European Renal Nutrition (ERN) working group dell’ ERA-EDTA Napoli nei giorn...Giuseppe Quintaliani
II Convegno Internazionale dell’ European Renal Nutrition (ERN) working group dell’ ERA-EDTA “È possibile rallentare la progressione della Malattia Renale Cronica con la Terapia Nutrizionale?”
European Renal Nutrition (ERN) working group dell’ ERA-EDTA Napoli nei giorn...Giuseppe Quintaliani
II Convegno Internazionale dell’ European Renal Nutrition (ERN) working group dell’ ERA-EDTA “È possibile rallentare la progressione della Malattia Renale Cronica con la Terapia Nutrizionale?”
“La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare.”
.”Drssa Giorgina Piccoli
“La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare.”
.”Drssa Giorgina Piccoli
2. quintaliani
«Quando
arriverò
in
Paradiso
chiederò
a
Dio:
Riusciremo
mai
a
risolvere
il
problema
del
sovraccarico
di
informazioni
scien<fiche?
Sicuramente!
-‐
sarà
la
sua
risposta
-‐
Ma
non
durante
il
corso
della
mia
vita!»
• Con
queste
parole
Richard
Smith
chiude
un
editoriale
del
numero
natalizio
del
BMJ,
a
commento
dell’ar<colo
“On
the
impossibility
of
being
expert”,
dove
Fraser
e
Dunstan
dimostrano
che,
anche
in
una
ristreSa
area
specialis<ca,
è
impossibile
stare
al
passo
con
la
leSeratura
pubblicata:
un
“esperto”
in
imaging
cardiologica
dovrebbe
leggere
40
ar<coli/die
per
5
giorni
la
seYmana!
3. quintaliani
• Già
20
anni
fa
David
SackeS
-‐
padre
spirituale
dell’Evidence-‐based
Medicine
-‐
aveva
s<mato
che
per
conoscere
tuSa
la
leSeratura
rela<va
alla
medicina
interna
era
necessario
leggere
17
ar<coli
al
giorno
per
365
giorni
l’anno.
• Ma
ha
senso
leggere
tuSo?
Archie
Cochrane
negli
anni
‘70
invocava
la
necessità
di
revisioni
sistema<che
periodicamente
aggiornate
sull’efficacia
degli
interven<
sanitari.
• Siamo
di
fronte
a
quello
che
Muir
Gray
ha
definito
il
“paradosso
dell’informazione”:
se
da
un
lato
siamo
travol<
da
nuove
informazioni
dall’altro
esistono
numerosissimi
quesi<
clinici
senza
risposta!
https://twitter.com/muirgray
4. quintaliani
• Il
problema
dell’informa<on
overload
difficilmente
potrà
essere
risolto,
con
l’arguzia
che
lo
contraddis<ngue
da
decenni,
Richard
Smith
delinea
cinque
strategie
di
aggiornamento
professionale
in
cui
dovrebbero
riconoscersi
altreSante
categorie
di
medici
e,
in
maniera
più
estensiva,
di
professionis<
sanitari
6. quintaliani
…If you are computerless, make
friends with a librarian
…if you are computer-phobic, sign
up for desensitization
right away !
Sackett D 1996
David Lawrence Sackett, OC FRSC (born November 17, 1934) is a
Canadian medical doctor and a pioneer in evidence-based
medicine.
He founded the first department of clinical epidemiology in
Canada at McMaster University, and the Oxford Centre for
Evidence-Based Medicine.
He is well known for his textbooks Clinical Epidemiology and
Evidence-Based Medicine.
21. quintaliani
Il
WEB2.0
per
fare
che
cosa?
• Diffondere
l’informazione
tra
chi
ci
segue
• Archiviare
alcuni
ar<coli
che
ci
servono
• PermeSere
a
tuY
di
seguire
conferenze
e
presentazioni
in
differita
• Insegnare
e/o
informare
i
pazien<
• Tenersi
aggiornato
Ma il web 2. serve soprattutto a partecipare
(commenti, critiche, suggerimenti)
22. quintaliani
Il
WEB2.0
per
fare
che
cosa?
• Diffondere
l’informazione
tra
chi
ci
segue
• Archiviare
alcuni
ar<coli
che
ci
servono
• PermeSere
a
tuY
di
seguire
conferenze
e
presentazioni
in
differita
• Insegnare
e/o
informare
i
pazien<
• Tenersi
aggiornato
Ma il web 2. serve soprattutto a partecipare
(commenti, critiche, suggerimenti)
36. quintaliani
Il
WEB2.0
per
fare
che
cosa?
• Diffondere
l’informazione
tra
chi
ci
segue
• Archiviare
alcuni
ar<coli
che
ci
servono
• PermeSere
a
tuY
di
seguire
conferenze
e
presentazioni
in
differita
• Insegnare
e/o
informare
i
pazien<
• Tenersi
aggiornato
Ma il web 2. serve soprattutto a partecipare
(commenti, critiche, suggerimenti)
58. quintaliani
Il
WEB2.0
per
fare
che
cosa?
• Diffondere
l’informazione
tra
chi
ci
segue
• Archiviare
alcuni
ar<coli
che
ci
servono
• PermeSere
a
tuY
di
seguire
conferenze
e
presentazioni
in
differita
• Insegnare
e/o
informare
i
pazien<
• Tenersi
aggiornato
Ma il web 2. serve soprattutto a partecipare
(commenti, critiche, suggerimenti)
67. quintaliani
Il
WEB2.0
per
fare
che
cosa?
• Diffondere
l’informazione
tra
chi
ci
segue
• Archiviare
alcuni
ar<coli
che
ci
servono
• PermeSere
a
tuY
di
seguire
conferenze
e
presentazioni
in
differita
• Insegnare
e/o
informare
i
pazien<
• Tenersi
aggiornato
Ma il web 2. serve soprattutto a partecipare
(commenti, critiche, suggerimenti)
76. quintaliani
Il
WEB2.0
per
fare
che
cosa?
• Diffondere
l’informazione
tra
chi
ci
segue
• Archiviare
alcuni
ar<coli
che
ci
servono
• PermeSere
a
tuY
di
seguire
conferenze
e
presentazioni
in
differita
• Insegnare
e/o
informare
i
pazien<
• Tenersi
aggiornato
Ma il web 2. serve soprattutto a partecipare
(commenti, critiche, suggerimenti)
86. quintaliani
• La
foto
di
una
margherita
deforme
appare
nella
home
di
Facebook:
qualcuno
ci
ha
scriSo
sopra
“I
fiori
nucleari
di
Fukushima”.
Basta
questo,
ad
un
adolescente,
per
credere
che
in
Giappone
crescano
campi
di
fiori
modifica<.
La
velocità
dello
scroll
non
ammeSe
dubbi,
leSure
approfondite,
verifiche.
La
foto
è
una
prova
sufficiente.
L’Università
di
Stanford
ha
appena
pubblicato
uno
studio
–
il
più
grande
mai
faSo
sul
tema
–
secondo
il
quale
la
maggior
parte
degli
studen7
non
sa
riconoscere
una
no7zia
vera
da
una
falsa:
l’82%
dei
ragazzi
di
scuola
media
non
sarebbe
capace
di
riconoscere
un
ar<colo
pubblicitario
nemmeno
quando
è
presente
la
dicitura
“contenuto
sponsorizzato”.
87. quintaliani
Giudicare
le
fon7
• Come
si
comportano
i
ragazzi
davan<
a
una
foto
su
un
social?
Gli
studiosi
di
Stanford
hanno
presentato
in
un
test
una
foto
che
è
stata
diffusa
su
Facebook
con
delle
margherite
modificate,
e
la
didascalia
che
le
indicava
come
un
risultato
delle
fuoriuscite
nucleari
della
centrale
di
Fukushima.
Il
test
questa
volta
si
rivolgeva
a
studen<
delle
scuole
superiori:
alla
domanda
se
quella
foto
fornisse
“for7
prove”
delle
reali
condizioni
naturali
in
prossimità
della
centrale
di
Fukushima,
solo
il
20%
degli
studen7
ha
dato
una
risposta
sceCca.
Circa
il
40%,
invece,
ha
asserito
che
la
foto
offriva
una
prova
aSendibile
in
quanto
immagine
visiva.
In
altre
parole,
per
i
ragazzi,
la
foto,
anche
se
priva
di
qualsiasi
riferimento
geografico
e
diffusa
da
un
account
sconosciuto
su
un
social,
era
sufficiente
a
provare
l’inquinamento.
88. quintaliani
La
post-‐verità
e
la
mancanza
di
strumen7
per
i
più
giovani
• Sono
na<vi
digitali,
sono
mul<tasking,
e
diffondono
selfie
su
più
social
contemporaneamente,
ma
non
sanno
riconoscere
una
no7zia
da
una
bufala.
Dalle
pubblicità
dei
cosme<ci
camuffate
da
ar<coli,
alle
bufale
montate
dal
blogger
comploYsta
di
turno.
Una
valanga
di
informazioni
gli
passa
davan<
agli
occhi
ogni
giorno
e
loro
prendono
tuSo
(o
quasi)
per
buono.
Si
parla
molto
in
ques7
giorni
di
“post-‐verità”,
termine
che
l’Oxford
Dic7onaries
ha
eleLo
parola
dell’anno
2016,
per
indicare
una
circostanza
in
cui
l’opinione
personale
è
più
importante
del
faSo
e
in
cui
si
è
smesso
di
cercare
e
apprezzare
la
verità
sopra
ogni
cosa.
Dallo
studio
condoSo
dal
pres<gioso
ateneo
americano
emerge
un
dato
forse
ancora
più
allarmante:
se
gli
adul<
hanno
smesso
di
dare
importanza
alla
verità
i
giovani
troveranno
sempre
meno
persone
disposte
a
insegnare
loro
gli
strumen<
per
difendersi
dalle
menzogne,
per
capire
la
differenza
tra
verità
e
pubblicità,
tra
opinione
e
faLo,
tra
informazione
e
propaganda.