunni	tra	esperti	e	non	nella	scrittura,	è	stato	prima	svolto	un	questionario
15	
capace	 di	 valutare	 leggibilità	 della	 scrittura,	 velocità,	 fatica	 ed	 eventuali	 problemi	 dei	
candidati	(Alston,	[16]).	
Tutti	 gli	 esercizi	 sono	 stati	 svolti	 su	 una	 tavoletta	 grafica	 (WACOM)	 che	 registrava	 le	
coordinate	“x”	e	“y”	della	penna	a	contatto	con	la	superficie	della	tavoletta.		
Le	misure	dei	primi	risultati	hanno	riportato:	il	tempo	totale	impiegato	per	svolgere	ciascun	
esercizio;	il	tempo	trascorso	“in	aria”	dalla	penna,	cioè	il	tempo	totale	in	cui	la	penna	non	era	a	
contatto	 con	 la	 tavoletta;	 il	 tempo	 trascorso	 dalla	 penna	 “sul	 foglio”	 e	 la	 velocità	 media	 di	
scrittura.		
																																	
L’esperimento	prevedeva	un	esercizio	in	cui	era	richiesto	di	copiare	7	diverse	lettere	dallo	
schermo	di		un	computer,	poi	si	doveva	copiare	4	parole	diverse,	in	seguito	copiare	2	frasi	
(una	familiare	e	uno	sconosciuta)	di	22	caratteri	ed	infine	sempre	copiare	un	paragrafo	di	100	
caratteri.	
	
Nel	 corrente	 studio	 sono	 stati	 registrati	 dei	 campioni	 di	 scrittura	 di	 lunghezza	
progressivamente	crescente,	tramite	una	tavoletta	grafica	con	l’obiettivo		di	voler	paragonare	
le	caratteristiche	temporali	della	scrittura	per	soggetti	più	e	meno	esperti.	Gli	studenti	più	
esperti	hanno	svolto	meglio	tutti	gli	esercizi	rispetto	agli	altri	loro	compagni,	impiegando	un	
minor	tempo	complessivo,	con	maggior	velocità	media	misurata	in	millimetri	al	secondo	e	in	
numero	di	caratteri	per	minuto.	Questo	risultato,	che	può	sembrare	ovvio,	in	realtà	non	si	è	
verificato	 in	 altri	 tipi	 di	 test	 nei	 quali	 i	 bambini	 meno	 esperti	 completavano	 gli	 esercizi	 di	
scrittura	 prima	 dei	 loro	 compagni	 più	 esperti,	 a	 costo	 di	 un	 output	 meno	 leggibile	 (Smits-
Engelsman	et	al.,	[17]).	
Nell’esperimento	 una	 delle	 variabili	 che	 è	 stato	 possibile	 rilevare	 esclusivamente	 grazie	
all’utilizzo	 della	 tavoletta	 grafica	 è	 stato	 il	 tempo	 trascorso	 “in	 aria”.	 Senza	 questa	
strumentazione,	 in	 precedenza,	 era	 difficile	 quantificare	 questa	 variabile	 ed	 era	 perciò	
complicato	 capire	 se	 il	 tempo	 trascorso	 “in	 aria”	 era	 dovuto	 a	 delle	 pause	 che	 aiutavano	
oppure	ostacolavano	la	scrittura	nei	bambini.	Sulla	base	dei	risultati	ottenuti	si	può	osservare	
che	 il	 tempo	 trascorso	 “in	 aria”	 compone	 circa	 due	 terzi	 del	 tempo	 complessivo	 per	 la	
scrittura	del	paragrafo	di	100	caratteri,	sia	per	i	soggetti	esperti	che	per	quelli	non	esperti.	
Un	fatto	che	non	si	può	trascurare	e	che	forse	rappresenta	un	po’	il	limite	di	questa	ricerca	è	
che	 l’esperimento	 è	 stato	 fatto	 in	 lingua	 ebraica	 nella	 quale,	 anche	 in	 corsivo,	 le	 lettere	
successive	non	sono	connesse;	sembra	perciò	che	nella	lingua	ebraica	l’attività	“in	aria”	sia	
forse	più	presente	che	in	altre	lingue	durante	la	scrittura.
16	
In	questo	studio	il	tempo	trascorso	“in	aria”	è	stato	considerato	come	il	tempo	necessario	per	
parametrizzare	 il	 sistema	 motorio	 e	 per	 inizializzare	 l’attività	 nei	 muscoli	 richiesti	 per	
eseguire	il	carattere.
17	
CAPITOLO	3:	MATERIALI	E	METODI	
	
	
In	questo	capitolo	viene	presentato	il	metodo	di	acquisizione	dei	dati	sperimentali	assieme	
alla	procedura	e	la	strumentazione	utilizzata.	
Successivamente	vengono	presentate	le	variabili	specifiche	estratte	dalla	scrittura	che	sono	
state	analizzate	e	i	tipi	di	confronti	statistici	che	sono	stati	scelti	di	approfondire.	
	
3.1	-	Metodo	
	
Il	test,	oggetto	di	analisi	di	questa	tesi,	è	stato	eseguito	presso	l’Università	di	Trieste	su	101	
soggetti	adulti	di	età	compresa	tra	i	18	e	i	33	anni,	in	particolare	49	maschi	e	52	femmine.	Di	
tutti	i	candidati	solamente	3	erano	mancini	(2	femmine	e	un	maschio).	Soltanto	un	candidato	
era	affetto	da	dislessia.	
Gli	esercizi	sono	stati	fatti	svolgere	su	un	foglio	di	carta	a	righe	appoggiato	su	una	tavoletta	
grafica	WACOM,	Inc,	Vancouver,	WA,	Model	Intuos	2.0	capace	di	rilevare	l’andamento	della	
scrittura	in	tempo	reale,	monitornado	continuamente	la	posizione	della	penna,	la	sua	velocità,	
la	pressione	applicata	e	il	tempo	trascorso.	Tramite	questa	strumentazione	è	stato	possibile	
rilevare	anche	i	movimenti	percorsi	in	aria	dalla	penna	durante	le	staccate.	La	tavoletta,	che	
utilizzava	una	frequenza	di	campionamento	di	200Hz,	è	stata	collegata	ad	un	computer	su	cui	
era	in	esecuzione	un	programma	per	la	digitalizzazione	dei	dati	(Software	Development	Kit	
(SDK,	LCS/Telegraphics)).		
	
3.2	-	Procedura	
	
Ogni	 individuo	 è	 stato	 testato	 singolarmente	 in	 un’unica	 sessione	 di	 circa	 15	 minuti	 in	 cui	
doveva	eseguire	3	esercizi	diversi.	È	stata	scattata	una	foto	all’impugnatura	della	penna	ad	
ogni	soggetto,	in	modo	tale	da	poter	classificare	le	diverse	prensioni.	
	Nel	primo	esercizio	(DV),	è	stata	dettata	velocemente	una	semplice	frase	contenente	tutte	le	
lettere	dell’alfabeto:	“In	pochi	giorni	il	bruco	diventò	una	bellissima	farfalla	che	svolazzava	sui	
prati	in	cerca	di	margherite	e	qualche	quadrifoglio”.	Al	candidato	è	stato	richiesto	di	scrivere	
la	frase	al	passo	con	la	dettatura	in	stile	corsivo.	È	stato	scelto	il	carattere	corsivo	in	modo	tale	
da	 omogenizzare	 le	 diverse	 scritture,	 inoltre	 essendo	 più	 continuo	 e	 meno	 spezzato	 dalle
18	
staccate,	 è	 stato	 considerato	 come	 la	 tipologia	 che	 meglio	 permetteva	 di	 estrapolare	 i	
parametri	che	poi	sono	stati	analizzati.	
Il	 secondo	 esercizio	 (V)	 prevedeva	 invece	 la	 copiatura	 della	 medesima	 frase	 il	 più	
rapidamente	possibile.		
Nella	terza	ed	ultima	prova	(A),	invece	è	stato	chiesto	di	copiare	sempre	la	stessa	frase	nella	
maniera	più	accurata	possibile	senza	limiti	di	tempo.	
	
3.3	-	Analisi	dei	dati	
	
I	parametri	da	sottoporre	alle	analisi	statistiche	sono	stati	scelti	facendo	riferimento	a	lavori	
già	 presenti	 in	 letteratura	 sugli	 studi	 cinematici	 della	 scrittura;	 in	 particolare,	 per	 ciascun	
esercizio,	sono	stati	considerati	i	seguenti	paramentri:	
• Numero	 di	 strokes	 (#strk):	 numero	 complessivo	 di	 segmenti	 delimitati	 da	 punti	
successivi	di	velocità	curvilinea	minima.	
• Durata	media	degli	strokes	in	ms	(SD).	
• Velocità	curvilinea	di	picco	in	mm/s	(Vcpk):	massima	velocità	curivilinea	della	penna	
registrata	in	fase	di	scrittura.	
• Lunghezza	media	degli	strokes	in	mm	(SL).	
• Durata	totale	del	test	in	ms	(DurTot):	 tempo	 totale	 impiegato	 per	 l’esecuzione	 di	 un	
esercizio.	
• Velocità	curvilinea	media	in	mm/s	(Vcm):	velocità	curvilinea	media	su	tutto	il	tracciato.	
• Spazio	totale	in	mm	(Ltot)	:	lunghezza	complessiva	adoperata	per	svolgere	ciascun	test.	
• Velocità	orizzaontale	degli	strokes	in	mm/s		(VHpk):	velocità	di	picco	della	penna	in	fase	
di	scrittura	calcolata	lungo	l’asse	orizzontale.		
• Velocità	verticale	degli	strokes	in	mm/s	(VVpk):	velocità	di	picco	della	penna	in	fase	di	
scrittura	calcolata	lungo	l’asse	verticale.	
• Durata	totale	delle	staccate	in	ms	(DurTorStac):	tempo	totale	trascorso	dalla	penna	in	
fase	aerea.	
• Pressione	media	(Pm):	pressione	media	applicata	dalla	penna	sul	foglio.	
	
Per	 ciascun	 test	 sono	 state	 calcolate	 la	 media	 e	 la	 deviazione	 standard	 di	 ogni	 parametro	
presentato	 precedentemente,	 per	 ogni	 soggetto.	 Per	 poter	 confrontare	 le	 scritture	 dei	 tre
19	
esercizi,	è	stato	calcolato	il	p-value	come	indice	di	una	eventuale	differenza	significativa	tra	i	
test	riguardo	ciascuna	variabile	considerata.	
	
In	 un	 secondo	 momento	 invece	 sono	 state	 calcolate	 media	 e	 deviazione	 standard	 di	 ogni	
parametro	separatamente	per	i	maschi	e	le	femmine	e	tramite	il	p-value	sono	state	rilevate	le	
differenze	significative	tra	i	due	generi	nei	relativi	tre	esercizi.	
	
Un’ulteriore	 suddivisione	 tra	 i	 candidati	 è	 stata	 quella	 effettuata	 in	 base	 ai	 diversi	 tipi	 di	
prensione.	Infatti	va	considerato	che	l’effetto	di	affaticamento	combinato	ad	altri	fattori,	quali	
una	scomoda	prensione	della	penna,	possono	andare	ad	influire	sulla	velocità	di	scrittura.		
Sebbene	alcuni	autori	non	abbiano	rilevato	una	correlazione	lineare	tra	il	modo	di	tenere	la	
penna	e	la	velocità	(Ziviani	&	Elkins,	[18];	Søvik,	Arntzen	&	Teulings,	[19]),	va	tenuto	presente	
che	la	velocità	porta,	di	solito,	ad	una	presa	dello	strumento	usato	più	rigida	ed	a	volte	“ad	
artiglio”	e	ciò	può	causare	nel	tempo	un	affaticamento	più	rapido	che	a	sua	volta	incide	sulla	
velocità	 di	 scrittura	 e	 sulla	 leggibilità	 (Tseng	 &	 Cermak,	 [20]).	 La	 forma	 convenzionale	 di	
prensione	 nota	 e	 considerata	 da	 sempre	 la	 più	 corretta	 in	 tutti	 i	 contesti	 educativi	 è	 la	
cosiddetta	dynamic	tripod	,	cioè	prensione	a	tre	dita	dinamica	come	si	vede	nel	pannello	a)	di	
Figura	3.		
					a)																																																																																																b)	
																											 	
Figura	3:	Prensione	dinamica	a	tre	dita.	Pannello	a)	figura	dalla	letteratura;	pannello	b)	foto	del	
soggetto	numero	11	del	presente	studio.	
A	sostegno	della	superiorità	di	questa	prensione	su	tutte	le	altre	possibili	è	stato	osservato	
che	la	pelle	del	polpastrello	ha	la	più	alta	densità	di	meccanorecettori		che	forniscono	gli	input	
afferenti,	necessari	per	il	controllo	fine	di	uno	strumento	di	scrittura.	Un	afferramento	come	
quello	 della	 prensione	 a	 tre	 dita	 dinamica	 permette	 alle	 articolazioni	 interfalangeali	 di	
muoversi	 liberamente,	 fornendo	 contemporaneamente	 la	 maggiore	 quantità	 possibile	 di	
informazione	 sensoriale	 al	 sistema	 nervoso	 per	 l’esecuzione	 e	 la	 correzione	 motoria
20	
(Johansson	&	Westling,	[21];	Benbow,	[22]).	Diversamente,	l’input	tattile	fornito	dal	tronco	
piegato	del	pollice	e	dal	lato	dell’indice	fornisce	un	input	sensoriale	significativamente	meno	
efficace	 per	 il	 controllo	 e	 la	 correzione	 motoria	 (Moberg,	 [23]).	 L’elettromiografia	 ha	
confermato	 inoltre	 che,	 quando	 la	 mano	 è	 chiusa	 con	 il	 pollice	 stretto	 in	 essa	 in	 una	
configurazione	 a	 pugno,	 l’input	 propriocettivo	 utile	 nella	 regolazione	 della	 forza	 assiale,	 è	
totalmente	compromesso	(Long,	Conrad,	Hall	&	Furler,	[24]).	
	
Le	 forme	 di	 prensione	 della	 penna	 identificate	 in	 letteratura	 sono	 molteplici;	 di	 seguito	
vengono	proposte	le	tipologie	che	si	presentano	più	di	frequente	e	che	sono	state	utilizzate	
anche	per	classificare	le	prensioni	in	questo	studio	assieme	a	quella	dinamica	a	tre	dita	già	
presentata:	
• la	 prensione	 a	 tre	 dita	 statica:	 rispetto	 alla	 prensione	 a	 tre	 dita	 dinamica,	 cambia	 la	
funzione	 di	 anulare	 e	 mignolo	 che	 invece	 di	 essere	 indipendenti	 dalle	 altre	 dita,	 si	
uniscono	 al	 dito	 medio	 a	 formare	 un	 blocco	 unico.	 Di	 conseguenza	 è	 l’intera	 mano	 a	
muoversi	come	unità	nell’atto	di	scrittura	e	non	solamente	pollice,	indice	e	medio	come	
riportato	nel	pannello	a)	di	Figura	4	(Amudson,	[25];	Benbow,	[22];	Dennis	&	Swinth,	[26])	
	
a)																																																																																																						b)	
																												 	
Figura	4:	Prensione	a	tre	dita	statica.	Pannello	a)	figura	dalla	letteratura;	pannello	b)	foto	del	
soggetto	numero	32	del	presente	studio.
21	
• la	 prensione	 a	 tre	 dita	 con	 appoggio	 sull’anulare:	 rispetto	 alla	 prensione	 a	 tre	 dita	
dinamica,	 il	 medio	 si	 sposta,	 posizionandosi	 con	 il	 polpastrello	 sul	 fusto	 della	 penna,	
anteriormente	all’indice.	La	penna	è	stabilizzata	contro	il	lato	radiale	dell’anulare,	mentre	
il	mignolo	è	curvo	verso	l’interno	del	palmo	come	riportato	nel	pannello	a)	di	Figura	5.	
	
a)																																																																																																			b)	
						 																															 	
Figura	5:	Prensione	a	tre	dita	con	appoggio	sull’anulare.	Pannello	a)	figura	dalla	letteratura;	pannello																									
b)	foto		del	soggetto	numero	7	del	presente	studio.														
	
• La	prensione	a	quattro	dita	con	appoggio	sul	mignolo:	simile	alla	precedente,	prevede	
l’ulteriore	spostamento	dell’anulare	sul	fusto	della	penna,	anteriormente	al	medio.	La	
penna	è	stabilizzata	contro	il	lato	radiale	dell’ultimo	dito	libero,	il	mignolo	(Figura	6).	
Nessun	soggetto	del	presente	studio	ha	utilizzato	questo	tipo	di	prensione.	
	
	
	
	
							Figura	6:	Prensione	a	quattro	dita	con	appoggio	sul	mignolo
22	
CAPITOLO	4:	RISULTATI	
	
	
Nel	 seguente	 capitolo	 verranno	 presentati	 i	 risultati	 ottenuti	 dall’elaborazione	 dei	 dati	
sperimentali	 tramite	 l’ambiente	 di	 calcolo	 Matlab.	 Come	 anticipato	 precedentemente,	 lo	
studio	è	stato	suddiviso	in	due	sezioni	principali:	nella	prima	è	stato	fatto	un	diretto	confronto	
tra	i	parametri	estratti	dai	tre	esercizi,	per	evidenziare	le	differenze	emerse	dalla	scrittura	a	
seconda	 della	 diversa	 modalità	 di	 esecuzione;	 in	 un	 secondo	 momento	 invece	 le	 stesse	
variabili	specifiche	sono	state	analizzate	in	base	al	genere	del	soggetto,	così	da	stabilire	un	
confronto	tra	i	candidati	di	sesso	maschile	e	di	sesso	femminile.	
4.1	-	Analisi	Statistica	su	tutti	i	soggetti	
	
Per	prima	cosa,	tramite	Matlab,	sono	state	calcolate	la	media	e	la	deviazione	standard,	su	tutti	
i	soggetti,	per	ognuna	delle	11	variabili	presentate	precedentemente,	rispettivamente	per	il	
test	di	copiatura	accurato	(A),	successivamente	per	quello	veloce	(V)	ed	infine	per	l’esercizio	
di	dettatura	veloce	(DV).	I	risultati	sono	riportati	nella	Tabella	3.	
	
	
Variabile	
Accurato	 Veloce	 Dettatura	Veloce	
Media	 SD	 Media	 SD	 Media	 SD	
#strk	 296.83	 48.93	 250.06	 36.75	 264.90	 42.63	
SD		(ms)	 119.07	 11.94	 114.05	 10.39	 115.84	 11.28	
Vcpk	(mm/s)	 32.28	 7.15	 37.85	 8.11	 36.37	 8.47	
SL	(mm)	 2.84	 0.62	 3.32	 0.79	 3.22	 0.80	
DurTot	(ms)	 59411.00	 11811.66	 41802.95	 6319.46	 46006.04	 9210.75	
Vcm	(mm/s)	 26.42	 5.62	 31.93	 6.44	 30.31	 6.69	
LTot	(mm)	 934.10	 204.15	 925.59	 221.47	 938.78	 222.22	
VHpk	(mm/s)	 23.02	 5.88	 28.12	 6.74	 26.33	 7.01	
VVpk	(mm/s)	 27.21	 7.03	 30.64	 7.67	 30.00	 7.68	
DurTotStac	(ms)	 23611.73	 6977.88	 12855.51	 3964.16	 14811.12	 5376.83	
Pm	 236.90	 107.39	 255.23	 110.60	 244.79	 100.61	
	
Tabella	3:	Media	e	Deviazione	Standard	di	ogni	parametro	per	ciascun	esercizio.	
	
	
Come	 è	 noto,	 la	 media	 aritmetica	 è	 una	 misura	 di	 sintesi,	 che	 fornisce	 informazioni	 sulla	
posizione	 occupata	 dalle	 osservazioni	 ordinate	 sul	 continuum	 ideale	 impiegato	 per	
rappresentare	la	variabile.	Questa	da	sola	non	è	sufficiente	a	sintetizzare	compiutamente	il
23	
fenomeno	osservato.	È	quindi	necessario	associarle	una	misura,	che	fornisca	informazioni	sul	
grado	di	diversità	delle	osservazioni	ordinate	sul	continuum.	In	altre	parole,	mentre	la	media	
ci	dice	dov’è	la	distribuzione	ordinata	sul	continuum,	una	misura	di	variabilità	ci	dice	quanto	è	
ampia	la	porzione	di	continuum	occupata	dalla	distribuzione	ordinata,	o	quanto	sono	diverse	
le	 osservazioni	 dalla	 media.	 Lo	 scarto	 quadratico	 medio	 (σ)	 o	 deviazione	 standard	 (SD)	 è	
un’importante	 misura	 di	 variabilità	 di	 uno	 specifico	 insieme	 di	 dati;	 descrive	 quindi	 la	
dispersione	 di	 una	 distribuzione	 di	 dati	 attorno	 alla	 media.	 La	 deviazione	 standard	 di	 una	
variabile	A	rilevata	su	N	osservazioni	si	definisce	esplicitamente	come:	
	
𝜎 =
1
𝑁 − 1
𝐴! − 𝜇 !
!
!!!
	
	
	
dove	𝜇 è	la	media	aritmetica	di	A:					𝜇 =
!
!
𝐴!
!
!!! 	
	
In	un	secondo	momento	è	stato	calcolato	il	p-value	per	ogni	parametro	di	ciascun	esercizio	
tramite	il	test	di	Wilcoxon	per	campioni	dipendenti	utilizzando	la	funzione	signrank	di	Matlab	
(Tabella	4).	
	
Variabile	
p-value	
A	vs	V	 A	vs	DV	 V	vs	DV	
#strk	 5.04E-18	 1.79E-16	 2.33E-10	
SD		(ms)	 9.35E-06	 1.27E-04	 0.033	
Vcpk	(mm/s)	 8.01E-18	 1.38E-14	 5.25E-06	
SL	(mm)	 2.93E-16	 2.55E-12	 1.05E-03	
DurTot	(ms)	 2.75E-18	 1.24E-17	 8.61E-10	
Vcm	(mm/s)	 2.67E-18	 3.77E-16	 1.27E-08	
LTot	(mm)	 0.16	 0.64	 0.037	
VHpk	(mm/s)	 1.53E-17	 2.99E-15	 2.73E-09	
VVpk	(mm/s)	 7.34E-14	 8.84E-11	 0.013	
DurTotStac	(ms)	 3.00E-18	 6.13E-18	 9.23E-06	
Pm	 1.83E-04	 0.095	 1.66E-03	
	
Tabella	4:	p-value	di	ciascun	confronto	fra	i	test	per	ogni	parametro
24	
	
Quando	 si	 effettua	 un	 test	 di	 significatività	 statistica,	 inizialmente	 si	 assume	 la	 cosiddetta	
“ipotesi	 nulla”	 secondo	 la	 quale	 non	 esiste	 nessuna	 differenza	 tra	 i	 gruppi	 riguardo	 al	
parametro	 considerato.	 Data	 quindi	 una	 determinata	 ipotesi	 nulla	(𝐻!),	 questa	 la	 si	 può	
accettare	o	rifiutare	in	base	al	valore	del	p-value,	che	è	il	livello	di	significatività	assegnato,	
ossia	 una	 misura	 di	 evidenza	 contro	 l’ipotesi	 nulla.	 Perciò,	 dato	 𝛼 = 0.05 il	 livello	 di	
significatività	:	
• se	il	p-value	>	𝛼	l’evidenza	empirica	non	è	sufficientemente	contraria	all’ipotesi	nulla	che	
quindi	non	può	essere	rifiutata.		
	
• se	il	p-value	<	𝛼	l’evidenza	empirica	è	fortemente	contraria	all’ipotesi	nulla	che	quindi	va	
rifiutata.
	
In	questo	specifico	caso	quindi	l’ipotesi	nulla	è	a	sostegno	della	tesi	secondo	cui	i	parametri	di	
scrittura	dei	tre	esercizi	siano	uguali	fra	loro	e	che	le	differenze	osservate	siano	attribuite	al	
caso.		
Le	 colonne	 della	 Tabella	 4	 riportano	 il	 p-value,	 per	 ciascun	 parametro,	 del	 confronto	
rispettivamente	tra	il	test	Accurato	e	quello	Veloce,	tra	Accurato	e	Dettatura	Veloce	ed	infine	
tra	Veloce	e	Dettatura	Veloce.	Con	riferimento	ai	valori	della	tabella,	sono	stati	selezionati	i	
parametri	in	cui	le	differenze	osservate	erano	statisticamente	le	più	significative,	perciò	quelli	
con	un	p-value	notevolmente	minore	di	0.05.	Tali	variabili	sono	quelle	che	hanno	manifestato	
le	 maggiori	 differenze	 nel	 paragone	 tra	 i	 vari	 test	 e	 sono	 quindi	 state	 analizzate	 più	
accuratamente	anche	per	via	grafica.	
Il	 numero	di	strokes	 presenta	 una	 marcata	 significatività	 in	 ogni	 raffronto;	 come	 si	 vede	 in	
Figura	7	sono	stati	riportati	i	grafici	della	distribuzione	del	numero	di	strokes	utilizzati	da	
ciascun	soggetto	nei	3	diversi	test	messi	a	confronto.	Come	si	può	notare,	la	distribuzione	del	
numero	 di	 strokes	 presenta	 una	 concentrazione	 omogenea	 in	 una	 determinata	 fascia	 per	
ciascun	 grafico,	 con	 la	 presenza	 di	 qualche	 acuto,	 indice	 di	 alcune	 performance	 fuori	 dalla	
statistica.
25	
	
	
Figura	7:	numero	di	strokes	di	ogni	soggetto	per	ciascun	confronto	
	
	
	
Informazioni	più	stringenti	sono	riportate	invece	nella	Figura	8,	in	cui	ciascuno	dei	tre	grafici	
rappresenta	per	ogni	individuo	la	differenza	del	numero	di	strokes	utilizzati	nei	due	diversi	
test	 comparati	 in	 quel	 momento.	 È	 importante	 osservare	 come	 nei	 primi	 due	 grafici	 della	
Figura	8	la	distribuzione	della	differenza	del	numero	di	strokes	giaccia	principalmente	sopra	
lo	zero	delle	ordinate,	mentre	nel	terzo	grafico	sia	concentrata	sotto	lo	zero.
26	
	
	
Figura	8:	Differenza	del	numero	di	strokes	di	ogni	soggetto	e	per	ogni	confronto.	
	
	
	
Il	 secondo	 parametro	 su	 cui	 merita	 soffermarsi	 è	 la	 velocità	 curvilinea	 di	 picco,	 infatti	
osservando	la	terza	riga	della	Tabella	4	sul	p-value	si	osserva	come	i	valori	siano	tutti	e	tre	di	
ordini	 di	 grandezza	 molto	 bassi	 denotando	 quindi	 una	 considerevole	 significatività.		
Analogamente	 al	 caso	 precedente	 in	 Figura	 9	 ognuno	 dei	 tre	 grafici	 rappresenta	 per	 ogni	
soggetto	la	velocità	di	picco	raggiunta	in	ogni	esercizio	ponendo	a	raffronto	rispettivamente	
l’esecuzione	accurata	con	quella	veloce,	poi	quella	accurata	con	la	dettatura	veloce	ed	infine	
veloce	con	dettatura	veloce.
27	
	
	
Figura	9:	Velocità	di	picco	registrata	per	ciascun	individuo	in	ognuno	dei	tre	confronti.	
	
	
	
La	Figura	10	invece	mostra	il	diretto	confronto	dei	test	in	termini	di	differenza	di	velocità	di	
picco	raggiunta	dal	singolo	soggetto	in	due	diversi	esercizi.	Nel	grafico	del	paragone	tra	A	e	V	
e	in	quello	tra	A	e	DV	è	percettibile	a	occhio	una	tendenza	della	distribuzione	dei	valori	di	
velocità	 a	 stare	 al	 di	 sotto	 dello	 zero	 delle	 ordinate,	 mentre	 nel	 terzo	 grafico	 non	 è	 facile	
distinguere	se	la	maggioranza	dei	riferimenti	sia	posizionata	sopra	o	sotto	lo	zero.	
	
La	terza	variabile	analizzata	è	la	durata	totale	cioè	il	tempo	totale	impiegato	per	l’esecuzione	
di	un	esercizio;	controllando	la	quinta	riga	della	Tabella	4	si	nota	infatti	il	basso	valore	del	p-
value	che	classifica	quindi	il	parametro	come	uno	dei	più	significativi.
28	
	
	
Figura	10:	Differenza	di	velocità	di	picco	per	ogni	soggetto	nei	tre	confronti	effettuati.	
	
	
	
	
In	 Figura	 11	 è	 riportato	 per	 ogni	 individuo	 il	 tempo	 impiegato	 nello	 svolgimento	 di	 un	
esercizio	ponendo	a	confronto	ciascun	test	l’uno	con	l’altro.	È	abbastanza	immediato	notare	
come	nel	primo	grafico	(paragone	tra	A	e	V)	ci	sia	una	visibile	differenza	piuttosto	netta	nella	
distribuzione	dei	valori	ottenuti	nel	test	A	rispetto	a	quelli	del	test	V.	Questi	ultimi	tendono	a	
posizionarsi	 al	 di	 sopra	 dei	 primi,	 differenza	 che	 diventa	 sempre	 meno	 percettibile	
spostandosi	ad	osservare	prima	il	grafico	del	paragone	tra	A	e	DV	e	poi	quello	che	raffronta	V	
e	DV.
29	
	
	
Figura	11:	Tempo	totale	impiegato	da	ogni	individuo	nei	tre	test	messi	a	confronto.	
	
	
La	differenza	calcolata	per	ogni	soggetto	fra	la	durata	totale	di	ogni	test	è	riportata	in	Figura	
12	dove	si	può	notare	come	nel	grafico	di	paragone	tra	A	e	V	e	in	quello	tra	A	e	DV	,	i	valori	di	
A	stanno	prevalentemente	sopra	lo	zero	mentre	nell’ultimo	i	valori	ottenuti	in	V	sono	collocati	
piuttosto	in	corrispondenza	della	parte	negativa	dell’asse	delle	ordinate.	
	
La	velocità	curvilinea	ha	assunto	valori	di	p-value	significativi	non	solo	per	quella	di	picco	ma	
anche	per	quella	media.	Come	confermato	dalla	Tabella	4	con	riferimento	alla	riga	sotto	la	
voce	Vcm,	i	valori	toccano	ordini	di	grandezza	molto	piccoli,	certamente	inferiori	a	0.05.
30	
	
	
	
Figura	12:	Differenza	di	durata	totale,	misurata	per	ogni	soggetto,	fra	i	vari	test.	
	
	
I	 grafici	 della	 Figura	 13	 riportano	 sull’asse	 delle	 ascisse	 il	 numero	 identificatore	 di	 ogni	
soggetto,	 sull’asse	 delle	 ordinate	 il	 valore	 della	 velocità	 curvilinea	 media	 registrata	 per	
quell’individuo	nei	due	relativi	esercizi	messi	a	confronto.	La	distribuzione	dei	valori	di	quel	
parametro,	ottenuti	nelle	coppie	di	test	a	confronto,	appare	omogenea	in	tutti	e	tre	i	grafici	
perciò	visivamente	non	è	possibile	risalire	già	a	delle	conclusioni.	
	
Le	differenze	fra	le	coppie	di	test	messi	a	confronto	risaltano	invece	in	Figura	14;	nel	primo	
grafico	sull’asse	delle	ordinate	compaiono	le	differenze	ottenute	dalla	sottrazione	fra	il	valore	
di	velocità	curvilinea	media	ottenuto	nel	test	A	e	il	valore	ottenuto	nel	test	V	per	quello	stesso	
soggetto,	il	cui	identificatore	compare	come	numero	lungo	l’asse	delle	ascisse.
31	
	
	
Figura	13:	Velocità	curvilinea	media	calcolata	per	ogni	soggetto	nei	tre	test	paragonati	fra	loro.	
	
	
Nel	confronto	fra	A	e	V	e	in	quello	fra	A	e	DV	i	valori	di	velocità	ottenuti	in	A	sono	distribuiti	
nettamente	sotto	lo	zero	delle	ordinate	mentre	nell’ultimo	grafico	si	nota	una	tendenza	dei	
valori	di	V	a	posizionarsi	al	di	sopra	dello	zero.	
	
L’ultima	variabile	che	ha	presentato	una	significatività	non	trascurabile	verificata	dal	basso	
valore	 del	 p-value	 relativo	 a	 tutti	 e	 tre	 i	 confronti	 fra	 gli	 esercizi,	 è	 la	 durata	 totale	 delle	
staccate.	Parametro	che	rappresenta	il	tempo	trascorso	in	aria	dalla	penna	nelle	transizioni	da	
una	parola	all’altra	o	in	quelle	necessarie	per	l’esecuzione	di	alcune	lettere	discontinue.
32	
	
	
	
	
Figura	14:	Differenza	di	velocità	curvilinea	media,	per	ogni	soggetto,	calcolata	nel	confronto	dei	tre	test.	
	
	
Come	per	le	variabili	precedenti,	il	primo	gruppo	di	grafici	(Figura	15)	rappresenta	per	ogni	
confronto	fra	esercizi	la	durata	totale	delle	staccate	per	ciascun	individuo.	Sia	nel	paragone	tra	
A	e	V	che	in	quello	tra	A	e	DV	le	differenze	dei	valori	di	velocità	ottenuti	in	A	sono	posizionate	
visibilmente	al	di	sotto	delle	differenze	dei	valori	ottenuti	in	V	e	DV	mentre	non	è	percepibile	
a	occhio	questa	differenza	nel	confronto	tra	V	e	DV.
33	
	
	
															Figura	15:	Tempo	totale	di	durata	delle	staccate	impiegato	da	ogni	soggetto	nel	confronto	fra	i			
tre	esercizi.	
	
	
	
La	Figura	16	infine	rappresenta	le	differenze	calcolate,	per	ogni	individuo,	fra	i	diversi	valori	
di	durata	totale	delle	staccate	misurati	nel	raffronto	tra	un	esercizio	e	l’altro.	
Le	differenze	dei	valori	di	tempo	ottenuti	in	A	sono	prevalentemente	distribuite	sopra	lo	zero	
delle	ordinate	sia	nel	confronto	con	V	che	con	DV,	viceversa	le	differenze	dei	valori	ottenuti	in	
V	si	posizionano	principalmente	sotto	lo	zero	nel	paragone	fra	V	e	DV.
34	
	
	
Figura	16:	Differenze	di	durata	totale	delle	staccate,	per	ogni	soggetto,	calcolata	nel	confronto	dei	
tre	test.	
	
4.2	-	Analisi	Statistica	su	maschi	e	femmine	
	
Come	anticipato	precedentemente,	la	seconda	parte	dello	studio	sperimentale	ha	lo	scopo	di	
analizzare	eventuali	differenze	tra	le	performance	eseguite	dai	maschi	e	dalle	femmine.	Perciò	
i	 campioni	 ottenuti	 sono	 stati	 divisi	 tra	 maschi	 e	 femmine	 e	 per	 ogni	 modalità	 diversa	 di	
esercizio	 sono	 state	 calcolate	 con	 Matlab	 la	 media	 e	 la	 deviazione	 standard	 di	 ciascun	
parametro.	I	risultati	sono	riportati	in	Tabella	5	e	Tabella	6.	
Per	poter	operare	un’analisi	più	critica	e	significativa	sono	stati	calcolati	i	valori	del	p-value	di	
ciascun	parametro	estrapolato	da	ognuno	dei	tre	esercizi,	ponendo	a	confronto	questa	volta	le	
esecuzioni	in	base	al	diverso	genere	dei	partecipanti.	Perciò,	in	questo	caso,	l’ipotesi	nulla	è	a	
sostegno	 della	 tesi	 secondo	 cui	 le	 differenze	 osservate	 tra	 maschi	 e	 femmine,	 rilevate	
attraverso	i	soliti	parametri,	siano	attribuite	al	caso.
35	
			
	
Tabella	5:	Media	e	Deviazione	Standard	nelle	femmine	calcolate	per	ciascun	parametro	relativamente	ai	
tre	diversi	test.	
	
	
	
	
	
	
Tabella	6:	Media	e	Deviazione	Standard	nei	maschi	calcolate	per	ciascun	parametro	relativamente	ai	tre	
																			diversi	test.	
	
	
	
Variabile	
Accurato	 Veloce	 Dettatura	Veloce	
Media	 SD	 Media	 SD	 Media	 SD	
#strk	 289.94	 39.71	 247.67	 34.02	 258.71	 37.96	
SD		(ms)	 117.62	 11.54	 114.13	 10.36	 115.02	 10.02	
Vcpk	(mm/s)	 33.78	 7.25	 40.11	 8.17	 38.69	 8.82	
SL	(mm)	 3.01	 0.64	 3.56	 0.81	 3.47	 0.82	
DurTot	(ms)	 57067.10	 9194.92	 40930.85	 5608.33	 44113.48	 7079.71	
Vcm	(mm/s)	 27.13	 5.83	 32.85	 6.75	 31.51	 7.09	
LTot	(mm)	 942.82	 204.63	 947.80	 217.25	 958.25	 227.50	
VHpk	(mm/s)	 24.63	 5.88	 30.29	 6.52	 28.21	 7.17	
VVpk	(mm/s)	 28.48	 6.98	 32.17	 7.78	 31.86	 7.87	
DurTotStac	(ms)	 22014.79	 5893.30	 12095.88	 2932.01	 13569.77	 4026.36	
Pm	 235.81	 106.21	 254.27	 103.99	 248.76	 99.61	
Varibile	
Accurato	 Veloce	 Dettatura	Veloce	
Media	 SD	 Media	 SD	 Media	 SD	
#strk	 304.14	 56.63	 252.59	 39.64	 271.47	 46.58	
SD		(ms)	 120.61	 12.29	 113.96	 10.52	 116.71	 12.51	
Vcpk	(mm/s)	 30.68	 6.75	 35.44	 7.41	 33.92	 7.42	
SL	(mm)	 2.66	 0.56	 3.07	 0.68	 2.96	 0.70	
DurTot	(ms)	 61898.41	 13731.65	 42728.45	 6934.09	 48014.47	 10746.75	
Vcm	(mm/s)	 25.67	 5.34	 30.95	 6.00	 29.04	 6.06	
LTot	(mm)	 924.85	 205.35	 902.02	 225.70	 918.12	 216.89	
VHpk	(mm/s)	 21.30	 5.41	 25.80	 6.24	 24.34	 6.31	
VVpk	(mm/s)	 25.85	 6.90	 29.02	 7.28	 28.03	 7.01	
DurTotStac	(ms)	 25306.45	 7670.92	 13661.63	 4724.01	 16128.47	 6289.99	
Pm	 238.05	 109.72	 256.26	 118.29	 240.57	 102.52
36	
Anche	 in	 questo	 caso	 è	 stata	 svolta	 un’analisi	 statistica	 utilizzando	 la	 funzione	 ranksum	di	
Matlab	per	campioni	questa	volta	indipendenti	per	il	calcolo	del	p-value.	I	risultati	ottenuti	
sono	riportati	in	Tabella	7.	In	questo	caso,	si	nota	come	solo	pochi	valori	raggiungono	il	livello	
di	significatività	(<0.05);	i	parametri	che	quindi	saranno	meglio	analizzati	sono	quelli	che	in	
tutti	e	tre	i	test	hanno	presentato	dei	valori	di	p-value	tali	da	poter	affermare	che	esista	una	
differenza	significativa	tra	maschi	e	femmine	riguardo	alla	variabile	presa	in	considerazione.	
	
	
	
	
	
	
	
	
	
	
	
	
	
Tabella	7:	p-value	calcolato	nel	confronto	delle	performance	tra	maschi	e	femmine	per	ogni	parametro	di	
																			ciascun	test.	
	
	
	
	
	
	
	
	
	
	
	
	
	
Variabile	
p-value	maschi	vs	femmine	
Accurato	 Veloce	 Dettatura	Veloce	
#strk	 0.211	 0.415	 0.201	
SD		(ms)	 0.207	 0.911	 0.633	
Vcpk	(mm/s)	 0.046	 0.003	 0.005	
SL	(mm)	 0.006	 0.002	 0.002	
DurTot	(ms)	 0.048	 0.161	 0.082	
Vcm	(mm/s)	 0.350	 0.159	 0.078	
LTot	(mm)	 0.773	 0.281	 0.368	
VHpk	(mm/s)	 0.012	 0.001	 0.006	
VVpk	(mm/s)	 0.052	 0.028	 0.010	
DurTotStac	(ms)	 0.021	 0.134	 0.045	
Pm	 0.959	 0.927	 0.794
37	
Viste	le	considerazioni	fatte,	il	primo	parametro	esaminato	è	la	velocità	curvilinea	di	picco	che	
presenta	significatività	in	tutti	e	tre	i	test,	ed	è	quindi	stata	analizzata	anche	graficamente.		
	
	
	
	
Figura	17:	Velocità	curvilinea	di	picco	calcolata	per	ogni	donna	e	per	ogni	uomo	nel	confronto	fra	i	tre	
																					test.	
	
	
La	Figura	17	riporta	in	ciascun	grafico	i	valori	della	velocità	curvilinea	di	picco	misurati	per	
ogni	soggetto	paragonando	a	coppie	i	tre	tipi	di	esercizi	e	permettendo	un	ulteriore	confronto	
utilizzando	il	nero	per	marcare	i	valori	raggiunti		dalle	femmine	e	il	rosso	dai		maschi.	
Le	informazioni	più	stringenti	sono	riportate	invece	in	Figura	18	in	cui	ogni	grafico	mostra	la	
differenza	di	velocità	curvilinea	di	picco	raggiunta	dallo	stesso	soggetto	in	due	esercizi	diversi	
messi	 a	 confronto.	 In	 più	 propone	 l’ulteriore	 differenziazione	 dei	 risultati	 tra	 maschi	 e	
femmine	usando	il	colore	rosso	per	i	primi	e	il	colore	nero	per	le	seconde.
38	
	
	
	
	
	
Figura	18:	Differenza	di	velocità	curvilinea	di	picco	calcolata	nei	confronti	fra	i	tre	test	per	ogni	soggetto	
																					con	differenziazione	tra	maschi	(rosso)	e	femmine	(nero).	
	
Nei	 primi	 due	 grafici	 è	 evidente	 come	 la	 distribuzione	 delle	 differenze	 di	 valori	 di	 velocità	
ottenute	nel	confronto	fra	le	coppie	di	esercizi	sia	posizionata	prevalentemente	sotto	lo	zero	
delle	 ordinate;	 fenomeno	 che	 non	 si	 osserva	 nell’ultimo	 grafico	 dove	 la	 distribuzione	 è	
posizionata	proprio	a	livello	dello	zero.	
	
Il	secondo	ed	ultimo	parametro,	che	ha	manifestato	maggior	significatività	nel	confronto	fra	
maschi	e	femmine	in	tutte	e	tre	le	esecuzioni	dell’esercizio,	è	quello	riferito	alla	lunghezza	
media	degli	strokes.	Il	relativo	p-value	si	trova	nella	quarta	riga	della	Tabella	7	e	si	può	notare	
come	sia	nettamente	inferiore	al	livello	di	significatività	pari	0.05.
39	
	
	
	
	
Figura	19:	Lunghezza	media	degli	strokes	calcolata	per	ogni	donna	e	per	ogni	uomo	nel	confronto	fra	i	
																					tre	test.	
	
La	 Figura	 19	 riporta	 la	 distribuzione	 dei	 valori	 misurati	 riguardo	 la	 lunghezza	 media	 degli	
strokes	nei	tre	confronti	A	vs	V,	A	vs	DV	e	V	vs	DV,	distinguendo	le	performance	effettuate	da	
individui	di	sesso	femminile	rispetto	a	quelli	di	sesso	maschile,	usando	il	nero	per	le	prime	e	il	
rosso	 per	 questi	 ultimi.	 In	 tutti	 e	 tre	 i	 grafici	 le	 concentrazioni	 appaiono	 omogenee	 quindi	
visivamente	è	difficile	trarre	delle	conclusioni.	Per	ottenere	informazioni	di	maggior	rilievo	
conviene	osservare	la	Figura	20	che	invece	riporta	in	ciascun	grafico	le	differenze	calcolate	fra	
i	 valori	 misurati	 di	 lunghezza	 media	 degli	 strokes	 nell’esecuzione	 di	 un	 esercizio	 rispetto	
all’altro,	 svolti	 dallo	 stesso	 soggetto.	 In	 più	 ciascun	 grafico	 utilizza	 colori	 diversi	 per	
distinguere	gli	individui	tra	maschi	(rosso)	e	femmine	(nero).
40	
	
	
	
	
Figura	20:	Differenza	di	lunghezza	media	degli	strokes	calcolata	nei	confronti	fra	i	tre	test	per	ogni	
																					soggetto	con	differenziazione	tra	maschi	(rosso)	e	femmine	(nero).	
	
	
Nei	 primi	 due	 grafici	 appare	 evidente	 come	 la	 distribuzione	 delle	 differenze	 di	 valori	 di	
lunghezza	 ottenute	 nel	 confronto	 fra	 le	 coppie	 di	 esercizi	 sia	 posizionata	 prevalentemente	
sotto	lo	zero	delle	ordinate;	ciò	non	si	ripete	invece	nell’ultimo	grafico	in	cui	la	distribuzione	è	
concentrata	in	prossimità	della	linea	dello	zero.
41	
CAPITOLO	5:	DISCUSSIONE	DEI	RISULTATI	
	
	
Il	 presente	 studio	 ha	 preso	 in	 considerazione	 il	 confronto	 tra	 scrittura	 dettata	 e	 copiata	
acquisendo	dei	dati	sperimentali	su	101	campioni		tramite	tavoletta	grafica;	è	stata	eseguita	
un’analisi	cinematica	della	scrittura,	in	particolare	i	dati	sono	stati	trattati	con	l’ambiente	di	
calcolo	 Matlab	 attraverso	 cui	 è	 stato	 effettuato	 uno	 studio	 statistico.	 I	 risultati	 sono	 stati	
riportati	dettagliatamente	nel	capitolo	precedente.	
Questa	sezione		ha	lo	scopo	di	discutere	i	risultati	ottenuti	dando	quindi	un’interpretazione	ai	
valori	dei	confronti	effettuati,	in	maniera	tale	da	trarre	delle	conclusioni	riguardo	le	differenze	
tra	la	scrittura	di	uno	stesso	esercizio	sotto	dettatura	e	sotto	copiatura.	
L’analisi	che	indaga	più	dettagliatamente	la	differenza	tra	gli	esercizi	di	copiatura	e	dettatura	
è	quella	legata	alla	significatività	rilevata	attraverso	i	p-values.	Nel	capitolo	dei	risultati	sono	
stati	presentati	i	grafici	relativi	alle	variabili	che	hanno	manifestato	una	maggior	significatività	
ed	alcuni	di	questi	verranno	ripresi	o	riportati	in	seguito	per	meglio	commentare	l’indagine	
dei	risultati.	
Il	numero	di	strokes,	come	si	nota	nella	Tabella	4,	ha	presentato	complessivamente	i	valori	di	
p-value	 tra	 i	 più	 bassi	 in	 tutti	 e	 tre	 i	 confronti,	 mettendo	 in	 evidenza	 un’importante	
significatività;	ciò	vuol	dire	che	esiste	una	differenza	sensibile	nel	numero	di	strokes	tra	la	
performance	accurata	e	quella	veloce	per	ogni	soggetto.	Riprendendo	come	esempio	il	primo	
grafico	 della	 Figura	 8,	 precedentemente	 descritta,	 esso	 rappresenta	 la	 distribuzione	 della	
differenza	del	numero	di	strokes	e	si	può	osservare	come	la	concentrazione	omogenea	giaccia	
principalmente	sopra	lo	zero	delle	ordinate.	
	
Figura	8:	grafico	A	vs	V
42	
In	altri	termini	ciò	significa	che	il	numero	di	strokes	utilizzato	nel	test	di	copiatura	accurata	è	
superiore	 a	 quello	 del	 test	 di	 copiatura	 veloce;	 si	 può	 quindi	 riassumere	 dicendo	 che	 la	
scrittura	accurata	è	più	frammentata	di	quella	veloce.	Tale	risultato	si	ripete	similmente	nel	
secondo	 grafico	 della	 Figura	 8	 che	 rappresenta	 il	 confronto	 fra	 A	 e	 DV,	 potendo	 quindi	
giungere	alle	medesime	conclusioni.	In	entrambi	i	casi	gli	esiti	appaiono	ragionevoli	poiché	sia	
V	,	l’esercizio	di	copiatura,	che	DV,	quello	di	dettatura,	sono	eseguiti	in	modalità	veloce	e	ciò	si	
manifesta	anche	attraverso	un	risparmio	in	termini	di	tratti	utilizzati	per	scrivere	le	singole	
lettere	a	causa	dei	limiti	di	tempo	rispetto	alla	modalità	accurata	il	cui	obiettivo	è	quello	di	
rendere	la	scrittura	più	leggibile.	Si	può	concludere	dicendo	che	l’elevato	numero	di	strokes	
sia	una	caratteristica	principale	della	scrittura	accurata.	
Nel	 caso	 dell’ultimo	 grafico	 di	 Figura	 8	 invece	 si	 ottiene	 il	 risultato	 opposto	 ossia	 la	
distribuzione	tende	a	posizionarsi	al	di	sotto	dello	zero	delle	ordinate,	andando	a	dimostrare	
che	 il	 numero	 di	 strokes	 utilizzati	 è	 superiore	 per	 il	 test	 di	 dettatura	 rispetto	 a	 quello	 di	
copiatura	 veloce.	 Si	 può	 quindi	 dire	 che	 la	 scrittura	 sotto	 dettatura,	 seppur	 veloce,	 è	
comunque	più	accurata	a	livello	di	numero	di	strokes	rispetto	a	quella	sotto	copiatura	veloce.	
Intuitivamente,	maggiore	è	la	significatività,	maggiori	sono	le	diversità	fra	gli	esercizi	posti	a	
confronto	e	più	è	facile	stabilire	se	la	distribuzione	delle	differenze	dei	valori	è	posizionata	al	
di	sopra	o	al	di	sotto	dello	zero.	
	
La	seconda	variabile	che	ha	presentato	bassi	valori	di	p-value	in	tutti	e	tre	i	confronti	è	la	
velocità	curvilinea	di	picco.		Viene	riportato	come	esempio	il	primo	grafico	della	Figura	10	che	
rappresenta	le	differenze	di	velocità	misurate	tra	A	e	V.	
	
	
Figura	10:	grafico	A	vs	V.
43	
	
L’alta	 significatività,	 nel	 confronto	 tra	 A	 e	 V,	 riguardo	 questo	 parametro,	 si	 rispecchia	 in	
un’accentuata	differenza	di	velocità	curvilinea	di	picco	calcolata	rispettivamente	tra	l’esercizio	
di	 copiatura	 accurata	 e	 quello	 di	 copiatura	 veloce.	 Graficamente	 lo	 si	 nota	 poiché	 la	
distribuzione	 di	 valori	 è	 concentrata	 nettamente	 al	 di	 sotto	 dello	 zero	 delle	 ordinate	
suggerendo	 quindi	 che	 per	 ogni	 soggetto	 la	 velocità	 curvilinea	 di	 picco	 sia	 superiore	 in	 V	
piuttosto	che	in	A.	Un	risultato	analogo	è	stato	ottenuto	prevedibilmente	anche	nel	grafico	di	
confronto	 tra	 A	 e	 DV,	 mentre	 nell’ultimo	 confronto	 non	 si	 è	 immediatamente	 in	 grado	 di	
stabilire	graficamente	se	la	distribuzione	tenda	a	stare	prevalentemente	sopra	o	sotto	la	line	
dello	zero.	Infatti	il	valore	del	p-value	per	la	velocità	curvilinea	di	picco	nel	confronto	V	vs	DV	
ha	 un	 ordine	 di	 grandezza	 di	10!!
	perciò	 molto	 più	 alto	 che	 negli	 altri	 due	 confronti	
(10!!"
𝑝𝑒𝑟 𝐴 𝑣𝑠 𝐷𝑉 𝑒 10!!"
𝑝𝑒𝑟 𝑉 𝑣𝑠 𝐷𝑉)	e	 questo	 si	 traduce	 in	 una	 minor	 significatività.	 Si	
può	concludere	dicendo	che	la	significatività	tra	V	e	DV	esiste	poiché	il	p-value	è	<<	0.05	per	la	
velocità	curvilinea	di	picco	ma	non	tale	da	poter	determinare	graficamente	se	il	parametro	sia	
superiore	 nell’esercizio	 di	 copiatura	 veloce	 o	 in	 quello	 di	 dettatura	 veloce.	 Consultando	 la	
Tabella	 3	 riguardo	 la	 velocità	 curvilinea	 di	 picco	 si	 legge	 che	 la	 media	 ottenuta	 su	 tutti	 i	
soggetti	nel	test	veloce	è	di	37,85	ed	è	pari	a	36,37	per	l’esercizio	di	dettatura.	Una	differenza	
quindi	impercettibile	visivamente	dal	grafico	ma	pur	sempre	significativa.
44	
Il	terzo	parametro	analizzato	nella	sezione	dei	risultati	è	la	durata	totale	del	test	che	presenta	
una	 marcata	 significatività	 in	 tutti	 e	 tre	 i	 confronti,	 esito	 prevedibile	 poiché	 il	 tempo	
impiegato	 è	 una	 prerogativa	 intrinseca	 proprio	 delle	 modalità	 diverse	 di	 esecuzione	
dell’esercizio.	
	Analogamente	 ai	 casi	 precedenti	 viene	 riportato	 il	 primo	 grafico	 della	 Figura	 12	 come	
esempio:		
	
Figura	12:	grafico	A	vs	V.	
	
	
	
Esso	rappresenta	la	differenze	di	durata	totale	del	test	per	ogni	soggetto	nel	confronto	A	con	
V.	La	distribuzione	dei	valori	di	differenza	è	chiaramente	posizionata	al	di	sopra	dello	zero	
delle	ordinate	con	il	risultato	che	il	tempo	impiegato	per	l’esercizio	di	copiatura	accurata,	per	
ogni	individuo,	è	stato	notevolmente	maggiore	rispetto	a	quello	impiegato	per	la	copiatura	
veloce.	L’esito	è	stato	del	tutto	analogo	nel	secondo	grafico	di	confronto	tra	A	e	DV	mentre	
nell’ultimo	grafico,	quello	sul	paragone	tra	V	e	DV,		la	distribuzione	appare	concentrata	sotto	
lo	zero	delle	ordinate:	ogni	soggetto	ha	impiegato	più	tempo	nell’esercizio	di	dettatura	che	in	
quello	di	copiatura	veloce.		
	
Un	altro	parametro	già	analizzato	nella	sezione	dei	risultati	è	la	velocità	curvilinea	media	che	
presenta	valori	di	p-value	significativi	in	tutti	e	tre	i	confronti.	Coerentemente	con	i	valori	di	p-
value,	 la	 differenza	 di	 velocità	 misurata	 ponendo	 a	 confronto	 A	 con	 V	 è	 accentuata	 e	 si	
rispecchia	nel	fatto	che,	come	si	può	notare	nel	primo	grafico	della	Figura	14,	la	distribuzione	
dei	valori	delle	differenze	giace	nettamente	al	di	sotto	dello	zero.	La	velocità	curvilinea	media,
45	
per	tutti	i	soggetti,	è	stata	maggiore	nel	test	di	copiatura	veloce	che	in	quello	di	copiatura	
accurata	e	si	è	ottenuto	lo	stesso	esito	per	il	confronto	A	vs	DV	anche	se	la	differenza	dei	valori	
è	stata	meno	incisiva	rispetto	al	confronto	precedente.	
	
	
	
	
Figura	14:	grafico	di	A	vs	V.	
	
	
Per	quanto	riguarda	il	confronto	tra	copiatura	veloce	e	dettatura	veloce	consultando	il	terzo	
grafico	di	Figura	14,	a	differenza	della	velocità	curvilinea	di	picco	in	cui	non	si	è	stati	in	grado		
graficamente	 di	 stabilire	 se	 la	 maggioranza	 dei	 soggetti	 avesse	 performance	 di	 velocità	
superiori	in	un	caso	rispetto	all’altro,	qui	appare	evidente	che	la	distribuzione	di	valori	sia	
posizionata	 prevalentemente	 sopra	 lo	 zero	 delle	 ordinate.	 Si	 può	 quindi	 affermare	 che	 la	
maggior	parte	dei	soggetti	hanno	fatto	registrare	complessivamente	una	velocità	curvilinea	
media	superiore	nel	test	di	copiatura	che	in	quello	di	dettatura.	
	
L’ultima	 variabile	 analizzata	 graficamente	 è	 la	 durata	 totale	 delle	 staccate.	 Controllando	 la	
penultima	riga	della	Tabella	7	sul	p-value	si	nota	l’elevata	significatività	coerente	ai	piccoli	
ordini	di	grandezza	assunti	dal	valore	in	tutti	e	tre	i	confronti.	Anche	in	questo	caso	viene	
riportato	 come	 esempio	 il	 primo	 grafico	 della	 Figura	 16	 che	 rappresenta	 le	 differenze	 di	
durata	totale	delle	staccate,	per	ogni	soggetto,	tra	l’esercizio	di	copiatura	accurata	e	quello	di	
copiatura	veloce.
46	
	
	
Figura	16:	grafico	di	A	vs	V.	
	
	
Prevedibilmente	si	osserva	come	la	distribuzione	dei	valori	delle	differenze	sia	concentrata	
prevalentemente	 al	 di	 sopra	 della	 linea	 dello	 zero	 delle	 ordinate:	 per	 la	 maggior	 parte	 dei	
soggetti	 la	 durata	 delle	 staccate	 è	 stata	 superiore	 nel	 test	 accurato	 che	 nel	 test	 veloce.	 Lo	
stesso	 risultato	 si	 ha	 nel	 confronto	 tra	 A	 e	 DV	 mentre	 nell’ultimo	 grafico	 di	 Figura	 16	 la	
distribuzione	si	posiziona	prevalentemente	lungo	l’asse	negativo	delle	ordinate.	Nei	primi	due	
casi,	 risulta	 piuttosto	 scontato	 che	 la	 maggiore	 durata	 delle	 staccate	 nel	 test	 accurato	 sia	
dovuta	alla	modalità	generale	di	svolgimento	dell’esercizio,	che	richiede	dei	tempi	esecutivi	
complessivamente	 più	 lenti	 per	 una	 maggior	 precisione	 al	 fine	 di	 ottenere	 una	 migliore	
leggibilità.	 Questa	 lentezza	 esecutiva	 va	 quindi	 ad	 intaccare	 anche	 la	 durata	 delle	 staccate	
senza	ottenere	una	vera	e	propria	informazione	obiettiva	su	questo	parametro.	Non	è	banale	
invece	il	risultato	ottenuto	nel	confronto	tra	copiatura	veloce	e	dettatura	veloce.	Come	visto	
precedentemente,	 in	 letteratura	 [15]	 viene	 sostenuta	 la	 tesi	 secondo	 cui	 il	 “tempo	 in	 aria”	
trascorso	dalla	penna	è	identificabile	come	il	tempo	necessario	per	parametrizzare	il	sistema	
motorio	e	per	inizializzare	l’attività	nei	muscoli	richiesti	per	eseguire	il	carattere.	
Il	fatto	che	la	durata	delle	staccate	sia	superiore	nella	performance	di	dettatura	per	la	maggior	
parte	dei	soggetti,	potrebbe	essere	legato	non	solo	al	maggior	tempo	complessivo	richiesto	
dalla	dettatura	ma	anche	al	fatto	che	imponga	un	difficoltà	in	più	rispetto	al	semplice	esercizio	
di	 copiatura.	 In	 altre	 parole,	 la	 scrittura	 sotto	 dettatura	 richiedendo	 un	 processo	 di	
elaborazione	più	complicato,	potrebbe	far	aumentare	il	“	tempo	in	aria”	della	penna,	e	quindi
47	
la	durata	delle	staccate,	utilizzato	quindi	per	meglio	programmare	l’esecuzione	della	parola	
successiva.	
	
I	parametri	che	sono	stati	analizzati	più	nel	dettaglio	sono	stati	scelti	poiché	presentavano	un	
basso	 p-value	 in	 tutti	 e	 tre	 i	 confronti.	 La	 maggior	 parte	 delle	 variabili	 che	 non	 sono	 state	
esaminate	 graficamente	 hanno	 comunque	 riportato	 una	 significatività	 anche	 se	 non	
importante	 come	 quella	 riscontrata	 per	 i	 parametri	 ampiamente	 discussi.	 Osservando	 la	
prima	colonna	della	Tabella	4	sul	p-value,	quella	che	paragona	A	con	V,	si	nota	che	tutti	i	valori	
sono	decisamente	minori	di	0.05	tranne	quello	dello	spazio	totale	che	è	pari	a	0.16;	si	può	
concludere	dicendo	che	nel	confronto	tra	il	test	di	copiatura	accurata	e	quello	di	copiatura	
veloce	è	stata	rilevata	una	significatività	per	tutti	i	parametri	tranne	che	per	lo	spazio	totale.	
Scorrendo	invece	la	seconda	colonna	della	stessa	tabella,	dedicata	al	paragone	tra	A	e	DV	,	gli	
unici	 due	 valori	 maggiori	 di	 0.05	 e	 quindi	 non	 significativi	 sono:	 di	 nuovo	 lo	 spazio	 totale	
(0.64)	e	la	pressione	media	(0.095).	Ciò	vuol	dire	che	per	questi	due	parametri	non	sono	state	
riscontrate	differenze	significative	tra	i	due	test	posti	a	confronto,	al	contrario	del	resto	dei	
parametri.	Riguardo	ai	valori	della	pressione	impressa	dalla	penna,	non	si	stata	riscontrata	
significatività	tra	A	e	DV,	osservando	la	Tabella	3	ed	in	particolare	l’ultima	riga	si	nota	come	i	
valori	 della	 media	 su	 tutti	 i	 campioni	 aumentino	 con	 il	 diminuire	 del	 tempo	 totale	 di	
esecuzione.	Infatti	si	passa	da	236,90	per	la	pressione	calcolata	in	A,	a	244,79	per	DV	fino	ad	
arrivare	a	255,23	per	quel	che	riguarda	V.	Si	può	quindi	concludere	dicendo	che	la	pressione	
impressa	 dalla	 penna	 sul	 foglio	 aumenti	 man	 mano	 si	 impongano	 dei	 limiti	 di	 tempo	 nello	
svolgimento	di	un	esercizio	di	scrittura.	Questo	fattore	potrebbe	influenzare	la	“leggibilità”	
della	 scrittura	 rendendo	 il	 gesto	 sempre	 meno	 fluido	 al	 crescere	 della	 pressione	 applicata	
dall’impugnatura	della	mano	sulla	penna	e	quindi	sul	foglio.	
Per	quanto	riguarda	invece	l’ultima	colonna	della	tabella,	quella	che	confronta	V	con	DV,	tutti	i	
parametri	hanno	riportato	significatività	poiché	tutti	i	p-value	hanno	valore	minore	di	0.05;	
ciò	significa	che	ogni	parametro	ha	manifestato	una	differenza	significativa	nel	confronto	del	
test	di	copiatura	veloce	con	quello	dettatura	veloce.	La	variabile	che	ha	ottenuto	il	più	alto	
valore	di	p-value	(seppur	<0.05)	è	lo	spazio	totale	con	0.037	come	del	resto	negli	altri	due	
confronti.	Si	può	perciò	giungere	alla	conclusione	per	cui	lo	spazio	totale	impiegato	non	sia	
influenzato	né	da	limiti	di	tempo	né	dalla	velocità	di	esecuzione	dell’esercizio.	Consultando	i	
valori	ottenuti	nella	Tabella	4,	si	osserva	che	il	valore	più	alto	della	media	su	tutti	i	soggetti,	
per	quel	che	riguarda	lo	spazio	totale,	è	stato	registrato	nel	test	di	dettatura	veloce	(938.78	
mm).	 Potrebbe	 essere	 dovuto	 al	 fatto	 che	 copiando	 una	 frase	 si	 abbia	 una	 maggior
48	
consapevolezza	 dello	 spazio	 necessario	 per	 scriverla;	 mentre	 durante	 la	 dettatura	 non	
conoscendo	 a	 priori	 la	 frase	 e	 quindi	 la	 sua	 lunghezza,	 si	 tenda	 a	 disperdere	 più	 spazio	
nell’esecuzione	della	scrittura.		
	
Nella	seconda	fase	dello	studio	sono	stati	esaminati	gli	stessi	dati	ma	in	modo	da	distinguere	
eventuali	differenze	tra	maschi	e	femmine.	Uno	dei	parametri	che	ha	riportato	significatività	
in	tutti	e	tre	gli	esercizi	nel	confronto	fra	i	due	sessi	è	la	velocità	curvilinea	di	picco.	Dal	primo	
grafico	di	Figura	17	sul	confronto	A	vs	V,	riguardo	la	differenza	dei	valori	di	velocità	curvilinea	
di	 picco,	 come	 visto	 precedentemente	 essendo	 un	 parametro	 significativo	 nel	 paragone	 fra	
questi	due	test,	la	distribuzione	giace	lungo	l’asse	negativo	delle	ordinate	poiché	la	velocità		è	
maggiore	nel	test	veloce	che	in	quello	accurato	per	ogni	soggetto.		
	
	
	
Figura	18:	grafico	A	vs	V	
	
	
	
Il	 grafico	 permette	 di	 distinguere	 le	 performance	 ottenute	 dalle	 femmine	 (colore	 nero)	 da	
quelle	ottenute	dai	maschi	(colore	rosso),	tuttavia	graficamente	non	è	possibile	osservare	la	
differenza	 significativa	 rilevata	 dal	 p-value	 in	 Tabella	 7.	 Andando	 quindi	 a	 consultare	 le	
Tabelle	 5	 e	 6	 relativamente	 alle	 righe	 riguardo	 la	 media	 della	 velocità	 curvilinea	 di	 picco	
calcolata	sul	totale	delle	sole	donne	e	poi	dei	soli	uomini,	si	nota	come	la	media	calcolata	per	le	
donne	 è	 più	 alta	 in	 tutte	 e	 tre	 le	 tipologie	 di	 esercizio.	 Si	 può	 giungere	 alla	 conclusione	
secondo	 cui,	 sebbene	 non	 sia	 stata	 rilevata	 una	 differenza	 significativa	 nella	 velocità
49	
curvilinea	 media	 tra	 maschi	 e	 femmine,	 queste	 ultime	 hanno	 la	 tendenza	 ad	 avere	 una	
maggiore	velocità	curvilinea	di	picco	rispetto	ai	maschi.		
Restando	sempre	nell’ambito	della	velocità,	altri	due	parametri	che	hanno	riportato	valori	di	
p-value	minori	di	0.05	in	tutti	e	tre	gli	esercizi	nel	confronto	fra	i	due	sessi,		sono	la	velocità	
orizzontale	e	quella	verticale	degli	strokes	come	si	vede	in	Tabella	7	per	l’ottava	e	la	nona	
variabile.	Osservando	le	medie	delle	Tabelle	4	e	5	per	le	velocità	orizzontali	e	verticali	degli	
strokes,	si	nota	che	in	tutti	e	tre	gli	esercizi	le	donne	hanno	ottenuto	valori	più	alti	dei	maschi.	
L’ultimo	parametro	che	ha	riportato	significatività	in	tutti	e	tre	i	test	è	la	lunghezza	totale	
degli	strokes	(SL),	e	non	solo	ma	ha	anche	fatto	registrare	i	valori	più	piccoli	di	p-value	ciò	
vuol	dire	che	le	performance	eseguite	dai	due	gruppi	sono	state	parecchio	diverse	riguardo	
questa	 variabile.	 Nonostante	 la	 marcata	 significatività,	 la	 differenza	 non	 è	 visibilmente	
percepibile	attraverso	i	grafici	di	Figura	18,	di	cui	riportiamo	il	primo	qui	di	seguito.	
	
	
	
	
Figura	20:	grafico	a	vs	V.	
	
	
Utilizzando	anche	in	questo	caso	le	Tabelle	4	e	5	di	supporto,	si	riscontra	che	la	media	della	
lunghezza	totale	degli	strokes,	sul	totale	delle	donne	nei	3	test,	è	sempre	più	elevata	di	quella	
calcolata	per	gli	uomini.	
Unendo	 le	 informazioni	 ricavate	 da	 questi	 ultimi	 risultati	 si	 nota	 che	 le	 donne	 hanno	
prestazioni	superiori	sia	per	la	velocità	curvilinea	di	picco,	sia	per	la	velocità	orizzontale	degli	
strokes	che	per	quella	verticale.	In	più	hanno	fatto	registrare	dei	valori	superiori	ai	maschi
50	
anche	per	quel	che	riguarda	la	lunghezza	media	degli	strokes,	confermando	quindi	di	avere	la	
tendenza	 ad	 utilizzare	 tratti	 più	 lunghi	 o	 grandi.	 Tutto	 ciò	 si	 verifica	 in	 presenza	 di	 una	
velocità	 curvilinea	 media	 simile	 a	 quella	 dei	 maschi.	 Il	 che	 significa	 che	 a	 parità	 di	 una	
complessiva	 velocità	 curvilinea,	 le	 donne	 tendono	 a	 svolgere	 tratti	 più	 grandi	 o	 lunghi	
raggiungendo	velocità	superiori	sia	nel	caso	di	quella	curvilinea	di	picco	che	in	quelle	verticali	
ed	orizzontali	degli	strokes.	Questi	risultati	potrebbero	dunque	giustificare	il	motivo	per	cui	le	
femmine	hanno	in	generale	l’inclinazione	a	scrivere	con	calligrafia	più	ampia	e	rotondeggiante	
senza	 per	 forza	 di	 cose	 occupare	 più	 spazio.	 	 Lo	 spazio	 totale	 non	 ha	 infatti	 manifestato	
differenze	 significative	 tra	 i	 due	 sessi	 mentre	 la	 durata	 totale	 delle	 staccate	 ha	 riportato	
significatività	 sia	 nel	 test	 accurato	 che	 in	 quello	 di	 dettatura	 veloce	 e	 in	 entrambi	 i	 casi,	
osservando	le	medie,	le	donne	hanno	impiegato	minor	“tempo	in	aria”	durante	le	staccate.	Ciò	
si	traduce	anche	in	un	minor	spazio	tra	una	parola	e	l’altra	e	si	spiega	quindi	come	nonostante	
le	 donne	 abbiano	 una	 calligrafia	 più	 ampia,	 non	 impieghino	 maggior	 spazio	 totale	 nella	
scrittura	di	una	frase.
51	
CAPITOLO	6:	CONCLUSIONI	
	
	
L’obiettivo	di	questo	lavoro	di	tesi	è	stato	quello	di	individuare	le	eventuali	differenze	tra	la	
scrittura	 sotto	 dettatura	 e	 quella	 sotto	 copiatura.	 Per	 fare	 ciò	 sono	 stati	 raccolti	 dei	 dati	
sperimentali	 facendo	 svolgere	 degli	 esercizi	 di	 scrittura	 a	 101	 soggetti	 utilizzando	 una	
tavoletta	grafica	per	il	rilevamento	dei	campioni.	
È	 stata	 in	 seguito	 operata	 un’analisi	 statistica	 sui	 parametri	 della	 scrittura	 selezionati	
appositamente	scelti	per	lo	studio	cinematico	mettendo	a	confronto	i	valori	raccolti	fra	tre	tipi	
di	esecuzioni	diverse	della	stessa	frase.	
Il	calcolo	del	p-value	è	stato	utilizzato	come	parametro	di	misura	per	la	significatività	delle	
differenze	 rilevate	 fra	 i	 test.	 Per	 quanto	 riguarda	 il	 confronto	 tra	 l’esercizio	 di	 copiatura	
accurata	 e	 quello	 di	 copiatura	 veloce	 è	 stata	 rilevata	 una	 differenza	 significativa	 per	 tutti	 i	
parametri	tranne	che	per	lo	spazio	totale	impiegato	nella	stesura	della	frase.	Sicuramente	in	
questo	confronto	incide	molto	la	diversa	modalità	di	esecuzione	dell’esercizio	in	termini	di	
tempo	e	quindi	di	velocità	che	vanno	a	influenzare	tutti	i	parametri.	
Nel	paragone	tra	il	test	di	copiatura	accurata	e	quello	di	dettatura	veloce	sono	state	rilevate	
differenze	significative	per	tutte	le	variabili	tranne	sempre	per	lo	spazio	totale	e	la	pressione	
media.	Anche	in	questo	caso	la	principale	causa	delle	differenze	è	il	diverso	vincolo	di	tempo	
imposto	dal	tipo	di	esercizio.	
Nell’ultimo	 confronto	 invece	 tra	 copiatura	 veloce	 e	 dettatura	 veloce	 nuovamente	 l’unico	
parametro	 che	 non	 manifesta	 significatività	 è	 lo	 spazio	 totale.	 In	 questo	 caso	 entrambi	 gli	
esercizi	 vengono	 svolti	 velocemente	 ma	 la	 dettatura	 sembra	 richiedere	 un	 processo	 di	
elaborazione	più	raffinato	ed	accurato	che	si	rispecchia	in	tempi	esecutivi	di	poco	più	lenti	
rispetto	alla	copiatura	,	una	minor	pressione	impressa	dalla	penna	sul	foglio,	un	numero	di	
strokes	utilizzati	superiore	e	di	conseguenza	anche	una	maggior	durata	totale	delle	staccate.	
Come	 se	 ci	 volesse	 più	 tempo	 ad	 elaborare	 il	 movimento	 per	 andare	 a	 scrivere	 la	 parola	
appena	dettata	indice	quindi	di	un’attività	più	complessa	rispetto	alla	copiatura.	
Nella	seconda	fase	dello	studio	sono	stati	esaminati	gli	stessi	dati	ma	in	modo	da	distinguere	
eventuali	 differenze	 tra	 maschi	 e	 femmine.	 In	 tutti	 e	 tre	 gli	 esercizi	 cioè	 A,	 V	 e	 DV	 	 hanno	
mostrato	 differenze	 significative	 tra	 maschi	 e	 femmine	 la	 velocità	 di	 picco	 curvilinea,	 la	
velocità	 orizzontale	 e	 quella	 verticale	 degli	 strokes	 e	 la	 lunghezza	 media	 degli	 strokes.	 La	
durata	totale	delle	staccate	è	stata	rilevata	come	significante	solo	nel	test	accurato	e	in	quello	
di	dettatura	veloce	mentre	in	nessun	esercizio	la	velocità	curvilinea	media	è	stata	significativa.
52	
Fondendo	tutte	queste	informazioni	e	con	riferimento	alle	tabelle	che	riportano	i	risultati,	si	
può	concludere	dicendo	che	le	donne	hanno	la	tendenza	a	scrivere	in	maniera	più	ampia	e	
rotondeggiante	rispetto	agli	uomini	senza	occupare	più	spazio	e	con	una	minor	durata	totale	
delle	staccate.
53	
CAPITOLO	7:	BIBLIOGRAFIA	
	
	
[1]	Ellis,	A.	W.,	&	Young,	A.	W.	Human	cognitive	neuropsychology:	Psychology	Press,	1996.	
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non-lexical	 rules:	 Quarterly	 Journal	 of	 Experimental	 Psychology:	 Human	 Experimental	 Psy-	
chology,	1981.	Vol.	33A,	pp.	397–413.		
[4]	Tucha,	O.,	Paul,	G.,	&	Lange,	K.	W.	The	effect	of	conscious	control	on	handwriting	fluency	of	
healthy	adults	and	children.	In	R.	G.	Meulenbroek	&	B.	Steenbergen	(Eds.),	Proceedings	of	the	
10th	biennial	conference	of	the	international	graphonomics	society,	2001.	(pp.	213–216).		
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1987.		Vol.	6,	pp.	175–183.		
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[11]	 Deltour,	 J.	 J.	 Echelle	 de	 vocab-	 ulaire	 de	 Mill	 Hill:	 Adaptation	 Française	 et	 Normes	
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54	
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55	
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Analisi cinematica della scrittura durante esercizi copiati o dettati

  • 1. ANALISI CINEMATICA DELLA SCRITTURA DURANTE ESERCIZI COPIATI O DETTATI Laureanda Relatore Costanza Rebez Prof. Agostino Accardo Correlatrice Dott.essa Giulia Silveri ANNO ACCADEMICO 2016/2017 ANNO ACCADEMICO 2016/2017 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA E ARCHITETTURA Corso di Laurea triennale in Ingegneria dell’Informazione ANALISI DEL SEGNALE EEG PER LA STIMA DELLA CONNETTIVITÀ CEREBRALE DURANTE LA TROMBOLISI Relatore Prof. Agostino ACCARDO Correlatrice Dott.ssa Federica DE DEA Laureanda Guenda GALPERTI
  • 2. 2 INDICE CAPITOLO 1: INTRODUZIONE .................................................................... 3 CAPITOLO 2: STATO DELL’ARTE E DISCUSSIONE DEI DATI IN LETTERATURA ................................................................................................ 5 CAPITOLO 3: MATERIALI E METODI ...................................................... 17 3.1 - METODO ................................................................................................................................... 17 3.2 - PROCEDURA ............................................................................................................................. 17 3.3 - ANALISI DEI DATI .................................................................................................................... 18 CAPITOLO 4: RISULTATI ............................................................................ 22 4.1 - ANALISI STATISTICA SU TUTTI I SOGGETTI ........................................................................... 22 4.2 - ANALISI STATISTICA SU MASCHI E FEMMINE ....................................................................... 34 CAPITOLO 5: DISCUSSIONE DEI RISULTATI ........................................ 41 CAPITOLO 6: CONCLUSIONI ...................................................................... 51 CAPITOLO 7: BIBLIOGRAFIA .................................................................... 53
  • 3. 3 CAPITOLO 1: INTRODUZIONE La scrittura è una forma di espressione codificata attraverso i segni, invenzione umana relativamente recente (civiltà mesopotamica 3200 A.C.), e forse oggi già in procinto di scomparire, all’inizio del nuovo millennio. Eppure continua ad essere il mezzo più immediato e diffuso per archiviare, riportare, appuntare e trasmettere le informazioni. La scrittura è un’abilità complessa: bisogna integrare numerose conoscenze di base, siano esse lessicali, ortografiche o sintattiche, e abilità grafo-motorie per la realizzazione delle lettere a mano. La qualità della grafia è un indice per la valutazione delle anomalie motorie dovute alla disgrafia o ad altre patologie, quali ad esempio il morbo di Parkinson, o più comunemente la grafia ha una ricaduta significativa sulla futura competenza degli studenti nella composizione di uno scritto, sulle loro performance scolastiche e su altri importanti aspetti legati alla sfera emotiva e relazionale. Da qui nasce l’importanza di identificare le difficoltà della grafia e di proporre interventi mirati per la valutazione e lo sviluppo delle capacità grafo-motorie. Il disturbo della scrittura è un mondo dove ancora regnano confusioni, non esistono scale standardizzate e validate e spesso si fanno valutazioni con criteri “occhiometrici” o peggio non si fanno per niente. Per tutte queste ragioni, lo studio di tipo cinematico della scrittura rappresenta il metodo più affidabile e oggettivo nella diagnostica del disturbo di scrittura, permettendo di costituire dei piccoli laboratori di analisi del movimento. Le recenti evoluzioni tecnologiche nel campo della raccolta dati permettono ora l’esaminazione di una serie molto più ricca di parametri per l’analisi della scrittura. Con l’utilizzo delle tavolette grafiche è possibile monitorare la scrittura in tempo reale e memorizzarla in formati trattabili per sofisticati studi cinematici e cinetici. Questi strumenti permettono alla ricerca di raggiungere grande precisione soprattutto per quanto riguarda l’andamento della scrittura nella dimensione temporale. In letteratura i vari studi si sono concentrati su diversi aspetti del processo di elaborazione ed esecuzione della scrittura, andando quindi ad analizzare e relazionare variabili differenti a seconda del diverso scopo della ricerca. Molti lavori hanno posto la loro attenzione sullo spelling delle parole sotto dettatura e come questa abilità vada ad influire sulle capacità di scrittura. Nell’analisi dello spelling, come prima problematica, è sorta la difficoltà nel
  • 4. 4 paragonare i vari studi a causa delle diverse lingue con cui sono stati condotti; infatti in alcune lingue come quelle anglosassoni e germaniche la corrispondenza tra suono e spelling può essere spesso irregolare, al contrario della lingua italiana in cui lo spelling delle parole può essere effettuato correttamente attraverso regole di conversione non lessicale da fonema a grafema. Per limitare al massimo queste diversità, il filo conduttore che ha accomunato tali studi è stato quello di basarsi sulla dual-route theory usandola come punto di riferimento. La dual-route theory rappresenta il punto di vista dominante negli studi dello spelling delle parole e sostiene la tesi secondo cui esistono due percorsi disponibili per eseguire lo spelling di parole familiari: uno lessicale e uno non lessicale. Il percorso lessicale permette lo spelling di parole conosciute attraverso il recupero della conoscenza lessicale fino ad ottenere l’output ortografico, mentre il percorso sublessicale fornisce lo spelling di parole sconosciute o non- parole. Altri studi hanno invece posto la loro attenzione sulla copiatura di parole o frasi, per andare proprio a separare le conoscenze grammaticali dalle abilità nella scrittura, così da poter analizzare meglio la fluidità del gesto incontaminata da altre variabili. Non è stata invece analizzata in letteratura la diretta relazione tra dettato e copiato dal punto di vista dell’andamento della scrittura. L’obiettivo di questa tesi è proprio quello di discutere i risultati ottenuti dall’acquisizione di dati sperimentali, tramite tavoletta grafica, per andare a riscontrare eventuali diversità nella scrittura di esercizi svolti sotto dettatura o copiatura.
  • 5. 5 CAPITOLO 2: STATO DELL’ARTE E DISCUSSIONE DEI DATI IN LETTERATURA Questa sezione si occupa in maniera più dettagliata del prodotto scritto, illustrando aspetti rilevanti su cui si sono maggiormente concentrati i ricercatori, metodologie usate e principali risultati. Verranno trattati gli aspetti grafo-motori della scrittura, indagando le variabili specifiche che sono state affrontate in letteratura: velocità, leggibilità, direzionalità del movimento, pressione e tempo trascorso in aria dalla penna. Riconducendosi alla problematica dello spelling, uno studio a sostegno della dual-route theory è quello operato da Ellis & Young nel 1996 [1], in cui confermano che durante la dettatura di una parola vengono acceduti almeno due sistemi: il primo rappresenta il sistema ortografico lessicale, il secondo rappresenta il sistema fonologico o non-lessicale. Il percorso lessicale comprende il sistema di analisi uditiva, l’input lessicale uditivo, il sistema semantico, il lessico dell’output vocale, il lessico dell’output grafemico, il livello grafemico, il livello allografico e il percorso grafico motorio. Sulla base della dual-rout theory Campbell [2] e Kay & Marcell [3] esaminarono lo spelling di parole e non-parole. In particolare Campbell [2] dettando una serie di parole e non-parole a un certo numero di soggetti, scoprì che ascoltare una parola immediatamente prima di una non-parola può influenzare significativamente l’ortografia della non-parola. Questi studi riscontrarono dunque che il sistema lessicale e quello fonologico sono interconnessi e non operano indipendentemente l’uno dall’altro. Sulla scia di questi lavori di sopra citati, Tucha, Trumpp e W.Lange [4] hanno pubblicato uno studio il cui scopo è quello di confermare la scoperta di Campbell secondo cui l’ortografia di una non-parola può essere influenzata dall’ascolto di una parola pronunciata immediatamente prima. Tali affermazioni sono in contrasto dunque con l’assunzione che il sistema fonologico rappresenti un processo del tutto non lessicale. Nell’analisi svolta da Oliver Tucha et al., [4] il metodo di raccolta dati ha selezionato 57 soggetti di sesso femminile ed età media pari a 24,8 anni. 55 candidate erano destrorse, una mancina e una ambidestra. La manualità era stata precedentemente misurata usando una
  • 6. 6 versione abbreviata del questionario di Raczkowski, Kalat, e Nebes [5] (Chapman & Chapman, [6]). In un primo momento ai soggetti è stato richiesto di ascoltare una lista contenente parole e non-parole. Non appena veniva pronuciata una non-parola il candidato doveva scriverla più accuratamente possibile. Sono state usate 6 liste di parole e non-parole, ognuna contenente 103 parole monosillabe e 43 non-parole (in lingua tedesca). 23 delle non-parole per ogni lista sono state precedute da una parola in rima con la non- parola stessa (Effetto di priming), Tabella 1. I candidati sono stati assegnati casualmente ad una delle 6 liste ognuna delle quali è stata dettata tramite una voce registrata. In un secondo momento ai candidati è stato chiesto di scrivere tutte e sole le parole (prime) di una ulteriore lista che conteneva solamente le parole usate nel primo test. In entrambe le prove l’intervallo di tempo tra la dettatura di una parola (o non-parola) e l’altra era di 3-4s. Tabella 1: Esempi di parole con relative non-parole. Per quanto riguarda la strumentazione, tutti i test sono stati svolti su un fogio di carta senza righe riposto sopra una tavoletta grafica (WACOM IV) usata per registrare i movimenti; perciò durante la scrittura sono stati monitorati continuamente la posizione della penna sulla tavoletta, la velocità e l’accelerazione. La tavoletta grafica utilizzava una massima frequenza di campionamento di 200Hz ed è stato possibile localizzare la punta della penna con un’accuratezza di 0,2mm in entrambe le direzioni (x/y). In segutio i dati sono stati elaborati usando i metodi di regressione non parametrica concepiti da Marquardt and Mai [7]. Il lessico delle non-parole dettate è stato valutato analizzando lo spelling delle non-parole.
  • 7. 7 Le non-parole (targets) scritte in maniera corrispondente alle rispettive parole (Berg con Rerg) sono state classificate come primed targets. I targets scritti in maniera del tutto diversa dalle rispettive parole sono stati classificati come unprimed targets. I targets scritti parzialmente in maniera corretta, ovvero quando lo spelling del fonema di mezzo dei targets corrispondeva a quello delle parole, sono stati classificati come ambiguous targets. L’effetto di priming dipende innanzitutto dal corretto spelling delle parole; se già la parola viene scritta in maniera sbagliata, con molta probabilità verrà scritto erratamente anche il target. Perciò i targets le cui parole sono state scritte con errori di ortografia nel secondo test non sono stati presi in considerazione. Per l’analisi cinematica della scrittura sono state considerate le lettere “e” ed “l” poiché sono scritte in maniera simile da tutti e poiché nella loro esecuzione la penna non si stacca dal foglio. Per valutare la fluidità del gesto, sono stati calcolati i numeri di inversione di direzione nell’andamento della velocità (NIV) e dell’accelerazione (NIA) per queste due lettere; infatti il numero di inversioni di direzione permettono di distinugere i movimenti automatici da quelli non automatici. I singoli tratti dei movimenti automatici hanno una forma più armoniosa con un solo picco (NIV=1) e una forma a campana nell’ andamento della velocità. In conclusione quindi una minor fluidità nel movimento della scrittura si riflette con un maggior numero di inversioni nella velocità.
  • 8. 8 Figura 1: campioni di scrittura con relativi andamenti di velocità e accelerazione per le lettere “e” ed “l”. Gli effect-sizes ( misurano quantitativamente l’entità di un fenomeno) hanno evidenziato una significativa differenza nella fluidità tra parole e non-parole e una trascurabile differenza nel numero di inversioni per primed e unprimed targets. In altri tre casi Campbell [2] verificò che lo spelling di una non-parola veniva influenzato dallo spellingdi una precedente parola anche nel caso in cui ci fosse un filler (riempitivo) tra le due. Inoltre l’effetto di priming è stato accertato anche nella lingua italiana; risultato sorprendente poiché l’ortografia delle parole italiane ha una corrispondenza estremamente regolare tra suono e spelling. Questi risultati sono dunque in cotraddizione con l’assunzione che il sistema fonologico rappresenti un processo puramente non lessicale; è lecito perciò muovere una critica alla dual-route theory. In particolare quest’ultima si basa sui modelli di accesso lessicale secondo cui l’architettura del processo lessicale si basa su meccanismi specifici che lavorano indipendentemente l’uno dall’altro, elaborando ed incapsulando l’informazione e passandola al successivo livello. A maggior ragione, i modelli di accesso lessicale assumono che il lessico a
  • 9. 9 livello mentale sia organizzato in una maniera simile a un dizionario: pieno di entrate codificate durante l’apprendimento del linguaggio e in seguito richiamate durante l’uso del linguaggio (Allport & Funnel, [8]). Questi modelli sono però facilmente attaccabili perché non specificano approfonditamente le distinzioni tra lessico di input e output; inoltre sostengono che anche i significati delle parole siano stivati e richiamati in una maniera simile a un dizionario; ipotesi improbabile che viene infatti criticata dai modelli connessionistici, sostenitori del fatto i significati delle parole siano generati nei contesti individuali e non semplicemente recuperati dal lessico a livello mentale. Nella dual-route theory le non-parole vengono elaborate solamente tramite la conversione fonema-grafema, perciò i dettagli ortografici non possono essere elaborati simultanemente a causa della loro natura lessicale. Perciò il corrente studio non può essere spiegato con questo modello. Ci si può basare invece sui modelli connessionistici, in cui l’informazione linguistica è distribuita come una rete ed è rappresentata dai nodi (Seidenber [9]). In questo scenario, al contrario dei modelli di accesso e recupero lessicale, sono possibili accessi paralleli all’informazione. Quando si presenta una non-parola, l’informazione lessico-ortografica si attiva in un processo parallelo attraverso la network. Questa attivazione parallela garantisce che le informazioni fonologiche e ortografiche possano essere combinate. Ad esempio la non fluidità nei movimenti della scrittura di una non-parola potrebbe essere provocata da queste attivazioni parallele, le quali potrebbero anche giustificare l’incremento del tempo a causa dell’attivazione parallela dell’informazione semantica in aggiunta ai processi fonologici e ortografici. In conclusione si può quindi affermare che i modelli connessionistici sono capaci di motivare sia il recupero dell’informazione lessico-ortografica, sia il disturbo della fluidità nella scrittura di una non-parola. Mentre la dual-route theory fallisce nello spiegare l’attivazione dell’informazione ortografica nella scrittura delle non-parole. Un altro studio basato sulla dual-route theory ed ancor più concentrato sull’analisi dello spelling sotto dettatura delle parole viene riportato nel lavoro di Patrik Bonin et al., [10]. L’obiettivo di questo lavoro è quello di individuare le differenze individuali nella scrittura di soggetti adulti, perciò sono stati presi in considerazione molti parametri ritenuti fondamentali per l’influenza che possono avere sullo spelling. Ad esempio gli effetti della frequenza con cui compare una parola in un testo scritto, la word frequency, fanno osservare che le parole
  • 10. 10 incontrate con alta frequenza vengono scritte più velocemente e accuratamente di quelle a bassa frequenza. Tra le proprietà statistiche estrapolate dalle parole è stata considerata anche l’ambiguità della relazione tra le unità suono-spelling che viene indicata con un variabile detta PO consistency (fonologico-ortografico). Quest’ultima è data dal rapporto tra un suono e i relativi grafemi ad esso associati, perciò varia da 0 a 1. È uguale a 1 quando il fonema è sempre associato allo stesso grafema; quando invece esistono molteplici associazioni è minore di 1. Hanno partecipato all’esperimento 80 studenti (60 donne; età media 20 anni) dell’Università della Borgogna; tutti di madrelingua francese e senza alcun deficit. I campioni sono stati registrati da una voce di donna e digitalizzati usando il software Audacity. Per registrare le latenze grafiche (in ms) sono stati usati una tavoletta grafica (WACOM UltraPad A5) e una penna (SP-401). Le proprietà statistiche estratte dalle parole sono state presentate nella Tabella 2. Sono state svolte due sessioni distanziate da una settimana, in cui ogni candidato è stato testato individualmente entrambe le volte. Ogni sessione prevedeva in un primo momento la dettatura dei sostantivi monosillabi; ai candidati è stato richiesto di scrivere più velocemente possibile dopo l’output vocale; se il candidato non riconosceva la parola doveva apporre una croce al suo posto. Tabella 2: Caratteristiche statistiche delle variabili indipendenti corrispondenti ai campioni usati nell’analisi della regressione multipla. Il tempo trascorso tra l’inizio della dettatura delle parole e il contatto della penna con la tavoletta veniva registrato dal computer. Per calcolare la latenza totale a questo intervallo di tempo è stata sommata la latenza grafica cioè il tempo impiegato dal candidato per scrivere la parola. La dettatura di una parola e l’altra era distanziata da un intervallo di 4s.
  • 11. 11 In un secondo momento invece è stato svolto il vocabulary test per verificare l’ipotesi secondo cui i partecipanti con un maggior background letterario possano avere davvero una miglior performance nello spelling di quelli con minor conoscenza lessicale. Le correlazioni fra i vari parametri hanno portato a diverse conclusioni. A proposito delle considerazioni fatte precedentemente sulla divisione dei soggetti in lettori lessicali e non lessicali, non è stato possibile identificare nitidamente diversi tipi di “spellers” sulla base della dipendenza maggiore o minore dal percorso lessicale o da quello non lessicale; infatti se i soggetti fossero capaci di controllare il dosaggio con cui usare i due percorsi, uno sensibile alla frequenza (percorso lessicale) e uno sensibile alla PO consistency (non lessicale), dovrebbe esistere una relazione significativa tra word frequency e PO consistency; cosa che invece non è stata riscontrata nell’attuale studio. Sono stati però registrati degli aspetti specifici sull’influenza della conoscenza lessicale sullo spelling. I principali responsabili della latenza sono stati: acoustic duration, lunghezza ortografica, frequenza cumulativa e PO consistency. Il fatto che la word frequency e la PO consistency esercitino un effetto sia sulle latenze che sugli errori, supporta la tesi riguardo lo spelling della dual-route theory poiché in accordo con l’affermazione che entrambi i percorsi vengono attivati per la costruzione ortografica durante lo spelling. Questo risultato suggerisce che quello non lessicale non è semplicemente un percorso opzionale, ma viene certamente coinvolto nello spelling di parole familiari. Figura 2: Distribuzione dei coefficienti di regressione standard per soggetto.
  • 12. 12 Il motivo per cui le parole con minor PO consistency (inconsistenti) sono associate a una maggio latenza è dovuto al fatto che, per questo tipo di parole, il percorso lessicale produce un corretto codice ortografico, che però può dover competere contro un codice incorretto assemblato dal percorso non lessicale. Questa conflitto diventa dunque responsabile di una maggior latenza. L’uso del vocabulary test, progettato in precedenza da Deltour [11], è servito a valutare il background letterario. L’ipotesi fatta a priori sosteneva che i soggetti con un alto livello lessicale possedessero una rappresentazione lessicale di qualità superiore, ed è stata confermata dal fatto che questi ultimi abbiano scritto più velocemente e con meno errori potendoli considerare dunque più accurati. La scoperta che gli adulti con una maggior conoscenza lessicale manifestino un forte effetto positivo all’ acoustic duration (sono più sensibili a questa variabile), ma allo stesso tempo abbiano un correlazione negativa con la lunghezza ortografica, implica che essi processino l’input molto prima di iniziare il primo movimento di scrittura rispetto agli adulti con minor conoscenza lessicale. Questo suggerisce che durante lo spelling, i candidati con alti punteggi nel vocabulary test possano impiegare più tempo per identificare e capire le parole, forse anche per effettuare una verifica interna del loro spelling prima di cominciare a scrivere. Questa maggior latenza iniziale si trasforma però in una minor latenza complessiva poiché la scrittura della parola avviene molto più rapidamente. Invece gli individui con minor proprietà lessicali possiedono meno rappresentazioni ortografiche accurate e il loro processo di elaborazione è non solo di più basso livello, ma prevede inoltre che lo spelling venga effettuato proprio durante la stesura della parola, aumentando così la latenza complessiva. Per concludere, il limite di questo studio sta nel fatto che ci si è focalizzati solamente su parole monosillabe e che quindi sarebbe utile investigare in un panorama più eterogeneo di parole. Tuttavia è stato dimostrato che l’utilizzo della regressione multipla per analizzare le differenze individuali nello spelling, può contribuire a comprendere meglio i meccanismi di rappresentazione coinvolti in questa complessa dote umana. Il prossimo studio, a differenza dei precedenti, ha scelto di analizzare l’influenza della abilità di scrittura durante lo spelling nei bambini anziché negli adulti. Il processo di apprendimento della scrittura è pesantemente vincolato dalle capacità della memoria di lavoro (WM). Possedendo limitate risorse cognitive, i meccanismi di elaborazione competono l’uno con l’altro tutte le volte in cui la domanda supera l’offerta. In accordo con la capacity theory, la graduale automatizzazione dei processi di basso livello, come la scrittura, libera le risorse che
  • 13. 13 possono essere usate per coinvolgere processi più controllati (cioè di più alto livello come lo spelling) in parallelo, per condurre meccanismi più complessi. (Just and Carpenter, [12]). Infatti l’abilità di mettere in cascata più processi, dipende pesantemente dallo sviluppo e dall’esperienza dello scrittore in considerazione. Per questo, nei bambini, siccome la scrittura non è pienamente automatizzata, specialmente per quelli delle scuole elementari, devono prevenire il sovraccarico segmentando i processi di più alto livello e sono incapaci dunque di procedere in parallelo o in cascata. Sono stati fatti svolgere un test di scrittura e uno di dettatura a 84 bambini di madrelingua francese: 44 bambini frequentanti la scuola elementare e 40 ragazzi della scuola media. In totale quindi i soggetti variavano l’età dai 6 ai 14 anni. Nel test di scrittura è stato chiesto ai candidati, in un primo momento, di scrivere il proprio nome e cognome tre volte di fila con la loro scrittura; in un secondo momento hanno invece svolto il “test dell’alfabeto” (Abbott and Berninger, [13]) che consisteva nel dover scrivere tutte le lettere dell’alfabeto nel corretto ordine. Entrambi gli esercizi bisognava svolgerli il più velocemente e accuratamente possibile. Il test di spelling prevedeva invece la dettatura di 27 nomi comuni contenenti dalle 5 alle 8 lettere. Con l’aiuto del databse NOVLEX (Lambert and Chesnet, [14]) è stata stilata la sequenza di parole con vari livelli di frequenza e regolarità. Tutti gli esercizi sono stati svolti scrivendo su una tavoletta grafica (WACOM Intous 3; 200 Hz frequenza di campionamento) collegata a un computer. Il software ha registrato la posizione e la pressione della penna sulla superficie della tavoletta, assieme alla velocità e alla durata. Per valutare l’efficienza dello spelling durante la dettatura sono state calcolate le percentuali delle parole scritte erratamente. Mentre per valutare la durata temporale della scrittura, per ogni parola, sono state calcolate: la velocità della penna (cm/s) e la durata per ogni lettera (ms/car). Innanzitutto, come ci si aspettava, le performance di spelling sono migliorate con l’andare dell’età e delle classi, come dimostrato dalla diminuzione di parole errate, e l’aumento della velocità di movimento della penna. Contrariamente alle aspettative, nonostante i movimenti più veloci della penna, gli alunni della scuola media hanno impiegato lo stesso tempo per scrivere sotto dettatura degli alunni della scuola elementare. Il fatto che la durata della scrittura era sempre più lunga per il test dell’alfabeto piuttosto che per l’esercizio di scrittura dei nomi propri, anche per le classi della scuola media, conferma la
  • 14. 14 presenza di processi di alto livello (conoscenza ortografica) durante il test dell’alfabeto. Tuttavia il fatto che la velocità di movimento della penna fosse più lenta per la scrittura dell’alfabeto piuttosto che per la scrittura dei nomi propri, per le classi della scuola media, è stato inaspettato. Una plausibile spiegazione potrebbe essere che gli studenti più vecchi siano capaci di settare i parametri motori per una lettera durante l’esecuzione di quella precedente, rallentando la velocità di movimento della penna. Questa interpretazione è coerente con i risultati dell’esercizio di spelling, dimostrando l’abilità nello spelling in cascata. Non si è verificato questo rallentamento per la scrittura dei nomi propri, poiché la stringa era direttamente ricavata dalla memoria. Nelle classi della scuola elementare l’influenza della capacità di scrittura sullo spelling è stata confermata dal fatto che il processo ortografico veniva completato durante l’esecuzione stessa della parola dettata, venendo dunque condizionato dal sistema grafico-motorio e dalla conoscenza ortografica. Alle elementari, la mancanza di automatizzazione grafico-motoria, assieme a una minor capacità di recupero delle lettere dell’alfabeto, hanno portato a un sovraccarico delle risorse attentive, innescando errori nell’esecuzione ortografica, aumentando la durata della scrittura per arresti o rallentamenti. In conclusione, in linea con la capacity theory, la scomparsa di qualsiasi correlazione con l’esercizio di scrittura di nomi propri, per le classi della scuola media, suggerisce che l’influenza delle abilità di scrittura non derivi più dalla richiesta dell’esecuzione grafico- motoria ma solo dall’efficienza della conoscenza ortografica. Questo è dovuto al fatto che l’esecuzione grafico-motoria è stata già automatizzata. Un altro studio che ha analizzato la scrittura dei bambini è stato quello condotto da Sara Rosenblum et al., [15], in cui sono stati fatti svolgere esercizi di copiatura. In particolare questo lavoro ha voluto determinare quali siano le caratteristiche temporali della scrittura per degli alunni della terza elementare e come queste differiscano tra studenti più o meno esperti. Nell’esperimento sono state comparate le scritture di due gruppi di bambini, il primo comprendeva 50 studenti poco esperti nella scrittura e il secondo gruppo includeva 50 alunni più esperti che sono stati combinati a quelli del primo gruppo per età, sesso e classe (in modo da aver avuto lo stesso insegnante). Tutti gli studenti sono nati in Israele quindi il test è stato svolto in lingua ebraica. Per selezionare gli alunni tra esperti e non nella scrittura, è stato prima svolto un questionario
  • 15. 15 capace di valutare leggibilità della scrittura, velocità, fatica ed eventuali problemi dei candidati (Alston, [16]). Tutti gli esercizi sono stati svolti su una tavoletta grafica (WACOM) che registrava le coordinate “x” e “y” della penna a contatto con la superficie della tavoletta. Le misure dei primi risultati hanno riportato: il tempo totale impiegato per svolgere ciascun esercizio; il tempo trascorso “in aria” dalla penna, cioè il tempo totale in cui la penna non era a contatto con la tavoletta; il tempo trascorso dalla penna “sul foglio” e la velocità media di scrittura. L’esperimento prevedeva un esercizio in cui era richiesto di copiare 7 diverse lettere dallo schermo di un computer, poi si doveva copiare 4 parole diverse, in seguito copiare 2 frasi (una familiare e uno sconosciuta) di 22 caratteri ed infine sempre copiare un paragrafo di 100 caratteri. Nel corrente studio sono stati registrati dei campioni di scrittura di lunghezza progressivamente crescente, tramite una tavoletta grafica con l’obiettivo di voler paragonare le caratteristiche temporali della scrittura per soggetti più e meno esperti. Gli studenti più esperti hanno svolto meglio tutti gli esercizi rispetto agli altri loro compagni, impiegando un minor tempo complessivo, con maggior velocità media misurata in millimetri al secondo e in numero di caratteri per minuto. Questo risultato, che può sembrare ovvio, in realtà non si è verificato in altri tipi di test nei quali i bambini meno esperti completavano gli esercizi di scrittura prima dei loro compagni più esperti, a costo di un output meno leggibile (Smits- Engelsman et al., [17]). Nell’esperimento una delle variabili che è stato possibile rilevare esclusivamente grazie all’utilizzo della tavoletta grafica è stato il tempo trascorso “in aria”. Senza questa strumentazione, in precedenza, era difficile quantificare questa variabile ed era perciò complicato capire se il tempo trascorso “in aria” era dovuto a delle pause che aiutavano oppure ostacolavano la scrittura nei bambini. Sulla base dei risultati ottenuti si può osservare che il tempo trascorso “in aria” compone circa due terzi del tempo complessivo per la scrittura del paragrafo di 100 caratteri, sia per i soggetti esperti che per quelli non esperti. Un fatto che non si può trascurare e che forse rappresenta un po’ il limite di questa ricerca è che l’esperimento è stato fatto in lingua ebraica nella quale, anche in corsivo, le lettere successive non sono connesse; sembra perciò che nella lingua ebraica l’attività “in aria” sia forse più presente che in altre lingue durante la scrittura.
  • 16. 16 In questo studio il tempo trascorso “in aria” è stato considerato come il tempo necessario per parametrizzare il sistema motorio e per inizializzare l’attività nei muscoli richiesti per eseguire il carattere.
  • 17. 17 CAPITOLO 3: MATERIALI E METODI In questo capitolo viene presentato il metodo di acquisizione dei dati sperimentali assieme alla procedura e la strumentazione utilizzata. Successivamente vengono presentate le variabili specifiche estratte dalla scrittura che sono state analizzate e i tipi di confronti statistici che sono stati scelti di approfondire. 3.1 - Metodo Il test, oggetto di analisi di questa tesi, è stato eseguito presso l’Università di Trieste su 101 soggetti adulti di età compresa tra i 18 e i 33 anni, in particolare 49 maschi e 52 femmine. Di tutti i candidati solamente 3 erano mancini (2 femmine e un maschio). Soltanto un candidato era affetto da dislessia. Gli esercizi sono stati fatti svolgere su un foglio di carta a righe appoggiato su una tavoletta grafica WACOM, Inc, Vancouver, WA, Model Intuos 2.0 capace di rilevare l’andamento della scrittura in tempo reale, monitornado continuamente la posizione della penna, la sua velocità, la pressione applicata e il tempo trascorso. Tramite questa strumentazione è stato possibile rilevare anche i movimenti percorsi in aria dalla penna durante le staccate. La tavoletta, che utilizzava una frequenza di campionamento di 200Hz, è stata collegata ad un computer su cui era in esecuzione un programma per la digitalizzazione dei dati (Software Development Kit (SDK, LCS/Telegraphics)). 3.2 - Procedura Ogni individuo è stato testato singolarmente in un’unica sessione di circa 15 minuti in cui doveva eseguire 3 esercizi diversi. È stata scattata una foto all’impugnatura della penna ad ogni soggetto, in modo tale da poter classificare le diverse prensioni. Nel primo esercizio (DV), è stata dettata velocemente una semplice frase contenente tutte le lettere dell’alfabeto: “In pochi giorni il bruco diventò una bellissima farfalla che svolazzava sui prati in cerca di margherite e qualche quadrifoglio”. Al candidato è stato richiesto di scrivere la frase al passo con la dettatura in stile corsivo. È stato scelto il carattere corsivo in modo tale da omogenizzare le diverse scritture, inoltre essendo più continuo e meno spezzato dalle
  • 18. 18 staccate, è stato considerato come la tipologia che meglio permetteva di estrapolare i parametri che poi sono stati analizzati. Il secondo esercizio (V) prevedeva invece la copiatura della medesima frase il più rapidamente possibile. Nella terza ed ultima prova (A), invece è stato chiesto di copiare sempre la stessa frase nella maniera più accurata possibile senza limiti di tempo. 3.3 - Analisi dei dati I parametri da sottoporre alle analisi statistiche sono stati scelti facendo riferimento a lavori già presenti in letteratura sugli studi cinematici della scrittura; in particolare, per ciascun esercizio, sono stati considerati i seguenti paramentri: • Numero di strokes (#strk): numero complessivo di segmenti delimitati da punti successivi di velocità curvilinea minima. • Durata media degli strokes in ms (SD). • Velocità curvilinea di picco in mm/s (Vcpk): massima velocità curivilinea della penna registrata in fase di scrittura. • Lunghezza media degli strokes in mm (SL). • Durata totale del test in ms (DurTot): tempo totale impiegato per l’esecuzione di un esercizio. • Velocità curvilinea media in mm/s (Vcm): velocità curvilinea media su tutto il tracciato. • Spazio totale in mm (Ltot) : lunghezza complessiva adoperata per svolgere ciascun test. • Velocità orizzaontale degli strokes in mm/s (VHpk): velocità di picco della penna in fase di scrittura calcolata lungo l’asse orizzontale. • Velocità verticale degli strokes in mm/s (VVpk): velocità di picco della penna in fase di scrittura calcolata lungo l’asse verticale. • Durata totale delle staccate in ms (DurTorStac): tempo totale trascorso dalla penna in fase aerea. • Pressione media (Pm): pressione media applicata dalla penna sul foglio. Per ciascun test sono state calcolate la media e la deviazione standard di ogni parametro presentato precedentemente, per ogni soggetto. Per poter confrontare le scritture dei tre
  • 19. 19 esercizi, è stato calcolato il p-value come indice di una eventuale differenza significativa tra i test riguardo ciascuna variabile considerata. In un secondo momento invece sono state calcolate media e deviazione standard di ogni parametro separatamente per i maschi e le femmine e tramite il p-value sono state rilevate le differenze significative tra i due generi nei relativi tre esercizi. Un’ulteriore suddivisione tra i candidati è stata quella effettuata in base ai diversi tipi di prensione. Infatti va considerato che l’effetto di affaticamento combinato ad altri fattori, quali una scomoda prensione della penna, possono andare ad influire sulla velocità di scrittura. Sebbene alcuni autori non abbiano rilevato una correlazione lineare tra il modo di tenere la penna e la velocità (Ziviani & Elkins, [18]; Søvik, Arntzen & Teulings, [19]), va tenuto presente che la velocità porta, di solito, ad una presa dello strumento usato più rigida ed a volte “ad artiglio” e ciò può causare nel tempo un affaticamento più rapido che a sua volta incide sulla velocità di scrittura e sulla leggibilità (Tseng & Cermak, [20]). La forma convenzionale di prensione nota e considerata da sempre la più corretta in tutti i contesti educativi è la cosiddetta dynamic tripod , cioè prensione a tre dita dinamica come si vede nel pannello a) di Figura 3. a) b) Figura 3: Prensione dinamica a tre dita. Pannello a) figura dalla letteratura; pannello b) foto del soggetto numero 11 del presente studio. A sostegno della superiorità di questa prensione su tutte le altre possibili è stato osservato che la pelle del polpastrello ha la più alta densità di meccanorecettori che forniscono gli input afferenti, necessari per il controllo fine di uno strumento di scrittura. Un afferramento come quello della prensione a tre dita dinamica permette alle articolazioni interfalangeali di muoversi liberamente, fornendo contemporaneamente la maggiore quantità possibile di informazione sensoriale al sistema nervoso per l’esecuzione e la correzione motoria
  • 20. 20 (Johansson & Westling, [21]; Benbow, [22]). Diversamente, l’input tattile fornito dal tronco piegato del pollice e dal lato dell’indice fornisce un input sensoriale significativamente meno efficace per il controllo e la correzione motoria (Moberg, [23]). L’elettromiografia ha confermato inoltre che, quando la mano è chiusa con il pollice stretto in essa in una configurazione a pugno, l’input propriocettivo utile nella regolazione della forza assiale, è totalmente compromesso (Long, Conrad, Hall & Furler, [24]). Le forme di prensione della penna identificate in letteratura sono molteplici; di seguito vengono proposte le tipologie che si presentano più di frequente e che sono state utilizzate anche per classificare le prensioni in questo studio assieme a quella dinamica a tre dita già presentata: • la prensione a tre dita statica: rispetto alla prensione a tre dita dinamica, cambia la funzione di anulare e mignolo che invece di essere indipendenti dalle altre dita, si uniscono al dito medio a formare un blocco unico. Di conseguenza è l’intera mano a muoversi come unità nell’atto di scrittura e non solamente pollice, indice e medio come riportato nel pannello a) di Figura 4 (Amudson, [25]; Benbow, [22]; Dennis & Swinth, [26]) a) b) Figura 4: Prensione a tre dita statica. Pannello a) figura dalla letteratura; pannello b) foto del soggetto numero 32 del presente studio.
  • 21. 21 • la prensione a tre dita con appoggio sull’anulare: rispetto alla prensione a tre dita dinamica, il medio si sposta, posizionandosi con il polpastrello sul fusto della penna, anteriormente all’indice. La penna è stabilizzata contro il lato radiale dell’anulare, mentre il mignolo è curvo verso l’interno del palmo come riportato nel pannello a) di Figura 5. a) b) Figura 5: Prensione a tre dita con appoggio sull’anulare. Pannello a) figura dalla letteratura; pannello b) foto del soggetto numero 7 del presente studio. • La prensione a quattro dita con appoggio sul mignolo: simile alla precedente, prevede l’ulteriore spostamento dell’anulare sul fusto della penna, anteriormente al medio. La penna è stabilizzata contro il lato radiale dell’ultimo dito libero, il mignolo (Figura 6). Nessun soggetto del presente studio ha utilizzato questo tipo di prensione. Figura 6: Prensione a quattro dita con appoggio sul mignolo
  • 22. 22 CAPITOLO 4: RISULTATI Nel seguente capitolo verranno presentati i risultati ottenuti dall’elaborazione dei dati sperimentali tramite l’ambiente di calcolo Matlab. Come anticipato precedentemente, lo studio è stato suddiviso in due sezioni principali: nella prima è stato fatto un diretto confronto tra i parametri estratti dai tre esercizi, per evidenziare le differenze emerse dalla scrittura a seconda della diversa modalità di esecuzione; in un secondo momento invece le stesse variabili specifiche sono state analizzate in base al genere del soggetto, così da stabilire un confronto tra i candidati di sesso maschile e di sesso femminile. 4.1 - Analisi Statistica su tutti i soggetti Per prima cosa, tramite Matlab, sono state calcolate la media e la deviazione standard, su tutti i soggetti, per ognuna delle 11 variabili presentate precedentemente, rispettivamente per il test di copiatura accurato (A), successivamente per quello veloce (V) ed infine per l’esercizio di dettatura veloce (DV). I risultati sono riportati nella Tabella 3. Variabile Accurato Veloce Dettatura Veloce Media SD Media SD Media SD #strk 296.83 48.93 250.06 36.75 264.90 42.63 SD (ms) 119.07 11.94 114.05 10.39 115.84 11.28 Vcpk (mm/s) 32.28 7.15 37.85 8.11 36.37 8.47 SL (mm) 2.84 0.62 3.32 0.79 3.22 0.80 DurTot (ms) 59411.00 11811.66 41802.95 6319.46 46006.04 9210.75 Vcm (mm/s) 26.42 5.62 31.93 6.44 30.31 6.69 LTot (mm) 934.10 204.15 925.59 221.47 938.78 222.22 VHpk (mm/s) 23.02 5.88 28.12 6.74 26.33 7.01 VVpk (mm/s) 27.21 7.03 30.64 7.67 30.00 7.68 DurTotStac (ms) 23611.73 6977.88 12855.51 3964.16 14811.12 5376.83 Pm 236.90 107.39 255.23 110.60 244.79 100.61 Tabella 3: Media e Deviazione Standard di ogni parametro per ciascun esercizio. Come è noto, la media aritmetica è una misura di sintesi, che fornisce informazioni sulla posizione occupata dalle osservazioni ordinate sul continuum ideale impiegato per rappresentare la variabile. Questa da sola non è sufficiente a sintetizzare compiutamente il
  • 23. 23 fenomeno osservato. È quindi necessario associarle una misura, che fornisca informazioni sul grado di diversità delle osservazioni ordinate sul continuum. In altre parole, mentre la media ci dice dov’è la distribuzione ordinata sul continuum, una misura di variabilità ci dice quanto è ampia la porzione di continuum occupata dalla distribuzione ordinata, o quanto sono diverse le osservazioni dalla media. Lo scarto quadratico medio (σ) o deviazione standard (SD) è un’importante misura di variabilità di uno specifico insieme di dati; descrive quindi la dispersione di una distribuzione di dati attorno alla media. La deviazione standard di una variabile A rilevata su N osservazioni si definisce esplicitamente come: 𝜎 = 1 𝑁 − 1 𝐴! − 𝜇 ! ! !!! dove 𝜇 è la media aritmetica di A: 𝜇 = ! ! 𝐴! ! !!! In un secondo momento è stato calcolato il p-value per ogni parametro di ciascun esercizio tramite il test di Wilcoxon per campioni dipendenti utilizzando la funzione signrank di Matlab (Tabella 4). Variabile p-value A vs V A vs DV V vs DV #strk 5.04E-18 1.79E-16 2.33E-10 SD (ms) 9.35E-06 1.27E-04 0.033 Vcpk (mm/s) 8.01E-18 1.38E-14 5.25E-06 SL (mm) 2.93E-16 2.55E-12 1.05E-03 DurTot (ms) 2.75E-18 1.24E-17 8.61E-10 Vcm (mm/s) 2.67E-18 3.77E-16 1.27E-08 LTot (mm) 0.16 0.64 0.037 VHpk (mm/s) 1.53E-17 2.99E-15 2.73E-09 VVpk (mm/s) 7.34E-14 8.84E-11 0.013 DurTotStac (ms) 3.00E-18 6.13E-18 9.23E-06 Pm 1.83E-04 0.095 1.66E-03 Tabella 4: p-value di ciascun confronto fra i test per ogni parametro
  • 24. 24 Quando si effettua un test di significatività statistica, inizialmente si assume la cosiddetta “ipotesi nulla” secondo la quale non esiste nessuna differenza tra i gruppi riguardo al parametro considerato. Data quindi una determinata ipotesi nulla (𝐻!), questa la si può accettare o rifiutare in base al valore del p-value, che è il livello di significatività assegnato, ossia una misura di evidenza contro l’ipotesi nulla. Perciò, dato 𝛼 = 0.05 il livello di significatività : • se il p-value > 𝛼 l’evidenza empirica non è sufficientemente contraria all’ipotesi nulla che quindi non può essere rifiutata. • se il p-value < 𝛼 l’evidenza empirica è fortemente contraria all’ipotesi nulla che quindi va rifiutata. In questo specifico caso quindi l’ipotesi nulla è a sostegno della tesi secondo cui i parametri di scrittura dei tre esercizi siano uguali fra loro e che le differenze osservate siano attribuite al caso. Le colonne della Tabella 4 riportano il p-value, per ciascun parametro, del confronto rispettivamente tra il test Accurato e quello Veloce, tra Accurato e Dettatura Veloce ed infine tra Veloce e Dettatura Veloce. Con riferimento ai valori della tabella, sono stati selezionati i parametri in cui le differenze osservate erano statisticamente le più significative, perciò quelli con un p-value notevolmente minore di 0.05. Tali variabili sono quelle che hanno manifestato le maggiori differenze nel paragone tra i vari test e sono quindi state analizzate più accuratamente anche per via grafica. Il numero di strokes presenta una marcata significatività in ogni raffronto; come si vede in Figura 7 sono stati riportati i grafici della distribuzione del numero di strokes utilizzati da ciascun soggetto nei 3 diversi test messi a confronto. Come si può notare, la distribuzione del numero di strokes presenta una concentrazione omogenea in una determinata fascia per ciascun grafico, con la presenza di qualche acuto, indice di alcune performance fuori dalla statistica.
  • 25. 25 Figura 7: numero di strokes di ogni soggetto per ciascun confronto Informazioni più stringenti sono riportate invece nella Figura 8, in cui ciascuno dei tre grafici rappresenta per ogni individuo la differenza del numero di strokes utilizzati nei due diversi test comparati in quel momento. È importante osservare come nei primi due grafici della Figura 8 la distribuzione della differenza del numero di strokes giaccia principalmente sopra lo zero delle ordinate, mentre nel terzo grafico sia concentrata sotto lo zero.
  • 26. 26 Figura 8: Differenza del numero di strokes di ogni soggetto e per ogni confronto. Il secondo parametro su cui merita soffermarsi è la velocità curvilinea di picco, infatti osservando la terza riga della Tabella 4 sul p-value si osserva come i valori siano tutti e tre di ordini di grandezza molto bassi denotando quindi una considerevole significatività. Analogamente al caso precedente in Figura 9 ognuno dei tre grafici rappresenta per ogni soggetto la velocità di picco raggiunta in ogni esercizio ponendo a raffronto rispettivamente l’esecuzione accurata con quella veloce, poi quella accurata con la dettatura veloce ed infine veloce con dettatura veloce.
  • 27. 27 Figura 9: Velocità di picco registrata per ciascun individuo in ognuno dei tre confronti. La Figura 10 invece mostra il diretto confronto dei test in termini di differenza di velocità di picco raggiunta dal singolo soggetto in due diversi esercizi. Nel grafico del paragone tra A e V e in quello tra A e DV è percettibile a occhio una tendenza della distribuzione dei valori di velocità a stare al di sotto dello zero delle ordinate, mentre nel terzo grafico non è facile distinguere se la maggioranza dei riferimenti sia posizionata sopra o sotto lo zero. La terza variabile analizzata è la durata totale cioè il tempo totale impiegato per l’esecuzione di un esercizio; controllando la quinta riga della Tabella 4 si nota infatti il basso valore del p- value che classifica quindi il parametro come uno dei più significativi.
  • 28. 28 Figura 10: Differenza di velocità di picco per ogni soggetto nei tre confronti effettuati. In Figura 11 è riportato per ogni individuo il tempo impiegato nello svolgimento di un esercizio ponendo a confronto ciascun test l’uno con l’altro. È abbastanza immediato notare come nel primo grafico (paragone tra A e V) ci sia una visibile differenza piuttosto netta nella distribuzione dei valori ottenuti nel test A rispetto a quelli del test V. Questi ultimi tendono a posizionarsi al di sopra dei primi, differenza che diventa sempre meno percettibile spostandosi ad osservare prima il grafico del paragone tra A e DV e poi quello che raffronta V e DV.
  • 30. 30 Figura 12: Differenza di durata totale, misurata per ogni soggetto, fra i vari test. I grafici della Figura 13 riportano sull’asse delle ascisse il numero identificatore di ogni soggetto, sull’asse delle ordinate il valore della velocità curvilinea media registrata per quell’individuo nei due relativi esercizi messi a confronto. La distribuzione dei valori di quel parametro, ottenuti nelle coppie di test a confronto, appare omogenea in tutti e tre i grafici perciò visivamente non è possibile risalire già a delle conclusioni. Le differenze fra le coppie di test messi a confronto risaltano invece in Figura 14; nel primo grafico sull’asse delle ordinate compaiono le differenze ottenute dalla sottrazione fra il valore di velocità curvilinea media ottenuto nel test A e il valore ottenuto nel test V per quello stesso soggetto, il cui identificatore compare come numero lungo l’asse delle ascisse.
  • 34. 34 Figura 16: Differenze di durata totale delle staccate, per ogni soggetto, calcolata nel confronto dei tre test. 4.2 - Analisi Statistica su maschi e femmine Come anticipato precedentemente, la seconda parte dello studio sperimentale ha lo scopo di analizzare eventuali differenze tra le performance eseguite dai maschi e dalle femmine. Perciò i campioni ottenuti sono stati divisi tra maschi e femmine e per ogni modalità diversa di esercizio sono state calcolate con Matlab la media e la deviazione standard di ciascun parametro. I risultati sono riportati in Tabella 5 e Tabella 6. Per poter operare un’analisi più critica e significativa sono stati calcolati i valori del p-value di ciascun parametro estrapolato da ognuno dei tre esercizi, ponendo a confronto questa volta le esecuzioni in base al diverso genere dei partecipanti. Perciò, in questo caso, l’ipotesi nulla è a sostegno della tesi secondo cui le differenze osservate tra maschi e femmine, rilevate attraverso i soliti parametri, siano attribuite al caso.
  • 35. 35 Tabella 5: Media e Deviazione Standard nelle femmine calcolate per ciascun parametro relativamente ai tre diversi test. Tabella 6: Media e Deviazione Standard nei maschi calcolate per ciascun parametro relativamente ai tre diversi test. Variabile Accurato Veloce Dettatura Veloce Media SD Media SD Media SD #strk 289.94 39.71 247.67 34.02 258.71 37.96 SD (ms) 117.62 11.54 114.13 10.36 115.02 10.02 Vcpk (mm/s) 33.78 7.25 40.11 8.17 38.69 8.82 SL (mm) 3.01 0.64 3.56 0.81 3.47 0.82 DurTot (ms) 57067.10 9194.92 40930.85 5608.33 44113.48 7079.71 Vcm (mm/s) 27.13 5.83 32.85 6.75 31.51 7.09 LTot (mm) 942.82 204.63 947.80 217.25 958.25 227.50 VHpk (mm/s) 24.63 5.88 30.29 6.52 28.21 7.17 VVpk (mm/s) 28.48 6.98 32.17 7.78 31.86 7.87 DurTotStac (ms) 22014.79 5893.30 12095.88 2932.01 13569.77 4026.36 Pm 235.81 106.21 254.27 103.99 248.76 99.61 Varibile Accurato Veloce Dettatura Veloce Media SD Media SD Media SD #strk 304.14 56.63 252.59 39.64 271.47 46.58 SD (ms) 120.61 12.29 113.96 10.52 116.71 12.51 Vcpk (mm/s) 30.68 6.75 35.44 7.41 33.92 7.42 SL (mm) 2.66 0.56 3.07 0.68 2.96 0.70 DurTot (ms) 61898.41 13731.65 42728.45 6934.09 48014.47 10746.75 Vcm (mm/s) 25.67 5.34 30.95 6.00 29.04 6.06 LTot (mm) 924.85 205.35 902.02 225.70 918.12 216.89 VHpk (mm/s) 21.30 5.41 25.80 6.24 24.34 6.31 VVpk (mm/s) 25.85 6.90 29.02 7.28 28.03 7.01 DurTotStac (ms) 25306.45 7670.92 13661.63 4724.01 16128.47 6289.99 Pm 238.05 109.72 256.26 118.29 240.57 102.52
  • 36. 36 Anche in questo caso è stata svolta un’analisi statistica utilizzando la funzione ranksum di Matlab per campioni questa volta indipendenti per il calcolo del p-value. I risultati ottenuti sono riportati in Tabella 7. In questo caso, si nota come solo pochi valori raggiungono il livello di significatività (<0.05); i parametri che quindi saranno meglio analizzati sono quelli che in tutti e tre i test hanno presentato dei valori di p-value tali da poter affermare che esista una differenza significativa tra maschi e femmine riguardo alla variabile presa in considerazione. Tabella 7: p-value calcolato nel confronto delle performance tra maschi e femmine per ogni parametro di ciascun test. Variabile p-value maschi vs femmine Accurato Veloce Dettatura Veloce #strk 0.211 0.415 0.201 SD (ms) 0.207 0.911 0.633 Vcpk (mm/s) 0.046 0.003 0.005 SL (mm) 0.006 0.002 0.002 DurTot (ms) 0.048 0.161 0.082 Vcm (mm/s) 0.350 0.159 0.078 LTot (mm) 0.773 0.281 0.368 VHpk (mm/s) 0.012 0.001 0.006 VVpk (mm/s) 0.052 0.028 0.010 DurTotStac (ms) 0.021 0.134 0.045 Pm 0.959 0.927 0.794
  • 37. 37 Viste le considerazioni fatte, il primo parametro esaminato è la velocità curvilinea di picco che presenta significatività in tutti e tre i test, ed è quindi stata analizzata anche graficamente. Figura 17: Velocità curvilinea di picco calcolata per ogni donna e per ogni uomo nel confronto fra i tre test. La Figura 17 riporta in ciascun grafico i valori della velocità curvilinea di picco misurati per ogni soggetto paragonando a coppie i tre tipi di esercizi e permettendo un ulteriore confronto utilizzando il nero per marcare i valori raggiunti dalle femmine e il rosso dai maschi. Le informazioni più stringenti sono riportate invece in Figura 18 in cui ogni grafico mostra la differenza di velocità curvilinea di picco raggiunta dallo stesso soggetto in due esercizi diversi messi a confronto. In più propone l’ulteriore differenziazione dei risultati tra maschi e femmine usando il colore rosso per i primi e il colore nero per le seconde.
  • 38. 38 Figura 18: Differenza di velocità curvilinea di picco calcolata nei confronti fra i tre test per ogni soggetto con differenziazione tra maschi (rosso) e femmine (nero). Nei primi due grafici è evidente come la distribuzione delle differenze di valori di velocità ottenute nel confronto fra le coppie di esercizi sia posizionata prevalentemente sotto lo zero delle ordinate; fenomeno che non si osserva nell’ultimo grafico dove la distribuzione è posizionata proprio a livello dello zero. Il secondo ed ultimo parametro, che ha manifestato maggior significatività nel confronto fra maschi e femmine in tutte e tre le esecuzioni dell’esercizio, è quello riferito alla lunghezza media degli strokes. Il relativo p-value si trova nella quarta riga della Tabella 7 e si può notare come sia nettamente inferiore al livello di significatività pari 0.05.
  • 39. 39 Figura 19: Lunghezza media degli strokes calcolata per ogni donna e per ogni uomo nel confronto fra i tre test. La Figura 19 riporta la distribuzione dei valori misurati riguardo la lunghezza media degli strokes nei tre confronti A vs V, A vs DV e V vs DV, distinguendo le performance effettuate da individui di sesso femminile rispetto a quelli di sesso maschile, usando il nero per le prime e il rosso per questi ultimi. In tutti e tre i grafici le concentrazioni appaiono omogenee quindi visivamente è difficile trarre delle conclusioni. Per ottenere informazioni di maggior rilievo conviene osservare la Figura 20 che invece riporta in ciascun grafico le differenze calcolate fra i valori misurati di lunghezza media degli strokes nell’esecuzione di un esercizio rispetto all’altro, svolti dallo stesso soggetto. In più ciascun grafico utilizza colori diversi per distinguere gli individui tra maschi (rosso) e femmine (nero).
  • 40. 40 Figura 20: Differenza di lunghezza media degli strokes calcolata nei confronti fra i tre test per ogni soggetto con differenziazione tra maschi (rosso) e femmine (nero). Nei primi due grafici appare evidente come la distribuzione delle differenze di valori di lunghezza ottenute nel confronto fra le coppie di esercizi sia posizionata prevalentemente sotto lo zero delle ordinate; ciò non si ripete invece nell’ultimo grafico in cui la distribuzione è concentrata in prossimità della linea dello zero.
  • 41. 41 CAPITOLO 5: DISCUSSIONE DEI RISULTATI Il presente studio ha preso in considerazione il confronto tra scrittura dettata e copiata acquisendo dei dati sperimentali su 101 campioni tramite tavoletta grafica; è stata eseguita un’analisi cinematica della scrittura, in particolare i dati sono stati trattati con l’ambiente di calcolo Matlab attraverso cui è stato effettuato uno studio statistico. I risultati sono stati riportati dettagliatamente nel capitolo precedente. Questa sezione ha lo scopo di discutere i risultati ottenuti dando quindi un’interpretazione ai valori dei confronti effettuati, in maniera tale da trarre delle conclusioni riguardo le differenze tra la scrittura di uno stesso esercizio sotto dettatura e sotto copiatura. L’analisi che indaga più dettagliatamente la differenza tra gli esercizi di copiatura e dettatura è quella legata alla significatività rilevata attraverso i p-values. Nel capitolo dei risultati sono stati presentati i grafici relativi alle variabili che hanno manifestato una maggior significatività ed alcuni di questi verranno ripresi o riportati in seguito per meglio commentare l’indagine dei risultati. Il numero di strokes, come si nota nella Tabella 4, ha presentato complessivamente i valori di p-value tra i più bassi in tutti e tre i confronti, mettendo in evidenza un’importante significatività; ciò vuol dire che esiste una differenza sensibile nel numero di strokes tra la performance accurata e quella veloce per ogni soggetto. Riprendendo come esempio il primo grafico della Figura 8, precedentemente descritta, esso rappresenta la distribuzione della differenza del numero di strokes e si può osservare come la concentrazione omogenea giaccia principalmente sopra lo zero delle ordinate. Figura 8: grafico A vs V
  • 42. 42 In altri termini ciò significa che il numero di strokes utilizzato nel test di copiatura accurata è superiore a quello del test di copiatura veloce; si può quindi riassumere dicendo che la scrittura accurata è più frammentata di quella veloce. Tale risultato si ripete similmente nel secondo grafico della Figura 8 che rappresenta il confronto fra A e DV, potendo quindi giungere alle medesime conclusioni. In entrambi i casi gli esiti appaiono ragionevoli poiché sia V , l’esercizio di copiatura, che DV, quello di dettatura, sono eseguiti in modalità veloce e ciò si manifesta anche attraverso un risparmio in termini di tratti utilizzati per scrivere le singole lettere a causa dei limiti di tempo rispetto alla modalità accurata il cui obiettivo è quello di rendere la scrittura più leggibile. Si può concludere dicendo che l’elevato numero di strokes sia una caratteristica principale della scrittura accurata. Nel caso dell’ultimo grafico di Figura 8 invece si ottiene il risultato opposto ossia la distribuzione tende a posizionarsi al di sotto dello zero delle ordinate, andando a dimostrare che il numero di strokes utilizzati è superiore per il test di dettatura rispetto a quello di copiatura veloce. Si può quindi dire che la scrittura sotto dettatura, seppur veloce, è comunque più accurata a livello di numero di strokes rispetto a quella sotto copiatura veloce. Intuitivamente, maggiore è la significatività, maggiori sono le diversità fra gli esercizi posti a confronto e più è facile stabilire se la distribuzione delle differenze dei valori è posizionata al di sopra o al di sotto dello zero. La seconda variabile che ha presentato bassi valori di p-value in tutti e tre i confronti è la velocità curvilinea di picco. Viene riportato come esempio il primo grafico della Figura 10 che rappresenta le differenze di velocità misurate tra A e V. Figura 10: grafico A vs V.
  • 43. 43 L’alta significatività, nel confronto tra A e V, riguardo questo parametro, si rispecchia in un’accentuata differenza di velocità curvilinea di picco calcolata rispettivamente tra l’esercizio di copiatura accurata e quello di copiatura veloce. Graficamente lo si nota poiché la distribuzione di valori è concentrata nettamente al di sotto dello zero delle ordinate suggerendo quindi che per ogni soggetto la velocità curvilinea di picco sia superiore in V piuttosto che in A. Un risultato analogo è stato ottenuto prevedibilmente anche nel grafico di confronto tra A e DV, mentre nell’ultimo confronto non si è immediatamente in grado di stabilire graficamente se la distribuzione tenda a stare prevalentemente sopra o sotto la line dello zero. Infatti il valore del p-value per la velocità curvilinea di picco nel confronto V vs DV ha un ordine di grandezza di 10!! perciò molto più alto che negli altri due confronti (10!!" 𝑝𝑒𝑟 𝐴 𝑣𝑠 𝐷𝑉 𝑒 10!!" 𝑝𝑒𝑟 𝑉 𝑣𝑠 𝐷𝑉) e questo si traduce in una minor significatività. Si può concludere dicendo che la significatività tra V e DV esiste poiché il p-value è << 0.05 per la velocità curvilinea di picco ma non tale da poter determinare graficamente se il parametro sia superiore nell’esercizio di copiatura veloce o in quello di dettatura veloce. Consultando la Tabella 3 riguardo la velocità curvilinea di picco si legge che la media ottenuta su tutti i soggetti nel test veloce è di 37,85 ed è pari a 36,37 per l’esercizio di dettatura. Una differenza quindi impercettibile visivamente dal grafico ma pur sempre significativa.
  • 44. 44 Il terzo parametro analizzato nella sezione dei risultati è la durata totale del test che presenta una marcata significatività in tutti e tre i confronti, esito prevedibile poiché il tempo impiegato è una prerogativa intrinseca proprio delle modalità diverse di esecuzione dell’esercizio. Analogamente ai casi precedenti viene riportato il primo grafico della Figura 12 come esempio: Figura 12: grafico A vs V. Esso rappresenta la differenze di durata totale del test per ogni soggetto nel confronto A con V. La distribuzione dei valori di differenza è chiaramente posizionata al di sopra dello zero delle ordinate con il risultato che il tempo impiegato per l’esercizio di copiatura accurata, per ogni individuo, è stato notevolmente maggiore rispetto a quello impiegato per la copiatura veloce. L’esito è stato del tutto analogo nel secondo grafico di confronto tra A e DV mentre nell’ultimo grafico, quello sul paragone tra V e DV, la distribuzione appare concentrata sotto lo zero delle ordinate: ogni soggetto ha impiegato più tempo nell’esercizio di dettatura che in quello di copiatura veloce. Un altro parametro già analizzato nella sezione dei risultati è la velocità curvilinea media che presenta valori di p-value significativi in tutti e tre i confronti. Coerentemente con i valori di p- value, la differenza di velocità misurata ponendo a confronto A con V è accentuata e si rispecchia nel fatto che, come si può notare nel primo grafico della Figura 14, la distribuzione dei valori delle differenze giace nettamente al di sotto dello zero. La velocità curvilinea media,
  • 45. 45 per tutti i soggetti, è stata maggiore nel test di copiatura veloce che in quello di copiatura accurata e si è ottenuto lo stesso esito per il confronto A vs DV anche se la differenza dei valori è stata meno incisiva rispetto al confronto precedente. Figura 14: grafico di A vs V. Per quanto riguarda il confronto tra copiatura veloce e dettatura veloce consultando il terzo grafico di Figura 14, a differenza della velocità curvilinea di picco in cui non si è stati in grado graficamente di stabilire se la maggioranza dei soggetti avesse performance di velocità superiori in un caso rispetto all’altro, qui appare evidente che la distribuzione di valori sia posizionata prevalentemente sopra lo zero delle ordinate. Si può quindi affermare che la maggior parte dei soggetti hanno fatto registrare complessivamente una velocità curvilinea media superiore nel test di copiatura che in quello di dettatura. L’ultima variabile analizzata graficamente è la durata totale delle staccate. Controllando la penultima riga della Tabella 7 sul p-value si nota l’elevata significatività coerente ai piccoli ordini di grandezza assunti dal valore in tutti e tre i confronti. Anche in questo caso viene riportato come esempio il primo grafico della Figura 16 che rappresenta le differenze di durata totale delle staccate, per ogni soggetto, tra l’esercizio di copiatura accurata e quello di copiatura veloce.
  • 46. 46 Figura 16: grafico di A vs V. Prevedibilmente si osserva come la distribuzione dei valori delle differenze sia concentrata prevalentemente al di sopra della linea dello zero delle ordinate: per la maggior parte dei soggetti la durata delle staccate è stata superiore nel test accurato che nel test veloce. Lo stesso risultato si ha nel confronto tra A e DV mentre nell’ultimo grafico di Figura 16 la distribuzione si posiziona prevalentemente lungo l’asse negativo delle ordinate. Nei primi due casi, risulta piuttosto scontato che la maggiore durata delle staccate nel test accurato sia dovuta alla modalità generale di svolgimento dell’esercizio, che richiede dei tempi esecutivi complessivamente più lenti per una maggior precisione al fine di ottenere una migliore leggibilità. Questa lentezza esecutiva va quindi ad intaccare anche la durata delle staccate senza ottenere una vera e propria informazione obiettiva su questo parametro. Non è banale invece il risultato ottenuto nel confronto tra copiatura veloce e dettatura veloce. Come visto precedentemente, in letteratura [15] viene sostenuta la tesi secondo cui il “tempo in aria” trascorso dalla penna è identificabile come il tempo necessario per parametrizzare il sistema motorio e per inizializzare l’attività nei muscoli richiesti per eseguire il carattere. Il fatto che la durata delle staccate sia superiore nella performance di dettatura per la maggior parte dei soggetti, potrebbe essere legato non solo al maggior tempo complessivo richiesto dalla dettatura ma anche al fatto che imponga un difficoltà in più rispetto al semplice esercizio di copiatura. In altre parole, la scrittura sotto dettatura richiedendo un processo di elaborazione più complicato, potrebbe far aumentare il “ tempo in aria” della penna, e quindi
  • 47. 47 la durata delle staccate, utilizzato quindi per meglio programmare l’esecuzione della parola successiva. I parametri che sono stati analizzati più nel dettaglio sono stati scelti poiché presentavano un basso p-value in tutti e tre i confronti. La maggior parte delle variabili che non sono state esaminate graficamente hanno comunque riportato una significatività anche se non importante come quella riscontrata per i parametri ampiamente discussi. Osservando la prima colonna della Tabella 4 sul p-value, quella che paragona A con V, si nota che tutti i valori sono decisamente minori di 0.05 tranne quello dello spazio totale che è pari a 0.16; si può concludere dicendo che nel confronto tra il test di copiatura accurata e quello di copiatura veloce è stata rilevata una significatività per tutti i parametri tranne che per lo spazio totale. Scorrendo invece la seconda colonna della stessa tabella, dedicata al paragone tra A e DV , gli unici due valori maggiori di 0.05 e quindi non significativi sono: di nuovo lo spazio totale (0.64) e la pressione media (0.095). Ciò vuol dire che per questi due parametri non sono state riscontrate differenze significative tra i due test posti a confronto, al contrario del resto dei parametri. Riguardo ai valori della pressione impressa dalla penna, non si stata riscontrata significatività tra A e DV, osservando la Tabella 3 ed in particolare l’ultima riga si nota come i valori della media su tutti i campioni aumentino con il diminuire del tempo totale di esecuzione. Infatti si passa da 236,90 per la pressione calcolata in A, a 244,79 per DV fino ad arrivare a 255,23 per quel che riguarda V. Si può quindi concludere dicendo che la pressione impressa dalla penna sul foglio aumenti man mano si impongano dei limiti di tempo nello svolgimento di un esercizio di scrittura. Questo fattore potrebbe influenzare la “leggibilità” della scrittura rendendo il gesto sempre meno fluido al crescere della pressione applicata dall’impugnatura della mano sulla penna e quindi sul foglio. Per quanto riguarda invece l’ultima colonna della tabella, quella che confronta V con DV, tutti i parametri hanno riportato significatività poiché tutti i p-value hanno valore minore di 0.05; ciò significa che ogni parametro ha manifestato una differenza significativa nel confronto del test di copiatura veloce con quello dettatura veloce. La variabile che ha ottenuto il più alto valore di p-value (seppur <0.05) è lo spazio totale con 0.037 come del resto negli altri due confronti. Si può perciò giungere alla conclusione per cui lo spazio totale impiegato non sia influenzato né da limiti di tempo né dalla velocità di esecuzione dell’esercizio. Consultando i valori ottenuti nella Tabella 4, si osserva che il valore più alto della media su tutti i soggetti, per quel che riguarda lo spazio totale, è stato registrato nel test di dettatura veloce (938.78 mm). Potrebbe essere dovuto al fatto che copiando una frase si abbia una maggior
  • 48. 48 consapevolezza dello spazio necessario per scriverla; mentre durante la dettatura non conoscendo a priori la frase e quindi la sua lunghezza, si tenda a disperdere più spazio nell’esecuzione della scrittura. Nella seconda fase dello studio sono stati esaminati gli stessi dati ma in modo da distinguere eventuali differenze tra maschi e femmine. Uno dei parametri che ha riportato significatività in tutti e tre gli esercizi nel confronto fra i due sessi è la velocità curvilinea di picco. Dal primo grafico di Figura 17 sul confronto A vs V, riguardo la differenza dei valori di velocità curvilinea di picco, come visto precedentemente essendo un parametro significativo nel paragone fra questi due test, la distribuzione giace lungo l’asse negativo delle ordinate poiché la velocità è maggiore nel test veloce che in quello accurato per ogni soggetto. Figura 18: grafico A vs V Il grafico permette di distinguere le performance ottenute dalle femmine (colore nero) da quelle ottenute dai maschi (colore rosso), tuttavia graficamente non è possibile osservare la differenza significativa rilevata dal p-value in Tabella 7. Andando quindi a consultare le Tabelle 5 e 6 relativamente alle righe riguardo la media della velocità curvilinea di picco calcolata sul totale delle sole donne e poi dei soli uomini, si nota come la media calcolata per le donne è più alta in tutte e tre le tipologie di esercizio. Si può giungere alla conclusione secondo cui, sebbene non sia stata rilevata una differenza significativa nella velocità
  • 49. 49 curvilinea media tra maschi e femmine, queste ultime hanno la tendenza ad avere una maggiore velocità curvilinea di picco rispetto ai maschi. Restando sempre nell’ambito della velocità, altri due parametri che hanno riportato valori di p-value minori di 0.05 in tutti e tre gli esercizi nel confronto fra i due sessi, sono la velocità orizzontale e quella verticale degli strokes come si vede in Tabella 7 per l’ottava e la nona variabile. Osservando le medie delle Tabelle 4 e 5 per le velocità orizzontali e verticali degli strokes, si nota che in tutti e tre gli esercizi le donne hanno ottenuto valori più alti dei maschi. L’ultimo parametro che ha riportato significatività in tutti e tre i test è la lunghezza totale degli strokes (SL), e non solo ma ha anche fatto registrare i valori più piccoli di p-value ciò vuol dire che le performance eseguite dai due gruppi sono state parecchio diverse riguardo questa variabile. Nonostante la marcata significatività, la differenza non è visibilmente percepibile attraverso i grafici di Figura 18, di cui riportiamo il primo qui di seguito. Figura 20: grafico a vs V. Utilizzando anche in questo caso le Tabelle 4 e 5 di supporto, si riscontra che la media della lunghezza totale degli strokes, sul totale delle donne nei 3 test, è sempre più elevata di quella calcolata per gli uomini. Unendo le informazioni ricavate da questi ultimi risultati si nota che le donne hanno prestazioni superiori sia per la velocità curvilinea di picco, sia per la velocità orizzontale degli strokes che per quella verticale. In più hanno fatto registrare dei valori superiori ai maschi
  • 50. 50 anche per quel che riguarda la lunghezza media degli strokes, confermando quindi di avere la tendenza ad utilizzare tratti più lunghi o grandi. Tutto ciò si verifica in presenza di una velocità curvilinea media simile a quella dei maschi. Il che significa che a parità di una complessiva velocità curvilinea, le donne tendono a svolgere tratti più grandi o lunghi raggiungendo velocità superiori sia nel caso di quella curvilinea di picco che in quelle verticali ed orizzontali degli strokes. Questi risultati potrebbero dunque giustificare il motivo per cui le femmine hanno in generale l’inclinazione a scrivere con calligrafia più ampia e rotondeggiante senza per forza di cose occupare più spazio. Lo spazio totale non ha infatti manifestato differenze significative tra i due sessi mentre la durata totale delle staccate ha riportato significatività sia nel test accurato che in quello di dettatura veloce e in entrambi i casi, osservando le medie, le donne hanno impiegato minor “tempo in aria” durante le staccate. Ciò si traduce anche in un minor spazio tra una parola e l’altra e si spiega quindi come nonostante le donne abbiano una calligrafia più ampia, non impieghino maggior spazio totale nella scrittura di una frase.
  • 51. 51 CAPITOLO 6: CONCLUSIONI L’obiettivo di questo lavoro di tesi è stato quello di individuare le eventuali differenze tra la scrittura sotto dettatura e quella sotto copiatura. Per fare ciò sono stati raccolti dei dati sperimentali facendo svolgere degli esercizi di scrittura a 101 soggetti utilizzando una tavoletta grafica per il rilevamento dei campioni. È stata in seguito operata un’analisi statistica sui parametri della scrittura selezionati appositamente scelti per lo studio cinematico mettendo a confronto i valori raccolti fra tre tipi di esecuzioni diverse della stessa frase. Il calcolo del p-value è stato utilizzato come parametro di misura per la significatività delle differenze rilevate fra i test. Per quanto riguarda il confronto tra l’esercizio di copiatura accurata e quello di copiatura veloce è stata rilevata una differenza significativa per tutti i parametri tranne che per lo spazio totale impiegato nella stesura della frase. Sicuramente in questo confronto incide molto la diversa modalità di esecuzione dell’esercizio in termini di tempo e quindi di velocità che vanno a influenzare tutti i parametri. Nel paragone tra il test di copiatura accurata e quello di dettatura veloce sono state rilevate differenze significative per tutte le variabili tranne sempre per lo spazio totale e la pressione media. Anche in questo caso la principale causa delle differenze è il diverso vincolo di tempo imposto dal tipo di esercizio. Nell’ultimo confronto invece tra copiatura veloce e dettatura veloce nuovamente l’unico parametro che non manifesta significatività è lo spazio totale. In questo caso entrambi gli esercizi vengono svolti velocemente ma la dettatura sembra richiedere un processo di elaborazione più raffinato ed accurato che si rispecchia in tempi esecutivi di poco più lenti rispetto alla copiatura , una minor pressione impressa dalla penna sul foglio, un numero di strokes utilizzati superiore e di conseguenza anche una maggior durata totale delle staccate. Come se ci volesse più tempo ad elaborare il movimento per andare a scrivere la parola appena dettata indice quindi di un’attività più complessa rispetto alla copiatura. Nella seconda fase dello studio sono stati esaminati gli stessi dati ma in modo da distinguere eventuali differenze tra maschi e femmine. In tutti e tre gli esercizi cioè A, V e DV hanno mostrato differenze significative tra maschi e femmine la velocità di picco curvilinea, la velocità orizzontale e quella verticale degli strokes e la lunghezza media degli strokes. La durata totale delle staccate è stata rilevata come significante solo nel test accurato e in quello di dettatura veloce mentre in nessun esercizio la velocità curvilinea media è stata significativa.
  • 53. 53 CAPITOLO 7: BIBLIOGRAFIA [1] Ellis, A. W., & Young, A. W. Human cognitive neuropsychology: Psychology Press, 1996. [2] Campbell, R. Writing non-words to dictation: Brain and Language, 1983. Vol. 19, pp.153– 178. [3] Kay, J., & Marcel, A. One process, not two, in reading aloud: Lexical analogies do the work of non-lexical rules: Quarterly Journal of Experimental Psychology: Human Experimental Psy- chology, 1981. Vol. 33A, pp. 397–413. [4] Tucha, O., Paul, G., & Lange, K. W. The effect of conscious control on handwriting fluency of healthy adults and children. In R. G. Meulenbroek & B. Steenbergen (Eds.), Proceedings of the 10th biennial conference of the international graphonomics society, 2001. (pp. 213–216). [5] Raczkowski, D., Kalat, J. W., & Nebes, R. Reliability and validity of some handedness questionnaire items: Neuropsychologia, 1974. Vol. 12, pp. 43–47. [6] Chapman, L. J., & Chapman, J. P. The measurement of handedness: Brain and Cognition, 1987. Vol. 6, pp. 175–183. [7] Marquardt, C., & Mai, N. A computational procedure for movement analysis in handwriting: Journal of Neuroscience Methods, 1994. Vol. 52, pp. 39–45. [8] Allport, D. A., & Funnel, E. Components of the mental lexicon: Philosophical Transactions of the Royal Society of London, Series B, 1981. Vol. 295, pp. 397–410. [9] Seidenberg, S. M., & McClelland, J. L. A distributed developmental model of word recognition and naming: Psychological Review, 1989. Vol. 96, pp. 447–452. [10] Bonin, P., Méot, A., Millotte, S., & Barry, C. Individual differences in adult handwritten spelling-to-dictation: Frontiers in Psychology, 2013. Vol. 4, pp. 1–11. [11] Deltour, J. J. Echelle de vocab- ulaire de Mill Hill: Adaptation Française et Normes Europeennes du Mill Hill et du Standard Progressive Matrices de Raven (PM38), ed de J. C. Raven (Braine- le-Chateau: Editions l’application des techniques modernes), 1993.
  • 54. 54 [12] Just, M. A., and Carpenter, P. A. A capacity theory of comprehension: individual differences in working memory: Psychol. Rev, 1992. Vol. 99, pp. 122–149. [13] Abbott, R., Berninger, V. W., and Fayol, M. Longitudinal relationships of levels of language in writing and between writing and reading in grades 1 to 7: J. Educ. Psychol, 2010. Vol. 102, pp. 281–298. [14] Lambert, E., and Chesnet, D. NOVLEX: une base de données lexi- cales pour les élèves de primaire: L’Année Psychologique, 2001. Vol. 101, pp. 277–288. [15] Rosenblum, S., Parush, S., & Weiss, P. L. Computerized temporal handwriting characteristics of proficient and poor handwriters: The American Journal of Occupational Therapy, 2003. Vol. 57, pp. 129–138. [16] Alston, J. A legibility index: Can handwriting be measured?: Educational Review, 1983. Vol. 35, pp. 237–242. [17] Smits-Engelsman, B. C. M., Niemeijer, A. S., & Van Galen, P. Fine motor deficiencies in children diagnosed as DCD based on poor grapho-motor ability: Human Movement Science, . 2001. Vol. 20, pp. 161–182. [18] Ziviani, J., and Elkins, J. Effects of pencil grip on handwriting speed and legibility. Educational Review, 1986. Vol. 38, pp. 247-257. [19] Sowk, N., Arntzen, O., & Teulings. H-L. Interactions among overt process parameters in handwriting motion and related graphic produccion: Journal of Hzrrnan Movement Sttidies, 1982. Vol.8, pp. 103-122. [20] Tseng MH, Cermak SA. The influence of ergonomic factors and perceptual-motor abilities on handwriting performance: Am J Occup Ther , 1993. Vol. 47, pp. 919–926. [21] Johansson, R. S. & Westling, G. Signals in tactile afferents from the fingers eliciting adaptive motor responses during precision grip: Exp. Brain Res, 1987. Vol. 66, pp. 141–154.
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