1. UNIVERSITÁ DELLA VALLE D’AOSTA
UNIVERSITÉ DE LA VALLÉE D’AOSTE
ANNO ACCADEMICO 2007/2008
CORSO DI LAUREA IN PSICOLOGIA
IL METODO FEUERSTEIN
Docente : Prof.ssa Alessandra Tasso Relatore : Sergio Chieregato
2. Chi è…Feuerstein?
Reuven Feuerstein nasce in Romania nel 1921 da genitori ebrei.
Trascorre a Bucarest l’infanzia e l’adolescenza.
Successivamente comincia ad insegnare in una scuola per figli di
deportati da Auschwitz e a contatto con questi ragazzi, il cui sviluppo
cognitivo è fortemente condizionato dai gravissimi traumi psicologici,
matura il suo interesse per la psicologia dell’apprendimento.
Nel 1944 viene arrestato e internato in un campo di concentramento, da
cui riesce fortunosamente a fuggire, imbarcandosi per il futuro stato di
Israele.
Qui comincia ad occuparsi, all’interno dell’Organizzazione Aliyah, dei
bambini scampati alla persecuzione nazista che affluiscono ad Israele
da ogni parte del mondo. Tra il 1950 e il 1954 incontra migliaia di
adolescenti provenienti da Asia, Europa, Africa, assistiti
dall’Organizzazione.
3. In questi anni prende corpo la prima formulazione della teoria della
modificabilità cognitiva strutturale: solo un’intrinseca e potente capacità
di modificarsi, può spiegare come bambini e adolescenti travolti da
eventi così catastrofici come quelli dell’olocausto riescano a tornare poi
a una vita normale fatta di giochi, studio e progetti per il futuro.
Accostatosi alla psicologia, approfondisce lo studio dei processi cognitivi
e si laurea sotto la guida di Piaget presso il Jean Jacques Institute di
Ginevra, conseguendo quindi il dottorato presso la Sorbona di Parigi nel
1970.
Oggi Reuven Feuerstein insegna Psicologia dell’Educazione presso
l’Università Bar Ilan di Tel Aviv e presso il George Peabody College della
Vanderbilt University di Nashville in Tennessee.
L’attività iniziata all’interno dell’Organizzazione Aliyah per la gioventù e
proseguita poi presso l’HWCRI (l’istituto di Ricerca Hadassah Wizo
Canada) è culminata nel 1992 con l’apertura dell’ICELP (l’International
Center for Enhancement of Learning Potential)
Il 29 Ottobre 1999 riceve presso l’Università degli Studi di Torino la
laurea ad honorem.
4. Le Basi Teoriche
I concetti di modificabilità cognitiva e ambiente modificante portano a
vedere l’intelligenza come qualcosa che si può anche insegnare, facendo
riferimento a ciò che si può acquisire attraverso gli stimoli ambientali.
L’intelligenza non è un fattore predeterminato e stabile, ma un
elemento in continua evoluzione.
In questo processo evolutivo è fondamentale il ruolo dell’adulto. (Zona
di sviluppo prossimale di Lev Vygotskij e allo scaffolding di Jerome
Bruner)
L’intelligenza è caratterizzata dalla plasticità:
“è un processo sufficientemente vasto da comprendere un’ampia varietà
di fenomeni che hanno in comune gli aspetti dinamici e i meccanismi
dell’adattamento”; e può essere definita come: “la propensione di un
organismo a modificare se stesso quando si confronta con i bisogni di
accomodamento che si vengono a creare in rapporto ai differenti
contesti di esperienza” (PIAGET)
5. Da Piaget a Feuerstein
Secondo Piaget l’individuo apprende attraverso l’interazione con il
mondo: la mente si attiva e agisce in relazione al numero di stimoli a
cui le è data occasione di rispondere.
Stimolo Organismo Risposta
Tanto maggiore è la quantità di stimoli cui un organismo è sottoposto,
tanto più numerose sono le risposte, tanto migliore è l’opportunità di
sviluppo mentale.
Il suo è un approccio “individualistico” in cui la mente ha un percorso da
seguire, e questo percorso viene attivato e guidato dall’interno;
l’intervento esterno si limita agli stimoli presenti nell’ambiente,
l’apprendimento procede “di scoperta in scoperta”, ogni stadio può
essere raggiunto solo se quello precedente è stato superato.
Ritiene che la mente raggiunga e superi i vari stadi dello sviluppo fino a
raggiungere lo stadio del pensiero formale. Esistono le “età d’oro” per lo
sviluppo
E’ inutile forzare il naturale sviluppo dell’individuo.
6. Da Piaget a Feuerstein
Allo schema precedente aggiunge il fattore umano; il mediatore si
interpone tra lo stimolo e l’organismo, e tra l’organismo e la risposta:
Stimolo Fattore umano Organismo Fattore umano Risposta
Non c’è situazione alla quale la mediazione non possa portare aiuto:
non è mai troppo tardi per intervenire.
Gli stadi dello sviluppo non sono né categorici né obbligatoriamente in
rigida sequenza (Luria, 1960; Luria, 1977).
“Ero il braccio destro di Piaget, ma mi sono distaccato da lui quando ho
capito che prendeva in considerazione solo l’aspetto biologico. Piaget
descriveva l’evoluzione dell’individuo attraverso passaggi fissi, ordinati
secondo una sequenza immutabile. In più considerava l’importanza
della mediazione; riteneva che la persona fosse un organismo e come
tale, solo interagendo con il mondo, finisse con l’imparare. Io credo
invece che non tutti gli individui raggiungono tutti i passaggi, e che la
sequenza non sia fissa. Inoltre, senza negare il fattore biologico, non ne
faccio il centro della mia teoria: secondo me è più importante la
trasmissione culturale. Certo, il bimbo, è esposto al mondo. Ma solo il
mediatore gli può dare gli strumenti di pensiero, e mostrare il
significato emotivo e morale dell’oggetto.”
7. La teoria della Modificabilità Cognitiva
Strutturale (M.C.S.) e della pedagogia
della Mediazione (E.A.M.) di Feuerstein
La Modificabilità Cognitiva: capacità degli esseri umani di cambiare
la struttura stessa del loro funzionamento cognitivo con lo scopo di
adattarsi alle situazioni che si evolvono nel corso della vita.
Il Potenziale d’apprendimento: è un insieme di comportamenti
virtuali latenti che richiedono un certo impegno per essere resi
manifesti.
La Propensione all’apprendimento: la modalità con cui la mente si
modifica positivamente.
Il Funzionamento: è la parte di potenziale messa in atto, cioè resa
manifesta, osservabile dall’esterno. L’esistenza di un divario tra
potenziale e funzionamento è la prassi.
La Mediazione: si intende quell’intervento, intenzionale e attivo, che
l’educatore offre alle persone con cui interagisce, con l’obiettivo di
sviluppare al meglio le loro potenzialità e di portarle gradatamente a
raggiungere un livello di autonomia quanto possibile piena e completa.
8. Il ruolo del “mediatore”
nell’interazione formativa
“Nella mia teoria ho incorporato molti elementi di Piaget, ma il ruolo del
mediatore, che propone una qualità di interazione tra l’individuo e il
mondo, mi si è chiarito solo quando ho cominciato a lavorare con
bambini di provenienza diversa….L’apprendimento dei bambini che
vivevano nei piccoli villaggi di montagna era migliore di quello dei
ragazzi di città. Mi chiedevo il perché: questi bambini di città avevano
tanti stimoli, tante cose da vedere, giornali avevano una esperienza
straordinaria, elevati livelli di socializzazione, erano controllati dalla
società, avevano visto tutto… ma avevano gravi difficoltà di
apprendimento. Gli altri vivevano in villaggi senza carta, senza giornali,
ma imparavano più velocemente; malgrado la povertà di stimoli, erano
stati bambini “mediati”. C’erano i nonni, le zie nubili, tutto un mondo
che mediatizzava questi bambini. Nelle città era già in atto la
disintegrazione della famiglia patriarcale e questi bambini avevano
subito il mondo senza mediazioni,” (Feuerstein, 1993)
9. I “criteri della mediazione”: come
creare un buon canale di
comunicazione
L’Intenzionalità e Reciprocità: è la consapevolezza del ruolo del
mediatore e la presenza di una buona risposta da parte del soggetto.
La Mediazione del Significato: si realizza quando il mediatore
trasmette il significato e gli obiettivi di un’attività mostrando interesse e
coinvolgimento emotivo.
La Mediazione della Trascendenza: compare quando il mediatore fa
in modo che un’esperienza di apprendimento immediato si stacchi dal
contesto e ne superi i fini immediati.
La Mediazione del Sentimento di di Competenza: fornisce il
supporto per diventare consapevoli di quanto si sa già e di utilizzare al
meglio le proprie competenze.
La Mediazione della Regolazione del Comportamento: si punta a
fare in modo che ad ogni attività vengano dedicati tempo ed energia
sufficienti.
La Mediazione del Sentimento di Condivisione: è collegata
all’interdipendenza tra mediatore e soggetto. Bisogno di cooperazione.
10. I “criteri della mediazione”: come
creare un buon canale di
comunicazione
La Mediazione dell’Individualità e Differenza Psicologica: il
mediatore, promuovendo il senso di “unicità” del soggetto lo incoraggia
a raggiungere il suo personale potenziale.
La Mediazione della Ricerca, Scelta, Pianificazione e
Conseguimento degli Scopi: si ottiene incoraggiando il ragazzo ad
individuare gli obiettivi che si pone e le strategie necessarie al suo
ottenimento.
La Mediazione nella Creazione di un Sentimento di sfida verso se
stessi con l’obiettivo di migliorarsi: consiste nel fare in modo che il
ragazzo provi soddisfazione nell’affrontare compiti nuovi e difficili che
impegnano le facoltà intellettive.
La Mediazione nella Coscienza della Modificabilità: le persone
nascono con un’innata propensione al cambiamento.
La Mediazione nell’ Individuazione dell’Alternativa Ottimistica: ci
si immagina che il successo sia raggiungibile ci si dedicherà al lavoro
con profondo impegno.
La Mediazione nel Sentimento di Appartenenza: il bisogno di
relazioni sociali e di legami affettivi è insito nella natura umana.
11. Le Funzioni Cognitive:
strumenti di pensiero
Le Funzioni Cognitive rappresentano gli elementi basilari del pensiero umano.
Sono suddivise in tre fasce e ne vengono evidenziate le possibili carenze:
a) input (relative alla raccolta delle informazioni che dall’ambiente giungono alla
mente), se carenti provocano alterazioni quantitative e qualitative a livello della
raccolta dei dati: il ragionamento si baserà su dati insufficienti e/o errati, di
conseguenza è molto probabile che fornisca risposte inadeguate;
b) elaborazione (relative al lavoro eseguito dalla mente sulle informazioni stesse per
utilizzarle nella soluzione dei problemi), se carenti compromettono
l’utilizzazione delle informazioni raccolte nella fase di input, anche se la raccolta
era stata efficace;
c) output (relative alle modalità di comunicazione all’esterno delle soluzioni ottenute
nella fase di elaborazione), viene compromessa la comunicazione delle
soluzioni cui si è giunti nella fase di elaborazione. MODELLO CIBERNETICO
“In qualunque persona, anche se con basso livello di astrazione, solo una parte
delle funzioni cognitive è carente; la sua stessa sopravvivenza è determinata
dalla presenza di tutta una serie di abilità esistenti e ben funzionante,
comunque, le carenze non sono irreversibili e la loro reversibilità è stata più
volte dimostrata.”
13. La mappa cognitiva
Gli elementi essenziali di qualunque compito possono essere schematicamente
suddivisi attraverso alcuni parametri, sulla base dei quali si possono analizzare
ed interpretare le modalità di lavoro richieste, è un quadro di riferimento che
prende in considerazione le relazioni esistenti tra le caratteristiche di un compito
e le prestazioni di chi lo deve eseguire. Nell’analisi della mappa cognitiva
bisogna fare riferimento ai seguenti fattori:
1. Il Linguaggio: verbale, grafico, gestuale, simbolico, numerico;
2. Il Contenuto: intorno al quale l’atto mentale si concentra;
3. Le Funzioni cognitive coinvolte: non esiste una vera interruzione tra le fasi
dell’atto mentale, risulta molto utile analizzarle separatamente;
4. L’Operazione Cognitiva: l’atto mentale fondamentale necessario per la
risoluzione del compito;
5. Il Livello di Complessità: definito dal numero di informazioni che bisogna
trattare per arrivare alla soluzione del problema;
6. Il Livello di Astrazione: la distanza tra l’atto mentale e l’oggetto a cui si riferisce.
7. Il Livello di Efficienza: con il quale l’atto mentale viene richiesto.
14. I Sistemi Applicativi del
Metodo Feuerstein
a) Programma di valutazione dinamica del potenziale d’apprendimento
(Learning Propensity Assessment Device (LPAD) e (LPAD
Basic).
Il Programma di valutazione dinamica del potenziale di
apprendimento di una persona, valuta quali sono le funzioni
cognitive che hanno bisogno di essere rinforzate, e quale percorso
deve essere seguito per raggiungere l’obiettivo.
Si può individuare:
qual è la possibilità ottimale del pensiero nelle condizioni presenti,
qual è la possibilità di miglioramento prevedibile attraverso la
mediazione,
e si forniscono
i prerequisiti specifici per ottenere un immediato progresso nel
funzionamento mentale,
le basi per attuare ulteriori e progressivi miglioramenti.
“L’unica valutazione ragionevole nella pratica educativa è
quella che misura…i tratti modificabili”
15. Alcuni Strumenti LPAD
a) Test per la valutazione della modificabilità del pensiero inferenziale
b) Batteria di Modificabilità Cognitiva (CMB-Cognitive Modifiability
Battery)
c) “Seria-think”
d) Pensiero ipotetico/proiettivo
e) Pensiero analogico
16. I Sistemi Applicativi del
Metodo Feuerstein
b) Programma di Arricchimento Strumentale (PAS) e (PAS Basic)
Si solidificano e si rendono duraturi i progressi ottenuti e si prosegue
nel cammino di una sempre maggiore modificabilità e di una sempre
migliore utilizzazione del proprio potenziale d’apprendimento.
E’ composto da un’ampia serie di esercizi suddivisi in fascicoli, chiamati
“strumenti” in quanto sono utilizzati come mezzi (cioè come strumenti)
per il potenziamento delle capacità mentali.
Non hanno contenuti disciplinari ma puntano all’acquisizione di abilità
mentali.
Il Programma Basic prevede due categorie di materiale educativo
- uno rivolto alla sfera emozionale
- l’altro propedeutico agli strumenti PAS Classico
17. Alcuni Strumenti del PAS
Basic
Organizzare Punti Basic
Orientamento Spaziale Basic
Dall’Unità al Gruppo
Apprendimento a Tre Canali (modalità integrata)
Confronta e Scopri l’Assurdo
Identifica le Emozioni
Dall’Empatia all’Azione
Pensa per imparare a prevenire la violenza
Impara a porre domande per la comprensione nella lettura
Conosci e identifica
18. Alcuni Strumenti del PAS
Classico
Organizzazione di Punti
Orientamento Spaziale I
Confronti
Percezione Analitica
Immagini
Orientamento Spaziale II
Classificazioni
Relazioni Temporali
Istruzioni
Relazioni familiari
Progressioni Numeriche
Sillogismi
Relazioni Transitive
Sagome
Ogni Programma prevede:
-degli obiettivi principali
-dei sotto-obiettivi
-una natura del compito
20. Identifica le emozioni
Obiettivi principali:
Pensare le emozioni:
a) potenziare la capacità di pensare alle emozioni e saperle esprimere per
capire se stessi e gli altri;
b) saper reagire correttamente agli stimoli che producono reazioni emotive
per non rispondere in modo impulsivo e poco costruttivo, modificare (o
almeno contenere) gli stati emotivi più frequentemente portatori di stati di
disagio.
Sotto-obiettivi:
-Dare un nome condivisibile alle emozioni e saperle descrivere
-Trasmettere il concetto che è possibile riconoscere le emozioni anche -
valutandone il grado di intensità
-Ridurre l’impulsività nel comportamento emozionale
-Accrescere il processo di socializzazione
-Fornire strumenti di autogestione emozionale
-Stimolare la capacità di scegliere
Natura del compito:
Il materiale di questo esercizio è formato da una copertina e da 21 pagine,
tre per ogni emozione da identificare: tristezza, disgusto, paura,
dolore,rabbia,sorpresa e gioia.