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Chimica
B
198 Agitatori
TIPI
Generalità. Per agitazione si intendono le azioni consistenti nella produ-
zione di movimenti turbolenti e irregolari all’interno di una massa fluida allo scopo
di conseguire nel minor tempo l’operazione desiderata. Gli agitatori si usano per:
a) miscelazione di fluidi, b) sospensione di solidi, c) emulsioni, d) dispersioni,
e) scambio termico, f) trasferimento di massa, g) reazioni chimiche.
Tipi di agitatori e di flussi. Il trasporto di materia da un punto all’altro
del recipiente agitato da un punto di vista macroscopico dipende essenzialmente
dalla interazione fra agitatore, fluido e recipiente. I flussi determinati da tale inte-
razione, scomponendo vettorialmente la velocità, sono definiti da tre componenti:
a) componente radiale: flusso in direzione perpendicolare all’asse dell’agitatore
(fig. A2), b) componente assiale: flusso in direzione parallela all’asse dell’agitatore
(fig. A1), c) componente tangenziale: flusso in direzione tangente alla circonferenza
formata dal movimento dell’agitatore (fig. A3). In funzione del movimento genera-
to nel fluido si classificano gli agitatori in: assiali: eliche e ribbon; radiali: turbine
radiali, radiali a disco e ancore; radiali/assiali: turbine assiali. Gli agitatori si
possono inoltre suddividere in: proximity, quando le pale sono vicine alle pareti
del serbatoio, non proximity, quando le pale ruotano a una certa distanza dalle
pareti del serbatoio. Ribbon e ancore sono considerati proximity; eliche, turbine
assiali e radiali non proximity (fig. B). È fondamentale eliminare al massimo la
componente tangenziale della velocità perché, data la rotazione di tutta la massa
fluida con l’agitatore e la conseguente assenza di scorrimento, sarebbe impossibile
la mescolazione. A tale scopo, per gli agitatori non proximity, si usano i frangi-
flutti (fig. A4) o, nei piccoli recipienti, gli agitatori eccentrici o eccentrici inclinati.
I frangiflutti non necessitano invece per gli agitatori proximity. Quando il movi-
mento di un agitatore all’interno di una massa fluida è tale da provocare una certa
turbolenza questa si manifesta con l’apparizione di vortici che, partendo dalla pala,
si trasmettono a tutta la massa liquida, tramite il flusso principale. Tali vortici
se persistenti e con un gradiente di velocità sufficientemente intenso da superare
l’effetto stabilizzante della viscosità, daranno origine al movimento turbolento.
Scelta degli agitatori. In un recipiente agitato vanno considerati tre aspet-
ti: a) il tipo di flusso generato dall’agitatore; b) la quantità di flusso scaricata, cioè
la portata; c) il grado di turbolenza. Riguardo ai punti b) e c) si deve tener conto
di quanto segue. La potenza P di un agitatore è proporzionale al prodotto Q H
della portata per la prevalenza. A sua volta la portata è proporzionale al prodotto
N D3
del numero di giri per il cubo del diametro. Mentre la prevalenza è pro-
porzionale al prodotto N2
D2
del quadrato dei giri per il quadrato del diametro.
Per cui P è proporzionale a N3
D5
. È perciò possibile ottenere una stessa po-
tenza di agitazione con una combinazione infinita di diametri-numero di giri. Si
ricava dunque che, a pari potenza, agitatori lenti con diametri grandi (D > T/3,
T diametro del serbatoio) danno prevalentemente portata, mentre agitatori veloci
con diametri piccoli (D < T/3) danno prevalentemente turbolenza. Con il primo
tipo sono meglio soddisfatte operazioni come miscelazione di fluidi o sospensione
di solidi, con il secondo invece emulsioni e dispersioni. Gli agitatori possono essere
anche utilizzati per altre operazioni: scambio termico, trasferimento di massa e
reazioni chimiche. In questo caso, per una corretta scelta dell’agitatore, è neces-
sario stabilire prima quale sia l’operazione principale e il fenomeno determinante,
e poi scegliere. Nella tabella C è fornita una guida per la scelta più appropriata
dell’agitatore in funzione delle varie operazioni.
Edoardo Gianolio

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  • 1. Chimica B 198 Agitatori TIPI Generalità. Per agitazione si intendono le azioni consistenti nella produ- zione di movimenti turbolenti e irregolari all’interno di una massa fluida allo scopo di conseguire nel minor tempo l’operazione desiderata. Gli agitatori si usano per: a) miscelazione di fluidi, b) sospensione di solidi, c) emulsioni, d) dispersioni, e) scambio termico, f) trasferimento di massa, g) reazioni chimiche. Tipi di agitatori e di flussi. Il trasporto di materia da un punto all’altro del recipiente agitato da un punto di vista macroscopico dipende essenzialmente dalla interazione fra agitatore, fluido e recipiente. I flussi determinati da tale inte- razione, scomponendo vettorialmente la velocità, sono definiti da tre componenti: a) componente radiale: flusso in direzione perpendicolare all’asse dell’agitatore (fig. A2), b) componente assiale: flusso in direzione parallela all’asse dell’agitatore (fig. A1), c) componente tangenziale: flusso in direzione tangente alla circonferenza formata dal movimento dell’agitatore (fig. A3). In funzione del movimento genera- to nel fluido si classificano gli agitatori in: assiali: eliche e ribbon; radiali: turbine radiali, radiali a disco e ancore; radiali/assiali: turbine assiali. Gli agitatori si possono inoltre suddividere in: proximity, quando le pale sono vicine alle pareti del serbatoio, non proximity, quando le pale ruotano a una certa distanza dalle pareti del serbatoio. Ribbon e ancore sono considerati proximity; eliche, turbine assiali e radiali non proximity (fig. B). È fondamentale eliminare al massimo la componente tangenziale della velocità perché, data la rotazione di tutta la massa fluida con l’agitatore e la conseguente assenza di scorrimento, sarebbe impossibile la mescolazione. A tale scopo, per gli agitatori non proximity, si usano i frangi- flutti (fig. A4) o, nei piccoli recipienti, gli agitatori eccentrici o eccentrici inclinati. I frangiflutti non necessitano invece per gli agitatori proximity. Quando il movi- mento di un agitatore all’interno di una massa fluida è tale da provocare una certa turbolenza questa si manifesta con l’apparizione di vortici che, partendo dalla pala, si trasmettono a tutta la massa liquida, tramite il flusso principale. Tali vortici se persistenti e con un gradiente di velocità sufficientemente intenso da superare l’effetto stabilizzante della viscosità, daranno origine al movimento turbolento. Scelta degli agitatori. In un recipiente agitato vanno considerati tre aspet- ti: a) il tipo di flusso generato dall’agitatore; b) la quantità di flusso scaricata, cioè la portata; c) il grado di turbolenza. Riguardo ai punti b) e c) si deve tener conto di quanto segue. La potenza P di un agitatore è proporzionale al prodotto Q H della portata per la prevalenza. A sua volta la portata è proporzionale al prodotto N D3 del numero di giri per il cubo del diametro. Mentre la prevalenza è pro- porzionale al prodotto N2 D2 del quadrato dei giri per il quadrato del diametro. Per cui P è proporzionale a N3 D5 . È perciò possibile ottenere una stessa po- tenza di agitazione con una combinazione infinita di diametri-numero di giri. Si ricava dunque che, a pari potenza, agitatori lenti con diametri grandi (D > T/3, T diametro del serbatoio) danno prevalentemente portata, mentre agitatori veloci con diametri piccoli (D < T/3) danno prevalentemente turbolenza. Con il primo tipo sono meglio soddisfatte operazioni come miscelazione di fluidi o sospensione di solidi, con il secondo invece emulsioni e dispersioni. Gli agitatori possono essere anche utilizzati per altre operazioni: scambio termico, trasferimento di massa e reazioni chimiche. In questo caso, per una corretta scelta dell’agitatore, è neces- sario stabilire prima quale sia l’operazione principale e il fenomeno determinante, e poi scegliere. Nella tabella C è fornita una guida per la scelta più appropriata dell’agitatore in funzione delle varie operazioni. Edoardo Gianolio