2. Gli armeni sono sono un popolo storicamente stanziato
nell'Anatolia orientale. Una larga concentrazione di Armeni
si trova in Armenia, dove rappresentano il gruppo etnico di
maggioranza, mentre molte altre comunità si trovano sparse
per il globo, per un totale di circa 8 milioni di individui, di cui
1.130.491 in Russia. Gli Armeni hanno popolato l'Anatolia e
il sud del Caucaso per oltre 3.500 anni.
3. Nella vicenda tragica del genocidio armeno ciò che
colpisce non è solo l’entità dei morti che comunque sono
stati due milioni, ma l’ostinazione con la quale la Turchia
ancora oggi, non vuole sentirne parlare, non vuole
riconoscerlo. Ancora oggi in Turchia parlare del genocidio
degli Armeni è considerato un reato un attentato all’unità
nazionale.
4. L’ultimo sovrano della Sacra
Porta, ‘Abd ul-Hamid decise di
scaricare sugli Armeni la colpa dei
fallimenti dell’ operato suo e dei
suoi predecessori, ed emanò
alcune leggi per isolarli dalla vita
civile e renderli reietti dell’impero.
5. I loro primi obbiettivi erano
liberali e costituzionali,
infatti collaborarono alla
stesura della Costituzione
del 1876.
Ma nella volontà di creare
uno stato nazionale turco,
che comprendesse tutte le
popolazioni sul modello
degli stati europei, il
problema delle varie etnie
fu da loro risolto con la
decisione di sterminarle.
6. Il secondo massacro (1915-
1923), fu quello
drammaticamente più
importante, fu perpetrato
dal gruppo dei 'Giovani
turchi', che per realizzare i
propri obiettivi nazionalisti
pianificarono l’eliminazione
sistematica della
popolazione armena
presente nel Paese.
7. Gli armeni,
nonostante i vari
problemi, riuscirono a
scappare dai turchi e
nel 1919 si stabilirono
a Bari.
Nel 1924 fu concesso
loro un terreno
nell’attuale via
Amendola. E’ lì che gli
armeni fondarono il
villaggio “Nor Arax”.
8. In via Amendola, vivono ancora
15 persone: quattro anziani e i
loro figli e nipoti. Il villaggio è
abitato dagli armeni ma anche da
alcune monache. Fu dietro
richiesta di Nazariantz che
vennero chiamate al villaggio
delle suore per educare i bambini
residenti.
Le loro case sorsero accanto a
quelle dei rifugiati e
successivamente venne edificata
l’abitazione in muratura dove
ancora risiedono e che per anni
ha ospitato un asilo privato.