Intervento del prof. salvatore barresi, sociologo economista, esperto e coordinatore di progetti comunitari. c
1. Intervento del Prof. Salvatore Barresi
sociologo economista, esperto e coordinatore di progetti comunitari
"CITTÀ CAPOLUOGO: IMMAGINANDO IL FUTURO"
Meeting “Cityfluid: architettura, ambiente e turismo”
Le infrastrutture in Calabria: ipotesi di sviluppo
Soverato - Mercoledì, 9 febbraio 2011
C’è stato in questi anni una forte crescita dei livelli di produzione, complessivi e per abitante, e il
conseguente aumento dei consumi sono considerati fattori ineludibili.
C’è stata in questi anni una crescita a ritmi sostenuti che ha significato un progressivo e
considerevole miglioramento delle condizioni di vita, garantito dalla molteplicità delle produzioni e
delle possibilità di consumo.
C’è da evidenziare, senza infingimenti, che, se da un lato, la crescita economica e il conseguente
incremento del livello del benessere sono dati ormai quasi per scontati, dall’altro non si può dire
circa la sostenibilità ambientale di questo processo di crescita.
Se immaginiamo il futuro, titolo della discussione di oggi, non possiamo ricordare a tutti noi che lo
sviluppo è possibile solo grazie all’utilizzo delle risorse disponibili, risorse caratterizzate tuttavia da
scarsità e esauribilità nel tempo.
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Cosa significa questo in uno scenario futuro? Quando queste risorse verranno meno lo sviluppo
subirà una forte battuta d’arresto.
Attenzione però, tra queste risorse verrà meno anche la risorsa ambiente che, a causa della pressione
esercitata principalmente dalle attività antropiche, sta mutando velocemente le sue caratteristiche
generando effetti negativi esterni di tutto rilievo, primo fra tutti il cambiamento climatico.
Allora, come possiamo immaginare il futuro di una Città o di un territorio come il nostro che non ha
produzione e vive solo di una economia legata alle bellezze naturali e al loro sfruttamento?
In pratica, se l’uso indiscriminato da parte dell’uomo di risorse critiche per le economie e per la
stessa sopravvivenza umana quali l’aria, l’acqua, il suolo vengono a mancare la dinamica
dell’attuale percorso di sviluppo non è più in grado di garantire la sostenibilità e perderemo anche
quella caratteristica di bellezza naturale che oggi la Calabria detiene a livello mondiale.
"Città capoluogo: immaginando il futuro", un titolo impegnativo che spinge a elaborare una
valutazione dell’effettivo peso delle attività umane e del ruolo cruciale nel determinare le
modificazioni attuali e gli scenari evolutivi dell’ambiente in cui viviamo.
Per esempio, le interferenze antropiche appaiono evidenti se si considerano l’uso del suolo per gli
insediamenti abitativi, la costruzione di infrastrutture, lo sfruttamento delle risorse idriche e
l’utilizzo del patrimonio forestale.
2. È chiaro che l’umanità e i calabresi in particolare non possono fare a meno di quanto gli fornisce la
natura, ma è altrettanto evidente che le risorse ambientali necessitano di essere rigenerate,
principalmente promuovendo percorsi di crescita svincolati dal processo di degrado ambientale.
Se partiamo da questo inciso, allora possiamo azzardare uno scenario immaginando il futuro.
Ed ha questo inciso dobbiamo arrivare usando gli strumenti giusti. Quali?
Primo fra tutti la lettura del territorio. Leggere un territorio significa "attrezzarsi" per comprenderne
la realtà che può presentarsi come dinamica o bloccata per cogliere, insieme alle opportunità per un
eventuale evoluzione sociale ed economica, i fattori antropologici e storici che ne determinano e
condizionano la vita.
I fattori di cambiamento e gli elementi di stabilità sociali ed economici di un territorio consentono
di comprenderne i caratteri di fondo ed anche di valutare il grado di benessere della popolazione.
Mi piace ricordare, in questa sede, che un indicatore economico importante riguarda l'uso del
territorio e dello spazio. Raramente il territorio calabrese è stato considerato risorsa, questa è una
delle ragioni dei dissesti ambientali che registriamo con frequenza.
Per cogliere la profondità dei fenomeni che interessano una realtà socio/economica complessa,
quale è sempre quella territoriale va anche detto che indicatori e statistiche semplici servono fino ad
un certo punto.
L’analisi deve farsi più sofisticata e saper usare gli apporti di altre discipline oltre a costruire dei
sistemi di rilevazione e valutazione in grado di fondere elementi semplici quali: variazioni 2
demografiche, saldo sociale e saldo naturale, tasso della presenza di anziani; ecc. traendone indici
sintetici.
E' a questo proposito molto interessante indagare la mobilità sociale di un territorio o approfondire
l'Urbanistica e la Pianificazione territoriale per proporre un uso dello spazio che tiene conto delle
esigenze socio/economiche e proporre un valore d'uso di luoghi ed aree, valutando il rischio
ambientale e conferendo particolare rilievo ad elementi rari o "preziosi" quali: acqua, aria, suoli,
clima.
Mi pare doveroso, quindi, evidenziare che rispetto alla sostenibilità ambientale, le aree urbane, per
esempio, occupano un ruolo di indubbio rilievo. Sebbene in assenza di dati condivisi, si ritiene che
al momento le aree metropolitane siano responsabili di più del 75% dei consumi di energia e di
circa l’80% delle emissioni climalteranti.
In diversa misura, tutte le città convivono dunque con le stesse problematiche di sostenibilità
ambientale in termini di inquinamento acustico e cattiva qualità dell’aria, mobilità congestionata,
emissioni di gas serra, presenza di terreni abbandonati, proliferazione urbana e produzione di rifiuti
e di acque reflue.
È possibile immaginare un futuro di una città? Io credo sia possibile. È evidente che la mobilità e la
riqualificazione edilizia del patrimonio abitativo e delle strutture commerciali e istituzionali, che
costituiscono da tempo due dei principali driver su cui ruotano le politiche ambientali urbane,
devono essere all’attenzione giornaliera delle istituzioni.
3. C’è da dire però che non esistono soluzioni immediate, dovendo le politiche attuate essere definite
in ragione delle specificità delle singole realtà urbane; pensiamo all’orografia che vincola numerose
scelte con riferimento alle problematiche di sostenibilità ambientale. Le aree urbane hanno una seria
responsabilità e rappresentano i centri nei quali le scelte operate in materia di produzione e di
consumo rivestono un’importanza decisiva per il futuro.
E su questo aspetto sottolineo la responsabilità dei cittadini, delle imprese e delle istituzioni
pubbliche nei confronti della quale è senza dubbio necessaria una maggiore consapevolezza di
come e in quale misura le azioni dei singoli e delle organizzazioni impattano sull’ambiente a livello
locale e globale.
Mi piace ricordare, anche se spesso lo nascondiamo, che la città contemporanea appare ogni giorno
più “faticosa” da abitare. Con il suo “malfunzionamento” richiede uno sforzo per essere vissuta,
praticata, attraversata. Le pene che estesi brani di tessuto edificato impongono agli abitanti, e non
solamente a quelli appartenenti ai ceti più poveri, alle fasce di età estreme o diversamente abili,
finiscono poi per trasformarsi in ostilità se non addirittura in avversione.
E per immaginare il futuro è importante tornare ad osservare la città dell'abitare quotidiano,
interrogandoci sulle ragioni e sulle cause della fatica e dell'ostilità.
Come posso immaginare il futuro della mia città e del territorio con l’assenza di relazioni tra le cose
(tra le funzioni ma anche, più concretamente, tra gli edifici e tra gli spazi) che dovrebbero formare
la città?
Fatica ed ostilità sono imputabili ad una organizzazione scorretta, al funzionamento fallace, alla
discontinuità di un sistema di servizi ed attrezzature, alla separazione delle cose, che tende a 3
generare scomodità, disagio, insicurezza e talvolta pericolosità.
Bisogna ripartire dall’osservazione della città avendo come oggetto di attenzione la dimensione
fisica del welfare, occupandosi dei temi dell'urbanità, della costruzione di tessuti urbani e della
sicurezza, della salubrità e della civile convivenza.
È una occasione parlare del futuro. Ci si occupa così poco del nostro futuro che quando ci sono le
condizioni per poterlo fare ci si sente un po’ smarriti, preoccupati dell’avventura verso cui si può
andare incontro, incerti sulle nostre strumentazioni e sulle capacità necessarie per sostenere un
impegno così sfidante.
Allora posso concludere che si può immaginare il futuro solo se nell’immediato si comincia a
misurare con la dimensione ecologica ed ambientale, ricercando e sostenendo integrazioni tra
economia – ambiente – territorio e socialità, in un’ottica di sostenibilità come opportunità per aprire
e incentivare spinte innovative in vari campi.
La costruzione del futuro è indissolubilmente legata alla capacità dei singoli di essere artefici e
partecipi di nuovi movimenti relazionali e culturali, partendo da un diverso modo di guardare e
comprendere la quotidianità.
L´anziano pensatore, Edgar Morin, filosofo e sociologo francese, diceva: «Impossibile prevedere il
nuovo guardando al passato. Un osservatore che fosse capitato sulla Terra quindicimila anni fa
non avrebbe potuto immaginare la nostra civiltà industriale. E´ già successo che ciò che era
ritenuto improbabile sia diventato realtà. Succederà ancora». [S.B.]