Nello scorso numero della rubrica abbiamo
spiegato che la diversificazione è
un elemento utile a ridurre i rischi dell’investimento.
Abbiamo anche visto che
diversificare, ad esempio in valute estere,
nella volatilità del mercato azionario, nei
beni reali, nelle strategie alternative, ecc.
potrebbe rappresentare un costo in uno
scenario positivo per i mercati finanziari,
ma è il prezzo da pagare per avere un po’
di protezione da sfruttare quando le cose
vanno male. Oggi voglio approfondire
questo concetto con le parole di Paolo
Legrenzi, professore straordinario di psicologia
cognitiva presso l’Università Ca’
Foscari di Venezia, dove coordina il Laboratorio
di Economia Sperimentale
1. RUBRICHE
BergamoSette - Venerdì 18 Ottobre 2013
DALLA PARTE DELLE DONNE
Cambi di stagione
e disturbi d’umore
Alessandra Bettinelli
A molti di noi sarà capitato di guardare
al nuovo cambio di stagione con un po’ di
apprensione. Può succedere, infatti, che
il passaggio dall’ora solare a quella legale (e viceversa) rappresenti un momento critico in grado di scombussolare i
nostri equilibri neurochimici, provocando
uno stato di malessere molto vicino alla
depressione. Se all’inizio della primavera o con l’arrivo dell’autunno regolarmente cominciate a sentirvi stanchi,
irritabili, apatici con ogni probabilità soffrite di un Disturbo Affettivo Stagionale
(SAD), legato all’influsso delle variazioni
climatiche sul sistema endocrino. Si possono presentare disturbi temporanei come stanchezza, sonnolenza, depressione, senso di malessere generale, possono essere frequenti. Le cause non
sono ancora chiare, le ricerche condotte
finora suggeriscono che la ragione è da
ricercare nelle variazioni climatiche di
temperatura, umidità e pressione, in grado di influenzare alcune sostanze chimiche (neurotrasmettitori) responsabili
del nostro umore, primo tra tutti la serotonina. Soprattutto la variazione di luce
solare influirebbe sulla produzione di
questo neurotrasmettitore che regola
anche il ciclo di sonno-veglia e di melatonina, ormone anch’esso coinvolto
Rubrica mensile
nella regolazione del sonno, “inceppando” la capacità di adeguare e
sincronizzare i ritmi fisiologici e causando stress, inizialmente solo fisico
e poi anche psicologico. Per fare
diagnosi basta rispondere a semplici
domande come queste: ci sono state
due o più settimane durante le quali le
è capitato di avere difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno,
oppure al contrario di addormentarsi?
Le è capitato di sentirsi stanco e con
poca energia? Le è capitato di avere
poco appetito o di mangiare troppo?
Oppure di perdere o acquistare un
peso considerevole nonostante fosse a dieta? Dopo la diagnosi, il passo
successivo è quello di curare il disturbo. Con buoni risultati, ma ancora
non scientificamente provati, il SAD
potrebbe essere curato con la melatonina, già utilizzata contro la sindrome del jet-lag. Meno specifiche,
ma in ogni caso soluzioni significative, sono poi sia la terapia di gruppo,
grazie alla quale ogni partecipante
può condividere i propri vissuti e stati
emotivi, uscendo dall’isolamento sociale, sia, a livello individuale, il mantenimento di uno stile di vita sano (un
corpo forte e in buona salute avverte
in maniera meno netta i disagi legati
al cambio di stagione). Se il problema
si aggrava non esitate a richiedere il
parere di un esperto.
*Psicologa clinica, esperta in terapie cognitivo-comportamentali
brevi e percorsi di “Counseling
Psicologico” Contatti: alessan.
dra.bettinelli@yahoo.it,
tel. 328.30.61.530.
S.O.S. RISPARMIATORE
Investitore e portafoglio
non vanno d’accordo
Michele Colosio
Nello scorso numero della rubrica abbiamo spiegato che la diversificazione è
un elemento utile a ridurre i rischi dell’investimento. Abbiamo anche visto che
diversificare, ad esempio in valute estere,
nella volatilità del mercato azionario, nei
beni reali, nelle strategie alternative, ecc.
potrebbe rappresentare un costo in uno
scenario positivo per i mercati finanziari,
ma è il prezzo da pagare per avere un po’
di protezione da sfruttare quando le cose
vanno male. Oggi voglio approfondire
questo concetto con le parole di Paolo
Legrenzi, professore straordinario di psicologia cognitiva presso l’Università Ca’
Foscari di Venezia, dove coordina il Laboratorio di Economia Sperimentale: «Se
il consulente ha ben diversificato il portafoglio del cliente, il consulente avrà per
definizione perso delle buone occasioni,
nel senso che avrebbe potuto concentrarsi
sulle scelte che si sono rivelate più di
successo. Questa critica viene fatta da chi
non conosce la moderna teoria della diversificazione. Che cosa succede, infatti,
se il risparmiatore non ha assimilato bene
la logica e la metodologia della differenziazione delle diverse parti di cui si compone il suo portafoglio? Come reagirà? Ai
suoi occhi il passato si congela, secondo il
ben noto principio del senno di poi. Questo
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Rubrica mensile
meccanismo mentale è molto forte, e
agisce in modi di cui non siamo consapevoli. Il passato si blocca, e ci sembra ovvio che le cose non potevano
andare “se non in quel modo”. E allora,
come mai a suo tempo non si è puntato
sulle vie che si sono rivelate più profittevoli? E’ difficile spiegare che abbassare il rischio di portafoglio implica
proprio non sfruttare sino in fondo occasioni rivelatisi profittevoli a posteriori.
Ovviamente le buone occasioni si rivelano come tali solo quando il futuro è
diventato passato. Purtroppo un portafoglio, proprio se ben diversificato,
rende “visibili” agli occhi dei clienti quelle vie che si sono rivelate migliori di
altre. E il risparmiatore si domanda, a
posteriori, come mai, a suo tempo, non
siano state percorse solo quelle. Ecco
che spunta il paradosso! Il consulente
finanziario è l’unico tipo di consulente
che ha, per così dire, due clienti: il
cliente in carne ed ossa, con una mente
fatta a modo suo e con le emozioni che
funzionano a modo loro, e il portafoglio
del cliente. Non sempre i due presunti
clienti vanno d’accordo, anche se per la
razionalità finanziaria dovrebbero coincidere». Per ovviare a questo paradosso adotto un metodo che si basa sui
conti mentali, in maniera da definire il
portafoglio finanziario adatto al modo di
pensare dell’investitore.
*Consulente finanziario
indipendente. Per informazioni
e approfondimenti tel. 335302605
- www.patrimonialista.it
Le domande possono
essere inviate via mail
a info@patrimonialista.it
Crespi, dopo lo stabilimento tessile
la centrale vede la fine del tunnel
Un’immagine della centrale idroelettrica di Crespi d’Adda
(aar) La storica centrale idroelettrica di Crespi potrebbe
presto tornare a veder girare
le turbine.
E così dopo quello della
fabbrica, un altro tassello del
villaggio operaio, figlio della
rivoluzione industriale e sito
Unesco, vedrebbe delinearsi
il suo futuro sviluppo e il suo
recupero.
Nelle scorse settimane, infatti, il sindaco Valeria Radaelli aveva reso noto, nel
corso di una seduta del Con-
siglio comunale, che la proprietà della storica fabbrica
era passata al gruppo Percassi che sembra intenzionato a trasformare i 100 mila
metri quadrati dello stabilimento in un’area polifunzionale destinata ad ospitare le
sedi delle molteplici attività
del gruppo e non solo.
Ora, anche la centrale
idroelettrica potrebbe tornare agli antichi fasti grazie ad
un progetto proposto da «Adda Energy» che potrebbe non
solo far ripartire le turbine e
tornare a produrre energia
elettrica da una fonte rinnovabile come l’acqua dell’Adda, ma anche aprire l’isola e
la centrale stessa ad una funzione pubblica e didattica.
Un progetto in tal senso era
già stato presentato nel 2011,
ma poi non se ne era fatto
nulla. Ora il progetto di recupero sarà portato all’esame
di una commissione sul Villaggio di Crespi, istituita ad
hoc per la frazione.