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“Poiché non credo all’efficacia delle ricette e dei consigli, perlomeno quando si tratti di un
atteggiamento inconscio, ritengo che il mio compito non stia tanto nel lanciare appelli ai
genitori affinché trattino i loro figli in modo diverso da quello che è loro possibile, quanto
piuttosto nel far rilevare dei nessi, nell’informare, mediante immagini capaci di agire sui
sentimenti, il bambino che è presente in ogni adulto.
Finché a quest’ultimo infatti non è consentito di accorgersi di ciò che gli è accaduto in passato,
una parte della sua vita affettiva rimarrà “congelata” e di conseguenza la sua sensibilità per le
mortificazioni cui si sottopongono i bambini rimarrà attutita.”


                                                                                      Alice Miller
                                                                   La persecuzione del bambino
                                                                          Le radici della violenza
                                                                                       PREFAZIONE
                                                                        Bollati Boringhieri, 1987



                                          Umberto Vitrani                                       1
Il bambino contenuto nel mio adulto non può dirvi come ci sente né cosa si impara
    quando si prendono botte dai genitori perché quel bambino, almeno
    consciamente, non ha memoria di punizioni fisiche, neppure leggere.
Tantomeno dunque sa dirvi cosa succeda dopo averle prese e nel tempo.
Ma l’adulto prodotto di quel bambino, mai dimenticato né abiurato, può proporvi
    delle immagini che ci aiutino a comprendere come probabilmente ci si senta.
Ad avvicinarsi a comprendere cosa si impari, cosa succeda dopo.
Comprendere: prendere dentro. Capire e sentire insieme.
Il bambino di cui vi sto parlando, che cercherò di tenere qui con me ben presente,
    non ricorda patacche, ma il giovane ragazzo che poi è diventato, anch’egli qui
    con me e con voi, ricorda bene qualche urlo mai digerito.




                                   Umberto Vitrani                               2
Umberto Vitrani   3
4
Umberto Vitrani
•     FRANZ KAFKA
                                                                                       Lettera al padre

“Dei primi anni ricordo bene solo un episodio. Forse anche tu lo ricordi. Una notte piagnucolavo
   incessantemente per avere dell'acqua, certo non a causa della sete, ma in parte
   probabilmente per infastidire, in parte per divertirmi. Visto che alcune pesanti minacce
   non erano servite, mi sollevasti dal letto, mi portasti sul ballatoio e mi lasciasti là per un poco
   da solo, davanti alla porta chiusa, in camiciola. Non voglio dire che non fosse
   giusto, forse quella volta non c'era davvero altro mezzo per
   ristabilire la pace notturna, voglio soltanto descrivere i tuoi metodi educativi e
   l'effetto che ebbero su di me. Quella punizione mi fece sì tornare obbediente, ma ne riportai
   un danno interiore. L'assurda insistenza nel chiedere acqua, che trovavo tanto ovvia, e lo
   spavento smisurato nell'essere chiuso fuori, non sono mai riuscito a porli nella giusta
   relazione. Ancora dopo anni mi impauriva la tormentosa fantasia che l'uomo gigantesco, mio
   padre, l'ultima istanza, potesse arrivare nella notte senza motivo e portarmi dal letto sul
   ballatoio, e che dunque io ero per lui una totale nullità. […]”
                                                                                                    5
                                            Umberto Vitrani
Andre Agassi
                                                                                             OPEN
                                                                                     Einaudi, 2011

•  (…) “Non sarebbe magnifico, Andre? Semplicemente lasciar perdere? Non giocare a tennis
   mai più? Ma non posso. Non solo mio padre mi rincorrerebbe per tutta la casa brandendo la
   mia racchetta, ma qualcosa nelle mie viscere, un qualche profondo muscolo invisibile me lo
   impedisce. Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a
   palleggiare per tutta la mattina, per tutto il pomeriggio, perché non ho scelta”(…)
(…)“Colpisci prima, grida mio padre. Accidenti, Andre, colpisci prima. Stai addosso alla palla, stai
   addosso alla palla
Adesso è lui che mi sta addosso. Mi grida direttamente nelle orecchie. Non basta colpire quello
   che il drago mi spara contro: mio padre vuole che colpisca più forte e più in fretta del drago.
   Il pensiero mi sgomenta. Mi dico: non puoi battere il drago. Come fai a battere qualcuno che
   non si ferma mai? A ben pensare il drago assomiglia un sacco a mio padre. Solo che papà è
   peggio” (…)

                                         Umberto Vitrani                                        6
Marzo 1996
Sono quasi passati trent’anni, eppure non c’è notte che non mi corichi rivedendo nella mente il
film di quegli orrori. Orrori di cui fui testimone e vittima al tempo stesso. A noi allora sembrava
normale. Almeno a quelli che conservavano un minimo d’intelletto. O forse ci sforzavamo di
credere che fosse normale, che non poteva essere altrimenti. Era il nostro mondo, l’unico che
conoscevamo. L’idea che persone adulte non avessero il diritto di trattare a quel modo dei
bambini difficilmente ci sarebbe potuta passare per il cervello. D’accordo, chi di noi poi s’è
salvato magari non è diventato un esempio di virtù. Furti, rapine, spaccio per molti sono stati
l’unico modo per tirare a campare. Qualcuno poi se l’è preso la droga, qualcuno il manicomio e
qualche altro, come Alfredo, deve scontare l’ergastolo perché da vittima si è trasformato in
carnefice. E io, anche se sono riuscito a starmene fuori da certi ambienti, non posso dire di
essere sempre stato uno stinco di santo. Ma avrei voluto vedere voi, con l’educazione che
avevamo ricevuto …


MASSIMO POLIDORO
«Eravamo solo bambini»
Piemme

                                                                                                7
                                          Umberto Vitrani
(…) “e allora Jacques tornava a casa con una cordicella legata intorno alla scarpa per “tenerle la
     bocca chiusa”.Erano le sere del nerbo di bue. A Jacques che piangeva , la madre diceva come
     tutta consolazione”E’vero che costano:perché non ci stai attento? Lei però i figli non li
     toccava mai.(…) La nonna era capace di spingersi ancora oltre e, dopo tanti anni,
     Jacques non riusciva ancora a ricordare quell’episodio senza una contrazione di vergogna e
     disgusto * (*in cui si mescolavamo vergogna e disgusto)
(..)In verità, nessuno gli aveva mai insegnato la differenza fra bene e male.
C’erano cose vietate e le infrazioni erano punite con durezza. Altre non lo erano. Solo i maestri,
     quando i programmi ne lasciavano il tempo, parlavano a volte della morale, ma anche per
     loro le proibizioni erano più precise delle spiegazioni.(tuttavia Jacques
     sapeva che nascondendo quei due franchi avrebbe commesso una cattiva azione. Non voleva
     commetterla.(…)
Nemmeno lui, quindi, avrebbe saputo spiegare come mai non avesse restituito subito la moneta
     (…)



                                          Umberto Vitrani                                       8
Il mio amico Fabrizio:
“L’ed mei ciapèri che murir”


                       Umberto Vitrani   9
VISSUTO
(…) il bambino sviluppa una reazione di colpa di fronte al trauma , accusa se stesso per ciò
    che è accaduto, sollevando l’adulto da qualunque forma di responsabilità. La fantasia più
    comune sviluppata dai bambini è: “Se io fossi buono e perfetto, loro mi amerebbero”

Quindi molti adulti che sono stati dei bambini maltrattati non ricordano gli episodi di
     violenza e il racconto della loro infanzia è sempre roseo; è sempre raro trovare persone
     che ammettano il dolore e le umiliazioni subite.
“il mio papà era bravo … certo, qualche volta me le dava, ma era per il mio bene …
“me le davo solo se lo facevo arrabbiare”




                                      Umberto Vitrani                                      10
APPRENDIMENTO
se si educa un bambino, esso imparerà a sua volta a educare, se gli si fanno prediche morali,
    imparerà anche lui a far prediche, se lo si ammonisce imparerà ad ammonire; se lo si
    rimprovera imparerà a rimproverare, se lo si deride imparerà a deridere; se si ucciderà la
    sua anima, imparerà ad uccidere. Gli rimarrà solo la scelta tra se stesso o gli altri, oppure
    entrambi (Miller, 1988)

“COSI’ IMPARI”

                                       Umberto Vitrani                                       11
CONSEGUENZE
“Conseguentemente il bambino interiorizza un’immagine negativa di sé. Sente di non valere
    nulla e arriva a pensare di aver meritato i maltrattamenti o di essere nato così: CARENTE,
    INSUFFICIENTE, INCAPACE”
                      INCAPACE
Per la Miller del resto è pressoché inevitabile che chi ha ricevuto violenza poi la eserciterà:
    una formazione REATTIVA come unica risposta possibile per “far quadrare”una storia
    affettiva che inconsciamente non può tornare.
La Miller, certamente non in sintonia con tutti gli storici, spiega in questo modo la radice
    della violenza hitleriana e Lloyd De Mause ha pubblicato un libro che porta questo titolo:
“LE ORIGINI INFANTILI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE E DELL’OLOCAUSTO “…




                                       Umberto Vitrani                                      12
E se non parliamo di maltrattamenti ma di una “sculacciata” ( ritenuta più o meno
    “sana”…) ?

Certo, dal punto di vista persino legislativo non possiamo parlare di abuso e neppure di
   maltrattamento …

Eppure c’è qualcosa in gioco che ha profonde attinenze a analogie con l’abuso e il
   maltrattamento …
Specie se siamo d’accordo sul fatto che il bambino ha bisogno
“di uno spirito di famiglia collaborante, non competitivo, dove il più forte
    invece di trionfare grazie alla sua forza farsene un vanto, aiuti il più debole;
    dove ciascuno, adulto o bambino, rispetti i bisogni degli altri e sia ascoltato
    nei propri”




                                       Umberto Vitrani                                     13
Il mio suggerimento è molto semplice:non è sensato
    ridurre la dialettica a una contrapposizione tra
    permissivismo e disciplina.
Il processo di sviluppo dell’umano è troppo complesso per
    comprimerlo all’interno di ragionamenti binari e
    nessuno disciplina, nessuna teoria è da ritenersi
    definitiva nello spiegare ciò che è determinato da
    milioni di variabili
Serve laicità intellettuale prima di tutto

                         Umberto Vitrani                    14
La questione , paradossalmente, si complica.


In sostanza ci siamo quasi certamente posti due domande quando abbiamo allungato
    una patacca:
          Perché diamo quella sculacciata?
          Perché il bambino insiste in quel comportamento?
Ma ci siamo chiesti :
          Perché diamo DAVVERO quella sculacciata?
          Perché il bambino insiste COSI’ TANTO in quel comportamento?

E’ difficile dare risposte franche e chiare perché si mescolano insieme variabili affettive ,
    dinamiche inconsce, apprendimenti sociali e non ci sono tabù a protezione ( la
    violenza esplicita che i più naturalmente rifuggono)



                                         Umberto Vitrani                                        15
Un passo di un intervista alla “Mamma Tigre”di origine cinese Amy Chua, di cui molto si parlò nel
    2011 per il libro “Il ruggito della mamma tigre”

“Lei scrive che non sa cosa potranno pensare le sue figlie di lei tra vent'anni. Teme il loro giudizio?
Beh, nessun genitore (severo o permissivo che sia) sa mai cosa i figli penseranno di lui - fa parte
     dell'ansia di essere genitori. Ma io sono abbastanza ottimista. I miei genitori sono stati molto
     severi con me e oggi io li adoro e mi piace passare del tempo con loro. Sebbene sia anch'io molto
     rigida, io e le mie figlie siamo sempre state molto legate (Sophia ha anche "difeso" la madre a
     mezzo stampa, ndr). Scherziamo, ridiamo molto, mi confidano i loro problemi. Abbiamo passato
     un anno difficile quando Lulu aveva 13 anni e da allora ho allentato un po' la presa e ho fatto
     molti cambiamenti. E poi scrivere il libro mi ha aiutato a tenere insieme la famiglia.”

http://www.marieclaire.it/Attualita/Intervista-alla-mamma-tigre-Amy-Chua
E il dibattito successivo all’uscita del libro sul blog :
http://www.bravibimbi.it/leggere/libro-il-ruggito-della-mamma-tigre/




                                             Umberto Vitrani                                              16
La questione di fondo che non è possibile trattare qui ma è
    necessario almeno evocare è racchiusa in un interrogativo:
    cosa pensiamo del bambino e dell’infanzia ?
Si tratta, semplificando il discorso sino a volutamente banalizzarlo,
    di un buon selvaggio da civilizzare che attraversa una fase
    primordiale dell’esistenza fondata esclusivamente su desideri
    incontrollabili?
( vedi la vicenda raccontata da Jean Itard e resa poesia pura da
    François Truffaut nel film “ il ragazzo selvaggio)



                              Umberto Vitrani                           17
Riflettendo per organizzare l’intervento ho pensato, per coerenza con la premessa,
    a quegli episodi in cui, come genitore ho appoggiato una mano minacciosa sul
    sedere dei miei figli. Occasioni per cui bastano le dita di una mano in tutto e che
    scrivendo queste note ho retrospettivamente valutato comunque troppe.
Ricordo che in quei casi, semplicemente,non avevo più i modi o il tempo o la
    pazienza per inventarmi altro, per cercare altro e tanto meno per mettere i miei
    figli in condizione di “propormi” altro.
Riguardandomi so che , tirate le somme, mettevo in scena , in quei momenti per
    fortuna rarissimi , l’espressione diretta della mia impotenza e della mia
    “superiorità”insieme.
Ricordo che oltretutto, siccome non si trattava di azioni rinforzate da convinzioni
    ideologiche autoritarie, mi lasciavano anche un profondo senso di colpa.
    Complicate dall’idea “pedagogica” un po’ “nera” che sia “giusto” segnare con
    gesti forti i confini dell’autorità …




                                     Umberto Vitrani                                  18
Cosa può ricavarne un piccolo se non che l’unico modo per impedire a qualcuno di
   oltrepassare il limite sia impiegare la forza? Poca, tanta, non importa. Perché in
   quei momenti i bambini, come chiunque può avvertire intuitivamente , stavano
   applicando argutissimi protocolli per verificare sperimentalmente ipotesi sulla
   relazione tra me e loro.
Quello che spesso chiamiamo capriccio, credo altro non sia che raffinatissimo
   esperimento , normalmente definito con espressioni quali “ mi mette alla
   prova”; “tira la corda”…
Se sperimenterà che la forza, poca o tanta, è il mezzo inevitabile per risolvere, ne
    ricaverà che questo è ciò che anch’egli potrà e dovrà fare nelle relazioni sociali e
    che potrà e talvolta aspettarsi dalle interazioni sociali.




                                    Umberto Vitrani                                  19
Forza
  Sculacciare i bambini insegna loro che i rapporti umani si basano
  sulla forza, che forza equivale a ragione. Più un bambino viene
  picchiato, maggiore è la probabilità che quel bambino da adulto
  tratterà gli altri decidendo non in base alla ragione e al buon
  esempio, ma alla forza. Che tipo di persona stiamo descrivendo? Il
  bulletto ne è un esempio. Lo stupratore è uno di loro. Il marito
  violento è uno di loro. Il ciarlatano, l'imbroglione, l'artista da
  strapazzo, il ladro - ognuno di loro lo è. E lo sono i codardi e i
  fannulloni il cui potere deriva di riflesso dall'attaccarsi ai tipi
  descritti in quest'elenco.
JORDAN RIAK Parlar chiaro sulle sculacciate


                             Umberto Vitrani                       20
Per quanto riguarda poi il rapporto micro - macro non è male a mio avviso riproporre gli
ottimi e umanitari intenti che portarono alla progettazione di questa avveniristica
costruzione. Come monito per ricordare che le buone intenzioni talvolta lastricano le vie
dell’inferno …




                                       Umberto Vitrani                                 21
PER CHIUDERE


(…) Soltanto Catherine Cormery rimaneva in un angolo senza dir nulla
 E Jacques ricordava ancora quella domenica pomeriggio in cui, mentre stava
uscendo con i suoi spartiti, aveva udito una delle zie fare i complimenti a sua madre
per la sua esibizione , e lei, che rispondeva “Si è stato bravo. E’intelligente”, come se
ci fosse stato un rapporto fra queste due frasi. Ma quando si voltò, scoprì che questo
rapporto c’era. Lo sguardo di sua madre,dolce, tremante, febbrile,si era posato su di
lui con un’espressione tale che il ragazzo indietreggiò, esitò e fuggì via.
“Mi vuol bene allora,”disse, scendendo le scale e, nello stesso tempo, capi di amarla
perdutamente, di essersi augurato con tutte le sue forze di esserne amato e di averne
sempre dubitato sino a quel momento.

                                  Umberto Vitrani                                  22
Percorsi
 Alice Miller. La persecuzione del bambino. Le radici della violenza.
Bollati Boringhieri, 1987
 Massimo Polidoro, Eravamo solo bambini. Piemme, 2010
 Cleopatra D’ambrosio, Psicologia delle punizioni fisiche. I danni delle relazioni educative
aggressive. Erickson, 2004
 Gianluca Daffi. Così impari. Erickson, 2011
 Franz Kafka .Lettera al padre
 Jean Itard,Il ragazzo selvaggio. SE,2003
 Albert Camus. Il primo uomo. Bompiani,2012
http://www.naturalchild.it/lloyd_demause/Origini_infantili_seconda_guerra_mondiale_e_Olocausto.pdf

 http://www.nospank.net/
 http://www.slideshare.net/umbevit
 Francoise Truffaut. Il ragazzo selvaggio. Film. 1970
 Gianni Amelio. Il primo uomo. Film. 2012                                                            23
                                               Umberto Vitrani

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Il bambino picchiato presentazione 28 febbraio 2013

  • 1. “Poiché non credo all’efficacia delle ricette e dei consigli, perlomeno quando si tratti di un atteggiamento inconscio, ritengo che il mio compito non stia tanto nel lanciare appelli ai genitori affinché trattino i loro figli in modo diverso da quello che è loro possibile, quanto piuttosto nel far rilevare dei nessi, nell’informare, mediante immagini capaci di agire sui sentimenti, il bambino che è presente in ogni adulto. Finché a quest’ultimo infatti non è consentito di accorgersi di ciò che gli è accaduto in passato, una parte della sua vita affettiva rimarrà “congelata” e di conseguenza la sua sensibilità per le mortificazioni cui si sottopongono i bambini rimarrà attutita.” Alice Miller La persecuzione del bambino Le radici della violenza PREFAZIONE Bollati Boringhieri, 1987 Umberto Vitrani 1
  • 2. Il bambino contenuto nel mio adulto non può dirvi come ci sente né cosa si impara quando si prendono botte dai genitori perché quel bambino, almeno consciamente, non ha memoria di punizioni fisiche, neppure leggere. Tantomeno dunque sa dirvi cosa succeda dopo averle prese e nel tempo. Ma l’adulto prodotto di quel bambino, mai dimenticato né abiurato, può proporvi delle immagini che ci aiutino a comprendere come probabilmente ci si senta. Ad avvicinarsi a comprendere cosa si impari, cosa succeda dopo. Comprendere: prendere dentro. Capire e sentire insieme. Il bambino di cui vi sto parlando, che cercherò di tenere qui con me ben presente, non ricorda patacche, ma il giovane ragazzo che poi è diventato, anch’egli qui con me e con voi, ricorda bene qualche urlo mai digerito. Umberto Vitrani 2
  • 5. FRANZ KAFKA Lettera al padre “Dei primi anni ricordo bene solo un episodio. Forse anche tu lo ricordi. Una notte piagnucolavo incessantemente per avere dell'acqua, certo non a causa della sete, ma in parte probabilmente per infastidire, in parte per divertirmi. Visto che alcune pesanti minacce non erano servite, mi sollevasti dal letto, mi portasti sul ballatoio e mi lasciasti là per un poco da solo, davanti alla porta chiusa, in camiciola. Non voglio dire che non fosse giusto, forse quella volta non c'era davvero altro mezzo per ristabilire la pace notturna, voglio soltanto descrivere i tuoi metodi educativi e l'effetto che ebbero su di me. Quella punizione mi fece sì tornare obbediente, ma ne riportai un danno interiore. L'assurda insistenza nel chiedere acqua, che trovavo tanto ovvia, e lo spavento smisurato nell'essere chiuso fuori, non sono mai riuscito a porli nella giusta relazione. Ancora dopo anni mi impauriva la tormentosa fantasia che l'uomo gigantesco, mio padre, l'ultima istanza, potesse arrivare nella notte senza motivo e portarmi dal letto sul ballatoio, e che dunque io ero per lui una totale nullità. […]” 5 Umberto Vitrani
  • 6. Andre Agassi OPEN Einaudi, 2011 • (…) “Non sarebbe magnifico, Andre? Semplicemente lasciar perdere? Non giocare a tennis mai più? Ma non posso. Non solo mio padre mi rincorrerebbe per tutta la casa brandendo la mia racchetta, ma qualcosa nelle mie viscere, un qualche profondo muscolo invisibile me lo impedisce. Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a palleggiare per tutta la mattina, per tutto il pomeriggio, perché non ho scelta”(…) (…)“Colpisci prima, grida mio padre. Accidenti, Andre, colpisci prima. Stai addosso alla palla, stai addosso alla palla Adesso è lui che mi sta addosso. Mi grida direttamente nelle orecchie. Non basta colpire quello che il drago mi spara contro: mio padre vuole che colpisca più forte e più in fretta del drago. Il pensiero mi sgomenta. Mi dico: non puoi battere il drago. Come fai a battere qualcuno che non si ferma mai? A ben pensare il drago assomiglia un sacco a mio padre. Solo che papà è peggio” (…) Umberto Vitrani 6
  • 7. Marzo 1996 Sono quasi passati trent’anni, eppure non c’è notte che non mi corichi rivedendo nella mente il film di quegli orrori. Orrori di cui fui testimone e vittima al tempo stesso. A noi allora sembrava normale. Almeno a quelli che conservavano un minimo d’intelletto. O forse ci sforzavamo di credere che fosse normale, che non poteva essere altrimenti. Era il nostro mondo, l’unico che conoscevamo. L’idea che persone adulte non avessero il diritto di trattare a quel modo dei bambini difficilmente ci sarebbe potuta passare per il cervello. D’accordo, chi di noi poi s’è salvato magari non è diventato un esempio di virtù. Furti, rapine, spaccio per molti sono stati l’unico modo per tirare a campare. Qualcuno poi se l’è preso la droga, qualcuno il manicomio e qualche altro, come Alfredo, deve scontare l’ergastolo perché da vittima si è trasformato in carnefice. E io, anche se sono riuscito a starmene fuori da certi ambienti, non posso dire di essere sempre stato uno stinco di santo. Ma avrei voluto vedere voi, con l’educazione che avevamo ricevuto … MASSIMO POLIDORO «Eravamo solo bambini» Piemme 7 Umberto Vitrani
  • 8. (…) “e allora Jacques tornava a casa con una cordicella legata intorno alla scarpa per “tenerle la bocca chiusa”.Erano le sere del nerbo di bue. A Jacques che piangeva , la madre diceva come tutta consolazione”E’vero che costano:perché non ci stai attento? Lei però i figli non li toccava mai.(…) La nonna era capace di spingersi ancora oltre e, dopo tanti anni, Jacques non riusciva ancora a ricordare quell’episodio senza una contrazione di vergogna e disgusto * (*in cui si mescolavamo vergogna e disgusto) (..)In verità, nessuno gli aveva mai insegnato la differenza fra bene e male. C’erano cose vietate e le infrazioni erano punite con durezza. Altre non lo erano. Solo i maestri, quando i programmi ne lasciavano il tempo, parlavano a volte della morale, ma anche per loro le proibizioni erano più precise delle spiegazioni.(tuttavia Jacques sapeva che nascondendo quei due franchi avrebbe commesso una cattiva azione. Non voleva commetterla.(…) Nemmeno lui, quindi, avrebbe saputo spiegare come mai non avesse restituito subito la moneta (…) Umberto Vitrani 8
  • 9. Il mio amico Fabrizio: “L’ed mei ciapèri che murir” Umberto Vitrani 9
  • 10. VISSUTO (…) il bambino sviluppa una reazione di colpa di fronte al trauma , accusa se stesso per ciò che è accaduto, sollevando l’adulto da qualunque forma di responsabilità. La fantasia più comune sviluppata dai bambini è: “Se io fossi buono e perfetto, loro mi amerebbero” Quindi molti adulti che sono stati dei bambini maltrattati non ricordano gli episodi di violenza e il racconto della loro infanzia è sempre roseo; è sempre raro trovare persone che ammettano il dolore e le umiliazioni subite. “il mio papà era bravo … certo, qualche volta me le dava, ma era per il mio bene … “me le davo solo se lo facevo arrabbiare” Umberto Vitrani 10
  • 11. APPRENDIMENTO se si educa un bambino, esso imparerà a sua volta a educare, se gli si fanno prediche morali, imparerà anche lui a far prediche, se lo si ammonisce imparerà ad ammonire; se lo si rimprovera imparerà a rimproverare, se lo si deride imparerà a deridere; se si ucciderà la sua anima, imparerà ad uccidere. Gli rimarrà solo la scelta tra se stesso o gli altri, oppure entrambi (Miller, 1988) “COSI’ IMPARI” Umberto Vitrani 11
  • 12. CONSEGUENZE “Conseguentemente il bambino interiorizza un’immagine negativa di sé. Sente di non valere nulla e arriva a pensare di aver meritato i maltrattamenti o di essere nato così: CARENTE, INSUFFICIENTE, INCAPACE” INCAPACE Per la Miller del resto è pressoché inevitabile che chi ha ricevuto violenza poi la eserciterà: una formazione REATTIVA come unica risposta possibile per “far quadrare”una storia affettiva che inconsciamente non può tornare. La Miller, certamente non in sintonia con tutti gli storici, spiega in questo modo la radice della violenza hitleriana e Lloyd De Mause ha pubblicato un libro che porta questo titolo: “LE ORIGINI INFANTILI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE E DELL’OLOCAUSTO “… Umberto Vitrani 12
  • 13. E se non parliamo di maltrattamenti ma di una “sculacciata” ( ritenuta più o meno “sana”…) ? Certo, dal punto di vista persino legislativo non possiamo parlare di abuso e neppure di maltrattamento … Eppure c’è qualcosa in gioco che ha profonde attinenze a analogie con l’abuso e il maltrattamento … Specie se siamo d’accordo sul fatto che il bambino ha bisogno “di uno spirito di famiglia collaborante, non competitivo, dove il più forte invece di trionfare grazie alla sua forza farsene un vanto, aiuti il più debole; dove ciascuno, adulto o bambino, rispetti i bisogni degli altri e sia ascoltato nei propri” Umberto Vitrani 13
  • 14. Il mio suggerimento è molto semplice:non è sensato ridurre la dialettica a una contrapposizione tra permissivismo e disciplina. Il processo di sviluppo dell’umano è troppo complesso per comprimerlo all’interno di ragionamenti binari e nessuno disciplina, nessuna teoria è da ritenersi definitiva nello spiegare ciò che è determinato da milioni di variabili Serve laicità intellettuale prima di tutto Umberto Vitrani 14
  • 15. La questione , paradossalmente, si complica. In sostanza ci siamo quasi certamente posti due domande quando abbiamo allungato una patacca: Perché diamo quella sculacciata? Perché il bambino insiste in quel comportamento? Ma ci siamo chiesti : Perché diamo DAVVERO quella sculacciata? Perché il bambino insiste COSI’ TANTO in quel comportamento? E’ difficile dare risposte franche e chiare perché si mescolano insieme variabili affettive , dinamiche inconsce, apprendimenti sociali e non ci sono tabù a protezione ( la violenza esplicita che i più naturalmente rifuggono) Umberto Vitrani 15
  • 16. Un passo di un intervista alla “Mamma Tigre”di origine cinese Amy Chua, di cui molto si parlò nel 2011 per il libro “Il ruggito della mamma tigre” “Lei scrive che non sa cosa potranno pensare le sue figlie di lei tra vent'anni. Teme il loro giudizio? Beh, nessun genitore (severo o permissivo che sia) sa mai cosa i figli penseranno di lui - fa parte dell'ansia di essere genitori. Ma io sono abbastanza ottimista. I miei genitori sono stati molto severi con me e oggi io li adoro e mi piace passare del tempo con loro. Sebbene sia anch'io molto rigida, io e le mie figlie siamo sempre state molto legate (Sophia ha anche "difeso" la madre a mezzo stampa, ndr). Scherziamo, ridiamo molto, mi confidano i loro problemi. Abbiamo passato un anno difficile quando Lulu aveva 13 anni e da allora ho allentato un po' la presa e ho fatto molti cambiamenti. E poi scrivere il libro mi ha aiutato a tenere insieme la famiglia.” http://www.marieclaire.it/Attualita/Intervista-alla-mamma-tigre-Amy-Chua E il dibattito successivo all’uscita del libro sul blog : http://www.bravibimbi.it/leggere/libro-il-ruggito-della-mamma-tigre/ Umberto Vitrani 16
  • 17. La questione di fondo che non è possibile trattare qui ma è necessario almeno evocare è racchiusa in un interrogativo: cosa pensiamo del bambino e dell’infanzia ? Si tratta, semplificando il discorso sino a volutamente banalizzarlo, di un buon selvaggio da civilizzare che attraversa una fase primordiale dell’esistenza fondata esclusivamente su desideri incontrollabili? ( vedi la vicenda raccontata da Jean Itard e resa poesia pura da François Truffaut nel film “ il ragazzo selvaggio) Umberto Vitrani 17
  • 18. Riflettendo per organizzare l’intervento ho pensato, per coerenza con la premessa, a quegli episodi in cui, come genitore ho appoggiato una mano minacciosa sul sedere dei miei figli. Occasioni per cui bastano le dita di una mano in tutto e che scrivendo queste note ho retrospettivamente valutato comunque troppe. Ricordo che in quei casi, semplicemente,non avevo più i modi o il tempo o la pazienza per inventarmi altro, per cercare altro e tanto meno per mettere i miei figli in condizione di “propormi” altro. Riguardandomi so che , tirate le somme, mettevo in scena , in quei momenti per fortuna rarissimi , l’espressione diretta della mia impotenza e della mia “superiorità”insieme. Ricordo che oltretutto, siccome non si trattava di azioni rinforzate da convinzioni ideologiche autoritarie, mi lasciavano anche un profondo senso di colpa. Complicate dall’idea “pedagogica” un po’ “nera” che sia “giusto” segnare con gesti forti i confini dell’autorità … Umberto Vitrani 18
  • 19. Cosa può ricavarne un piccolo se non che l’unico modo per impedire a qualcuno di oltrepassare il limite sia impiegare la forza? Poca, tanta, non importa. Perché in quei momenti i bambini, come chiunque può avvertire intuitivamente , stavano applicando argutissimi protocolli per verificare sperimentalmente ipotesi sulla relazione tra me e loro. Quello che spesso chiamiamo capriccio, credo altro non sia che raffinatissimo esperimento , normalmente definito con espressioni quali “ mi mette alla prova”; “tira la corda”… Se sperimenterà che la forza, poca o tanta, è il mezzo inevitabile per risolvere, ne ricaverà che questo è ciò che anch’egli potrà e dovrà fare nelle relazioni sociali e che potrà e talvolta aspettarsi dalle interazioni sociali. Umberto Vitrani 19
  • 20. Forza Sculacciare i bambini insegna loro che i rapporti umani si basano sulla forza, che forza equivale a ragione. Più un bambino viene picchiato, maggiore è la probabilità che quel bambino da adulto tratterà gli altri decidendo non in base alla ragione e al buon esempio, ma alla forza. Che tipo di persona stiamo descrivendo? Il bulletto ne è un esempio. Lo stupratore è uno di loro. Il marito violento è uno di loro. Il ciarlatano, l'imbroglione, l'artista da strapazzo, il ladro - ognuno di loro lo è. E lo sono i codardi e i fannulloni il cui potere deriva di riflesso dall'attaccarsi ai tipi descritti in quest'elenco. JORDAN RIAK Parlar chiaro sulle sculacciate Umberto Vitrani 20
  • 21. Per quanto riguarda poi il rapporto micro - macro non è male a mio avviso riproporre gli ottimi e umanitari intenti che portarono alla progettazione di questa avveniristica costruzione. Come monito per ricordare che le buone intenzioni talvolta lastricano le vie dell’inferno … Umberto Vitrani 21
  • 22. PER CHIUDERE (…) Soltanto Catherine Cormery rimaneva in un angolo senza dir nulla E Jacques ricordava ancora quella domenica pomeriggio in cui, mentre stava uscendo con i suoi spartiti, aveva udito una delle zie fare i complimenti a sua madre per la sua esibizione , e lei, che rispondeva “Si è stato bravo. E’intelligente”, come se ci fosse stato un rapporto fra queste due frasi. Ma quando si voltò, scoprì che questo rapporto c’era. Lo sguardo di sua madre,dolce, tremante, febbrile,si era posato su di lui con un’espressione tale che il ragazzo indietreggiò, esitò e fuggì via. “Mi vuol bene allora,”disse, scendendo le scale e, nello stesso tempo, capi di amarla perdutamente, di essersi augurato con tutte le sue forze di esserne amato e di averne sempre dubitato sino a quel momento. Umberto Vitrani 22
  • 23. Percorsi Alice Miller. La persecuzione del bambino. Le radici della violenza. Bollati Boringhieri, 1987 Massimo Polidoro, Eravamo solo bambini. Piemme, 2010 Cleopatra D’ambrosio, Psicologia delle punizioni fisiche. I danni delle relazioni educative aggressive. Erickson, 2004 Gianluca Daffi. Così impari. Erickson, 2011 Franz Kafka .Lettera al padre Jean Itard,Il ragazzo selvaggio. SE,2003 Albert Camus. Il primo uomo. Bompiani,2012 http://www.naturalchild.it/lloyd_demause/Origini_infantili_seconda_guerra_mondiale_e_Olocausto.pdf http://www.nospank.net/ http://www.slideshare.net/umbevit Francoise Truffaut. Il ragazzo selvaggio. Film. 1970 Gianni Amelio. Il primo uomo. Film. 2012 23 Umberto Vitrani