1. Un’Europa diversa con la
partecipazione dei Comuni
Un nuovo modello di cittadinanza
Padova, HOTEL CROWNE PLAZA - 29 Marzo 2014
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2. IL VALORE DELLA PARTECIPAZIONE
• La definizione che meglio esprime il concetto di
partecipazione è: “processo di assunzione di decisioni
inerenti la vita di un individuo e quella della comunità
nella quale egli vive” (Unicef,1992).
La partecipazione si caratterizza per:
• non essere un evento concluso, bensì un processo
che si esplica nell’assumere su di sé la responsabilità
della scelta, facendosene carico
• essere un far parte di qualcosa, qualche luogo, qualche
gruppo … essere un con– essere (Heidegger), consentire
che la storia d’ognuno s’intrecci con quella degli altri
• Avere una finalità intrinseca: con-essere è sempre in
vista di qualcosa; è sempre un essere-con-gli-altri
per…prendere parte per…, abitando i conflitti con
responsabilità e giustizia (Raciti in ISFOL, 2008)
• Partecipare è luogo della non-neutralità, è
consapevolezza che il nostro essere-nel mondo è
chiamato ad orientarsi eticamente secondo criteri di
giustizia ed equità.
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3. SOCIETA’ SCIAPA E SALE ALCHEMICO
• Una società sciapa e infelice. Quale realtà sociale
abbiamo di fronte dopo la sopravvivenza? Oggi
siamo una società più «sciapa»: senza fermento,
circola troppa accidia, furbizia generalizzata,
disabitudine al lavoro, immoralismo diffuso,
crescente evasione fiscale, disinteresse per le
tematiche di governo del sistema, passiva
accettazione della impressiva comunicazione di
massa. E siamo «malcontenti», quasi infelici, perché
viviamo un grande, inatteso ampliamento delle
diseguaglianze sociali. Si è rotto il «grande lago
della cetomedizzazione», storico perno della
agiatezza e della coesione sociale. Troppa gente non
cresce, ma declina nella scala sociale. Da ciò nasce
uno scontento rancoroso, che non viene da motivi
identitari, ma dalla crisi delle precedenti
collocazioni sociali di individui e ceti.
• Dov'è oggi il «sale alchemico»? Quel fervore che ha
fatto da «sale alchemico» ai tanti mondi vitali che
hanno operato come motori dello sviluppo degli
ultimi decenni
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4. CRISI DI FUT(E)URO?
• Il disagio profondo nasce dalla consapevolezza
della grave congiuntura etica e culturale
• Assistiamo ad una crescente privatizzazione
della dimensione pubblica ed alla contestuale
rinuncia a concorrere alla costituzione sociale
della persona
• Il progetto di CIVIL LIFE, nell’ambito di «TERZO
VENETO» per l’educazione alla cittadinanza
attiva nelle scuole
• La moneta di scambio in crisi, oggi, non è l’EURO
bensì il CAPITALE SOCIALE che consente di
credere nell’altro e quindi di investire sulla
famiglia, la comunità locale, le istituzioni,
l’Europa…
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5. LE FORME DELLA PARTECIPAZIONE
• Il tema della partecipazione presenta un «lungo
passato»; qui si trae ispirazione dai saggi di Giuseppe
Gangemi pubblicati nella Rivista FOEDUS –Culture
Economi e Territori
• La partecipazione è da intendersi come un processo
intenzionale, libero, collettivo ed organizzato che
coinvolge, in maniera differente, gli attori sociali
coinvolti nel processo di ricerca-intervento. E’ una
relazione che genera relazioni, tutte volte al
raggiungimento di valori ed obiettivi costruiti e condivisi
dai diversi attori coinvolti. È il motore del cambiamento
e della trasformazione a livello sia individuale sia
comunitario (Montero, 2006).
• Come ben hanno sottolineato alcuni autori il tema della
partecipazione porta con sé alcune complesse domande
preliminari: “di quale comunità si sta parlando?” (Israel
et al. 1998), devono “partecipare tutti i membri della
comunità?” (Wallerstein et al. 1999), “e tutti allo stesso
modo in tutte le parti del progetto” (Riger, 1999) “sono
prevedibili anche cambiamenti di ruolo”? (Arcidiacono,
Marta, 2008, p.14).
• Mannarini (2010) in maniera critica ne evidenzia anche i
limiti segnlando come talvolta i processi partecipativi
paiono fini a se stessi ed improduttivi, incapaci di
promuovere cambiamento e sviluppare nuove
conoscenze adeguate, coerenti con le domande di
ricerca ed efficaci.
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6. FENOMENOLOGIA POLITICA RECENTE (1)
• La campagna elettorale di B. Obama del 2008
è diventata il paradigma dell’innovazione nei
processi partecipativi, ma essa prende le
mosse da una cultura politica specifica
• Vi è sempre stata, negli U.S.A., la convinzione
che il sistema politico vigente non fosse di
tipo Europeo e che vi fosse una profonda e
radicale differenza tra i due. Il perché appare
con evidenza nella descrizione delle
esperienze di crisi e riforma del sistema
politico statunitense. La società civile si è
battuta per avere dei partiti aperti alla
società civile e non chiusi, soprattutto nella
fase della selezione dei candidati alle
elezioni. Per questa via si è giunti a quella
riforma così “americana” delle direct
primaries, una istituzione che non è mai
esistita nei Paesi occidentali fino alle
esperienze del PD italiano
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7. FENOMENOLOGIA POLITICA RECENTE (1)
• Ma la traiettoria personale del Presidente americano (e
della stessa Hillary Clinton) non è comprensibile e
correttamente valutabile senza conoscere l’opera di Saul
D. Alinsky, ispiratore e punto di riferimento politico-culturale,
intellettuale e militante sociale attivo negli
anni ‘60 che afffrontò il grosso problema, teorico e
pratico, della partecipazione
• Come è possibile fare partecipazione in un contesto in
cui l’organizzazione del popolo è osteggiata dalla
presenza operativa di organizzazioni che formalmente
lavorano per il popolo, ma non con il popolo, in quanto
la semplificazione della complessità viene operata da un
singolo, da un gruppo o da un partito non disponibile a
condividere il sapere di cui dispone perché lo reputa in
qualche modo “superiore” a quello degli altri? Come
possono organizzarsi per conseguire il potere di
semplificazione della complessità coloro che non hanno
potere (perché individualmente o in gruppo non
avrebbero la possibilità di ridurre la complessità per gli
altri e la possono ridurre per sé stessi solo se possono
agire con gli altri)
• «Le organizzazioni che semplificano la
complessità per gli altri sono quelle che non
riescono a comunicare, perché non sanno o
non vogliono comunicare. Non sa o non vuole
comunicare quell'organizzazione che
subordina la comunicazione al
conseguimento di obiettivi assolutamente
distanti dalla veicolazione di un messaggio
che possa effettivamente ridurre la distanza
con il suo destinatario. E tale distanza
perdura, vanificando qualsiasi forma di
organizzazione del popolo, laddove nessuno
è disposto a rinegoziare alcuni dei propri
interessi o valori per garantire la libertà di
scelta del metodo di riduzione della
complessità da parte degli altri: il Dogma è il
nemico della libertà dell’uomo» (Alinsky
1989, p. 4)
• Trova fondamento in questa analisi il
principio che “libertà è partecipazione”
(riecheggiato anche nella famosa canzone di
Giorgio Gaber…)
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8. FENOMENOLOGIA RECENTE (2)
• Meetup (o Meetup.com) è un servizio di social network che ha lo
scopo di facilitare l'incontro di gruppi di persone in varie località del
mondo. Meetup consente ai membri di trovare e unirsi a gruppi
creati attorno a un comune interesse, come la politica, i libri, i
giochi ecc.
• L'utente può inserire la località del proprio domicilio/residenza e
l'argomento di proprio interesse per visualizzare i gruppi legati a
quella località e argomento
• Fondamentale, per la formazione di questo social network, è stato
l'attacco al World Trade Center di New York, l'11 settembre 2001. Il
co-fondatore Scott Heiferman ha dichiarato pubblicamente che il
modo in cui la gente di New York si è riunita a seguito di tale evento
traumatico lo ha ispirato a utilizzare Internet per rendere più facile
per le persone connettersi con gli sconosciuti della loro comunità
• In Italia è diventato famoso dal 2005 quando è stato scelto dalle
comunità simpatizzanti per Beppe Grillo presenti in tutte le città,
molte delle quali sparse anche per il mondo
• ROMA - Se qualcuno ancora si stesse chiedendo come mai
Beppe Grillo ha vinto le elezioni politiche del 2013, potrebbe
trovare le risposte che cerca facendosi un giro su Meetup. È il
Facebook della politica, la trasformazione delle vecchie
sezioni di partito al tempo delle rete. La differenza più
evidente è che non esistono sedi fisiche: tramite Meetup ci si
vede ogni volta dove capita, in un bar, in una sala in prestito
oppure a casa di qualcuno. A costo zero o quasi. In questo
momento ci sono 865 gruppi di "amici di Beppe Grillo" in 711
città di tutto il mondo, comprese Londra, Parigi, Ginevra, San
Francisco e Perth, in Australia, dove ci sono "tre cittadini in
autoesilio volontario".
Riccardo Luna – LA REPUBBLICA, 3 marzo 2013
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10. TEMI E DILEMMI DELLA COMUNICAZIONE
Comunicazione superficiale come alibi dell’ignoranza ed anticamera del populismo
9. Comunicazione e trasparenza (dal Manifesto per la candidatura
di Renzi alle primarie del PD)
Un partito che sappia comunicare bene. Perché la parola
comunicazione non deve fare paura. Chi non comunica è perduto.
Saper usare la comunicazione è una priorità per la madre che
insegna a parlare al bambino, per l’innamorato che vuole esprimere
il proprio sentimento alla persona che ama, per il lavoratore che
deve confrontarsi con i colleghi, per i nonni che vogliono entrare in
rapporto con i nipoti. Senza comunicazione non c’è vita. In questi
anni abbiamo finto di pensare che la comunicazione fosse
patrimonio della destra e che chi tra noi parlava di comunicazione in
realtà fosse un potenziale traditore, un infiltrato del nemico.
Recuperare una dimensione pulita e semplice di comunicazione
partendo da un più accorto uso degli strumenti di proprietà del PD e
dialogando con le realtà editoriali ad esso collegati sarà una nostra
priorità. Inizieremo con l’obiettivo di spendere meno in
comunicazione rispetto agli ultimi anni. Spendere meno, ma
spendere meglio. E rendicontare tutto, ogni centesimo, attraverso la
totale trasparenza delle spese. Se inizieremo noi, poi saranno
costretti a farlo tutti. Inizieremo dai soldi raccolti con le primarie che
a differenza del passato dovranno avere una destinazione e un
utilizzo chiaro. Tutta la rendicontazione la metteremo su Internet,
accessibile a tutti. Il PD non è l’obiettivo, è lo strumento. Noi non
vogliamo chiudere le sedi del PD, anzi vogliamo spalancarle.
Vogliamo cambiare l’Italia e il PD è lo strumento per questo.
«La visione euforica delle conseguenze sociali della comunicazione si
misura oggi con evidenze empiriche e fratture della coscienza che
inducono a mettere in discussione il modo in cui la comunicazione
ha costruito le parole e i sentimenti del clima culturale dominante.
E’ singolare che un ripensamento critico rispetto a un elogio
sistematico dei media prenda le mosse proprio da chi – io fra questi
– non ha mancato di annotare il rilievo e la forza di socializzazione
moderna della comunicazione in Italia; perché, anche questo
approccio si è rivelato storicamente convincente, ciò non impedisce
la presa d’atto che alcuni fenomeni – a partire dal cosiddetto
«berlusconismo culturale» (che ovviamente non allude solo al
perimetro delle forze politiche del centrodestra) – sono ormai
percepiti come qualcosa che non ha nulla anche vedere con la sfera
pubblica, dal momento che affollano la retorica e l’immaginario del
dibattito pubblico»
«Una conseguenza evidente di questo rinnovamento di prospettiva
è l’obbligo di sottolineare sempre più attentamente la relazione che
il tempo dei media instaura con l’antipolitica e più in generale con
alcuni caratteri distintivi della postmodernità»
«E’ rispetto a questa connessione nefasta fra populismo e
comunicazione, quella che nei paesi democratici più avanzati si
chiama e si fa chiamare media literacy e media education, da noi
consiste in realtà marginali, se non fiori all’occhiello di limitate aree
di autocoscienza intellettuale e scolastica»
MarioMorcellini, Gli errori della comunicazione – ASPENIA n. 54
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11. Rapporto CENSIS 2013
• «E’ naturale, come si è detto, che in questo
progressivo vuoto di classe politica, di società
civile e di leadership collettiva, i soggetti
della vita quotidiana rischiano di restare in
una solitudine senza èlite, con il pericolo che
si possa dare ragione a chi ha sempre
sostenuto che «il popolo italiano è materia
inerte, che si muove insieme e in avanti solo
quando è illuminato dalla luce di una èlite
intelligente». Se così fosse sarebbe davvero
vicino il baratro, non solo dell’economia, ma
anche del disfacimento della struttura stessa
della società, magari accentuato dalla bassa
qualità, anzi da una profonda crisi
antropologica delle singole molecole sociali,
divenute inerti elementi di moltitudine».
• Rapporto CENSIS sulla situazione sociale del
Paese – 2013, Considerazioni generali, p. 13
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12. RIGENERAZIONE DELLA LEADERSHIP
• Il rischio latente dell’euforizzazione delle aspettative
• I valori della tradizione evocati e usati, ma svuotati
(leggi il bluff del federalismo vs sussidiarietà e la lezione
– dimenticata - di Silvio Trentin)
• Elite incapaci, una farsa italiana. Oggi fallirebbe anche
Cavour (Michele Salvati, LA LETTURA - CORRIERE DELLA
SERA, i dicembre 2013)
• Un dittatore è una sciagura, un vero leader è una fortuna
(Eugenio Scalfari, LA REPUBBLICA, 22 dicembre 2013)
• Perché servono le rappresentanze. L’egoismo sociale non
è una risposta (Giuseppe de Rita, CORRIERE DELLA
SERA, 27 dicembre 2013)
• L’impegno della futura leadership: restituire ai cittadini il
piacere di contare (Michele Ainis, CORRIERE DELLA
SERA, 28 dicembre 2013)
• Il peso dei leader nelle democrazie (Ernesto Galli Della
Loggia, CORRIERE DELLA SERA, 29 dicembre 2013)
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13. VERSO LA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA?
…Ciò che non possiamo avere, e che tuttavia non possiamo smettere di non volere (J. Dunn, La teoria politica di fronte al futuro)
• «Quindi chi identifica la democrazia con le regole del
gioco ha ottime ragioni di diffidare di una troppo
meccanica identificazione di partecipazione e
democrazia. Al contrario, chi ritiene che la democrazia
debba essere vista come un processo politico
complessivo, non solo come una procedura di decisione,
include la partecipazione informale nella definizione di
questa forma di governo e di politica»
Nadia Urbinati, Democrazia in diretta
• Democrazia partecipativa e processi di
democratizzazione (Relazione generale al Convegno su:
La democrazia partecipativa in Italia ed in Europa:
esperienze e prospettive)
Umberto Allegretti
• «Il voto fa male alla democrazia. Sorteggiamo».
Intervista a David Van Reybrouck – LA LETTURA,
Corriere della Sera, 16 marzo 2014
• «La democrazia formale si è diffusa nel mondo negli
ultimi anni. Ma i cittadini sono frustrati perché non
sentono di poter influire davvero sulle decisioni che
contano. Solo l’efficacia delle istituzioni può dare slancio
alla partecipazione»
• Mary Kaldor - professoressa di Global governance alla
Scuola di economia di Londra
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14. L’ONDA DELLA «DEMOCRAZIA APERTA»
• Citizinvestor: la piattaforma che consente
alle autorità locali di lanciare un progetto
e di chiedere ai cittadini di finanziarlo
• CiviQ : la piattaforma che in Irlanda serve
a rilevare l’opinione pubblica in modo più
partecipato di quanto avviene basandosi
sui sondaggi
• Open ministry – Crowdsourcing
legislation, ideata da Joonas Pekkonen
• Openpolis - La piattaforma web italiana
per monitorare, informarsi e partecipare
alla vita politica
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15. CITTADINANZA ATTIVA IN EUROPA
• Negli ultimi anni il rapporto tra democrazia e partecipazione
politica ha assunto un ruolo centrale nel contesto dell'Unione
Europea. Avvenimenti recenti hanno infatti indotto a
ripensare le forme della partecipazione politica e il rapporto
con i modelli di democrazia.
• Tale processo si inserisce all'interno di un più ampio dibattito
sulla crisi della democrazia rappresentativa e della
partecipazione elettorale che investe le democrazie
contemporanee. Nel caso dell'Unione Europea la democrazia
rappresentativa è caratterizzata da una debolezza di fondo,
insita nella complessa architettura istituzionale che regola
l'equilibrio di poteri tra Commissione-Consiglio-Parlamento e
che attribuisce a quest'ultimo, unica istituzione ad essere
legittimata dall'elezione popolare, un ruolo subalterno
rispetto alle altre. A completare il quadro sullo stato di salute
della democrazia rappresentativa in Europa, si aggiungono gli
elevati livelli di astensionismo che caratterizzano le elezioni
europee, riconfermati anche con le elezioni del 2009 e lo
scarso contributo fornito dal sistema massmediale al processo
di integrazione europea sia sul piano simbolico che
informativo.
• Negli anni tale deficit, politico e democratico al tempo stesso,
è stato parzialmente colmato attraverso l'individuazione di un
canale partecipativo alternativo, che indica nel ruolo svolto
dalla società civile nei processi decisionali il principale
strumento di attuazione della democrazia partecipativa a
livello comunitario.
• L'Unione Europea si conferma pertanto come un
interessante laboratorio di sperimentazione istituzionale che
guarda alla possibilità di individuare modelli di governance
che siano maggiormente rispondenti alle mutate esigenze
delle democrazie contemporanee.
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17. I LIMITI E LE TRAPPOLE DELLA DEMOCRAZIA 2.0
• La stagione dell’e-democracy
• L’avvento dei socialnetwork
• Tokenism e click-tivism
• L’èlite della rete
• il digital divide
• Piattaforme partecipative, guru,
influencer e rinnovamento dei partiti
• L’imbroglio del plebiscito.eu
• Il manifesto di DEMOCRAZIA 2.0 ed il
punto 5
«5. di impegnarsi perché la Rete sia davvero neutrale
e sia vietato ai fornitori di servizi di comunicazione
elettronica ogni genere di attività di network
management suscettibile di incidere sulla libertà
degli utenti di accedere a ogni tipo di contenuto a
condizioni tecniche ed economiche non
discriminatorie»
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18. IL TERZO VENETO…MANCATO
• Il Progetto per l’e-democracy tra
progettazione, sperimentazioni e
resistenze burocratico-amministrative
• La sfida di DEMOTOPIA: spazi,
strumenti, persone e pratiche di
partecipazione
• La stagione dei processi
partecipativi a livello territoriale
• L’analfabetsimo politico digitale
ed il sorpasso del grillismo
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19. VERSO IL VENETO EUROPEO
• Un’ Agenda digitale popolare: strumenti,
linguaggi, pratiche
• Una rete professionale ed associativa per
HORIZON 2020
• Connessione, ovvero la riorganizzazione e
digitalizzazione dei Comuni (prima delle
fusioni)
• Social innovation, ovvero la strategia per il
weelfare locale
• Efficientamento energetico, ovvero il
programma per lo sviluppo sostenibile
• Rigenerazione urbana e tutela ambientale
con la partecipazione dei cittadini
• Smart city & smart community
• Crowdfunding e spending review
- vedi caso restyling Ponte di Bassano/Renzo
Rosso
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