3. 3
CAPITOLO 1: INTRODUZIONE
La scrittura è una forma di espressione codificata attraverso i segni, invenzione umana
relativamente recente (civiltà mesopotamica 3200 A.C.), e forse oggi già in procinto di
scomparire, all’inizio del nuovo millennio. Eppure continua ad essere il mezzo più immediato
e diffuso per archiviare, riportare, appuntare e trasmettere le informazioni.
La scrittura è un’abilità complessa: bisogna integrare numerose conoscenze di base, siano
esse lessicali, ortografiche o sintattiche, e abilità grafo-motorie per la realizzazione delle
lettere a mano. La qualità della grafia è un indice per la valutazione delle anomalie motorie
dovute alla disgrafia o ad altre patologie, quali ad esempio il morbo di Parkinson, o più
comunemente la grafia ha una ricaduta significativa sulla futura competenza degli studenti
nella composizione di uno scritto, sulle loro performance scolastiche e su altri importanti
aspetti legati alla sfera emotiva e relazionale. Da qui nasce l’importanza di identificare le
difficoltà della grafia e di proporre interventi mirati per la valutazione e lo sviluppo delle
capacità grafo-motorie.
Il disturbo della scrittura è un mondo dove ancora regnano confusioni, non esistono scale
standardizzate e validate e spesso si fanno valutazioni con criteri “occhiometrici” o peggio non
si fanno per niente. Per tutte queste ragioni, lo studio di tipo cinematico della scrittura
rappresenta il metodo più affidabile e oggettivo nella diagnostica del disturbo di scrittura,
permettendo di costituire dei piccoli laboratori di analisi del movimento.
Le recenti evoluzioni tecnologiche nel campo della raccolta dati permettono ora
l’esaminazione di una serie molto più ricca di parametri per l’analisi della scrittura. Con
l’utilizzo delle tavolette grafiche è possibile monitorare la scrittura in tempo reale e
memorizzarla in formati trattabili per sofisticati studi cinematici e cinetici. Questi strumenti
permettono alla ricerca di raggiungere grande precisione soprattutto per quanto riguarda
l’andamento della scrittura nella dimensione temporale.
In letteratura i vari studi si sono concentrati su diversi aspetti del processo di elaborazione ed
esecuzione della scrittura, andando quindi ad analizzare e relazionare variabili differenti a
seconda del diverso scopo della ricerca. Molti lavori hanno posto la loro attenzione sullo
spelling delle parole sotto dettatura e come questa abilità vada ad influire sulle capacità di
scrittura. Nell’analisi dello spelling, come prima problematica, è sorta la difficoltà nel
4. 4
paragonare i vari studi a causa delle diverse lingue con cui sono stati condotti; infatti in alcune
lingue come quelle anglosassoni e germaniche la corrispondenza tra suono e spelling può
essere spesso irregolare, al contrario della lingua italiana in cui lo spelling delle parole può
essere effettuato correttamente attraverso regole di conversione non lessicale da fonema a
grafema. Per limitare al massimo queste diversità, il filo conduttore che ha accomunato tali
studi è stato quello di basarsi sulla dual-route theory usandola come punto di riferimento. La
dual-route theory rappresenta il punto di vista dominante negli studi dello spelling delle
parole e sostiene la tesi secondo cui esistono due percorsi disponibili per eseguire lo spelling
di parole familiari: uno lessicale e uno non lessicale. Il percorso lessicale permette lo spelling
di parole conosciute attraverso il recupero della conoscenza lessicale fino ad ottenere l’output
ortografico, mentre il percorso sublessicale fornisce lo spelling di parole sconosciute o non-
parole.
Altri studi hanno invece posto la loro attenzione sulla copiatura di parole o frasi, per andare
proprio a separare le conoscenze grammaticali dalle abilità nella scrittura, così da poter
analizzare meglio la fluidità del gesto incontaminata da altre variabili.
Non è stata invece analizzata in letteratura la diretta relazione tra dettato e copiato dal punto
di vista dell’andamento della scrittura.
L’obiettivo di questa tesi è proprio quello di discutere i risultati ottenuti dall’acquisizione di
dati sperimentali, tramite tavoletta grafica, per andare a riscontrare eventuali diversità nella
scrittura di esercizi svolti sotto dettatura o copiatura.
5. 5
CAPITOLO 2: STATO DELL’ARTE E DISCUSSIONE DEI DATI IN
LETTERATURA
Questa sezione si occupa in maniera più dettagliata del prodotto scritto, illustrando aspetti
rilevanti su cui si sono maggiormente concentrati i ricercatori, metodologie usate e principali
risultati. Verranno trattati gli aspetti grafo-motori della scrittura, indagando le variabili
specifiche che sono state affrontate in letteratura: velocità, leggibilità, direzionalità del
movimento, pressione e tempo trascorso in aria dalla penna.
Riconducendosi alla problematica dello spelling, uno studio a sostegno della dual-route theory
è quello operato da Ellis & Young nel 1996 [1], in cui confermano che durante la dettatura di
una parola vengono acceduti almeno due sistemi: il primo rappresenta il sistema ortografico
lessicale, il secondo rappresenta il sistema fonologico o non-lessicale. Il percorso lessicale
comprende il sistema di analisi uditiva, l’input lessicale uditivo, il sistema semantico, il lessico
dell’output vocale, il lessico dell’output grafemico, il livello grafemico, il livello allografico e il
percorso grafico motorio.
Sulla base della dual-rout theory Campbell [2] e Kay & Marcell [3] esaminarono lo spelling di
parole e non-parole. In particolare Campbell [2] dettando una serie di parole e non-parole a
un certo numero di soggetti, scoprì che ascoltare una parola immediatamente prima di una
non-parola può influenzare significativamente l’ortografia della non-parola. Questi studi
riscontrarono dunque che il sistema lessicale e quello fonologico sono interconnessi e non
operano indipendentemente l’uno dall’altro.
Sulla scia di questi lavori di sopra citati, Tucha, Trumpp e W.Lange [4] hanno pubblicato uno
studio il cui scopo è quello di confermare la scoperta di Campbell secondo cui l’ortografia di
una non-parola può essere influenzata dall’ascolto di una parola pronunciata
immediatamente prima. Tali affermazioni sono in contrasto dunque con l’assunzione che il
sistema fonologico rappresenti un processo del tutto non lessicale.
Nell’analisi svolta da Oliver Tucha et al., [4] il metodo di raccolta dati ha selezionato 57
soggetti di sesso femminile ed età media pari a 24,8 anni. 55 candidate erano destrorse, una
mancina e una ambidestra. La manualità era stata precedentemente misurata usando una
7. 7
Le non-parole (targets) scritte in maniera corrispondente alle rispettive parole (Berg con
Rerg) sono state classificate come primed targets. I targets scritti in maniera del tutto diversa
dalle rispettive parole sono stati classificati come unprimed targets. I targets scritti
parzialmente in maniera corretta, ovvero quando lo spelling del fonema di mezzo dei targets
corrispondeva a quello delle parole, sono stati classificati come ambiguous targets.
L’effetto di priming dipende innanzitutto dal corretto spelling delle parole; se già la parola
viene scritta in maniera sbagliata, con molta probabilità verrà scritto erratamente anche il
target. Perciò i targets le cui parole sono state scritte con errori di ortografia nel secondo test
non sono stati presi in considerazione.
Per l’analisi cinematica della scrittura sono state considerate le lettere “e” ed “l” poiché sono
scritte in maniera simile da tutti e poiché nella loro esecuzione la penna non si stacca dal
foglio. Per valutare la fluidità del gesto, sono stati calcolati i numeri di inversione di direzione
nell’andamento della velocità (NIV) e dell’accelerazione (NIA) per queste due lettere; infatti il
numero di inversioni di direzione permettono di distinugere i movimenti automatici da quelli
non automatici. I singoli tratti dei movimenti automatici hanno una forma più armoniosa con
un solo picco (NIV=1) e una forma a campana nell’ andamento della velocità. In conclusione
quindi una minor fluidità nel movimento della scrittura si riflette con un maggior numero di
inversioni nella velocità.
9. 9
livello mentale sia organizzato in una maniera simile a un dizionario: pieno di entrate
codificate durante l’apprendimento del linguaggio e in seguito richiamate durante l’uso del
linguaggio (Allport & Funnel, [8]).
Questi modelli sono però facilmente attaccabili perché non specificano approfonditamente le
distinzioni tra lessico di input e output; inoltre sostengono che anche i significati delle parole
siano stivati e richiamati in una maniera simile a un dizionario; ipotesi improbabile che viene
infatti criticata dai modelli connessionistici, sostenitori del fatto i significati delle parole siano
generati nei contesti individuali e non semplicemente recuperati dal lessico a livello mentale.
Nella dual-route theory le non-parole vengono elaborate solamente tramite la conversione
fonema-grafema, perciò i dettagli ortografici non possono essere elaborati simultanemente a
causa della loro natura lessicale. Perciò il corrente studio non può essere spiegato con questo
modello.
Ci si può basare invece sui modelli connessionistici, in cui l’informazione linguistica è
distribuita come una rete ed è rappresentata dai nodi (Seidenber [9]). In questo scenario, al
contrario dei modelli di accesso e recupero lessicale, sono possibili accessi paralleli
all’informazione. Quando si presenta una non-parola, l’informazione lessico-ortografica si
attiva in un processo parallelo attraverso la network. Questa attivazione parallela garantisce
che le informazioni fonologiche e ortografiche possano essere combinate.
Ad esempio la non fluidità nei movimenti della scrittura di una non-parola potrebbe essere
provocata da queste attivazioni parallele, le quali potrebbero anche giustificare l’incremento
del tempo a causa dell’attivazione parallela dell’informazione semantica in aggiunta ai
processi fonologici e ortografici.
In conclusione si può quindi affermare che i modelli connessionistici sono capaci di motivare
sia il recupero dell’informazione lessico-ortografica, sia il disturbo della fluidità nella scrittura
di una non-parola. Mentre la dual-route theory fallisce nello spiegare l’attivazione
dell’informazione ortografica nella scrittura delle non-parole.
Un altro studio basato sulla dual-route theory ed ancor più concentrato sull’analisi dello
spelling sotto dettatura delle parole viene riportato nel lavoro di Patrik Bonin et al., [10].
L’obiettivo di questo lavoro è quello di individuare le differenze individuali nella scrittura di
soggetti adulti, perciò sono stati presi in considerazione molti parametri ritenuti fondamentali
per l’influenza che possono avere sullo spelling. Ad esempio gli effetti della frequenza con cui
compare una parola in un testo scritto, la word frequency, fanno osservare che le parole
10. 10
incontrate con alta frequenza vengono scritte più velocemente e accuratamente di quelle a
bassa frequenza. Tra le proprietà statistiche estrapolate dalle parole è stata considerata anche
l’ambiguità della relazione tra le unità suono-spelling che viene indicata con un variabile detta
PO consistency (fonologico-ortografico). Quest’ultima è data dal rapporto tra un suono e i
relativi grafemi ad esso associati, perciò varia da 0 a 1. È uguale a 1 quando il fonema è
sempre associato allo stesso grafema; quando invece esistono molteplici associazioni è
minore di 1.
Hanno partecipato all’esperimento 80 studenti (60 donne; età media 20 anni) dell’Università
della Borgogna; tutti di madrelingua francese e senza alcun deficit. I campioni sono stati
registrati da una voce di donna e digitalizzati usando il software Audacity. Per registrare le
latenze grafiche (in ms) sono stati usati una tavoletta grafica (WACOM UltraPad A5) e una
penna (SP-401). Le proprietà statistiche estratte dalle parole sono state presentate nella
Tabella 2.
Sono state svolte due sessioni distanziate da una settimana, in cui ogni candidato è stato
testato individualmente entrambe le volte. Ogni sessione prevedeva in un primo momento la
dettatura dei sostantivi monosillabi; ai candidati è stato richiesto di scrivere più velocemente
possibile dopo l’output vocale; se il candidato non riconosceva la parola doveva apporre una
croce al suo posto.
Tabella 2: Caratteristiche statistiche delle variabili indipendenti corrispondenti ai campioni usati
nell’analisi della regressione multipla.
Il tempo trascorso tra l’inizio della dettatura delle parole e il contatto della penna con la
tavoletta veniva registrato dal computer. Per calcolare la latenza totale a questo intervallo di
tempo è stata sommata la latenza grafica cioè il tempo impiegato dal candidato per scrivere la
parola. La dettatura di una parola e l’altra era distanziata da un intervallo di 4s.
11. 11
In un secondo momento invece è stato svolto il vocabulary test per verificare l’ipotesi secondo
cui i partecipanti con un maggior background letterario possano avere davvero una miglior
performance nello spelling di quelli con minor conoscenza lessicale.
Le correlazioni fra i vari parametri hanno portato a diverse conclusioni. A proposito delle
considerazioni fatte precedentemente sulla divisione dei soggetti in lettori lessicali e non
lessicali, non è stato possibile identificare nitidamente diversi tipi di “spellers” sulla base della
dipendenza maggiore o minore dal percorso lessicale o da quello non lessicale; infatti se i
soggetti fossero capaci di controllare il dosaggio con cui usare i due percorsi, uno sensibile
alla frequenza (percorso lessicale) e uno sensibile alla PO consistency (non lessicale),
dovrebbe esistere una relazione significativa tra word frequency e PO consistency; cosa che
invece non è stata riscontrata nell’attuale studio.
Sono stati però registrati degli aspetti specifici sull’influenza della conoscenza lessicale sullo
spelling.
I principali responsabili della latenza sono stati: acoustic duration, lunghezza ortografica,
frequenza cumulativa e PO consistency.
Il fatto che la word frequency e la PO consistency esercitino un effetto sia sulle latenze che
sugli errori, supporta la tesi riguardo lo spelling della dual-route theory poiché in accordo con
l’affermazione che entrambi i percorsi vengono attivati per la costruzione ortografica durante
lo spelling. Questo risultato suggerisce che quello non lessicale non è semplicemente un
percorso opzionale, ma viene certamente coinvolto nello spelling di parole familiari.
Figura 2: Distribuzione dei coefficienti di regressione standard per soggetto.
12. 12
Il motivo per cui le parole con minor PO consistency (inconsistenti) sono associate a una
maggio latenza è dovuto al fatto che, per questo tipo di parole, il percorso lessicale produce un
corretto codice ortografico, che però può dover competere contro un codice incorretto
assemblato dal percorso non lessicale. Questa conflitto diventa dunque responsabile di una
maggior latenza.
L’uso del vocabulary test, progettato in precedenza da Deltour [11], è servito a valutare il
background letterario. L’ipotesi fatta a priori sosteneva che i soggetti con un alto livello
lessicale possedessero una rappresentazione lessicale di qualità superiore, ed è stata
confermata dal fatto che questi ultimi abbiano scritto più velocemente e con meno errori
potendoli considerare dunque più accurati.
La scoperta che gli adulti con una maggior conoscenza lessicale manifestino un forte effetto
positivo all’ acoustic duration (sono più sensibili a questa variabile), ma allo stesso tempo
abbiano un correlazione negativa con la lunghezza ortografica, implica che essi processino
l’input molto prima di iniziare il primo movimento di scrittura rispetto agli adulti con minor
conoscenza lessicale. Questo suggerisce che durante lo spelling, i candidati con alti punteggi
nel vocabulary test possano impiegare più tempo per identificare e capire le parole, forse
anche per effettuare una verifica interna del loro spelling prima di cominciare a scrivere.
Questa maggior latenza iniziale si trasforma però in una minor latenza complessiva poiché la
scrittura della parola avviene molto più rapidamente. Invece gli individui con minor proprietà
lessicali possiedono meno rappresentazioni ortografiche accurate e il loro processo di
elaborazione è non solo di più basso livello, ma prevede inoltre che lo spelling venga
effettuato proprio durante la stesura della parola, aumentando così la latenza complessiva.
Per concludere, il limite di questo studio sta nel fatto che ci si è focalizzati solamente su parole
monosillabe e che quindi sarebbe utile investigare in un panorama più eterogeneo di parole.
Tuttavia è stato dimostrato che l’utilizzo della regressione multipla per analizzare le
differenze individuali nello spelling, può contribuire a comprendere meglio i meccanismi di
rappresentazione coinvolti in questa complessa dote umana.
Il prossimo studio, a differenza dei precedenti, ha scelto di analizzare l’influenza della abilità
di scrittura durante lo spelling nei bambini anziché negli adulti. Il processo di apprendimento
della scrittura è pesantemente vincolato dalle capacità della memoria di lavoro (WM).
Possedendo limitate risorse cognitive, i meccanismi di elaborazione competono l’uno con
l’altro tutte le volte in cui la domanda supera l’offerta. In accordo con la capacity theory, la
graduale automatizzazione dei processi di basso livello, come la scrittura, libera le risorse che
13. 13
possono essere usate per coinvolgere processi più controllati (cioè di più alto livello come lo
spelling) in parallelo, per condurre meccanismi più complessi. (Just and Carpenter, [12]).
Infatti l’abilità di mettere in cascata più processi, dipende pesantemente dallo sviluppo e
dall’esperienza dello scrittore in considerazione. Per questo, nei bambini, siccome la scrittura
non è pienamente automatizzata, specialmente per quelli delle scuole elementari, devono
prevenire il sovraccarico segmentando i processi di più alto livello e sono incapaci dunque di
procedere in parallelo o in cascata.
Sono stati fatti svolgere un test di scrittura e uno di dettatura a 84 bambini di madrelingua
francese: 44 bambini frequentanti la scuola elementare e 40 ragazzi della scuola media. In
totale quindi i soggetti variavano l’età dai 6 ai 14 anni.
Nel test di scrittura è stato chiesto ai candidati, in un primo momento, di scrivere il proprio
nome e cognome tre volte di fila con la loro scrittura; in un secondo momento hanno invece
svolto il “test dell’alfabeto” (Abbott and Berninger, [13]) che consisteva nel dover scrivere
tutte le lettere dell’alfabeto nel corretto ordine. Entrambi gli esercizi bisognava svolgerli il più
velocemente e accuratamente possibile.
Il test di spelling prevedeva invece la dettatura di 27 nomi comuni contenenti dalle 5 alle 8
lettere. Con l’aiuto del databse NOVLEX (Lambert and Chesnet, [14]) è stata stilata la sequenza
di parole con vari livelli di frequenza e regolarità.
Tutti gli esercizi sono stati svolti scrivendo su una tavoletta grafica (WACOM Intous 3; 200 Hz
frequenza di campionamento) collegata a un computer. Il software ha registrato la posizione
e la pressione della penna sulla superficie della tavoletta, assieme alla velocità e alla durata.
Per valutare l’efficienza dello spelling durante la dettatura sono state calcolate le percentuali
delle parole scritte erratamente. Mentre per valutare la durata temporale della scrittura, per
ogni parola, sono state calcolate: la velocità della penna (cm/s) e la durata per ogni lettera
(ms/car).
Innanzitutto, come ci si aspettava, le performance di spelling sono migliorate con l’andare
dell’età e delle classi, come dimostrato dalla diminuzione di parole errate, e l’aumento della
velocità di movimento della penna. Contrariamente alle aspettative, nonostante i movimenti
più veloci della penna, gli alunni della scuola media hanno impiegato lo stesso tempo per
scrivere sotto dettatura degli alunni della scuola elementare.
Il fatto che la durata della scrittura era sempre più lunga per il test dell’alfabeto piuttosto che
per l’esercizio di scrittura dei nomi propri, anche per le classi della scuola media, conferma la
14. 14
presenza di processi di alto livello (conoscenza ortografica) durante il test dell’alfabeto.
Tuttavia il fatto che la velocità di movimento della penna fosse più lenta per la scrittura
dell’alfabeto piuttosto che per la scrittura dei nomi propri, per le classi della scuola media, è
stato inaspettato. Una plausibile spiegazione potrebbe essere che gli studenti più vecchi siano
capaci di settare i parametri motori per una lettera durante l’esecuzione di quella precedente,
rallentando la velocità di movimento della penna. Questa interpretazione è coerente con i
risultati dell’esercizio di spelling, dimostrando l’abilità nello spelling in cascata. Non si è
verificato questo rallentamento per la scrittura dei nomi propri, poiché la stringa era
direttamente ricavata dalla memoria.
Nelle classi della scuola elementare l’influenza della capacità di scrittura sullo spelling è stata
confermata dal fatto che il processo ortografico veniva completato durante l’esecuzione
stessa della parola dettata, venendo dunque condizionato dal sistema grafico-motorio e dalla
conoscenza ortografica. Alle elementari, la mancanza di automatizzazione grafico-motoria,
assieme a una minor capacità di recupero delle lettere dell’alfabeto, hanno portato a un
sovraccarico delle risorse attentive, innescando errori nell’esecuzione ortografica,
aumentando la durata della scrittura per arresti o rallentamenti.
In conclusione, in linea con la capacity theory, la scomparsa di qualsiasi correlazione con
l’esercizio di scrittura di nomi propri, per le classi della scuola media, suggerisce che
l’influenza delle abilità di scrittura non derivi più dalla richiesta dell’esecuzione grafico-
motoria ma solo dall’efficienza della conoscenza ortografica. Questo è dovuto al fatto che
l’esecuzione grafico-motoria è stata già automatizzata.
Un altro studio che ha analizzato la scrittura dei bambini è stato quello condotto da Sara
Rosenblum et al., [15], in cui sono stati fatti svolgere esercizi di copiatura. In particolare
questo lavoro ha voluto determinare quali siano le caratteristiche temporali della scrittura
per degli alunni della terza elementare e come queste differiscano tra studenti più o meno
esperti.
Nell’esperimento sono state comparate le scritture di due gruppi di bambini, il primo
comprendeva 50 studenti poco esperti nella scrittura e il secondo gruppo includeva 50 alunni
più esperti che sono stati combinati a quelli del primo gruppo per età, sesso e classe (in modo
da aver avuto lo stesso insegnante).
Tutti gli studenti sono nati in Israele quindi il test è stato svolto in lingua ebraica. Per
selezionare gli alunni tra esperti e non nella scrittura, è stato prima svolto un questionario
15. 15
capace di valutare leggibilità della scrittura, velocità, fatica ed eventuali problemi dei
candidati (Alston, [16]).
Tutti gli esercizi sono stati svolti su una tavoletta grafica (WACOM) che registrava le
coordinate “x” e “y” della penna a contatto con la superficie della tavoletta.
Le misure dei primi risultati hanno riportato: il tempo totale impiegato per svolgere ciascun
esercizio; il tempo trascorso “in aria” dalla penna, cioè il tempo totale in cui la penna non era a
contatto con la tavoletta; il tempo trascorso dalla penna “sul foglio” e la velocità media di
scrittura.
L’esperimento prevedeva un esercizio in cui era richiesto di copiare 7 diverse lettere dallo
schermo di un computer, poi si doveva copiare 4 parole diverse, in seguito copiare 2 frasi
(una familiare e uno sconosciuta) di 22 caratteri ed infine sempre copiare un paragrafo di 100
caratteri.
Nel corrente studio sono stati registrati dei campioni di scrittura di lunghezza
progressivamente crescente, tramite una tavoletta grafica con l’obiettivo di voler paragonare
le caratteristiche temporali della scrittura per soggetti più e meno esperti. Gli studenti più
esperti hanno svolto meglio tutti gli esercizi rispetto agli altri loro compagni, impiegando un
minor tempo complessivo, con maggior velocità media misurata in millimetri al secondo e in
numero di caratteri per minuto. Questo risultato, che può sembrare ovvio, in realtà non si è
verificato in altri tipi di test nei quali i bambini meno esperti completavano gli esercizi di
scrittura prima dei loro compagni più esperti, a costo di un output meno leggibile (Smits-
Engelsman et al., [17]).
Nell’esperimento una delle variabili che è stato possibile rilevare esclusivamente grazie
all’utilizzo della tavoletta grafica è stato il tempo trascorso “in aria”. Senza questa
strumentazione, in precedenza, era difficile quantificare questa variabile ed era perciò
complicato capire se il tempo trascorso “in aria” era dovuto a delle pause che aiutavano
oppure ostacolavano la scrittura nei bambini. Sulla base dei risultati ottenuti si può osservare
che il tempo trascorso “in aria” compone circa due terzi del tempo complessivo per la
scrittura del paragrafo di 100 caratteri, sia per i soggetti esperti che per quelli non esperti.
Un fatto che non si può trascurare e che forse rappresenta un po’ il limite di questa ricerca è
che l’esperimento è stato fatto in lingua ebraica nella quale, anche in corsivo, le lettere
successive non sono connesse; sembra perciò che nella lingua ebraica l’attività “in aria” sia
forse più presente che in altre lingue durante la scrittura.
18. 18
staccate, è stato considerato come la tipologia che meglio permetteva di estrapolare i
parametri che poi sono stati analizzati.
Il secondo esercizio (V) prevedeva invece la copiatura della medesima frase il più
rapidamente possibile.
Nella terza ed ultima prova (A), invece è stato chiesto di copiare sempre la stessa frase nella
maniera più accurata possibile senza limiti di tempo.
3.3 - Analisi dei dati
I parametri da sottoporre alle analisi statistiche sono stati scelti facendo riferimento a lavori
già presenti in letteratura sugli studi cinematici della scrittura; in particolare, per ciascun
esercizio, sono stati considerati i seguenti paramentri:
• Numero di strokes (#strk): numero complessivo di segmenti delimitati da punti
successivi di velocità curvilinea minima.
• Durata media degli strokes in ms (SD).
• Velocità curvilinea di picco in mm/s (Vcpk): massima velocità curivilinea della penna
registrata in fase di scrittura.
• Lunghezza media degli strokes in mm (SL).
• Durata totale del test in ms (DurTot): tempo totale impiegato per l’esecuzione di un
esercizio.
• Velocità curvilinea media in mm/s (Vcm): velocità curvilinea media su tutto il tracciato.
• Spazio totale in mm (Ltot) : lunghezza complessiva adoperata per svolgere ciascun test.
• Velocità orizzaontale degli strokes in mm/s (VHpk): velocità di picco della penna in fase
di scrittura calcolata lungo l’asse orizzontale.
• Velocità verticale degli strokes in mm/s (VVpk): velocità di picco della penna in fase di
scrittura calcolata lungo l’asse verticale.
• Durata totale delle staccate in ms (DurTorStac): tempo totale trascorso dalla penna in
fase aerea.
• Pressione media (Pm): pressione media applicata dalla penna sul foglio.
Per ciascun test sono state calcolate la media e la deviazione standard di ogni parametro
presentato precedentemente, per ogni soggetto. Per poter confrontare le scritture dei tre
19. 19
esercizi, è stato calcolato il p-value come indice di una eventuale differenza significativa tra i
test riguardo ciascuna variabile considerata.
In un secondo momento invece sono state calcolate media e deviazione standard di ogni
parametro separatamente per i maschi e le femmine e tramite il p-value sono state rilevate le
differenze significative tra i due generi nei relativi tre esercizi.
Un’ulteriore suddivisione tra i candidati è stata quella effettuata in base ai diversi tipi di
prensione. Infatti va considerato che l’effetto di affaticamento combinato ad altri fattori, quali
una scomoda prensione della penna, possono andare ad influire sulla velocità di scrittura.
Sebbene alcuni autori non abbiano rilevato una correlazione lineare tra il modo di tenere la
penna e la velocità (Ziviani & Elkins, [18]; Søvik, Arntzen & Teulings, [19]), va tenuto presente
che la velocità porta, di solito, ad una presa dello strumento usato più rigida ed a volte “ad
artiglio” e ciò può causare nel tempo un affaticamento più rapido che a sua volta incide sulla
velocità di scrittura e sulla leggibilità (Tseng & Cermak, [20]). La forma convenzionale di
prensione nota e considerata da sempre la più corretta in tutti i contesti educativi è la
cosiddetta dynamic tripod , cioè prensione a tre dita dinamica come si vede nel pannello a) di
Figura 3.
a) b)
Figura 3: Prensione dinamica a tre dita. Pannello a) figura dalla letteratura; pannello b) foto del
soggetto numero 11 del presente studio.
A sostegno della superiorità di questa prensione su tutte le altre possibili è stato osservato
che la pelle del polpastrello ha la più alta densità di meccanorecettori che forniscono gli input
afferenti, necessari per il controllo fine di uno strumento di scrittura. Un afferramento come
quello della prensione a tre dita dinamica permette alle articolazioni interfalangeali di
muoversi liberamente, fornendo contemporaneamente la maggiore quantità possibile di
informazione sensoriale al sistema nervoso per l’esecuzione e la correzione motoria
20. 20
(Johansson & Westling, [21]; Benbow, [22]). Diversamente, l’input tattile fornito dal tronco
piegato del pollice e dal lato dell’indice fornisce un input sensoriale significativamente meno
efficace per il controllo e la correzione motoria (Moberg, [23]). L’elettromiografia ha
confermato inoltre che, quando la mano è chiusa con il pollice stretto in essa in una
configurazione a pugno, l’input propriocettivo utile nella regolazione della forza assiale, è
totalmente compromesso (Long, Conrad, Hall & Furler, [24]).
Le forme di prensione della penna identificate in letteratura sono molteplici; di seguito
vengono proposte le tipologie che si presentano più di frequente e che sono state utilizzate
anche per classificare le prensioni in questo studio assieme a quella dinamica a tre dita già
presentata:
• la prensione a tre dita statica: rispetto alla prensione a tre dita dinamica, cambia la
funzione di anulare e mignolo che invece di essere indipendenti dalle altre dita, si
uniscono al dito medio a formare un blocco unico. Di conseguenza è l’intera mano a
muoversi come unità nell’atto di scrittura e non solamente pollice, indice e medio come
riportato nel pannello a) di Figura 4 (Amudson, [25]; Benbow, [22]; Dennis & Swinth, [26])
a) b)
Figura 4: Prensione a tre dita statica. Pannello a) figura dalla letteratura; pannello b) foto del
soggetto numero 32 del presente studio.
21. 21
• la prensione a tre dita con appoggio sull’anulare: rispetto alla prensione a tre dita
dinamica, il medio si sposta, posizionandosi con il polpastrello sul fusto della penna,
anteriormente all’indice. La penna è stabilizzata contro il lato radiale dell’anulare, mentre
il mignolo è curvo verso l’interno del palmo come riportato nel pannello a) di Figura 5.
a) b)
Figura 5: Prensione a tre dita con appoggio sull’anulare. Pannello a) figura dalla letteratura; pannello
b) foto del soggetto numero 7 del presente studio.
• La prensione a quattro dita con appoggio sul mignolo: simile alla precedente, prevede
l’ulteriore spostamento dell’anulare sul fusto della penna, anteriormente al medio. La
penna è stabilizzata contro il lato radiale dell’ultimo dito libero, il mignolo (Figura 6).
Nessun soggetto del presente studio ha utilizzato questo tipo di prensione.
Figura 6: Prensione a quattro dita con appoggio sul mignolo
22. 22
CAPITOLO 4: RISULTATI
Nel seguente capitolo verranno presentati i risultati ottenuti dall’elaborazione dei dati
sperimentali tramite l’ambiente di calcolo Matlab. Come anticipato precedentemente, lo
studio è stato suddiviso in due sezioni principali: nella prima è stato fatto un diretto confronto
tra i parametri estratti dai tre esercizi, per evidenziare le differenze emerse dalla scrittura a
seconda della diversa modalità di esecuzione; in un secondo momento invece le stesse
variabili specifiche sono state analizzate in base al genere del soggetto, così da stabilire un
confronto tra i candidati di sesso maschile e di sesso femminile.
4.1 - Analisi Statistica su tutti i soggetti
Per prima cosa, tramite Matlab, sono state calcolate la media e la deviazione standard, su tutti
i soggetti, per ognuna delle 11 variabili presentate precedentemente, rispettivamente per il
test di copiatura accurato (A), successivamente per quello veloce (V) ed infine per l’esercizio
di dettatura veloce (DV). I risultati sono riportati nella Tabella 3.
Variabile
Accurato Veloce Dettatura Veloce
Media SD Media SD Media SD
#strk 296.83 48.93 250.06 36.75 264.90 42.63
SD (ms) 119.07 11.94 114.05 10.39 115.84 11.28
Vcpk (mm/s) 32.28 7.15 37.85 8.11 36.37 8.47
SL (mm) 2.84 0.62 3.32 0.79 3.22 0.80
DurTot (ms) 59411.00 11811.66 41802.95 6319.46 46006.04 9210.75
Vcm (mm/s) 26.42 5.62 31.93 6.44 30.31 6.69
LTot (mm) 934.10 204.15 925.59 221.47 938.78 222.22
VHpk (mm/s) 23.02 5.88 28.12 6.74 26.33 7.01
VVpk (mm/s) 27.21 7.03 30.64 7.67 30.00 7.68
DurTotStac (ms) 23611.73 6977.88 12855.51 3964.16 14811.12 5376.83
Pm 236.90 107.39 255.23 110.60 244.79 100.61
Tabella 3: Media e Deviazione Standard di ogni parametro per ciascun esercizio.
Come è noto, la media aritmetica è una misura di sintesi, che fornisce informazioni sulla
posizione occupata dalle osservazioni ordinate sul continuum ideale impiegato per
rappresentare la variabile. Questa da sola non è sufficiente a sintetizzare compiutamente il
24. 24
Quando si effettua un test di significatività statistica, inizialmente si assume la cosiddetta
“ipotesi nulla” secondo la quale non esiste nessuna differenza tra i gruppi riguardo al
parametro considerato. Data quindi una determinata ipotesi nulla (𝐻!), questa la si può
accettare o rifiutare in base al valore del p-value, che è il livello di significatività assegnato,
ossia una misura di evidenza contro l’ipotesi nulla. Perciò, dato 𝛼 = 0.05 il livello di
significatività :
• se il p-value > 𝛼 l’evidenza empirica non è sufficientemente contraria all’ipotesi nulla che
quindi non può essere rifiutata.
• se il p-value < 𝛼 l’evidenza empirica è fortemente contraria all’ipotesi nulla che quindi va
rifiutata.
In questo specifico caso quindi l’ipotesi nulla è a sostegno della tesi secondo cui i parametri di
scrittura dei tre esercizi siano uguali fra loro e che le differenze osservate siano attribuite al
caso.
Le colonne della Tabella 4 riportano il p-value, per ciascun parametro, del confronto
rispettivamente tra il test Accurato e quello Veloce, tra Accurato e Dettatura Veloce ed infine
tra Veloce e Dettatura Veloce. Con riferimento ai valori della tabella, sono stati selezionati i
parametri in cui le differenze osservate erano statisticamente le più significative, perciò quelli
con un p-value notevolmente minore di 0.05. Tali variabili sono quelle che hanno manifestato
le maggiori differenze nel paragone tra i vari test e sono quindi state analizzate più
accuratamente anche per via grafica.
Il numero di strokes presenta una marcata significatività in ogni raffronto; come si vede in
Figura 7 sono stati riportati i grafici della distribuzione del numero di strokes utilizzati da
ciascun soggetto nei 3 diversi test messi a confronto. Come si può notare, la distribuzione del
numero di strokes presenta una concentrazione omogenea in una determinata fascia per
ciascun grafico, con la presenza di qualche acuto, indice di alcune performance fuori dalla
statistica.
26. 26
Figura 8: Differenza del numero di strokes di ogni soggetto e per ogni confronto.
Il secondo parametro su cui merita soffermarsi è la velocità curvilinea di picco, infatti
osservando la terza riga della Tabella 4 sul p-value si osserva come i valori siano tutti e tre di
ordini di grandezza molto bassi denotando quindi una considerevole significatività.
Analogamente al caso precedente in Figura 9 ognuno dei tre grafici rappresenta per ogni
soggetto la velocità di picco raggiunta in ogni esercizio ponendo a raffronto rispettivamente
l’esecuzione accurata con quella veloce, poi quella accurata con la dettatura veloce ed infine
veloce con dettatura veloce.
28. 28
Figura 10: Differenza di velocità di picco per ogni soggetto nei tre confronti effettuati.
In Figura 11 è riportato per ogni individuo il tempo impiegato nello svolgimento di un
esercizio ponendo a confronto ciascun test l’uno con l’altro. È abbastanza immediato notare
come nel primo grafico (paragone tra A e V) ci sia una visibile differenza piuttosto netta nella
distribuzione dei valori ottenuti nel test A rispetto a quelli del test V. Questi ultimi tendono a
posizionarsi al di sopra dei primi, differenza che diventa sempre meno percettibile
spostandosi ad osservare prima il grafico del paragone tra A e DV e poi quello che raffronta V
e DV.
30. 30
Figura 12: Differenza di durata totale, misurata per ogni soggetto, fra i vari test.
I grafici della Figura 13 riportano sull’asse delle ascisse il numero identificatore di ogni
soggetto, sull’asse delle ordinate il valore della velocità curvilinea media registrata per
quell’individuo nei due relativi esercizi messi a confronto. La distribuzione dei valori di quel
parametro, ottenuti nelle coppie di test a confronto, appare omogenea in tutti e tre i grafici
perciò visivamente non è possibile risalire già a delle conclusioni.
Le differenze fra le coppie di test messi a confronto risaltano invece in Figura 14; nel primo
grafico sull’asse delle ordinate compaiono le differenze ottenute dalla sottrazione fra il valore
di velocità curvilinea media ottenuto nel test A e il valore ottenuto nel test V per quello stesso
soggetto, il cui identificatore compare come numero lungo l’asse delle ascisse.
36. 36
Anche in questo caso è stata svolta un’analisi statistica utilizzando la funzione ranksum di
Matlab per campioni questa volta indipendenti per il calcolo del p-value. I risultati ottenuti
sono riportati in Tabella 7. In questo caso, si nota come solo pochi valori raggiungono il livello
di significatività (<0.05); i parametri che quindi saranno meglio analizzati sono quelli che in
tutti e tre i test hanno presentato dei valori di p-value tali da poter affermare che esista una
differenza significativa tra maschi e femmine riguardo alla variabile presa in considerazione.
Tabella 7: p-value calcolato nel confronto delle performance tra maschi e femmine per ogni parametro di
ciascun test.
Variabile
p-value maschi vs femmine
Accurato Veloce Dettatura Veloce
#strk 0.211 0.415 0.201
SD (ms) 0.207 0.911 0.633
Vcpk (mm/s) 0.046 0.003 0.005
SL (mm) 0.006 0.002 0.002
DurTot (ms) 0.048 0.161 0.082
Vcm (mm/s) 0.350 0.159 0.078
LTot (mm) 0.773 0.281 0.368
VHpk (mm/s) 0.012 0.001 0.006
VVpk (mm/s) 0.052 0.028 0.010
DurTotStac (ms) 0.021 0.134 0.045
Pm 0.959 0.927 0.794
38. 38
Figura 18: Differenza di velocità curvilinea di picco calcolata nei confronti fra i tre test per ogni soggetto
con differenziazione tra maschi (rosso) e femmine (nero).
Nei primi due grafici è evidente come la distribuzione delle differenze di valori di velocità
ottenute nel confronto fra le coppie di esercizi sia posizionata prevalentemente sotto lo zero
delle ordinate; fenomeno che non si osserva nell’ultimo grafico dove la distribuzione è
posizionata proprio a livello dello zero.
Il secondo ed ultimo parametro, che ha manifestato maggior significatività nel confronto fra
maschi e femmine in tutte e tre le esecuzioni dell’esercizio, è quello riferito alla lunghezza
media degli strokes. Il relativo p-value si trova nella quarta riga della Tabella 7 e si può notare
come sia nettamente inferiore al livello di significatività pari 0.05.
39. 39
Figura 19: Lunghezza media degli strokes calcolata per ogni donna e per ogni uomo nel confronto fra i
tre test.
La Figura 19 riporta la distribuzione dei valori misurati riguardo la lunghezza media degli
strokes nei tre confronti A vs V, A vs DV e V vs DV, distinguendo le performance effettuate da
individui di sesso femminile rispetto a quelli di sesso maschile, usando il nero per le prime e il
rosso per questi ultimi. In tutti e tre i grafici le concentrazioni appaiono omogenee quindi
visivamente è difficile trarre delle conclusioni. Per ottenere informazioni di maggior rilievo
conviene osservare la Figura 20 che invece riporta in ciascun grafico le differenze calcolate fra
i valori misurati di lunghezza media degli strokes nell’esecuzione di un esercizio rispetto
all’altro, svolti dallo stesso soggetto. In più ciascun grafico utilizza colori diversi per
distinguere gli individui tra maschi (rosso) e femmine (nero).
41. 41
CAPITOLO 5: DISCUSSIONE DEI RISULTATI
Il presente studio ha preso in considerazione il confronto tra scrittura dettata e copiata
acquisendo dei dati sperimentali su 101 campioni tramite tavoletta grafica; è stata eseguita
un’analisi cinematica della scrittura, in particolare i dati sono stati trattati con l’ambiente di
calcolo Matlab attraverso cui è stato effettuato uno studio statistico. I risultati sono stati
riportati dettagliatamente nel capitolo precedente.
Questa sezione ha lo scopo di discutere i risultati ottenuti dando quindi un’interpretazione ai
valori dei confronti effettuati, in maniera tale da trarre delle conclusioni riguardo le differenze
tra la scrittura di uno stesso esercizio sotto dettatura e sotto copiatura.
L’analisi che indaga più dettagliatamente la differenza tra gli esercizi di copiatura e dettatura
è quella legata alla significatività rilevata attraverso i p-values. Nel capitolo dei risultati sono
stati presentati i grafici relativi alle variabili che hanno manifestato una maggior significatività
ed alcuni di questi verranno ripresi o riportati in seguito per meglio commentare l’indagine
dei risultati.
Il numero di strokes, come si nota nella Tabella 4, ha presentato complessivamente i valori di
p-value tra i più bassi in tutti e tre i confronti, mettendo in evidenza un’importante
significatività; ciò vuol dire che esiste una differenza sensibile nel numero di strokes tra la
performance accurata e quella veloce per ogni soggetto. Riprendendo come esempio il primo
grafico della Figura 8, precedentemente descritta, esso rappresenta la distribuzione della
differenza del numero di strokes e si può osservare come la concentrazione omogenea giaccia
principalmente sopra lo zero delle ordinate.
Figura 8: grafico A vs V
42. 42
In altri termini ciò significa che il numero di strokes utilizzato nel test di copiatura accurata è
superiore a quello del test di copiatura veloce; si può quindi riassumere dicendo che la
scrittura accurata è più frammentata di quella veloce. Tale risultato si ripete similmente nel
secondo grafico della Figura 8 che rappresenta il confronto fra A e DV, potendo quindi
giungere alle medesime conclusioni. In entrambi i casi gli esiti appaiono ragionevoli poiché sia
V , l’esercizio di copiatura, che DV, quello di dettatura, sono eseguiti in modalità veloce e ciò si
manifesta anche attraverso un risparmio in termini di tratti utilizzati per scrivere le singole
lettere a causa dei limiti di tempo rispetto alla modalità accurata il cui obiettivo è quello di
rendere la scrittura più leggibile. Si può concludere dicendo che l’elevato numero di strokes
sia una caratteristica principale della scrittura accurata.
Nel caso dell’ultimo grafico di Figura 8 invece si ottiene il risultato opposto ossia la
distribuzione tende a posizionarsi al di sotto dello zero delle ordinate, andando a dimostrare
che il numero di strokes utilizzati è superiore per il test di dettatura rispetto a quello di
copiatura veloce. Si può quindi dire che la scrittura sotto dettatura, seppur veloce, è
comunque più accurata a livello di numero di strokes rispetto a quella sotto copiatura veloce.
Intuitivamente, maggiore è la significatività, maggiori sono le diversità fra gli esercizi posti a
confronto e più è facile stabilire se la distribuzione delle differenze dei valori è posizionata al
di sopra o al di sotto dello zero.
La seconda variabile che ha presentato bassi valori di p-value in tutti e tre i confronti è la
velocità curvilinea di picco. Viene riportato come esempio il primo grafico della Figura 10 che
rappresenta le differenze di velocità misurate tra A e V.
Figura 10: grafico A vs V.
43. 43
L’alta significatività, nel confronto tra A e V, riguardo questo parametro, si rispecchia in
un’accentuata differenza di velocità curvilinea di picco calcolata rispettivamente tra l’esercizio
di copiatura accurata e quello di copiatura veloce. Graficamente lo si nota poiché la
distribuzione di valori è concentrata nettamente al di sotto dello zero delle ordinate
suggerendo quindi che per ogni soggetto la velocità curvilinea di picco sia superiore in V
piuttosto che in A. Un risultato analogo è stato ottenuto prevedibilmente anche nel grafico di
confronto tra A e DV, mentre nell’ultimo confronto non si è immediatamente in grado di
stabilire graficamente se la distribuzione tenda a stare prevalentemente sopra o sotto la line
dello zero. Infatti il valore del p-value per la velocità curvilinea di picco nel confronto V vs DV
ha un ordine di grandezza di 10!!
perciò molto più alto che negli altri due confronti
(10!!"
𝑝𝑒𝑟 𝐴 𝑣𝑠 𝐷𝑉 𝑒 10!!"
𝑝𝑒𝑟 𝑉 𝑣𝑠 𝐷𝑉) e questo si traduce in una minor significatività. Si
può concludere dicendo che la significatività tra V e DV esiste poiché il p-value è << 0.05 per la
velocità curvilinea di picco ma non tale da poter determinare graficamente se il parametro sia
superiore nell’esercizio di copiatura veloce o in quello di dettatura veloce. Consultando la
Tabella 3 riguardo la velocità curvilinea di picco si legge che la media ottenuta su tutti i
soggetti nel test veloce è di 37,85 ed è pari a 36,37 per l’esercizio di dettatura. Una differenza
quindi impercettibile visivamente dal grafico ma pur sempre significativa.
44. 44
Il terzo parametro analizzato nella sezione dei risultati è la durata totale del test che presenta
una marcata significatività in tutti e tre i confronti, esito prevedibile poiché il tempo
impiegato è una prerogativa intrinseca proprio delle modalità diverse di esecuzione
dell’esercizio.
Analogamente ai casi precedenti viene riportato il primo grafico della Figura 12 come
esempio:
Figura 12: grafico A vs V.
Esso rappresenta la differenze di durata totale del test per ogni soggetto nel confronto A con
V. La distribuzione dei valori di differenza è chiaramente posizionata al di sopra dello zero
delle ordinate con il risultato che il tempo impiegato per l’esercizio di copiatura accurata, per
ogni individuo, è stato notevolmente maggiore rispetto a quello impiegato per la copiatura
veloce. L’esito è stato del tutto analogo nel secondo grafico di confronto tra A e DV mentre
nell’ultimo grafico, quello sul paragone tra V e DV, la distribuzione appare concentrata sotto
lo zero delle ordinate: ogni soggetto ha impiegato più tempo nell’esercizio di dettatura che in
quello di copiatura veloce.
Un altro parametro già analizzato nella sezione dei risultati è la velocità curvilinea media che
presenta valori di p-value significativi in tutti e tre i confronti. Coerentemente con i valori di p-
value, la differenza di velocità misurata ponendo a confronto A con V è accentuata e si
rispecchia nel fatto che, come si può notare nel primo grafico della Figura 14, la distribuzione
dei valori delle differenze giace nettamente al di sotto dello zero. La velocità curvilinea media,
46. 46
Figura 16: grafico di A vs V.
Prevedibilmente si osserva come la distribuzione dei valori delle differenze sia concentrata
prevalentemente al di sopra della linea dello zero delle ordinate: per la maggior parte dei
soggetti la durata delle staccate è stata superiore nel test accurato che nel test veloce. Lo
stesso risultato si ha nel confronto tra A e DV mentre nell’ultimo grafico di Figura 16 la
distribuzione si posiziona prevalentemente lungo l’asse negativo delle ordinate. Nei primi due
casi, risulta piuttosto scontato che la maggiore durata delle staccate nel test accurato sia
dovuta alla modalità generale di svolgimento dell’esercizio, che richiede dei tempi esecutivi
complessivamente più lenti per una maggior precisione al fine di ottenere una migliore
leggibilità. Questa lentezza esecutiva va quindi ad intaccare anche la durata delle staccate
senza ottenere una vera e propria informazione obiettiva su questo parametro. Non è banale
invece il risultato ottenuto nel confronto tra copiatura veloce e dettatura veloce. Come visto
precedentemente, in letteratura [15] viene sostenuta la tesi secondo cui il “tempo in aria”
trascorso dalla penna è identificabile come il tempo necessario per parametrizzare il sistema
motorio e per inizializzare l’attività nei muscoli richiesti per eseguire il carattere.
Il fatto che la durata delle staccate sia superiore nella performance di dettatura per la maggior
parte dei soggetti, potrebbe essere legato non solo al maggior tempo complessivo richiesto
dalla dettatura ma anche al fatto che imponga un difficoltà in più rispetto al semplice esercizio
di copiatura. In altre parole, la scrittura sotto dettatura richiedendo un processo di
elaborazione più complicato, potrebbe far aumentare il “ tempo in aria” della penna, e quindi
47. 47
la durata delle staccate, utilizzato quindi per meglio programmare l’esecuzione della parola
successiva.
I parametri che sono stati analizzati più nel dettaglio sono stati scelti poiché presentavano un
basso p-value in tutti e tre i confronti. La maggior parte delle variabili che non sono state
esaminate graficamente hanno comunque riportato una significatività anche se non
importante come quella riscontrata per i parametri ampiamente discussi. Osservando la
prima colonna della Tabella 4 sul p-value, quella che paragona A con V, si nota che tutti i valori
sono decisamente minori di 0.05 tranne quello dello spazio totale che è pari a 0.16; si può
concludere dicendo che nel confronto tra il test di copiatura accurata e quello di copiatura
veloce è stata rilevata una significatività per tutti i parametri tranne che per lo spazio totale.
Scorrendo invece la seconda colonna della stessa tabella, dedicata al paragone tra A e DV , gli
unici due valori maggiori di 0.05 e quindi non significativi sono: di nuovo lo spazio totale
(0.64) e la pressione media (0.095). Ciò vuol dire che per questi due parametri non sono state
riscontrate differenze significative tra i due test posti a confronto, al contrario del resto dei
parametri. Riguardo ai valori della pressione impressa dalla penna, non si stata riscontrata
significatività tra A e DV, osservando la Tabella 3 ed in particolare l’ultima riga si nota come i
valori della media su tutti i campioni aumentino con il diminuire del tempo totale di
esecuzione. Infatti si passa da 236,90 per la pressione calcolata in A, a 244,79 per DV fino ad
arrivare a 255,23 per quel che riguarda V. Si può quindi concludere dicendo che la pressione
impressa dalla penna sul foglio aumenti man mano si impongano dei limiti di tempo nello
svolgimento di un esercizio di scrittura. Questo fattore potrebbe influenzare la “leggibilità”
della scrittura rendendo il gesto sempre meno fluido al crescere della pressione applicata
dall’impugnatura della mano sulla penna e quindi sul foglio.
Per quanto riguarda invece l’ultima colonna della tabella, quella che confronta V con DV, tutti i
parametri hanno riportato significatività poiché tutti i p-value hanno valore minore di 0.05;
ciò significa che ogni parametro ha manifestato una differenza significativa nel confronto del
test di copiatura veloce con quello dettatura veloce. La variabile che ha ottenuto il più alto
valore di p-value (seppur <0.05) è lo spazio totale con 0.037 come del resto negli altri due
confronti. Si può perciò giungere alla conclusione per cui lo spazio totale impiegato non sia
influenzato né da limiti di tempo né dalla velocità di esecuzione dell’esercizio. Consultando i
valori ottenuti nella Tabella 4, si osserva che il valore più alto della media su tutti i soggetti,
per quel che riguarda lo spazio totale, è stato registrato nel test di dettatura veloce (938.78
mm). Potrebbe essere dovuto al fatto che copiando una frase si abbia una maggior
48. 48
consapevolezza dello spazio necessario per scriverla; mentre durante la dettatura non
conoscendo a priori la frase e quindi la sua lunghezza, si tenda a disperdere più spazio
nell’esecuzione della scrittura.
Nella seconda fase dello studio sono stati esaminati gli stessi dati ma in modo da distinguere
eventuali differenze tra maschi e femmine. Uno dei parametri che ha riportato significatività
in tutti e tre gli esercizi nel confronto fra i due sessi è la velocità curvilinea di picco. Dal primo
grafico di Figura 17 sul confronto A vs V, riguardo la differenza dei valori di velocità curvilinea
di picco, come visto precedentemente essendo un parametro significativo nel paragone fra
questi due test, la distribuzione giace lungo l’asse negativo delle ordinate poiché la velocità è
maggiore nel test veloce che in quello accurato per ogni soggetto.
Figura 18: grafico A vs V
Il grafico permette di distinguere le performance ottenute dalle femmine (colore nero) da
quelle ottenute dai maschi (colore rosso), tuttavia graficamente non è possibile osservare la
differenza significativa rilevata dal p-value in Tabella 7. Andando quindi a consultare le
Tabelle 5 e 6 relativamente alle righe riguardo la media della velocità curvilinea di picco
calcolata sul totale delle sole donne e poi dei soli uomini, si nota come la media calcolata per le
donne è più alta in tutte e tre le tipologie di esercizio. Si può giungere alla conclusione
secondo cui, sebbene non sia stata rilevata una differenza significativa nella velocità
49. 49
curvilinea media tra maschi e femmine, queste ultime hanno la tendenza ad avere una
maggiore velocità curvilinea di picco rispetto ai maschi.
Restando sempre nell’ambito della velocità, altri due parametri che hanno riportato valori di
p-value minori di 0.05 in tutti e tre gli esercizi nel confronto fra i due sessi, sono la velocità
orizzontale e quella verticale degli strokes come si vede in Tabella 7 per l’ottava e la nona
variabile. Osservando le medie delle Tabelle 4 e 5 per le velocità orizzontali e verticali degli
strokes, si nota che in tutti e tre gli esercizi le donne hanno ottenuto valori più alti dei maschi.
L’ultimo parametro che ha riportato significatività in tutti e tre i test è la lunghezza totale
degli strokes (SL), e non solo ma ha anche fatto registrare i valori più piccoli di p-value ciò
vuol dire che le performance eseguite dai due gruppi sono state parecchio diverse riguardo
questa variabile. Nonostante la marcata significatività, la differenza non è visibilmente
percepibile attraverso i grafici di Figura 18, di cui riportiamo il primo qui di seguito.
Figura 20: grafico a vs V.
Utilizzando anche in questo caso le Tabelle 4 e 5 di supporto, si riscontra che la media della
lunghezza totale degli strokes, sul totale delle donne nei 3 test, è sempre più elevata di quella
calcolata per gli uomini.
Unendo le informazioni ricavate da questi ultimi risultati si nota che le donne hanno
prestazioni superiori sia per la velocità curvilinea di picco, sia per la velocità orizzontale degli
strokes che per quella verticale. In più hanno fatto registrare dei valori superiori ai maschi
50. 50
anche per quel che riguarda la lunghezza media degli strokes, confermando quindi di avere la
tendenza ad utilizzare tratti più lunghi o grandi. Tutto ciò si verifica in presenza di una
velocità curvilinea media simile a quella dei maschi. Il che significa che a parità di una
complessiva velocità curvilinea, le donne tendono a svolgere tratti più grandi o lunghi
raggiungendo velocità superiori sia nel caso di quella curvilinea di picco che in quelle verticali
ed orizzontali degli strokes. Questi risultati potrebbero dunque giustificare il motivo per cui le
femmine hanno in generale l’inclinazione a scrivere con calligrafia più ampia e rotondeggiante
senza per forza di cose occupare più spazio. Lo spazio totale non ha infatti manifestato
differenze significative tra i due sessi mentre la durata totale delle staccate ha riportato
significatività sia nel test accurato che in quello di dettatura veloce e in entrambi i casi,
osservando le medie, le donne hanno impiegato minor “tempo in aria” durante le staccate. Ciò
si traduce anche in un minor spazio tra una parola e l’altra e si spiega quindi come nonostante
le donne abbiano una calligrafia più ampia, non impieghino maggior spazio totale nella
scrittura di una frase.
51. 51
CAPITOLO 6: CONCLUSIONI
L’obiettivo di questo lavoro di tesi è stato quello di individuare le eventuali differenze tra la
scrittura sotto dettatura e quella sotto copiatura. Per fare ciò sono stati raccolti dei dati
sperimentali facendo svolgere degli esercizi di scrittura a 101 soggetti utilizzando una
tavoletta grafica per il rilevamento dei campioni.
È stata in seguito operata un’analisi statistica sui parametri della scrittura selezionati
appositamente scelti per lo studio cinematico mettendo a confronto i valori raccolti fra tre tipi
di esecuzioni diverse della stessa frase.
Il calcolo del p-value è stato utilizzato come parametro di misura per la significatività delle
differenze rilevate fra i test. Per quanto riguarda il confronto tra l’esercizio di copiatura
accurata e quello di copiatura veloce è stata rilevata una differenza significativa per tutti i
parametri tranne che per lo spazio totale impiegato nella stesura della frase. Sicuramente in
questo confronto incide molto la diversa modalità di esecuzione dell’esercizio in termini di
tempo e quindi di velocità che vanno a influenzare tutti i parametri.
Nel paragone tra il test di copiatura accurata e quello di dettatura veloce sono state rilevate
differenze significative per tutte le variabili tranne sempre per lo spazio totale e la pressione
media. Anche in questo caso la principale causa delle differenze è il diverso vincolo di tempo
imposto dal tipo di esercizio.
Nell’ultimo confronto invece tra copiatura veloce e dettatura veloce nuovamente l’unico
parametro che non manifesta significatività è lo spazio totale. In questo caso entrambi gli
esercizi vengono svolti velocemente ma la dettatura sembra richiedere un processo di
elaborazione più raffinato ed accurato che si rispecchia in tempi esecutivi di poco più lenti
rispetto alla copiatura , una minor pressione impressa dalla penna sul foglio, un numero di
strokes utilizzati superiore e di conseguenza anche una maggior durata totale delle staccate.
Come se ci volesse più tempo ad elaborare il movimento per andare a scrivere la parola
appena dettata indice quindi di un’attività più complessa rispetto alla copiatura.
Nella seconda fase dello studio sono stati esaminati gli stessi dati ma in modo da distinguere
eventuali differenze tra maschi e femmine. In tutti e tre gli esercizi cioè A, V e DV hanno
mostrato differenze significative tra maschi e femmine la velocità di picco curvilinea, la
velocità orizzontale e quella verticale degli strokes e la lunghezza media degli strokes. La
durata totale delle staccate è stata rilevata come significante solo nel test accurato e in quello
di dettatura veloce mentre in nessun esercizio la velocità curvilinea media è stata significativa.
53. 53
CAPITOLO 7: BIBLIOGRAFIA
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