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MICROBIOTA
IN
MENOPAUSA
Dott. Prof. Angelo Maria Di Fede
IL PROCESSO D’INVECCHIAMENTO COMINCIA
DAL PRIMO MOMENTO DELLA NOSTRA VITA.
Consiste nell’accumulazione dei
prodotti di rifiuto non espulsi.
Le cellule si deteriorano a causa
dell’accumulo di tossine.
PH EMATICO:
il suo pH oscilla tra valori molto
ristretti (7,37 e 7,46).
Per mantenere costanti tali valori interviene, in prima linea, il
BICARBONATO, seguito dall’EMOGLOBINA, dalle PROTEINE
PLASMATICHE e dal FOSFATO.
Questo insieme di tamponi è molto efficiente e consente una
rapida e costante regolazione del pH DEL SANGUE.
Gli EFFETTI NEGATIVI diventano sempre più fastidiosi, giorno
dopo giorno.
Si deve combattere con le VAMPATE DI CALORE e la
sudorazione.
Di NOTTE CI SI SVEGLIA senza motivo e non si riesce a
riprendere sonno.
La CAPACITÀ DI CONCENTRAZIONE non é più la stessa di
prima e capita sempre più spesso di dimenticare qualcosa…
» le mestruazioni si
bloccavano per mesi, per poi
arrivare di nuovo
all’improvviso, per giunta
erano così intense da
condizionare la mia voglia
di uscire di casa»
IL CICLO MESTRUALE IMPAZZISCE
OGNI DONNA VIVE CON LO SPETTRO DELLA MENOPAUSA
La menopausa non è affatto una malattia, periodo parafisiologico
caratterizzato dalla perdita della capacità riproduttiva e da un
caratteristico pattern ormonale che insorge circa 12 mesi dopo
l’ultima mestruazione, rappresentato da:
- elevata concentrazione di FSH ed LH
- ridotta concentrazione di progesterone,
estrone ed estradiolo prodotti per l’80%
dalla conversione intracellulare di DHEA
- aumentata concentrazione di testosterone
totale, ma con una concentrazione di
testosterone libero non significativamente
aumentata per un corrispettivo aumento
della concentrazione di SHBG
- ridotta concentrazione di androstenedione (ASD), DHEA e DHEAS
IL CLIMATERIO e le sue fasi
IL CLIMATERIO comprende in definitiva la lunga fase di
transizione che copre il periodo più lungo prima e dopo la
PERIMENOPAUSA.
- LA PREMENOPAUSA,
- LA MENOPAUSA VERA E PROPRIA,
- LA PERIMENOPAUSA E LA POSTMENOPAUSA.
LA MENOPAUSA
SI SUDDIVIDE IN VARIE FASI:
IL MICROBIOTA INTESTINALE IN PRE-MENOPAUSA:
Diversi livelli plasmatici di proteine di legame per
LIPOPOLISACCARIDI (LBP) influenzano la composizione del
MICROBIOMA INTESTINALE DI DONNE IN PRE-MENOPAUSA. e
maggiore è la concentrazione di LBP, più alto è il grado di infiammazione.
The ISME Journal
I LIPOPOLISSACARIDI (LPS), oltre a essere
componenti strutturali della parete batterica
dei Gram-negativi, sono da poco stati identificati
come fattori correlati allo stato di obesità
anche in presenza di bassi livelli di infiammazione.
LA PROTEINA DI LEGAME LBP, PRODOTTA DAL FEGATO
Lipopolysaccharide Binding Protein (proteina che fissa i liposaccaridi)
in misura direttamente proporzionale alla quantità di LPS
circolante, si occupa del loro trasporto e della loro associazione
da singoli monomeri al complesso CD14.
Si innesca dunque una risposta infiammatoria mediata da
Toll-like receptor 4
e dall’aumento di proteina C reattiva
(CRP),prodotta in risposta a LPS.
Recenti studi hanno dimostrato che
le LBP sono associate a una dieta
ricca in grassi e alla condizione di
obesità e che i suoi livelli variano a
seconda della distribuzione del
MICROBIOMA INTESTINALE E DEL TESSUTO
l’interconnessione tra MICROBIOMA, LBP E INFIAMMAZIONE non è stata
ancora approfondita. Sono stati perciò collezionati ed esaminati campioni
fecali ed ematici di 110 donne in pre-menopausa.
In base alle analisi dei livelli di LPB, i soggetti inclusi sono stati suddivisi in 3 gruppi:
- LPB basse o “terzile 1” (0-14.9 µg/ml, n=36);
- LBP intermedie o “terzile 2” (15.0-22.1 µg/ml, n=37);
- LBP alte o “terzile 3” (22.4-94.7 µg/ml n=37).
OBESITÀ:
STUDIO SU LIPOPOLISACCARIDI E MICROBIOTA INTESTINALE
I livelli di CRP sono risultati statisticamente differenti tra tutti i
gruppi, registrando i valori massimi in corrispondenza di LBP alte.
Sempre in questo gruppo, le abitudini alimentari raccolte
evidenziano un maggior introito di grassi oltre che la più alta
percentuale di massa grassa
I Firmicutes, il phyla batterico complessivamente più espresso, ha riportato
una tendenziale diminuzione in termini di contrazione parallela
all’aumento delle LBP, andamento contrario ai Bacteroidetes.
L’abbondanza relativa di Actinobacteria è inoltre risultata notevolmente
differente nei 3 gruppi mentre, solo rispetto al terzo, è stata notata una
discrepanza nell’espressione di geni imputati alla sintesi di LPS.
Infine, dall’analisi di associazione tra batteri e CRP, è emerso ancora una
volta come i Bacteroidetes siano correlati a livelli di CPR >1mg/L nel
terzo gruppo. Di contro, alte concentrazioni di Phascolarctobacterium si
sono dimostrati collegati a CPR</= 1mg/L.
Complessivamente, dai risultati di questo studio possiamo affermare
come la composizione del MICROBIOMA INTESTINALE e l’espressione
di particolari geni sia influenzata dai LIVELLI DI LBP circolanti.
L’associazione tra LBP E OBESITÀ
potrebbe quindi essere in parte spiegata
con le alterazioni batteriche indotte e dal
conseguente aumento di infiammazione
confermato dai crescenti livelli di CRP in
risposta alla produzione di LPS.
GONFIORE ADDOMINALE E PANCIA GONFIA,
Il nostro intestino ospita circa 150 ml di gas che rientrano in un
complesso sistema in equilibrio che regola il processo
di respirazione cellulare. I gas in eccesso a livello intestinale vengono
infatti assorbiti per essere sciolti nel sangue e portati ai polmoni, dove
vengono eliminati con l’emissione del respiro.
I GAS INTESTINALI sono composti
principalmente da azoto, ossigeno,
idrogeno, monossido di carbonio e
metano provenienti dalla DIGESTIONE
E FERMENTAZIONE DEGLI
ALIMENTI nel loro lungo “viaggio”
nell’intestino. La pancia gonfia è la
conseguenza di un eccesso di tali
gas che porta ad un evidente gonfiore
addominale.
A LIVELLO ANATOMICO:
la maggiore lunghezza del colon nel sesso femminile utile durante la
gravidanza;
la muscolatura addominale meno sviluppata di quella del sesso
maschile.
A LIVELLO FISIOLOGICO:
la notevole influenza degli ormoni femminili sulle attività intestinali e
sul metabolismo in genere.
L’ECCESSO DI GAS GENERALMENTE È DOVUTO A:
1)-Alterazioni della flora batterica intestinale a cui consegue un
aumento delle fermentazioni;
2)-Una funzionalità epatica non ottimale;
3)-Una alimentazione scorretta ed in particolare ricca di alimenti che
aumentano la produzione di gas.
FATTORI ANATOMICI E FISIOLOGICI CHE FAVORISCONO IL
GONFIORE ADDOMINALE
RIMEDI PER LA PANCIA GONFIA IN MENOPAUSA
come contrastare il gonfiore addominale
causato dal calo degli estrogeni
- Cumino: contiene proprietà carminative, digestive e antimicrobiche
- Anice: contiene proprietà carminative, digestive e antimicrobiche
- Finocchio: svolge un'azione stimolante sulla motilità dello stomaco
e dell'intestino, unita ad un'attività antifermentativa
- Angelica: esercita attività spasmolitiche, procinetiche e carminative
- Menta: contiene proprietà spasmolitiche, digestive, antisettiche
- Melissa:  contiene proprietà rilassanti, digestive, antibatteriche,
antinfiammatorie, antispasmodiche
- Camomilla: è un'erba spasmolitica, antinfiammatoria e antibatterica
PIANTE CARMINATIVE CONTRO I GONFIORI
Si tratta di rimedi erboristici in grado di eliminare il gonfiore addominale che
contraddistingue il meteorismo. Le piante più efficaci sono:
ORMONI SESSUALI E SALUTE GASTROINTESTINALE:
La menopausa è il periodo parafisiologico caratterizzato dalla
perdita della capacità riproduttiva e da un caratteristico pattern
ormonale che insorge circa 12 mesi dopo l’ultima mestruazione,
rappresentato da:
- 1)-elevata concentrazione di FSH ed LH (Shifren e Schiff 2000);
- 2)-ridotta concentrazione di PROGESTERONE, ESTRONE ED
ESTRADIOLO (Shifren e Schiff 2000), prodotti per l’80% dalla
conversione intracellulare di DHEA (Labrie 2015);
- 3)-aumentata concentrazione di TESTOSTERONE TOTALE,
ma con una concentrazione di TESTOSTERONE LIBERO non
significativamente aumentata per un corrispettivo aumento
della concentrazione di SHBG (Skałba et al 2003);
- 4)-ridotta concentrazione di ANDROSTENEDIONE (ASD),
DHEA e DHEAS (Skałba et al 2003);
Ormai è noto il ruolo che gli ORMONI STEROIDEI svolgono nella
patogenesi di diverse malattie epatiche, come nel caso di colestasi
favorita dagli estrogeni, e di adenomi ed epatocarcinoma dagli
androgeni.
Inoltre, essendo il loro catabolismo competenza del fegato, una
sua disfunzione può determinare femminilizzazione nell’uomo e
virilizzazione, infertilità e amenorrea nella donna (Burra 2003)
GLI ORMONI STEROIDEI
Concentriamoci sul rapporto tra ormoni steroidei e le principali
patologie infiammatorie intestinali, e in particolare la sindrome
dell’intestino irritabile (IBS) e le malattie infiammatorie intestinali
(IBD).
SINDROME DELL’INTESTINO IRRITABILE
ED ORMONI SESSUALI
La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) è una patologia cronica
intestinale caratterizzata da dolore o fastidio addominale, in almeno tre
giorni al mese negli ultimi tre mesi, che migliora con l’evacuazione e
peggiora in associazione a un cambiamento della forma delle feci o della
frequenza evacuativa (Stanghellini 2013).
Si distinguono diverse forme a seconda delle caratteristiche dell’alvo: IBS
con diarrea (IBS-D), con stipsi (IBS-C), mista (IBS-M), e una forma non
altrimenti classificabile (IBS-U).
La patogenesi dell’IBS è
certamente multifattoriale, ma
studi recenti indicano come
l’abnorme reazione del sistema
immunitario della mucosa
(Mucose-Associated
Lymphoid Tissue, MALT)
svolga un ruolo rilevante
Un possibile nesso tra ormoni sessuali e IBS può essere ricondotto
anche al ruolo che hanno sulla regolazione della risposta immunitaria. Si è
osservato, infatti, un importante incremento dei mastociti nella lamina
propria e nella mucosa intestinale delle pazienti con IBS, mentre in
quelli di sesso maschile vi è una maggior espressione di linfociti (Cremon et
al 2009).
Inoltre gli estrogeni, favorendo
la presentazione dell’antigene
da parte di macrofagi e cellule
dendritiche mediante TGF-ß
(Quintero et al 2012) e la risposta
Th2-mediata, potrebbero
predisporre l’organismo a
reazioni allergiche
IgE-istamina-mediate nei
confronti di alimenti e altre sostanze presenti nel lume intestinale: ciò
concorderebbe con la maggior prevalenza delle reazioni allergiche del
genere maschile durante l’infanzia e del genere femminile nell’età
adulta (Chen et al. 2008).
Questo meccanismo, associandosi alla sensibilizzazione di precedenti
enteriti infettive, predisporrebbe il MALT a mantenere uno stato
infiammatorio attivo (Barbara et al 2004) e stimolerebbe l’asse encefalo-
intestino-microbiota (Mulak et al 2014).
Il diverso assetto ormonale tra i due generi eserciterebbe effetti
significativi non solo sulla reazione immunitaria, ma anche sulla
composizione del microbiota attraverso l’attivazione di ER-ß (Mulak et al
2014). Rispetto ai controlli questi soggetti mostrano una ridotta biodiversità
della flora intestinale in dieta a base di isoflavone (composto chimico
naturale con proprietà estrogeniche) e flavonoidi, e un significativo
aumento della biodiversità in dieta varia (Mulak et al 2014).
L’effetto dell’estradiolo di promuovere
la proliferazione dell’epitelio
intestinale, alterando così l’integrità di
parete (Sankaran-Walters et al 2013),
potrebbe sottoporre il MALT a una
maggior sollecitazione da parte di
agenti infettivi e del microbiota,
aumentando di conseguenza lo stato
infiammatorio.
IL MICROBIOTA non risulta però essere solo un prodotto passivo
dell’effetto ormonale, in quanto il circolo entero-epatico e la capacità dei
batteri di metabolizzare gli ormoni steroidei giunti con la bile permettono
al microbiota stesso di essere uno dei fattori che condizionano la
concentrazione sierica di estrogeni e testosterone (Mulak et al 2014).
Infine il MICROBIOTA, attraverso la mediazione degli ormoni steroidei,
potrebbe influenzare il sistema serotoninergico dell’ippocampo, come
studi murini hanno evidenziato (Mulak et al 2014), e quindi predisporre
all’ipersensibilità viscerale.
L’ipersensibilità viscerale, che caratterizza oltre un terzo dei pazienti
con IBS e che risulta maggiore nelle donne con IBS rispetto a uomini con
e senza IBS (Chang et al 2006), può essere modulata da fattori ormonali
attraverso vari meccanismi.
In periferia, la reazione Th2-mediata
estrogenica promuoverebbe la
proliferazione e attivazione di mastociti,
la cui concentrazione è risultata
maggiore in prossimità delle terminazioni
enteriche dei pazienti con dolore
addominale (Barbara et al 2004).
Gli estrogeni contribuiscono alla nocicezione mediante due tipi di
recettori estrogenici sui neuroni del ganglio spinale della radice
posteriore del midollo: ERα e ERβ, che a loro volta modulano
l’espressione di recettori e canali ionici (Meleine e Matricon 2014) e del
recettore GPR30, di recente scoperta, che partecipa all’ipersensibilità
viscerale attraverso la mediazione di serotonina (5-HT) (Meleine e Matricon
2014).
All’iperalgesia partecipa anche il progesterone, aumentando il rilascio
di calcitonin gene related peptide (CGRP) e l’attività del rispettivo
recettore che si trova nel ganglio spinale della radice posteriore e nel plesso
mioenterico murino (Palomba et al 2011). Una maggior attività della via
CGRP-mediata contribuirebbe ad abbassare la soglia di sensibilità viscerale
anche nell’uomo. Inoltre, studi in vitro su mucosa colica umana e in vivo
sui topi dimostrano che elevati livelli di progesterone determinano un
aumento della concentrazione di 5-HT senza modificare i livelli di enzima
per la sua sintesi (TPH1) (Guarino et al 2011), bensì inibendone il trasportatore
deputato al re-uptake (SERT)
Sapendo che nella mucosa colica delle pazienti con stipsi da
rallentato transito c’è una maggiore concentrazione di recettori di
progesterone e quindi un’ipersensibilità ai suoi livelli fisiologici
(Guarino et al 2011), e che la serotonina, ammina vasoattiva, aumenta
la produzione di prostaglandine che induce vasodilatazione
in modo simile all’istamina, un aumento della concentrazione
serotoninergica locale, indotta dal progesterone, potrebbe cooperare
all’ipersensibilizzazione delle terminazioni nervose.
IL RUOLO DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE (SNC)
l’amigdala, che esprime recettori degli ormoni sessuali ed è componente
del sistema limbico correlata a stress, dolore ed emozioni, presenta
un’attività aumentata nelle donne con IBS, rispetto a pazienti di
sesso maschile (Guarino et al 2011).
Gli estrogeni possono modulare la sensibilità viscerale con una
capacità di modulazione della via colinergica, GABAergica,
Serotoninergica e della plasticità Sinaptica (Meleine e Matricon 2014).
L’asse ipotalamo-ipofisi-surrene sarebbe influenzato dagli
estrogeni mediante la presenza simultanea sull’ipotalamo di ER-α e
recettori di CRH (Mulak et al 2014).
L’attivazione simultanea di ER-α e ER-β da parte degli estrogeni
aumenterebbe la produzione del nucleo paraventricolare dell’ipotalamo
di CRH e di conseguenza la concentrazione di glucocorticoidi, i quali
iperecciterebbero l’amigdala, già sensibilizzata dall’aumentata
espressione dei recettori di glucocorticoidi mediata dagli estrogeni
stessi (Mulak et al 2014).
L’alterata motilità intestinale che caratterizza molti pazienti con IBS può
invece essere ricondotta all’iperespressione dei recettori di
progesterone sulla muscolatura liscia enterica e sull’epitelio
intestinale, che andrebbero a modificarne l’attività, sensibilizzando
l’intestino alle normali concentrazioni sieriche dell’ormone (Guarino et al
2011).
Il progesterone porterebbe a lento transito intestinale e costipazione
regolando due proteine G attivate dal rispettivo recettore, con
riduzione della forza di contrazione e aumento del tempo di
rilassamento muscolare (Mulak et al 2014; Guarino et al 2011).
L’effetto progestinico
sembra essere così potente
da rendere inefficace
l’effetto peristaltico indotto
dalla serotonina, la cui
concentrazione nelle pazienti
con stipsi da rallentato transito
aumenterebbe per
compensazione (Guarino et al
2011), predisponendole,
oltretutto, all’ipersensibilità.
L’estradiolo collabora al rallentamento del
transito intestinale e dello svuotamento
gastrico inibendo la contrazione della
muscolatura liscia attraverso due vie: una
diretta, che attiverebbe i canali K+ e
bloccherebbe quelli Ca2+, voltaggio-
dipendenti, e una indiretta, che
promuoverebbe la sintesi di colecistochinina
(CCK) e del rispettivo recettore CCKA (Palomba
et al 2011).
La sex hormone binding globulin
(SHBG) potrebbe avere un ruolo nella
patogenesi dell’IBS. Il suo effetto é
recentemente emerso, come possibile
meccanismo patogenetico nell’IBS nei
giovani adulti.
L’SHBG potrebbe assumere importanza
anche nello sviluppo di malattia nelle
donne, essendo in concentrazione elevata
in menopausa (Kim et al 2008).
In alcuni studi, si riporta che
a)-l’intensità dei sintomi di IBS può aumentare in menopausa (Mulak 2014)
b)-un’eccessiva flatulenza si segnala nelle donne sane in menopausa
rispetto a quelle in età fertile (Adeyemo et al 2010);
c)-i sintomi gastrointestinali riportati dalle donne in menopausa sono
maggiori rispetto agli uomini della stessa età (pur essendo la differenza
poco significativa) (Adeyemo et al 2010).
MALATTIE INFIAMMATORIE INTESTINALI CRONICHE
Le malattie infiammatorie croniche intestinali (Inflammatory Bowel
Disease, IBD) comprendono tre sottogruppi principali:
- 1)-malattia di Crohn (MC);
- 2)-retto-colite ulcerosa (RCU);
- 3)-una forma non altrimenti classificabile (IBDU).
La patologia compare in maggior misura tra la seconda e la quarta
decade di vita (Gawron et al 2014) e nella menopausa precoce per la MC.
L’infiammazione intestinale dell’IBD, più intensa rispetto all’IBS
(Barbara et al 2014), è rappresentata prevalentemente da una rispostaTh1-
mediata nella MC e Th2-mediata nella RCU, con un aumento della
concentrazione di IL-1, IL-6 e TNF-α. Quest’ultima determinerebbe poi
un circolo vizioso producendo radicali liberi dell’ossigeno (ROS) che,
stimolando il nuclear factor-kappa B (NF-KB), aumenterebbero la
produzione del TNF-α stesso (Head e Jurenka 2003).
Nell’IBD la modulazione tra ormoni steroidei e infiammazione può essere
ricondotta da una parte all’azione estrogenica mediata da ER-α
sull’espressione di citochine pro-infiammatorie (Looijer-van Langen et al
2011) e, dall’altra, alla riduzione della concentrazione sierica e
intestinale di androgeni e della rispettiva funzione anti-
infiammatoria.
Più precisamente, la produzione cronica di TNF indurrebbe la
diminuzione dei livelli, in ordine decrescente, di ASD, DHEAS e DHEA,
riducendo così l’azione del DHEA di favorire una risposta Th1-mediata
e inibire quella Th2-mediata (Straub et al 2002).
Un altro meccanismo patogenetico è stato identificato nell’alterata
permeabilità della parete intestinale che esporrebbe l’organismo
all’azione lesiva di antigeni e microbiota, similmente a quanto succede
nell’IBS.
La permeabilità risulterebbe diminuita da una modificata composizione di
glicosaminoglicani nella matrice interstiziale e nelle lamine, che
andrebbe ad alterare la distribuzione dei macrofagi reattivi al TNF-α
(Head e Jurenka 2003), e da un deterioramento delle giunzioni strette delle
cellule mucosali(Barbara et al 2014).
L’azione degli estrogeni in questo meccanismo, dimostra come TNF-α e
INF-γ diminuiscano l’espressione di recettori ER-β sulle cellule epiteliali
della mucosa intestinale: questi agiscono sull’integrità e permeabilità di
parete, aumentando la proliferazione cellulare e diminuendo l’apoptosi
e l’adesione intercellulare mediata da giunzioni strette, come mostrato
nei topi ER-β knock out (Looijer-van Langen et al 2011).
Oltre all’azione pro-infiammatoria, recentemente si è attribuito alla
diminuita attività di ER-β anche una predisposizione alla
cancerogenesi della mucosa colica (Principi et al 2014).
I pazienti con IBD presentano, infatti, una riduzione della biodiversità
del microbiota e una minore concentrazione di Faecalibacterium
Prausnitzii, avente funzione anti-infiammatoria (Barbara et al 2014).
La flora intestinale, modulata e modulante da alimentazione e
ormoni sessuali, agirebbe quindi sul processo infiammatorio e
sulla permeabilità di parete.
Le malattie infiammatorie intestinali presentano una complessa e
finora poco esplorata sensibilità alla modulazione da parte degli
steroidi sessuali.
Ulteriori studi sono necessari per approfondire l’eziopatogenesi,
per migliorare l’approccio terapeutico ed eventualmente ottenere
un’efficace prevenzione, soprattutto nelle donne con POF.
(Fallimento Ovarico Prematuro)
Un esempio può essere
rappresentato dallo zinco,
la cui ridotta concentrazione
nei pazienti con IBD potrebbe
influenzare direttamente e
indirettamente l’espressione dei
recettori di estrogeni e il sistema
immunitario, aumentando la
produzione di citochine
pro-infiammatorie e ROS
Reacting Oxygen Species
(Looijer-van Langen et al 2011).
MICROBIOTA VAGINALE
IN MENOPAUSA
COME ECOSISTEMA
DINAMICO
Il normale microbiota è dominato
da specie di Lactobacillus e il
microbiota patogeno così come le
specie Gardnerella e
Bacteroides possono verificarsi
a causa della diminuzione della
dominazione Lactobacillus
LA VAGINA UMANA INSIEME AL SUO
RESIDENTE, IL MICROBIOTA, COMPRENDONO
UN ECOSISTEMA DINAMICO
Lactobacillus svolge un ruolo essenziale
nel mantenere il normale microbiota vaginale in equilibrio.
Il microbiota vaginale si adatta al cambiamento del pH e
al valore ormonale. I cambiamenti nel microbiota vaginale
sulla durata della vita di una donna influenzeranno la
colonizzazione dei microbi patogeni. Includono cambiamenti
nel bambino, nella pubertà, nello stato riproduttivo,
nella menopausa e nella postmenopausa.
- L. iner,
- Anaerococcus sp,
- Peptoniphilus sp,
- Prevotella sp
- Streptococcus sp.
IL CAMBIAMENTO DEI LIVELLI DI ESTROGENI
influenzerà la colonizzazione del microbi patogeno,
portando alla sindrome genitourinaria della menopausa
L'atrofia vulvovaginale si trova spesso nelle donne in
postmenopausa e dominata da:
I cambiamenti nel microbiota vaginale dovuti alla vaginosi
batterica sono caratterizzati da una diminuzione del
Lactobacillus che produce H2O2.
Lo squilibrio del normale microbiota vaginale nella
menopausa causerà malattie come la vaginosi batterica
e la candidosi vulvovaginale ricorrente a causa di
terapie ormonali.
Sono anche causati dall'aumento del numero e della
concentrazione di Gardnerella vaginalis, Mycoplasma
hominis e altre specie di anaerobi come
Peptostreptococci, Prevotella spp e Mobiluncus
spp.
Department of Dermatology and Venereology, Faculty of
Medicine, Universitas Indonesia,
dr. Cipto Mangunkusumo National Hospital
APPROFONDIMENTI
DISTURBI IN MENOPAUSA
( vampate – depressione -sbalzi di umore, stress e sonno irregolare)
In perimenopausa si ha un aumento dei valori di cortisolo notturno
Le VAMPATE sono correlate a picchi di cortisolo,
La menopausa causa dei cambiamenti visibili
che possono compromettere psicologicamente la donna:
- Aumento grasso viscerale e
conformazione a mela
- Aumento del peso corporeo
- Pelle meno elastica per via
del collagene nel derma
(rughe, pelle cadente, borse)
- Annessi cutanei secchi e
fragili (es. capelli)
Elevati livelli di cortisolo urinario libero sono associati a RIDUZIONE DEL SONNO
REM, sveglia precoce, ridotti minuti di sonno nelle fasi 2-3-4 con conseguente
alterazione del tono dell’umore fino alla DEPRESSIONE - STRESS
le immagini fornite dai Media e il ricordo della propria figura in gioventù,
aumentano il senso di disagio femminile.
Da qui, la paura di ingrassare e una preoccupazione esagerata per la
dieta possono portare in particolare modo a ad anoressia nervosa e
bulimia nervosa.
L’ANSIA GIOCA DA PADRONE
L’ANORESSIA NERVOSA viene diagnosticata secondo i seguenti criteri:
1)-Restrizione delle kcal assunte in relazione alle necessità
2)-Intensa paura di aumentare di peso
3)-Alterazione del modo in cui viene vissuto dall’individuo il peso o la
forma del proprio corpo.
LA BULIMIA NERVOSA i viene diagnosticata secondo i seguenti criteri:
1)-Ricorrenti episodi di abbuffata.
2)-Ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire
l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici o
altri farmaci, digiuno o attività fisica eccessiva.
RIMEDI FITOTERAPICI per DISTURBI IN MENOPAUSA
La Cimicifuga o Actea racemosa
chiamata anche “erba delle donne”.
la comunità scientifica considera la
Cimicifuga una pianta utile nel ridurre
i sintomi climaterici, le vampate di calore,
l’insonnia e l’ansia.
il Tè verde
Ha un azione sul sistema immunitario
e sul benessere psicofisico.
Le saponine contenute nel tè verde sono
sostanze in grado di rafforzare il sistema
immunitario e possiedono un forte effetto antibatterico in grado di aiutarci a
contrastare i malanni, ma soprattutto le infezioni delle vie urinarie che sono
più esposte in menopausa.
RIMEDI FITOTERAPICI per DISTURBI IN MENOPAUSA
L’Agnocasto o Albero della castità detto
anche Pepe del Monaco
L’Agnocasto è efficace in pre-menopausa e
menopausa e in particolare per le vampate
aiuta ad armonizzare il bilancio ormonale della
donna, regolando il sistema ovulatorio
in presenza di amenorrea e dismenorrea
migliorando i disturbi neurovegetativi
in menopausa, inoltre agisce positivamente sul
riequilibrio del rapporto estrogeni/progesterone
a favore di quest'ultimo.
viene impiegata per combattere l’ansia e
l’insonnia, grazie al suo effetto calmante e
sedativo; ma anche per indurre la distensione
muscolare grazie alla sua azione spasmodica
e rilassante. La Passiflora può essere
impiegata in caso di ansia e stress, dove aiuta
a gestire situazioni, riducendo anche sintomi
come agitazione, tachicardia, respiro affannoso,
La Passiflora incarnata
RIMEDI FITOTERAPICI per DISTURBI IN MENOPAUSA
IL MAGNOLOLO
Il magnololo è un composto bioattivo trovato nella corteccia della
Magnolia officinalis. e contiene diversi composti, tra i quali il magnololo e
l’honokiolo, cui sono attribuite le principali
proprietà farmacologiche.
Presenta una serie di azioni, tra cui: Antimicotica,
Antibatterica, Antiossidante, Antinfiammatoria.
Si è inoltre dimostrato che esso agisce come un
naturale inibitore dell’acetil-coenzima A
L’HONOKIOLO
è una MOLECOLA BIFENOLICA,
presente nella magnolia, che è stato
utilizzato come ANSIOLITICO,
ANALGESICO ANTITROMBOTICO,
ANTICANCEROGENO
ANTIDEPRESSIVO, e ANTIBATTERICO
CALCIO, VITAMINA D E MAGNESIO
Il Calcio, la vitamina D e anche il Magnesio sono nutrienti notoriamente
indicati alla donna in menopausa, di supporto per mantenere il corretto
turnover del tessuto osseo. L’integrazione di Calcio e di vitamina D è
inoltre generalmente prescritta nelle donne con problemi di osteoporosi.
La vitamina D invece viene prodotta dalla pelle in seguito
all’esposizione al sole. L’integrazione di vitamina D è così spesso
indicata nelle donne carenti e in particolare dai 35 anni in poi per
prevenire l’insorgenza dell’osteoporosi
La vitamina D contribuisce all'assorbimento/utilizzo del calcio
e del fosforo, oltre normalizzare i livelli di calcio nel sangue.
IL MAGNESIO, anch’esso ampiamente distribuito negli alimenti sia
animali che vegetali, regola diverse funzionalità del nostro organismo:
dal metabolismo energetico alla contrazione muscolare,
dal rilassamento alla regolazione del turnover del Calcio.
Oltre a svolgere un ruolo importante a livello di apparato scheletrico, gli
studi scientifici hanno evidenziato che l’introito di Magnesio e Calcio
favorisce una minore incidenza di problematiche cardiovascolari.
IL CALCIO è ampiamente distribuito in vari alimenti di origine
animale e vegetale, dal latte e derivati a carciofi, broccoli, cavoli, verze,
arance, albicocche e fragole.
Infine anche la VITAMINA K e lo ZINCO contribuiscono al
mantenimento di ossa normali.
COLESTEROLO ALTO IN MENOPAUSA
HDL ed LDL: livelli giusti di colesterolo da tenere sotto controllo
Con l’arrivo della menopausa le donne dovrebbero prestare
maggiore attenzione anche al colesterolo! Cioè controllare
colesterolo, trigliceridi e glicemia sempre a causa del crollo degli
estrogeni in circolo nel sangue!
La diminuzione di questi ormoni preziosi, aumenta anche il rischio
di IPERCOLESTEROLEMIA, che è strettamente legato a quello di
sviluppare
malattie del cuore pericolose per la vita.
Gli estrogeni, prima della menopausa sono efficaci nel contrastare il
colesterolo LDL, ma supportano quello LDL “buono”
Dopo la menopausa questo effetto protettivo scompare del tutto.
:
E’ importante sempre dosare sia il colesterolo HDL, che quello
LDL ed il totale. I giusti livelli di colesterolo prima, durante e dopo
la menopausa sono i seguenti:
- Colesterolo totale inferiore a 200 mg / dL
- HDL almeno 60 mg / dL
(a questo livello, HDL
sembra proteggere dalle
malattie cardiache)
- LDL inferiore a 100 mg / dL
Da sottolineare che per gli uomini si evidenzia un rischio cardiovascolare
se l’HDL scende sotto i 40 mg / dL, mentre per noi donne il pericolo
aumenta già sotto i 50 mg / dL.
I FITOESTROGENI
I fitoestrogeni sono sostanze naturali non-stereoidee, contenute
nelle piante, hanno un'azione estrogeno simile e svolgono
una funzione ormonale.
Pur avendo una struttura chimica simile agli ormoni femminili la loro
attività biologica, ossia la loro potenza, è circa 1000 volte inferiore
agli estrogeni prodotti dal corpo umano
L’interesse della comunità scientifica per
i fitoestrogeni nacque anni fa da studi
osservazionali che evidenziarono che le
donne asiatiche erano meno soggette a
sviluppare i sintomi della menopausa.
Fu rilevato in seguito che la differenza
più significativa rispetto alle donne
occidentali era la loro alimentazione ad
alto consumo di soia, una fonte
naturalmente ricca di fitoestrogeni.
I fitoestrogeni, in particolare, devono il loro nome al fatto che
sono sostanze presenti nelle piante che assomigliano agli
estrogeni che noi produciamo. La loro somiglianza strutturale con gli
estrogeni umani determina una certa affinità nel meccanismo d’azione:
interagiscono con gli stessi recettori degli estrogeni umani attivando i
processi fisiologici a loro legati. Tuttavia hanno una potenza molto
minore e per tale motivo sono chiamati anche estrogeni deboli.
I fitoestrogeni, svolgendo una funzione ormonale, seppur debole,
possono esser un utile supporto per ristabilire l’equilibrio perso.
Certo, non elimineranno
del tutto l’effetto dei
sintomi, ma di sicuro
possono aiutare ad
attenuarne l’intensità e a
contrastarli.
QUALI SONO E DOVE SI TROVANO I FITOESTROGENI
La presenza di fitoestrogeni negli alimenti non è costante ma dipende
anche dal momento della raccolta, dal tipo di terreno e dalle modalità con
cui vengono raccolti. Inoltre si è rilevato che i fitoestrogeni sono
particolarmente concentrati nella buccia, ragion per cui i cibi
integrali sono da preferire a quelli lavorati e raffinati.
TRE GRUPPI PRINCIPALI
ISOFLAVONI
Contenuti nei legumi
principalmente nella
soglia e derivati latte di
soja tofu ma anche
nelle lenticchie nei
fagioli e nei piselli
LIGNANI
Ampiamente distribuiti
in cereali, frutta e
vegetali incluso l'olio
d'oliva, i semi di lino
sono i più ricchi, seguiti
dai cereali quali grano,
frumento, orzo, riso, etc
CUMESTANI
Contenuti nei germogli
e nel foraggio
Enterodiolo
Enterolattone Genisteina
Daidzeina
Cumestrolo
4 metossicumestrolo
I fitoestrogeni presenti in natura, negli alimenti così come nei vari
integratori alimentari, La loro attivazione è favorita dal MICROBIOTA, se
funzionale, vitale e in equilibrio. Il MICROBIOTA infatti è in grado di
“sbloccare” i composti inattivi e trasformarli in fitoestrogeni con una debole
ma utile attività ormonale.
A condizionare tutto ciò oltre alla vitalità e alla salute del MICROBIOTA,
contribuiscono:
- 1)-La dieta;
- 2)-L’utilizzo di taluni farmaci: gli antibiotici ad esempio alterano
l’equilibrio della flora intestinale;
- 3)-La presenza di problematiche intestinali;
- Il pH intestinale;
- La velocità del transito intestinale.
MICROBIOTA (FLORA BATTERICA INTESTINALE)
NON SOLO PER “ATTIVARE” I FITOESTROGENI
Il Calcio, la vitamina D, il
Magnesio e la vitamina K
così come lo Zinco, il
Selenio e le vitamine D, E, K,
C e B6 sono nutrienti da
tenere particolarmente sotto
controllo nella donna in
menopausa.
VITAMINE E MINERALI IN MENOPAUSA
Le necessità nutrizionali variano in base all’età in termini di quantità di
vitamine e minerali. in quanto rappresentano nutrienti essenziali per
sostenere le normali funzionalità del nostro organismo,
L’organismo della donna in menopausa ha bisogno di essere nutrito
in modo sano ed equilibrato con un certo “occhio di riguardo” per
alcune vitamine e minerali essenziali non solo per invecchiare in
salute, ma anche per prevenire alcune problematiche, tra cui emerge
l’osteoporosi
VITAMINE DEL GRUPPO B, C, E, POTASSIO,
SELENIO E ZINCO PER UN AGEING IN SALUTE
LE VITAMINE B sono un gruppo di nutrienti essenziali per diverse
funzioni del nostro organismo. ogni singola cellula del nostro corpo ha
bisogno di una o più vitamine del gruppo B. Queste sono ampiamente
distribuite nei vari alimenti e generalmente la loro integrazione in gruppo
favorisce l’azione di ogni singola vitamina.
Nella donna in pre-menopausa e menopausa la vitamina
B6 contribuisce alla regolazione dell’attività ormonale.
Inoltre, le vitamine B6, B12 e l’acido folico svolgono un ruolo
importante nel sostenere il normale metabolismo dell’omocisteina,
una molecola che ha effetti simili al colesterolo e che produciamo in
eccesso quando si è carenti di una di queste vitamine.
Le vitamine B2, B3 e B8, assieme allo Zinco, favoriscono il mantenimento
di una pelle normale, assieme alla vitamina C che contribuisce alla
normale formazione del collagene per la normale funzione di vasi
sanguigni, ossa, cartilagini, gengive, pelle e denti.
Il Potassio, assieme al Magnesio, contribuisce alla normale
funzione muscolare e al funzionamento del sistema nervoso.
Il corretto introito di queste vitamine e minerali è essenziale quindi
per favorire un sano
invecchiamento mantenendo
in salute il nostro organismo
a livello fisico e mentale: per
una pelle più elastica, un
organismo più resistente
all’ossidazione, una sistema
nervoso più rilassato e vigile
e un metabolismo sempre
efficiente, meno stanco e affaticato
LA VITAMINA C, INSIEME al SELENIO, allo ZINCO e
alla VITAMINA E, sostiene la protezione delle
CELLULE, dallo STRESS OSSIDATIVO.
EVITARE SOSTANZE STIMOLANTI CHE FAVORISCONO LE VAMPATE DI
CALORE E L’INSONNIA (IN PARTICOLARE LA SERA.
LA DIETA PER LA DONNA IN MENOPAUSA
PRESENTATA A EXPO 2015: SI CONSIGLIANO:
- Cibi ricchi di OMEGA 3, un acido grasso essenziale di cui è ricco il pesce
azzurro, per prevenire il declino cognitivo oltre che le malattie cardiovascolari.
- Consumo di olio extra vergine di oliva, ricco di un potente antiossidante,
vitamina E.
- Limitare il consumo di alimenti raffinati ad elevato carico glicemico
- Consumare alimenti contenenti antiossidanti e fitoestrogeni: aglio, cipolle,
- broccoli, salvia, rosmarino e legumi. (qualora non ci siano specifiche
controindicazioni)
Grazie per
la Vostra
attenzione
e
partecipaz
ione
Dott. Angelo
Maria Di Fede

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  • 2. IL PROCESSO D’INVECCHIAMENTO COMINCIA DAL PRIMO MOMENTO DELLA NOSTRA VITA. Consiste nell’accumulazione dei prodotti di rifiuto non espulsi. Le cellule si deteriorano a causa dell’accumulo di tossine. PH EMATICO: il suo pH oscilla tra valori molto ristretti (7,37 e 7,46). Per mantenere costanti tali valori interviene, in prima linea, il BICARBONATO, seguito dall’EMOGLOBINA, dalle PROTEINE PLASMATICHE e dal FOSFATO. Questo insieme di tamponi è molto efficiente e consente una rapida e costante regolazione del pH DEL SANGUE.
  • 3. Gli EFFETTI NEGATIVI diventano sempre più fastidiosi, giorno dopo giorno. Si deve combattere con le VAMPATE DI CALORE e la sudorazione. Di NOTTE CI SI SVEGLIA senza motivo e non si riesce a riprendere sonno. La CAPACITÀ DI CONCENTRAZIONE non é più la stessa di prima e capita sempre più spesso di dimenticare qualcosa… » le mestruazioni si bloccavano per mesi, per poi arrivare di nuovo all’improvviso, per giunta erano così intense da condizionare la mia voglia di uscire di casa» IL CICLO MESTRUALE IMPAZZISCE
  • 4. OGNI DONNA VIVE CON LO SPETTRO DELLA MENOPAUSA La menopausa non è affatto una malattia, periodo parafisiologico caratterizzato dalla perdita della capacità riproduttiva e da un caratteristico pattern ormonale che insorge circa 12 mesi dopo l’ultima mestruazione, rappresentato da: - elevata concentrazione di FSH ed LH - ridotta concentrazione di progesterone, estrone ed estradiolo prodotti per l’80% dalla conversione intracellulare di DHEA - aumentata concentrazione di testosterone totale, ma con una concentrazione di testosterone libero non significativamente aumentata per un corrispettivo aumento della concentrazione di SHBG - ridotta concentrazione di androstenedione (ASD), DHEA e DHEAS
  • 5. IL CLIMATERIO e le sue fasi IL CLIMATERIO comprende in definitiva la lunga fase di transizione che copre il periodo più lungo prima e dopo la PERIMENOPAUSA. - LA PREMENOPAUSA, - LA MENOPAUSA VERA E PROPRIA, - LA PERIMENOPAUSA E LA POSTMENOPAUSA. LA MENOPAUSA SI SUDDIVIDE IN VARIE FASI:
  • 6. IL MICROBIOTA INTESTINALE IN PRE-MENOPAUSA: Diversi livelli plasmatici di proteine di legame per LIPOPOLISACCARIDI (LBP) influenzano la composizione del MICROBIOMA INTESTINALE DI DONNE IN PRE-MENOPAUSA. e maggiore è la concentrazione di LBP, più alto è il grado di infiammazione. The ISME Journal I LIPOPOLISSACARIDI (LPS), oltre a essere componenti strutturali della parete batterica dei Gram-negativi, sono da poco stati identificati come fattori correlati allo stato di obesità anche in presenza di bassi livelli di infiammazione. LA PROTEINA DI LEGAME LBP, PRODOTTA DAL FEGATO Lipopolysaccharide Binding Protein (proteina che fissa i liposaccaridi) in misura direttamente proporzionale alla quantità di LPS circolante, si occupa del loro trasporto e della loro associazione da singoli monomeri al complesso CD14.
  • 7. Si innesca dunque una risposta infiammatoria mediata da Toll-like receptor 4 e dall’aumento di proteina C reattiva (CRP),prodotta in risposta a LPS. Recenti studi hanno dimostrato che le LBP sono associate a una dieta ricca in grassi e alla condizione di obesità e che i suoi livelli variano a seconda della distribuzione del MICROBIOMA INTESTINALE E DEL TESSUTO l’interconnessione tra MICROBIOMA, LBP E INFIAMMAZIONE non è stata ancora approfondita. Sono stati perciò collezionati ed esaminati campioni fecali ed ematici di 110 donne in pre-menopausa. In base alle analisi dei livelli di LPB, i soggetti inclusi sono stati suddivisi in 3 gruppi: - LPB basse o “terzile 1” (0-14.9 µg/ml, n=36); - LBP intermedie o “terzile 2” (15.0-22.1 µg/ml, n=37); - LBP alte o “terzile 3” (22.4-94.7 µg/ml n=37).
  • 8. OBESITÀ: STUDIO SU LIPOPOLISACCARIDI E MICROBIOTA INTESTINALE I livelli di CRP sono risultati statisticamente differenti tra tutti i gruppi, registrando i valori massimi in corrispondenza di LBP alte. Sempre in questo gruppo, le abitudini alimentari raccolte evidenziano un maggior introito di grassi oltre che la più alta percentuale di massa grassa I Firmicutes, il phyla batterico complessivamente più espresso, ha riportato una tendenziale diminuzione in termini di contrazione parallela all’aumento delle LBP, andamento contrario ai Bacteroidetes. L’abbondanza relativa di Actinobacteria è inoltre risultata notevolmente differente nei 3 gruppi mentre, solo rispetto al terzo, è stata notata una discrepanza nell’espressione di geni imputati alla sintesi di LPS.
  • 9. Infine, dall’analisi di associazione tra batteri e CRP, è emerso ancora una volta come i Bacteroidetes siano correlati a livelli di CPR >1mg/L nel terzo gruppo. Di contro, alte concentrazioni di Phascolarctobacterium si sono dimostrati collegati a CPR</= 1mg/L. Complessivamente, dai risultati di questo studio possiamo affermare come la composizione del MICROBIOMA INTESTINALE e l’espressione di particolari geni sia influenzata dai LIVELLI DI LBP circolanti. L’associazione tra LBP E OBESITÀ potrebbe quindi essere in parte spiegata con le alterazioni batteriche indotte e dal conseguente aumento di infiammazione confermato dai crescenti livelli di CRP in risposta alla produzione di LPS.
  • 10. GONFIORE ADDOMINALE E PANCIA GONFIA, Il nostro intestino ospita circa 150 ml di gas che rientrano in un complesso sistema in equilibrio che regola il processo di respirazione cellulare. I gas in eccesso a livello intestinale vengono infatti assorbiti per essere sciolti nel sangue e portati ai polmoni, dove vengono eliminati con l’emissione del respiro. I GAS INTESTINALI sono composti principalmente da azoto, ossigeno, idrogeno, monossido di carbonio e metano provenienti dalla DIGESTIONE E FERMENTAZIONE DEGLI ALIMENTI nel loro lungo “viaggio” nell’intestino. La pancia gonfia è la conseguenza di un eccesso di tali gas che porta ad un evidente gonfiore addominale.
  • 11. A LIVELLO ANATOMICO: la maggiore lunghezza del colon nel sesso femminile utile durante la gravidanza; la muscolatura addominale meno sviluppata di quella del sesso maschile. A LIVELLO FISIOLOGICO: la notevole influenza degli ormoni femminili sulle attività intestinali e sul metabolismo in genere. L’ECCESSO DI GAS GENERALMENTE È DOVUTO A: 1)-Alterazioni della flora batterica intestinale a cui consegue un aumento delle fermentazioni; 2)-Una funzionalità epatica non ottimale; 3)-Una alimentazione scorretta ed in particolare ricca di alimenti che aumentano la produzione di gas. FATTORI ANATOMICI E FISIOLOGICI CHE FAVORISCONO IL GONFIORE ADDOMINALE
  • 12. RIMEDI PER LA PANCIA GONFIA IN MENOPAUSA come contrastare il gonfiore addominale causato dal calo degli estrogeni - Cumino: contiene proprietà carminative, digestive e antimicrobiche - Anice: contiene proprietà carminative, digestive e antimicrobiche - Finocchio: svolge un'azione stimolante sulla motilità dello stomaco e dell'intestino, unita ad un'attività antifermentativa - Angelica: esercita attività spasmolitiche, procinetiche e carminative - Menta: contiene proprietà spasmolitiche, digestive, antisettiche - Melissa:  contiene proprietà rilassanti, digestive, antibatteriche, antinfiammatorie, antispasmodiche - Camomilla: è un'erba spasmolitica, antinfiammatoria e antibatterica PIANTE CARMINATIVE CONTRO I GONFIORI Si tratta di rimedi erboristici in grado di eliminare il gonfiore addominale che contraddistingue il meteorismo. Le piante più efficaci sono:
  • 13. ORMONI SESSUALI E SALUTE GASTROINTESTINALE: La menopausa è il periodo parafisiologico caratterizzato dalla perdita della capacità riproduttiva e da un caratteristico pattern ormonale che insorge circa 12 mesi dopo l’ultima mestruazione, rappresentato da: - 1)-elevata concentrazione di FSH ed LH (Shifren e Schiff 2000); - 2)-ridotta concentrazione di PROGESTERONE, ESTRONE ED ESTRADIOLO (Shifren e Schiff 2000), prodotti per l’80% dalla conversione intracellulare di DHEA (Labrie 2015); - 3)-aumentata concentrazione di TESTOSTERONE TOTALE, ma con una concentrazione di TESTOSTERONE LIBERO non significativamente aumentata per un corrispettivo aumento della concentrazione di SHBG (Skałba et al 2003); - 4)-ridotta concentrazione di ANDROSTENEDIONE (ASD), DHEA e DHEAS (Skałba et al 2003);
  • 14. Ormai è noto il ruolo che gli ORMONI STEROIDEI svolgono nella patogenesi di diverse malattie epatiche, come nel caso di colestasi favorita dagli estrogeni, e di adenomi ed epatocarcinoma dagli androgeni. Inoltre, essendo il loro catabolismo competenza del fegato, una sua disfunzione può determinare femminilizzazione nell’uomo e virilizzazione, infertilità e amenorrea nella donna (Burra 2003) GLI ORMONI STEROIDEI Concentriamoci sul rapporto tra ormoni steroidei e le principali patologie infiammatorie intestinali, e in particolare la sindrome dell’intestino irritabile (IBS) e le malattie infiammatorie intestinali (IBD).
  • 15. SINDROME DELL’INTESTINO IRRITABILE ED ORMONI SESSUALI La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) è una patologia cronica intestinale caratterizzata da dolore o fastidio addominale, in almeno tre giorni al mese negli ultimi tre mesi, che migliora con l’evacuazione e peggiora in associazione a un cambiamento della forma delle feci o della frequenza evacuativa (Stanghellini 2013). Si distinguono diverse forme a seconda delle caratteristiche dell’alvo: IBS con diarrea (IBS-D), con stipsi (IBS-C), mista (IBS-M), e una forma non altrimenti classificabile (IBS-U). La patogenesi dell’IBS è certamente multifattoriale, ma studi recenti indicano come l’abnorme reazione del sistema immunitario della mucosa (Mucose-Associated Lymphoid Tissue, MALT) svolga un ruolo rilevante
  • 16. Un possibile nesso tra ormoni sessuali e IBS può essere ricondotto anche al ruolo che hanno sulla regolazione della risposta immunitaria. Si è osservato, infatti, un importante incremento dei mastociti nella lamina propria e nella mucosa intestinale delle pazienti con IBS, mentre in quelli di sesso maschile vi è una maggior espressione di linfociti (Cremon et al 2009). Inoltre gli estrogeni, favorendo la presentazione dell’antigene da parte di macrofagi e cellule dendritiche mediante TGF-ß (Quintero et al 2012) e la risposta Th2-mediata, potrebbero predisporre l’organismo a reazioni allergiche IgE-istamina-mediate nei confronti di alimenti e altre sostanze presenti nel lume intestinale: ciò concorderebbe con la maggior prevalenza delle reazioni allergiche del genere maschile durante l’infanzia e del genere femminile nell’età adulta (Chen et al. 2008).
  • 17. Questo meccanismo, associandosi alla sensibilizzazione di precedenti enteriti infettive, predisporrebbe il MALT a mantenere uno stato infiammatorio attivo (Barbara et al 2004) e stimolerebbe l’asse encefalo- intestino-microbiota (Mulak et al 2014). Il diverso assetto ormonale tra i due generi eserciterebbe effetti significativi non solo sulla reazione immunitaria, ma anche sulla composizione del microbiota attraverso l’attivazione di ER-ß (Mulak et al 2014). Rispetto ai controlli questi soggetti mostrano una ridotta biodiversità della flora intestinale in dieta a base di isoflavone (composto chimico naturale con proprietà estrogeniche) e flavonoidi, e un significativo aumento della biodiversità in dieta varia (Mulak et al 2014). L’effetto dell’estradiolo di promuovere la proliferazione dell’epitelio intestinale, alterando così l’integrità di parete (Sankaran-Walters et al 2013), potrebbe sottoporre il MALT a una maggior sollecitazione da parte di agenti infettivi e del microbiota, aumentando di conseguenza lo stato infiammatorio.
  • 18. IL MICROBIOTA non risulta però essere solo un prodotto passivo dell’effetto ormonale, in quanto il circolo entero-epatico e la capacità dei batteri di metabolizzare gli ormoni steroidei giunti con la bile permettono al microbiota stesso di essere uno dei fattori che condizionano la concentrazione sierica di estrogeni e testosterone (Mulak et al 2014). Infine il MICROBIOTA, attraverso la mediazione degli ormoni steroidei, potrebbe influenzare il sistema serotoninergico dell’ippocampo, come studi murini hanno evidenziato (Mulak et al 2014), e quindi predisporre all’ipersensibilità viscerale. L’ipersensibilità viscerale, che caratterizza oltre un terzo dei pazienti con IBS e che risulta maggiore nelle donne con IBS rispetto a uomini con e senza IBS (Chang et al 2006), può essere modulata da fattori ormonali attraverso vari meccanismi. In periferia, la reazione Th2-mediata estrogenica promuoverebbe la proliferazione e attivazione di mastociti, la cui concentrazione è risultata maggiore in prossimità delle terminazioni enteriche dei pazienti con dolore addominale (Barbara et al 2004).
  • 19. Gli estrogeni contribuiscono alla nocicezione mediante due tipi di recettori estrogenici sui neuroni del ganglio spinale della radice posteriore del midollo: ERα e ERβ, che a loro volta modulano l’espressione di recettori e canali ionici (Meleine e Matricon 2014) e del recettore GPR30, di recente scoperta, che partecipa all’ipersensibilità viscerale attraverso la mediazione di serotonina (5-HT) (Meleine e Matricon 2014). All’iperalgesia partecipa anche il progesterone, aumentando il rilascio di calcitonin gene related peptide (CGRP) e l’attività del rispettivo recettore che si trova nel ganglio spinale della radice posteriore e nel plesso mioenterico murino (Palomba et al 2011). Una maggior attività della via CGRP-mediata contribuirebbe ad abbassare la soglia di sensibilità viscerale anche nell’uomo. Inoltre, studi in vitro su mucosa colica umana e in vivo sui topi dimostrano che elevati livelli di progesterone determinano un aumento della concentrazione di 5-HT senza modificare i livelli di enzima per la sua sintesi (TPH1) (Guarino et al 2011), bensì inibendone il trasportatore deputato al re-uptake (SERT)
  • 20. Sapendo che nella mucosa colica delle pazienti con stipsi da rallentato transito c’è una maggiore concentrazione di recettori di progesterone e quindi un’ipersensibilità ai suoi livelli fisiologici (Guarino et al 2011), e che la serotonina, ammina vasoattiva, aumenta la produzione di prostaglandine che induce vasodilatazione in modo simile all’istamina, un aumento della concentrazione serotoninergica locale, indotta dal progesterone, potrebbe cooperare all’ipersensibilizzazione delle terminazioni nervose.
  • 21. IL RUOLO DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE (SNC) l’amigdala, che esprime recettori degli ormoni sessuali ed è componente del sistema limbico correlata a stress, dolore ed emozioni, presenta un’attività aumentata nelle donne con IBS, rispetto a pazienti di sesso maschile (Guarino et al 2011). Gli estrogeni possono modulare la sensibilità viscerale con una capacità di modulazione della via colinergica, GABAergica, Serotoninergica e della plasticità Sinaptica (Meleine e Matricon 2014). L’asse ipotalamo-ipofisi-surrene sarebbe influenzato dagli estrogeni mediante la presenza simultanea sull’ipotalamo di ER-α e recettori di CRH (Mulak et al 2014). L’attivazione simultanea di ER-α e ER-β da parte degli estrogeni aumenterebbe la produzione del nucleo paraventricolare dell’ipotalamo di CRH e di conseguenza la concentrazione di glucocorticoidi, i quali iperecciterebbero l’amigdala, già sensibilizzata dall’aumentata espressione dei recettori di glucocorticoidi mediata dagli estrogeni stessi (Mulak et al 2014).
  • 22. L’alterata motilità intestinale che caratterizza molti pazienti con IBS può invece essere ricondotta all’iperespressione dei recettori di progesterone sulla muscolatura liscia enterica e sull’epitelio intestinale, che andrebbero a modificarne l’attività, sensibilizzando l’intestino alle normali concentrazioni sieriche dell’ormone (Guarino et al 2011). Il progesterone porterebbe a lento transito intestinale e costipazione regolando due proteine G attivate dal rispettivo recettore, con riduzione della forza di contrazione e aumento del tempo di rilassamento muscolare (Mulak et al 2014; Guarino et al 2011).
  • 23. L’effetto progestinico sembra essere così potente da rendere inefficace l’effetto peristaltico indotto dalla serotonina, la cui concentrazione nelle pazienti con stipsi da rallentato transito aumenterebbe per compensazione (Guarino et al 2011), predisponendole, oltretutto, all’ipersensibilità. L’estradiolo collabora al rallentamento del transito intestinale e dello svuotamento gastrico inibendo la contrazione della muscolatura liscia attraverso due vie: una diretta, che attiverebbe i canali K+ e bloccherebbe quelli Ca2+, voltaggio- dipendenti, e una indiretta, che promuoverebbe la sintesi di colecistochinina (CCK) e del rispettivo recettore CCKA (Palomba et al 2011).
  • 24. La sex hormone binding globulin (SHBG) potrebbe avere un ruolo nella patogenesi dell’IBS. Il suo effetto é recentemente emerso, come possibile meccanismo patogenetico nell’IBS nei giovani adulti. L’SHBG potrebbe assumere importanza anche nello sviluppo di malattia nelle donne, essendo in concentrazione elevata in menopausa (Kim et al 2008). In alcuni studi, si riporta che a)-l’intensità dei sintomi di IBS può aumentare in menopausa (Mulak 2014) b)-un’eccessiva flatulenza si segnala nelle donne sane in menopausa rispetto a quelle in età fertile (Adeyemo et al 2010); c)-i sintomi gastrointestinali riportati dalle donne in menopausa sono maggiori rispetto agli uomini della stessa età (pur essendo la differenza poco significativa) (Adeyemo et al 2010).
  • 25. MALATTIE INFIAMMATORIE INTESTINALI CRONICHE Le malattie infiammatorie croniche intestinali (Inflammatory Bowel Disease, IBD) comprendono tre sottogruppi principali: - 1)-malattia di Crohn (MC); - 2)-retto-colite ulcerosa (RCU); - 3)-una forma non altrimenti classificabile (IBDU). La patologia compare in maggior misura tra la seconda e la quarta decade di vita (Gawron et al 2014) e nella menopausa precoce per la MC.
  • 26. L’infiammazione intestinale dell’IBD, più intensa rispetto all’IBS (Barbara et al 2014), è rappresentata prevalentemente da una rispostaTh1- mediata nella MC e Th2-mediata nella RCU, con un aumento della concentrazione di IL-1, IL-6 e TNF-α. Quest’ultima determinerebbe poi un circolo vizioso producendo radicali liberi dell’ossigeno (ROS) che, stimolando il nuclear factor-kappa B (NF-KB), aumenterebbero la produzione del TNF-α stesso (Head e Jurenka 2003). Nell’IBD la modulazione tra ormoni steroidei e infiammazione può essere ricondotta da una parte all’azione estrogenica mediata da ER-α sull’espressione di citochine pro-infiammatorie (Looijer-van Langen et al 2011) e, dall’altra, alla riduzione della concentrazione sierica e intestinale di androgeni e della rispettiva funzione anti- infiammatoria. Più precisamente, la produzione cronica di TNF indurrebbe la diminuzione dei livelli, in ordine decrescente, di ASD, DHEAS e DHEA, riducendo così l’azione del DHEA di favorire una risposta Th1-mediata e inibire quella Th2-mediata (Straub et al 2002).
  • 27. Un altro meccanismo patogenetico è stato identificato nell’alterata permeabilità della parete intestinale che esporrebbe l’organismo all’azione lesiva di antigeni e microbiota, similmente a quanto succede nell’IBS. La permeabilità risulterebbe diminuita da una modificata composizione di glicosaminoglicani nella matrice interstiziale e nelle lamine, che andrebbe ad alterare la distribuzione dei macrofagi reattivi al TNF-α (Head e Jurenka 2003), e da un deterioramento delle giunzioni strette delle cellule mucosali(Barbara et al 2014).
  • 28. L’azione degli estrogeni in questo meccanismo, dimostra come TNF-α e INF-γ diminuiscano l’espressione di recettori ER-β sulle cellule epiteliali della mucosa intestinale: questi agiscono sull’integrità e permeabilità di parete, aumentando la proliferazione cellulare e diminuendo l’apoptosi e l’adesione intercellulare mediata da giunzioni strette, come mostrato nei topi ER-β knock out (Looijer-van Langen et al 2011). Oltre all’azione pro-infiammatoria, recentemente si è attribuito alla diminuita attività di ER-β anche una predisposizione alla cancerogenesi della mucosa colica (Principi et al 2014). I pazienti con IBD presentano, infatti, una riduzione della biodiversità del microbiota e una minore concentrazione di Faecalibacterium Prausnitzii, avente funzione anti-infiammatoria (Barbara et al 2014). La flora intestinale, modulata e modulante da alimentazione e ormoni sessuali, agirebbe quindi sul processo infiammatorio e sulla permeabilità di parete.
  • 29. Le malattie infiammatorie intestinali presentano una complessa e finora poco esplorata sensibilità alla modulazione da parte degli steroidi sessuali. Ulteriori studi sono necessari per approfondire l’eziopatogenesi, per migliorare l’approccio terapeutico ed eventualmente ottenere un’efficace prevenzione, soprattutto nelle donne con POF. (Fallimento Ovarico Prematuro) Un esempio può essere rappresentato dallo zinco, la cui ridotta concentrazione nei pazienti con IBD potrebbe influenzare direttamente e indirettamente l’espressione dei recettori di estrogeni e il sistema immunitario, aumentando la produzione di citochine pro-infiammatorie e ROS Reacting Oxygen Species (Looijer-van Langen et al 2011).
  • 31. Il normale microbiota è dominato da specie di Lactobacillus e il microbiota patogeno così come le specie Gardnerella e Bacteroides possono verificarsi a causa della diminuzione della dominazione Lactobacillus LA VAGINA UMANA INSIEME AL SUO RESIDENTE, IL MICROBIOTA, COMPRENDONO UN ECOSISTEMA DINAMICO Lactobacillus svolge un ruolo essenziale nel mantenere il normale microbiota vaginale in equilibrio. Il microbiota vaginale si adatta al cambiamento del pH e al valore ormonale. I cambiamenti nel microbiota vaginale sulla durata della vita di una donna influenzeranno la colonizzazione dei microbi patogeni. Includono cambiamenti nel bambino, nella pubertà, nello stato riproduttivo, nella menopausa e nella postmenopausa.
  • 32. - L. iner, - Anaerococcus sp, - Peptoniphilus sp, - Prevotella sp - Streptococcus sp. IL CAMBIAMENTO DEI LIVELLI DI ESTROGENI influenzerà la colonizzazione del microbi patogeno, portando alla sindrome genitourinaria della menopausa L'atrofia vulvovaginale si trova spesso nelle donne in postmenopausa e dominata da:
  • 33. I cambiamenti nel microbiota vaginale dovuti alla vaginosi batterica sono caratterizzati da una diminuzione del Lactobacillus che produce H2O2. Lo squilibrio del normale microbiota vaginale nella menopausa causerà malattie come la vaginosi batterica e la candidosi vulvovaginale ricorrente a causa di terapie ormonali. Sono anche causati dall'aumento del numero e della concentrazione di Gardnerella vaginalis, Mycoplasma hominis e altre specie di anaerobi come Peptostreptococci, Prevotella spp e Mobiluncus spp. Department of Dermatology and Venereology, Faculty of Medicine, Universitas Indonesia, dr. Cipto Mangunkusumo National Hospital
  • 35. DISTURBI IN MENOPAUSA ( vampate – depressione -sbalzi di umore, stress e sonno irregolare) In perimenopausa si ha un aumento dei valori di cortisolo notturno Le VAMPATE sono correlate a picchi di cortisolo, La menopausa causa dei cambiamenti visibili che possono compromettere psicologicamente la donna: - Aumento grasso viscerale e conformazione a mela - Aumento del peso corporeo - Pelle meno elastica per via del collagene nel derma (rughe, pelle cadente, borse) - Annessi cutanei secchi e fragili (es. capelli) Elevati livelli di cortisolo urinario libero sono associati a RIDUZIONE DEL SONNO REM, sveglia precoce, ridotti minuti di sonno nelle fasi 2-3-4 con conseguente alterazione del tono dell’umore fino alla DEPRESSIONE - STRESS
  • 36. le immagini fornite dai Media e il ricordo della propria figura in gioventù, aumentano il senso di disagio femminile. Da qui, la paura di ingrassare e una preoccupazione esagerata per la dieta possono portare in particolare modo a ad anoressia nervosa e bulimia nervosa. L’ANSIA GIOCA DA PADRONE L’ANORESSIA NERVOSA viene diagnosticata secondo i seguenti criteri: 1)-Restrizione delle kcal assunte in relazione alle necessità 2)-Intensa paura di aumentare di peso 3)-Alterazione del modo in cui viene vissuto dall’individuo il peso o la forma del proprio corpo. LA BULIMIA NERVOSA i viene diagnosticata secondo i seguenti criteri: 1)-Ricorrenti episodi di abbuffata. 2)-Ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici o altri farmaci, digiuno o attività fisica eccessiva.
  • 37. RIMEDI FITOTERAPICI per DISTURBI IN MENOPAUSA La Cimicifuga o Actea racemosa chiamata anche “erba delle donne”. la comunità scientifica considera la Cimicifuga una pianta utile nel ridurre i sintomi climaterici, le vampate di calore, l’insonnia e l’ansia. il Tè verde Ha un azione sul sistema immunitario e sul benessere psicofisico. Le saponine contenute nel tè verde sono sostanze in grado di rafforzare il sistema immunitario e possiedono un forte effetto antibatterico in grado di aiutarci a contrastare i malanni, ma soprattutto le infezioni delle vie urinarie che sono più esposte in menopausa.
  • 38. RIMEDI FITOTERAPICI per DISTURBI IN MENOPAUSA L’Agnocasto o Albero della castità detto anche Pepe del Monaco L’Agnocasto è efficace in pre-menopausa e menopausa e in particolare per le vampate aiuta ad armonizzare il bilancio ormonale della donna, regolando il sistema ovulatorio in presenza di amenorrea e dismenorrea migliorando i disturbi neurovegetativi in menopausa, inoltre agisce positivamente sul riequilibrio del rapporto estrogeni/progesterone a favore di quest'ultimo. viene impiegata per combattere l’ansia e l’insonnia, grazie al suo effetto calmante e sedativo; ma anche per indurre la distensione muscolare grazie alla sua azione spasmodica e rilassante. La Passiflora può essere impiegata in caso di ansia e stress, dove aiuta a gestire situazioni, riducendo anche sintomi come agitazione, tachicardia, respiro affannoso, La Passiflora incarnata
  • 39. RIMEDI FITOTERAPICI per DISTURBI IN MENOPAUSA IL MAGNOLOLO Il magnololo è un composto bioattivo trovato nella corteccia della Magnolia officinalis. e contiene diversi composti, tra i quali il magnololo e l’honokiolo, cui sono attribuite le principali proprietà farmacologiche. Presenta una serie di azioni, tra cui: Antimicotica, Antibatterica, Antiossidante, Antinfiammatoria. Si è inoltre dimostrato che esso agisce come un naturale inibitore dell’acetil-coenzima A L’HONOKIOLO è una MOLECOLA BIFENOLICA, presente nella magnolia, che è stato utilizzato come ANSIOLITICO, ANALGESICO ANTITROMBOTICO, ANTICANCEROGENO ANTIDEPRESSIVO, e ANTIBATTERICO
  • 40. CALCIO, VITAMINA D E MAGNESIO Il Calcio, la vitamina D e anche il Magnesio sono nutrienti notoriamente indicati alla donna in menopausa, di supporto per mantenere il corretto turnover del tessuto osseo. L’integrazione di Calcio e di vitamina D è inoltre generalmente prescritta nelle donne con problemi di osteoporosi. La vitamina D invece viene prodotta dalla pelle in seguito all’esposizione al sole. L’integrazione di vitamina D è così spesso indicata nelle donne carenti e in particolare dai 35 anni in poi per prevenire l’insorgenza dell’osteoporosi La vitamina D contribuisce all'assorbimento/utilizzo del calcio e del fosforo, oltre normalizzare i livelli di calcio nel sangue.
  • 41. IL MAGNESIO, anch’esso ampiamente distribuito negli alimenti sia animali che vegetali, regola diverse funzionalità del nostro organismo: dal metabolismo energetico alla contrazione muscolare, dal rilassamento alla regolazione del turnover del Calcio. Oltre a svolgere un ruolo importante a livello di apparato scheletrico, gli studi scientifici hanno evidenziato che l’introito di Magnesio e Calcio favorisce una minore incidenza di problematiche cardiovascolari. IL CALCIO è ampiamente distribuito in vari alimenti di origine animale e vegetale, dal latte e derivati a carciofi, broccoli, cavoli, verze, arance, albicocche e fragole. Infine anche la VITAMINA K e lo ZINCO contribuiscono al mantenimento di ossa normali.
  • 42. COLESTEROLO ALTO IN MENOPAUSA HDL ed LDL: livelli giusti di colesterolo da tenere sotto controllo Con l’arrivo della menopausa le donne dovrebbero prestare maggiore attenzione anche al colesterolo! Cioè controllare colesterolo, trigliceridi e glicemia sempre a causa del crollo degli estrogeni in circolo nel sangue! La diminuzione di questi ormoni preziosi, aumenta anche il rischio di IPERCOLESTEROLEMIA, che è strettamente legato a quello di sviluppare malattie del cuore pericolose per la vita. Gli estrogeni, prima della menopausa sono efficaci nel contrastare il colesterolo LDL, ma supportano quello LDL “buono” Dopo la menopausa questo effetto protettivo scompare del tutto. :
  • 43. E’ importante sempre dosare sia il colesterolo HDL, che quello LDL ed il totale. I giusti livelli di colesterolo prima, durante e dopo la menopausa sono i seguenti: - Colesterolo totale inferiore a 200 mg / dL - HDL almeno 60 mg / dL (a questo livello, HDL sembra proteggere dalle malattie cardiache) - LDL inferiore a 100 mg / dL Da sottolineare che per gli uomini si evidenzia un rischio cardiovascolare se l’HDL scende sotto i 40 mg / dL, mentre per noi donne il pericolo aumenta già sotto i 50 mg / dL.
  • 44. I FITOESTROGENI I fitoestrogeni sono sostanze naturali non-stereoidee, contenute nelle piante, hanno un'azione estrogeno simile e svolgono una funzione ormonale. Pur avendo una struttura chimica simile agli ormoni femminili la loro attività biologica, ossia la loro potenza, è circa 1000 volte inferiore agli estrogeni prodotti dal corpo umano L’interesse della comunità scientifica per i fitoestrogeni nacque anni fa da studi osservazionali che evidenziarono che le donne asiatiche erano meno soggette a sviluppare i sintomi della menopausa. Fu rilevato in seguito che la differenza più significativa rispetto alle donne occidentali era la loro alimentazione ad alto consumo di soia, una fonte naturalmente ricca di fitoestrogeni.
  • 45. I fitoestrogeni, in particolare, devono il loro nome al fatto che sono sostanze presenti nelle piante che assomigliano agli estrogeni che noi produciamo. La loro somiglianza strutturale con gli estrogeni umani determina una certa affinità nel meccanismo d’azione: interagiscono con gli stessi recettori degli estrogeni umani attivando i processi fisiologici a loro legati. Tuttavia hanno una potenza molto minore e per tale motivo sono chiamati anche estrogeni deboli. I fitoestrogeni, svolgendo una funzione ormonale, seppur debole, possono esser un utile supporto per ristabilire l’equilibrio perso. Certo, non elimineranno del tutto l’effetto dei sintomi, ma di sicuro possono aiutare ad attenuarne l’intensità e a contrastarli.
  • 46. QUALI SONO E DOVE SI TROVANO I FITOESTROGENI La presenza di fitoestrogeni negli alimenti non è costante ma dipende anche dal momento della raccolta, dal tipo di terreno e dalle modalità con cui vengono raccolti. Inoltre si è rilevato che i fitoestrogeni sono particolarmente concentrati nella buccia, ragion per cui i cibi integrali sono da preferire a quelli lavorati e raffinati. TRE GRUPPI PRINCIPALI ISOFLAVONI Contenuti nei legumi principalmente nella soglia e derivati latte di soja tofu ma anche nelle lenticchie nei fagioli e nei piselli LIGNANI Ampiamente distribuiti in cereali, frutta e vegetali incluso l'olio d'oliva, i semi di lino sono i più ricchi, seguiti dai cereali quali grano, frumento, orzo, riso, etc CUMESTANI Contenuti nei germogli e nel foraggio Enterodiolo Enterolattone Genisteina Daidzeina Cumestrolo 4 metossicumestrolo
  • 47. I fitoestrogeni presenti in natura, negli alimenti così come nei vari integratori alimentari, La loro attivazione è favorita dal MICROBIOTA, se funzionale, vitale e in equilibrio. Il MICROBIOTA infatti è in grado di “sbloccare” i composti inattivi e trasformarli in fitoestrogeni con una debole ma utile attività ormonale. A condizionare tutto ciò oltre alla vitalità e alla salute del MICROBIOTA, contribuiscono: - 1)-La dieta; - 2)-L’utilizzo di taluni farmaci: gli antibiotici ad esempio alterano l’equilibrio della flora intestinale; - 3)-La presenza di problematiche intestinali; - Il pH intestinale; - La velocità del transito intestinale. MICROBIOTA (FLORA BATTERICA INTESTINALE) NON SOLO PER “ATTIVARE” I FITOESTROGENI
  • 48. Il Calcio, la vitamina D, il Magnesio e la vitamina K così come lo Zinco, il Selenio e le vitamine D, E, K, C e B6 sono nutrienti da tenere particolarmente sotto controllo nella donna in menopausa. VITAMINE E MINERALI IN MENOPAUSA Le necessità nutrizionali variano in base all’età in termini di quantità di vitamine e minerali. in quanto rappresentano nutrienti essenziali per sostenere le normali funzionalità del nostro organismo, L’organismo della donna in menopausa ha bisogno di essere nutrito in modo sano ed equilibrato con un certo “occhio di riguardo” per alcune vitamine e minerali essenziali non solo per invecchiare in salute, ma anche per prevenire alcune problematiche, tra cui emerge l’osteoporosi
  • 49. VITAMINE DEL GRUPPO B, C, E, POTASSIO, SELENIO E ZINCO PER UN AGEING IN SALUTE LE VITAMINE B sono un gruppo di nutrienti essenziali per diverse funzioni del nostro organismo. ogni singola cellula del nostro corpo ha bisogno di una o più vitamine del gruppo B. Queste sono ampiamente distribuite nei vari alimenti e generalmente la loro integrazione in gruppo favorisce l’azione di ogni singola vitamina. Nella donna in pre-menopausa e menopausa la vitamina B6 contribuisce alla regolazione dell’attività ormonale. Inoltre, le vitamine B6, B12 e l’acido folico svolgono un ruolo importante nel sostenere il normale metabolismo dell’omocisteina, una molecola che ha effetti simili al colesterolo e che produciamo in eccesso quando si è carenti di una di queste vitamine. Le vitamine B2, B3 e B8, assieme allo Zinco, favoriscono il mantenimento di una pelle normale, assieme alla vitamina C che contribuisce alla normale formazione del collagene per la normale funzione di vasi sanguigni, ossa, cartilagini, gengive, pelle e denti.
  • 50. Il Potassio, assieme al Magnesio, contribuisce alla normale funzione muscolare e al funzionamento del sistema nervoso. Il corretto introito di queste vitamine e minerali è essenziale quindi per favorire un sano invecchiamento mantenendo in salute il nostro organismo a livello fisico e mentale: per una pelle più elastica, un organismo più resistente all’ossidazione, una sistema nervoso più rilassato e vigile e un metabolismo sempre efficiente, meno stanco e affaticato LA VITAMINA C, INSIEME al SELENIO, allo ZINCO e alla VITAMINA E, sostiene la protezione delle CELLULE, dallo STRESS OSSIDATIVO.
  • 51.
  • 52. EVITARE SOSTANZE STIMOLANTI CHE FAVORISCONO LE VAMPATE DI CALORE E L’INSONNIA (IN PARTICOLARE LA SERA. LA DIETA PER LA DONNA IN MENOPAUSA PRESENTATA A EXPO 2015: SI CONSIGLIANO: - Cibi ricchi di OMEGA 3, un acido grasso essenziale di cui è ricco il pesce azzurro, per prevenire il declino cognitivo oltre che le malattie cardiovascolari. - Consumo di olio extra vergine di oliva, ricco di un potente antiossidante, vitamina E. - Limitare il consumo di alimenti raffinati ad elevato carico glicemico - Consumare alimenti contenenti antiossidanti e fitoestrogeni: aglio, cipolle, - broccoli, salvia, rosmarino e legumi. (qualora non ci siano specifiche controindicazioni)