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Tecnica – 9
La Chiarezza
È quella dote che permette allo scrittore di comunicare
perfettamente il proprio pensiero a chi legge.
Non è una caratteristica facile da codificare. Oltre all’uso appropriato
delle singole parole (purezza e proprietà), occorre naturalezza ed
ordine nel legarle tra loro.
1) L’ordine consiste nel costruire il periodo disponendo le parole che lo
compongono in modo da evitare equivoci o frasi a doppio senso
(anfibologie).
2) La naturalezza discende dall’utilizzazione prevalente di parole di uso
corrente, senza ricercare lo sfoggio di discorsi complicati e di
difficile comprensione ai più. È, insomma, l’opposto della
pedanteria.
1
Tecnica – 10
L’eleganza
È un insieme di equilibrio e buon gusto.
L’eleganza è una qualità di cui non si possono insegnare le regole.
Scaturisce dal fare un uso sapiente di tutti gli strumenti della tecnica
che abbiamo sin qui elencato, ma con la perizia che solo la
sensibilità di ciascun singolo scrittore può dettare.
Possiamo dire che una prosa è elegante quando l’autore non eccede
con gli ornamenti, cadendo nell’artificio, nella gonfiezza, nella
leziosaggine.
2
Arte – 1




La padronanza della tecnica è condizione
necessaria ma non sufficiente per
realizzare un’opera d’arte.
Per raggiungere le vette dell’arte, occorre
possedere il talento, cioè il lampo del
genio.
3
Arte – 2
Il linguaggio figurato
È il modo vario e suggestivo con il quale l’uomo trasferisce
nello scrivere tutte le sfumature del proprio sentimento.
Si ottiene attraverso:

1) I traslati
2) Le figure retoriche
4
Arte – 3
I traslati

Le figure retoriche

Sono quei modi con i quali si
trasferisce una parola (o
un’espressione) con un
certo significato ad un’altra
nel quale il concetto che si
vuole esprimere non solo è
contenuto, ma è rappresentato con maggiore
intensità.

Sono quei modi in cui le
parole, usate nel loro
significato, sono disposte
in un particolare ordine
logico e formale, atto a
mettere in maggiore
evidenza il concetto che si
vuole esprimere.
5
Arte – 4
I traslati
Il traslato più frequentemente usato (in prosa) è la metafora. Si definisce come:
L’uso di una parola che esprime una sostanza o una qualità o un’azione al posto di
un’altra che significa un’altra sostanza, un’altra qualità, un’altra azione, ma che
con quella ha corrispondenza o rassomiglianza.
Ad esempio: bruciare di passione, morire d’amore, ubriaco di gioia, il fuoco del
desiderio, gelare per lo spavento, accecato dall’odio, avvolto dal buio,
sprofondare nell’ignoranza, avere molte primavere, cadere nell’errore, ecc.
I grammatici sembrano divertirsi a distinguere e catalogare le metafore a seconda
della loro tipologia. Perciò, l’uso di una parola che appartiene ad una sfera
sensoriale per rendere un altro senso viene detta sinestesia.
Ad esempio: sento l’orma dei passi spietati (Un ballo in maschera), parole fredde,
odore aspro, profumo fresco, voce limpida, colore caldo, ecc.
Invece, la metonimia è – letteralmente – la sostituzione di una parola con un’altra. E
allora abbiamo: l’inverno fa inaridire l’erba (la causa al posto dell’effetto: inverno =
causa, freddo = effetto). Poi c’è il contenente per il contenuto (bere un bicchiere
di vino), il tutto per una parte e viceversa, il plurale per il singolare (i Rivera, i Del
Piero)
6
Arte – 5

Le figure retoriche
Molte delle figure retoriche sono di uso comune (antitesi, ironia e sarcasmo,
allegoria, prosopopea, perifrasi, eufemismo, iperbole, apostrofe,
interrogazione, pleonasmo, reticenza, anacoluto, ecc.).
Le figure retoriche di più frequente uso in prosa sono:

1) La similitudine (breve e sintetica) e la comparazione (più lunga e
particolareggiata).
“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” (Ungaretti)

2) L’asindeto, che consiste nell’omissione della particella copulativa tra
due o più parole per dare maggiore forza e speditezza
all’enunciazione e il polisindeto (suo contrario, ma anche con se e
ma).

“Questa terra è nuda, questa donna è druda, questo vento è forte, questo sogno è morte”
(Ungaretti)
“T’ho amata e t’amo e t’amerò e t’avrò amata, quando da me un freddo mattino te ne
sarai andata”

7
Lo stile letterario - 3
In conclusione
Per scrivere in un modo letterario (o creativo, come usa
dire oggi) basta utilizzare con gusto e sapienza gli
strumenti base della tecnica e “sublimare” il risultato così
ottenuto tramite le suggestioni che l’uso appropriato di
metafore e similitudini può far scaturire nel lettore.
Stilismo, uso del discorso indiretto libero, cura dei dettagli:
ecco in sintesi la formula del romanzo moderno.
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  • 1. Tecnica – 9 La Chiarezza È quella dote che permette allo scrittore di comunicare perfettamente il proprio pensiero a chi legge. Non è una caratteristica facile da codificare. Oltre all’uso appropriato delle singole parole (purezza e proprietà), occorre naturalezza ed ordine nel legarle tra loro. 1) L’ordine consiste nel costruire il periodo disponendo le parole che lo compongono in modo da evitare equivoci o frasi a doppio senso (anfibologie). 2) La naturalezza discende dall’utilizzazione prevalente di parole di uso corrente, senza ricercare lo sfoggio di discorsi complicati e di difficile comprensione ai più. È, insomma, l’opposto della pedanteria. 1
  • 2. Tecnica – 10 L’eleganza È un insieme di equilibrio e buon gusto. L’eleganza è una qualità di cui non si possono insegnare le regole. Scaturisce dal fare un uso sapiente di tutti gli strumenti della tecnica che abbiamo sin qui elencato, ma con la perizia che solo la sensibilità di ciascun singolo scrittore può dettare. Possiamo dire che una prosa è elegante quando l’autore non eccede con gli ornamenti, cadendo nell’artificio, nella gonfiezza, nella leziosaggine. 2
  • 3. Arte – 1   La padronanza della tecnica è condizione necessaria ma non sufficiente per realizzare un’opera d’arte. Per raggiungere le vette dell’arte, occorre possedere il talento, cioè il lampo del genio. 3
  • 4. Arte – 2 Il linguaggio figurato È il modo vario e suggestivo con il quale l’uomo trasferisce nello scrivere tutte le sfumature del proprio sentimento. Si ottiene attraverso: 1) I traslati 2) Le figure retoriche 4
  • 5. Arte – 3 I traslati Le figure retoriche Sono quei modi con i quali si trasferisce una parola (o un’espressione) con un certo significato ad un’altra nel quale il concetto che si vuole esprimere non solo è contenuto, ma è rappresentato con maggiore intensità. Sono quei modi in cui le parole, usate nel loro significato, sono disposte in un particolare ordine logico e formale, atto a mettere in maggiore evidenza il concetto che si vuole esprimere. 5
  • 6. Arte – 4 I traslati Il traslato più frequentemente usato (in prosa) è la metafora. Si definisce come: L’uso di una parola che esprime una sostanza o una qualità o un’azione al posto di un’altra che significa un’altra sostanza, un’altra qualità, un’altra azione, ma che con quella ha corrispondenza o rassomiglianza. Ad esempio: bruciare di passione, morire d’amore, ubriaco di gioia, il fuoco del desiderio, gelare per lo spavento, accecato dall’odio, avvolto dal buio, sprofondare nell’ignoranza, avere molte primavere, cadere nell’errore, ecc. I grammatici sembrano divertirsi a distinguere e catalogare le metafore a seconda della loro tipologia. Perciò, l’uso di una parola che appartiene ad una sfera sensoriale per rendere un altro senso viene detta sinestesia. Ad esempio: sento l’orma dei passi spietati (Un ballo in maschera), parole fredde, odore aspro, profumo fresco, voce limpida, colore caldo, ecc. Invece, la metonimia è – letteralmente – la sostituzione di una parola con un’altra. E allora abbiamo: l’inverno fa inaridire l’erba (la causa al posto dell’effetto: inverno = causa, freddo = effetto). Poi c’è il contenente per il contenuto (bere un bicchiere di vino), il tutto per una parte e viceversa, il plurale per il singolare (i Rivera, i Del Piero) 6
  • 7. Arte – 5 Le figure retoriche Molte delle figure retoriche sono di uso comune (antitesi, ironia e sarcasmo, allegoria, prosopopea, perifrasi, eufemismo, iperbole, apostrofe, interrogazione, pleonasmo, reticenza, anacoluto, ecc.). Le figure retoriche di più frequente uso in prosa sono: 1) La similitudine (breve e sintetica) e la comparazione (più lunga e particolareggiata). “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” (Ungaretti) 2) L’asindeto, che consiste nell’omissione della particella copulativa tra due o più parole per dare maggiore forza e speditezza all’enunciazione e il polisindeto (suo contrario, ma anche con se e ma). “Questa terra è nuda, questa donna è druda, questo vento è forte, questo sogno è morte” (Ungaretti) “T’ho amata e t’amo e t’amerò e t’avrò amata, quando da me un freddo mattino te ne sarai andata” 7
  • 8. Lo stile letterario - 3 In conclusione Per scrivere in un modo letterario (o creativo, come usa dire oggi) basta utilizzare con gusto e sapienza gli strumenti base della tecnica e “sublimare” il risultato così ottenuto tramite le suggestioni che l’uso appropriato di metafore e similitudini può far scaturire nel lettore. Stilismo, uso del discorso indiretto libero, cura dei dettagli: ecco in sintesi la formula del romanzo moderno. 8