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A S S E M B L E A         A N N U A L E                    A N I A



   R e l a z i o n e   d e l   P r e s i d e n t e
             F a b i o   C e r c h i a i




            R o m a   5   l u g l i o       2 0 1 1




                  B O Z Z A D I S TA M PA




                                                          ANIA
                                                Associazione Nazionale
                                                fra le Imprese Assicuratrici
Relazione del Presidente
                       Autorità, Signore e Signori, cari Colleghi,
                       benvenuti e grazie per aver accolto l’invito a partecipare alla nostra
                       Assemblea annuale.
                       Il 17 marzo scorso l’Italia ha celebrato il 150° anniversario della sua
                       unificazione.
                       È stata un’occasione importante per ricordare i valori e gli ideali
                       che sono stati all’origine del progetto unitario.
                       Un’occasione per apprezzare la lunga strada che il Paese ha per-
                       corso sul piano politico, sociale, economico.
                       Anche l’assicurazione italiana ha compiuto un lungo cammino in
                       questi 150 anni, partecipando e contribuendo all’evoluzione del
                       Paese, al suo sviluppo economico, alla stabilità sociale.
                       Nelle diverse fasi storiche, ha fornito sicurezza a famiglie e impre-
                       se, investimenti per il settore produttivo, sostegno al bilancio dello
                       Stato.
                       L’industria assicurativa ha inteso ricordare il 150° anniversario
                       dell’Unità d’Italia con una serie di iniziative volte a documentare e
                       ricostruire lo stretto legame che vi è sempre stato tra l’assicura-
                       zione, l’economia e la società italiana.



                       A quasi tre anni dall’esplosione della crisi finanziaria permangono
                       numerosi i rischi e le incertezze che possono pregiudicare il con-
                       solidamento della ripresa economica soprattutto nei paesi avanzati.
                       Forti oscillazioni dei prezzi delle materie prime, tassi di disoccupa-
                       zione elevati, espansione dei debiti pubblici, turbolenze sui titoli di
                       Stato di alcuni paesi europei: questi i principali fattori di incertezza.
                       Il nostro Paese ha superato la fase acuta della crisi grazie a fles-
                       sibilità del tessuto produttivo, stabilità del sistema finanziario, pro-
                       pensione al risparmio delle famiglie, controllo dei conti pubblici. La
                       capacità della nostra economia di resistere agli shock ha trovato
                       riconoscimento a livello internazionale, come testimoniato dalle
                       recenti review di Unione Europea e Fondo Monetario.
                       Sulle prospettive future, tuttavia, gravano alcuni preoccupanti ele-
                       menti di debolezza.
                       Continuiamo a crescere meno rispetto alla media europea.
                       Il debito pubblico in rapporto al PIL è risalito rapidamente negli ulti-
                       mi due anni, soprattutto a seguito della contrazione delle attività
                       produttive, riducendo gli spazi di manovra della politica economica.


2
Relazione del Presidente
Diversi nodi strutturali, che si traducono nella difficoltà di fare
impresa, devono essere sciolti per consentire al Paese di recupe-
rare produttività e competitività.
Li sentiamo anche noi assicuratori, come imprenditori soggetti ogni
giorno alla concorrenza, al giudizio del mercato e alla valutazione
degli analisti finanziari.
Una fiscalità penalizzante, quasi oppressiva, che presenta ancora
ampie fasce di evasione.
Un sistema giudiziario inefficiente, a causa di procedure insoppor-
tabilmente lunghe.
Una Pubblica Amministrazione lenta e pesante, che deve snellire il
suo modo di operare, con un processo di semplificazione che faci-
liti l’attività di impresa e la capacità di innovazione.
La ricchezza che il Paese ha accumulato nel tempo non basta per
garantire benessere in futuro.
Serve la crescita, non una crescita “drogata” da aiuti o sussidi, ma
spinta dalla competitività, dalla capacità di attrarre capitali esteri,
di operare con successo in un mercato globalizzato.
Serve più mercato, più etica di mercato. Premiare il merito, l’intra-
prendenza, un maggiore impegno per il bene comune.
Il tempo, ormai, si è fatto breve.
Non è più possibile rimandare le riforme necessarie per recuperare
competitività, incentivare lo sviluppo e, per tale via, riportare il
debito pubblico a condizioni di sostenibilità.
Occasioni ve ne sono state in passato, ma non sono state colte.
Oggi la sfida è addirittura più difficile, perché è indispensabile
coniugare crescita e rigore, assicurando l’irrinunciabile coesione
sociale.
Bene ha fatto il Governo a fissare l’obiettivo di un deficit “vicino
al pareggio” nel 2014.
Obiettivo condivisibile, necessario per la stabilità dei conti pubblici
e presupposto indispensabile per garantire uno sviluppo duraturo.
Ma per raggiungerlo, non servono manovre di politica economica
caratterizzate da ulteriori aumenti di tassazione a carico di impre-
se e famiglie. Sarebbero controproducenti. Ci condurrebbero in un
vicolo cieco, in fondo al quale troveremmo contrazione dei consumi
e tensioni sul mercato del lavoro.
Per rilanciare lo sviluppo si deve tagliare la spesa pubblica impro-
duttiva, recuperare l’evasione fiscale, garantire regole certe, incen-


                                                                                                 3
Relazione del Presidente
                       tivanti e durature per risparmiatori e investitori che altrimenti, in
                       un’economia ormai globalizzata, sono inevitabilmente destinati ad
                       orientarsi verso altri lidi.
                       Le assicurazioni sono chiamate a un ruolo di grande responsabilità
                       sociale: offrire sostegno allo sviluppo del Paese. Ne siamo consa-
                       pevoli, ci sentiamo impegnati in tal senso.
                       Ma – proprio per questo – non possiamo continuare ad essere
                       penalizzati e considerati come “galline dalle uovo d’oro”, anche a
                       prescindere dall’andamento dei risultati economici del settore.
                       Il nostro auspicio, il nostro invito è piuttosto quello di addivenire a
                       riforme profonde e condivise, attraverso un ripensamento del ruolo
                       dello Stato.
                       Lo Stato indichi le priorità, tuteli il bene pubblico, eserciti la fun-
                       zione di regolatore, coinvolga sempre più il settore privato e il mer-
                       cato nell’offerta dei servizi.
                       Non bisogna avere paura di fare le riforme: sono investimenti per
                       il futuro.
                       “Filtrate attraverso il vaglio della discussione …”, scriveva Luigi
                       Einaudi, “… le riforme perdono della asperità e crudezza originarie;
                       da enunciazioni vaghe di principi si voltano in norme precise giuri-
                       diche, da paurose minacce di sovvertimento sociale in garanzie
                       feconde di elevazione di tutti gli uomini”.



                       Rischi, riforme, assicurazione

                       L’assicurazione può svolgere un ruolo decisivo nel favorire una pro-
                       fonda azione riformatrice dell’intervento pubblico nell’economia.
                       L’invecchiamento della popolazione, i mutamenti nel mercato del
                       lavoro, l’allentamento dei legami generazionali nella famiglia sono
                       fattori di cambiamento importanti.
                       Pongono sfide che richiedono risposte nuove e adeguate ai tempi.
                       Occorre ripensare un sistema di welfare concepito e costruito in
                       circostanze molto diverse da quelle attuali.
                       Un sistema che oggi fa fatica e che, soprattutto, domani non sarà
                       in grado di offrire a tutti garanzie adeguate alle aspettative.
                       Abbiamo bisogno di nuovi equilibri, di un welfare in cui a schemi
                       di protezione pubblici si affianchino schemi di protezione e assicu-
                       razione privati.


4
Relazione del Presidente
Non si può restare fermi e lasciare il Paese in uno stato di incer-
tezza.
L’incertezza non è mai amica della crescita e della stabilità.
Occorre contenerla, gestendola con strumenti appropriati. Da minac-
cia, bisogna renderla opportunità.
L’assicurazione è strumento essenziale a questo scopo.
Consente di gestire il rischio, anche nelle forme nuove in cui esso
si presenta.
Contribuisce alla stabilità dello sviluppo economico trasferendo, su
soggetti economicamente forti, rischi che famiglie e imprese non
possono, da sole, sostenere.
Rafforza la stabilità dei mercati finanziari e immobiliari investendo,
in un’ottica di lungo periodo, le risorse raccolte.


Questo è stato il ruolo che l’assicurazione italiana ha svolto anche
negli ultimi dieci anni.
Un periodo in cui si è verificata una crisi finanziaria di ecceziona-
le portata, ma in cui la nostra industria ha conservato capacità di
assumere rischi e solidità patrimoniale. Nonostante la bufera sui
mercati, non ha fatto registrare richieste di aiuti pubblici.
Lo stock di investimenti del settore assicurativo ha superato nel
2010 i 500 miliardi di euro e ha finanziato le imprese produttrici, il
bilancio pubblico, il mercato immobiliare. Sono cifre che conferma-
no le assicurazioni italiane quali primari investitori istituzionali, a
beneficio dell’economia del Paese.
Nell’ultimo decennio, il nostro mercato assicurativo è cresciuto com-
plessivamente dell’88%, ben più del PIL (+30%). L’assicu razione vita,
cresciuta in media dell’8,5% l’anno, ha assunto un peso sempre più
importante nell’ambito delle attività finanziarie delle famiglie italia-
ne, di cui ormai rappresenta l’11,4% (era il 5,8% nel 2000).
Minore, invece, ma tuttavia rilevante, la crescita dell’assicurazione
danni nel decennio (+31%), in presenza di una forte innovazione di
prodotto e di un’ampia diversificazione dei prezzi che hanno accom-
pagnato un processo competitivo quanto mai vivace.
La soddisfazione degli assicurati per le coperture possedute, secon-
do recenti indagini di mercato, risulta in aumento.
Ma, nonostante la strada percorsa, famiglie e imprese italiane sono
ancora meno assicurate di quanto accade nei principali paesi
avanzati.


                                                                                                  5
Relazione del Presidente
                       Il ritardo è evidente nei rami danni; ciò significa che gli italiani
                       assicurano di meno la loro salute e si tutelano poco contro i danni
                       alla proprietà o i danni causati ad altri.
                       L’andamento del 2010 conferma la tendenza: al netto della r.c. auto,
                       la raccolta premi danni ha registrato una crescita prossima allo zero.
                       La conseguenza è che le famiglie italiane sono più vulnerabili di
                       quelle che vivono all’estero.
                       Una recente ricerca da noi promossa, ad esempio, stima che il 32%
                       delle famiglie italiane si è trovato nel 2009 in situazioni di forte di -
                       sagio legate anche alla necessità di assistere malati gravi o non
                       autosufficienti.
                       Le prospettive macroeconomiche rendono indispensabile un nuovo
                       sistema di “architettura sociale”, in cui lo sviluppo dell’assicurazio-
                       ne è essenziale per raggiungere l’obiettivo di coniugare sostenibili-
                       tà economica e sostenibilità sociale, puntando sui principi della
                       responsabilità, della sussidiarietà, della solidarietà.


                       Un nuovo sistema di “architettura sociale” per le famiglie

                       I cambiamenti demografici, economici e sociali in corso hanno
                       – e avranno – un impatto dirompente sui sistemi pensionistici.
                       Hanno già reso necessaria, in tutte le economie avanzate, l’adozio-
                       ne di importanti interventi per mantenere condizioni di sostenibilità
                       finanziaria.
                       In Italia, riforme previdenziali significative sono state avviate quasi
                       vent’anni fa. Le misure via via adottate, necessarie e giustificate, si
                       sono tradotte in una inevitabile riduzione delle prestazioni.
                       Il tasso di sostituzione garantito dalla pensione pubblica, in base
                       alle valutazioni della Ragioneria Generale dello Stato, è previsto
                       ridursi a regime a meno del 60% per i lavoratori dipendenti e al
                       37% circa per quelli autonomi.
                       Senza adeguate contromisure, che portino allo sviluppo della previden-
                       za complementare, questi livelli non sono sopportabili sul piano socia-
                       le, soprattutto se si tiene conto del continuo allungamento della vita.
                       Siamo, ad     oggi, ben lontani dagli obiettivi che ci si era posti, sia
                       in termini    di adesioni (il 23% circa del totale dei lavoratori) sia in
                       termini di     contribuzione (il contributo medio annuo pro-capite è
                       all’incirca   2.250 euro).
                       E, questo, nonostante le famiglie italiane continuino a distinguersi
                       per la loro propensione al risparmio.


6
Relazione del Presidente
Molto risparmio, ma poca previdenza integrativa.
Il risparmio è risorsa preziosa.
È indispensabile, però, nella nuova realtà socio-demografica, impie-
garlo con maggiore efficienza, finalizzandolo al soddisfacimento di
bisogni reali, come quelli legati alla longevità e alla non autosuffi-
cienza.
È davvero interesse generale promuovere il risparmio di lungo ter-
mine, in qualunque forma esso sia investito.
La rendita finanziaria che ne deriva non deve essere certo penaliz-
zata ma, al contrario, incentivata con misure fiscali appropriate che
premino la finalità di previdenza.
Serve poi più consapevolezza della realtà e, quindi, di quali pre-
stazioni potranno essere erogate dal sistema pubblico.
Quanti sono i lavoratori oggi in grado di sapere quanto verrà loro
corrisposto una volta in quiescenza? E, in difetto, come possono
compiutamente valutare la propria posizione previdenziale?
Non bisogna lasciare che i giovani di oggi – pensionati del futuro –
vivano nell’illusione di godere di benefici che, in realtà, non esisto-
no più.
Non si può tardare nel fornire un’informazione esaustiva e traspa-
rente, così come è indispensabile maggiore flessibilità nel sistema
di previdenza complementare: al lavoratore deve essere concessa la
più ampia libertà di scelta, consentendogli finanche di poter uscire
dal sistema e di tornare a quello del trattamento di fine rapporto.
I fondi pensione, infine, devono poter disporre di tutti gli strumen-
ti, anche di quelli tipicamente assicurativi, che offrono garanzia e
stabilità di rendimento.
Sono proposte che abbiamo espresso più volte in occasioni pubbli-
che e nelle sedi competenti e su cui sembra ormai raggiunto un
generale consenso.
Non si tardi ad accoglierle.


Criticità e necessità di riforme si presentano anche nel campo della
sanità e dell’assistenza.
Da un lato, l’invecchiamento della popolazione e la maggiore one-
rosità delle cure mediche rendono sempre più grave il rischio di
spese sanitarie impreviste.
Dall’altro, le garanzie e le prestazioni offerte dal Servizio Sanitario
Nazionale, che già presentano livelli di efficienza e di costo molto


                                                                                                 7
Relazione del Presidente
                       differenziati sul territorio, dovranno essere ripensate a causa delle
                       sempre maggiori difficoltà nei conti dello Stato e delle Regioni.
                       In questo scenario, la famiglia italiana rischia di trovarsi da sola a
                       sostenere spese che possono risultare davvero ingenti.
                       Nella media dei paesi OCSE, ad esempio, i costi per i servizi di
                       assistenza ai non autosufficienti possono raggiungere, persino per le
                       famiglie con entrate sopra la media, il 60% del reddito disponibile.
                       Un “welfare fai da te”, non organizzato, è origine di iniquità e inef-
                       ficienza.
                       Finisce per addossare gran parte degli oneri alla famiglia, in parti-
                       colare alle donne, pregiudicandone la già troppo bassa partecipa-
                       zione al mercato del lavoro.
                       Non si deve tardare, dunque, a favorire lo sviluppo di forme orga-
                       nizzate di intervento.
                       Assicurazioni, mutue e fondi sanitari sono le soluzioni adatte allo
                       scopo, ma canalizzano oggi in Italia solo circa il 15% della spesa
                       sanitaria privata, contro il 46% della Germania e il 65% della Francia.
                       Soltanto il compiuto sviluppo di un secondo e di un terzo pilastro
                       in campo sanitario e assistenziale può contribuire a colmare il gap
                       che si sta formando tra bisogni di sicurezza e risorse disponibili per
                       soddisfarli.
                       È esattamente quanto hanno fatto – e stanno facendo – tutti i mag-
                       giori paesi europei.


                       Un fattore di vulnerabilità economica e sociale crescente nel nostro
                       Paese è rappresentato, poi, dai rischi di calamità naturale.
                       Siamo fortemente esposti a eventi catastrofali quali frane, alluvioni, ter-
                       remoti e non ha senso continuare a basare la gestione di questi rischi
                       solo su meccanismi di finanziamento ex post da parte dello Stato.
                       Guardiamo con obiettività alle migliori esperienze estere. Esse inse-
                       gnano come un sistema misto, pubblico e privato, consenta maggio-
                       re efficienza, maggiore equità e, soprattutto, maggiore attenzione
                       alle misure di prevenzione.
                       L’industria assicurativa italiana ha da tempo offerto la propria di -
                       sponibilità a intervenire, presentando ricerche e stime quantitative
                       e formulando proposte operative.
                       Ma il tema, che sembrava essere entrato fra le priorità di inter-
                       vento legislativo dopo il drammatico terremoto dell’Aquila, è poi,
                       ancora una volta, uscito dall’agenda della politica.


8
Relazione del Presidente
In questo modo, ci condanniamo a puntare soltanto sugli interventi
di emergenza, a non fare la necessaria prevenzione, continuando inu-
tilmente a lamentarci per le insufficienze e le inefficienze dello Stato.


L’assicurazione per le imprese

Il nuovo contesto economico e sociale pone sfide di rilievo non solo
per le famiglie, ma anche per le imprese.
La globalizzazione, l’emergere di nuove potenze economiche, l’inno-
vazione tecnologica sono alcune tra le tendenze che rendono dav-
vero cruciale rafforzare la competitività, l’efficienza, la solidità del
tessuto produttivo.
Quello italiano è un sistema caratterizzato dalla presenza dominan-
te di imprese di piccole e medie dimensioni.
Sono sempre state, per la loro flessibilità e capacità innovativa, un
punto di forza della nostra struttura produttiva. È una specificità
che ci contraddistingue ma che, nei nuovi scenari, rischia di dive-
nire un fattore di fragilità.
L’assicurazione italiana dedica costante attenzione al mondo delle
piccole imprese.
Abbiamo promosso analisi e ricerche approfondite. Le abbiamo pre-
sentate, unitamente ad ABI e Confindustria, sul territorio.
L’indicazione univoca è che le aziende di piccole dimensioni sono
quelle che si assicurano di meno. Ma sono anche quelle che più ne
avrebbero bisogno, specie in una congiuntura difficile come quella
attuale.
Sono evidenti i benefici di una maggiore diffusione dell’assicurazio-
ne: un’adeguata copertura assicurativa costituisce, di fatto, un ele-
mento integrativo del capitale societario e, in tal senso, deve poter
essere pienamente valorizzata nella valutazione sia del merito cre-
ditizio del cliente sia dell’impegno patrimoniale per la banca.
Imprese, banche e assicurazioni devono “fare sistema”, con
l’obiettivo comune di ridurre la vulnerabilità della nostra struttura
produttiva, di accrescerne la solidità e la competitività.


L’assicurazione degli autoveicoli

L’assicurazione r.c. auto è parte del sistema di welfare del Paese.
È cruciale che funzioni in maniera equa, efficiente, sostenibile.


                                                                                                   9
Relazione del Presidente
                       Il costo complessivo dei risarcimenti viene ripartito tra gli assicu-
                       rati e, quindi, determina i prezzi delle coperture.
                       Prezzi correlati ai costi e servizio di qualità. Da questa equazione
                       non si può prescindere.
                       All’inizio dello scorso decennio vi erano state forti tensioni sui prez-
                       zi r.c. auto, derivanti dalla difficoltà di tenere sotto controllo un
                       costo dei sinistri in significativo aumento e ampiamente superiore ai
                       premi incassati.
                       Il Protocollo d’intesa del 2003, sottoscritto insieme al Governo e a
                       molte associazioni dei consumatori, è stato il punto di riferimento
                       per una serie di misure che hanno portato a maggiore efficienza nel
                       processo di liquidazione dei danni, maggiore trasparenza, conteni-
                       mento generale dei prezzi.
                       A seguito di quegli accordi abbiamo costituito, nel 2004, la
                       Fondazione ANIA per la Sicurezza Stradale, al fine di identificare e,
                       per quanto possibile, favorire il contenimento di un’incidentalità
                       troppo elevata.
                       La Fondazione ha varato un’ampia serie di iniziative incentrate sulle
                       aree di maggiore criticità: il comportamento dei giovani alla guida,
                       l’individuazione dei punti della rete stradale a maggior rischio (black
                       points), il mancato rispetto delle regole del Codice della Strada.
                       Abbiamo sviluppato numerose campagne mediatiche finalizzate a
                       sensibilizzare gli utenti a una maggiore prudenza nella guida.
                       La concorrenza ha operato attivamente in questi anni, come è dimo-
                       strato da una crescente diversificazione dei prodotti e dei prezzi
                       offerti dalle singole compagnie.
                       Nel quinquennio 2005-2009, si era registrato un calo del premio
                       medio per l’assicurazione obbligatoria dell’11,8%. Ciò aveva signifi-
                       cato, per le imprese, una riduzione della raccolta e, per gli italia-
                       ni, una minore spesa in valore assoluto.
                       Nell’ultimo decennio molto di quello che, sul piano operativo, rien-
                       trava nell’autonomia di azione dell’industria assicurativa è stato fatto.
                       Ma per consolidare la tendenza positiva – lo abbiamo affermato in
                       tutte le sedi – sarebbe stato indispensabile intervenire con misure
                       strutturali. Misure che sono al di fuori del campo di azione delle
                       sole imprese.
                       Avevamo espressamente indicato che, in assenza dei necessari
                       interventi, la pressione dei costi sarebbe divenuta insostenibile e,
                       quindi, sarebbe stato inevitabile un aumento dei prezzi.
                       Tale circostanza si è, purtroppo, inesorabilmente verificata.


10
Relazione del Presidente
Nel 2010 si è tornati a un aumento della raccolta premi (+4,5%),
frutto appunto dell’inevitabile aggiustamento tariffario.
Tuttavia, l’equilibrio economico non è stato ancora raggiunto. Per
ogni 100 euro di premi incassati, infatti, le imprese hanno avuto
costi per quasi 106.
Il costo dei sinistri pagati dalle compagnie è, in Italia, tra i più alti
d’Europa, decisamente superiore a quello di Germania e Francia. E
il costo medio, dal 2000 al 2010, è cresciuto del 45%.
Questo è il vero problema da risolvere.
All’origine del fenomeno vi sono fattori strutturali ancora tutti sul
tappeto:
– frequenza sinistri da circolazione stradale di molto superiore a
  quella riscontrabile nei maggiori paesi europei (doppia, ad esem-
  pio, rispetto a quella della Francia);
– patologica diffusione delle frodi e assenza di strumenti idonei a
  combatterle;
– abnorme numero dei danni alla persona di lievissima entità, in
  larga parte di natura speculativa. In alcune province, l’incidenza
  dei sinistri con danni alla persona raggiunge il 40% del totale (la
  media europea è del 10%). Un milione di feriti in incidenti stra-
  dali ogni anno rappresenta una cifra che non ha eguali;
– assenza di una normativa organica per il risarcimento dei danni
  gravi alla persona che, come peraltro previsto dal Codice delle
  Assicurazioni, non può certo essere lasciata a una funzione di
  supplenza della Magistratura. Il Legislatore deve intervenire per
  garantire criteri risarcitori certi, uniformi su tutto il territorio
  nazionale e sostenibili per la collettività;
– provvedimenti legislativi tecnicamente sbagliati, come quelli che
  nel 2007 hanno distorto il sistema bonus malus o che hanno
  aumentato i costi di distribuzione mediante l’introduzione del
  divieto di monomandato agenziale;
– incertezze normative e interpretazioni giurisprudenziali che hanno
  minato la procedura di risarcimento diretto.
Queste sono le inefficienze di sistema che, in Italia, originano per
l’assicurazione obbligatoria r.c. auto prezzi più alti che in altri paesi
europei.
Per ognuna di esse, laddove vi era spazio per un’azione di settore,
l’industria ha assunto iniziative concrete.
Laddove invece le misure richiedevano l’intervento della mano pub-
blica, l’industria ha presentato una serie di proposte precise, in larga


                                                                                               11
Relazione del Presidente
                       parte a costo zero, elaborate anche attraverso un confronto costrut-
                       tivo con le associazioni partecipanti al Forum ANIA-Consumatori.
                       E queste proposte sono coerenti, in larga misura, con quelle pre-
                       sentate dall’ISVAP alla fine dello scorso anno.
                       Con la Vigilanza ci stiamo confrontando per superare, ferma restan-
                       do l’imprescindibile libertà tariffaria, la crisi del sistema bonus malus,
                       sconvolto dai provvedimenti legislativi impropri prima richiamati.
                       Condividiamo l’esigenza di disporre di una banca dati sinistri r.c.
                       auto efficiente, nell’ambito di un disegno organico di lotta alle frodi.
                       Ma non si possono addossare alle imprese richieste di dati estre-
                       mamente onerose o addirittura impossibili da soddisfare.
                       Finora, tuttavia, nonostante il tempo trascorso e l’ampiezza del
                       dibattito, non si è riusciti a tradurre le proposte avanzate in ini-
                       ziative concrete.
                       Ci siamo scontrati con ostacoli che, francamente, facciamo fatica a
                       comprendere.
                       Forse, le priorità e le urgenze della politica sono altre.
                       Ma, data la rilevanza sociale dell’assicurazione obbligatoria r.c.
                       auto, si tratterebbe di un grave errore di valutazione.
                       Ad esempio l’istituenda Agenzia pubblica antifrode non può essere
                       concepita solo come un organo burocratico. Deve essere piuttosto
                       investita, affinché abbia efficacia di azione, di poteri e responsabi-
                       lità investigativi e potersi avvalere del principio della procedibilità
                       d’ufficio da parte della Magistratura.
                       Le truffe nell’assicurazione r.c. auto arrecano un danno all’intera
                       collettività.
                       Abbiamo apprezzato il personale interessamento in merito del
                       Ministro dello Sviluppo Economico e confidiamo in un suo diretto
                       intervento affinché le problematiche esposte possano trovare ade-
                       guate soluzioni.
                       Bisogna evitare l’innescarsi di una perversa spirale fra aumento dei
                       costi e aumento dei prezzi.
                       È inutile continuare a denunciare prezzi troppo elevati, senza appro-
                       fondirne le cause sottostanti. Denunciare la presenza di oltre 3
                       milioni di veicoli non assicurati, senza andare alle radici del feno-
                       meno e intervenire per reprimere la più elementare delle frodi assi-
                       curative: la violazione dell’obbligo di assicurarsi.
                       Così come è del tutto irragionevole e incoerente il provvedimento
                       che consente alle Province un’ulteriore imposizione, sino al 3,5% del


12
Relazione del Presidente
premio, aggravando un già troppo elevato carico fiscale sull’assicu-
razione obbligatoria.
Inutile continuare ad addebitarsi l’un l’altro la responsabilità di pro-
blemi che, in realtà, possono trovare soluzione solo con interventi
“di sistema”. Ossia, con la collaborazione di tutti.


L’organizzazione dell’impresa di assicurazione

Intensa è stata, come detto, l’evoluzione del mercato delle assicu-
razioni in Italia.
Sono cambiati i bisogni, è cresciuta la domanda, si è ampliata l’of-
ferta, si è modificato il quadro competitivo e regolamentare.
I modelli organizzativi delle imprese si sono adeguati alle nuove esi-
genze.
Ai canali distributivi tradizionali se ne sono affiancati di nuovi,
come in tutta Europa.
Dieci anni fa, gli agenti intermediavano il 27% dell’assicurazione vita
e l’88% dell’assicurazione danni. Nel 2010, le quote si sono ridotte,
rispettivamente, al 15% nel vita e all’82% nel danni.
Si mantiene vivace l’attività dei broker nel settore danni; la quota
di mercato degli sportelli bancari è passata dal 54% al 60% nel vita
e dallo 0,6% al 3,5% nel danni. In crescita, specie negli ultimi anni,
risultano le forme di vendita diretta tramite telefono e internet,
giunte al 6% nell’assicurazione r.c. auto.
Il cambiamento è spinto dalle forze del mercato.
A bisogni nuovi e crescenti di sicurezza, le imprese hanno risposto
con combinazioni innovative di prodotti, servizi, forme distributive.
La libertà dell’utente di scegliere l’intermediario deve essere piena
ed è essenziale per il migliore soddisfacimento dei propri bisogni.
Per contro, il divieto di utilizzare una o più forme distributive ridu-
ce la competizione, restringe le opzioni di scelta per la clientela e
provoca, inevitabilmente, un aumento del costo di distribuzione dei
prodotti.
È lecito chiedersi se il canale agenziale, in presenza di vincoli di
legge (divieto di esclusiva) che ne distorcono la natura, potrà con-
servare la sua centralità.
Certo è che, in una fase in cui c’è un forte bisogno di innovazio-
ne, il corporativismo degli accordi nazionali del passato ha fatto il
suo tempo, è il retaggio di un’epoca che non c’è più.


                                                                                              13
Relazione del Presidente
                       In un mercato competitivo e maturo, imprese e professionisti devo-
                       no essere liberi di decidere il regime di collaborazione più oppor-
                       tuno e più soddisfacente.
                       Nuovi paradigmi, del resto, sono imposti anche sul fronte dei rap-
                       porti tra le imprese e i propri dipendenti. Le trattative per il rin-
                       novo del contratto collettivo nazionale non possono prescindere dal
                       mutato contesto di mercato.
                       Gli ultimi anni hanno visto anche nella nostra industria, per effetto
                       della crisi finanziaria internazionale, un significativo calo degli utili
                       e un aumento del costo del lavoro per dipendente.
                       Tutti i processi di riorganizzazione e ristrutturazione avviati dalle
                       imprese assicuratrici sono avvenuti con costo a totale carico delle
                       aziende, senza ricorrere ad alcun ammortizzatore sociale o a pro-
                       cedure di licenziamento collettivo.
                       Addirittura, nonostante la congiuntura negativa, nel periodo 2007-
                       2010 i livelli occupazionali sono aumentati del 2% circa.
                       Per poter competere sul mercato, per mantenere l’attuale tasso di
                       occupazione, è necessario ora un recupero di flessibilità e produt-
                       tività nell’organizzazione del lavoro.
                       L’assicurazione in futuro sarà chiamata a un ruolo sempre più
                       importante sul fronte economico e sociale. È indispensabile che lo
                       svolga con competenza e professionalità, ma anche con efficienza
                       ed economicità, ponendo sempre al centro le risorse umane.


                       L’Europa, le regole, Solvency II

                       L’industria assicurativa italiana ha sempre partecipato attivamente al
                       processo di integrazione europea.
                       Ha aderito con convinzione a progetti di grande respiro quali l’in-
                       troduzione dell’euro e la costruzione di un mercato unico delle assi-
                       curazioni.
                       Il nostro sostegno all’Europa è ancora più convinto oggi, in un
                       mondo ormai globalizzato.
                       Abbiamo bisogno di un’Europa forte e unita.
                       Abbiamo bisogno di un mercato europeo delle assicurazioni che pro-
                       muova la competitività dell’industria; un mercato in cui le regole
                       siano chiare, snelle, in grado di favorire stabilità e crescita.
                       Abbiamo percorso un lungo cammino e raggiunto importanti risulta-
                       ti. Il più recente è una nuova architettura di vigilanza finanziaria,
                       volta ad assicurare una migliore supervisione a livello europeo.


14
Relazione del Presidente
Il mercato unico, tuttavia, non deve significare possibilità di arbitrag-
gio regolamentare, opportunità per operatori non professionali di svol-
gere attività assicurativa usufruendo di controlli non adeguati. Sarebbe
grande, in tal caso, il rischio di pregiudizio per gli assicurati.
È ormai in dirittura d’arrivo il più importante progetto europeo di
riforma normativa in campo assicurativo, Solvency II.
L’industria assicurativa italiana, insieme alla Vigilanza, ha dedicato
la massima attenzione alle varie fasi di definizione del progetto.
Gli effetti quantitativi delle nuove regole sono stati stimati di recen-
te con il QIS 5, il 5° studio di impatto, che ha visto impegnate le
nostre imprese nel corso del 2010.
I risultati sono stati nel complesso confortanti. Ma vanno interpre-
tati con una duplice avvertenza.
Anzitutto, la forte volatilità che emerge dal nuovo sistema. Al mutare
di alcune variabili del contesto macroeconomico, la solvibilità dell’in-
dustria può oscillare enormemente. Non è certo un aspetto positivo
per un’industria che fa della stabilità uno dei suoi pilastri operativi.
In secondo luogo, le regole testate nel QIS 5 non sono quelle defi-
nitive. Modificarle in senso ultra prudenziale significherebbe accre-
scere ulteriormente gli oneri a carico delle imprese.
Sarebbe un grave errore.
I cambiamenti introdotti da Solvency II sono profondi.
Gli sforzi di adattamento che ci attendono nei prossimi mesi sono
molto grandi.
È indispensabile che venga al più presto completato il quadro nor-
mativo, per non lasciare le imprese in una insopportabile situazione
di incertezza.


Autorità, Signore e Signori, cari Colleghi,
in questi anni di forte cambiamento sul piano politico, sociale ed
economico, anche l’industria assicurativa italiana si è profondamen-
te trasformata.
È cresciuta sul piano dimensionale, rispondendo a nuovi bisogni di
sicurezza di famiglie e imprese. Ha innovato sul terreno dei prodotti,
dei servizi, delle modalità organizzative e distributive, ponendosi
l’obiettivo di migliorare l’efficienza e la qualità del servizio offerto.
Ha mostrato un’elevata capacità di assorbire gli shock provenienti
dall’esterno, garantendo solidità e stabilità anche in condizioni di
forte incertezza e volatilità.


                                                                                               15
Relazione del Presidente
                       Ha sempre cercato, sia a livello di singole imprese sia a livello
                       associativo, il dialogo e la trasparenza nei confronti di tutti gli sta-
                       keholders.
                       Ha accolto le critiche e ha adottato, ove possibile, misure miglio-
                       rative privilegiando il rapporto fra assicurato e assicuratore.
                       Non ha mancato di far sentire la sua voce con proposte costrutti-
                       ve, cercando di delineare soluzioni innovative a problemi struttura-
                       li, sempre avendo presente il bene comune.
                       Con questa logica, ha avviato iniziative basate sulla collaborazione
                       e sulla condivisione in aree di rilievo economico e sociale.
                       Ne è un esempio la Fondazione ANIA per la Sicurezza Stradale, che
                       ho citato in precedenza.
                       Così come il Forum ANIA-Consumatori che, con un ampio coinvolgi-
                       mento dei soggetti interessati, sta impostando iniziative di rilevanza
                       e attualità, quali quelle volte a sollecitare concreti interventi di
                       riforma nella r.c. auto o ad accrescere la financial education tra-
                       mite la collaborazione con le scuole.
                       Infine, la Federazione delle Banche, delle Assicurazioni e della
                       Finanza, arricchitasi di recente con l’ingresso di Assogestioni, che
                       sviluppa un quadro organico di collaborazione fra imprenditori di
                       settori diversi per la soluzione di problemi comuni al mondo del
                       risparmio.
                       Siamo consapevoli che non in tutti i settori è stato possibile com-
                       piere progressi soddisfacenti. Non intendiamo eludere le nostre
                       responsabilità, anche se riteniamo di aver fatto il possibile.
                       Avremmo, tuttavia, voluto vedere un mondo politico più sensibile
                       quando abbiamo fatto proposte e suggerito soluzioni.
                       I cambiamenti che ci attendono nei prossimi anni indicano che
                       indietro non si può tornare.
                       Ci sarà bisogno di più assicurazione per far fronte ai numerosi biso-
                       gni di sicurezza, alle nuove incertezze che provengono da un mondo
                       in trasformazione.
                       Avremo dunque, in futuro, un ruolo ancor più rilevante e la respon-
                       sabilità di crescere nel Paese, per il Paese, con il Paese.
                       È una responsabilità che assumiamo volentieri, senza esitazioni, per-
                       ché è fondata su valori di cui la nostra industria tradizionalmente
                       è ricca: fiducia, mutualità, stabilità, prudenza, visione di lungo
                       periodo.


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Relazione del Pres.te Fabio Cerchiai all'assemblea ANIA 2011

  • 1. A S S E M B L E A A N N U A L E A N I A R e l a z i o n e d e l P r e s i d e n t e F a b i o C e r c h i a i R o m a 5 l u g l i o 2 0 1 1 B O Z Z A D I S TA M PA ANIA Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici
  • 2. Relazione del Presidente Autorità, Signore e Signori, cari Colleghi, benvenuti e grazie per aver accolto l’invito a partecipare alla nostra Assemblea annuale. Il 17 marzo scorso l’Italia ha celebrato il 150° anniversario della sua unificazione. È stata un’occasione importante per ricordare i valori e gli ideali che sono stati all’origine del progetto unitario. Un’occasione per apprezzare la lunga strada che il Paese ha per- corso sul piano politico, sociale, economico. Anche l’assicurazione italiana ha compiuto un lungo cammino in questi 150 anni, partecipando e contribuendo all’evoluzione del Paese, al suo sviluppo economico, alla stabilità sociale. Nelle diverse fasi storiche, ha fornito sicurezza a famiglie e impre- se, investimenti per il settore produttivo, sostegno al bilancio dello Stato. L’industria assicurativa ha inteso ricordare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia con una serie di iniziative volte a documentare e ricostruire lo stretto legame che vi è sempre stato tra l’assicura- zione, l’economia e la società italiana. A quasi tre anni dall’esplosione della crisi finanziaria permangono numerosi i rischi e le incertezze che possono pregiudicare il con- solidamento della ripresa economica soprattutto nei paesi avanzati. Forti oscillazioni dei prezzi delle materie prime, tassi di disoccupa- zione elevati, espansione dei debiti pubblici, turbolenze sui titoli di Stato di alcuni paesi europei: questi i principali fattori di incertezza. Il nostro Paese ha superato la fase acuta della crisi grazie a fles- sibilità del tessuto produttivo, stabilità del sistema finanziario, pro- pensione al risparmio delle famiglie, controllo dei conti pubblici. La capacità della nostra economia di resistere agli shock ha trovato riconoscimento a livello internazionale, come testimoniato dalle recenti review di Unione Europea e Fondo Monetario. Sulle prospettive future, tuttavia, gravano alcuni preoccupanti ele- menti di debolezza. Continuiamo a crescere meno rispetto alla media europea. Il debito pubblico in rapporto al PIL è risalito rapidamente negli ulti- mi due anni, soprattutto a seguito della contrazione delle attività produttive, riducendo gli spazi di manovra della politica economica. 2
  • 3. Relazione del Presidente Diversi nodi strutturali, che si traducono nella difficoltà di fare impresa, devono essere sciolti per consentire al Paese di recupe- rare produttività e competitività. Li sentiamo anche noi assicuratori, come imprenditori soggetti ogni giorno alla concorrenza, al giudizio del mercato e alla valutazione degli analisti finanziari. Una fiscalità penalizzante, quasi oppressiva, che presenta ancora ampie fasce di evasione. Un sistema giudiziario inefficiente, a causa di procedure insoppor- tabilmente lunghe. Una Pubblica Amministrazione lenta e pesante, che deve snellire il suo modo di operare, con un processo di semplificazione che faci- liti l’attività di impresa e la capacità di innovazione. La ricchezza che il Paese ha accumulato nel tempo non basta per garantire benessere in futuro. Serve la crescita, non una crescita “drogata” da aiuti o sussidi, ma spinta dalla competitività, dalla capacità di attrarre capitali esteri, di operare con successo in un mercato globalizzato. Serve più mercato, più etica di mercato. Premiare il merito, l’intra- prendenza, un maggiore impegno per il bene comune. Il tempo, ormai, si è fatto breve. Non è più possibile rimandare le riforme necessarie per recuperare competitività, incentivare lo sviluppo e, per tale via, riportare il debito pubblico a condizioni di sostenibilità. Occasioni ve ne sono state in passato, ma non sono state colte. Oggi la sfida è addirittura più difficile, perché è indispensabile coniugare crescita e rigore, assicurando l’irrinunciabile coesione sociale. Bene ha fatto il Governo a fissare l’obiettivo di un deficit “vicino al pareggio” nel 2014. Obiettivo condivisibile, necessario per la stabilità dei conti pubblici e presupposto indispensabile per garantire uno sviluppo duraturo. Ma per raggiungerlo, non servono manovre di politica economica caratterizzate da ulteriori aumenti di tassazione a carico di impre- se e famiglie. Sarebbero controproducenti. Ci condurrebbero in un vicolo cieco, in fondo al quale troveremmo contrazione dei consumi e tensioni sul mercato del lavoro. Per rilanciare lo sviluppo si deve tagliare la spesa pubblica impro- duttiva, recuperare l’evasione fiscale, garantire regole certe, incen- 3
  • 4. Relazione del Presidente tivanti e durature per risparmiatori e investitori che altrimenti, in un’economia ormai globalizzata, sono inevitabilmente destinati ad orientarsi verso altri lidi. Le assicurazioni sono chiamate a un ruolo di grande responsabilità sociale: offrire sostegno allo sviluppo del Paese. Ne siamo consa- pevoli, ci sentiamo impegnati in tal senso. Ma – proprio per questo – non possiamo continuare ad essere penalizzati e considerati come “galline dalle uovo d’oro”, anche a prescindere dall’andamento dei risultati economici del settore. Il nostro auspicio, il nostro invito è piuttosto quello di addivenire a riforme profonde e condivise, attraverso un ripensamento del ruolo dello Stato. Lo Stato indichi le priorità, tuteli il bene pubblico, eserciti la fun- zione di regolatore, coinvolga sempre più il settore privato e il mer- cato nell’offerta dei servizi. Non bisogna avere paura di fare le riforme: sono investimenti per il futuro. “Filtrate attraverso il vaglio della discussione …”, scriveva Luigi Einaudi, “… le riforme perdono della asperità e crudezza originarie; da enunciazioni vaghe di principi si voltano in norme precise giuri- diche, da paurose minacce di sovvertimento sociale in garanzie feconde di elevazione di tutti gli uomini”. Rischi, riforme, assicurazione L’assicurazione può svolgere un ruolo decisivo nel favorire una pro- fonda azione riformatrice dell’intervento pubblico nell’economia. L’invecchiamento della popolazione, i mutamenti nel mercato del lavoro, l’allentamento dei legami generazionali nella famiglia sono fattori di cambiamento importanti. Pongono sfide che richiedono risposte nuove e adeguate ai tempi. Occorre ripensare un sistema di welfare concepito e costruito in circostanze molto diverse da quelle attuali. Un sistema che oggi fa fatica e che, soprattutto, domani non sarà in grado di offrire a tutti garanzie adeguate alle aspettative. Abbiamo bisogno di nuovi equilibri, di un welfare in cui a schemi di protezione pubblici si affianchino schemi di protezione e assicu- razione privati. 4
  • 5. Relazione del Presidente Non si può restare fermi e lasciare il Paese in uno stato di incer- tezza. L’incertezza non è mai amica della crescita e della stabilità. Occorre contenerla, gestendola con strumenti appropriati. Da minac- cia, bisogna renderla opportunità. L’assicurazione è strumento essenziale a questo scopo. Consente di gestire il rischio, anche nelle forme nuove in cui esso si presenta. Contribuisce alla stabilità dello sviluppo economico trasferendo, su soggetti economicamente forti, rischi che famiglie e imprese non possono, da sole, sostenere. Rafforza la stabilità dei mercati finanziari e immobiliari investendo, in un’ottica di lungo periodo, le risorse raccolte. Questo è stato il ruolo che l’assicurazione italiana ha svolto anche negli ultimi dieci anni. Un periodo in cui si è verificata una crisi finanziaria di ecceziona- le portata, ma in cui la nostra industria ha conservato capacità di assumere rischi e solidità patrimoniale. Nonostante la bufera sui mercati, non ha fatto registrare richieste di aiuti pubblici. Lo stock di investimenti del settore assicurativo ha superato nel 2010 i 500 miliardi di euro e ha finanziato le imprese produttrici, il bilancio pubblico, il mercato immobiliare. Sono cifre che conferma- no le assicurazioni italiane quali primari investitori istituzionali, a beneficio dell’economia del Paese. Nell’ultimo decennio, il nostro mercato assicurativo è cresciuto com- plessivamente dell’88%, ben più del PIL (+30%). L’assicu razione vita, cresciuta in media dell’8,5% l’anno, ha assunto un peso sempre più importante nell’ambito delle attività finanziarie delle famiglie italia- ne, di cui ormai rappresenta l’11,4% (era il 5,8% nel 2000). Minore, invece, ma tuttavia rilevante, la crescita dell’assicurazione danni nel decennio (+31%), in presenza di una forte innovazione di prodotto e di un’ampia diversificazione dei prezzi che hanno accom- pagnato un processo competitivo quanto mai vivace. La soddisfazione degli assicurati per le coperture possedute, secon- do recenti indagini di mercato, risulta in aumento. Ma, nonostante la strada percorsa, famiglie e imprese italiane sono ancora meno assicurate di quanto accade nei principali paesi avanzati. 5
  • 6. Relazione del Presidente Il ritardo è evidente nei rami danni; ciò significa che gli italiani assicurano di meno la loro salute e si tutelano poco contro i danni alla proprietà o i danni causati ad altri. L’andamento del 2010 conferma la tendenza: al netto della r.c. auto, la raccolta premi danni ha registrato una crescita prossima allo zero. La conseguenza è che le famiglie italiane sono più vulnerabili di quelle che vivono all’estero. Una recente ricerca da noi promossa, ad esempio, stima che il 32% delle famiglie italiane si è trovato nel 2009 in situazioni di forte di - sagio legate anche alla necessità di assistere malati gravi o non autosufficienti. Le prospettive macroeconomiche rendono indispensabile un nuovo sistema di “architettura sociale”, in cui lo sviluppo dell’assicurazio- ne è essenziale per raggiungere l’obiettivo di coniugare sostenibili- tà economica e sostenibilità sociale, puntando sui principi della responsabilità, della sussidiarietà, della solidarietà. Un nuovo sistema di “architettura sociale” per le famiglie I cambiamenti demografici, economici e sociali in corso hanno – e avranno – un impatto dirompente sui sistemi pensionistici. Hanno già reso necessaria, in tutte le economie avanzate, l’adozio- ne di importanti interventi per mantenere condizioni di sostenibilità finanziaria. In Italia, riforme previdenziali significative sono state avviate quasi vent’anni fa. Le misure via via adottate, necessarie e giustificate, si sono tradotte in una inevitabile riduzione delle prestazioni. Il tasso di sostituzione garantito dalla pensione pubblica, in base alle valutazioni della Ragioneria Generale dello Stato, è previsto ridursi a regime a meno del 60% per i lavoratori dipendenti e al 37% circa per quelli autonomi. Senza adeguate contromisure, che portino allo sviluppo della previden- za complementare, questi livelli non sono sopportabili sul piano socia- le, soprattutto se si tiene conto del continuo allungamento della vita. Siamo, ad oggi, ben lontani dagli obiettivi che ci si era posti, sia in termini di adesioni (il 23% circa del totale dei lavoratori) sia in termini di contribuzione (il contributo medio annuo pro-capite è all’incirca 2.250 euro). E, questo, nonostante le famiglie italiane continuino a distinguersi per la loro propensione al risparmio. 6
  • 7. Relazione del Presidente Molto risparmio, ma poca previdenza integrativa. Il risparmio è risorsa preziosa. È indispensabile, però, nella nuova realtà socio-demografica, impie- garlo con maggiore efficienza, finalizzandolo al soddisfacimento di bisogni reali, come quelli legati alla longevità e alla non autosuffi- cienza. È davvero interesse generale promuovere il risparmio di lungo ter- mine, in qualunque forma esso sia investito. La rendita finanziaria che ne deriva non deve essere certo penaliz- zata ma, al contrario, incentivata con misure fiscali appropriate che premino la finalità di previdenza. Serve poi più consapevolezza della realtà e, quindi, di quali pre- stazioni potranno essere erogate dal sistema pubblico. Quanti sono i lavoratori oggi in grado di sapere quanto verrà loro corrisposto una volta in quiescenza? E, in difetto, come possono compiutamente valutare la propria posizione previdenziale? Non bisogna lasciare che i giovani di oggi – pensionati del futuro – vivano nell’illusione di godere di benefici che, in realtà, non esisto- no più. Non si può tardare nel fornire un’informazione esaustiva e traspa- rente, così come è indispensabile maggiore flessibilità nel sistema di previdenza complementare: al lavoratore deve essere concessa la più ampia libertà di scelta, consentendogli finanche di poter uscire dal sistema e di tornare a quello del trattamento di fine rapporto. I fondi pensione, infine, devono poter disporre di tutti gli strumen- ti, anche di quelli tipicamente assicurativi, che offrono garanzia e stabilità di rendimento. Sono proposte che abbiamo espresso più volte in occasioni pubbli- che e nelle sedi competenti e su cui sembra ormai raggiunto un generale consenso. Non si tardi ad accoglierle. Criticità e necessità di riforme si presentano anche nel campo della sanità e dell’assistenza. Da un lato, l’invecchiamento della popolazione e la maggiore one- rosità delle cure mediche rendono sempre più grave il rischio di spese sanitarie impreviste. Dall’altro, le garanzie e le prestazioni offerte dal Servizio Sanitario Nazionale, che già presentano livelli di efficienza e di costo molto 7
  • 8. Relazione del Presidente differenziati sul territorio, dovranno essere ripensate a causa delle sempre maggiori difficoltà nei conti dello Stato e delle Regioni. In questo scenario, la famiglia italiana rischia di trovarsi da sola a sostenere spese che possono risultare davvero ingenti. Nella media dei paesi OCSE, ad esempio, i costi per i servizi di assistenza ai non autosufficienti possono raggiungere, persino per le famiglie con entrate sopra la media, il 60% del reddito disponibile. Un “welfare fai da te”, non organizzato, è origine di iniquità e inef- ficienza. Finisce per addossare gran parte degli oneri alla famiglia, in parti- colare alle donne, pregiudicandone la già troppo bassa partecipa- zione al mercato del lavoro. Non si deve tardare, dunque, a favorire lo sviluppo di forme orga- nizzate di intervento. Assicurazioni, mutue e fondi sanitari sono le soluzioni adatte allo scopo, ma canalizzano oggi in Italia solo circa il 15% della spesa sanitaria privata, contro il 46% della Germania e il 65% della Francia. Soltanto il compiuto sviluppo di un secondo e di un terzo pilastro in campo sanitario e assistenziale può contribuire a colmare il gap che si sta formando tra bisogni di sicurezza e risorse disponibili per soddisfarli. È esattamente quanto hanno fatto – e stanno facendo – tutti i mag- giori paesi europei. Un fattore di vulnerabilità economica e sociale crescente nel nostro Paese è rappresentato, poi, dai rischi di calamità naturale. Siamo fortemente esposti a eventi catastrofali quali frane, alluvioni, ter- remoti e non ha senso continuare a basare la gestione di questi rischi solo su meccanismi di finanziamento ex post da parte dello Stato. Guardiamo con obiettività alle migliori esperienze estere. Esse inse- gnano come un sistema misto, pubblico e privato, consenta maggio- re efficienza, maggiore equità e, soprattutto, maggiore attenzione alle misure di prevenzione. L’industria assicurativa italiana ha da tempo offerto la propria di - sponibilità a intervenire, presentando ricerche e stime quantitative e formulando proposte operative. Ma il tema, che sembrava essere entrato fra le priorità di inter- vento legislativo dopo il drammatico terremoto dell’Aquila, è poi, ancora una volta, uscito dall’agenda della politica. 8
  • 9. Relazione del Presidente In questo modo, ci condanniamo a puntare soltanto sugli interventi di emergenza, a non fare la necessaria prevenzione, continuando inu- tilmente a lamentarci per le insufficienze e le inefficienze dello Stato. L’assicurazione per le imprese Il nuovo contesto economico e sociale pone sfide di rilievo non solo per le famiglie, ma anche per le imprese. La globalizzazione, l’emergere di nuove potenze economiche, l’inno- vazione tecnologica sono alcune tra le tendenze che rendono dav- vero cruciale rafforzare la competitività, l’efficienza, la solidità del tessuto produttivo. Quello italiano è un sistema caratterizzato dalla presenza dominan- te di imprese di piccole e medie dimensioni. Sono sempre state, per la loro flessibilità e capacità innovativa, un punto di forza della nostra struttura produttiva. È una specificità che ci contraddistingue ma che, nei nuovi scenari, rischia di dive- nire un fattore di fragilità. L’assicurazione italiana dedica costante attenzione al mondo delle piccole imprese. Abbiamo promosso analisi e ricerche approfondite. Le abbiamo pre- sentate, unitamente ad ABI e Confindustria, sul territorio. L’indicazione univoca è che le aziende di piccole dimensioni sono quelle che si assicurano di meno. Ma sono anche quelle che più ne avrebbero bisogno, specie in una congiuntura difficile come quella attuale. Sono evidenti i benefici di una maggiore diffusione dell’assicurazio- ne: un’adeguata copertura assicurativa costituisce, di fatto, un ele- mento integrativo del capitale societario e, in tal senso, deve poter essere pienamente valorizzata nella valutazione sia del merito cre- ditizio del cliente sia dell’impegno patrimoniale per la banca. Imprese, banche e assicurazioni devono “fare sistema”, con l’obiettivo comune di ridurre la vulnerabilità della nostra struttura produttiva, di accrescerne la solidità e la competitività. L’assicurazione degli autoveicoli L’assicurazione r.c. auto è parte del sistema di welfare del Paese. È cruciale che funzioni in maniera equa, efficiente, sostenibile. 9
  • 10. Relazione del Presidente Il costo complessivo dei risarcimenti viene ripartito tra gli assicu- rati e, quindi, determina i prezzi delle coperture. Prezzi correlati ai costi e servizio di qualità. Da questa equazione non si può prescindere. All’inizio dello scorso decennio vi erano state forti tensioni sui prez- zi r.c. auto, derivanti dalla difficoltà di tenere sotto controllo un costo dei sinistri in significativo aumento e ampiamente superiore ai premi incassati. Il Protocollo d’intesa del 2003, sottoscritto insieme al Governo e a molte associazioni dei consumatori, è stato il punto di riferimento per una serie di misure che hanno portato a maggiore efficienza nel processo di liquidazione dei danni, maggiore trasparenza, conteni- mento generale dei prezzi. A seguito di quegli accordi abbiamo costituito, nel 2004, la Fondazione ANIA per la Sicurezza Stradale, al fine di identificare e, per quanto possibile, favorire il contenimento di un’incidentalità troppo elevata. La Fondazione ha varato un’ampia serie di iniziative incentrate sulle aree di maggiore criticità: il comportamento dei giovani alla guida, l’individuazione dei punti della rete stradale a maggior rischio (black points), il mancato rispetto delle regole del Codice della Strada. Abbiamo sviluppato numerose campagne mediatiche finalizzate a sensibilizzare gli utenti a una maggiore prudenza nella guida. La concorrenza ha operato attivamente in questi anni, come è dimo- strato da una crescente diversificazione dei prodotti e dei prezzi offerti dalle singole compagnie. Nel quinquennio 2005-2009, si era registrato un calo del premio medio per l’assicurazione obbligatoria dell’11,8%. Ciò aveva signifi- cato, per le imprese, una riduzione della raccolta e, per gli italia- ni, una minore spesa in valore assoluto. Nell’ultimo decennio molto di quello che, sul piano operativo, rien- trava nell’autonomia di azione dell’industria assicurativa è stato fatto. Ma per consolidare la tendenza positiva – lo abbiamo affermato in tutte le sedi – sarebbe stato indispensabile intervenire con misure strutturali. Misure che sono al di fuori del campo di azione delle sole imprese. Avevamo espressamente indicato che, in assenza dei necessari interventi, la pressione dei costi sarebbe divenuta insostenibile e, quindi, sarebbe stato inevitabile un aumento dei prezzi. Tale circostanza si è, purtroppo, inesorabilmente verificata. 10
  • 11. Relazione del Presidente Nel 2010 si è tornati a un aumento della raccolta premi (+4,5%), frutto appunto dell’inevitabile aggiustamento tariffario. Tuttavia, l’equilibrio economico non è stato ancora raggiunto. Per ogni 100 euro di premi incassati, infatti, le imprese hanno avuto costi per quasi 106. Il costo dei sinistri pagati dalle compagnie è, in Italia, tra i più alti d’Europa, decisamente superiore a quello di Germania e Francia. E il costo medio, dal 2000 al 2010, è cresciuto del 45%. Questo è il vero problema da risolvere. All’origine del fenomeno vi sono fattori strutturali ancora tutti sul tappeto: – frequenza sinistri da circolazione stradale di molto superiore a quella riscontrabile nei maggiori paesi europei (doppia, ad esem- pio, rispetto a quella della Francia); – patologica diffusione delle frodi e assenza di strumenti idonei a combatterle; – abnorme numero dei danni alla persona di lievissima entità, in larga parte di natura speculativa. In alcune province, l’incidenza dei sinistri con danni alla persona raggiunge il 40% del totale (la media europea è del 10%). Un milione di feriti in incidenti stra- dali ogni anno rappresenta una cifra che non ha eguali; – assenza di una normativa organica per il risarcimento dei danni gravi alla persona che, come peraltro previsto dal Codice delle Assicurazioni, non può certo essere lasciata a una funzione di supplenza della Magistratura. Il Legislatore deve intervenire per garantire criteri risarcitori certi, uniformi su tutto il territorio nazionale e sostenibili per la collettività; – provvedimenti legislativi tecnicamente sbagliati, come quelli che nel 2007 hanno distorto il sistema bonus malus o che hanno aumentato i costi di distribuzione mediante l’introduzione del divieto di monomandato agenziale; – incertezze normative e interpretazioni giurisprudenziali che hanno minato la procedura di risarcimento diretto. Queste sono le inefficienze di sistema che, in Italia, originano per l’assicurazione obbligatoria r.c. auto prezzi più alti che in altri paesi europei. Per ognuna di esse, laddove vi era spazio per un’azione di settore, l’industria ha assunto iniziative concrete. Laddove invece le misure richiedevano l’intervento della mano pub- blica, l’industria ha presentato una serie di proposte precise, in larga 11
  • 12. Relazione del Presidente parte a costo zero, elaborate anche attraverso un confronto costrut- tivo con le associazioni partecipanti al Forum ANIA-Consumatori. E queste proposte sono coerenti, in larga misura, con quelle pre- sentate dall’ISVAP alla fine dello scorso anno. Con la Vigilanza ci stiamo confrontando per superare, ferma restan- do l’imprescindibile libertà tariffaria, la crisi del sistema bonus malus, sconvolto dai provvedimenti legislativi impropri prima richiamati. Condividiamo l’esigenza di disporre di una banca dati sinistri r.c. auto efficiente, nell’ambito di un disegno organico di lotta alle frodi. Ma non si possono addossare alle imprese richieste di dati estre- mamente onerose o addirittura impossibili da soddisfare. Finora, tuttavia, nonostante il tempo trascorso e l’ampiezza del dibattito, non si è riusciti a tradurre le proposte avanzate in ini- ziative concrete. Ci siamo scontrati con ostacoli che, francamente, facciamo fatica a comprendere. Forse, le priorità e le urgenze della politica sono altre. Ma, data la rilevanza sociale dell’assicurazione obbligatoria r.c. auto, si tratterebbe di un grave errore di valutazione. Ad esempio l’istituenda Agenzia pubblica antifrode non può essere concepita solo come un organo burocratico. Deve essere piuttosto investita, affinché abbia efficacia di azione, di poteri e responsabi- lità investigativi e potersi avvalere del principio della procedibilità d’ufficio da parte della Magistratura. Le truffe nell’assicurazione r.c. auto arrecano un danno all’intera collettività. Abbiamo apprezzato il personale interessamento in merito del Ministro dello Sviluppo Economico e confidiamo in un suo diretto intervento affinché le problematiche esposte possano trovare ade- guate soluzioni. Bisogna evitare l’innescarsi di una perversa spirale fra aumento dei costi e aumento dei prezzi. È inutile continuare a denunciare prezzi troppo elevati, senza appro- fondirne le cause sottostanti. Denunciare la presenza di oltre 3 milioni di veicoli non assicurati, senza andare alle radici del feno- meno e intervenire per reprimere la più elementare delle frodi assi- curative: la violazione dell’obbligo di assicurarsi. Così come è del tutto irragionevole e incoerente il provvedimento che consente alle Province un’ulteriore imposizione, sino al 3,5% del 12
  • 13. Relazione del Presidente premio, aggravando un già troppo elevato carico fiscale sull’assicu- razione obbligatoria. Inutile continuare ad addebitarsi l’un l’altro la responsabilità di pro- blemi che, in realtà, possono trovare soluzione solo con interventi “di sistema”. Ossia, con la collaborazione di tutti. L’organizzazione dell’impresa di assicurazione Intensa è stata, come detto, l’evoluzione del mercato delle assicu- razioni in Italia. Sono cambiati i bisogni, è cresciuta la domanda, si è ampliata l’of- ferta, si è modificato il quadro competitivo e regolamentare. I modelli organizzativi delle imprese si sono adeguati alle nuove esi- genze. Ai canali distributivi tradizionali se ne sono affiancati di nuovi, come in tutta Europa. Dieci anni fa, gli agenti intermediavano il 27% dell’assicurazione vita e l’88% dell’assicurazione danni. Nel 2010, le quote si sono ridotte, rispettivamente, al 15% nel vita e all’82% nel danni. Si mantiene vivace l’attività dei broker nel settore danni; la quota di mercato degli sportelli bancari è passata dal 54% al 60% nel vita e dallo 0,6% al 3,5% nel danni. In crescita, specie negli ultimi anni, risultano le forme di vendita diretta tramite telefono e internet, giunte al 6% nell’assicurazione r.c. auto. Il cambiamento è spinto dalle forze del mercato. A bisogni nuovi e crescenti di sicurezza, le imprese hanno risposto con combinazioni innovative di prodotti, servizi, forme distributive. La libertà dell’utente di scegliere l’intermediario deve essere piena ed è essenziale per il migliore soddisfacimento dei propri bisogni. Per contro, il divieto di utilizzare una o più forme distributive ridu- ce la competizione, restringe le opzioni di scelta per la clientela e provoca, inevitabilmente, un aumento del costo di distribuzione dei prodotti. È lecito chiedersi se il canale agenziale, in presenza di vincoli di legge (divieto di esclusiva) che ne distorcono la natura, potrà con- servare la sua centralità. Certo è che, in una fase in cui c’è un forte bisogno di innovazio- ne, il corporativismo degli accordi nazionali del passato ha fatto il suo tempo, è il retaggio di un’epoca che non c’è più. 13
  • 14. Relazione del Presidente In un mercato competitivo e maturo, imprese e professionisti devo- no essere liberi di decidere il regime di collaborazione più oppor- tuno e più soddisfacente. Nuovi paradigmi, del resto, sono imposti anche sul fronte dei rap- porti tra le imprese e i propri dipendenti. Le trattative per il rin- novo del contratto collettivo nazionale non possono prescindere dal mutato contesto di mercato. Gli ultimi anni hanno visto anche nella nostra industria, per effetto della crisi finanziaria internazionale, un significativo calo degli utili e un aumento del costo del lavoro per dipendente. Tutti i processi di riorganizzazione e ristrutturazione avviati dalle imprese assicuratrici sono avvenuti con costo a totale carico delle aziende, senza ricorrere ad alcun ammortizzatore sociale o a pro- cedure di licenziamento collettivo. Addirittura, nonostante la congiuntura negativa, nel periodo 2007- 2010 i livelli occupazionali sono aumentati del 2% circa. Per poter competere sul mercato, per mantenere l’attuale tasso di occupazione, è necessario ora un recupero di flessibilità e produt- tività nell’organizzazione del lavoro. L’assicurazione in futuro sarà chiamata a un ruolo sempre più importante sul fronte economico e sociale. È indispensabile che lo svolga con competenza e professionalità, ma anche con efficienza ed economicità, ponendo sempre al centro le risorse umane. L’Europa, le regole, Solvency II L’industria assicurativa italiana ha sempre partecipato attivamente al processo di integrazione europea. Ha aderito con convinzione a progetti di grande respiro quali l’in- troduzione dell’euro e la costruzione di un mercato unico delle assi- curazioni. Il nostro sostegno all’Europa è ancora più convinto oggi, in un mondo ormai globalizzato. Abbiamo bisogno di un’Europa forte e unita. Abbiamo bisogno di un mercato europeo delle assicurazioni che pro- muova la competitività dell’industria; un mercato in cui le regole siano chiare, snelle, in grado di favorire stabilità e crescita. Abbiamo percorso un lungo cammino e raggiunto importanti risulta- ti. Il più recente è una nuova architettura di vigilanza finanziaria, volta ad assicurare una migliore supervisione a livello europeo. 14
  • 15. Relazione del Presidente Il mercato unico, tuttavia, non deve significare possibilità di arbitrag- gio regolamentare, opportunità per operatori non professionali di svol- gere attività assicurativa usufruendo di controlli non adeguati. Sarebbe grande, in tal caso, il rischio di pregiudizio per gli assicurati. È ormai in dirittura d’arrivo il più importante progetto europeo di riforma normativa in campo assicurativo, Solvency II. L’industria assicurativa italiana, insieme alla Vigilanza, ha dedicato la massima attenzione alle varie fasi di definizione del progetto. Gli effetti quantitativi delle nuove regole sono stati stimati di recen- te con il QIS 5, il 5° studio di impatto, che ha visto impegnate le nostre imprese nel corso del 2010. I risultati sono stati nel complesso confortanti. Ma vanno interpre- tati con una duplice avvertenza. Anzitutto, la forte volatilità che emerge dal nuovo sistema. Al mutare di alcune variabili del contesto macroeconomico, la solvibilità dell’in- dustria può oscillare enormemente. Non è certo un aspetto positivo per un’industria che fa della stabilità uno dei suoi pilastri operativi. In secondo luogo, le regole testate nel QIS 5 non sono quelle defi- nitive. Modificarle in senso ultra prudenziale significherebbe accre- scere ulteriormente gli oneri a carico delle imprese. Sarebbe un grave errore. I cambiamenti introdotti da Solvency II sono profondi. Gli sforzi di adattamento che ci attendono nei prossimi mesi sono molto grandi. È indispensabile che venga al più presto completato il quadro nor- mativo, per non lasciare le imprese in una insopportabile situazione di incertezza. Autorità, Signore e Signori, cari Colleghi, in questi anni di forte cambiamento sul piano politico, sociale ed economico, anche l’industria assicurativa italiana si è profondamen- te trasformata. È cresciuta sul piano dimensionale, rispondendo a nuovi bisogni di sicurezza di famiglie e imprese. Ha innovato sul terreno dei prodotti, dei servizi, delle modalità organizzative e distributive, ponendosi l’obiettivo di migliorare l’efficienza e la qualità del servizio offerto. Ha mostrato un’elevata capacità di assorbire gli shock provenienti dall’esterno, garantendo solidità e stabilità anche in condizioni di forte incertezza e volatilità. 15
  • 16. Relazione del Presidente Ha sempre cercato, sia a livello di singole imprese sia a livello associativo, il dialogo e la trasparenza nei confronti di tutti gli sta- keholders. Ha accolto le critiche e ha adottato, ove possibile, misure miglio- rative privilegiando il rapporto fra assicurato e assicuratore. Non ha mancato di far sentire la sua voce con proposte costrutti- ve, cercando di delineare soluzioni innovative a problemi struttura- li, sempre avendo presente il bene comune. Con questa logica, ha avviato iniziative basate sulla collaborazione e sulla condivisione in aree di rilievo economico e sociale. Ne è un esempio la Fondazione ANIA per la Sicurezza Stradale, che ho citato in precedenza. Così come il Forum ANIA-Consumatori che, con un ampio coinvolgi- mento dei soggetti interessati, sta impostando iniziative di rilevanza e attualità, quali quelle volte a sollecitare concreti interventi di riforma nella r.c. auto o ad accrescere la financial education tra- mite la collaborazione con le scuole. Infine, la Federazione delle Banche, delle Assicurazioni e della Finanza, arricchitasi di recente con l’ingresso di Assogestioni, che sviluppa un quadro organico di collaborazione fra imprenditori di settori diversi per la soluzione di problemi comuni al mondo del risparmio. Siamo consapevoli che non in tutti i settori è stato possibile com- piere progressi soddisfacenti. Non intendiamo eludere le nostre responsabilità, anche se riteniamo di aver fatto il possibile. Avremmo, tuttavia, voluto vedere un mondo politico più sensibile quando abbiamo fatto proposte e suggerito soluzioni. I cambiamenti che ci attendono nei prossimi anni indicano che indietro non si può tornare. Ci sarà bisogno di più assicurazione per far fronte ai numerosi biso- gni di sicurezza, alle nuove incertezze che provengono da un mondo in trasformazione. Avremo dunque, in futuro, un ruolo ancor più rilevante e la respon- sabilità di crescere nel Paese, per il Paese, con il Paese. È una responsabilità che assumiamo volentieri, senza esitazioni, per- ché è fondata su valori di cui la nostra industria tradizionalmente è ricca: fiducia, mutualità, stabilità, prudenza, visione di lungo periodo. 16