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RELAZIONE DELLA FORMAZIONE
SPECIFICA DEI VOLONTARI DI
SERVIZIO CIVILE NAZIONALE
PROGETTO
“ALGHERO CITTÀ DEL BUON CIBO”
A cura di Ilaria Caneo, Gianluca Falchi, Adriano Marras e Daniele Meloni
RELAZIONE DELLA FORMAZIONE SPECIFICA DEI VOLONTARI DI
SERVIZIO CIVILE NAZIONALE
PROGETTO “ALGHERO CITTÀ DEL BUON CIBO”
A cura di Ilaria Caneo, Gianluca Falchi, Adriano Marras e Daniele Meloni
PREMESSA p. 2
MODULO 1. IL PROGETTO ALGHERO CITTÀ DEL BUON CIBO p. 3
A cura di Adriano Marras e Daniele Meloni
MODULO 2. ALIMENTAZIONE SOSTENIBILE: ATTORI E FILIERE p. 4
A cura di Gianluca Falchi (par.2.1–2.7), Adriano Marras e Daniele Meloni (par.2.8-2.13)
2.1 La sostenibilità come fattore di qualità del cibo
2.2 Il ruolo della ristorazione collettiva
2.3 Sostenibilità ed educazione alimentare
2.4 Sostenibilità e qualità
2.5 Ristorazione sostenibile e sviluppo economico
2.6 La sostenibilità sociale
2.7 La ristorazione pubblica
2.8 La ristorazione scolastica
2.9 Il ruolo degli operatori per una ristorazione di qualità e nella sostenibilità
2.10 Educazione alimentare asse portante dell'azione didattica e informativa
2.11 Gli attori della filiera della ristorazione
2.12 La complessità della filiera
2.13 Criticità Incontro fra domanda e offerta
MODULO 3. IL DISTRETTO AGRICOLO p. 9
A cura di Ilaria Caneo
3.1 Distretti rurali, della pesca e dell'acquacoltura di qualità e d.lgs 228/2001
3.2 Distretti agroalimentari
3.3 Biodistretti
3.4 La situazione in Sardegna: i distretti nel Leader 2007/2013 e la L.R. 16/2014
MODULO 4. IL MODELLO DI SVILUPPO p. 13
A cura di Adriano Marras
4.1 Costruire un sistema reticolare
4.2 Principi di Marketing fondamentale
4.3 Orientamenti del marketing
4.4 Relazione tra domanda ed offerta dei beni agricoli
4.5 Dipendenze e risorse
MODULO 5. FORMAZIONE E INFORMAZIONE OBBLIGATORIA SUI RISCHI
CONNESSI ALL’IMPIEGO DEI VOLONTARI IN PROGETTI DI SERVIZIO
CIVILE NAZIONALE (CLASSE DI RISCHIO MEDIO) p. 18
A cura di Ilaria Caneo ed Adriano Marras
PREMESSA
La formazione specifica del progetto “Alghero, città del buon cibo” è stata avviata in data 24 luglio
2018 e conclusa il giorno 4 marzo 2019 per un totale di settantadue ore.
Lo svolgimento delle lezioni è avvenuto presso i locali del Settore dello Sviluppo Economico del
Comune di Alghero i quali rappresentano la sede di lavoro del suddetto progetto di Servizio Civile.
Sessanta ore di lezione sono state condotte dal dottor Vanni Martinez, istruttore amministrativo del
Comune di Alghero (settore Pianificazione del Territorio e Sviluppo Economico) ed esperto di
tematiche riguardanti il commercio, la filiera agroalimentare locale e la sostenibilità alimentare.
Dodici ore riguardanti il corso della formazione e informazione sui rischi connessi all’impiego dei
volontari in progetti di Servizio Civile, sono state tenute dal dottor Danilo Cannas nelle giornate del
26 e 27 luglio 2019 presso i locali accreditati del Polisoccorso di via Liguria ad Alghero.
In queste giornate si è riflettuto e dibattuto sui concetti della sostenibilità alimentare, della lotta agli
sprechi alimentari, della normativa in vigore e della promozione del territorio di Alghero attraverso
la cultura del buon cibo.
Sono state illustrare le premesse, i presupposti e gli obiettivi che hanno portato l’Amministrazione
Comunale a creare questo progetto.
Prendendo sempre ad esempio la realtà territoriale che ci circonda, abbiamo riflettuto (sempre
coadiuvati dal dottor Vanni Martinez) sui temi della sostenibilità alimentare, della ristorazione in
tutte le sue varianti (di qualità, pubblica, sociale, scolastica), di come questa sia strettamente
collegata allo sfruttamento delle risorse naturali presenti in loco e allo sviluppo del territorio.
Inoltre ci sono state descritte le azioni che sta compiendo l’amministrazione di Alghero al fine di
promuovere un maggiore consumo di alimenti prodotti con le risorse presenti nel territorio.
All’interno di queste lezioni ci si è concentrati sui concetti di filiera agroalimentare e sulla difficoltà
che vi è molte volte nel far incontrare domanda ed offerta.
Durante la formazione specifica, è stata analizzata la rassegna autunnale Mondorurale, ciò che è
stato prodotto nelle precedenti edizioni e le aspettative in merito alle edizioni future.
Nella scrittura di questa relazione -su consiglio del nostro Operatore Locale di Progetto e
formatore-, si è deciso di procedere alla redazione degli argomenti singolarmente o in gruppi di due
volontari, i quali sono menzionati all’inizio di ogni capitolo.
2
MODULO 1. IL PROGETTO ALGHERO CITTÀ DEL BUON CIBO (5 ORE)
A cura di Adriano Marras e Daniele Meloni
Il primo modulo di formazione specifica è stato svolto il 24 luglio 2018 e ha portato alla riflessione
sul tema della sostenibilità alimentare, della lotta agli sprechi alimentari, della normativa in vigore e
della promozione del territorio di Alghero attraverso la cultura del buon cibo.
L’obiettivo principe del modulo è stato quello di illustrare le premesse, i presupposti e gli obiettivi
che hanno portato l’Amministrazione Comunale a creare questo progetto.
Alghero è una città con una tradizione turistica fortemente legata all’architettura, al paesaggio, alla
storia ed alla sua lingua. Tuttavia negli anni recenti si è posta l’esigenza di promuovere la città non
solo attraverso le bellezze che già si conoscono, ma cercando di attrarre un nuovo flusso turistico
attraverso nuovi itinerari: uno di questi è per l’appunto quello dell’enogastronomia di qualità.
In una regione, la Sardegna, dove la grande vocazione turistica sta mettendo in concorrenza le varie
località di mare e dell'entroterra, per le amministrazioni locali è necessaria una distinzione maggiore
ed un nuovo posizionamento economico attraverso nuovi canali ed itinerari turistici.
L’Expo di Milano ha fatto capire a numerose amministrazioni, come l’investimento nella cultura del
buon cibo a chilometro zero può essere un volano strategico nella promozione turistica del
territorio, oltre che un decisivo impulso per incrementare il tasso lavorativo di un dato territorio.
Partendo da queste basi, da diversi anni l’Amministrazione Comunale di Alghero, sta cercando di
promuovere il territorio attraverso la cultura del buon mangiare e del buon bere, al fine di
intercettare un nuovo turismo detto esperenziale, il quale è fatto di turisti che non vogliono più
essere passivi in una vacanza, ma dalla loro vacanza vorrebbero trarne un’esperienza.
Alghero ha l’incredibile pregio di essere in un territorio fertile quale è la Nurra: una zona ricca di
risorse agricole ed aziende dell’agroalimentare riconosciute a livello internazionale.
Ponendo l’accento sull’agro-alimentare locale, non solo si da centralità alle tante aziende agricole
sparse nel territorio ma anche alle varie imprese di ristorazione che in città costituiscono uno
zoccolo duro sopratutto nei mesi primaverili ed estivi.
L’obiettivo che ha portato l’Amministrazione Comunale ad investire risorse finanziarie attraverso il
progetto “Alghero città del buon cibo” anche per mezzo di questo progetto di Servizio Civile
Nazionale, è appunto quello di valorizzare e promuovere la città attraverso le sue eccellenze
agroalimentari, in modo da arrivare anche a quella destagionalizzazione del turismo che porti la
città ad essere una meta frequentata anche nei mesi invernali.
Gli obiettivi che l’Amministrazione vuole perseguire sono riassumibili nei seguenti punti:
a. rafforzare l’efficacia commerciale e imprenditoriale dei comparti economici di riferimento,
sostenendo gli stessi nella promozione e nella commercializzazione dei loro prodotti e servizi;
b. costruire un circuito gastronomico di qualità con un forte radicamento nel territorio, ponendo il
cibo come esperienza culturale ed emozionale che rappresenta e racconta la città di Alghero;
c. favorire l'attivazione di piattaforme logistico-distributive, su logiche di filiera corta, come
strumento fondamentale per l'incremento dimensionale e competitivo delle imprese del territorio.
3
MODULO 2 . ALIMENTAZIONE SOSTENIBILE: ATTORI E FILIERE (25 ORE)
A cura di Gianluca Falchi (par. 2.1 – 2.7); Adriano Marras e Daniele Meloni (par. 2.8 - 2.13)
Il secondo modulo riguardante la sostenibilità alimentare è certamente il capitolo più corposo
dell’intera formazione, ed è stato articolato in cinque giornate.
La prima ora di formazione relativa a questo modulo è stata svolta nella giornata del 24 luglio 2018
in seguito alla conclusione del primo modulo relativo alla presentazione del progetto ed ha
riguardato il seguente argomento:
2.1 La sostenibilità come fattore di qualità del cibo
La seconda giornata di formazione relativa al secondo modulo è stata svolta il 30 luglio 2018 ed ha
riguardato i seguenti argomenti:
2.2 Il ruolo della ristorazione collettiva
2.3 Sostenibilità ed educazione alimentare
2.4 Sostenibilità e qualità
La terza giornata riguardante il modulo sull’alimentazione sostenibile, è stata svolta il 1 agosto
2018. In questa giornata si è discusso su tre argomenti fondamentali quali:
2.5 Ristorazione sostenibile e sviluppo territoriale
2.6 La sostenibilità sociale
2.7 La ristorazione pubblica
La quarta giornata di formazione relativa al modulo in questione, è stata svolta il 3 agosto 2018. In
questa giornata abbiamo affrontato i seguenti argomenti:
2.8 La ristorazione scolastica
2.9 Il ruolo degli operatori per una ristorazione di qualità e nella sostenibilità
2.10 Educazione alimentare asse portante dell’azione didattica ed informativa
A distanza di qualche mese, il giorno 4 marzo 2019, abbiamo ripreso ad affrontare il modulo
relativo alla sostenibilità alimentare. Dopo un breve ripasso delle nozioni apprese in precedenza, in
questa giornata abbiamo discusso dei seguenti argomenti:
2.11 Gli attori della filiera della ristorazione
2.12 La complessità della filiera
2.13 Criticità incontro fra domanda ed offerta
2.1 La sostenibilità come fattore di qualità del cibo
Secondo la FAO, sono sostenibili i modelli alimentari che hanno un basso impatto ambientale e
contribuiscono alla sicurezza alimentare e ad uno stile di vita sano per le generazioni attuali e
4
future. Un’alimentazione sostenibile rispetta la biodiversità e gli ecosistemi, è culturalmente
accettabile e accessibile, economicamente sostenibile, adeguata dal punto di vista nutrizionale e
contribuisce ad ottimizzare le risorse naturali e umane. Sempre secondo la FAO, La Dieta
Mediterranea, è uno dei modelli alimentari più sostenibili per l’ambiente e la salute.
È chiaro che un’alimentazione che privilegi la cucina tipica fatta di alimenti locali è fondamentale
sia per incentivare degli stili alimentari più salutari che per promuovere una ristorazione di qualità.
2.2 Il ruolo della ristorazione collettiva
La ristorazione collettiva è rivolta a un numero abbastanza ampio di persone, che hanno la necessità
di usufruire del medesimo servizio in quanto fanno parte di un gruppo come i dipendenti di una
stessa azienda, studenti d' università, mense scolastiche ecc.
I clienti della ristorazione collettiva non sono occasionali e hanno possibilità di scelta del fornitore.
Il menù è sempre il risultato di un lavoro congiunto tra cuochi e nutrizionisti e ogni fase lavorativa è
predeterminata in ogni aspetto. Ad Alghero non essendoci grandi aziende (poiché molte sono in
fase di sviluppo) è applicata per lo più nelle mense scolastiche.
2.3 Sostenibilità ed educazione alimentare
L'atto del mangiare (oltre all'essere il mezzo di sostentamento del nostro corpo) è strettamente
correlato alla nostra società ed al modo di stare insieme in famiglia e con gli amici; tuttavia a volte
mangiamo troppo e non ci occupiamo della qualità e della provenienza del cibo.
Imparando a rispettare noi stessi, impariamo a rispettare l'ambiente, assecondare il ritmo delle
stagioni e a ridurre le spese.
2.4 Sostenibilità e qualità
La sostenibilità promuove un’attenta selezione dei cibi da portare in tavola nel pieno rispetto delle
stagionalità dei prodotti, adottando una dieta che faccia bene a noi e all'ambiente.
Adoperare quotidianamente piccole scelte consapevoli può tradursi non solo in un aumento della
nostra qualità di vita, ma anche benefici consistenti per l'ecosistema e la biodiversità.
2.5 Ristorazione sostenibile e sviluppo economico
L'esigenza di un turismo diverso che abbia un'influenza positiva, sulla qualità della vita è condivisa
ed adottata da molteplici regioni.
Il fine della proposta è quello di preservare l'ambiente e la natura offrendo prodotti di diversità
biologiche diverse da regione e regione. Ad Alghero abbiamo diverse realtà agrituristiche che
congiungono il buon cibo e l'ambiente tipico regionale.
2.6 La sostenibilità sociale
Obbiettivo primario della sostenibilità sociale è perseguire l'equità ossia tendere verso
l'eliminazione della povertà, la sperequazione dei benefici dello sviluppo e la realizzazione di
5
condizioni di dignità per la vita di ogni uomo.
L'idea implica il diritto di vivere in un contesto che possa esprimere la potenzialità di ogni
individuo ma significa anche sostenere azioni utili al mantenimento delle tradizioni e dei diritti delle
comunità locali rispetto al proprio territorio di appartenenza.
2.7 La ristorazione pubblica
La ristorazione pubblica è quel tipo di commercio strettamente collegato alla distribuzione e al
consumo di prodotti alimentari in un locale aperto al pubblico (bar, ristoranti, pizzerie, chioschi
all’aperto ecc.). Per poter esercitare questa tipologia di ristorazione, oltre a possedere una specifica
licenza, è necessario rispettare il decreto ministeriale 564 del 12 dicembre 1992, il quale stabilisce i
criteri ai quali i gestori dei locali adibiti a pubblici servizi devono attenersi.
2.8 La ristorazione scolastica
Successivo e correlato al discorso affrontato precedentemente riguardante la ristorazione pubblica,
la ristorazione scolastica riveste un ruolo estremamente delicato e fondamentale.
È stato portato alla nostra attenzione un progetto di collaborazione tra comune di Alghero, Parco di
Porto Conte e l'azienda che ad Alghero si occupa della ristorazione nel settore scolastico.
Attraverso questa collaborazione, non solo si vuole insegnare ai bambini una corretta educazione
alimentare, ma nei menù proposti si cerca di privilegiare gli ingredienti prodotti da aziende sarde e
algheresi, stimolando l'indotto locale e una sensibilizzazione al consumo di alimenti locali.
Nelle precedenti edizioni della rassegna Mondorurale è stato presentato più volte il progetto, il
quale ha ricevuto numerosi plausi ed è stato fonte di ispirazione per altre amministrazioni locali.
Il Comune di Alghero è da sempre attento ai bisogni alimentari dei cittadini più giovani, infatti le
diete alimentari proposte nelle scuole sono elaborate da un nutrizionista tenendo conto di eventuali
allergie e/o intolleranze degli scolari.
2.9 Il ruolo degli operatori per una ristorazione di qualità e nella sostenibilità
In una città che si vuole proporre sotto la veste inedita di "città del buon cibo", il ruolo degli
operatori della ristorazione (intesi come ristoratori e aziende agro alimentari) è centrale.
In una logica di turismo esperenziale, dove il turista vuol trarre un'esperienza dalla propria vacanza,
gli itinerari gastronomici rivestono un’elevata valenza.
I ristoratori devono saper cogliere questa opportunità, in modo da poter lavorare nella qualità
piuttosto che nella quantità.
Le aziende agro-alimentari del territorio in questo senso sono di estrema importanza, in quanto in
una ristorazione di qualità, devono essere privilegiate le eccellenze alimentari locali.
Se il cibo aiuta a rappresentare e raccontare un dato territorio, è lapalissiano che questo debba
essere prodotto privilegiando le risorse presenti in loco.
Attraverso una sinergia tra Parco di Porto Conte, Comune di Alghero e associazioni di categoria, i
prodotti alimentari del Parco sono contrassegnati da un marchio certificato di qualità.
Inoltre, è stato portato alla nostra attenzione un progetto (al quale abbiamo avuto modo di
collaborare durante l’esperienza di Servizio Civile) condotto dal Comune di Alghero e l'Università
6
di Sassari riguardante la costituzione di una rete di ristoranti di qualità. Questi locali per far parte di
questa "rete" devono soddisfare alcuni requisiti, quali l'apertura annuale, la presenza di connessioni
wi-fi, una corretta accessibilità per le persone diversamente abili e in ultimo la presenza nei propri
menù di pietanze prodotte con ingredienti forniti dalle aziende presenti all'interno del parco di Porto
Conte. Il fine è quello di far scoprire al cliente la particolarità degli ingredienti, in modo che possa
in seguito scoprire le aziende produttrici e compiere degli acquisti direttamente in azienda.
2.10 Educazione alimentare asse portante dell'azione didattica e informativa
Una delle future sfide in ambito alimentare è quella riguardante la lotta allo spreco del cibo.
La questione della scarsità delle risorse dovrebbe far riflettere maggiormente i governanti ed
elaborare delle strategie al fine di arginare il problema.
Una corretta informazione e cultura riguardante la lotta allo spreco alimentare deve partire dalle
scuole: è proprio in questo senso che negli istituti scolastici di Alghero si insegna da diversi anni
una corretta educazione alimentare, che non si limita alla sola lotta allo spreco, ma anche al corretto
consumo degli alimenti di stagione, privilegiando una dieta mediterranea.
Una corretta educazione alimentare non dovrebbe riguardare solo i bambini ma anche gli adulti. La
promozione di corretti stili alimentari, privilegiando alimenti a chilometro zero è stato un tema
portante di alcuni dibattiti e tavoli di progettazione durante la rassegna Mondorurale.
2.11 Gli attori della filiera della ristorazione
In questo modulo, abbiamo compreso come tra produttore e consumatore esistono una serie di
intermediari, i quali si occupano ad esempio, dell'interpretazione del bisogno del consumatore, delle
politiche di marketing, della produzione in sé, del packaging, della promozione e comunicazione
del prodotto, delle politiche di prezzo, del trasporto, della commercializzazione attraverso
supermarket, botteghe e ristoranti (cfr. par. 4.2 e 4.3 relativi alle politiche di marketing).
Vedendo tutti gli attori coinvolti (in un processo che va dall'ideazione al consumo finale), è logico
capire che il prezzo finale di vendita è mediamente più alto rispetto a un prodotto omologo di una
grande azienda, sopratutto in un’ottica locale dove non si ha una produzione industriale tale da
giustificare delle politiche di prezzo al ribasso.
2.12 La complessità della filiera
Per "filiera" intendiamo le principali attività, le tecnologie, le risorse e le organizzazioni che
concorrono alla creazione, trasformazione, distribuzione, fornitura di un prodotto finito.
Una filiera può essere semplice o complessa a seconda di quanti passaggi subisce il prodotto prima
di arrivare al consumatore.
Anche in un mercato locale, esistono un numero relativamente alto di intermediari. Tuttavia negli
anni recenti si è posta l'esigenza di creare una filiera "corta" la quale contempla un numero ridotto
di intermediari, al fine di ridurre il prezzo finale: un chiaro esempio è rappresentato dai mercatini di
"campagna amica" della Coldiretti presenti con i suoi associati in numerose località della Sardegna.
L'identificazione di tutte le aziende coinvolte nel processo di produzione di un dato articolo,
permette al consumatore di riconoscere le responsabilità di tutti i soggetti che contribuiscono alla
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produzione dello stesso, conoscere la provenienza di tutte le materie prime, i metodi di produzione,
i processi di lavorazione e le modalità di trasporto adottate.
2.13 Criticità Incontro fra domanda e offerta
Nelle precedenti edizioni di Mondorurale è emerso un dato preoccupante: molti cittadini non
conoscono le aziende agroalimentari del proprio territorio. Senza un'adeguata conoscenza di queste
aziende, è difficile che queste possano emergere, pertanto la promozione e la pubblicità delle stesse
è di fondamentale importanza.
Uno dei presupposti per i quali è nata la rassegna Mondorurale è per l'appunto quello di far
conoscere non solo ai turisti, ma anche ai cittadini di Alghero le tante aziende agro alimentari
presenti all'interno della cornice del parco di Porto Conte.
Un ruolo fondamentale nella promozione è rivestito da albergatori e ristoratori i quali possono
promuovere questi prodotti nei loro locali, con un indubbio vantaggio per entrambi gli attori.
Anche il Comune di Alghero è in prima linea al fine di far incontrare le imprese operanti nel Parco
di Porto Conte e potenziali consumatori attraverso convenzioni, scontistiche e tour guidati.
La creazione di un marchio di qualità del Parco di Porto Conte, permette inoltre alle piccole imprese
agro alimentari che ne fanno parte, di costituire una rete unificata di imprese differenziate con lo
stesso fine univoco, le quali in seguito verranno presentate nelle convention, nelle trasmissioni
televisive dedicate e nelle fiere internazionali della gastronomia di qualità.
Inoltre, l’adesione al Sistema Integrato di Ospitalità, permette ai turisti che alloggiano in una
struttura che fa parte del SIO di poter usufruire di scontistiche per dei tour guidati nei territori del
parco, degustazioni di prodotti locali e visite alle aziende enogastronomiche del territorio.
8
MODULO 3. IL DISTRETTO AGRICOLO (15 ORE)
A cura di Ilaria Caneo
Il terzo modulo, che ha come oggetto il distretto agricolo, mira alla definizione, in seguito ad un
primo accenno generale, di un quadro dettagliato della situazione del settore agro-alimentare con un
ampio riferimento alla Regione Sardegna.
Il modulo è stato articolato in tre giornate di formazione:
La prima giornata è stata svolta il 7 agosto 2018 ed ha riguardato i seguenti argomenti:
3.1 Distretti rurali, della pesca e dell'acquacoltura di qualità e d.lgs 18/05/2001 n. 228
3.2 Distretti agroalimentari
3.3 Bio distretti
La seconda giornata è stata svolta il 18 settembre 2018 ed ha riguardato i seguenti argomenti:
3.4 La situazione in Sardegna
3.4 I distretti nel Leader 2007/2013
La terza giornata è stata svolta il 19 settembre 2018 ed ha riguardato il seguente argomento:
3.4 Legge Regionale 7 Agosto 2014, n.16.
3.1 Distretti rurali, della pesca e dell'acquacoltura di qualità e d.lgs 18 maggio 2001 n. 228
Nella prima giornata dedicata al terzo modulo sono state definite le peculiarità dei distretti rurali,
agro-alimentari e dei bio-distretti.
I distretti rurali sono qualificati come "sistemi produttivi locali caratterizzati da un’identità storica
e territoriale omogenea derivante dall’integrazione fra attività agricole e altre attività locali,
nonché dalla produzione di beni o servizi di particolare specificità, coerenti con le tradizioni e le
vocazioni naturali e territoriali".
La definizione di questi strumenti infatti è stata avviata con il decreto legislativo 18 maggio 2001 n.
228. L’articolo 13 della norma sopracitata definisce le principali funzioni e competenze da attribuire
a questi particolari strumenti nonché l'autonomia delle singole regioni nel provvedere alla loro
definizione ed individuazione. In questo ambito normativo vengono citati inoltre i distretti della
pesca e dell'acquacoltura di qualità.
3.2 Distretti agroalimentari
Gli strumenti legislativi citati individuano, oltre ai distretti rurali, della pesca e dell'acquacoltura di
qualità, anche i distretti agroalimentari definiti come: "i sistemi produttivi locali, caratterizzati da
significativa presenza economica, da interrelazione e interdipendenza produttiva delle imprese
agricole e agroalimentari, nonché da una o più produzioni certificate e tutelate ai sensi della
vigente normativa comunitaria o nazionale, oppure da produzioni tradizionali o tipiche."
9
In Italia, allo stato attuale, non tutte le regioni hanno ancora legiferato in materia di Distretti.
Tra le regioni che hanno emanato specifiche norme per l’istituzione dei Distretti (sia nel caso di
quelli agroalimentari che rurali) sono evidenti finalità comuni atte al sostegno e alla promozione di:
• nascita di relazioni tra imprese;
• iniziative di promozione e innovazione dell’immagine del territorio;
• concentrazione dell’offerta in una logica di filiera;
• promozione di attività conoscitive e informative finalizzate allo studio e al monitoraggio
delle problematiche territoriali;
• aggregazione e confronto tra gli attori locali;
• mantenimento e la crescita occupazionale;
• gestione integrata e partecipata delle politiche territoriali per migliorare la qualità del
territorio;
• partecipazione degli organi distrettuali alla programmazione regionale.
È importante sottolineare che le iniziative e gli obiettivi dettati da queste disposizioni generali e
comuni, fanno riferimento ad una logica orientata verso il rilancio e la tutela del tessuto produttivo
del territorio. Un tessuto che dovrebbe quindi assumere un ruolo di primaria importanza nei
“distretti economici” a vocazione prettamente agricola.
Alla base del successo dello sviluppo dei distretti rurali ed agroalimentari è fondamentale l'impegno
delle amministrazioni ed una capillare ed efficace informazione di tutti i soggetti coinvolti.
3.3 Biodistretti
Un biodistretto è un’area vocata al biologico dove produttori, cittadini, operatori turistici e
Pubbliche Amministrazioni stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse.
Lo scopo della costituzione di queste aree è la valorizzazione dell’economia e delle tradizioni locali
mediante azioni mirate ad una logica di affiancamento alle figure cardine del mercato ossia i
produttori ed i consumatori.
A tal proposito si cerca di soddisfare le esigenze dei produttori mediante la ricerca di mercati locali,
l’attivazione di servizi integrati territoriali ed il riconoscimento del ruolo del bio-agricoltore.
L'obiettivo, è di soddisfare le esigenze dei consumatori grazie all'avvio di protocolli per assicurare
la sicurezza alimentare, la conoscenza dei luoghi di produzione del cibo e la ricerca di prezzi equi.
Il coinvolgimento della istituzioni pubbliche svolge un ruolo di primaria importanza.
Nella logica del biodistretto quindi la valorizzazione dei prodotti biologici si coniuga in maniera
indissolubile alla promozione del territorio e delle sue peculiarità, con lo scopo di raggiungere un
pieno sviluppo delle potenzialità economiche, sociali e culturali.
L'incentivazione delle produzioni a filiera corta, la creazione di Gruppi di Acquisto Solidali o
Gruppi di Acquisto Collettivi e le mense pubbliche biologiche sono alcuni degli strumenti messi in
atto per ottenere un risultato ottimale in questo senso.
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Possiamo affermare che un biodistretto si configura come un’area territoriale ad alta
specializzazione produttiva ove la sinergia fra i diversi attori porta ad conversione dinamica dei
territori rurali i quali rappresentano veri e propri motori di sviluppo per le comunità rurali, capaci di
rimettere al centro del rilancio dell’economia l’agricoltura sostenibile e di qualità
Ad oggi esistono tredici biodistretti, distribuiti in dieci regioni e oltre centoventi comuni con più di
duemila aziende biologiche coinvolte.
Degno di nota è il primo biodistretto nato in Italia nel 2009 ossia quello dell’area del Parco
Nazionale del Cilento e Vallo di Diano che vede la partecipazione attiva di trentadue comuni della
zona, quattrocento aziende, venti ristoranti e dieci stabilimenti turistici che utilizzano i prodotti
biologici del territorio. Questo biodistretto rappresenta oggi un vero e proprio laboratorio di buone
pratiche a livello nazionale e internazionale ed è promotore di iniziative ad alto profilo culturale che
mirano ad uno sviluppo equo e solidale del territorio fondato sul modello biologico.
3.4 La situazione in Sardegna: i distretti nel Leader 2007/2013 e la L.R. 16/2014
La seconda e la terza giornata relative a questo modulo hanno invece riguardato la definizione della
situazione del settore agroalimentare relative alla Regione Sardegna. Sono tante le iniziative
promosse dalla nostra regione. Oltre alla ricezione e alla legiferazione in merito alle normative
nazionali esistono altresì protocolli relativi all'Unione Europea ai quali si fa riferimento.
L.E.A.D.E.R., acronimo dal francese Liaison Entre Actions de Développement de l'Économie
Rurale (collegamento fra azioni di sviluppo dell’economia rurale) è un' iniziativa comunitaria nata
nel 1989 e si configura come uno degli assi prioritari delle politiche comunitarie di sviluppo rurale.
Nel Programma di Sviluppo Rurale (P.S.R.) della Regione Sardegna l'approccio L.E.A.D.E.R. ha il
compito di sostenere le strategie di sviluppo locale attraverso strumenti che mirano al
coinvolgimento ed al partenariato di figure pubbliche e private, della programmazione dal basso
verso l'alto attraverso la cooperazione tra territori rurali e la messa in rete dei partenariati locali.
Le risorse impiegate nelle varie iniziative, hanno il fine di mantenere e creare nuove opportunità
occupazionali nelle aree rurali e migliorare, contestualmente, l'attrattività dei territori rurali per le
imprese, la popolazione ed i flussi turistici.
Un ruolo fondamentale nell'attuazione di tale strategia svolgono i Gruppi di Azione Locale (G.A.L.)
i quali si configurano come raggruppamenti di partner pubblici e privati che rappresentano le
popolazioni rurali gli operatori economici presenti nel territorio.
L.E.A.D.E.R. si propone di integrare nella sua rete soprattutto comuni che presentano una
condizione di spopolamento con una popolazione inferiore ai quindicimila abitanti.
In Sardegna, esiste una legge regionale che individua le norme specifiche riguardanti l’istituzione,
l’individuazione e la disciplina dei distretti rurali, dei distretti agroalimentari di qualità, dei
biodistretti e dei distretti della pesca e dell’acquacoltura di qualità (L.R. 16/2014 "Norme in materia
di agricoltura e sviluppo rurale: agro-biodiversità, marchio collettivo, distretti").
Con l'emanazione di questa direttiva viene sottolineata quindi, anche a livello regionale,
l’importanza di promuovere la nascita di forme di aggregazione organizzate nelle aree rurali e in
quelle costiere, nonché in quelle a maggiore vocazione agricola e di pesca.
L’istituzione dei distretti, infatti, promuove e facilita percorsi virtuosi di modernizzazione dei settori
dell’agroalimentare e della pesca creando le condizioni per uno sviluppo più generale delle aree
rurali e di quelle costiere, secondo le vocazioni dei territori interessati e con la partecipazione di
11
tutti gli attori istituzionali, economici e sociali, assicurando, nel contempo, la tutela delle risorse
naturali, della biodiversità, del paesaggio e del patrimonio storico - culturale.
Di particolare rilevanza in quest'ottica di promozione del comparto agricolo del territorio è la
rassegna Mondorurale ideata dal Comune di Alghero con la partecipazione ed il coinvolgimento
attivo di istituzioni territoriali, associazioni di categoria, agriturismi, borgate ed imprese.
Una rassegna che ha visto noi volontari del Servizio Civile Nazionale protagonisti sia in fase
organizzativa che all'interno dei vari laboratori organizzati durante tutta la durata dell'iniziativa.
La rassegna si propone di avvicinare le imprese agricole ed il tessuto produttivo in un percorso di
formazione/informazione che favorisca lo sviluppo delle attività, con il sostegno alle nuove idee di
impresa, con l'obiettivo di sostenere le azioni e le opportunità previste nel Piano di Sviluppo Rurale
citato in precedenza.
Prendendo spunto dalle direttive e dai protocolli citati, la finalità più generale di questo percorso di
progettazione partecipata è quella di arrivare alla formulazione e attuazione di un modello
innovativo e sostenibile per lo sviluppo rurale del territorio. L'obiettivo è quello di dare vita ad un
vero e proprio distretto agroalimentare, di cui abbiamo sottolineato in precedenza le caratteristiche,
di livello sovra-comunale. Tutto questo è reso possibile grazie alla messa in evidenza dell’esistenza
di possibili percorsi di integrazione funzionale e produttiva fra i diversi contesti rurali con
l’elaborazione di alcune proposte di rilievo strategico inter-comunale per lo sviluppo delle filiere
produttive e del patrimonio ambientale e culturale del territorio della Nurra.
12
MODULO 4. IL MODELLO DI SVILUPPO (15 ORE)
A cura di Adriano Marras
Il quarto modulo della formazione specifica si è posto come obiettivo quello fornire delle nozioni di
microeconomia, macroeconomia e marketing, in modo da poter interpretare le variabili economiche
che si pongono in un mercato di prodotti agricoli locali che in questi anni è in forte espansione.
Questo modulo è stato articolato in tre giornate di formazione.
La prima giornata del quarto modulo si è svolta il 19 settembre 2018 (in seguito alla conclusione del
modulo tre relativo al distretto agricolo) ed ha riguardato il seguente argomento:
4.1 Costruire un sistema reticolare
La seconda giornata relativa al modulo riguardante la sfera economica del progetto si è svolta nella
giornata del 20 settembre 2018 ed è stata imperniata sui seguenti argomenti:
4.2 Principi di marketing fondamentale
4.3 Orientamenti del marketing
La terza ed ultima giornata riguardante il seguente modulo, è stata svolta il 1 ottobre 2018. In questa
giornata si è discusso su due concetti fondamentali quali:
4.4 Relazione tra la domanda e l'offerta dei beni agricoli
4.5 Dipendenze e risorse
4.1 Costruire un sistema reticolare
L'obiettivo di questo modulo è stato quello di fornire delle nozioni riguardante la sfera economica in
ambito agricolo ed alimentare.
In questa giornata, si è voluto porre l'accento sull'importanza per le piccole aziende dell'agro
alimentare algherese di cooperare e creare una strategia comune al fine di una promozione unica
delle loro eccellenze; il tutto sotto l'ala del Parco di Porto Conte e del Comune di Alghero: enti in
prima linea nella promozione del territorio, attraverso un turismo esperenziale basato anche sulla
cultura del buon cibo e delle eccellenze alimentari locali.
Prendendo spunto da quanto prodotto nelle passate edizioni della rassegna Mondorurale, uno degli
obiettivi della manifestazione è quello di riunire tutti gli imprenditori agricoli che operano
all'interno del parco di Porto Conte, nelle borgate e nell'agro della Nurra di Alghero creando una
strategia comune di networking e marketing.
Negli anni passati sono state prodotte numerose iniziative di cooperazione e rete le quali ancora
oggi stanno raggiungendo risultati ragguardevoli nei loro ambiti di applicazione.
Un sistema di rete efficiente che ci è stato illustrato è sicuramente quello del network delle città
dell'olio (di cui il Comune di Alghero fa parte dal 2000). La rete delle città dell'olio ha come scopo
appunto quello di riunire le città che hanno una lunga e consolidata tradizione di produzione di Olio
13
Extra Vergine di Oliva, al fine di cooperare e promuovere una strategia comune per la
valorizzazione di una delle eccellenze della dieta mediterranea.
Un ottimo esempio di rete tra i vari produttori è rappresentato dalla cantina sociale di Santa Maria
La Palma. Nel sistema della Cantina Sociale, i tanti produttori vinicoli della Nurra associati
collaborano con le loro varietà d'uva alla resa dei vini della suddetta cantina, la quale oggi può
vantare oltre ad un bilancio in attivo una serie di riconoscimenti internazionali.
Inoltre, la sinergia tra Cantina Sociale, Parco di Porto Conte ed Area Marina Protetta hanno portato
alla creazione di uno spumante che viene fatto fermentare a trenta metri sotto il mare per mezzo di
una cantina subacquea installata nei fondali dell'Area Marina Protetta di Capo Caccia.
Un ultimo esempio di rete (nato proprio in seguito a una delle prime edizioni di Mondorurale), è
quello riguardante la costituzione di una filiera cerealicola locale. È stato portato alla nostra
attenzione come, grazie ad uno sforzo tra i vari produttori cerealicoli della Nurra e il Panificio
Cherchi di Olmedo si stia realizzando con discreto successo un tipo di pane a chilometro zero
prodotto esclusivamente con farine provenienti dal Parco di Porto Conte.
Pertanto, partendo da questi esempi, si è voluto far capire che la creazione di una strategia unica e
una cooperazione tra aziende che producono lo stesso prodotto (o impegnate in ambiti diversi) può
portare ad una performance migliore per tutti gli attori coinvolti nel processo produttivo.
4.2 Principi di Marketing fondamentale
Nella seconda giornata relativa al modulo quarto della formazione specifica, ci siamo concentrati
sulle principali tecniche di marketing applicate non solo nella Pubblica Amministrazione, ma anche
come queste possano essere utilizzate all'interno del mercato dei prodotti dell'agroalimentare locale.
Quando un nuovo prodotto viene immesso sul mercato, questo non viene mai messo a caso, ma
un'azienda lungimirante cura nei minimi dettagli tutti i passaggi che passano dall'individuazione di
un'idea, al potenziale cliente, allo sviluppo, alla sua messa in vendita, sino al packaging ed al prezzo
finale, tenendo in seria considerazione costi e guadagni.
In questa giornata sono stati analizzati e compresi i principi fondamentali di marketing che un
imprenditore dovrebbe sempre tenere a mente nella cosiddetta "strategia d'impresa", quali il brand
(il quale identifica l'azienda stessa), la costituzione di rapporti organizzati con i clienti e con le altre
imprese dell'indotto, lo sviluppo di una strategia di vendita multicanale mediata anche dalle
tecnologie dell'informazione (e non solo dall'interazione one to one), la misurazione e le analisi
delle proprie performance (sia positive che negative), in modo da poter effettuare in corsa alcuni
aggiustamenti potenziando il valorizzabile e tagliando eventuali rami secchi.
Naturalmente oggi più di ieri, la presenza della tecnologia è fondamentale, non solo nella fase di
promozione, ma anche nella produzione, in modo che questa migliori le condizioni lavorative, crei
nuovi modelli di business, dia una maggiore visibilità ed aumenti la produttività e la qualità della
produzione e del prodotto finale.
4.3 Orientamenti del marketing
Nel corso della storia economica, il mercato ha conosciuto dei momenti floridi, di stagnazione, di
crisi, recessione e ripresa. Abbiamo compreso come il marketing non è una scienza esatta e non
possiede un corpo teorico unico ed universale. Tuttavia possiamo riscontrare una base teorica
14
comune riassunta in quattro approcci funzionali o meno a seconda del contesto territoriale di
riferimento e del periodo storico affrontato:
a. Orientamento alla produzione: ossia un approccio economico che consiste nel dare attenzione
esclusivamente a ciò che si produce ed ai relativi costi di produzione (ove secondo il detto comune
"il prodotto si vende da solo"), pertanto concentrandosi esclusivamente sulla produzione stessa.
b. Orientamento alla vendita: un approccio che mette la vendita finale al centro della strategia
d'impresa. Questo orientamento si ha quando l'offerta di un bene è troppo elevata rispetto alla sua
richiesta, pertanto l'attenzione delle imprese si sposta verso la massimizzazione del fatturato e delle
vendite avvalendosi anche di tecniche quali la pubblicità, la distribuzione e la rete commerciale.
Nell'orientamento alle vendite le imprese non prendono in considerazione gli effettivi bisogni dei
consumatori ma cercano di convincerli ad acquistare la merce prodotta anche a prezzi inferiori a
quelli di mercato.
c. Orientamento al mercato: questo approccio mette il consumatore ed il mercato al centro dei
processi decisional-aziendali.
In un mercato di concorrenza perfetta, combinata all'evoluzione dei bisogni dei consumatori, le
imprese sono spinte ad analizzare la domanda reale di mercato.
In questo orientamento, non è più importante vendere ciò che si produce ma produrre ciò che si può
vendere. Quindi il prodotto è progettato sulla base di attente analisi di mercato e dei bisogni del
consumatore, tenendo particolare considerazione alla qualità del prodotto.
d. Orientamento al cliente: questo approccio pone le esigenze e i bisogni del cliente al centro dei
processi decisionali aziendali. La maturazione dei consumatori riduce l'efficacia della pubblicità
mentre i bisogni si fanno sempre più specifici ed attenti non solo al prezzo di vendita ma alla qualità
del prodotto.
In un mercato di concorrenza perfetta e globalizzato, l'azienda per sapersi distinguere dalle altre
deve coinvolgere maggiormente il cliente e metterlo al centro della filiera produttiva,
interpretandone i bisogni e cercando di realizzarli.
La soddisfazione del cliente in questo approccio è fondamentale, in quanto l'azienda ottiene in
cambio una fidelizzazione. Un cliente soddisfatto e fidelizzato porterà all'azienda nuovi clienti; al
contrario, un cliente insoddisfatto parlerà male dell'azienda rendendo sempre più difficile acquisire
la nuova clientela.
Partendo da questi spunti è facile capire come oggi, in un mercato sempre più globalizzato e di
concorrenza perfetta i primi due orientamenti sono meno convincenti rispetto agli ultimi due i quali
pongono il cliente ed i suoi bisogni al centro di tutto il ciclo produttivo della filiera.
4.4 Relazione tra domanda ed offerta dei beni agricoli
Nella terza giornata relativa al quarto modulo abbiamo analizzato l'annoso problema della
mancanza di equilibrio di mercato tra la domanda e l'offerta dei beni agricoli ed alimentari.
Partendo dai principi base della microeconomia i produttori rappresentano l'offerta di un
determinato bene, mentre i consumatori rappresentano la domanda.
15
Si ha un'ottima relazione di mercato tra domanda ed offerta quando queste due sono in equilibrio di
mercato: ossia la produzione di un bene è pari alla sua quantità domandata.
Rifacendosi sempre ai principi basilari della microeconomia quando l'offerta è superiore alla
domanda (quindi un'azienda produce più di quanto vende) si ha una sovrapproduzione (eccesso di
offerta) di un bene rispetto alla sua richiesta, pertanto il produttore è costretto a vendere la merce ad
un prezzo inferiore a quello di mercato.
Se nell'eccesso di offerta – solo nel breve periodo – il consumatore potrebbe trarre vantaggio da
questa condizione, la questione dell'eccesso di domanda è decisamente ben più pericolosa, in quanto
la richiesta di un determinato bene da parte dei consumatori è nettamente superiore rispetto alla
capacità di un'azienda di soddisfarne la richiesta. Pertanto l'azienda al fine di massimizzare il
profitto potrebbe essere tentata ad aumentare il prezzo finale di vendita.
Abbiamo quindi compreso come la questione dell'eccesso di domanda applicata nel ramo dell'agro
alimentare è centrale, in quanto a causa di vari fattori quali, la crescita della popolazione, il
crescente consumo del territorio, i cambiamenti climatici, si ha una produzione inferiore a quella
richiesta di beni alimentari, comportandone di conseguenza un aumento dei prezzi (come già
avvenuto in passato) ed un'impossibilità di soddisfare la domanda di cibo sempre crescente.
La disponibilità futura di cibo, la sua accessibilità e sostenibilità, sono stati argomenti fondanti
l'EXPO del 2015 che si è svolto a Milano. All'interno di quella cornice sono state proposte nuove
soluzioni al fine di poter risolvere il problema del disequilibrio tra domanda ed offerta di prodotti
agricoli: soluzioni che passano attraverso la sostenibilità, la lotta agli sprechi, la ricerca di nuove
fonti di cibo e l'incentivazione al consumo di prodotti a chilometro zero.
Tornando alla dimensione prettamente locale, guardando alle passate edizioni della rassegna
Mondorurale, possiamo constatare come da parte non solo dei cittadini ma anche dei produttori del
territorio, la questione dell'alimentazione sia diventata centrale e che attraverso un ritorno alle
campagne, un consumo più responsabile del territorio, la valorizzazione delle risorse locali e della
lotta allo spreco alimentare, non solo si può promuovere un'alimentazione più sana, ma si può
creare maggiore occupazione, si può essere meno dipendenti dalle importazioni e inoltre possono
beneficiare di tale scelta diversi attori inseriti nella filiera produttiva.
4.5 Dipendenze e risorse
Concludendo, nella stessa giornata, abbiamo prestato attenzione alla questione della disponibilità
delle risorse alimentari correlata al soddisfacimento della sua domanda.
Il tema della scarsità delle risorse alimentari è una questione centrale per molti territori.
Il dibattito è legato a doppio filo a quello della sostenibilità, in quanto, una data fonte alimentare per
essere realmente sostenibile deve essere prodotta utilizzando le energie naturali a disposizione in un
territorio. Ad esempio, in una terra come la Sardegna dove la disponibilità d'acqua non è elevata
sarebbe impensabile coltivare granturco, in quanto la domanda d'acqua sarebbe estremamente
elevata rispetto alla sua capacità di soddisfacimento ed i costi di produzione sarebbero
notevolmente superiori ai guadagni.
È anche su questi temi che è stato incardinato l'EXPO tenutosi a Milano nel 2015, ove è stata posta
una riflessione sulla scarsità delle risorse alimentari, delle materie prime e sulle sfide future per
cercare di arginare il problema.
Nel nostro contesto territoriale, analizzando quanto prodotto dalle passate edizioni di Mondorurale,
16
abbiamo potuto constatare come il consumo responsabile del territorio, la produzione di alimenti
tipici dell'area mediterranea (evitando l'importazione delle materie prime) l'educazione al corretto
consumo delle risorse naturali, siano state delle questioni di elevata centralità non solo nei dibattiti e
nelle conferenze ma anche nei tavoli di progettazione con gli operatori ed imprenditori.
In conclusione, se nei territori si produce esclusivamente ciò che si riesce a produrre con le risorse
naturali presenti in loco (limitando le importazioni di materie prime), si è più vicini a
quell'autosufficienza di produzione che tenga la domanda e l'offerta di beni agricoli in equilibrio, si
sostiene l'occupazione locale e l'indotto, si valorizza il territorio anche a fini turistico-esperienziali,
e si promuovono degli stili alimentari più salutari.
17
MODULO 5. FORMAZIONE E INFORMAZIONE OBBLIGATORIA SUI RISCHI CONNESSI
ALL’IMPIEGO DEI VOLONTARI IN PROGETTI DI SERVIZIO CIVILE (12 ORE)
A cura di Ilaria Caneo ed Adriano Marras
Nelle giornate del 26 e 27 luglio 2018, presso i locali accreditati del Polisoccorso di via Liguria ad
Alghero, abbiamo preso parte al corso riguardante la formazione e l’informazione sui rischi e sulla
sicurezza sui luoghi di lavoro. Questo corso, tenuto dal dottor Danilo Cannas, è stato suddiviso in
una parte generica della durata di quattro ore ed una parte specifica della durata di otto ore.
Questo tipo di formazione è obbligatoria per tutti i soggetti lavoratori. Nel nostro caso abbiamo
frequentato un corso della classe di rischio media. Alla fine del suddetto corso è stato rilasciato un
certificato valido fino al 2022 attestante l’avvenuta formazione, che potrà essere utilizzato da noi
volontari anche per eventuali esperienze lavorative future.
Nella prima parte del corso definita “generica” sono stati presentati una serie di concetti teorici in
tema di prevenzione e sicurezza sul posto di lavoro. In particolare sono state esaminate le
definizioni di termini quali “rischio”, “danno”, “prevenzione”, “protezione”, “organizzazione della
prevenzione aziendale”, “diritti e doveri in tema di sicurezza per i vari soggetti aziendali”,
“sanzioni”, “organi di vigilanza di controllo ed assistenza”.
La seconda parte del corso definita “specifica”, è entrata più nel concreto della materia della
sicurezza e rischio infortunistico sul posto di lavoro. I contenuti di cui si è discusso in questa parte
hanno riguardato i rischi di tipo infortunistico, meccanici, elettrici, chimici cancerogeni e biologici
ma anche i rischi legati a macchinari, cadute, esplosioni, rumore, vibrazioni, radiazioni, microclima,
illuminazione e videoterminali. Inoltre si è discusso delle procedure di esodo e prevenzione degli
incendi nonché delle procedure organizzative per il primo soccorso.
Attraverso una lezione partecipata (fornendo dei casi concreti di reale applicazione), sono stati
analizzati i principali rischi infortunistici derivanti dall’uso degli strumenti cui i dipendenti di una
Pubblica Amministrazione sono soliti servirsi per espletare il loro lavoro.
È stata anche analizzata la figura del responsabile della sicurezza e le sue funzioni, le misure di
comportamento in caso di incendio, le procedure di esodo in caso di pericolo ma anche le procedure
di soccorso nei confronti di colleghi e cittadini in caso di malori e/o incidenti.
Essendo il lavoro d’ufficio un lavoro definito “usurante”, sono state illustrate alcune buone pratiche
e norme per limitare il problema quali la corretta postura, l’utilizzo di sedie adatte, il corretto
spostamento di carichi pesanti, sul corretto utilizzo di videoterminali, lampade ed elementi elettrici.
Avere delle buone pratiche di sicurezza, di ergonomicità, di efficienza dei mezzi tecnici e
tecnologici, permette ai dipendenti non solo di lavorare con più serenità, ma permette loro di essere
maggiormente produttivi con indubbi risparmi e vantaggi per la Pubblica Amministrazione.
Al termine della lezione e nei mesi successivi siamo stati invitati dal dottor Cannas ad esaminare la
situazione all’interno dei locali comunali, al fine di individuare situazioni potenziali di criticità,
pericolo e di scarsa ergonomicità ed informare tempestivamente i responsabili di tali problematiche.
18

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Relazione formazione specifica

  • 1. RELAZIONE DELLA FORMAZIONE SPECIFICA DEI VOLONTARI DI SERVIZIO CIVILE NAZIONALE PROGETTO “ALGHERO CITTÀ DEL BUON CIBO” A cura di Ilaria Caneo, Gianluca Falchi, Adriano Marras e Daniele Meloni
  • 2. RELAZIONE DELLA FORMAZIONE SPECIFICA DEI VOLONTARI DI SERVIZIO CIVILE NAZIONALE PROGETTO “ALGHERO CITTÀ DEL BUON CIBO” A cura di Ilaria Caneo, Gianluca Falchi, Adriano Marras e Daniele Meloni PREMESSA p. 2 MODULO 1. IL PROGETTO ALGHERO CITTÀ DEL BUON CIBO p. 3 A cura di Adriano Marras e Daniele Meloni MODULO 2. ALIMENTAZIONE SOSTENIBILE: ATTORI E FILIERE p. 4 A cura di Gianluca Falchi (par.2.1–2.7), Adriano Marras e Daniele Meloni (par.2.8-2.13) 2.1 La sostenibilità come fattore di qualità del cibo 2.2 Il ruolo della ristorazione collettiva 2.3 Sostenibilità ed educazione alimentare 2.4 Sostenibilità e qualità 2.5 Ristorazione sostenibile e sviluppo economico 2.6 La sostenibilità sociale 2.7 La ristorazione pubblica 2.8 La ristorazione scolastica 2.9 Il ruolo degli operatori per una ristorazione di qualità e nella sostenibilità 2.10 Educazione alimentare asse portante dell'azione didattica e informativa 2.11 Gli attori della filiera della ristorazione 2.12 La complessità della filiera 2.13 Criticità Incontro fra domanda e offerta MODULO 3. IL DISTRETTO AGRICOLO p. 9 A cura di Ilaria Caneo 3.1 Distretti rurali, della pesca e dell'acquacoltura di qualità e d.lgs 228/2001 3.2 Distretti agroalimentari 3.3 Biodistretti 3.4 La situazione in Sardegna: i distretti nel Leader 2007/2013 e la L.R. 16/2014 MODULO 4. IL MODELLO DI SVILUPPO p. 13 A cura di Adriano Marras 4.1 Costruire un sistema reticolare 4.2 Principi di Marketing fondamentale 4.3 Orientamenti del marketing 4.4 Relazione tra domanda ed offerta dei beni agricoli 4.5 Dipendenze e risorse MODULO 5. FORMAZIONE E INFORMAZIONE OBBLIGATORIA SUI RISCHI CONNESSI ALL’IMPIEGO DEI VOLONTARI IN PROGETTI DI SERVIZIO CIVILE NAZIONALE (CLASSE DI RISCHIO MEDIO) p. 18 A cura di Ilaria Caneo ed Adriano Marras
  • 3. PREMESSA La formazione specifica del progetto “Alghero, città del buon cibo” è stata avviata in data 24 luglio 2018 e conclusa il giorno 4 marzo 2019 per un totale di settantadue ore. Lo svolgimento delle lezioni è avvenuto presso i locali del Settore dello Sviluppo Economico del Comune di Alghero i quali rappresentano la sede di lavoro del suddetto progetto di Servizio Civile. Sessanta ore di lezione sono state condotte dal dottor Vanni Martinez, istruttore amministrativo del Comune di Alghero (settore Pianificazione del Territorio e Sviluppo Economico) ed esperto di tematiche riguardanti il commercio, la filiera agroalimentare locale e la sostenibilità alimentare. Dodici ore riguardanti il corso della formazione e informazione sui rischi connessi all’impiego dei volontari in progetti di Servizio Civile, sono state tenute dal dottor Danilo Cannas nelle giornate del 26 e 27 luglio 2019 presso i locali accreditati del Polisoccorso di via Liguria ad Alghero. In queste giornate si è riflettuto e dibattuto sui concetti della sostenibilità alimentare, della lotta agli sprechi alimentari, della normativa in vigore e della promozione del territorio di Alghero attraverso la cultura del buon cibo. Sono state illustrare le premesse, i presupposti e gli obiettivi che hanno portato l’Amministrazione Comunale a creare questo progetto. Prendendo sempre ad esempio la realtà territoriale che ci circonda, abbiamo riflettuto (sempre coadiuvati dal dottor Vanni Martinez) sui temi della sostenibilità alimentare, della ristorazione in tutte le sue varianti (di qualità, pubblica, sociale, scolastica), di come questa sia strettamente collegata allo sfruttamento delle risorse naturali presenti in loco e allo sviluppo del territorio. Inoltre ci sono state descritte le azioni che sta compiendo l’amministrazione di Alghero al fine di promuovere un maggiore consumo di alimenti prodotti con le risorse presenti nel territorio. All’interno di queste lezioni ci si è concentrati sui concetti di filiera agroalimentare e sulla difficoltà che vi è molte volte nel far incontrare domanda ed offerta. Durante la formazione specifica, è stata analizzata la rassegna autunnale Mondorurale, ciò che è stato prodotto nelle precedenti edizioni e le aspettative in merito alle edizioni future. Nella scrittura di questa relazione -su consiglio del nostro Operatore Locale di Progetto e formatore-, si è deciso di procedere alla redazione degli argomenti singolarmente o in gruppi di due volontari, i quali sono menzionati all’inizio di ogni capitolo. 2
  • 4. MODULO 1. IL PROGETTO ALGHERO CITTÀ DEL BUON CIBO (5 ORE) A cura di Adriano Marras e Daniele Meloni Il primo modulo di formazione specifica è stato svolto il 24 luglio 2018 e ha portato alla riflessione sul tema della sostenibilità alimentare, della lotta agli sprechi alimentari, della normativa in vigore e della promozione del territorio di Alghero attraverso la cultura del buon cibo. L’obiettivo principe del modulo è stato quello di illustrare le premesse, i presupposti e gli obiettivi che hanno portato l’Amministrazione Comunale a creare questo progetto. Alghero è una città con una tradizione turistica fortemente legata all’architettura, al paesaggio, alla storia ed alla sua lingua. Tuttavia negli anni recenti si è posta l’esigenza di promuovere la città non solo attraverso le bellezze che già si conoscono, ma cercando di attrarre un nuovo flusso turistico attraverso nuovi itinerari: uno di questi è per l’appunto quello dell’enogastronomia di qualità. In una regione, la Sardegna, dove la grande vocazione turistica sta mettendo in concorrenza le varie località di mare e dell'entroterra, per le amministrazioni locali è necessaria una distinzione maggiore ed un nuovo posizionamento economico attraverso nuovi canali ed itinerari turistici. L’Expo di Milano ha fatto capire a numerose amministrazioni, come l’investimento nella cultura del buon cibo a chilometro zero può essere un volano strategico nella promozione turistica del territorio, oltre che un decisivo impulso per incrementare il tasso lavorativo di un dato territorio. Partendo da queste basi, da diversi anni l’Amministrazione Comunale di Alghero, sta cercando di promuovere il territorio attraverso la cultura del buon mangiare e del buon bere, al fine di intercettare un nuovo turismo detto esperenziale, il quale è fatto di turisti che non vogliono più essere passivi in una vacanza, ma dalla loro vacanza vorrebbero trarne un’esperienza. Alghero ha l’incredibile pregio di essere in un territorio fertile quale è la Nurra: una zona ricca di risorse agricole ed aziende dell’agroalimentare riconosciute a livello internazionale. Ponendo l’accento sull’agro-alimentare locale, non solo si da centralità alle tante aziende agricole sparse nel territorio ma anche alle varie imprese di ristorazione che in città costituiscono uno zoccolo duro sopratutto nei mesi primaverili ed estivi. L’obiettivo che ha portato l’Amministrazione Comunale ad investire risorse finanziarie attraverso il progetto “Alghero città del buon cibo” anche per mezzo di questo progetto di Servizio Civile Nazionale, è appunto quello di valorizzare e promuovere la città attraverso le sue eccellenze agroalimentari, in modo da arrivare anche a quella destagionalizzazione del turismo che porti la città ad essere una meta frequentata anche nei mesi invernali. Gli obiettivi che l’Amministrazione vuole perseguire sono riassumibili nei seguenti punti: a. rafforzare l’efficacia commerciale e imprenditoriale dei comparti economici di riferimento, sostenendo gli stessi nella promozione e nella commercializzazione dei loro prodotti e servizi; b. costruire un circuito gastronomico di qualità con un forte radicamento nel territorio, ponendo il cibo come esperienza culturale ed emozionale che rappresenta e racconta la città di Alghero; c. favorire l'attivazione di piattaforme logistico-distributive, su logiche di filiera corta, come strumento fondamentale per l'incremento dimensionale e competitivo delle imprese del territorio. 3
  • 5. MODULO 2 . ALIMENTAZIONE SOSTENIBILE: ATTORI E FILIERE (25 ORE) A cura di Gianluca Falchi (par. 2.1 – 2.7); Adriano Marras e Daniele Meloni (par. 2.8 - 2.13) Il secondo modulo riguardante la sostenibilità alimentare è certamente il capitolo più corposo dell’intera formazione, ed è stato articolato in cinque giornate. La prima ora di formazione relativa a questo modulo è stata svolta nella giornata del 24 luglio 2018 in seguito alla conclusione del primo modulo relativo alla presentazione del progetto ed ha riguardato il seguente argomento: 2.1 La sostenibilità come fattore di qualità del cibo La seconda giornata di formazione relativa al secondo modulo è stata svolta il 30 luglio 2018 ed ha riguardato i seguenti argomenti: 2.2 Il ruolo della ristorazione collettiva 2.3 Sostenibilità ed educazione alimentare 2.4 Sostenibilità e qualità La terza giornata riguardante il modulo sull’alimentazione sostenibile, è stata svolta il 1 agosto 2018. In questa giornata si è discusso su tre argomenti fondamentali quali: 2.5 Ristorazione sostenibile e sviluppo territoriale 2.6 La sostenibilità sociale 2.7 La ristorazione pubblica La quarta giornata di formazione relativa al modulo in questione, è stata svolta il 3 agosto 2018. In questa giornata abbiamo affrontato i seguenti argomenti: 2.8 La ristorazione scolastica 2.9 Il ruolo degli operatori per una ristorazione di qualità e nella sostenibilità 2.10 Educazione alimentare asse portante dell’azione didattica ed informativa A distanza di qualche mese, il giorno 4 marzo 2019, abbiamo ripreso ad affrontare il modulo relativo alla sostenibilità alimentare. Dopo un breve ripasso delle nozioni apprese in precedenza, in questa giornata abbiamo discusso dei seguenti argomenti: 2.11 Gli attori della filiera della ristorazione 2.12 La complessità della filiera 2.13 Criticità incontro fra domanda ed offerta 2.1 La sostenibilità come fattore di qualità del cibo Secondo la FAO, sono sostenibili i modelli alimentari che hanno un basso impatto ambientale e contribuiscono alla sicurezza alimentare e ad uno stile di vita sano per le generazioni attuali e 4
  • 6. future. Un’alimentazione sostenibile rispetta la biodiversità e gli ecosistemi, è culturalmente accettabile e accessibile, economicamente sostenibile, adeguata dal punto di vista nutrizionale e contribuisce ad ottimizzare le risorse naturali e umane. Sempre secondo la FAO, La Dieta Mediterranea, è uno dei modelli alimentari più sostenibili per l’ambiente e la salute. È chiaro che un’alimentazione che privilegi la cucina tipica fatta di alimenti locali è fondamentale sia per incentivare degli stili alimentari più salutari che per promuovere una ristorazione di qualità. 2.2 Il ruolo della ristorazione collettiva La ristorazione collettiva è rivolta a un numero abbastanza ampio di persone, che hanno la necessità di usufruire del medesimo servizio in quanto fanno parte di un gruppo come i dipendenti di una stessa azienda, studenti d' università, mense scolastiche ecc. I clienti della ristorazione collettiva non sono occasionali e hanno possibilità di scelta del fornitore. Il menù è sempre il risultato di un lavoro congiunto tra cuochi e nutrizionisti e ogni fase lavorativa è predeterminata in ogni aspetto. Ad Alghero non essendoci grandi aziende (poiché molte sono in fase di sviluppo) è applicata per lo più nelle mense scolastiche. 2.3 Sostenibilità ed educazione alimentare L'atto del mangiare (oltre all'essere il mezzo di sostentamento del nostro corpo) è strettamente correlato alla nostra società ed al modo di stare insieme in famiglia e con gli amici; tuttavia a volte mangiamo troppo e non ci occupiamo della qualità e della provenienza del cibo. Imparando a rispettare noi stessi, impariamo a rispettare l'ambiente, assecondare il ritmo delle stagioni e a ridurre le spese. 2.4 Sostenibilità e qualità La sostenibilità promuove un’attenta selezione dei cibi da portare in tavola nel pieno rispetto delle stagionalità dei prodotti, adottando una dieta che faccia bene a noi e all'ambiente. Adoperare quotidianamente piccole scelte consapevoli può tradursi non solo in un aumento della nostra qualità di vita, ma anche benefici consistenti per l'ecosistema e la biodiversità. 2.5 Ristorazione sostenibile e sviluppo economico L'esigenza di un turismo diverso che abbia un'influenza positiva, sulla qualità della vita è condivisa ed adottata da molteplici regioni. Il fine della proposta è quello di preservare l'ambiente e la natura offrendo prodotti di diversità biologiche diverse da regione e regione. Ad Alghero abbiamo diverse realtà agrituristiche che congiungono il buon cibo e l'ambiente tipico regionale. 2.6 La sostenibilità sociale Obbiettivo primario della sostenibilità sociale è perseguire l'equità ossia tendere verso l'eliminazione della povertà, la sperequazione dei benefici dello sviluppo e la realizzazione di 5
  • 7. condizioni di dignità per la vita di ogni uomo. L'idea implica il diritto di vivere in un contesto che possa esprimere la potenzialità di ogni individuo ma significa anche sostenere azioni utili al mantenimento delle tradizioni e dei diritti delle comunità locali rispetto al proprio territorio di appartenenza. 2.7 La ristorazione pubblica La ristorazione pubblica è quel tipo di commercio strettamente collegato alla distribuzione e al consumo di prodotti alimentari in un locale aperto al pubblico (bar, ristoranti, pizzerie, chioschi all’aperto ecc.). Per poter esercitare questa tipologia di ristorazione, oltre a possedere una specifica licenza, è necessario rispettare il decreto ministeriale 564 del 12 dicembre 1992, il quale stabilisce i criteri ai quali i gestori dei locali adibiti a pubblici servizi devono attenersi. 2.8 La ristorazione scolastica Successivo e correlato al discorso affrontato precedentemente riguardante la ristorazione pubblica, la ristorazione scolastica riveste un ruolo estremamente delicato e fondamentale. È stato portato alla nostra attenzione un progetto di collaborazione tra comune di Alghero, Parco di Porto Conte e l'azienda che ad Alghero si occupa della ristorazione nel settore scolastico. Attraverso questa collaborazione, non solo si vuole insegnare ai bambini una corretta educazione alimentare, ma nei menù proposti si cerca di privilegiare gli ingredienti prodotti da aziende sarde e algheresi, stimolando l'indotto locale e una sensibilizzazione al consumo di alimenti locali. Nelle precedenti edizioni della rassegna Mondorurale è stato presentato più volte il progetto, il quale ha ricevuto numerosi plausi ed è stato fonte di ispirazione per altre amministrazioni locali. Il Comune di Alghero è da sempre attento ai bisogni alimentari dei cittadini più giovani, infatti le diete alimentari proposte nelle scuole sono elaborate da un nutrizionista tenendo conto di eventuali allergie e/o intolleranze degli scolari. 2.9 Il ruolo degli operatori per una ristorazione di qualità e nella sostenibilità In una città che si vuole proporre sotto la veste inedita di "città del buon cibo", il ruolo degli operatori della ristorazione (intesi come ristoratori e aziende agro alimentari) è centrale. In una logica di turismo esperenziale, dove il turista vuol trarre un'esperienza dalla propria vacanza, gli itinerari gastronomici rivestono un’elevata valenza. I ristoratori devono saper cogliere questa opportunità, in modo da poter lavorare nella qualità piuttosto che nella quantità. Le aziende agro-alimentari del territorio in questo senso sono di estrema importanza, in quanto in una ristorazione di qualità, devono essere privilegiate le eccellenze alimentari locali. Se il cibo aiuta a rappresentare e raccontare un dato territorio, è lapalissiano che questo debba essere prodotto privilegiando le risorse presenti in loco. Attraverso una sinergia tra Parco di Porto Conte, Comune di Alghero e associazioni di categoria, i prodotti alimentari del Parco sono contrassegnati da un marchio certificato di qualità. Inoltre, è stato portato alla nostra attenzione un progetto (al quale abbiamo avuto modo di collaborare durante l’esperienza di Servizio Civile) condotto dal Comune di Alghero e l'Università 6
  • 8. di Sassari riguardante la costituzione di una rete di ristoranti di qualità. Questi locali per far parte di questa "rete" devono soddisfare alcuni requisiti, quali l'apertura annuale, la presenza di connessioni wi-fi, una corretta accessibilità per le persone diversamente abili e in ultimo la presenza nei propri menù di pietanze prodotte con ingredienti forniti dalle aziende presenti all'interno del parco di Porto Conte. Il fine è quello di far scoprire al cliente la particolarità degli ingredienti, in modo che possa in seguito scoprire le aziende produttrici e compiere degli acquisti direttamente in azienda. 2.10 Educazione alimentare asse portante dell'azione didattica e informativa Una delle future sfide in ambito alimentare è quella riguardante la lotta allo spreco del cibo. La questione della scarsità delle risorse dovrebbe far riflettere maggiormente i governanti ed elaborare delle strategie al fine di arginare il problema. Una corretta informazione e cultura riguardante la lotta allo spreco alimentare deve partire dalle scuole: è proprio in questo senso che negli istituti scolastici di Alghero si insegna da diversi anni una corretta educazione alimentare, che non si limita alla sola lotta allo spreco, ma anche al corretto consumo degli alimenti di stagione, privilegiando una dieta mediterranea. Una corretta educazione alimentare non dovrebbe riguardare solo i bambini ma anche gli adulti. La promozione di corretti stili alimentari, privilegiando alimenti a chilometro zero è stato un tema portante di alcuni dibattiti e tavoli di progettazione durante la rassegna Mondorurale. 2.11 Gli attori della filiera della ristorazione In questo modulo, abbiamo compreso come tra produttore e consumatore esistono una serie di intermediari, i quali si occupano ad esempio, dell'interpretazione del bisogno del consumatore, delle politiche di marketing, della produzione in sé, del packaging, della promozione e comunicazione del prodotto, delle politiche di prezzo, del trasporto, della commercializzazione attraverso supermarket, botteghe e ristoranti (cfr. par. 4.2 e 4.3 relativi alle politiche di marketing). Vedendo tutti gli attori coinvolti (in un processo che va dall'ideazione al consumo finale), è logico capire che il prezzo finale di vendita è mediamente più alto rispetto a un prodotto omologo di una grande azienda, sopratutto in un’ottica locale dove non si ha una produzione industriale tale da giustificare delle politiche di prezzo al ribasso. 2.12 La complessità della filiera Per "filiera" intendiamo le principali attività, le tecnologie, le risorse e le organizzazioni che concorrono alla creazione, trasformazione, distribuzione, fornitura di un prodotto finito. Una filiera può essere semplice o complessa a seconda di quanti passaggi subisce il prodotto prima di arrivare al consumatore. Anche in un mercato locale, esistono un numero relativamente alto di intermediari. Tuttavia negli anni recenti si è posta l'esigenza di creare una filiera "corta" la quale contempla un numero ridotto di intermediari, al fine di ridurre il prezzo finale: un chiaro esempio è rappresentato dai mercatini di "campagna amica" della Coldiretti presenti con i suoi associati in numerose località della Sardegna. L'identificazione di tutte le aziende coinvolte nel processo di produzione di un dato articolo, permette al consumatore di riconoscere le responsabilità di tutti i soggetti che contribuiscono alla 7
  • 9. produzione dello stesso, conoscere la provenienza di tutte le materie prime, i metodi di produzione, i processi di lavorazione e le modalità di trasporto adottate. 2.13 Criticità Incontro fra domanda e offerta Nelle precedenti edizioni di Mondorurale è emerso un dato preoccupante: molti cittadini non conoscono le aziende agroalimentari del proprio territorio. Senza un'adeguata conoscenza di queste aziende, è difficile che queste possano emergere, pertanto la promozione e la pubblicità delle stesse è di fondamentale importanza. Uno dei presupposti per i quali è nata la rassegna Mondorurale è per l'appunto quello di far conoscere non solo ai turisti, ma anche ai cittadini di Alghero le tante aziende agro alimentari presenti all'interno della cornice del parco di Porto Conte. Un ruolo fondamentale nella promozione è rivestito da albergatori e ristoratori i quali possono promuovere questi prodotti nei loro locali, con un indubbio vantaggio per entrambi gli attori. Anche il Comune di Alghero è in prima linea al fine di far incontrare le imprese operanti nel Parco di Porto Conte e potenziali consumatori attraverso convenzioni, scontistiche e tour guidati. La creazione di un marchio di qualità del Parco di Porto Conte, permette inoltre alle piccole imprese agro alimentari che ne fanno parte, di costituire una rete unificata di imprese differenziate con lo stesso fine univoco, le quali in seguito verranno presentate nelle convention, nelle trasmissioni televisive dedicate e nelle fiere internazionali della gastronomia di qualità. Inoltre, l’adesione al Sistema Integrato di Ospitalità, permette ai turisti che alloggiano in una struttura che fa parte del SIO di poter usufruire di scontistiche per dei tour guidati nei territori del parco, degustazioni di prodotti locali e visite alle aziende enogastronomiche del territorio. 8
  • 10. MODULO 3. IL DISTRETTO AGRICOLO (15 ORE) A cura di Ilaria Caneo Il terzo modulo, che ha come oggetto il distretto agricolo, mira alla definizione, in seguito ad un primo accenno generale, di un quadro dettagliato della situazione del settore agro-alimentare con un ampio riferimento alla Regione Sardegna. Il modulo è stato articolato in tre giornate di formazione: La prima giornata è stata svolta il 7 agosto 2018 ed ha riguardato i seguenti argomenti: 3.1 Distretti rurali, della pesca e dell'acquacoltura di qualità e d.lgs 18/05/2001 n. 228 3.2 Distretti agroalimentari 3.3 Bio distretti La seconda giornata è stata svolta il 18 settembre 2018 ed ha riguardato i seguenti argomenti: 3.4 La situazione in Sardegna 3.4 I distretti nel Leader 2007/2013 La terza giornata è stata svolta il 19 settembre 2018 ed ha riguardato il seguente argomento: 3.4 Legge Regionale 7 Agosto 2014, n.16. 3.1 Distretti rurali, della pesca e dell'acquacoltura di qualità e d.lgs 18 maggio 2001 n. 228 Nella prima giornata dedicata al terzo modulo sono state definite le peculiarità dei distretti rurali, agro-alimentari e dei bio-distretti. I distretti rurali sono qualificati come "sistemi produttivi locali caratterizzati da un’identità storica e territoriale omogenea derivante dall’integrazione fra attività agricole e altre attività locali, nonché dalla produzione di beni o servizi di particolare specificità, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali e territoriali". La definizione di questi strumenti infatti è stata avviata con il decreto legislativo 18 maggio 2001 n. 228. L’articolo 13 della norma sopracitata definisce le principali funzioni e competenze da attribuire a questi particolari strumenti nonché l'autonomia delle singole regioni nel provvedere alla loro definizione ed individuazione. In questo ambito normativo vengono citati inoltre i distretti della pesca e dell'acquacoltura di qualità. 3.2 Distretti agroalimentari Gli strumenti legislativi citati individuano, oltre ai distretti rurali, della pesca e dell'acquacoltura di qualità, anche i distretti agroalimentari definiti come: "i sistemi produttivi locali, caratterizzati da significativa presenza economica, da interrelazione e interdipendenza produttiva delle imprese agricole e agroalimentari, nonché da una o più produzioni certificate e tutelate ai sensi della vigente normativa comunitaria o nazionale, oppure da produzioni tradizionali o tipiche." 9
  • 11. In Italia, allo stato attuale, non tutte le regioni hanno ancora legiferato in materia di Distretti. Tra le regioni che hanno emanato specifiche norme per l’istituzione dei Distretti (sia nel caso di quelli agroalimentari che rurali) sono evidenti finalità comuni atte al sostegno e alla promozione di: • nascita di relazioni tra imprese; • iniziative di promozione e innovazione dell’immagine del territorio; • concentrazione dell’offerta in una logica di filiera; • promozione di attività conoscitive e informative finalizzate allo studio e al monitoraggio delle problematiche territoriali; • aggregazione e confronto tra gli attori locali; • mantenimento e la crescita occupazionale; • gestione integrata e partecipata delle politiche territoriali per migliorare la qualità del territorio; • partecipazione degli organi distrettuali alla programmazione regionale. È importante sottolineare che le iniziative e gli obiettivi dettati da queste disposizioni generali e comuni, fanno riferimento ad una logica orientata verso il rilancio e la tutela del tessuto produttivo del territorio. Un tessuto che dovrebbe quindi assumere un ruolo di primaria importanza nei “distretti economici” a vocazione prettamente agricola. Alla base del successo dello sviluppo dei distretti rurali ed agroalimentari è fondamentale l'impegno delle amministrazioni ed una capillare ed efficace informazione di tutti i soggetti coinvolti. 3.3 Biodistretti Un biodistretto è un’area vocata al biologico dove produttori, cittadini, operatori turistici e Pubbliche Amministrazioni stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse. Lo scopo della costituzione di queste aree è la valorizzazione dell’economia e delle tradizioni locali mediante azioni mirate ad una logica di affiancamento alle figure cardine del mercato ossia i produttori ed i consumatori. A tal proposito si cerca di soddisfare le esigenze dei produttori mediante la ricerca di mercati locali, l’attivazione di servizi integrati territoriali ed il riconoscimento del ruolo del bio-agricoltore. L'obiettivo, è di soddisfare le esigenze dei consumatori grazie all'avvio di protocolli per assicurare la sicurezza alimentare, la conoscenza dei luoghi di produzione del cibo e la ricerca di prezzi equi. Il coinvolgimento della istituzioni pubbliche svolge un ruolo di primaria importanza. Nella logica del biodistretto quindi la valorizzazione dei prodotti biologici si coniuga in maniera indissolubile alla promozione del territorio e delle sue peculiarità, con lo scopo di raggiungere un pieno sviluppo delle potenzialità economiche, sociali e culturali. L'incentivazione delle produzioni a filiera corta, la creazione di Gruppi di Acquisto Solidali o Gruppi di Acquisto Collettivi e le mense pubbliche biologiche sono alcuni degli strumenti messi in atto per ottenere un risultato ottimale in questo senso. 10
  • 12. Possiamo affermare che un biodistretto si configura come un’area territoriale ad alta specializzazione produttiva ove la sinergia fra i diversi attori porta ad conversione dinamica dei territori rurali i quali rappresentano veri e propri motori di sviluppo per le comunità rurali, capaci di rimettere al centro del rilancio dell’economia l’agricoltura sostenibile e di qualità Ad oggi esistono tredici biodistretti, distribuiti in dieci regioni e oltre centoventi comuni con più di duemila aziende biologiche coinvolte. Degno di nota è il primo biodistretto nato in Italia nel 2009 ossia quello dell’area del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano che vede la partecipazione attiva di trentadue comuni della zona, quattrocento aziende, venti ristoranti e dieci stabilimenti turistici che utilizzano i prodotti biologici del territorio. Questo biodistretto rappresenta oggi un vero e proprio laboratorio di buone pratiche a livello nazionale e internazionale ed è promotore di iniziative ad alto profilo culturale che mirano ad uno sviluppo equo e solidale del territorio fondato sul modello biologico. 3.4 La situazione in Sardegna: i distretti nel Leader 2007/2013 e la L.R. 16/2014 La seconda e la terza giornata relative a questo modulo hanno invece riguardato la definizione della situazione del settore agroalimentare relative alla Regione Sardegna. Sono tante le iniziative promosse dalla nostra regione. Oltre alla ricezione e alla legiferazione in merito alle normative nazionali esistono altresì protocolli relativi all'Unione Europea ai quali si fa riferimento. L.E.A.D.E.R., acronimo dal francese Liaison Entre Actions de Développement de l'Économie Rurale (collegamento fra azioni di sviluppo dell’economia rurale) è un' iniziativa comunitaria nata nel 1989 e si configura come uno degli assi prioritari delle politiche comunitarie di sviluppo rurale. Nel Programma di Sviluppo Rurale (P.S.R.) della Regione Sardegna l'approccio L.E.A.D.E.R. ha il compito di sostenere le strategie di sviluppo locale attraverso strumenti che mirano al coinvolgimento ed al partenariato di figure pubbliche e private, della programmazione dal basso verso l'alto attraverso la cooperazione tra territori rurali e la messa in rete dei partenariati locali. Le risorse impiegate nelle varie iniziative, hanno il fine di mantenere e creare nuove opportunità occupazionali nelle aree rurali e migliorare, contestualmente, l'attrattività dei territori rurali per le imprese, la popolazione ed i flussi turistici. Un ruolo fondamentale nell'attuazione di tale strategia svolgono i Gruppi di Azione Locale (G.A.L.) i quali si configurano come raggruppamenti di partner pubblici e privati che rappresentano le popolazioni rurali gli operatori economici presenti nel territorio. L.E.A.D.E.R. si propone di integrare nella sua rete soprattutto comuni che presentano una condizione di spopolamento con una popolazione inferiore ai quindicimila abitanti. In Sardegna, esiste una legge regionale che individua le norme specifiche riguardanti l’istituzione, l’individuazione e la disciplina dei distretti rurali, dei distretti agroalimentari di qualità, dei biodistretti e dei distretti della pesca e dell’acquacoltura di qualità (L.R. 16/2014 "Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agro-biodiversità, marchio collettivo, distretti"). Con l'emanazione di questa direttiva viene sottolineata quindi, anche a livello regionale, l’importanza di promuovere la nascita di forme di aggregazione organizzate nelle aree rurali e in quelle costiere, nonché in quelle a maggiore vocazione agricola e di pesca. L’istituzione dei distretti, infatti, promuove e facilita percorsi virtuosi di modernizzazione dei settori dell’agroalimentare e della pesca creando le condizioni per uno sviluppo più generale delle aree rurali e di quelle costiere, secondo le vocazioni dei territori interessati e con la partecipazione di 11
  • 13. tutti gli attori istituzionali, economici e sociali, assicurando, nel contempo, la tutela delle risorse naturali, della biodiversità, del paesaggio e del patrimonio storico - culturale. Di particolare rilevanza in quest'ottica di promozione del comparto agricolo del territorio è la rassegna Mondorurale ideata dal Comune di Alghero con la partecipazione ed il coinvolgimento attivo di istituzioni territoriali, associazioni di categoria, agriturismi, borgate ed imprese. Una rassegna che ha visto noi volontari del Servizio Civile Nazionale protagonisti sia in fase organizzativa che all'interno dei vari laboratori organizzati durante tutta la durata dell'iniziativa. La rassegna si propone di avvicinare le imprese agricole ed il tessuto produttivo in un percorso di formazione/informazione che favorisca lo sviluppo delle attività, con il sostegno alle nuove idee di impresa, con l'obiettivo di sostenere le azioni e le opportunità previste nel Piano di Sviluppo Rurale citato in precedenza. Prendendo spunto dalle direttive e dai protocolli citati, la finalità più generale di questo percorso di progettazione partecipata è quella di arrivare alla formulazione e attuazione di un modello innovativo e sostenibile per lo sviluppo rurale del territorio. L'obiettivo è quello di dare vita ad un vero e proprio distretto agroalimentare, di cui abbiamo sottolineato in precedenza le caratteristiche, di livello sovra-comunale. Tutto questo è reso possibile grazie alla messa in evidenza dell’esistenza di possibili percorsi di integrazione funzionale e produttiva fra i diversi contesti rurali con l’elaborazione di alcune proposte di rilievo strategico inter-comunale per lo sviluppo delle filiere produttive e del patrimonio ambientale e culturale del territorio della Nurra. 12
  • 14. MODULO 4. IL MODELLO DI SVILUPPO (15 ORE) A cura di Adriano Marras Il quarto modulo della formazione specifica si è posto come obiettivo quello fornire delle nozioni di microeconomia, macroeconomia e marketing, in modo da poter interpretare le variabili economiche che si pongono in un mercato di prodotti agricoli locali che in questi anni è in forte espansione. Questo modulo è stato articolato in tre giornate di formazione. La prima giornata del quarto modulo si è svolta il 19 settembre 2018 (in seguito alla conclusione del modulo tre relativo al distretto agricolo) ed ha riguardato il seguente argomento: 4.1 Costruire un sistema reticolare La seconda giornata relativa al modulo riguardante la sfera economica del progetto si è svolta nella giornata del 20 settembre 2018 ed è stata imperniata sui seguenti argomenti: 4.2 Principi di marketing fondamentale 4.3 Orientamenti del marketing La terza ed ultima giornata riguardante il seguente modulo, è stata svolta il 1 ottobre 2018. In questa giornata si è discusso su due concetti fondamentali quali: 4.4 Relazione tra la domanda e l'offerta dei beni agricoli 4.5 Dipendenze e risorse 4.1 Costruire un sistema reticolare L'obiettivo di questo modulo è stato quello di fornire delle nozioni riguardante la sfera economica in ambito agricolo ed alimentare. In questa giornata, si è voluto porre l'accento sull'importanza per le piccole aziende dell'agro alimentare algherese di cooperare e creare una strategia comune al fine di una promozione unica delle loro eccellenze; il tutto sotto l'ala del Parco di Porto Conte e del Comune di Alghero: enti in prima linea nella promozione del territorio, attraverso un turismo esperenziale basato anche sulla cultura del buon cibo e delle eccellenze alimentari locali. Prendendo spunto da quanto prodotto nelle passate edizioni della rassegna Mondorurale, uno degli obiettivi della manifestazione è quello di riunire tutti gli imprenditori agricoli che operano all'interno del parco di Porto Conte, nelle borgate e nell'agro della Nurra di Alghero creando una strategia comune di networking e marketing. Negli anni passati sono state prodotte numerose iniziative di cooperazione e rete le quali ancora oggi stanno raggiungendo risultati ragguardevoli nei loro ambiti di applicazione. Un sistema di rete efficiente che ci è stato illustrato è sicuramente quello del network delle città dell'olio (di cui il Comune di Alghero fa parte dal 2000). La rete delle città dell'olio ha come scopo appunto quello di riunire le città che hanno una lunga e consolidata tradizione di produzione di Olio 13
  • 15. Extra Vergine di Oliva, al fine di cooperare e promuovere una strategia comune per la valorizzazione di una delle eccellenze della dieta mediterranea. Un ottimo esempio di rete tra i vari produttori è rappresentato dalla cantina sociale di Santa Maria La Palma. Nel sistema della Cantina Sociale, i tanti produttori vinicoli della Nurra associati collaborano con le loro varietà d'uva alla resa dei vini della suddetta cantina, la quale oggi può vantare oltre ad un bilancio in attivo una serie di riconoscimenti internazionali. Inoltre, la sinergia tra Cantina Sociale, Parco di Porto Conte ed Area Marina Protetta hanno portato alla creazione di uno spumante che viene fatto fermentare a trenta metri sotto il mare per mezzo di una cantina subacquea installata nei fondali dell'Area Marina Protetta di Capo Caccia. Un ultimo esempio di rete (nato proprio in seguito a una delle prime edizioni di Mondorurale), è quello riguardante la costituzione di una filiera cerealicola locale. È stato portato alla nostra attenzione come, grazie ad uno sforzo tra i vari produttori cerealicoli della Nurra e il Panificio Cherchi di Olmedo si stia realizzando con discreto successo un tipo di pane a chilometro zero prodotto esclusivamente con farine provenienti dal Parco di Porto Conte. Pertanto, partendo da questi esempi, si è voluto far capire che la creazione di una strategia unica e una cooperazione tra aziende che producono lo stesso prodotto (o impegnate in ambiti diversi) può portare ad una performance migliore per tutti gli attori coinvolti nel processo produttivo. 4.2 Principi di Marketing fondamentale Nella seconda giornata relativa al modulo quarto della formazione specifica, ci siamo concentrati sulle principali tecniche di marketing applicate non solo nella Pubblica Amministrazione, ma anche come queste possano essere utilizzate all'interno del mercato dei prodotti dell'agroalimentare locale. Quando un nuovo prodotto viene immesso sul mercato, questo non viene mai messo a caso, ma un'azienda lungimirante cura nei minimi dettagli tutti i passaggi che passano dall'individuazione di un'idea, al potenziale cliente, allo sviluppo, alla sua messa in vendita, sino al packaging ed al prezzo finale, tenendo in seria considerazione costi e guadagni. In questa giornata sono stati analizzati e compresi i principi fondamentali di marketing che un imprenditore dovrebbe sempre tenere a mente nella cosiddetta "strategia d'impresa", quali il brand (il quale identifica l'azienda stessa), la costituzione di rapporti organizzati con i clienti e con le altre imprese dell'indotto, lo sviluppo di una strategia di vendita multicanale mediata anche dalle tecnologie dell'informazione (e non solo dall'interazione one to one), la misurazione e le analisi delle proprie performance (sia positive che negative), in modo da poter effettuare in corsa alcuni aggiustamenti potenziando il valorizzabile e tagliando eventuali rami secchi. Naturalmente oggi più di ieri, la presenza della tecnologia è fondamentale, non solo nella fase di promozione, ma anche nella produzione, in modo che questa migliori le condizioni lavorative, crei nuovi modelli di business, dia una maggiore visibilità ed aumenti la produttività e la qualità della produzione e del prodotto finale. 4.3 Orientamenti del marketing Nel corso della storia economica, il mercato ha conosciuto dei momenti floridi, di stagnazione, di crisi, recessione e ripresa. Abbiamo compreso come il marketing non è una scienza esatta e non possiede un corpo teorico unico ed universale. Tuttavia possiamo riscontrare una base teorica 14
  • 16. comune riassunta in quattro approcci funzionali o meno a seconda del contesto territoriale di riferimento e del periodo storico affrontato: a. Orientamento alla produzione: ossia un approccio economico che consiste nel dare attenzione esclusivamente a ciò che si produce ed ai relativi costi di produzione (ove secondo il detto comune "il prodotto si vende da solo"), pertanto concentrandosi esclusivamente sulla produzione stessa. b. Orientamento alla vendita: un approccio che mette la vendita finale al centro della strategia d'impresa. Questo orientamento si ha quando l'offerta di un bene è troppo elevata rispetto alla sua richiesta, pertanto l'attenzione delle imprese si sposta verso la massimizzazione del fatturato e delle vendite avvalendosi anche di tecniche quali la pubblicità, la distribuzione e la rete commerciale. Nell'orientamento alle vendite le imprese non prendono in considerazione gli effettivi bisogni dei consumatori ma cercano di convincerli ad acquistare la merce prodotta anche a prezzi inferiori a quelli di mercato. c. Orientamento al mercato: questo approccio mette il consumatore ed il mercato al centro dei processi decisional-aziendali. In un mercato di concorrenza perfetta, combinata all'evoluzione dei bisogni dei consumatori, le imprese sono spinte ad analizzare la domanda reale di mercato. In questo orientamento, non è più importante vendere ciò che si produce ma produrre ciò che si può vendere. Quindi il prodotto è progettato sulla base di attente analisi di mercato e dei bisogni del consumatore, tenendo particolare considerazione alla qualità del prodotto. d. Orientamento al cliente: questo approccio pone le esigenze e i bisogni del cliente al centro dei processi decisionali aziendali. La maturazione dei consumatori riduce l'efficacia della pubblicità mentre i bisogni si fanno sempre più specifici ed attenti non solo al prezzo di vendita ma alla qualità del prodotto. In un mercato di concorrenza perfetta e globalizzato, l'azienda per sapersi distinguere dalle altre deve coinvolgere maggiormente il cliente e metterlo al centro della filiera produttiva, interpretandone i bisogni e cercando di realizzarli. La soddisfazione del cliente in questo approccio è fondamentale, in quanto l'azienda ottiene in cambio una fidelizzazione. Un cliente soddisfatto e fidelizzato porterà all'azienda nuovi clienti; al contrario, un cliente insoddisfatto parlerà male dell'azienda rendendo sempre più difficile acquisire la nuova clientela. Partendo da questi spunti è facile capire come oggi, in un mercato sempre più globalizzato e di concorrenza perfetta i primi due orientamenti sono meno convincenti rispetto agli ultimi due i quali pongono il cliente ed i suoi bisogni al centro di tutto il ciclo produttivo della filiera. 4.4 Relazione tra domanda ed offerta dei beni agricoli Nella terza giornata relativa al quarto modulo abbiamo analizzato l'annoso problema della mancanza di equilibrio di mercato tra la domanda e l'offerta dei beni agricoli ed alimentari. Partendo dai principi base della microeconomia i produttori rappresentano l'offerta di un determinato bene, mentre i consumatori rappresentano la domanda. 15
  • 17. Si ha un'ottima relazione di mercato tra domanda ed offerta quando queste due sono in equilibrio di mercato: ossia la produzione di un bene è pari alla sua quantità domandata. Rifacendosi sempre ai principi basilari della microeconomia quando l'offerta è superiore alla domanda (quindi un'azienda produce più di quanto vende) si ha una sovrapproduzione (eccesso di offerta) di un bene rispetto alla sua richiesta, pertanto il produttore è costretto a vendere la merce ad un prezzo inferiore a quello di mercato. Se nell'eccesso di offerta – solo nel breve periodo – il consumatore potrebbe trarre vantaggio da questa condizione, la questione dell'eccesso di domanda è decisamente ben più pericolosa, in quanto la richiesta di un determinato bene da parte dei consumatori è nettamente superiore rispetto alla capacità di un'azienda di soddisfarne la richiesta. Pertanto l'azienda al fine di massimizzare il profitto potrebbe essere tentata ad aumentare il prezzo finale di vendita. Abbiamo quindi compreso come la questione dell'eccesso di domanda applicata nel ramo dell'agro alimentare è centrale, in quanto a causa di vari fattori quali, la crescita della popolazione, il crescente consumo del territorio, i cambiamenti climatici, si ha una produzione inferiore a quella richiesta di beni alimentari, comportandone di conseguenza un aumento dei prezzi (come già avvenuto in passato) ed un'impossibilità di soddisfare la domanda di cibo sempre crescente. La disponibilità futura di cibo, la sua accessibilità e sostenibilità, sono stati argomenti fondanti l'EXPO del 2015 che si è svolto a Milano. All'interno di quella cornice sono state proposte nuove soluzioni al fine di poter risolvere il problema del disequilibrio tra domanda ed offerta di prodotti agricoli: soluzioni che passano attraverso la sostenibilità, la lotta agli sprechi, la ricerca di nuove fonti di cibo e l'incentivazione al consumo di prodotti a chilometro zero. Tornando alla dimensione prettamente locale, guardando alle passate edizioni della rassegna Mondorurale, possiamo constatare come da parte non solo dei cittadini ma anche dei produttori del territorio, la questione dell'alimentazione sia diventata centrale e che attraverso un ritorno alle campagne, un consumo più responsabile del territorio, la valorizzazione delle risorse locali e della lotta allo spreco alimentare, non solo si può promuovere un'alimentazione più sana, ma si può creare maggiore occupazione, si può essere meno dipendenti dalle importazioni e inoltre possono beneficiare di tale scelta diversi attori inseriti nella filiera produttiva. 4.5 Dipendenze e risorse Concludendo, nella stessa giornata, abbiamo prestato attenzione alla questione della disponibilità delle risorse alimentari correlata al soddisfacimento della sua domanda. Il tema della scarsità delle risorse alimentari è una questione centrale per molti territori. Il dibattito è legato a doppio filo a quello della sostenibilità, in quanto, una data fonte alimentare per essere realmente sostenibile deve essere prodotta utilizzando le energie naturali a disposizione in un territorio. Ad esempio, in una terra come la Sardegna dove la disponibilità d'acqua non è elevata sarebbe impensabile coltivare granturco, in quanto la domanda d'acqua sarebbe estremamente elevata rispetto alla sua capacità di soddisfacimento ed i costi di produzione sarebbero notevolmente superiori ai guadagni. È anche su questi temi che è stato incardinato l'EXPO tenutosi a Milano nel 2015, ove è stata posta una riflessione sulla scarsità delle risorse alimentari, delle materie prime e sulle sfide future per cercare di arginare il problema. Nel nostro contesto territoriale, analizzando quanto prodotto dalle passate edizioni di Mondorurale, 16
  • 18. abbiamo potuto constatare come il consumo responsabile del territorio, la produzione di alimenti tipici dell'area mediterranea (evitando l'importazione delle materie prime) l'educazione al corretto consumo delle risorse naturali, siano state delle questioni di elevata centralità non solo nei dibattiti e nelle conferenze ma anche nei tavoli di progettazione con gli operatori ed imprenditori. In conclusione, se nei territori si produce esclusivamente ciò che si riesce a produrre con le risorse naturali presenti in loco (limitando le importazioni di materie prime), si è più vicini a quell'autosufficienza di produzione che tenga la domanda e l'offerta di beni agricoli in equilibrio, si sostiene l'occupazione locale e l'indotto, si valorizza il territorio anche a fini turistico-esperienziali, e si promuovono degli stili alimentari più salutari. 17
  • 19. MODULO 5. FORMAZIONE E INFORMAZIONE OBBLIGATORIA SUI RISCHI CONNESSI ALL’IMPIEGO DEI VOLONTARI IN PROGETTI DI SERVIZIO CIVILE (12 ORE) A cura di Ilaria Caneo ed Adriano Marras Nelle giornate del 26 e 27 luglio 2018, presso i locali accreditati del Polisoccorso di via Liguria ad Alghero, abbiamo preso parte al corso riguardante la formazione e l’informazione sui rischi e sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. Questo corso, tenuto dal dottor Danilo Cannas, è stato suddiviso in una parte generica della durata di quattro ore ed una parte specifica della durata di otto ore. Questo tipo di formazione è obbligatoria per tutti i soggetti lavoratori. Nel nostro caso abbiamo frequentato un corso della classe di rischio media. Alla fine del suddetto corso è stato rilasciato un certificato valido fino al 2022 attestante l’avvenuta formazione, che potrà essere utilizzato da noi volontari anche per eventuali esperienze lavorative future. Nella prima parte del corso definita “generica” sono stati presentati una serie di concetti teorici in tema di prevenzione e sicurezza sul posto di lavoro. In particolare sono state esaminate le definizioni di termini quali “rischio”, “danno”, “prevenzione”, “protezione”, “organizzazione della prevenzione aziendale”, “diritti e doveri in tema di sicurezza per i vari soggetti aziendali”, “sanzioni”, “organi di vigilanza di controllo ed assistenza”. La seconda parte del corso definita “specifica”, è entrata più nel concreto della materia della sicurezza e rischio infortunistico sul posto di lavoro. I contenuti di cui si è discusso in questa parte hanno riguardato i rischi di tipo infortunistico, meccanici, elettrici, chimici cancerogeni e biologici ma anche i rischi legati a macchinari, cadute, esplosioni, rumore, vibrazioni, radiazioni, microclima, illuminazione e videoterminali. Inoltre si è discusso delle procedure di esodo e prevenzione degli incendi nonché delle procedure organizzative per il primo soccorso. Attraverso una lezione partecipata (fornendo dei casi concreti di reale applicazione), sono stati analizzati i principali rischi infortunistici derivanti dall’uso degli strumenti cui i dipendenti di una Pubblica Amministrazione sono soliti servirsi per espletare il loro lavoro. È stata anche analizzata la figura del responsabile della sicurezza e le sue funzioni, le misure di comportamento in caso di incendio, le procedure di esodo in caso di pericolo ma anche le procedure di soccorso nei confronti di colleghi e cittadini in caso di malori e/o incidenti. Essendo il lavoro d’ufficio un lavoro definito “usurante”, sono state illustrate alcune buone pratiche e norme per limitare il problema quali la corretta postura, l’utilizzo di sedie adatte, il corretto spostamento di carichi pesanti, sul corretto utilizzo di videoterminali, lampade ed elementi elettrici. Avere delle buone pratiche di sicurezza, di ergonomicità, di efficienza dei mezzi tecnici e tecnologici, permette ai dipendenti non solo di lavorare con più serenità, ma permette loro di essere maggiormente produttivi con indubbi risparmi e vantaggi per la Pubblica Amministrazione. Al termine della lezione e nei mesi successivi siamo stati invitati dal dottor Cannas ad esaminare la situazione all’interno dei locali comunali, al fine di individuare situazioni potenziali di criticità, pericolo e di scarsa ergonomicità ed informare tempestivamente i responsabili di tali problematiche. 18