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#5: Il Cibo
a cura di Isabella Ciotti
18/03/2015
Con il nomadismo si sono abbattuti i confini e
gli spostamenti degli uomini-cacciatori
dipendevano dai percorsi delle mandrie e
degli animali selvatici
(Braidotti Rosi, cur. Crispino A. M., Nuovi soggetti nomadi.
Transizioni e identità postnazionaliste, 2002, Luca Sossella Editore)
Parco nazionale Royal Natal e Pitture rupestri di KwaZulu Natal in
Sudafrica
Una dolce caccia
Nell’immagine è rappresentata una persona
mentre si arrampica su liane (o forse
tronchi) circondata da grandi api.
La grotta del ragno, graffito, Valencia, Spagna
Rito propiziatorio
Disegnare scene di caccia faceva parte di
un rito propiziatorio: questo aveva il
compito di infondere coraggio alla tribù
Rappresentazione rupestre, La grotte de Lascaux
Agricoltura e sedentarietà
L’agricoltura ( nata almeno 10000 anni fa ) ha
favorito la stanzialità e le prime forme di
aggregazioni urbane.
L’allevamento ha garantito la produzione di:
•Latte
•Carne
•Lana
•Pelli
•Forza lavoro
Rappresentazione rupestre di un aratro del
neolitico
Stanzialità e conflitti
«Quando una tribù sceglie la stanzialità e pratica l'agricoltura,
non può tollerare che i propri campi coltivati vengano
compromessi dal passaggio di mandrie appartenenti ad altre
tribù. Una popolazione stanziale può tollerare l'allevamento al
proprio interno ma nei limiti dei campi disponibili, altrimenti
potrebbe scoppiare un conflitto di interessi (esempi mito di Caino
e Abele, di Romolo e Remo)»
Maffesoli Michel, Del nomadismo. Per una sociologia dell'erranza, 2000, Franco Angeli
Disponibilità di
specie
domesticabili
Facilità di diffusione
della specie
Domesticazione di
molte specie animali e
vegetali
Surplus alimentare,
immagazzinamento
Società sedentarie numerose,
Densamente popolate,
Socialmente stratificate
Tecnologia
Armi da fuoco,
Spade d’acciaio
Navigazione
- Cultura scritta
- Organismi di governo
Malattie
epidemiche
Alimentazione in Egitto
Gli egiziani ritenevano che dopo la morte la vita continuasse
e che l’anima avesse bisogno di mangiare.
I corredi funerari, quindi, comprendevano:
•Stele con raffigurazioni di cibi
•Statuette di persone intente a produrre alimenti
•Anfore contenenti cibi e bevande
Modellino che rappresenta la preparazione del
pane
Immagine tratta dalla tomba di Nakht raffigurante il ciclo del vino: dalla coltivazione dell’uva, al raccolto, alla
fermentazione nelle anfore. Il vino era riservato ai ricchi, mentre i poveri consumavano la birra.
Il simposio
«Il simposio è la seconda parte del banchetto presso gli antichi Greci e Romani, nella quale i commensali bevevano
secondo la prescrizione del simposiarca (il rex convivii dei Romani), cantavano carmi conviviali (σκ λια),ό
recitavano poesie, assistevano a trattenimenti varî e conversavano»
Tratto dall’enciclopedia Treccani
Scena di Simposio: musica e conversazione, Tomba del tuffatore,
Museo Archeologico Nazionale di Paestum
Lo svolgimento del simposio
«Dopo il pasto vengono portate via le mense con gli avanzi e pulito il pavimento. Poi
ognuno prende da una coppa, passata in cerchio, un sorso di vino non annacquato per un
brindisi in onore del buon genio. Chi non vuol bere abbandona la sala.Viene portata poi
acqua per lavarsi le mani, profumi e corone per ungersi ed ornarsi la testa e viene
distribuito il vino miscelato con acqua nei crateri e da ognuno dei tre primi crateri si fa di
nuovo un’offerta: si versa fuori della coppa del vino. L’offerta del primo cratere è per gli dèi
celesti e Zeus Olimpio, la seconda per gli ‘spiriti’ degli eroi, la terza per Zeus Salvatore. In
occasione di queste offerte tutti cantano il peana accompagnati dal flauto»
http://volta.valdelsa.net/thiasos/baccanti/simposio-testo.htm
“Tre soli crateri infatti mescolo
per coloro che son saggi:
uno di salute, che bevono per primo;
il secondo di eros e di piacere:
il terzo di sonno.
Bevuto questo,
i convitati saggi se ne vanno a casa.
Il quarto invece non è più nostro, ma della violenza;
e il quinto dello strepito;
il sesto delle danze sfrenate per strada;
il settimo degli occhi pesti;
l’ottavo di chi ti fa causa;
il nono è della bile;
il decimo è della pazzia che ti fa fare a botte.
Tanto vino versato in un recipiente piccolo
è facile che tagli le gambe ai bevitori.”
Eubulo, commediografo, IV a.C
«Bere vino puro è ritenuta usanza barbara, anzi, l’acqua deve essere in
misura prevalente: una porzione di tre a uno; una miscela debole. Parti
eguali di acqua e vino sono già considerate ubriacanti ed è noto che misura e
moderazione sono virtù elleniche.
A seconda del tipo di vino o dei personali desideri, l’acqua viene riscaldata o
raffreddata con la neve. Spesso il simposiarca costringe i commensali a bere.
Alceo che reggeva bene il vino lo esige nell’occasione della morte del suo
nemico Mirsilo:
«Ora bevete tutti, ubriacatevi,
magari a forza, è morto Mirsilo!»
http://volta.valdelsa.net/thiasos/baccanti/simposio-testo.htm
Gli schiavi del ventre
Per gli etruschi prima e per i Romani poi, essere grasso era un
vanto, una dimostrazione della ricchezza legata allo status sociale
Sarcofago dell'Obeso, alabastro, II secolo a.C proveniente dalla tomba di Tarquinia
“Ecco dei mastini spartani si diedero a correre sin
dentro alla mensa. Ma dietro ai cani, ecco giungere
un vassoio, nel quale era acconciato un cinghiale di
eccezionale grandezza, e per giunta con tanto di
berretto, mentre dai denti gli pendevano due
sportelle fatte di foglie di palma, l’una piena di
datteri freschi della Caria, l’altra di datteri secchi
egiziani. Tutt’intorno, si stringevano dei porcellini
piccolini, fatti di pasta croccante, come se si
sforzassero di suggere alle mammelle, per far capire
che si trattava di una scrofa. Anche quei porcellini
furono distribuiti in dono… E (Trincia) snudato un
coltellaccio da caccia, inferse un violento colpo al
fianco del cinghiale, facendo spiccare il volo ad uno
stormo di tordi.»
(Petronio, Satyricon, p. 67)
VIDEO
Trimalcione in un affresco di Pompei. È un
liberto arricchito protagonista del Satyricon
«Quanto poco, infatti, occorre a un uomo per il suo
sostentamento! E come può mancare questo poco a chi
solo abbia qualche virtù? Per quel che mi riguarda,
non le ricchezze sento di aver perduto, ma le
preoccupazioni. Le necessità del corpo sono minime:
esso chiede che sia allontanato il freddo, che sia
placata, con gli alimenti, la fame e la sete; tutto quello
che desidera in più è per vizio e non per necessità. Non
è necessario scandagliare tutte le profondità del mare,
né appesantire lo stomaco con una strage di
selvaggina, né strappare a una spiaggia ignota le
conchiglie dell'oceano. […]
Da tutto il mondo fanno venire per il loro palato
schizzinoso i cibi più prelibati; dal lontanissimo
oceano vengono portate vivande che il loro stomaco,
rovinato dalle raffinatezze, a mala pena riesce a
tollerare. Vomitano per mangiare, mangiano per
vomitare e non si degnano nemmeno di digerire quei
cibi che fanno cercare per tutto il mondo. Ma a chi
disprezza tutto questo, che danno può portare la
povertà?»
Seneca, Lettera Consolatoria alla madre Elvia
R.Rubens, La morte di Seneca
I negozi
I luoghi deputati alla vendita del cibo si
affacciavano sulle strade ed avevano un
grande bancone a forma di L
All’interno vi erano fori che dovevano
contenere le anfore, cioè i contenitori di
cibi (olive e bevande).
Sulle pareti venivano raffigurate le
immagini dei prodotti che vendevano
Thermopolium of Vetutius Placidus, Pompei
Insegna del Thermopolium con cibi vari, Ostia Antica
Cibo per onorare l’ospite
«Il padrone di casa mandava degli alimenti nelle
stanze degli ospiti affinché potessero prepararli
personalmente. Ciò era inteso allo scopo che gli
ospiti, i quali il primo giorno avevano mangiato alla
mensa della casa, non fossero ostacolati nella loro
libertà d'azione per l'ulteriore durata della loro
permanenza e potessero disporre liberamente del
loro tempo.
Questi doni erano: pollame, uova, verdura, frutta e
altri prodotti della campagna ed aggiunge la notizia
che i pittori avrebbero rappresentato queste cose
anche in dipinti e che questi sarebbero stati chiamati
xenia.»
Enciclopedia Treccani
Natura morta, Pompei
La natura morta presente anche nei mosaici pavimentali
I resti del cibo caduto erano destinati alle ombre dei morti. Per tale ragione era sconsigliato
raccogliere ciò che cadeva o veniva gettato a terra.
Arte romana, Mosaico pavimentale con avanti, Museo Gregoriano Profano ,Vaticano
Xenia, Museo archeologico di Napoli, I sec. d. C
Il mito e la simbologia
Il mito narra il rapimento di Proserpina
da parte di Ade. L’ira della madre
Demetra non consentì più ai frutti di
maturare sulla terra. Zeus così obbligò
Ade a liberare la sua prigioniera
(diventata signora dei morti). Prima di
abbandonare il regno di Ade, però, fu
convinta a mangiare i frutti della
melagrana. Fu proprio questo che la
costringe ogni anno a discendere negli
inferi e a regnare con il suo signore.
Proserpina di von Dante Gabriel Rossetti (1874)
Il cibo diventa simbolo
Fischel affermò che :
«occorre esorcizzare la potenziale pericolosità del cibo: il cibo
è qualcosa che si introduce attraverso la bocca, nel nostro
corpo. È un copro estraneo, potenzialmente pericoloso,
contaminante: così si spiegano le costruzioni simboliche
attorno al cibo, i suoi miti ed i suoi riti.»
Gesù bambino ha in mano un melograno.
Il frutto identifica un simbolo anticipatore della passione,
probabilmente per il colore rosso del succo che richiama il
colore del sangue.
Nell’iconografia sarà dunque il simbolo del martirio.
Particolare da Madonna della melagrana di Sandro
Botticelli, 1487 , Galleria degli Uffizi, Firenze
Pieter Bruegel, gola, 1556
«La gola è il desiderio di ingurgitare
più di quanto l'individuo necessiti. È
l'ingordigia di cibi e bevande,
condannata sia in quanto esempio di
sfrenatezza e di lascività al posto della
modestia e del controllo di sé, sia
come ingiustizia sociale in
contrapposizione ai poveri che
soffrono la fame. In particolare nel
medioevo era particolarmente
malvista in quanto la miseria e la
fame erano molto diffuse, tanto che
per la Chiesa cattolica è uno dei sette
peccati capitali»
Wikipedia
«Accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni.
Uno crede di poter mangiare di tutto, l'altro invece, che è debole, mangia solo legumi.
Colui che mangia non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non giudichi male chi
mangia, perché Dio lo ha accolto.
Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo
padrone; ma starà in piedi, perché
il Signore ha il potere di farcelo stare.»
Dalla «Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani» cap. 14 - versetti da 1 a 10
«La scena prende spunto da due diversi episodi narrati
nella Genesi (Gn. 17, 2 - 14; 22, 2 - 13): l'accoglienza di
Abramo ai tre Angeli. La parte sinistra della lunetta è
occupata dal primo episodio: Abramo, vestito con abiti
semplici, offre ai tre Angeli un vitellino su un piatto,
mentre essi, guardandolo, tendono le mani verso tre
pani crucisegnati»
Basilica di San Vitale, Emilia Romagna, Ravenna
«Poi, preso un pane, rese grazie,
lo spezzò e lo diede loro
dicendo: «Questo è il mio corpo
che è dato per voi; fate questo in
memoria di me»»
Luca 22:19-20
Particolare della Basilica di Santo Stefano in piazza Petazzi a
Sesto San Giovanni.
Il pesce è un simbolo cristiano che ha
il significato di « Gesù Cristo Figlio di
Dio Salvatore »
Ravenna, Sant'Apollinare Nuovo
Nell'antica Grecia, lanciare una mela equivaleva a una dichiarazione d'amore.
Nel medioevo, invece, la mela, in latino malum, era simbolo della tentazione.
Per i musulmani, il frutto proibito è il fico, in quanto molto dolce (quindi in grado di corrompere).
Madonna del roseto, Stephan Lochner, 1450La cacciata di Adamo ed Eva, secolo XIV, codice De Predis,
Biblioteca Reale di Torino.
Le tre Grazie, Raffaello Sanzio, 1503
«Cristianesimo riprese le tradizioni che vedevano nell'uovo un
simbolo della vita, rielaborandole nella nuova prospettiva del
Cristo risorto. L'uovo infatti somiglia a un sasso e appare privo di
vita, così come il sepolcro di pietra nel quale era stato sepolto
Gesù. Dentro l'uovo c'è però una nuova vita pronta a sbocciare da
ciò che sembrava morto. In questo modo, l'uovo diventa quindi
un simbolo di risurrezione»
Frank A. Salamone, Routledge Encyclopedia of Religious Rites, Rituals and Festivals, 2004, pag. 121
L’uovo
Pala di Brera, di Piero della Francesca , 1472 Diego Velazquez “La friggitrice di uova” 1618 Salvator Dalì “L’aurora
A.W. Bruegel, XVI secolo
Il cibo come identità culturale
«Il cibo è anche strumentale nel sottolineare le differenze, tra
gruppi, culture, strati sociali, e serve a rafforzare l’identità di
gruppo, a separare e distinguere il "noi" dagli "altri»
Patrizia Fazzini, Cenni ad una lettura antropologica dell’alimentazione
«Nelle questioni etniche il cibo assume un ruolo importante: nei secoli
passati, ad esempio, le altre culture venivano stigmatizzate definendole
"cannibali". Gli altri, i popoli oltremare, i popoli esotici erano sicuramente
cannibali, o comunque si nutrivano di cose disgustose per i civilizzati
popoli occidentali...L'accusa o il sospetto di cannibalismo era rivolta a varie
popolazioni africane, asiatiche, americane, aborigene australiane, e
provocava repulsione negli Europei»
Patrizia Fazzini, Cenni ad una lettura antropologica dell’alimentazione
Mosaico pavimentale geometrico, proveniente dalla Località
Celoni sulla Via Casilina - datato tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C.
Canestra di frutta, Caravaggio, 1599 Vaso di frutta, fotografia di Patrizia Piga
2015
Giacomo Ceruti, Natura morta, metà del XVIII
Una fotografia della condizione delle classi sociali
Presepe napoletano realizzato da artisti del 1700
«Il presepe settecentesco, non a
caso definito cortese, di sacro
conserva ben poco. Si rivela più una
esperienza mondana dei nobili e
ricchi borghesi: l'avvenimento e il
passatempo principale delle
festività natalizie, quando il re e la
corte visitavano i presepi più
rinomati della capitale del regno
che talvolta riuscivano a stupire
anche la regina come accadde a
Carolina nel 1768»
www.presepi.it
Tesi della fisiocrazia: La ricchezza
delle nazioni non dipende dalla
quantità di oro ma dipende dalla
quantità di abitanti e per avere
molti abitanti bisogna avere molto
cibo
Il cibo come propaganda
Annibale Carracci, Il mangiafagioli, 1583-84
«Questo dipinto mostra, all'interno di
una povera stanza, alcuni contadini che
consumano il pasto serale servendosi da
un unico piatto di patate, mentre una di
loro sta versando il caffè; viene
sottolineata la continua fatica fisica di
chi ha consumato, giorno dopo giorno,
la propria vita nel lavoro dei campi: per
questo motivo l'artista è come se volesse
esaltare il cibo dei poveri.»
Wikipedia
I mangiatori di patate, Van Gogh, 1885
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Il cibo è unione
«il nostro più che un popolo è una collezione. Ma
quando scocca l'ora del pranzo, seduti davanti a
un piatto di spaghetti, gli abitanti della Penisola si
riconoscono italiani... Neanche il servizio militare,
neanche il suffragio universale (non parliamo del
dovere fiscale) esercitano un uguale potere
unificante. L'unità d'Italia, sognata dai padri del
Risorgimento, oggi si chiama pastasciutta»
(C. Marchi, Quando siamo a tavola, Rizzoli, 1990)
Spaghetti eaters, "Mangiatori di spaghetti", prima del 1886, Napoli
• Un'armonia originale della tavola (cristalleria vasellame addobbo) coi sapori e colori delle vivande;
• L'originalità assoluta delle vivande;
• L'abolizione della forchetta e del coltello per i complessi plastici che possono dare un piacere tattile prelabiale;
• L'uso dell'arte dei profumi per favorire la degustazione. Ogni vivanda deve essere preceduta da un profumo che verrà
cancellato dalla tavola mediante ventilatori;
• L'uso della musica limitato negli intervalli tra vivanda e vivanda perché non distragga la sensibilità della lingua e del palato e
serva ad annientare il sapore goduto ristabilendo una verginità degustativa;
• L'abolizione dell'eloquenza e della politica a tavola;
• L'uso dosato della poesia e della musica come ingredienti improvvisi per accendere con la loro intensità sensuale i sapori di
una data vivanda;
• La presentazione rapida tra vivanda e vivanda, sotto le narici e gli occhi dei convitati, di alcune vivande che essi mangeranno
e di altre che essi non mangeranno, per favorire la curiosità, la sorpresa e la fantasia;
• La creazione dei bocconi simultanei e cangianti che contengano dieci, venti sapori da gustare in pochi attimi. Questi bocconi
avranno nella cucina futurista la funzione analogica immensificante che le immagini hanno nella letteratura. Un dato boccone
potrà riassumere una intera zona di vita, lo svolgersi di una passione amorosa o un intero viaggio nell'Estremo Oriente;
• Una dotazione di strumenti scientifici in cucina: ozonizzatori che diano il profumo dell'ozono a liquidi e a vivande, lampade
per emissione di raggi ultravioletti (poiché molte sostanze alimentari irradiate con raggi ultravioletti acquistano proprietà
attive, diventano più assimilabili, impediscono il rachitismo nei bimbi, ecc.) elettrolizzatori per scomporre succhi estratti ecc.
in modo da ottenere da un prodotto noto un nuovo prodotto con nuove proprietà, mulini colloidali per rendere possibile la
polverizzazione di farine, frutta secca, droghe ecc.; apparecchi di distillazione a pressione ordinaria e nel vuoto, autoclavi
centrifughe, dializzatori. L'uso di questi apparecchi dovrà essere scientifico, evitando p.es. l'errore di far cuocere le vivande in
pentole a pressione di vapore, il che provoca la distruzione di sostanze attive (vitamine, ecc.) a causa delle alte temperature.
Gli indicatori chimici renderanno conto dell'acidità e della basicità degli intingoli e serviranno a correggere eventuali errori:
manca di sale, troppo aceto, troppo pepe, troppo dolce.
Manifesto della cucina futurista, Marinetti, 1931
«A rileggere oggi il manifesto gastronomico futurista, si intuisce che alcuni
dei suggerimenti di Marinetti hanno trovato applicazione: esempi ne sono
- L’integrazione dei cibi con additivi e conservanti
- L’adozione in cucina di strumenti tecnologici per tritare, polverizzare
ed emulsionare.
-Le ricette che apparivano allora rivoluzionarie furono, in alcuni casi,
un’anticipazione della Nouvelle cuisine»
Claudia Salaris, "Marinetti, padre della nouvelle cuisine", La Gola, 1985
Video
Il cibo oggi
«Molti studi condotti in questi anni sembrano essere concordi nel mettere in relazione l’aumento
dell’obesità e delle patologie croniche ad essa correlate con la esposizione dei soggetti in età pediatrica
ad azioni pubblicitarie di marketing alimentare
Nel 2003 una ricerca della Food Standards Agency, l'autorità britannica per la sicurezza alimentare,
evidenziava che:
il cibo è l'elemento dominante nella pubblicità che ha per target i bambini;
le cinque categorie di prodotti più pubblicizzati sono: soft drink, cereali zuccherati, dolciumi in
generale, merendine e fast food;
l'alimentazione pubblicizzata contrasta fortemente con quella raccomandata»
Tratto da una ricerca del dottor Pietro Bottura
Il cibo oggi
Campbell's Soup Cans,1962 ,Andy Warhol
Siamo quello che mangiamo?
Ritratti di Giuseppe Arcimboldo
Siamo quello che mangiamo?
Fonti
www.wikipedia.it
www.presepi.it
www.taccuinistorici.it
Armi, acciaio e malattie. Breve storia degli ultimi tredicimila anni (titolo originale Guns, Germs and
Steel: The Fates of Human Societies) è un saggio di Jared Diamond.
Il valore simbolico e letterario del cibo, di Patrizia Fazzini
Miseria e nobità http://www.youtube.com/watch?v=uqvTK-PE3jA
Satyricon,http://www.youtube.com/watch?v=KwbxAYSRNoc
I riferimenti alle citazioni sono riportati in ogni slide

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Vissi d'arte, vissi d'amore #5: il Cibo

  • 1. #5: Il Cibo a cura di Isabella Ciotti 18/03/2015
  • 2. Con il nomadismo si sono abbattuti i confini e gli spostamenti degli uomini-cacciatori dipendevano dai percorsi delle mandrie e degli animali selvatici (Braidotti Rosi, cur. Crispino A. M., Nuovi soggetti nomadi. Transizioni e identità postnazionaliste, 2002, Luca Sossella Editore) Parco nazionale Royal Natal e Pitture rupestri di KwaZulu Natal in Sudafrica
  • 3. Una dolce caccia Nell’immagine è rappresentata una persona mentre si arrampica su liane (o forse tronchi) circondata da grandi api. La grotta del ragno, graffito, Valencia, Spagna
  • 4. Rito propiziatorio Disegnare scene di caccia faceva parte di un rito propiziatorio: questo aveva il compito di infondere coraggio alla tribù Rappresentazione rupestre, La grotte de Lascaux
  • 5. Agricoltura e sedentarietà L’agricoltura ( nata almeno 10000 anni fa ) ha favorito la stanzialità e le prime forme di aggregazioni urbane. L’allevamento ha garantito la produzione di: •Latte •Carne •Lana •Pelli •Forza lavoro Rappresentazione rupestre di un aratro del neolitico
  • 6. Stanzialità e conflitti «Quando una tribù sceglie la stanzialità e pratica l'agricoltura, non può tollerare che i propri campi coltivati vengano compromessi dal passaggio di mandrie appartenenti ad altre tribù. Una popolazione stanziale può tollerare l'allevamento al proprio interno ma nei limiti dei campi disponibili, altrimenti potrebbe scoppiare un conflitto di interessi (esempi mito di Caino e Abele, di Romolo e Remo)» Maffesoli Michel, Del nomadismo. Per una sociologia dell'erranza, 2000, Franco Angeli
  • 7. Disponibilità di specie domesticabili Facilità di diffusione della specie Domesticazione di molte specie animali e vegetali Surplus alimentare, immagazzinamento Società sedentarie numerose, Densamente popolate, Socialmente stratificate Tecnologia Armi da fuoco, Spade d’acciaio Navigazione - Cultura scritta - Organismi di governo Malattie epidemiche
  • 8. Alimentazione in Egitto Gli egiziani ritenevano che dopo la morte la vita continuasse e che l’anima avesse bisogno di mangiare. I corredi funerari, quindi, comprendevano: •Stele con raffigurazioni di cibi •Statuette di persone intente a produrre alimenti •Anfore contenenti cibi e bevande Modellino che rappresenta la preparazione del pane
  • 9. Immagine tratta dalla tomba di Nakht raffigurante il ciclo del vino: dalla coltivazione dell’uva, al raccolto, alla fermentazione nelle anfore. Il vino era riservato ai ricchi, mentre i poveri consumavano la birra.
  • 10. Il simposio «Il simposio è la seconda parte del banchetto presso gli antichi Greci e Romani, nella quale i commensali bevevano secondo la prescrizione del simposiarca (il rex convivii dei Romani), cantavano carmi conviviali (σκ λια),ό recitavano poesie, assistevano a trattenimenti varî e conversavano» Tratto dall’enciclopedia Treccani Scena di Simposio: musica e conversazione, Tomba del tuffatore, Museo Archeologico Nazionale di Paestum
  • 11. Lo svolgimento del simposio «Dopo il pasto vengono portate via le mense con gli avanzi e pulito il pavimento. Poi ognuno prende da una coppa, passata in cerchio, un sorso di vino non annacquato per un brindisi in onore del buon genio. Chi non vuol bere abbandona la sala.Viene portata poi acqua per lavarsi le mani, profumi e corone per ungersi ed ornarsi la testa e viene distribuito il vino miscelato con acqua nei crateri e da ognuno dei tre primi crateri si fa di nuovo un’offerta: si versa fuori della coppa del vino. L’offerta del primo cratere è per gli dèi celesti e Zeus Olimpio, la seconda per gli ‘spiriti’ degli eroi, la terza per Zeus Salvatore. In occasione di queste offerte tutti cantano il peana accompagnati dal flauto» http://volta.valdelsa.net/thiasos/baccanti/simposio-testo.htm
  • 12. “Tre soli crateri infatti mescolo per coloro che son saggi: uno di salute, che bevono per primo; il secondo di eros e di piacere: il terzo di sonno. Bevuto questo, i convitati saggi se ne vanno a casa. Il quarto invece non è più nostro, ma della violenza; e il quinto dello strepito; il sesto delle danze sfrenate per strada; il settimo degli occhi pesti; l’ottavo di chi ti fa causa; il nono è della bile; il decimo è della pazzia che ti fa fare a botte. Tanto vino versato in un recipiente piccolo è facile che tagli le gambe ai bevitori.” Eubulo, commediografo, IV a.C
  • 13. «Bere vino puro è ritenuta usanza barbara, anzi, l’acqua deve essere in misura prevalente: una porzione di tre a uno; una miscela debole. Parti eguali di acqua e vino sono già considerate ubriacanti ed è noto che misura e moderazione sono virtù elleniche. A seconda del tipo di vino o dei personali desideri, l’acqua viene riscaldata o raffreddata con la neve. Spesso il simposiarca costringe i commensali a bere. Alceo che reggeva bene il vino lo esige nell’occasione della morte del suo nemico Mirsilo: «Ora bevete tutti, ubriacatevi, magari a forza, è morto Mirsilo!» http://volta.valdelsa.net/thiasos/baccanti/simposio-testo.htm
  • 14. Gli schiavi del ventre Per gli etruschi prima e per i Romani poi, essere grasso era un vanto, una dimostrazione della ricchezza legata allo status sociale Sarcofago dell'Obeso, alabastro, II secolo a.C proveniente dalla tomba di Tarquinia
  • 15. “Ecco dei mastini spartani si diedero a correre sin dentro alla mensa. Ma dietro ai cani, ecco giungere un vassoio, nel quale era acconciato un cinghiale di eccezionale grandezza, e per giunta con tanto di berretto, mentre dai denti gli pendevano due sportelle fatte di foglie di palma, l’una piena di datteri freschi della Caria, l’altra di datteri secchi egiziani. Tutt’intorno, si stringevano dei porcellini piccolini, fatti di pasta croccante, come se si sforzassero di suggere alle mammelle, per far capire che si trattava di una scrofa. Anche quei porcellini furono distribuiti in dono… E (Trincia) snudato un coltellaccio da caccia, inferse un violento colpo al fianco del cinghiale, facendo spiccare il volo ad uno stormo di tordi.» (Petronio, Satyricon, p. 67) VIDEO Trimalcione in un affresco di Pompei. È un liberto arricchito protagonista del Satyricon
  • 16. «Quanto poco, infatti, occorre a un uomo per il suo sostentamento! E come può mancare questo poco a chi solo abbia qualche virtù? Per quel che mi riguarda, non le ricchezze sento di aver perduto, ma le preoccupazioni. Le necessità del corpo sono minime: esso chiede che sia allontanato il freddo, che sia placata, con gli alimenti, la fame e la sete; tutto quello che desidera in più è per vizio e non per necessità. Non è necessario scandagliare tutte le profondità del mare, né appesantire lo stomaco con una strage di selvaggina, né strappare a una spiaggia ignota le conchiglie dell'oceano. […] Da tutto il mondo fanno venire per il loro palato schizzinoso i cibi più prelibati; dal lontanissimo oceano vengono portate vivande che il loro stomaco, rovinato dalle raffinatezze, a mala pena riesce a tollerare. Vomitano per mangiare, mangiano per vomitare e non si degnano nemmeno di digerire quei cibi che fanno cercare per tutto il mondo. Ma a chi disprezza tutto questo, che danno può portare la povertà?» Seneca, Lettera Consolatoria alla madre Elvia R.Rubens, La morte di Seneca
  • 17. I negozi I luoghi deputati alla vendita del cibo si affacciavano sulle strade ed avevano un grande bancone a forma di L All’interno vi erano fori che dovevano contenere le anfore, cioè i contenitori di cibi (olive e bevande). Sulle pareti venivano raffigurate le immagini dei prodotti che vendevano Thermopolium of Vetutius Placidus, Pompei Insegna del Thermopolium con cibi vari, Ostia Antica
  • 18. Cibo per onorare l’ospite «Il padrone di casa mandava degli alimenti nelle stanze degli ospiti affinché potessero prepararli personalmente. Ciò era inteso allo scopo che gli ospiti, i quali il primo giorno avevano mangiato alla mensa della casa, non fossero ostacolati nella loro libertà d'azione per l'ulteriore durata della loro permanenza e potessero disporre liberamente del loro tempo. Questi doni erano: pollame, uova, verdura, frutta e altri prodotti della campagna ed aggiunge la notizia che i pittori avrebbero rappresentato queste cose anche in dipinti e che questi sarebbero stati chiamati xenia.» Enciclopedia Treccani Natura morta, Pompei
  • 19. La natura morta presente anche nei mosaici pavimentali I resti del cibo caduto erano destinati alle ombre dei morti. Per tale ragione era sconsigliato raccogliere ciò che cadeva o veniva gettato a terra. Arte romana, Mosaico pavimentale con avanti, Museo Gregoriano Profano ,Vaticano
  • 20. Xenia, Museo archeologico di Napoli, I sec. d. C
  • 21. Il mito e la simbologia Il mito narra il rapimento di Proserpina da parte di Ade. L’ira della madre Demetra non consentì più ai frutti di maturare sulla terra. Zeus così obbligò Ade a liberare la sua prigioniera (diventata signora dei morti). Prima di abbandonare il regno di Ade, però, fu convinta a mangiare i frutti della melagrana. Fu proprio questo che la costringe ogni anno a discendere negli inferi e a regnare con il suo signore. Proserpina di von Dante Gabriel Rossetti (1874)
  • 22. Il cibo diventa simbolo Fischel affermò che : «occorre esorcizzare la potenziale pericolosità del cibo: il cibo è qualcosa che si introduce attraverso la bocca, nel nostro corpo. È un copro estraneo, potenzialmente pericoloso, contaminante: così si spiegano le costruzioni simboliche attorno al cibo, i suoi miti ed i suoi riti.» Gesù bambino ha in mano un melograno. Il frutto identifica un simbolo anticipatore della passione, probabilmente per il colore rosso del succo che richiama il colore del sangue. Nell’iconografia sarà dunque il simbolo del martirio. Particolare da Madonna della melagrana di Sandro Botticelli, 1487 , Galleria degli Uffizi, Firenze
  • 23. Pieter Bruegel, gola, 1556 «La gola è il desiderio di ingurgitare più di quanto l'individuo necessiti. È l'ingordigia di cibi e bevande, condannata sia in quanto esempio di sfrenatezza e di lascività al posto della modestia e del controllo di sé, sia come ingiustizia sociale in contrapposizione ai poveri che soffrono la fame. In particolare nel medioevo era particolarmente malvista in quanto la miseria e la fame erano molto diffuse, tanto che per la Chiesa cattolica è uno dei sette peccati capitali» Wikipedia
  • 24. «Accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni. Uno crede di poter mangiare di tutto, l'altro invece, che è debole, mangia solo legumi. Colui che mangia non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha accolto. Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone; ma starà in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare.» Dalla «Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani» cap. 14 - versetti da 1 a 10
  • 25. «La scena prende spunto da due diversi episodi narrati nella Genesi (Gn. 17, 2 - 14; 22, 2 - 13): l'accoglienza di Abramo ai tre Angeli. La parte sinistra della lunetta è occupata dal primo episodio: Abramo, vestito con abiti semplici, offre ai tre Angeli un vitellino su un piatto, mentre essi, guardandolo, tendono le mani verso tre pani crucisegnati» Basilica di San Vitale, Emilia Romagna, Ravenna
  • 26. «Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me»» Luca 22:19-20 Particolare della Basilica di Santo Stefano in piazza Petazzi a Sesto San Giovanni.
  • 27. Il pesce è un simbolo cristiano che ha il significato di « Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore » Ravenna, Sant'Apollinare Nuovo
  • 28. Nell'antica Grecia, lanciare una mela equivaleva a una dichiarazione d'amore. Nel medioevo, invece, la mela, in latino malum, era simbolo della tentazione. Per i musulmani, il frutto proibito è il fico, in quanto molto dolce (quindi in grado di corrompere). Madonna del roseto, Stephan Lochner, 1450La cacciata di Adamo ed Eva, secolo XIV, codice De Predis, Biblioteca Reale di Torino. Le tre Grazie, Raffaello Sanzio, 1503
  • 29. «Cristianesimo riprese le tradizioni che vedevano nell'uovo un simbolo della vita, rielaborandole nella nuova prospettiva del Cristo risorto. L'uovo infatti somiglia a un sasso e appare privo di vita, così come il sepolcro di pietra nel quale era stato sepolto Gesù. Dentro l'uovo c'è però una nuova vita pronta a sbocciare da ciò che sembrava morto. In questo modo, l'uovo diventa quindi un simbolo di risurrezione» Frank A. Salamone, Routledge Encyclopedia of Religious Rites, Rituals and Festivals, 2004, pag. 121 L’uovo
  • 30. Pala di Brera, di Piero della Francesca , 1472 Diego Velazquez “La friggitrice di uova” 1618 Salvator Dalì “L’aurora
  • 32. Il cibo come identità culturale «Il cibo è anche strumentale nel sottolineare le differenze, tra gruppi, culture, strati sociali, e serve a rafforzare l’identità di gruppo, a separare e distinguere il "noi" dagli "altri» Patrizia Fazzini, Cenni ad una lettura antropologica dell’alimentazione
  • 33. «Nelle questioni etniche il cibo assume un ruolo importante: nei secoli passati, ad esempio, le altre culture venivano stigmatizzate definendole "cannibali". Gli altri, i popoli oltremare, i popoli esotici erano sicuramente cannibali, o comunque si nutrivano di cose disgustose per i civilizzati popoli occidentali...L'accusa o il sospetto di cannibalismo era rivolta a varie popolazioni africane, asiatiche, americane, aborigene australiane, e provocava repulsione negli Europei» Patrizia Fazzini, Cenni ad una lettura antropologica dell’alimentazione
  • 34. Mosaico pavimentale geometrico, proveniente dalla Località Celoni sulla Via Casilina - datato tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C. Canestra di frutta, Caravaggio, 1599 Vaso di frutta, fotografia di Patrizia Piga 2015
  • 35. Giacomo Ceruti, Natura morta, metà del XVIII Una fotografia della condizione delle classi sociali
  • 36. Presepe napoletano realizzato da artisti del 1700 «Il presepe settecentesco, non a caso definito cortese, di sacro conserva ben poco. Si rivela più una esperienza mondana dei nobili e ricchi borghesi: l'avvenimento e il passatempo principale delle festività natalizie, quando il re e la corte visitavano i presepi più rinomati della capitale del regno che talvolta riuscivano a stupire anche la regina come accadde a Carolina nel 1768» www.presepi.it Tesi della fisiocrazia: La ricchezza delle nazioni non dipende dalla quantità di oro ma dipende dalla quantità di abitanti e per avere molti abitanti bisogna avere molto cibo Il cibo come propaganda
  • 37. Annibale Carracci, Il mangiafagioli, 1583-84
  • 38. «Questo dipinto mostra, all'interno di una povera stanza, alcuni contadini che consumano il pasto serale servendosi da un unico piatto di patate, mentre una di loro sta versando il caffè; viene sottolineata la continua fatica fisica di chi ha consumato, giorno dopo giorno, la propria vita nel lavoro dei campi: per questo motivo l'artista è come se volesse esaltare il cibo dei poveri.» Wikipedia I mangiatori di patate, Van Gogh, 1885 video
  • 39. Il cibo è unione «il nostro più che un popolo è una collezione. Ma quando scocca l'ora del pranzo, seduti davanti a un piatto di spaghetti, gli abitanti della Penisola si riconoscono italiani... Neanche il servizio militare, neanche il suffragio universale (non parliamo del dovere fiscale) esercitano un uguale potere unificante. L'unità d'Italia, sognata dai padri del Risorgimento, oggi si chiama pastasciutta» (C. Marchi, Quando siamo a tavola, Rizzoli, 1990) Spaghetti eaters, "Mangiatori di spaghetti", prima del 1886, Napoli
  • 40. • Un'armonia originale della tavola (cristalleria vasellame addobbo) coi sapori e colori delle vivande; • L'originalità assoluta delle vivande; • L'abolizione della forchetta e del coltello per i complessi plastici che possono dare un piacere tattile prelabiale; • L'uso dell'arte dei profumi per favorire la degustazione. Ogni vivanda deve essere preceduta da un profumo che verrà cancellato dalla tavola mediante ventilatori; • L'uso della musica limitato negli intervalli tra vivanda e vivanda perché non distragga la sensibilità della lingua e del palato e serva ad annientare il sapore goduto ristabilendo una verginità degustativa; • L'abolizione dell'eloquenza e della politica a tavola; • L'uso dosato della poesia e della musica come ingredienti improvvisi per accendere con la loro intensità sensuale i sapori di una data vivanda; • La presentazione rapida tra vivanda e vivanda, sotto le narici e gli occhi dei convitati, di alcune vivande che essi mangeranno e di altre che essi non mangeranno, per favorire la curiosità, la sorpresa e la fantasia; • La creazione dei bocconi simultanei e cangianti che contengano dieci, venti sapori da gustare in pochi attimi. Questi bocconi avranno nella cucina futurista la funzione analogica immensificante che le immagini hanno nella letteratura. Un dato boccone potrà riassumere una intera zona di vita, lo svolgersi di una passione amorosa o un intero viaggio nell'Estremo Oriente; • Una dotazione di strumenti scientifici in cucina: ozonizzatori che diano il profumo dell'ozono a liquidi e a vivande, lampade per emissione di raggi ultravioletti (poiché molte sostanze alimentari irradiate con raggi ultravioletti acquistano proprietà attive, diventano più assimilabili, impediscono il rachitismo nei bimbi, ecc.) elettrolizzatori per scomporre succhi estratti ecc. in modo da ottenere da un prodotto noto un nuovo prodotto con nuove proprietà, mulini colloidali per rendere possibile la polverizzazione di farine, frutta secca, droghe ecc.; apparecchi di distillazione a pressione ordinaria e nel vuoto, autoclavi centrifughe, dializzatori. L'uso di questi apparecchi dovrà essere scientifico, evitando p.es. l'errore di far cuocere le vivande in pentole a pressione di vapore, il che provoca la distruzione di sostanze attive (vitamine, ecc.) a causa delle alte temperature. Gli indicatori chimici renderanno conto dell'acidità e della basicità degli intingoli e serviranno a correggere eventuali errori: manca di sale, troppo aceto, troppo pepe, troppo dolce. Manifesto della cucina futurista, Marinetti, 1931
  • 41. «A rileggere oggi il manifesto gastronomico futurista, si intuisce che alcuni dei suggerimenti di Marinetti hanno trovato applicazione: esempi ne sono - L’integrazione dei cibi con additivi e conservanti - L’adozione in cucina di strumenti tecnologici per tritare, polverizzare ed emulsionare. -Le ricette che apparivano allora rivoluzionarie furono, in alcuni casi, un’anticipazione della Nouvelle cuisine» Claudia Salaris, "Marinetti, padre della nouvelle cuisine", La Gola, 1985 Video
  • 42. Il cibo oggi «Molti studi condotti in questi anni sembrano essere concordi nel mettere in relazione l’aumento dell’obesità e delle patologie croniche ad essa correlate con la esposizione dei soggetti in età pediatrica ad azioni pubblicitarie di marketing alimentare Nel 2003 una ricerca della Food Standards Agency, l'autorità britannica per la sicurezza alimentare, evidenziava che: il cibo è l'elemento dominante nella pubblicità che ha per target i bambini; le cinque categorie di prodotti più pubblicizzati sono: soft drink, cereali zuccherati, dolciumi in generale, merendine e fast food; l'alimentazione pubblicizzata contrasta fortemente con quella raccomandata» Tratto da una ricerca del dottor Pietro Bottura
  • 43. Il cibo oggi Campbell's Soup Cans,1962 ,Andy Warhol
  • 44. Siamo quello che mangiamo? Ritratti di Giuseppe Arcimboldo
  • 45. Siamo quello che mangiamo?
  • 46. Fonti www.wikipedia.it www.presepi.it www.taccuinistorici.it Armi, acciaio e malattie. Breve storia degli ultimi tredicimila anni (titolo originale Guns, Germs and Steel: The Fates of Human Societies) è un saggio di Jared Diamond. Il valore simbolico e letterario del cibo, di Patrizia Fazzini Miseria e nobità http://www.youtube.com/watch?v=uqvTK-PE3jA Satyricon,http://www.youtube.com/watch?v=KwbxAYSRNoc I riferimenti alle citazioni sono riportati in ogni slide