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Numero 1/06
SPLINDER SI RACCONTA
AMORE E WORD PROCESSOR
BLOGMETRICHE
LA STORIA DEI BARBAPAPA’
ARTE: 800ZINE E MIELEMAG
LICAONI: KISS ME LORENA
Il blog magazine del network Blogo.it
Permalink n.1 Ottobre 2006 2
Ottobre 06
SOMMARIO
QUESTO NUMERO È
STATO PAZIENTEMENTE
CUCINATO
MANNAIA:
eugenio, francesco,
alberto, giovanni.
TAGLIERE E BILANCIA:
zite zipel
FORNELLI:
i lettori di blogo, carla,
fullo, lorenzo, luca,
800zine, mielemag, lorenzo
brusattin e luca dello
Iacovo, i blogger Blogo.
SALE E PEPERONCINO:
onano’s, maurobiani,
missbubs.
CONTROLLAVANO LA
COTTURA:
tutti gli amici del Pigneto,
i climberz, i bolognesi,
nero magazine, fluido e
graziano, marta.
IN VETRINA:
una foto regalataci da
Joaobambu
WWW.BLOGO.IT
WWW.PERMALINK.IT
6 KISS ME LORENA:
OLTRE L’AUTOPRODUZIONE.Un film, nato, cresciuto, distribuito in rete. E tutto Italiano.
10 FRANCHINO ARTISTA BINARIO.
Lui le opere d’arte le lascia creare alle macchine. L’artista oggi crea il software.
11 DBLOG
INTERVISTA CON MARLENEKSi parla della sua piattaforma open source per il blogging. Cosa bolle in pentola?
13 TUTTA LA VERITÀ
SU SPLINDERUn’intervista con Marco Palombi e Roberto Lo Jacono per scoprire la blogosfera italiana.
19 MASHUP
E MAPPE SATELLITARINon è tutto oro quello che luccica da diecimila piedi di altezza.
21 RIVISTE DI DESIGN INDEPENDENTE
Quattro tavole esclusive dal quartier genrale di 800zine.org
25 INTERNET IN CINA
Un reportage tra la provincia cinese piu’ profonda e viale Padova a Milano.
27 IL TROLL INCONSAPEVOLE
Un altro scandaglio negli abissi creati dai commenti su Tvblog.it e Fashionblog.it
28 ULYSSESCome in tutte le storie d’amore degne di questo nome, protagonista è sempre il word processor.
34 BARBAPAPÀA gran richiesta, Tyson Taylor ci racconta la storia dei Barbapapà, immaginifici protagonisti dei nostri pomeriggi anni ‘70.
36 IL BLOG LOGORA
CHI NON CE L’HAMalaparte decodifica per voi la grande stagione della blogmetrica italiana.
38 LA PLAYLIST DI BLOGO.IT
Avreste mai il coraggio di ascoltare l’aggregato musicale di 50 blogger diversi?
40 L’OROSCOPO DI MALAPARTE
Permalink n.1 Ottobre 2006 
Ci scrive un lettore di Perma-
link:
“Gli ho dato un’occhiata veloce e
la trovo una ottima idea, il titolo
della testata è geniale”.
Ma non tutti la pensano così,
c’è anche chi ci deride:
“Belli i contenuti, dal titolo però
avevo inteso che Permalink fosse
un volantino informativo sul dor-
mire sano”.
In effetti non ci dispiacerebbe
avere Permaflex come sponsor.
Andiamo avanti. Sempre interes-
sante la posta di Softblog.
Ci scrive Fabio:
“Gent.mi gestori Softblog,
sono alla ricerca di informazioni
relative al mercato dell’oggettisti-
ca sadomaso....in particolare di
eventuali produttori/distributori di
complementi d’arredo.
Purtroppo con google non ho risolto
granchè.Vi prego di aiutarmi se
potete.
Grazie.
Cordiali saluti.”
Una richiesta tutto sommato
normale: diffusori d’aroma
per coprofili, lucchetti per il
telecomando, divani con cinture
costrittive, tagliasigari per piccole
amputazioni da salotto, etc. etc.
Come diceva quel sito? Fan-
culo le rose, mandami le spine.
Ma non tutti hanno una mente
deviata a Softblog: per fortuna
c’è ancora chi affronta il re di
Internet con sano analfabe-
tismo labiale. Ecco un com-
mento al post Giochini allo
specchio:
“Le lo farei inzibillare io su sim-
mingioni!!!!”
Chiaro no? Amiamo questo tipo
di commenti: non serve nem-
meno capire l’italiano. Minimo
sforzo, massimo godimento.
Cambiamo discorso e passia-
mo al canoro. Ci scrivono due
giovani amiche per sottoporci
un problema irrisolto:
“Siamo 2 ragazze disperate di 13
e 15 anni, Alessia e Angelica, e il
nostro unico, sogno nel cassetto è
quello di incontrare Jesse McCart-
ney e cantare con lui! L’e-mail x
contattarci è belli212@hotmail.
com vi preghiamo esaudite il
nostro sogno!
cordiali saluti Ale e Angel!”.
La libertà d’espressione è sacra.
Noi la tuteliamo. Ogni mese il
meglio del meglio direttamente
dalle menti dei nostri lettori alle
pagine Permlink.
Ci vediamo a novembre: nel
frattempo, aiutate Antonio,
se le informazioni che cerca le
avete voi:
“Desidero acquistare l’apparec-
chietto per togliere i peli dentro
le narici. Gradirei istruzioni per
come posso ottenerlo, naturalmete
in italiano.
Ho provato per via internet, ma
scritto tutto in inglese. Grazie”
LA POSTA
INBOX
Con questo primo numero nasce
la rubrica della posta, perchè
non c’è cosa piu’ importante
delle lettere che arrivano in
redazione.
Trasanda
Etnologo della perversione
di nicchia, Trasanda ha
lasciato Softblog e il porno,
per darsi alle gioie del
Travel  Leisure.
Permalink n.1 Ottobre 2006 
Accantonando la
retorica delle gran-
di occasioni, ve lo
dico con semplici-
tà: siamo contenti
di sdoganare il primo numero
di Permalink. Noi ci abbiamo
messo la fantasia che avevamo,
il desiderio di stanare le nuove
forme delle cose che si moltipli-
cano ai confini di mondi poco
noti e la volontà di uscire con
una rivista che fosse piacevole e
di approfondimento al tempo
stesso. Voi ora dateci feedback:
diteci ciò che vi piace, ciò che è
migliorabile, e ciò che non si fa
guardare.
Non chiediamo la vostra opinio-
ne per una sorta di prammatica
di circostanza, ma perché fa parte
del modo e dello stile con cui è
stata creata ogni cosa all’interno
del network di cui anche questa
rivista fa parte. Se c’è una cifra
che caratterizza Blogo, questa è il
portare alle estreme conseguenze
quella possibilità dell’ “armia-
moci e partiamo” che Internet
ha messo a disposizione di tutti
coloro che hanno un’idea. Poi si
vede. Prima si scrive, si crea, si
impagina.
Poi, la linea editoriale arriva
mentre si è già in corsa. Plasmare
materiale digitale permette infatti
di malleare le proprie creazioni
indefinitamente. Le forme del
digitale sono sostanzialmente in-
L’invasione
degli ultra
corpi
Eugenio Orsi
Anima di Ecoblog, Eugenio
lavora ormai a tempo pieno
nelle strade di Roma per
documentare su 06blog le
abitudini alimentari e la
piccola criminalità della
città eterna. Nel tempo
libero dirige Permalink e le
torme di psicotici freelance
che ci gravitano intorno.
EDITORIALE
finite e possono mutare ad ogni
rinnovata esigenza. Un aspet-
to, questo, che ci ha ricordato
delle creature mitiche che hanno
animato l’infanzia di quasi tutti
noi: la famiglia dei Barbapapà.
Intervistarli è stato il regalo che
abbiamo scelto di fare a voi e a
noi per salutare la nascita di Per-
malink. Poi c’è tutto un intero
magazine da stampare, leggere e
sfogliare. Speriamo con gusto.
Proposte, suggerimenti e
commenti: info@permalink.it
Permalink n.1 Ottobre 2006 
rendete mouse e
dita, e segnatevi
questo titolo:
Kiss Me Lorena.
Perché? Forse
perché è il primo film italiano ad
episodi distribuito gratuitamen-
te in Internet - o perlomeno il
primo di cui potrete completare
il download senza essere presi per
falsi ladri, ma solo per autentici
fan. Inoltre, è una produzione
italiana. Ancora: avreste potuto
reallizzarlo anche da voi, con la
giusta dose di autoironia (se foste
già registi) o di pazienza (se anco-
ra non foste del ramo). Eppure,
soprattutto, lo scaricherete per il
suo potenziale comico.
Kiss Me Lorena nasce dalla mente
collettiva dei Licaoni, una sorta
di “compagnia” cinematografica
che prende vita a Livorno nel
1999. Non solo hanno già lavo-
rato in teatro, ed anche dato vita
a due lungometraggi (Mandorle
e N.A.N.O.), ma il loro Last
Blood (2003), pellicola di genere
horror-fantastico, ha partecipato a
numerosi festival, guadagnandosi
diversi premi e riconoscimenti.
Kiss Me Lorena è modo inedito
di fare cinema, o meglio di distri-
buirlo. Parte dal basso e tutto è
stato “fatto in casa”, con strumen-
ti professionali ma economici. Le
tecnologie usate sono alla portata
di tutti, e persino i software di
montaggio e di elaborazione
grafica sono facilmente reperibili
in rete. Le sole cose che i Licaoni
non hanno potuto comprare, farsi
prestare o scaricare sono fantasia,
competenza, comicità, un pizzico
di goliardia e tanto coraggio. Tipo
di software che, di questi tempi,
rientrano ormai nel sottogenere
del retrogaming.
Di che parla il film? E’ un film
nel film, o meglio: diversi generi
cinematografici in diversi generi
cinematografici. Tutto parte dal
regista Tony che, dopo anni di
oblio, cerca di tornare sulla cresta
dell’onda. Accetta la proposta
del produttore Harry Kassar e
si cimenta con le riprese di Kiss
me Lorena, la cui sceneggiatura
è (guarda caso!) scritta dalla figlia
di Kassar. Tony mette anima e
corpo nel progetto e si attornia
di vari personaggi: il produttore
esecutivo Jeffrey e gli attori Dave,
Phil, Dora, Liz e due figure uscite
da un reality show, George e Mel.
In gran parte dei dialoghi si parla
di riprese, sceneggiatura e, ad ogni
puntata, vedremo le scene, ottime
parodie di generi e sottogeneri.
E’ chiaro fin dall’inizio l’amore
dei Licaoni per tutto il cinema.
Dalla fantascienza al musical,
passando per il poliziesco, i film
processuali, il genere picaresco e
FENOMENI
Un film cresciuto e
distribuito in rete,
tutto italiano.
di Carla Cigognini
I Licaoni
produrre un serial gratuito
su Internet senza perdere
la testa
Permalink n.1 Ottobre 2006 6
di guerra. Le citazioni sono tal-
mente ben assortite che saranno
la gioia dei cinefili incalliti quanto
di chi si avvicina a questo mondo
per la prima volta.
Per quanto le gag siano di facile
comprensione, ed alcune volte
poco sottili, non risultano mai
gratuite. Ma, del resto, è l’idea
ad essere innovativa: un film
a puntate, ogni settimana (di
solito il venerdì), di cui è possibile
scaricare un episodio da gustare
sullo schermo del vostro compu-
ter, o portare in giro nell’iPod. Il
tutto assolutamente gratis, e con
tanto di extra, quasi parodia delle
interviste, dei backstage di norma
inclusi nei soliti dvd.
I Licaoni hanno scelto la via
della distribuzione del web: via
coraggiosa ma, come sostengono
nel loro sito, è “una distribuzione
anticonvenzionale per un film
anticonvenzionale”.
Anche perché hanno talmen-
te poca paura del giudizio dei
lettori-spettatori-fruitori che ogni
puntata potrà essere commentata
dagli utenti, proprio come in ogni
blog che si rispetti. E non poteva
mancare anche un forum.
Attenzione: il film può avere
effetti collaterali. Una volta entrati
nella mente di questi ragazzi e
nel loro scriteriato progetto si
rischia di cadere in una sorta di
assuefazione, e di aspettare le
puntate con ansia e trepidazione.
O addirittura di volerne girare o
scrivere di proprie.
Posso dirvi la verità? Mi sono in-
namorata di questi ragazzi e non
ho potuto fare a meno di chiedere
loro una piccola intervista. Di-
sponibili ed entusiasti me l’hanno
concessa.
Ho visto le puntate di Kiss Me
Lorena e, oltre a morire dal ri-
dere, sono rimasta colpita dalla
professionalità delle riprese. Che
tipo di attrezzature e software
avete utilizzato per le telecame-
re, il montaggio, la grafica?
Abbiamo usato una Canon
XL1 presa a noleggio e la nostra
vecchia XM1. Per il montaggio il
classico ed affidabile Premiere 6.5
e per il ritocco colore e la grafica
After Effects 6.5. I ragazzi di
Impronte Digitali (che ha curato
gli effetti digitali un po’ più par-
ticolari) invece dovrebbero aver
usato Lightwave Maya e Shake,
ma noi non ci capiamo un tubo
di questa roba e quindi potremmo
anche dire parole senza senso. Ad
esempio questa: “Juast’ieri”.
Come vi siete divisi i compiti?
Avete finito per sanguinare,
per le parti, o è stato tutto più
spontaneo?
In realtà, lavoriamo insieme già
da qualche anno. Le nostre brave
discussioni sulle mansioni, le
abbiamo già avute in passato.
Adesso è tutto più o meno defi-
nito e lavoriamo insieme come le
supercar Gattiger, o come Holly e
Benji, o come Cicciolina e Moa-
na, o come una qualsiasi squadra
fortissima che si rispetti.
E gli attori, sono dei professio-
nisti?
Alba Rohrwacher ha già preso
parte a molti films e fiction.
Anche Guglielmo Favilla,
Maurizio Tesei e Andrea Gam-
buzza vivacchiano tra cinema,
teatro e comparsate in fiction.
Storie di dobloni
seguite le sinossi: questo
quadro secentesco arriva
dalla puntata numero 4
E’ come quando sei un
giovinetto irruento e ti presenti
per la prima volta al parco per la
partitella a calcio con i coetanei.
Permalink n.1 Ottobre 2006 
Laura Regali, Marco Maggini
e Gabriele Buonomo invece si
dedicano alla recitazione tra un
impegno e l’altro. Alex Lucchesi
è un supereroe in incognito. Tutti
però sono molto preparati e tra
scuole, corsi e stage hanno un
background ricco ed eterogeneo.
Di attori bravi ce ne sarebbero
in giro, è che vengono trattati
come bestiame, costretti a recitare
battute indegne, maldiretti e con
dei ritmi di lavoro da catena di
montaggio.
Mi parlate delle locations?
Tutta roba a due passi da casa
nostra, a Livorno. Anzi, a volte
addirittura nel nostro giardino.
Questo perché siamo infingardi
e ci costa fatica fare spostamenti
lunghi. Alcune scene sono state
girate a Volterra (presso “La Vena
di Vino” e “Alab’Arte”) ma noi
non c’eravamo: ci siamo affidati
a dei nani cinesi nostri collabora-
tori. Altri scorci sono il Comune
di Livorno, il Fuoricentro e poi...
come faceva la domanda, scusi?
Se qualcuno fosse interessato
a partecipare al film sarebbe
ancora in tempo?
Be’, diciamo che abbiamo in
cantiere un’idea per coinvolgere
gli spettatori che ci seguono su
internet e tirarli un po’ dentro al
film. Aspettate e vedrete...
Chi scrive le storie?
Per lo più si tratta di scrittura
automatica, esperienze extrasenso-
riali, brainstorming sotto ipnosi...
tutti metodi innovativi che stiamo
tentando di brevettare. Le cavie...
ehm... i partecipanti agli esperi-
menti sono Francesca Detti, Gu-
glielmo Favilla e Alessandro Izzo.
A volte si fa vedere anche Marco
Maggini. Ah, e poi ci sono i trans
brasiliani, ma di questo magari
parliamo un’altra volta.
Vi autoproducete. Quali sono
stati i problemi più difficili?
A parte pagare i contributi al
gorilla, trovare qualcuno che
credesse in noi.
E a trovare un gorilla che credes-
se in voi, siete riusciti?
Abbiamo trovato gli interlocutori
ideali in Overlook Production,
che ci ha assecondato in questo
delirio. Il resto è venuto da sé,
anche perché siamo ormai al
terzo lungo indipendente, con
svariati cortometraggi, di cui al-
cuni molto ambiziosi, nel mezzo.
Diciamo che le osse ce le siamo
fatti. Adesso, però, è il momento
della ciccia.
Qual è stata la parte, finora, più
complicata da gestire?
Il gorilla. Abbiamo tentato di
convincerlo a lasciarci usare il
bagno, ma è sempre lì, piazzato, e
non ci pensa neanche a spostarsi.
A parte questo, il periodo più tri-
ste è stato l’anno in cui, una volta
finito il film, non siamo riusciti
a farlo vedere a nessuno. Tutti ci
ridevano in faccia e ci tiravano le
pietre. Ma siamo andati in Siberia
a correre sulla neve e a sollevare
carri di bestiame come Rocky IV.
Alla fine abbiamo trionfato.
Quante puntate avrà KML?
Avete intenzione di seguire tutti
i generi o c’è qualche corrente
che non digerite?
Guarda, le puntate adesso non
le abbiamo contate, però la cosa
dovrebbe finire verso Natale. I
generi toccati sono molti. Ci sono
anche i generi dove ci si tocca, nel
John Landis:
“Kiss Me Lorena?
Amazing!”
Per lo più si tratta di
scrittura automatica, esperienze
extrasensoriali, brainstorming
sotto ipnosi...
Permalink n.1 Ottobre 2006 
I PRIMI CINQUE EPISODI
1.
Nel primo episodio i Licaoni citano apertamente
i B-Movie di fantascienza degli anni ‘50, quelli
con gli effetti speciali fabbricati in casa, con i
dischi volanti tirati per i fili, con le tutine spaziali
di stoffa argentata e tremendamente kitsch. Ma è
soprattutto evidente la citazione dei mostri di Ray
Harryhausen, maestro artigiano dell’animazione
in stop-motion, qui ricordato con il cavallo alato
Pegaso e la terribile Medusa dai capelli di serpen-
te e dallo sguardo che pietrifica.
2.
La seconda puntata prende di mira il genere
processuale, non priva di: di delitto passionale,
avvocato accusatore, sospettata, vittima, prove,
colpi di scena e, ancora una volta, di gorilla. Non
si fanno mancare niente questi Licaoni. Sapiente
l’utilizzo della fotografia in bianco e nero, e dei
primi piani.
3. e 4.
Terzo episodio: la guerra entra con prepotenza
nella storia di Kiss Me Lorena, e il genere bellico
viene parodiato con una scena drammatica da
regolamento, se non fosse che qui la stessa
morte, e pure in mezzo alle bombe, alla foresta e
alla solitudine, ci lascia il tempo non solo di pen-
sare, ma anche di farlo sorridendo. La narrazione
prosegue e, visto il successo planetario di Jack
Sparrow, anche i Licaoni omaggiano il mondo dei
pirati nella quarta puntata, intitolata Corsari. Può
una donzella resistere a due marinai come questi
e ai loro racconti? No, non si può. Interessante
l’uso del montaggio.
5.
La quinta puntata si intitola Dirty Bruno e cita
apertamente il genere poliziesco. Il Callaghan
della situazione non ha nulla da invidiare al suo
predecessore. Tra analogie e sillogismi, il crimine
continua a non voler pagare.
senso che c’è ad esempio la parodia
di quello porno. Ci sarebbe anche
il western, ma forse lo abbiamo ta-
gliato. Comunque progressivamente
la cosa si sfilaccia e degenera in un
turbine di minchiate senza senso.
Per quanto riguarda una corrente
che proprio non digeriamo, questa
è: Dado. Ecco, tutto, ma non chie-
deteci mai di fare films su Dado.
Come mai avete scelto la rete?
Uno potrebbe pensare o che non
avete il coraggio di usare mezzi
convenzionali, o quello di con-
frontarvi con “le grandi case” di
distribuzione. Oppure tutti e due,
ma quello non è uno a caso, è un
grandissimo stronzo che conosco
benissimo! Dalle nostre parti si dice
che “giochiamo a un altro sport”.
Max Pezzali direbbe che, in fondo,
lo squadrone siete voi.
E’ come quando sei un giovinetto
irruento e ti presenti per la prima
volta al parco per la partitella a
calcio con i coetanei. Chiedi se ti
fanno giocare e dopo tre o quattro
volte che vieni rifiutato ti accettano.
Tu entri e al primo contrasto spezzi
la clavicola a un avversario. Tutti ti
dicono “stronzo!” e ti cacciano via.
Allora tu prendi il tuo pallone e
cominci a cercare altra gente come
te. Alla fine si forma un gruppo e
vi mettete a giocare ad un calcio
che, però, ben presto somiglia più
al rugby.
Vi spaccate ogni cosa, ma vi diver-
tite un casino. Così, le ragazzine
lasciano quegli altri bambacioni che
fanno i fighetti col calcio e formano
una squadra di cheerleaders che
inneggia alla vostra squadra con
salti e spaccate.
Ecco, noi siamo un po’ come quei
ragazzini: a noi quelli “der cinema”
dei circuiti convenzionali ci stanno
sul cazzo e ci sembrano delle potti-
ne. Semmai ci capitasse di giocare a
calcio con loro, spezzeremmo loro
ogni osso. Non sarà, forse, che sono
gli altri a non avere il coraggio di
confrontarsi con noi? A fare i films
con due milioni di euro, e Medusa
che distribuisce, sono buoni tutti.
Provaci tu a fare, con diciottomila
euro, un film come KML, e poi ce
lo guardiamo...
Curiosità personale: vi viene mai
da ridere durante le riprese?
Mai, anzi ci incazziamo come delle
bisce se questo accade. Gli unici
autorizzati a farlo, per contratto,
sono i due registi. Che però si
rompono talmente tanto che spesso
si addormentano sul set.
D’accordo. Il vostro lavoro sarebbe
unico nel suo genere, anche se quel
genere esistesse. Ma, alla fine: c’è
una morale in tutto questo?
Certo, ed è questa (che poi, è anche
il senso della vita): la morale del
film, nonché senso della vita è...
Arghs! Sopraggiunge un medico
di corsa. Tasta il polso a i Licaoni e
mestamente annuncia: ”Mi spiace...
sono morti”.
Toh! Avrei voluto chiedere il nume-
ro di telefono dei gorilla... peccato.
Kiss Me Lorena
magari non ve ne siete accorti, ma lo
speciale parla proprio di questo film
Permalink n.1 Ottobre 2006 
Settimana scorsa
ho preso alla
Mediateca di Mi-
lano una copia
di Mielemag,
free press d’arte torinese arrivato
finalmente anche a Milano.
Incuriosito, ho chiamato il
direttore che mi ha poi lasciato
da ripubblicare: un vecchio pezzo
del numero 8, anticipazione
delle pagine sull’arte generativa
dell’ultimo numero (disponibile
in pdf). Un vero peccato aver-
lo perso in un crash della posta
elettronica, a due soli giorni dalla
chiusura del primo numero di
Permalink. Si parlava, nel pezzo
in questione, dell’artista tori-
nese Fabio Franchino con cui
ho scambiato poi qualche mail
cercando di chiarirmi le idee.
In effetti, la definizione di Ge-
nerative Art può lasciare qualche
domanda irrisolta.
Lasciato Kinetoh, software speri-
mentale, Fabio oggi crea software
art con Processing: un esoterico
linguaggio di programmazione
per artisti. Processing in sostanza
è un tipo di Java semplificato,
nato al MIT da una costola del
progetto Design by Numbers:
prima di questi, ogni artista era
costretto a progettarsi il proprio
software con cui creare opere
d’arte digitali.
Del suo Kinetoh, Fabio dice:
L’opera da parte mia è assolu-
tamente il software, mentre le
immagini sono di proprietà del
software... diciamo che io sono una
sorta di zio :) (scherzo)
Ma disegnare coi numeri non è
roba di tutti i giorni: in 4/5 anni
di vita, Processing ancora vive in
una comunità piuttosto ristretta
di appassionati. Fabio è appena
tornato da Graz, culla dell’arte
digitale, dove ha partecipato a
una delle prime esposizioni di ge-
nerative art: Further Processing.
A giugno Torino aveva ospitato
C.stem, primo evento italiano
per i pochi pionieri italiani.
Se vi sentite intraprendenti, sap-
piate che Processing è open sour-
ce e ha una community molto
forte per condividere competenze
e risorse di ogni tipo, dagli script
ai tutorial.
Se invece vi sentite piu’ appas-
sionati d’arte, Fabio consiglia
l’opera omnia di Jared Tarbell
o di sfogliare Digimag.
I suoi lavori sono sul sito
Abusedmedia: qui vedete
Flowers (2004), una delle sue
immagini in alta definizione,
purtroppo piu’ adatta alla stampa
che al monitor del computer,
dove si perdono i particolari dei
microscopici pattern e texture
create dal caso.
ARTE
Mielemage l’arte di Fabio Franchino
di Francesco Magnocavallo
Francesco
Magnocavallo
un Antonio Canova del
collegamento ipermediale,
qui in un testa a testa con
un autistico artista digitale
alle prese con Gigabyte di
immagini belle ma quasi
del tutto inutili
Permalink n.1 Ottobre 2006 10
OSSblog ha in-
tervistao il crea-
tore di Dblog,
blog engine
opensource tutto
italiano. Questa piattaforma in
pochi anni è stato scaricato più
di 50.000 volte, ha utilizzatori
famosi come Fabio Volo e ha
vinto premi, tra cui l’italian web
award del 2005 nella categoria
tecnologia e comunicazione,
A ben vedere, dBlog racchiude
funzion potenti come la gestione
delle immagini per photoblog e
il sistema di plugin, completo e
facilmente espandibile. Ma ve-
diamo cosa ha da dirci l’autore...
Ciao, presentati al nostro
pubblico e presentaci il suo
software.
Ciao, mi chiamo Daniele, noto
in rete come Marlenek, e mi oc-
cupo di web da diversi anni. Per
curiositàpersonale ho iniziato ad
armeggiare con i blog arrivando
a pubblicare la prima versione di
dBlog CMS Open Source, una
piattaforma gratuita e indipen-
dente per la creazione di weblog,
fotolog e linklog.
Anche se sono ufficialmente
il papà del progetto bisogna
dire che dBlog non ha un solo
autore: tante persone hanno
contribuito attivamente e nei
modi più svariati al successo di
questa piattaforma. Fino ad oggi
sono state pubblicate 5 versio-
ni, l’ultima delle quali ha vinto
il Premio Web Italia categoria
“Tecnologia e comunicazione”
nel dicembre2005, su oltre 7.000
partecipanti.
Perchè un altro blog engine?
Come si differenzia il tuo da
software più blasonati come
Wordpress o Textpad?
dBlog CMS Open Source è nato
più di 3 anni fa, con l’idea di
creare un blog dove annotare
i miei pensieri e commenti. Il
progetto quindi non è partito
con l’obiettivo di fare concorren-
za ad altre piattaforme (anche se
all’epoca erano poche e tutte in
inglese!), ma con la volontà di
rispondere ad un’esigenza perso-
nale prima, e molto diffusa poi:
ovvero un software italiano facile
da utilizzare e da personalizzare.
Le funzionalità sono molto vici-
ne a quelle degli altri software,
il valore aggiunto sta invece
nella community e nel rapporto
diretto con/tra la gente; poi sem-
bra che il motivo principe per cui
si sceglie dBlog sia il Pannello di
gestione: completo ed allo stesso
tempo estremamente semplice.
Insomma, dBlog è... per tutti! :-)
Tra l’altro ho recentemente aper-
to sul mio blog la sezione dBlog-
ger dove raccolgo le esperienze
di chi utilizza la piattaforma, vi
riporto alcuni commenti con le
motivazioni della scelta:
“Credo che la genialità di dBlog
sia proprio nella plasmabilità della
INTERVISTA
Marlenek Dblog
Rivincita dell’open source italiano
di Francesco Fullone
Francesco Fullone
Appassionato di openw
source, sta uploadando le
cose importanti della sua
vita reale negli archivi di
OSSblog e Downloadblog.
Lui dice che è un backup...
Permalink n.1 Ottobre 2006 11
struttura e nella sua funzione, per
certi versi, educativa ed aggregan-
te.” Artefatti.it
“La scelta della piattaforma per
il blog non è stata semplice! Ci
avessero subito detto dell’esistenza
di dBlog! :-) Dopo alcune prove
(quanto tempo...) abbiamo repu-
tato dBlog la miglior piattaforma
open source in ASP. Inoltre era
anche in italiano!” Khalla.it
“Tecnicamente la scelta per dBlog,
tra i sistemi disponibili, è dovuta,
oltre il multi-autore e la facilità
d’uso, principalmente al codice sor-
gente ben strutturato, commentato
e facilmente modificabile.”
SpinningOnLine.it
Come mai ASP e non il clas-
sico PHP? O anche un altro
linguaggio OSS come Python o
Ruby?
Ricevo spesso mail che mi fanno
la stessa domanda, reputando
dBlog una soluzione interessante
ma, dicono, non in linea con una
certa ideologia.
Sinceramente non ne faccio una
questione di religione: ho scelto
ASP perché è la tecnologia che
conosco meglio. Esistono pochis-
simi progetti Open Source che
sfruttano le tecnologie Microsoft
ma direi che c’è ampio spazio
di movimento. E’ chiaro che la
naturale evoluzione di dBlog sarà
in futuro il porting su .NET.
Leggendo un newsgroup ho tro-
vato una bellissima firma che ora
gira tra le citazioni del mio blog,
si tratta di una frase ironica che si
sposa bene con la filosofia di cui
sopra e fa grossomodo così:
“Nessun cliente vuole un trapano
battente a 5 velocità con mandri-
no a cremagliera e fruste di mi-
scelazione. Quello che il cliente
vuole è un buco nel muro”.
Trovo sia geniale! :-)
Quanti utenti hai, registrati?
Hai al tuo attivo “blogstar”?
Per scaricare ed utilizzare la piat-
taforma non è richiesta alcuna
registrazione e quindi non
avrebbe senso parlare di regi-
strati, ma posso dirti che ci sono
stati ben 50.000 download di
cui 20.000 negli ultimi quat-
tro mesi; il modo migliore per
avere qualche numero è utilizzare
Google. Rimanendo sui numeri
ci sono circa 6.700 messaggi nel
forum e circa 600 persone attive
che hanno prodotto oltre 20
template ed altrettanti plug-in
nel Laboratorio. Sul discorso
delle blogstar punto a Personalità
Confusa ;-) intanto mi “consolo”
con Denis Remondini ovvero
l’autore dell’estensione PDF
Download di FireFox (15° tra le
più scaricate in assoluto), diversi
blog di partiti politici tra cui uno
che addirittura usa dBlog come
piattaforma per il sito ufficiale, il
regista e lo staff del prossimo film
con Fabio Volo, 1 su 2, e di
un cortometraggio con alcuni
personaggi della TV (Camila
Raznovich, Silvano di Camera
Cafè, Kris and Kris), diverse
agenzie di marketing, Samuele
Silva il fotografo dei blogger,
Otimaster che ho visto essere
19° nella classifica di BlogItalia,
sezioni locali di pompieri e forze
dell’ordine, associazioni, qualche
giornalista e così via... insomma
non posso che sentirmi lusingato.
Pensi di offrire in futuro servizi
di hosting di blog come Word-
press.com?
E’ un suggerimento che mi
hanno dato in molti e penso sia
un’opportunità interessante, ma
vorrei (trovare e) appoggiarmi ad
un partner valido che si occupi di
hosting a livello professionale.
Che novità vedremo in futuro?
In manuale della piattaforma,
diversi plug-in sviluppati dalla
Community e una nuova versio-
ne per l’inizio dell’anno. Infine,
grazie al contributo di 25 blogger,
sto completando la fase di testing
di un nuovo servizio che... beh,
questo lo scoprirete presto! ;-)
INTERVISTA MARLENEK DBLOG
I PLUGIN PIU’
SCARICATI
Ecco alcuni dei plugin, nel forum e
sul blog di Marlene c’è altro codice
che farà parte delle future release, ad
esempio: voti ai post, le classifiche,
tag clouds, mod rewrite per gli url,
etc.
Flickr: le foto sul blog
Plug-in che permette di caricare in
automatico sul blog le tue foto di
Flickr, anche tramite tag.
VisuBox 1.0
Per l’integrazione della chat in
formato Flash su dBlog.
RSS News Ticker
Per mostrare un riquadro con le news
(o post) che scorrono prelevati da
feed esterni.
Moderazione
commenti
Plugin che permette la moderazione
preventiva o successiva dei commenti
nei post.
Antispam (Captcha)
Plugin antispam che impedisce ai bot
automatici di riempire i commenti con
link e pubblicit‡.
Co.Comments
Plugin che permette di archiviare,
organizzare e tracciare i commenti
inviati ai blog.
Social Bookmarks
Inserisce, in fondo ad ogni post, 16
icone con i relativi link a servizi di
social bookmark.
Google SiteMap
Generator
Genera il file “Sitemap” da sottoporre
a Google per il relativo servizio.
Gravatar nei
commenti
Permette di fornire agli utenti
(registrati) di Gravatar.com la loro
immagine quando postano nei
commenti del blog.
Backup automatico
Permette all’admin del blog di
ricevere, in automatico ogni X giorni,
tre mail con allegato: i database, gli
articoli e le impostazioni.
Permalink n.1 Ottobre 2006 12
MARCO PALOMBI E ROBERTO LO JACONO
di Alberto Puliafito
Permalink n.1 Ottobre 2006 1
ominciamo
questa chat
intervista con un
po’ web-archeo-
logia e torniamo
indietro nel tempo.
Come nasce Splinder?
MARCO - Ai tempi ci rende-
vamo conto che la Internet che
conoscevamo era uno strumento
one-way-web dove sostanzial-
mente le persone non avevamo
modo di rappresentarsi e di
entrare in relazione più di tanto.
Nel 2001 abbiamo creato Tipic
Inc con l’obbiettivo di creare
sistemi di Instant Messaging per-
ché ritenevamo fossero strumenti
che permettessero di sviluppare
meglio contatti e relazioni.
Quello che mancava era una rap-
presentazione della persona che
andasse al di là un nick e/o di
un avatar. Nel Novembre 2002
mettemmo quindi on line una
prima versione della piattaforma
di blog Splinder.
Con i blog la gente cominciava a
descriversi, a descrivere il proprio
quotidiano, le proprie esperienze,
etc. La cosa bella dell’approc-
cio blog era la bidirezionalità
della comunicazione: io dico e
voi commentate. Unire Instant
Messagging e blog fu poi un
passaggio immediato; la combi-
nazione dei due strumenti creò
subito terreno fertile per andare
nella direzione della community,
quella community che oggi è il
reale valore di una piattaforma di
blog come Splinder.
Molto interessante e persino
semplice sulla carta, ma come
è stato, effettivamente, l’inizio
con Splinder?
M. - Logicamente nulla è stato
facile o banale. Splinder e’ un
progetto nato in modalita’ boot-
strap, cioe’ senza nessun aiuto
finanziario, con il solo lavoro del-
le persone che hanno partecipato
a quest’avventura. Agli inizi era
veramente difficile spiegare ai no-
stri amici che cosa stavamo com-
binando; alcuni facevano finta
di capire, e se qualcuno capiva la
prima domanda era: “Ma come
fate i soldi?”. La verita’ e’ che i
soldi, pochi, li abbiamo fatti con
un server di Instant Messaging
(TIMP, basato su Jabber) che
abbiamo sviluppato e venduto a
grandi societa’ negli Stati Uniti,
in Europa e anche in Asia. Tutti
i soldi che riuscivamo a fattura-
re, li investivamo in Splinder e
Motime, con la certezza, o forse
la speranza, di riuscire a costruire
una community di tipo nuovo.
Immagino che questo tipo di
approccio abbia causato non
pochi problemi al progetto.
Penso, per esempio, a problemi
di gestione dell’utenza, disser-
vizi, problematiche che sono
all’ordine del giorno quando
non ci sono supporti finanziari
a monte.
M. - Effettivamente Ci sono stati
periodi durante i quali fatica-
vamo a stare dietro alla crescita
della community, periodi di dis-
servizi che hanno frustrato alcuni
utenti, ma nel complesso la capa-
cita’ di aggregazione di Splinder
e la completezza degli strumenti
hanno fatto si che la community
crescesse sempre di piu’.
E la community è cresciuta con
voi…
Sì, in questi anni sono successe
parecchie cose. Il Team di Splin-
der è cresciuto di dimensione
e professionalità; ci sono state
notti insonni, tanta fatica ma la
fiducia in questo progetto ci ha
unito e rinforzato. Devo dire che
abbiamo spesso trovato anche il
tempo per divertirci e per non
prenderci troppo sul serio (vedi
ad esempio la foto della sede di
Tipic Inc. a New York) .... fatto
che ci ha permesso di superare i
momenti più scuri.
Una curiosità che sarà venuta
in mente a molti: che cosa signi-
fica “Splinder”?
M. - Splinder nasce dalla ricerca
di una parola breve e facile da ri-
cordare che trasmettesse freschez-
za e immediatezza (.... alcuni
dicono che fa ricordare il nome
di un detersivo). È una parola
inventata, non esiste nulla del ge-
MARCO PALOMBI E ROBERTO LO JACONO
Marco Palombi
Venduto Splinder a RCS,
si vocifera che voglia
comperare la statua del
Canova dedicata a Paolina
Borghese. Sarà vero?
Splinder nasce dalla ricerca
di una parola breve e facile
da ricordare che trasmettesse
freschezza e immediatezza.
Permalink n.1 Ottobre 2006 1
nere in inglese e, soprattutto, era
un dominio libero !! Nell’ottobre
2000, Splinder era solo Splinder.
it e Splinder.com, e cioè una vaga
idea da riempire.
Oggi ci colpisce molto che
Splinder sia diventato un brand
riconosciuto da molti su Internet
e fuori da Internet, e che ora,
come tutte le cose della vita che
raggiungono la maturita’, comin-
ci a camminare da solo.
Che Splinder sia diventato un
brand e che il progetto abbia
avuto successo è, oggi, fuori
discussione: quali sono stati, se-
condo te, i punti di forza della
vostra creatura?
M. - Un punto centrale di
Splinder è, ed è sempre stata
la tecnologia. Abbiamo sem-
pre creduto nella componente
tecnologica, siamo stati anticipa-
tivi prendendoci talora i nostri
bei rischi. Abbiamo poi sempre
fatto piccoli passi coinvolgendo
gli utenti nella definizione delle
nuove funzionalità, per il testing,
per la gestione dell’Help Desk
(gli utenti “più evoluti” rispondo
loro stessi alle domande degli
altri utenti).
Anche il business model di
Splinder è verificato e condiviso
con gli utenti; quando abbiamo
ad esempio deciso di introdurre
l’advertising on line abbiamo
aperto una sede di discussione
open per capire quale era il giu-
sto compromesso tra pubblicità e
servizi free of charge.
Devo poi dire, sinceramente, che
il Team Splinder non è proprio
male !!
Credo che la domanda che segue
sia appannaggio di Roberto,
visto che parliamo di numeri.
I numeri che hanno sempre un
certo fascino, su chi scrive e chi
legge. Ci puoi descrivere Splin-
der usando i numeri?
ROBERTO - abbiamo a Giugno
superato il traguardo dei 200.000
blog aperti su Splinder e oggi
siamo a quota 220.000.
Splinder ha circa 320.0000
utenti registrati, quasi 5 milioni
di visitatori unici/mese e circa
35 milioni di pagine viste/mese.
Sono numeri che ci sorprendono
sempre un po’; siamo tra i siti
più consultanti in Italia. E poi
ogni giorno ci sono centinaia di
foto, audio, video, migliaia di
post e commenti; nei peak time
sfioriamo i 2.000 utenti on line
contemporaneamente.
Tutto questo senza investire un
euro in promozione o advertising
(i budget li deviamo sull’infra-
struttura tecnologica). Penso
che riuscire a raggiungere questi
risultati senza investimenti sia
proprio il segnale che si stan-
no delineando regole diverse
nella relazione con utenti/clienti.
Anche questo è il valore di una
Community.
Quali differenze notate fra
l’esperienza italiana e quella
estera?
R. - Non possiamo negare che
per tutto quello che riguarda
il mondo Internet, l’Italia è un
follower di Stati Uniti e di alcuni
paesi Europei, situazione che
ritroviamo, puntualmente, anche
nel mondo blog.
Negli Stati Uniti il fenomeno è
esploso da tempo; un esempio
per tutti è stata la discesa in
campo di News Corp nel 2005
con l’acquisto della piattaforma
MySpace che oggi, a detta dello
stesso Murdoch, si trova al centro
dello sviluppo del business del
Gruppo. In Europa paesi come la
Gran Bretagna seguono l’on-
da degli Stati Uniti mentre la
Francia si sta affermando come
un’area di spicco in Europa con
milioni di blog aperti. Splinder
in Italia, seppur con numeri
diversi, ha una posizione di lea-
dership nel mercato nazionale.
Esiste poi il discorso legato alla
valorizzazione economica della
pubblicità on line che, senza ad-
dentrarci troppo in dettagli, vede
numeri molto diversi tra Italia e,
ad esempio, Stati Uniti; anche
da questo punto di vista proba-
bilmente siamo un po’ follower
e il rinnovato entusiasmo che
percepiamo nel mercato anglo-
sassone forse pian piano arriverà
anche dalle nostre parti.
Splinder è presente anche nel
mercato U.K. che hai appena
citato, vero?
R. - Siamo presenti nel mercato
anglosassone con Motime, che
non è niente altro che Splinder
in lingua inglese. I numeri sono
molto diversi da Splinder e nulla
in confronto ai i colossi US,
ma Motime riesce comunque
MARCO PALOMBI E ROBERTO LO JACONO
Roberto Lo Jacono
Marketing Manager
dell’azienda, ci incute un
certo timore: non ce la
sentiamo di scrivere su
di lui, ora che è un uomo
potente
Permalink n.1 Ottobre 2006 1
a essere una community molto
unita e variegata. Gli utenti
sono classi universitarie, docenti,
professionisti, mamme, artisti,
etc e vengono da tutte le parti
del mondo (anche Antartica !!)
e sono sicuramente fidelizzati
anche grazie ad Howard, US guy
del team Splinder, che si occupa,
tra le varie cose, dell’animazione
della Community di Motime.
Stiamo crescendo molto in ter-
mini percentuali; ci aspettiamo
buoni ottimi risultati.
Diciamo che un lettore di
Permalink dovrebbe essere
abbastanza avvezzo al mondo
dei blog. Ma se doveste spiegare
a qualcuno che non ne sa molto
cos’è un blog, cos’è Splinder,
cosa direste?
R. - un blog è uno spazio in In-
ternet che può essere riempito a
piacimento, in maniera semplice
e user friendly. Uno posto dove
si può dar spazio alla propria
individualità senza filtri editoriali
e/o censure di sorta.
Splinder non è niente altro che
una piattaforma che ospita blogs
e cioè l’insieme di un software
per la gestione del blog e di un
posto fisico dove i blogs possono
risiedere. Potremmo anche dirla
in questo modo: vuoi costruirti
un tuo libro personale ? bene,
Splinder ti mette a disposizione
un ampio quaderno bianco ma
ti da anche le matite per scrivere,
la colla per attaccare le foto, le
copertine colorate, etc; sta poi a
te sapere come comporre il tutto.
In effetti ci chiedono spesso di
raccontare meglio cosa siano i
blogs e cosa sia Splinder; abbia-
mo scritto allora “Blog al 100 per
cento. Il tuo sito personale online
in 5 minuti” (Marco Palombi,
Paolo Murgia e Roberto Lo
Jacono, edito da RGB Media),
una sorta di manuale per coloro
che non ne sanno di blog e sono
interessati a capirne qualcosa di
più; sicuramente ci sono risposte
più dettagliate.
Il blog è una moda, un feno-
meno trendy, qualcosa di cui
parlare. Ma secondo te, perché
oggi in Italia qualcuno dovreb-
be aprirsi un blog?
R. - beh, per dire delle cose
alla gente; cose diverse (diverse
tipologie di contenuti), dette in
maniera diversa (diversa modalità
di comunicazione come audio,
video, photo, etc).
I blog sono nati, o meglio, si
sono principalmente sviluppati
come blog personali e cioè un
luogo dove l’autore parlava delle
proprie esperienze di ogni gior-
no, racconti, disagi e proteste,
etc e dove i lettori davano il loro
contributo con i commenti,
innescando spesso interessanti e
lunghe discussioni.
Oggi i blog personali sono an-
cora la categoria più diffusa ma
c’è ben altro. C’è informazione,
attualità, politica, musica, video,
didattica, blog aziendali, blog di
istituzioni, eventi, etc.
Il blog è uno strumento che
propone contenuti che vengono
commentati, integrati, discussi
e proposti in Internet. Tutto
questo sta abilitando quello
che si definisce “user genera-
ted content model” e cioè un
modello in cui i contenuti sono
generati dagli utenti (cioè dal
basso) che si contrappone sempre
più al tradizionale modello che
propone contenuti elaborati da
redazione giornalistiche e/o da
major dell’entertainement (cioè...
dall’alto). Proprio in questo
scenario si parla allora di piatta-
forme di blog come di possibili
New Media Companies.
Insomma, aprire un blog è, in
un certo senso, un’esperienza di
vita, no? E voi avete fatto qual-
cosa per testimoniare questa
esperienza. Mi riferisco a “Vita
da Blogger”. Ce ne parli?
R. - Il team di Splinder cerca
sempre momenti di contatto con
i blogger per raccogliere esigenze,
aspettative, critiche, suggeri-
menti, etc. Ci è spesso capitato
di partecipare a micro-eventi
(“aziendalese” per definire una
MARCO PALOMBI E ROBERTO LO JACONO
Splinder cerca sempre momenti
di contatto con i blogger per
raccogliere esigenze, aspettative,
critiche e suggerimenti.
Alberto Puliafito
intervistatore eccezionale,
è ormai noto in tutta Blogo
per i ritardi epici nei tempi
di consegna, sempre
motivati con inappuntabili
esigenze di lavoro
Permalink n.1 Ottobre 2006 16
birra ad un pub) organizzati da
blogger dove abbiamo ascoltato
le loro storie, le loro avventure,
i loro commenti. Avevamo la
sensazione che fosse un impor-
tante fenomeno sociale, ma sen-
tire i racconti direttamente dai
protagonisti ha sinceramente un
po’ sorpreso anche noi. Non ave-
vamo idea di quanto il fenomeno
potesse tradursi in una preziosa
macchina per il cambiamento;
non potevamo sicuramente pen-
sare che dietro all’asettica server
farm di Splinder ci fossero tanti
casi di persone alle quali il blog
aveva cambiato la vita.
Bene, dopo questi stimoli abbia-
mo quindi deciso di lanciare Vita
da Blogger proprio con l’obbiet-
tivo di capire meglio il fenomeno
nel suo complesso e cogliere l’im-
patto sulla vita di tutti i giorni
l’aver aperto un blog.
E cosa avete scoperto? Voglio
dire, avere un blog ti cambia
veramente la vita?
R. - Difficili classificare i diversi
impatti che un blog può avere
nella vita di una persona; ci
sono casi di persone che hanno
cambiato lavoro, che hanno fatto
diventare il proprio hobby la
nuova professione, persone che
si sono dichiarate disoccupate e
che la Community ha poi aiutato
dando loro un opportunità pro-
fessionale. Ci sono amori che si
sono dichiarati, relazioni vissute,
convivenze decise, famiglie nate.
Ci sono amicizie, conoscenze, at-
tività e divertimenti fatti insieme,
reti di relazioni diventate signi-
ficative e durature nel tempo. Ci
sono persone che sono diventate
famose, che hanno scritto libri,
che hanno proposto la propria
musica, che hanno messo in ve-
trina la propria arte. Persone che
tramite il blog finalmente hanno
avuto il coraggio di guardarsi
dentro per poi raccontarsi agli
altri; una sorta di utilizzo tera-
peutico della scrittura. Ci sono
persone che hanno finalmente
trovato la propria direzione nel
sociale e vivono la quotidianità
per gli altri.
Persone che hanno finalmente
trovato un luogo dove superare
i filtri editoriali della stampa e
dove poter vivere realmente la li-
bertà di espressione. Ci sono casi
in cui si mantiene vivo il ricordo
di una persona scomparsa tenen-
do appunto viva la traccia dei
suoi scritti e dei suoi commenti:
una vita che continua a vivere.
Certo, ci sono anche tante frega-
ture; ne più ne me di quelle che
quotidianamente viviamo nella
vita reale. Il blog non possono
proporre altro che uno spaccato
della nostra società.
…e così il virtuale diventa
reale?
R. - Beh, in un certo senso si.
Una community di Blog come
Splinder non è niente altro che
un “moltiplicate” di opportunità
che normalmente si hanno per
entrare in contatto con persone.
Se vai ad una festa, ad una cena,
etc riesci a conoscere 4/5/10 per-
sone, che spesso non hanno nulla
a che fare con te, con le quali hai
scambiato due chiacchiere e poi
MARCO PALOMBI E ROBERTO LO JACONO
GLI ELEMENTI
DEL BLOG
Bidirezionalità
l’autore del blog parla (scrive un
post, pubblica una foto, un audio,
etc) e altri rispondono (inseriscono
commenti al post).
Cronologia
un blog mantiene l’archivio storico
di tutto quello che viene pubblicato
e propone contenuti in ordine
cronologico.
Facilità
un Blog è facile da usare, non
necessita di competenze tecniche
particolari ed è veloce da aggiornare.
Personale e pubblico
il blog e personale nel senso che
l’autore lo gestisce come vuole.
Pubblico nel senso che lo possono
leggere tutti (... se non viene
logicamente reso privato).
Libero
nel Blog si può scrivere e dire ciò
che si vuole, non esistono filtri che
ti autorizzino o meno a pubblicare
qualcosa; uniche limitazioni sono
quelle della buona educazione
e del rispetto delle condizioni di
utilizzo (Terms of Services) che ogni
piattaforma propone ai propri utenti.
Spazio e tempo
un blog non ha vincoli geografici e
temporali e può essere aggiornato
dall’autore o da chi commenta
quando si vuole e da dove si vuole.
Uguaglianza
e democrazia
Tutti possono parlare dallo stesso
palcoscenico; chi poi si afferma è
chi è in grado di proporre contenuti
interessanti, creare un senso di
appartenenza, aggregare le persone
intorno ad interessi comuni, etc. Il
blog subisce una sorta di “selezione
naturale” che porterà le persone a
visitarlo o a snobbarlo.
Splinder
secondo
Google
CERCANDO SPLINDER
• Gossipp@ndo
• www.splinder.com/
myblog/latest
• personalitaconfusa
• Splinder Journal
• Tittyna
• Super Splinder
• Très chic? Très Lord!
• sonouncoglione
• [ zop blog ]
• OfflagaDiscoPax
ALLINURL:SPLINDER
• Vita da blogger
• Gossipp@ndo
• compagni di strada e di
viaggio
• Bloghdad
• sonouncoglione
• OfflagaDiscoPax
• Kelebek
• Non eri Einstein
• Trade Watch
• personalitaconfusa
Permalink n.1 Ottobre 2006 1
stop.
All’interno di una communi-
ty come Splinder non hai più
10 opportunità di entrare in
contatto, ma 100, 1.000, 10.000
opportunità; è una sorta di
palcoscenico sul quale sali e puoi
dire quello che vuoi alla platea
che ti ascolta; qualcuno è più
interessato, qualcuno è più inte-
ressante, qualcuno non gradisce e
si allontana.
Purtroppo abbiamo perso questa
dimensione relazionale nella vita
di tutti i giorni e i luoghi depu-
tati tradizionalmente a conoscere
persone come locali, eventi,
discoteche, palestre, la via prin-
cipale del paese, etc diventano
solo spazi per sfilare e trincerarci
dietro le apparenze. Una luogo
virtuale invece, mitiga e talora
annulla le barriere socio-cultu-
rali, quelle anagrafiche, quelle
geografiche e quelle temporali
e scopriamo che alla fine le
persone sono migliori di quanto
sembrino, meno finte, più di-
sponibili e bisognose di contatto
e/o di confronto, proprio come
noi. C’è un clima più aperto e
disponibile; il nostro blog sta già
filtrando i possibili incontri ed
è quindi più facile fare il primo
passo ed entrare in contatto
con una persona. Spesso basta il
sorriso di un smile ;-) in Instant
Messaging, si comincia a chattare
e a conoscersi. E da qui partono
poi relazioni sociali, sentimentali,
professionali, etc.
Spesso la blogosfera viene para-
gonata ad una grande città con
quartieri e condomini collegati
da strade dove gli abitanti (i
blogger) fanno visite ad altri
blogger o ringraziano delle visite
ricevute alla propria casa (appun-
to il blog). E’ proprio curioso
l’utilizzo del termine “visita” da
parte degli stessi blogger: quando
si lascia un commento spesso
si viene ringraziati della visita,
proprio come se qualcuno fosse
venuto a trovarvi a casa, appunto
a farvi una visita; non a caso in
Splinder il simbolo della home-
page di un blogger (appunto il
blog) è proprio una casa. Ma
allora se la blogosfera è una città,
Splinder è un forse un grande
condominio ?
Virtuale che si intreccia con reale
e vice versa; ormai è d’uso quoti-
diano essere sia qui che lì.
Un po’ come stiamo facendo noi
in questa chat, che mi sembra
sia giunta al termine con una
domanda d’obbligo. Per en-
trambi. Dove andrà Splinder?
Quali sono i vostri progetti per
il futuro?
R. - beh, come abbiamo già detto
il mercato dei media sta cam-
biando velocemente; Internet sta
diventando sempre piu’ perva-
siva, gli utenti sono produttori
di contenuti e lettori di blog e
interagiscono tra loro scambian-
dosi contenuti tramite “social
networking”.
I media tradizionali iniziano a
perdere terreno: in Inghilterra, ad
esempio, il tempo di permanenza
su Internet ha superato il tempo
di permanenza alla televisione;
nei paesi piu’ avanzati le vendite
di quotidiani e riviste stan-
no continuando a diminuire;
giornali come il New York Time
hanno piu’ lettori online che
lettori fisici; in Inghilterra la rac-
colta pubblicitaria su Internet ha
superato la tabellare e la radio.
I blog e il social networking, gia’
oggi, catturano l’attenzione degli
utenti sottraendola ai media tra-
dizionali. I blog, in particolare,
stanno diventando fonte di infor-
mazione oltre che di comunica-
zione ed intrattenimento. Questa
la nostra direzione.
M. - …proprio così: il futuro di
Splinder è quello di andare nella
direzione della Media Com-
pany, di valorizzare il contenuto
generati dagli utenti e di trovare
nuove modalità per proporlo.
Questo logicamente crescendo
con la community e rendendo
più efficace il social network. Mi
rendo conto sia una bella sfida
ma lo è stata anche arrivare fino a
dove siamo arrivati oggi.
MARCO PALOMBI E ROBERTO LO JACONO
Virtuale che si intreccia con
reale e vice versa; ormai è d’uso
quotidiano essere sia qui che lì.
Permalink n.1 Ottobre 2006 1
Mi è sempre
piaciuto sfoglia-
re gli atlanti. Il
primo che mi
regalarono diven-
tò, nel corso degli anni, il testo
più consumato della modesta
biblioteca di casa. Le mappe,
specie quelle politiche (in quelle
fisiche non si capiva mai dove
finisse un posto e ne iniziasse un
altro) hanno sempre stimolato la
mia curiosità.
Vent’anni più tardi, zoomare sul
tetto di casa e sbirciare nei parag-
gi con l’interface Google Maps
assicura emozioni direttamente
comparabili, se non superiori.
Vedere da distanza satellitare
la propria auto parcheggiata
in giardino desta lo stupore di
chiunque, anche di chi Internet
lo conosce solo grazie alla televi-
sione (i miei, ad esempio). Se è
vero che le ore di lavoro passate
a navigare in rete fanno calare
di qualche decimale il prodotto
interno lordo, quelle perse a
trascinare con il mouse le mappe
satellitare alla ricerca dell’abi-
tazione di amici e parenti, del
liceo o della locale piazza, fanno
certamente la loro parte.
E ancora non abbiamo mes-
so nel conto i maps mashup.
Letteralmente “mappe mesco-
late”, ovvero applicazioni - cito
da Wikipedia - che fondono
contenuti tratti da fonti diverse
(in questo caso Google maps e
qualcos’altro) per fornire un ser-
vizio informativo completamente
nuovo ed originale. Si tratta, in
buona sostanza, di far interagire
basi-dati pubbliche o comunque
di libero utilizzo, con le coor-
dinate di immagini satellitari
digitalizzate. Create sfruttando le
infinite opportunità di sviluppo
messe a disposizione dai Google
API, i maps mashup aprono
nuovi orizzonti tutti - come dire?
- da esplorare.
Basti dare un’occhiata a google-
mapsmania.blogspot.com, che li
presenta ordinatamente quasi tut-
ti, per farsi un’idea del fenomeno.
Prendiamone uno a caso, l’ultimo
apparso in ordine cronologico e
neppure tanto interessante: Trulia
Real Estate mashup, motore di
ricerca immobiliare che situa le
proprietà in vendita direttamente
sulle mappe di Google, combi-
nandole con dati locali su scuole
e criminalità (sì, negli Stati Uniti
le statistiche sono attendibili),
prezzi tendenziali e trend nelle
vendite, marcando le zone dove
le compravendite sono più fre-
quenti con colori più intensi.
Il secondo della lista, “Mapping
the 20 most corrupted politi-
cians”, mostra la provenienza
geografica dei 20 membri del
Congresso degli Stati Uniti
più corrotti per circoscrizione
elettorale. Cliccando sulla mappa
vengono dettagliati l’episodio di
corruzione cui si fa riferimento
nonché nome, cognome e foto
del malfattore. Un mashup
interessante e decisamente espor-
tabile.
Proseguendo lungo la lista delle
new entries troviamo Zeemaps,
finito immediatamente tra i miei
bookmarks. Zeemaps dà la pos-
sibilità a chiunque di realizzare il
proprio mashup, semplicemente
importando i markers da una
GEOGRAFIA
Lorenzo Brusattin
analista di mercato
di Mestre e catalano
d’adozione, ruba senza
permesso le battute di
Woody Allen per metterle
sul suo profilo Skype.
Questa la più recente:
“I was thrown out of
college for cheating on
the metaphysics exam; I
looked into the soul of the
boy sitting next to me.”
di Lorenzo Brusattin
MESCOLARE
LE
MAPPE
Permalink n.1 Ottobre 2006 1
lista, così come di condividerlo
con gruppi di amici, che possono
interagire su mappe riservate con
accesso dedicato.
Tra i mashup europei Tagzania,
creato da dei giovani baschi e
localizzato da me nella versione
italiana, ci offre l’opportunità
di taggare punti geografici di
riferimento come quartieri, vie,
condomini, strade, posti o intere
città, e condividerli con altri
Tagzaniani.
Ma poiché ormai tutto ciò che
fa tendenza in rete dev’essere
rigorosamente Web 2.0, anche
le mappe hanno il loro user
generated content: con siti come
Wikimapia, che, un po’ atlante e
un po’ guida turistica, è una spe-
cie di mappa del pianeta alla cui
realizzazione tutti possono con-
tribuire, tutti possono diventare
geografi amateur. Trascinando il
mouse sulla mappa è possibile
selezionare porzioni di mappa,
etichettarle e commentarle. Ed in
piena libertà, visto che qualche
buontempone ha etichettato
la sede RAI di Viale Mazzini a
Roma con la lista dei dipendenti
in odore di raccomandazione.
Le possibilità d’impiego dei
mashup si moltiplicano gior-
nalmente. Dal marketing alla
pubblicità, dall’educazione ai
servizi pubblici. Home Box
Office (HBO), casa produttrice
di popolarissime serie televisive
quali “Sex and the City” e “Six
Feet Under”, ha messo a dispo-
sizione degli utenti della rete
un mashup su “The Sopranos”.
Cliccando sui luoghi delle scene
più famose partono le rispettive
clip direttamente dalle strade di
New York e del New Jersey, in
cui la serie è stata girata.
In alcune scuole del Regno
Unito Google Maps ed il rivale
Yahoo! Maps sono parte inte-
grante delle ore di geografia, in
un ammirevole sforzo per
renderla più digeribile. Dalle
nostre parti invece, Luca Mori,
un programmatore con piglio
investigativo, ha scoperto i resti
di una villa romana nei pressi di
casa, semplicemente scrutando le
mappe di Google Earth.
I tempi in cui Michel Foucalt so-
steneva che le mappe, con i loro
confini e toponimici, sono uno
strumento del potere costituito
sembrano decisamente lontani.
E anche chi ci credeva allora non
può che ricredersi osservando
la libertà con cui chiunque può
riscriverle, farle proprie, oppure
stravolgerle.
Ma siccome le disuguaglianze
sono dure a morire, anche in
Google Maps ci sono cittadini
di serie B. Chi risiede in zone
prive di immagini satellitari ad
alta risoluzione non prova grande
soddisfazione nel trovare una
foto sfocata del proprio quartiere,
senza che vi si possa distinguere
alcun dettaglio. Né deve risulta-
re gradito ad un villeggiante di
Porto Santa Margherita, nell’alto
Adriatico, scoprire che al di qua
del fiume Livenza tutto diventa
un grigio “immagine non dispo-
nibile”.
Non resta che attendere uno dei
prossimi aggiornamenti dell’ar-
chivio fotografico e sperare che
sia quello buono. Nel frattempo,
ci si può sempre dilettare con la
dietrologia e magari scoprire che
in realtà è tutto finto...
GEOGRAFIA MESCOLARE LE MAPPE
Tagzania
Lorenzo ha localizzato per l’Italia Tagzania,
servizio web per la geolocalizzazione
sociale di immagini della Terra.
Permalink n.1 Ottobre 2006 20
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Permalink n.1 Ottobre 2006 22
Permalink n.1 Ottobre 2006 2
Permalink n.1 Ottobre 2006 2
li operai e le
ruspe hanno
trasformato lo
Yunnan, una
delle cinque pro-
vince più povere della Cina, in
un cantiere a cielo aperto: i lavori
proseguono anche di notte sotto
la luce di potenti riflettori.
C’è fretta di recuperare il tempo
perduto in una regione dove il
reddito medio è al di sotto di
quello nazionale. Poche auto-
strade, pochissime industrie,
ma sono già state costruite le
infrastrutture tecnologiche per lo
sviluppo economico: le connes-
sioni a banda larga e le reti di
telefonia mobile.
Sono soprattutto i giovani abi-
tanti dello Yunnan a sperimen-
tare le nuove possibilità offerte
dal Web. A Kunming, capoluogo
della provincia abitato da tre
milioni e mezzo di persone, non
è difficile trovare grandi stanze o
minuscoli locali attrezzati come
internet point, anche nei quartie-
ri più periferici della città.
Uno dei più grandi centri per
la connessione alla rete si trova
in una traversa di via Dongfeng
Donglu, un’arteria invasa da bi-
ciclette, pullman e contadini che
trascinano cesti pieni di frutta in
equilibrio sulle spalle. È una sala
enorme, simile ad un vecchio
deposito merci, con decine di
computer disposti in file ordi-
nate: la frequentano soprattutto
ragazzi tra i dieci e i vent’anni
che giocano con gli amici in rete
utilizzando cuffie, microfono e
webcam.
Sembra un bar di provincia: i
giovani parlano con gli amici
seduti accanto e una grande
nuvola di fumo sfuma i contorni
della stanza, come in un ricordo.
Scrivono direttamente in cinese
schiacciando tasti con lettere de-
gli alfabeti occidentali. Soltanto
poche tastiere hanno anche i
disegni di ideogrammi sui pul-
Luca dello Iacovo
blogger e giornalista, gli
amici lo chiamano dello
Yuan per la sua grande
passione cinese
di Luca Dello Iacovo
Kunming e
INTERNET IN CINA: NON SOLO CENSURA
Canton
Permalink n.1 Ottobre 2006 2
santi. I modelli di computer sono
piuttosto recenti, hanno schermi
a cristalli liquidi e porte usb
per collegamenti con macchine
fotografiche o pen drive.
Gli ambienti sono ridotti all’es-
senziale: soltanto il frigobar con
le lattine colorate spezza il gri-
giore della stanza. Alcuni clienti
hanno l’abitudine di bere tè puer,
una qualità locale coltivata nel
sud dello Yunnan e famosa in
tutta la Cina: si serve versando
acqua bollente in un piccolo
bicchiere di vetro che contiene
foglioline essiccate di tè. Senza
zollette di zucchero.
La connessione al Web costa
pochissimo: uno yuan all’ora,
circa 20 centesimi di euro. Cifra
bassa anche per una regione così
povera come lo Yunnan.
Il governo di Pechino sta scom-
mettendo molto sullo sviluppo
delle infrastrutture tecnologi-
che: le schede telefoniche per
le cabine pubbliche sono quasi
introvabili nei negozi, ma in
pochi anni sono spuntate decine
di rivendite della China mobile,
il gestore di telefonia con il più
alto numero di utenti al mondo
(200 milioni).
Il cellulare non è più uno status
symbol ma un bene di massa:
in via Beijing si vendono sulle
INTERNET POINT
bancarelle come frutta al merca-
to. I rivenditori sono seduti uno
accanto all’altro e propongono
gli stessi modelli di telefonini
con piccole variazioni di prezzo.
L’abilità del compratore è quella
di contrattare per ottenere sconti.
Nelle regioni più sviluppate, in-
vece, i costi per accedere alla rete
da un centro pubblico lievitano:
a Canton, capoluogo del Guan-
gdong e motore dello sviluppo
nella Cina meridionale, un’ora
può costare anche 10 yuan sul-
l’isola di Shamian, una delle zone
più abitate dagli occidentali.
“Si, qui a Canton le tariffe sono
molto alte rispetto alle altre
province” conferma Wen, 22
anni, studente di economia. “Io e
i miei amici usiamo molto inter-
net: soprattutto per le chat e per
inviare fotografie” aggiunge.
Canton è una delle più gran-
di megalopoli cinesi: lussuose
automobili europee sfrecciano
sulle nuovissime tangenziali che
innervano la periferia. Falce e
martello sono soltanto un’ombra.
“Ora il libretto rosso di Mao
Zedong lo acquistano soltanto i
turisti occidentali: per noi è un
testo ridicolo, ormai superato”.
Pensare che si tratta del libro più
venduto dopo la Bibbia.
Anche in Italia gli imprenditori
cinesi si sono lanciati nel mondo
degli internet point: a Milano,
per esempio, sono decine. Con
prezzi molto competitivi: a via
Padova un’ora di connessione
costa un euro, il prezzo più basso
della zona. Ma in Italia sono
frequentati soprattutto da immi-
grati arabi e sudamericani.
Uno dei servizi di maggior
successo è la chat con la webcam:
non è infrequente vedere donne
velate dal chador che dialogano
con le amiche in altri punti del
globo. Un altro affare pronta-
mente fiutato dai businessman
cinesi.
Permalink n.1 Ottobre 2006 26
Scrivere su internet genera situa-
zioni imprevedibili, folli, surreali:
le reazioni di chi legge non sono
mai lineari e ipotizzabili a priori.
Lo sa bene chi ha frequentato
chat, mailing list, forum, new-
sgroup e, in generale, qualsiasi
comunità virtuale.
La parola scritta genera incom-
prensioni e alimenta la suscetti-
bilità. E’ quel che accade anche
nei blog di Blogo.it, dove i lettori
– quelli occasionali, di solito – si
sentono in dovere di intervenire
in difesa o all’attacco di beniami-
ni o bersagli.
Tiziano Ferro ha la malaugurata
idea di dire che le donne messi-
cane sono baffute e il TvBlog
riporta l’esternazione?
Ecco riversarsi detrattori e
difensori, da ogni parte del
mondo. Scrive, per esempio,
Socorro Mediano:
SOY MEXICANA Y NO TEN-
GO BIGOTE.... claramente creo
que pueden conseguir untraductor
para leer esto!!!!!!!!!!!... ademas
es una total falta derespeto para
todas. A esta persona creo que la
carrera en Mexico se le termino. Es
una DECEPCION MUY GRAN-
DE. que lastima que un talento
como ese lo tenga un hombre tan
IDIOTA.
Maria invece viene in soccorso
al suo beniamino:
Se voi siete davvero suoi fan non
dovreste parlare in questo modo
perchè lui non lo pensava vera-
mente vi prego di calmarvi e di
riflettere se vale veramente la pena
odiare qualcuno e insultarlo in
questo modo.
Era solo una battuta scherzosa
perchè ve la prendete tanto? Non è
il tipo di persona che offende avete
capito male voi. Se siete veramente
suoi fan e io non lo credo proprio
riflettereste prima di insultare una
persona meravigliosa.
E se Ferro scatena le ire e le
sensibilità materne delle fan
(provare per credere, ci sono
556 commenti), non è da meno
Ilary Blasi su FashionBlog.
Ilary presenta una linea di
moda e Laura, che sa tutto
sulla sua vita privata, non può
esimersi:
Ciao Ilary o Ilaria, come cavolo ti
chiami....ma la mattina quando
ti alzi e ti guardi allo specchio e
vedi tutta la tua falsità, possibile
che non ti vergogni.....Tanto lo
sanno tutti che ti sei messa con
Totti solo per diventare famosa e
per i soldi, 6 FALSA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!TI
ODIO!!!!!!!!Tanto prima o poi la
verità, verrà a galla e con lei,
te!!!!!!!
Altri attacchi e difese li trovate
qui: . I commenti sono solo una
cinquantina, comunque degni
di nota.
Ma il meglio si ha con i per-
sonaggi di fantasia. Se non ci
credete, date un’occhiata allo
Harry Potter World su Books-
blog: fra ragazzini che si danno
appuntamenti veri o virtuali,
gente convinta di parlare con
i personaggi della saga, fan,
fanatici e visitatori occasionali, il
delirio è assicurato.
La cosa straordinaria di questi
commentatori è che essi appar-
tengono in qualche modo alla
figura mitologica del Troll in-
ternettiano, ma essendo perlopiù
portatori di questa o quell’idea,
visitatori occasionali trascinati
dai motori di ricerca e informati-
camente poco avvezzi, declinano
la figura del Troll in una direzio-
ne molto particolare: quella del
Trolll Inconsapevole.
Cui vedremo di dedicarci sco-
vando qualche chicca anche nei
prossimi numeri (la foto di
yrocq è suFlickr).
ARTICOLI
Il troll inconsapevoledi Alberto Puliafito
Permalink n.1 Ottobre 2006 2
(17.45)
Cara brutta copia
di questo artico-
lo, dal momento
che ti scrivo
off-line, la mia mail ti arriverà un
po’ in differita. Ma credo che, in
fondo, sia giusto così. Soprattut-
to perché - e spero che tu non
ne abbia niente da ridire - non
appena diventerai anche solo un
pochino più bella, ti inoltrerò ad
un mio amico che dice di essere
il direttore di una strana rivista
che, per quanto la si trovi solo su
internet, non muta affatto, nei
colori e nelle parole, ogni volta
che ritorni a leggerla, ma rimane
per sempre se stessa, bella o
brutta com’è, almeno fino a che
non arrivi un nuovo numero, cui
resteranno però abbonatissimi
quantomeno i nostri ricordi. O
almeno, questo il mio amico
spera. Del resto, malconcia,
destrutturata amica mia, imma-
gina un poco che questo off-line
fosse di nuovo l’unico modo di
spedirsi della posta, elettronica
che sia. Non come si usa adesso,
inviando un piccolo messaggio
per ogni piccola idea che ci balza
in mente. In questo modo, uno
avrebbe il tempo di tornare
sui suoi passi una volta salvata
la mail, quando non ne fosse
ancora del tutto sicuro, prima di
riconnettersi. Anche il fortunato
che si ritrovasse una connessione
flat, non solo ricorrerebbe con
più agio alla sintassi, alla calma e
anche allo spirito di cui spesso è
costretto a privare le sue prezio-
se comunicazioni (certo, lui lo
chiamerà il bello della diretta; ma
io no, che chiamo te la brutta del
mio cuore), ma potrebbe addirit-
tura salutarti, una prima volta,
essendo, il tuo affezionatissimo
Autore.
(18.03)
per poi riprendere un poco più
tardi, in quello che ci resterebbe
allora delle gioie secolari del
post-scriptum; secondo i ritmi
che gli sono stati dettati dalla vo-
glia, e le pause, come dei tempi
scenici, che gli hanno suggerito
le più svariate circostanze. Amici,
amiche, pranzi, digestioni. Somi-
gliando, nel corso di interruzio-
ni, riprese, riflessioni su se stessa
di una email che non pretenderà
più, come la maggior parte delle
altre, di rappresentare in tempo
reale il suo autore ma, grazie
proprio a quelle pause che si sfor-
zano il più possibile di ricordarci
i tuoi scarabocchi, le tue cancel-
lature; i tuoi gerghi solo scritti,
le tue pericolanti impalcature,
brutta, santa copia. Cosa che un
giorno finiremo per perdere com-
pletamente, masterizzando ogni
giorno le nostre pagine come
FENOMENOLOGIA DEL WORD PROCESSOR
Giovanni De
Stefano
la leggenda narra di un
dandy che comprò un Mac
per il suo manto perlato.
Appassionato fumatore
di pipa, ne ha una bianca
che porta l’incisione di una
mela morsicata. A ottobre
indossa già la sciarpa
Oltre le
colonne
d’Ercole
di Giovanni de Stefano
Permalink n.1 Ottobre 2006 2
dvd sempre più uguali; senza
includervi, come un tempo, fra
gli extra, questo antico dietro
le quinte della scrittura. Cosa è
accaduto alla tua vita sotterranea,
qualche volta sconosciuta persino
a noi stessi, e solo dopo qualche
tempo scovata in un cassetto o
chissà dove, durante uno di quei
traslochi che ci conducevano da
un’epoca all’altra dell’esistenza,
quando pensavamo che le preoc-
cupazioni o le stesse gioie che
solo a te - con una correzione,
un appunto all’ultimo secondo
prima di chiudere il capitolo
- avevamo confidato?
Succede che non solo la tecnica
con cui ci scambiamo messaggi,
ma anche il supporto su cui li
elaboriamo a macchina oggi, i
software per videoscrittura (come
l’egemone Microsoft Word),
abbiano perduto il potere di
rappresentarti. I paragrafi che ap-
provo, e che dopo qualche notte
di entusiasmi e intere settimane
di terrore, mando al mio editore,
è come se, al momento di clicca-
re il fatidico “invia”, fossero stati
sempre lì, immobilmente identici
a se stessi, privi del loro passato
incerto e burrascoso che nessu-
na sequenza di undo potrà mai
restituirci nella sua pienezza di
avventurose, imperfette appros-
simazioni. Una quiete senza più
alcuna tempesta con cui confron-
tarsi.
Una brutta poteva essere per
sempre, e mutare ogni giorno
di significato, per lo scrittore
che avesse voglia di passare dalla
parte del lettore. Quante di que-
ste bellone attuali, invece, ogni
giorno, vivono un solo giorno,
ma niente affatto come le rose.
Se tutto è finzione, o quantome-
no lontana metafora del reale,
nel computer, allora è in nome
di una beffa bella e buona che il
nostro monitor, nel visualizzarne
il layout di stampa, raffigura la
pagina che stiamo scrivendo in
Word come se la componessimo
su vera carta; fino a fingerne,
sulla destra, un’ombreggiatura,
espressa quale ultimo desiderio
naturalistico di sua una vita pre-
cedente, ormai digitalizzata.
Perché questo foglio senza
macchia, pur di sfuggire agli
inchiostri e alle orecchie ha
abdicato - insieme alle gualciture,
alle cancellazioni e agli scara-
bocchi - alla sua stessa realtà,
ha conosciuto la riduzione a
icona, le vergogne dello zoom, la
perdizione del copia/incolla. E,
colpito nel segno da un plotone
di click, del suo significato non
potrà decidere che un collega-
mento ipertestuale.
Word, coi software che ne de-
rivano, è come se fosse un altro
Pinocchio, inconsapevole della
sua stessa fortuna che, desideran-
do sopra ogni altra cosa lo status
di “bambino vero”, rinuncia ai
privilegi della sua condizione di
strumento dell’inevitabile virtua-
lità del pensiero di chi scrive.
Mettendo in scena, sottoforma
di una feticistica finta-vera carta
stampata, cui è aggrappato come
Dumbo alla piuma cui potrebbe
fare a meno (dal momento che è
disegnata dalla stessa matita che
ha messo al mondo l’elefante),
solo la sua mancanza di immagi-
nazione.
Eppure, alcuni programmi, che
vengono destinati dai loro svilup-
patori alla categoria dei roman-
zieri, ma in realtà farebbero bene
alla maggior parte degli scrittori
di professione, sembrano fare
diversamente da questa tendenza
tutt’ora incontrastata.
Da un paesino della Sassonia
vicino a Lipsia, Markklee-
berg, si può scaricare l’idea di
un programma geniale (per il
momento, disponibile solo su
Macintosh): Ulysses, software dal
nome allusivo all’eroe di molti
viaggi, tortuosi almeno quanto il
processo della creazione del suo
poema.
Invece che spiegare una sola
pagina bianca davanti agli occhi
del suo utente, Ulysses divide
FENOMENOLOGIA DEL WORD PROCESSOR
Francesca non ha
mai chiesto di piu’
Francesca non ha mai
chiesto di più. Forse è
proprio questo il problema.
Una tipica schermata di
Ulysses in cui sono visibili i
tre momenti della scrittura
di un suo documento
Permalink n.1 Ottobre 2006 2
lo schermo in tre colonne, che
rappresentano il passato, il pre-
sente ed il futuro del documento,
mentre viene elaborato.
Al centro, scriviamo nel do-
cumento corrente. Non solo:
possiamo elaborarne contempo-
raneamente due sezioni, in due
parti differenti della colonna che
possiamo - come si dice nel gergo
dei videogiochi - splittare. Ma
non basta ancora: nella colonna
di sinistra, fa mostra di sé una
lista di momenti, scelti da noi,
della vita del nostro lavoro: l’ab-
bozzo; certe idee; altre parti più
o meno definitive. Ognuna ha il
suo titolo, ed un’icona di colore
diverso secondo la sua datazione
o attendibilità; e se clicchiamo
una volta su di essa, la vedremo
comparire poco più in basso,
sempre nella colonna di sini-
stra, mentre lavori su altro nella
centrale. Ma se ci clicchiamo due
volte, torneremo a poter editare
quella stessa versione, solo appa-
rentemente messa da parte.
Che tu ci creda o no, quelle tue
sorelle brutte, anche dopo mesi
di quell’attesa, possono vivere di
nuovo.
Infine, sulla destra, ognuno di
questi documenti può avere delle
sue note private, senza troppe
preoccupazioni per la forma o la
formattazione, che spesso sono
squarci di azzurro per uno scritto
ancora nebuloso. Cara brutta,
devi capire che, il mio, non vuole
essere un elogio della differen-
za alla Alessandro Canino; e
chi ha anni per comprendere,
comprenda. E neppure una
provocazione alla Renzo Piano o
Richard Meyer, quando lasciano
che tubature esterne o cantieri
eterni - di norma ben nascosti
dietro una creazione - finiscano
per diventare la creazione in toto,
come al Beaubourg o all’Ara
Pacis.
Piuttosto, voglio farti sapere che,
se non torniamo presto ad ap-
prezzare la fedeltà con cui le tue
colleghe da tutto il mondo e di
tutte le epoche ci hanno sempre
rappresentato, e non prendiamo
a tirarle fuori dal profondo degli
stipi, degli zaini e delle pattu-
miere virtuali in cui le abbia-
mo malcelate, presto saremo
talmente persuasi di poter fare
a meno di voi, che ci crederemo
dal primo all’ultimo belli e puliti
come il tallone d’Achille, ancora
unto, del piatto da portata che
abbiamo insaponato tenendolo
sempre dalla stessa parte.
Le solite raccomandazioni,
adesso, amica mia, che purtrop-
po sono sempre necessarie. Ti sto
per inoltrare a quel mio amico,
e dunque è giunto anche il mo-
mento in cui pregarti, minutina,
di non dire niente affatto a lui,
né tantomeno ad alcuno dei
molti suoi amici, cui forse vorrà
mostrarti, non solo che cosa
esattamente io indossassi durante
questo nostro ultimo incontro
- perché so che è del tutto super-
fluo: sai bene quanto io tenga
all’opinione che certe care lettrici
possono farsi di me - e non sto a
ripeterti più di quest’unica volta
che sei tenuta a tacere anche su
quello che ho, agli atti, franca-
mente mangiato.
Ciò che mi sta a cuore è soltanto
che tu dica loro, e sopratutto
oggi, il più esattamente possibile
quanto davvero ti amo.
FENOMENOLOGIA DEL WORD PROCESSOR
Brutte copie
Una brutta copia come
viene rappresentata
in un word processor
tradizionale e una brutta
d’autore, dai cahiers di
Proust per A la Recherche
du Temps perdu.
Permalink n.1 Ottobre 2006 0
er ottemperare
il compito di
rendere l’Italiano
una lingua morta
e inutilizzabile
bisogna essere puntigliosi e meto-
dici. Bisogna sostituire progressi-
vamente ogni termine, locuzione
e modo di dire possibile con le
neoespressioni della neolingua.
Oggi prendiamo in considerazio-
ne il termine “forward”. Il verbo
si declina così: io forwardo, tu
forwardi, egli forwarda, eccetera,
eccetera, perché il verbo è rego-
lare. Suona male? Non importa.
Tornando a noi, il forward viene
tipicamente utilizzato come sosti-
tuto del vecchio e stantio “scarica-
re la patata bollente”. Ovvero, per
esemplificare, pensate alla situa-
zione di quando un vostro amico
vi passa a tradimento il telefono,
e dall’altra parte del filo c’è la
ragazza di un terzo vostro amico,
e questa ragazza è particolarmen-
te velenosa perchè vuole sapere
come facevate a non sapere che
la vostra migliore amica se la fa il
con il vostro amico, dal momento
che, inoltre, la vostra migliore
amica vive in casa con voi. Come
la mettete? Ecco, questo è il tipico
caso in cui vi è stato forwardato
un file. Che nello specifico è
molto imbarazzante. E nemmeno
controlaltcanc funziona.
Nella precedente puntata: Digg
Nella prossima: Cross fertilization
Imm.: www.bbrooks.doitbig.org
TUTORIAL: FARE FORWARD
Imparare la
neolingua, perchè
l’italiano morirà
di Urbano
Permalink n.1 Ottobre 2006 1
nnette Tison e
Talus Taylor, i
creatori del-
l’amatissima serie
Barbapapà sono
stati raggiunti nei loro studi via
mail, a seguito di numerose ore
spese nella sezione Giochi del
loro sito ufficiale.
Per noi, come per molti di voi,
i creatori di Barbapapà, Barba-
mamma, e Barabarba e gli altri
fratelli, hanno un valore quasi
sovrannaturale. Li abbiamo
tartassati di domande, per colma-
re una grossa smagliatura della
Grande Rete:
Quali son state le vostre fonti
d’ispirazione per la famiglia
Barbapapà?
Per il film ci siamo ispirati ai libri
per bambini di 5 anni prima, la
nostra prima serie.
Barbe à papà è la parola fran-
cese per Zucchero filato. Qual’è
la storia del nome?
Abbiamo unito tre parole in una
sola. I primi suoni riconoscibili
che imparano i bambini sono
labiali, con la M o la B o la P. In
tutte le lingue. Mamma, papà,
Barbapapà. Le labbra si toccano
quattro volte. E’ facile da dire,
anche per un bambino di due
anni. Ai bambini piace dire
Barbapapà!
Dove aveva base il vostro
studio? Ho sempre pensato che
foste olandesi o belgi, ma il sito
ufficiale è francese.
E’ sempre stato in Francia.
Che atmosfera vi circondava?
Internazionale, ma in buona parte
francese e italiana, per via del
nostro editore italiano Mondadori.
Perchè pensi che Barbapapà sia
magico? E’ una cosa che sape-
vate dal principio oppure ve ne
siete resi conto solo dopo?
Lo sentivamo da sempre. Certi
autori mettono in scena se stessi.
Per noi la star è sempre stata
Barbapapà. Ci siamo resi conto
che Barbapapà toccava il cuore
dei bambini, è questo il motivo
per cui anche i papà e le mamme
di oggi amano i Barbapapà e li
vogliono in casa per i bambini.
certi personaggi diventano così
reali da iniziare quasi a vivere una
vita reale, come Sherlock Hol-
mes: i turisti cercano l’indirizzo
per visitare casa sua a Londra.
Ma ci son cose che un Barbapa-
pànon farebbe mai e anche noi
siamo costretti a non farle!
Chi erano gli altri 5 personaggi
del vostro libro con gli animali
INTERVISTA
BARBAPAPÀdi Francesco, Eugenio, Alberto e Tvblog.it
Annette Tison e
Talus Taylor
I genitori dei Barbapapà,
simpatica coppia franco-
americana che da 35 anni
diletta i bambini di tutto il
mondo.
Permalink n.1 Ottobre 2006 2
che raccontano le storie?
Quella era la serie dei Racconta-
tori Riuniti. I film son son mai
stati portati a termine per proble-
mi economici della produzione.
Com’è successa l’esplosione me-
diatica dei Barbapapà? Quanto
ci avete messo ad arrivare sulle
TV di tutto il mondo?
Barbapapà è stato un successo
istantaneo, sulla carta. E cinque
anni dopo lo stesso con i film.
C’è in giro pochissima infor-
mazione sul vostro lavoro: i
Barbapapà non si sono mai
espansi come altri personaggi,
avete sempre fatto tutto da voi?
Sì. Volevamo fare fumetti di-
vertenti, non roba noiosa come
tanti fumetti delle serie commer-
ciali. Non avremmo mai potuto
mettere Barbapapà in mano a
una multinazionale e lasciarli
produrre a loro. Barbapapà ce lo
imponeva. E’ uno dei casi in cui
non avremmo mai potuto lasciar
rovinare Barbapapà da grandi
aziende senza un cuore.
Puoi raccontarci qualche cu-
riosità sulla nascita dei piccoli
Barbapapà?
In tanti chiedono perchè uno dei
bambini, quello nero, ha i capelli
lunghi. Perchè è un artista. E c’è
una vecchia storia, di una fami-
glia con molti figli che avrebbe
ricevuto in dono la buona sorte
se uno dei bambini fosse nato
con lunghi capelli neri. Barba-
beau porta fortuna!
Ricordi qualche episodio ri-
guardo alle posizioni ecologiste
dei Barbapapà?
Ce ne sono tanti ma un libro in
particolare, l’Arca di Barbapapà
del 1971, era tutto dedicato
all’ecologia per bambini. In Italia
è stato ripubblicato proprio
quest’anno.
Quali erano i vostri messaggi
per i bambini? Il linguaggio
semplice nasconde messaggi
anche per gli adulti?
Barbapapà è nato piu’ che altro
per divertire, non per mandare
messaggi. Gli adulti sono uguali
ai bambini. Siamo sempre stati
anche noi appassionati di fumet-
ti, ecco perchè abbiamo iniziato!
Perchè i Barbapapà sono mul-
tiformi?
Per solleticare l’immaginazione
dei bambini, che giocano a fare
mille forme con la plastilina.
Il mensile dei Barbapapà è
ormai praticamente intovabi-
le: c’è interesse da parte degli
editori per una ristampa?
Sì, Piemme sta pensando di farlo
nel corso dell’anno prossimo.
Avete mai pensato a pubblicare
direttamente sul web? Avete un
bel pubblico di fan in tutto il
mondo!
Amiamo anche noi Internet e in
Giappone escono 2600 messaggi
al giorno sui Barbapapà! Ma
stiamo diventando un pò anziani
per fare tutto questo genere di
lavoro in piu’. E nessun altro può
parlare per Barbapapà, è troppo
speciale. La cosa migliore è la-
sciare che il nostro buon editore
Piemme Il Battello a Vapore
continui a pubblicare i nostri
album a fumetti.
Perchè gli episodi del cartone
animato sono solo di 5 minuti?
Mezz’ora è troppo per l’attenzio-
ne di un bambino.
Cosa ne pensate dei cartoni
animati di oggi e quali sono i
vostri preferiti?
Ci piaciono molte delle serie
nuove.C’è n’è una bellissima
in Italia con un protagonista
topolino!
Mio figlio non riesce a staccarsi
da un mucchio di riviste che
abbiamo trovato al mercatino:
chiede dove sono i Barbapapà,
la loro età e una lista completa
delle trasformazioni!!!
INTERVISTA BARBAPAPÀ
Barbaworld
Una copertina della ormai
introvabile rivista mensile
italiana e la copertina
dell’album francese
Permalink n.1 Ottobre 2006 
INTERVISTA BARBAPAPÀ
La famiglia Barbapapà vive in
campagna. In qualcuno dei libri
si vede la loro casa. Barbapapà
ha piu’ o meno la stessa età di
tuo padre e i Barbabebè quella
dei bambini che hai in famiglia,
come te. Le trasformazioni sono
troppe e non si possono conta-
re, anche perchè ne nascono di
nuove ogni giorno!
I Barbapapà sono di sinistra?
Barbapapà non si addentra in
questioni politiche. Ma una volta
la National Rifleman’s Asso-
ciation americana ha detto che
Barbapapà è di sinistra perchè
nel libro l’Arca di Barbapapà
si vedono i cacciatori ridotti a
malpartito. La maggior parte
degli ecologisti sono comunque
considerati di sinistra. In effetti,
i politici a noi non interessano
proprio.
Il revival dei Barbapapà ha
portato a gadget con prezzi
impossibili: è lo stesso anche in
Francia?
Ci sono negozi che importa-
no i giocattoli dalla Francia e
ricaricano prezzi incredibili. Non
abbiamo ancora dato licenza a
nessun giocattolaio in Italia! I
prezzi qui in Francia sono molto
piu’ bassi perchè le licenze sono
gestite dalla TV di Stato. In certi
casi i vostri prezzi sono anche il
doppio dei nostri: è una cosa che
ci fa arrabbiare ma non possiamo
metterci a fare i poliziotti in tutta
Europa. Lo stesso succede su In-
ternet: vendono i libri e i gadget
originali a dieci volte il prezzo
Barbautografi
Grazie a Tylus per
l’immagine originale della
famiglia che firma auotgrafi
Permalink n.1 Ottobre 2006 
INTERVISTA BARBAPAPÀ
originale! Siamo del tutto estra-
nei a questo business, che non
possiamo controllare e che non ci
porta nessun guadagno! Non ci
piace che i giocattoli di Barba-
papà abbiano prezzi alti e spesso
rifiutiamo offerte interessanti
per questo motivo. Barbapapà è
“down market”, facciamo solo
libri che hanno un prezzo onesto
per gente che lavora. Ma i prezzi
troppo alti sono temporanei
perchè c’è tanta gente che vuole
i Barbapapà e pochi prodotti
disponibili; con l’uscita dei nuovi
libri, i prezzi scenderanno a livelli
corretti. Barbapapà non è esoso e
non aiuta gente esosa!
Come fanno i vostri personaggi,
le linee e i colori ad essere così
moderni? Come fanno a non
invecchiare mai?
I Barbapapà hanno uno humour
gentle e senza tempo. Non ci
sono topical gags. I colori e lo
stile sono studiati con cura, per
essere il piu’ possibile fuori dal
tempo; perchè Barbapapà è per
i bambini di tutto il mondo,
anche per il futuro! Per Barbapa-
pà abbiamo cercato la formula
della longevità così che anche i
bambini nei paesi piu’ poveri un
giorno possano trovarlo.
Giocavate con il pongo e la
plastilina da piccoli?
Sì, tanto! E usiamo ancora spesso
la plastilina per lavoro. Con la
plastilina, per i bambini Barba-
papà diventa interattivo, perchè
può cambiare forma! Qualsiasi
forma i bambini creino con il
pongo o i pennarelli è sempre
quella giusta.
Ora siamo spiacenti ma non pos-
siamo rispondere piu’ a nessuna
domanda! Dobbiamo tornare a
lavorare per Barbapapà.
BARBATRIBUTOdi Onano’s
Non ci sono limiti alle forme che può assumere un Barbapapà. Immaginando la discendenza, ecco qualche esempio delle
forme che potrebbero assumere negli ultimi anni: come cambiano i tempi cambiano anche le barbaforme!
Ecco Barbapapa, Barbanerd, Barbapadano e Barbabbestia.
Permalink n.1 Ottobre 2006 
Il blog logora
anche chi ce l’hadi Alberto Puliafito e Mauro Biani
utto un mondo,
intorno, diceva
qualcuno. C’è
tutto un mondo
intorno ai blog,
direi io.
Il blog è sulla bocca di tutti,
capita di uscire per strada e di
sentirsi dire: ma tu ce l’hai un
blog?Capita di lavorare in una
redazione o a un programma te-
levisivo o a un progetto di format
e di sentirsi dire ma ti sei infor-
mato sui blog? C’è la possibilità
di inserirci dentro un blog?
Capita di aprire il giornale e di
leggere notizie che riguardano
blog, blog-suicidi, blog-appelli
per una notte di nozze in cambio
di un lavoro. Oppure, nell’ipo-
crita tentativo di far sembrare
sincero l’interesse per i blog, ecco
la noticina a margine: tratto da
UN blog. Ovviamente senza
nome, senza url.
E’ quasi un’ossessione. A un
osservatore disattento potrebbe
sembrare che il fenomeno di nic-
chia si stesse finalmente trasfor-
mando in fenomeno di massa.
In apparenza, si comincia a
prendere in considerazione il
blog come una realtà che possa
in qualche modo fare opinione.
Ma è un grosso, madornale
equivoco, almeno in Italia, dove
siamo quasi completamen-
te estranei a fenomeni come
Newassignment, un ambizioso
progetto di giornalismo coopera-
tivo che punta a sfruttare la vera
potenza del blog (che sta nei nu-
meri, ovviamente) per inchieste
giornalistiche di alto profilo.
In Italia invece (generalizzare è
quasi inevitabile, perdonatemi)
il blog genera rancori e rivalità,
gruppi, gruppetti e gruppettini,
conventicole e cricche, vere o
presunte tali. Chi ne fa parte
nega di farne parte, chi non ne
fa parte rosica e alla fine tutti
pensano al loro giardinetto.
Così, nascono le competizioni,
le classifiche – che hanno anche
la loro utilità, inutile negarlo. In
qualche modo bisognerà pure
misurare il fenomeno blog, se è
effettivamente un fenomeno che
merita una misurazione.
E qui, bene o male, pensiamo
tutti che la meriti – tutte quelle
situazioni che, come scrivevo sul
mio blog personale, se non ne
parli, sei snob. Se ne parli te la
tiri. Se ne parli ma dici che non
ti importa sei snob, te la tiri e
menti un po’. Se ne parli e dici
che ti importa sei patetico e non
hai il senso della misura.
Fra i vari metri per misurare
popolarità, attendibilità, autore-
volezza di un blog (concetti che
meriterebbero tutti perlomeno
una nota a margine o un attento
approfondimento), impossibile
non citare l’ormai celeberrima
Top100 di Qix.it. che, una
STATISTICHE E CLASSIFICHE
Follia e blogger
ecco l’idea di Mauro Bianivolta resa pubblica e attiva, ha
generato tutta la serie di reazioni
di cui sopra oltre a polemiche
quanto basta, alcune gratuite,
altre meno. La classifica è una
somma pesata dei risultati di
query fatte su diversi motori di
ricerca normalizzata sui valori di
massimo. Questo si legge nelle
FAQ. Se questa frase vi risulta
oscura o iniziatica, probabilmen-
Permalink n.1 Ottobre 2006 6
te una lettura delle stesse vi sarà
d’aiuto. Anche se sono i dati,
quelli che parlano.
Top100 di Qix.it aggiornata al
24 ottobre 2006 (prime dieci
posizioni):
1. Blog di Beppe Grillo
2. Macchianera
3. Pandemia
4. Manteblog
5. Autoblog
6. Daveblog
7. Andrea Beggi
8. TvBlog
9. Wittgenstein
10. Downloadblog
Che valore vogliamo dare a
questa classifica? Impossibile
prenderla come universale, ma
sicuramente può essere indica-
tiva. Ma non basta. Perché il
blogger, in quella classifica ci
vuole comparire.
Il punto sembra essere: il blogger
è una bestia particolare, per defi-
nizione dotata di ego ipertrofico.
Il blogger va vezzeggiato, cocco-
lato e fatto sentire importante,
perché sia felice. Tutto il resto
importa poco, almeno, nella
maggioranza dei casi.
A meno che non si voglia lasciar-
si cogliere dall’afflato entusiastico
à là Beppe Grillo. Con tutti i
rischi del caso, perché – diciamo-
lo – a meno che il tentativo di
far opinione attraverso un blog
non sia mirato, costruito, attento
e supportato tecnicamente da, il
rischio è quello di trovarsi in una
situazione di aumento entropico
dei commenti e dei thread di
discussione, con il risultato di
rendere impossibile la comunica-
zione fra gli utenti e di ritornare
a una forma di comunicazione
uno-a-molti.
Beppegrillo.it è comunque un
caso di grande interesse e degno
di studio. Lo dimostrano, tanto
per fare un esempio, due premi
per blogger. Sì, esistono anche
quelli. Alcuni provengono da
strutture decisamente importanti
anche nel resto-del-mondo. Ad
esempio, il Premio WWW de Il
Sole 24 Ore.
Vediamo la top ten:
1. Beppegrillo.it
2. Autoblog
3. Bisiacaria
El portal dei bisiachi
4. Grazia.it
5. Dada.net
6. Libero Infostrada
7. Riverblog.com
8. Msn Italia
9. Critica Rossonera
10. Splinder.com
Come potete notare si ingenera
qualche equivoco, quando sono i
mezzi di comunicazione tradizio-
nali – sebbene con voti espressi
tramite un sito internet – a
occuparsi di blog. Splinder è un
Blog? E Libero Infostrada, a che
titolo appare in questa classifica?
E Dada?
Diverso il caso dei Macchianera
Blog Awards 2006, punto di
riferimento di una buona fetta
della blogosfera italica, piaccia o
meno: qui si parla di blog in sen-
so stretto, e la cosa è abbastanza
evidente. Ecco i risultati della
premiazione. E’ lecito aspettarsi
che i voti, in questo caso, siano
stati espressi da blogger, o co-
munque da persone che abbiano
strettamente a che fare con i
blog. E comunque, il risultato
più evidente non cambia: domi-
na incontrastato Beppe Grillo.
Miglior blog: Beppe Grillo
Blogger dell’anno: Beppe Grillo
Miglior vip blog: Beppe Grillo
Miglior blog di opinione: Beppe
Grillo
Per i risultati vi rimandiamio a
Macchianera, per i commenti
invece ci rimane un po’ di spazio
e voglia per lanciare un sassolino
nella realtà stagnante dei blog
italici (tralasciando le naturali
polemiche, i dubbi su poteziali
“brogli” - come se poi avesse
senso imbrogliare per quello che
è poco più di un gioco - e altre
amenità del genere, da piccolo
giardinetto di provincia).
Dico stagnante perché - fateci
caso - anche nel mondo dei blog
abbiamo bisogno del capopo-
polo, di colui che, essendo già
noto nella realtà altra, quella
fenomenica, si appassiona allo
strumento-blog, ne fa sue le
caratteristiche, lo utilizza per dar
voce alle proprie istanze e viene,
imprescindibilmente, seguito
dalla grande massa.
E’ che quello di Beppe Gril-
lo non è più un blog, ma un
fenomeno, un pulpito, un luogo
di incontro e, nei limiti del
possibile, di confronto. A senso
unico, però.
Magari alcuni ci vedranno una
ventata di novità, ma come inse-
gnano nelle scuole - anche quelle
più miserevoli - la vera notizia è
l’uomo che morde il cane, non il
viceversa. Così, se un vip riesce a
fare un successo di un suo blog,
francamente, chi scrive non ci
vede nulla di speciale.
STATISTICHE E CLASSIFICHE
Statistica e blog
ecco l’idea di Mauro Biani
Permalink n.1 Ottobre 2006 
i sono domande
inutili che è me-
glio non fare mai.
Per dimostrare la
tesi abbiamo fat-
to una piccola inchiesta interna
al nostro network: oltre 50 blog-
ger che hanno in comune una
cosa: la diversità. La playlist che
verrebbe fuori con i dati raccolti
non la consigliamo a nessuno,
sarebbe raramente incongrua.
Per questo la sottoponiamo alla
vostra attenzione.
Da Downloadblog, Christian
Conti, preciso nerd, procede
ordinato con postura indie:
1. RECHENZENTRUM
John Peel Sessions
(li ho scoperti dopo averli cono-
sciuti a Gradara...)
2. RADIOHEAD
Hail to the thief
(era due mesi che non lo ascolta-
vo più...incredibile)
3. THE SMITHS
Strangeways, Here We Come
4. UOKI TOKI
Laze Biose
(anche lui recentemente al POP-
Gradara festival)
5. BLONDE REDHEAD
Misery is a butterfly
(un must... sempre nella mia
playlist)
Antonio Parziale sempre da
Downloadblog, lo abbiamo sor-
preso impreparato. E senza pietà
pubblichiamo questa imbaraz-
DOMANDE
CHE MUSICA
ASCOLTA
BLOGO?di Eugenio Orsi e MissBubs
zante dichiarazione:
Io forse è meglio che mi astenga se
no vi faccio fare brutta figura. in
pratica non ascolto molta musica
e quel poco che ascolto la cerco
perchè è quella degli spot tv che mi
piacciono :P
Sergio X1/9, insospettabile
smanettone di Autoblog, vive
una vita sul computer e una al
conservatorio. Per cui:
Considerando la musica che sento
e suono di solito (due diplomi
decennali al conservatorio, corsi di
perfezionamento, gruppi di musica
medioevale e barocca, riviste di
musica antica, etc. etc. etc.) eviterò
di mettere roba troppo “seria”... :)
Per questo mese, vi consiglio il cd
Magneti di Mario Venuti
Carina come idea...
Francesco Mugnai di Gadgetblog
si affida al computo dei software
musicali alla moda e scomoda la
mitica LastFM che compila al
posto suo la classifica per artista:
1. HARD-Fi
Cash Machine
2. PAROV STELAR
Chambermaid Swing
3. ANOUK
Lost
4. QUEEN
Who Wants to Live Forever
5. NEGRAMARO
Solo3min
Miss Bubs
una donna speculare
Permalink n.1 Ottobre 2006 
6. THE GOSSIP
Your Mangled Heart
7. Tutto l’album “Elephant”
degli White Stripes e l’album
“Secret World” dei Tears for
Fears
Stessa solfa per Darkripper:
LastFM sostiene che gli artisti più
ascoltati dal sottoscritto questo mese
sono:
1. THEY MIGHT BE GIANTS
2. ARCTIC MONKEYS
3. BEN FOLDS
4. AMARI
5. JOHNNY CASH
6. JACK JOHNSON
7. BLONDE REDHEAD
8. LAMB
9. DAVE MATTHEWS BAND
10. KATIE MELUA
Mr.Cape, consapevole, ammette
che la sua top5 è “fuffa”:
1. ELIO E LE STORIE TESE
+ BISIO
Coesì se vi pare - La droga fa male
2. FABRI FIBRA
Tradimento
3. IRON MAIDEN
A matter of life and death
4. DJ PAIN  ROSSINI
Hands up everybody
5. NEFFA
Il mondo nuovo
Matteo di Ossblog sentenzia con
una provocazione dadaista:
L’heavy metal che fa da colonna
sonora ai porno che sto vedendo
ultimamente va bene :-)
@ Antonio Tutto il mio appoggio
morale, io sto ascoltando or ora la
colonna sonora di quella porcheria
di film che è Cellular...ma non
disdegno le musiche da spot... sono
anch’io un uomo triste.
La nostra Manila di Booksblog
ha passato l’estate in compagnia
di una top5 contaminata, addirit-
tura, da un gruppo italiano:
1. VINICIO CAPOSSELA
Tutto il cd Ovunque Proteggi
2. BAUSTELLE
L’estate dell’83
DOMANDE CHE MUSICA ASCOLTA BLOGO?
L’heavy metal che fa da
colonna sonora ai porno che sto
vedendo ultimamente va bene :-)
3. SAMUELE BERSANI
Maciste
4. GENNARO COSIMO PAR-
LATO
Maledetta primavera
5. CAPAREZZA
Torna catalessi
Carla di Cineblog, tradizionale e
cinematrografica:
1. DEPECHE MODE
Singles 86-98
2. VVAA
Soundtrack Kill Bill Vol.1 e 2
3. MYLENE FARMER
C’est une belle journèe
Francesco Fullone di ossblog
esordisce con una playlist che ha
spaventato molti:
1. IRONMAIDEN
A matter of life and death
2. PORNOGRAFFITI
Extreme
3. PEZZI VARI DEI MACHI-
NAE SUPREMACY
4. EDGUY
Superheroes
5. BLACKMORE NIGHT
Village Lanterne
Francesco anche lui aficionado
iTunes, farnetica di singoli e
world music:
In the Heart of The Moon di Ali
Farka Touré  Toumani Diabaté,
Long Time Ago di Johnny Kool
(scovata anche su Doorjam di
Podomatic), Give Thanks di U Roy
e Better Example di Alton Ellis.
Simone di Melablog ovviamente
si affida al generatore automatico
di iTunes:
1. MADONNA
I’m going to tell you a secret
(seguito da altri cd di Madonna,
come Confessions ma non siamo
ripetitivi, c’era il concerto...)
2. TARKAN
Come Closer
(e non chiedermi dove l’ho
pescato)
3. TORI AMOS
Little Earthquakes
(mi salvo con il ripescareggio di
vecchi cd)
4. DARREN HAYES
The Tension and the Spark
(anche questo, non chiedermi dove
l’ho pescato)
Debora da Tvblog dice:
Per quanto riguarda gli album
1. MUSE
Black Holes and Revelations
2. PARADISE LOST
Paradise Lost
3. SAMAEL
Reign of Light
4. VARIE COMPILATIONS
DI ANNI ‘80
I singoli invece
1. NIK KERSHAW
The Riddle
2. MEN AT WORK
Down Under
3. JOURNEY
Don’t Stop Believin
(si scrive proprio così)
4. VISAGE
Fade to Gray
(eh, sono in periodo di revival, non
ci posso fare niente ^_^ )
Gianluca Pezzi da Deluxeblog,
infine, si esprime in maniera
oscura:
Gli stracaxxi del mazzimo rizpetto
per Bettencourt in He Man Wo-
man-Hater..... altrochè.
Altri blogger di Blogo e altre
playlist al prossimo numero.
Permalink n.1 Ottobre 2006 
Ariete
Diashionin, maestro buddista,
scrive: “Non sentire la minima
paura nel cuore”. E’ la paura
di aver paura, caro Ariete, che
rischia di dominare le tue scelte
in questo mese di ottobre, fatto
di transizioni e attesa. A novem-
bre molte cose – fra cui la forma
fisica, che tenderà allo sfavillante
– cambieranno. Fino ad allora
cerca di vincere la tua paura
di aver paura. Esponiti. Vivi.
Un giro sul più popolare blog
italiano, http://www.beppe-
grillo.it, non potrà che insegnarti
qualcosa.
Toro
“Volevo ringraziare punto primo
te, che hai fatto del silenzio un
canto libero”, cita un verso di
una bella canzone di Pier Cor-
tese. Se la gelosia vi attanaglia,
amici e amiche del Toro, provate
a rispettare il vostro partner con
il silenzio, e ritroverete la vostra
e la sua libertà, insieme oppure
lungo strade separate. Dovete
vivere la vita in maniera più
leggera, e il blog http://www.
notadisciplinare.it è l’ideale.
L’OROSCOPO di Malaparte
Gemelli
Sai come si definiscono a Hol-
lywood le persone sposate da tre
anni? Divorziate. E’ una battuta
di David Letterman, cari gemelli-
ni spaesati. Perché iniziare così
il vostro oroscopo? Perché avete
bisogno di ironizzare su tutto:
sull’amore, sulla salute, sulla
vita e sulla vostra stessa esisten-
za. Inutile prendersi tutto sul
serio. L’autunno vi vede in piena
forma e dovete solo assecondare
la vostra voglia di vivere e di
ironizzare. Ecco perché potreste
scegliere come lettura il blog
http://lexiamberson.blogspot.
com/
Cancro
Amici del cancro, questo ottobre
sfavillante che prelude a periodi
ancor più interessanti vi rende
infinitamente superiori al mondo
che vi circonda. Dovete farvene
una ragione, a volte gli altri non
sono fatti per voi e stare da soli
è la miglior compagnia. Non è
grave. Persino Konrad Lorenz di-
ceva, in una delle sue illuminanti
riflessioni sugli animali: Non
ci crederete, ma esistono stati
sociali dove i governanti sono i
più intelligenti. Per esempio tra
i babbuini. Rassegnatevi al fatto
che chi comanda non sia più in-
telligente di voi: un giorno verrà
il vostro turno. Nel frattempo,
fatevi un Coffi Brec.
Leone
Continua l’influsso salvifico di
Saturno, di cui beneficerete fino
alla fine del 2006 e che vi rende
praticamente invulnerabili a qua-
lunque negatività, cari leoncini.
Sempre che sappiate riconoscere
il vostro assoluto stato di grazia.
Imparate, però, a dubitare,
soprattutto in amore perché,
per dirla con Cristicchi e Sergio
Endrigo, il vero amore è quello
che conosce il dubbio.
Dubitare è bene, gustarvi le
vignette di http://maurobiani.
splinder.com è meglio.
Vergine
Se avete evitato di montarvi la
testa in questa calda estate, amici
della Vergine, siete a cavallo, e
questa fine dell’anno sarà tutta
in discesa. In caso contrario è
giunto il momento di correre ai
ripari per non incorrere a breve
nel pessimo influsso di Urano
in quadratura, che vi vuol male.
Certo, avete tutte le armi per far
fronte alle persone che vi voglio-
no male ma un po’ di cinismo
non guasta. Andate a lezione da
http://brullonulla.splinder.
com/
Malaparte
anima e mentore di Tvblog.
it, chiude anche questo
numero di Permalink
guardando sereno le stelle
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Incipit
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Roma - 6 marzo 2016
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16 Pagine - Numero 3
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Permalink 1

  • 1. Numero 1/06 SPLINDER SI RACCONTA AMORE E WORD PROCESSOR BLOGMETRICHE LA STORIA DEI BARBAPAPA’ ARTE: 800ZINE E MIELEMAG LICAONI: KISS ME LORENA Il blog magazine del network Blogo.it
  • 2. Permalink n.1 Ottobre 2006 2 Ottobre 06 SOMMARIO QUESTO NUMERO È STATO PAZIENTEMENTE CUCINATO MANNAIA: eugenio, francesco, alberto, giovanni. TAGLIERE E BILANCIA: zite zipel FORNELLI: i lettori di blogo, carla, fullo, lorenzo, luca, 800zine, mielemag, lorenzo brusattin e luca dello Iacovo, i blogger Blogo. SALE E PEPERONCINO: onano’s, maurobiani, missbubs. CONTROLLAVANO LA COTTURA: tutti gli amici del Pigneto, i climberz, i bolognesi, nero magazine, fluido e graziano, marta. IN VETRINA: una foto regalataci da Joaobambu WWW.BLOGO.IT WWW.PERMALINK.IT 6 KISS ME LORENA: OLTRE L’AUTOPRODUZIONE.Un film, nato, cresciuto, distribuito in rete. E tutto Italiano. 10 FRANCHINO ARTISTA BINARIO. Lui le opere d’arte le lascia creare alle macchine. L’artista oggi crea il software. 11 DBLOG INTERVISTA CON MARLENEKSi parla della sua piattaforma open source per il blogging. Cosa bolle in pentola? 13 TUTTA LA VERITÀ SU SPLINDERUn’intervista con Marco Palombi e Roberto Lo Jacono per scoprire la blogosfera italiana. 19 MASHUP E MAPPE SATELLITARINon è tutto oro quello che luccica da diecimila piedi di altezza. 21 RIVISTE DI DESIGN INDEPENDENTE Quattro tavole esclusive dal quartier genrale di 800zine.org 25 INTERNET IN CINA Un reportage tra la provincia cinese piu’ profonda e viale Padova a Milano. 27 IL TROLL INCONSAPEVOLE Un altro scandaglio negli abissi creati dai commenti su Tvblog.it e Fashionblog.it 28 ULYSSESCome in tutte le storie d’amore degne di questo nome, protagonista è sempre il word processor. 34 BARBAPAPÀA gran richiesta, Tyson Taylor ci racconta la storia dei Barbapapà, immaginifici protagonisti dei nostri pomeriggi anni ‘70. 36 IL BLOG LOGORA CHI NON CE L’HAMalaparte decodifica per voi la grande stagione della blogmetrica italiana. 38 LA PLAYLIST DI BLOGO.IT Avreste mai il coraggio di ascoltare l’aggregato musicale di 50 blogger diversi? 40 L’OROSCOPO DI MALAPARTE
  • 3. Permalink n.1 Ottobre 2006 Ci scrive un lettore di Perma- link: “Gli ho dato un’occhiata veloce e la trovo una ottima idea, il titolo della testata è geniale”. Ma non tutti la pensano così, c’è anche chi ci deride: “Belli i contenuti, dal titolo però avevo inteso che Permalink fosse un volantino informativo sul dor- mire sano”. In effetti non ci dispiacerebbe avere Permaflex come sponsor. Andiamo avanti. Sempre interes- sante la posta di Softblog. Ci scrive Fabio: “Gent.mi gestori Softblog, sono alla ricerca di informazioni relative al mercato dell’oggettisti- ca sadomaso....in particolare di eventuali produttori/distributori di complementi d’arredo. Purtroppo con google non ho risolto granchè.Vi prego di aiutarmi se potete. Grazie. Cordiali saluti.” Una richiesta tutto sommato normale: diffusori d’aroma per coprofili, lucchetti per il telecomando, divani con cinture costrittive, tagliasigari per piccole amputazioni da salotto, etc. etc. Come diceva quel sito? Fan- culo le rose, mandami le spine. Ma non tutti hanno una mente deviata a Softblog: per fortuna c’è ancora chi affronta il re di Internet con sano analfabe- tismo labiale. Ecco un com- mento al post Giochini allo specchio: “Le lo farei inzibillare io su sim- mingioni!!!!” Chiaro no? Amiamo questo tipo di commenti: non serve nem- meno capire l’italiano. Minimo sforzo, massimo godimento. Cambiamo discorso e passia- mo al canoro. Ci scrivono due giovani amiche per sottoporci un problema irrisolto: “Siamo 2 ragazze disperate di 13 e 15 anni, Alessia e Angelica, e il nostro unico, sogno nel cassetto è quello di incontrare Jesse McCart- ney e cantare con lui! L’e-mail x contattarci è belli212@hotmail. com vi preghiamo esaudite il nostro sogno! cordiali saluti Ale e Angel!”. La libertà d’espressione è sacra. Noi la tuteliamo. Ogni mese il meglio del meglio direttamente dalle menti dei nostri lettori alle pagine Permlink. Ci vediamo a novembre: nel frattempo, aiutate Antonio, se le informazioni che cerca le avete voi: “Desidero acquistare l’apparec- chietto per togliere i peli dentro le narici. Gradirei istruzioni per come posso ottenerlo, naturalmete in italiano. Ho provato per via internet, ma scritto tutto in inglese. Grazie” LA POSTA INBOX Con questo primo numero nasce la rubrica della posta, perchè non c’è cosa piu’ importante delle lettere che arrivano in redazione. Trasanda Etnologo della perversione di nicchia, Trasanda ha lasciato Softblog e il porno, per darsi alle gioie del Travel Leisure.
  • 4. Permalink n.1 Ottobre 2006 Accantonando la retorica delle gran- di occasioni, ve lo dico con semplici- tà: siamo contenti di sdoganare il primo numero di Permalink. Noi ci abbiamo messo la fantasia che avevamo, il desiderio di stanare le nuove forme delle cose che si moltipli- cano ai confini di mondi poco noti e la volontà di uscire con una rivista che fosse piacevole e di approfondimento al tempo stesso. Voi ora dateci feedback: diteci ciò che vi piace, ciò che è migliorabile, e ciò che non si fa guardare. Non chiediamo la vostra opinio- ne per una sorta di prammatica di circostanza, ma perché fa parte del modo e dello stile con cui è stata creata ogni cosa all’interno del network di cui anche questa rivista fa parte. Se c’è una cifra che caratterizza Blogo, questa è il portare alle estreme conseguenze quella possibilità dell’ “armia- moci e partiamo” che Internet ha messo a disposizione di tutti coloro che hanno un’idea. Poi si vede. Prima si scrive, si crea, si impagina. Poi, la linea editoriale arriva mentre si è già in corsa. Plasmare materiale digitale permette infatti di malleare le proprie creazioni indefinitamente. Le forme del digitale sono sostanzialmente in- L’invasione degli ultra corpi Eugenio Orsi Anima di Ecoblog, Eugenio lavora ormai a tempo pieno nelle strade di Roma per documentare su 06blog le abitudini alimentari e la piccola criminalità della città eterna. Nel tempo libero dirige Permalink e le torme di psicotici freelance che ci gravitano intorno. EDITORIALE finite e possono mutare ad ogni rinnovata esigenza. Un aspet- to, questo, che ci ha ricordato delle creature mitiche che hanno animato l’infanzia di quasi tutti noi: la famiglia dei Barbapapà. Intervistarli è stato il regalo che abbiamo scelto di fare a voi e a noi per salutare la nascita di Per- malink. Poi c’è tutto un intero magazine da stampare, leggere e sfogliare. Speriamo con gusto. Proposte, suggerimenti e commenti: info@permalink.it
  • 5. Permalink n.1 Ottobre 2006 rendete mouse e dita, e segnatevi questo titolo: Kiss Me Lorena. Perché? Forse perché è il primo film italiano ad episodi distribuito gratuitamen- te in Internet - o perlomeno il primo di cui potrete completare il download senza essere presi per falsi ladri, ma solo per autentici fan. Inoltre, è una produzione italiana. Ancora: avreste potuto reallizzarlo anche da voi, con la giusta dose di autoironia (se foste già registi) o di pazienza (se anco- ra non foste del ramo). Eppure, soprattutto, lo scaricherete per il suo potenziale comico. Kiss Me Lorena nasce dalla mente collettiva dei Licaoni, una sorta di “compagnia” cinematografica che prende vita a Livorno nel 1999. Non solo hanno già lavo- rato in teatro, ed anche dato vita a due lungometraggi (Mandorle e N.A.N.O.), ma il loro Last Blood (2003), pellicola di genere horror-fantastico, ha partecipato a numerosi festival, guadagnandosi diversi premi e riconoscimenti. Kiss Me Lorena è modo inedito di fare cinema, o meglio di distri- buirlo. Parte dal basso e tutto è stato “fatto in casa”, con strumen- ti professionali ma economici. Le tecnologie usate sono alla portata di tutti, e persino i software di montaggio e di elaborazione grafica sono facilmente reperibili in rete. Le sole cose che i Licaoni non hanno potuto comprare, farsi prestare o scaricare sono fantasia, competenza, comicità, un pizzico di goliardia e tanto coraggio. Tipo di software che, di questi tempi, rientrano ormai nel sottogenere del retrogaming. Di che parla il film? E’ un film nel film, o meglio: diversi generi cinematografici in diversi generi cinematografici. Tutto parte dal regista Tony che, dopo anni di oblio, cerca di tornare sulla cresta dell’onda. Accetta la proposta del produttore Harry Kassar e si cimenta con le riprese di Kiss me Lorena, la cui sceneggiatura è (guarda caso!) scritta dalla figlia di Kassar. Tony mette anima e corpo nel progetto e si attornia di vari personaggi: il produttore esecutivo Jeffrey e gli attori Dave, Phil, Dora, Liz e due figure uscite da un reality show, George e Mel. In gran parte dei dialoghi si parla di riprese, sceneggiatura e, ad ogni puntata, vedremo le scene, ottime parodie di generi e sottogeneri. E’ chiaro fin dall’inizio l’amore dei Licaoni per tutto il cinema. Dalla fantascienza al musical, passando per il poliziesco, i film processuali, il genere picaresco e FENOMENI Un film cresciuto e distribuito in rete, tutto italiano. di Carla Cigognini I Licaoni produrre un serial gratuito su Internet senza perdere la testa
  • 6. Permalink n.1 Ottobre 2006 6 di guerra. Le citazioni sono tal- mente ben assortite che saranno la gioia dei cinefili incalliti quanto di chi si avvicina a questo mondo per la prima volta. Per quanto le gag siano di facile comprensione, ed alcune volte poco sottili, non risultano mai gratuite. Ma, del resto, è l’idea ad essere innovativa: un film a puntate, ogni settimana (di solito il venerdì), di cui è possibile scaricare un episodio da gustare sullo schermo del vostro compu- ter, o portare in giro nell’iPod. Il tutto assolutamente gratis, e con tanto di extra, quasi parodia delle interviste, dei backstage di norma inclusi nei soliti dvd. I Licaoni hanno scelto la via della distribuzione del web: via coraggiosa ma, come sostengono nel loro sito, è “una distribuzione anticonvenzionale per un film anticonvenzionale”. Anche perché hanno talmen- te poca paura del giudizio dei lettori-spettatori-fruitori che ogni puntata potrà essere commentata dagli utenti, proprio come in ogni blog che si rispetti. E non poteva mancare anche un forum. Attenzione: il film può avere effetti collaterali. Una volta entrati nella mente di questi ragazzi e nel loro scriteriato progetto si rischia di cadere in una sorta di assuefazione, e di aspettare le puntate con ansia e trepidazione. O addirittura di volerne girare o scrivere di proprie. Posso dirvi la verità? Mi sono in- namorata di questi ragazzi e non ho potuto fare a meno di chiedere loro una piccola intervista. Di- sponibili ed entusiasti me l’hanno concessa. Ho visto le puntate di Kiss Me Lorena e, oltre a morire dal ri- dere, sono rimasta colpita dalla professionalità delle riprese. Che tipo di attrezzature e software avete utilizzato per le telecame- re, il montaggio, la grafica? Abbiamo usato una Canon XL1 presa a noleggio e la nostra vecchia XM1. Per il montaggio il classico ed affidabile Premiere 6.5 e per il ritocco colore e la grafica After Effects 6.5. I ragazzi di Impronte Digitali (che ha curato gli effetti digitali un po’ più par- ticolari) invece dovrebbero aver usato Lightwave Maya e Shake, ma noi non ci capiamo un tubo di questa roba e quindi potremmo anche dire parole senza senso. Ad esempio questa: “Juast’ieri”. Come vi siete divisi i compiti? Avete finito per sanguinare, per le parti, o è stato tutto più spontaneo? In realtà, lavoriamo insieme già da qualche anno. Le nostre brave discussioni sulle mansioni, le abbiamo già avute in passato. Adesso è tutto più o meno defi- nito e lavoriamo insieme come le supercar Gattiger, o come Holly e Benji, o come Cicciolina e Moa- na, o come una qualsiasi squadra fortissima che si rispetti. E gli attori, sono dei professio- nisti? Alba Rohrwacher ha già preso parte a molti films e fiction. Anche Guglielmo Favilla, Maurizio Tesei e Andrea Gam- buzza vivacchiano tra cinema, teatro e comparsate in fiction. Storie di dobloni seguite le sinossi: questo quadro secentesco arriva dalla puntata numero 4 E’ come quando sei un giovinetto irruento e ti presenti per la prima volta al parco per la partitella a calcio con i coetanei.
  • 7. Permalink n.1 Ottobre 2006 Laura Regali, Marco Maggini e Gabriele Buonomo invece si dedicano alla recitazione tra un impegno e l’altro. Alex Lucchesi è un supereroe in incognito. Tutti però sono molto preparati e tra scuole, corsi e stage hanno un background ricco ed eterogeneo. Di attori bravi ce ne sarebbero in giro, è che vengono trattati come bestiame, costretti a recitare battute indegne, maldiretti e con dei ritmi di lavoro da catena di montaggio. Mi parlate delle locations? Tutta roba a due passi da casa nostra, a Livorno. Anzi, a volte addirittura nel nostro giardino. Questo perché siamo infingardi e ci costa fatica fare spostamenti lunghi. Alcune scene sono state girate a Volterra (presso “La Vena di Vino” e “Alab’Arte”) ma noi non c’eravamo: ci siamo affidati a dei nani cinesi nostri collabora- tori. Altri scorci sono il Comune di Livorno, il Fuoricentro e poi... come faceva la domanda, scusi? Se qualcuno fosse interessato a partecipare al film sarebbe ancora in tempo? Be’, diciamo che abbiamo in cantiere un’idea per coinvolgere gli spettatori che ci seguono su internet e tirarli un po’ dentro al film. Aspettate e vedrete... Chi scrive le storie? Per lo più si tratta di scrittura automatica, esperienze extrasenso- riali, brainstorming sotto ipnosi... tutti metodi innovativi che stiamo tentando di brevettare. Le cavie... ehm... i partecipanti agli esperi- menti sono Francesca Detti, Gu- glielmo Favilla e Alessandro Izzo. A volte si fa vedere anche Marco Maggini. Ah, e poi ci sono i trans brasiliani, ma di questo magari parliamo un’altra volta. Vi autoproducete. Quali sono stati i problemi più difficili? A parte pagare i contributi al gorilla, trovare qualcuno che credesse in noi. E a trovare un gorilla che credes- se in voi, siete riusciti? Abbiamo trovato gli interlocutori ideali in Overlook Production, che ci ha assecondato in questo delirio. Il resto è venuto da sé, anche perché siamo ormai al terzo lungo indipendente, con svariati cortometraggi, di cui al- cuni molto ambiziosi, nel mezzo. Diciamo che le osse ce le siamo fatti. Adesso, però, è il momento della ciccia. Qual è stata la parte, finora, più complicata da gestire? Il gorilla. Abbiamo tentato di convincerlo a lasciarci usare il bagno, ma è sempre lì, piazzato, e non ci pensa neanche a spostarsi. A parte questo, il periodo più tri- ste è stato l’anno in cui, una volta finito il film, non siamo riusciti a farlo vedere a nessuno. Tutti ci ridevano in faccia e ci tiravano le pietre. Ma siamo andati in Siberia a correre sulla neve e a sollevare carri di bestiame come Rocky IV. Alla fine abbiamo trionfato. Quante puntate avrà KML? Avete intenzione di seguire tutti i generi o c’è qualche corrente che non digerite? Guarda, le puntate adesso non le abbiamo contate, però la cosa dovrebbe finire verso Natale. I generi toccati sono molti. Ci sono anche i generi dove ci si tocca, nel John Landis: “Kiss Me Lorena? Amazing!” Per lo più si tratta di scrittura automatica, esperienze extrasensoriali, brainstorming sotto ipnosi...
  • 8. Permalink n.1 Ottobre 2006 I PRIMI CINQUE EPISODI 1. Nel primo episodio i Licaoni citano apertamente i B-Movie di fantascienza degli anni ‘50, quelli con gli effetti speciali fabbricati in casa, con i dischi volanti tirati per i fili, con le tutine spaziali di stoffa argentata e tremendamente kitsch. Ma è soprattutto evidente la citazione dei mostri di Ray Harryhausen, maestro artigiano dell’animazione in stop-motion, qui ricordato con il cavallo alato Pegaso e la terribile Medusa dai capelli di serpen- te e dallo sguardo che pietrifica. 2. La seconda puntata prende di mira il genere processuale, non priva di: di delitto passionale, avvocato accusatore, sospettata, vittima, prove, colpi di scena e, ancora una volta, di gorilla. Non si fanno mancare niente questi Licaoni. Sapiente l’utilizzo della fotografia in bianco e nero, e dei primi piani. 3. e 4. Terzo episodio: la guerra entra con prepotenza nella storia di Kiss Me Lorena, e il genere bellico viene parodiato con una scena drammatica da regolamento, se non fosse che qui la stessa morte, e pure in mezzo alle bombe, alla foresta e alla solitudine, ci lascia il tempo non solo di pen- sare, ma anche di farlo sorridendo. La narrazione prosegue e, visto il successo planetario di Jack Sparrow, anche i Licaoni omaggiano il mondo dei pirati nella quarta puntata, intitolata Corsari. Può una donzella resistere a due marinai come questi e ai loro racconti? No, non si può. Interessante l’uso del montaggio. 5. La quinta puntata si intitola Dirty Bruno e cita apertamente il genere poliziesco. Il Callaghan della situazione non ha nulla da invidiare al suo predecessore. Tra analogie e sillogismi, il crimine continua a non voler pagare. senso che c’è ad esempio la parodia di quello porno. Ci sarebbe anche il western, ma forse lo abbiamo ta- gliato. Comunque progressivamente la cosa si sfilaccia e degenera in un turbine di minchiate senza senso. Per quanto riguarda una corrente che proprio non digeriamo, questa è: Dado. Ecco, tutto, ma non chie- deteci mai di fare films su Dado. Come mai avete scelto la rete? Uno potrebbe pensare o che non avete il coraggio di usare mezzi convenzionali, o quello di con- frontarvi con “le grandi case” di distribuzione. Oppure tutti e due, ma quello non è uno a caso, è un grandissimo stronzo che conosco benissimo! Dalle nostre parti si dice che “giochiamo a un altro sport”. Max Pezzali direbbe che, in fondo, lo squadrone siete voi. E’ come quando sei un giovinetto irruento e ti presenti per la prima volta al parco per la partitella a calcio con i coetanei. Chiedi se ti fanno giocare e dopo tre o quattro volte che vieni rifiutato ti accettano. Tu entri e al primo contrasto spezzi la clavicola a un avversario. Tutti ti dicono “stronzo!” e ti cacciano via. Allora tu prendi il tuo pallone e cominci a cercare altra gente come te. Alla fine si forma un gruppo e vi mettete a giocare ad un calcio che, però, ben presto somiglia più al rugby. Vi spaccate ogni cosa, ma vi diver- tite un casino. Così, le ragazzine lasciano quegli altri bambacioni che fanno i fighetti col calcio e formano una squadra di cheerleaders che inneggia alla vostra squadra con salti e spaccate. Ecco, noi siamo un po’ come quei ragazzini: a noi quelli “der cinema” dei circuiti convenzionali ci stanno sul cazzo e ci sembrano delle potti- ne. Semmai ci capitasse di giocare a calcio con loro, spezzeremmo loro ogni osso. Non sarà, forse, che sono gli altri a non avere il coraggio di confrontarsi con noi? A fare i films con due milioni di euro, e Medusa che distribuisce, sono buoni tutti. Provaci tu a fare, con diciottomila euro, un film come KML, e poi ce lo guardiamo... Curiosità personale: vi viene mai da ridere durante le riprese? Mai, anzi ci incazziamo come delle bisce se questo accade. Gli unici autorizzati a farlo, per contratto, sono i due registi. Che però si rompono talmente tanto che spesso si addormentano sul set. D’accordo. Il vostro lavoro sarebbe unico nel suo genere, anche se quel genere esistesse. Ma, alla fine: c’è una morale in tutto questo? Certo, ed è questa (che poi, è anche il senso della vita): la morale del film, nonché senso della vita è... Arghs! Sopraggiunge un medico di corsa. Tasta il polso a i Licaoni e mestamente annuncia: ”Mi spiace... sono morti”. Toh! Avrei voluto chiedere il nume- ro di telefono dei gorilla... peccato. Kiss Me Lorena magari non ve ne siete accorti, ma lo speciale parla proprio di questo film
  • 9. Permalink n.1 Ottobre 2006 Settimana scorsa ho preso alla Mediateca di Mi- lano una copia di Mielemag, free press d’arte torinese arrivato finalmente anche a Milano. Incuriosito, ho chiamato il direttore che mi ha poi lasciato da ripubblicare: un vecchio pezzo del numero 8, anticipazione delle pagine sull’arte generativa dell’ultimo numero (disponibile in pdf). Un vero peccato aver- lo perso in un crash della posta elettronica, a due soli giorni dalla chiusura del primo numero di Permalink. Si parlava, nel pezzo in questione, dell’artista tori- nese Fabio Franchino con cui ho scambiato poi qualche mail cercando di chiarirmi le idee. In effetti, la definizione di Ge- nerative Art può lasciare qualche domanda irrisolta. Lasciato Kinetoh, software speri- mentale, Fabio oggi crea software art con Processing: un esoterico linguaggio di programmazione per artisti. Processing in sostanza è un tipo di Java semplificato, nato al MIT da una costola del progetto Design by Numbers: prima di questi, ogni artista era costretto a progettarsi il proprio software con cui creare opere d’arte digitali. Del suo Kinetoh, Fabio dice: L’opera da parte mia è assolu- tamente il software, mentre le immagini sono di proprietà del software... diciamo che io sono una sorta di zio :) (scherzo) Ma disegnare coi numeri non è roba di tutti i giorni: in 4/5 anni di vita, Processing ancora vive in una comunità piuttosto ristretta di appassionati. Fabio è appena tornato da Graz, culla dell’arte digitale, dove ha partecipato a una delle prime esposizioni di ge- nerative art: Further Processing. A giugno Torino aveva ospitato C.stem, primo evento italiano per i pochi pionieri italiani. Se vi sentite intraprendenti, sap- piate che Processing è open sour- ce e ha una community molto forte per condividere competenze e risorse di ogni tipo, dagli script ai tutorial. Se invece vi sentite piu’ appas- sionati d’arte, Fabio consiglia l’opera omnia di Jared Tarbell o di sfogliare Digimag. I suoi lavori sono sul sito Abusedmedia: qui vedete Flowers (2004), una delle sue immagini in alta definizione, purtroppo piu’ adatta alla stampa che al monitor del computer, dove si perdono i particolari dei microscopici pattern e texture create dal caso. ARTE Mielemage l’arte di Fabio Franchino di Francesco Magnocavallo Francesco Magnocavallo un Antonio Canova del collegamento ipermediale, qui in un testa a testa con un autistico artista digitale alle prese con Gigabyte di immagini belle ma quasi del tutto inutili
  • 10. Permalink n.1 Ottobre 2006 10 OSSblog ha in- tervistao il crea- tore di Dblog, blog engine opensource tutto italiano. Questa piattaforma in pochi anni è stato scaricato più di 50.000 volte, ha utilizzatori famosi come Fabio Volo e ha vinto premi, tra cui l’italian web award del 2005 nella categoria tecnologia e comunicazione, A ben vedere, dBlog racchiude funzion potenti come la gestione delle immagini per photoblog e il sistema di plugin, completo e facilmente espandibile. Ma ve- diamo cosa ha da dirci l’autore... Ciao, presentati al nostro pubblico e presentaci il suo software. Ciao, mi chiamo Daniele, noto in rete come Marlenek, e mi oc- cupo di web da diversi anni. Per curiositàpersonale ho iniziato ad armeggiare con i blog arrivando a pubblicare la prima versione di dBlog CMS Open Source, una piattaforma gratuita e indipen- dente per la creazione di weblog, fotolog e linklog. Anche se sono ufficialmente il papà del progetto bisogna dire che dBlog non ha un solo autore: tante persone hanno contribuito attivamente e nei modi più svariati al successo di questa piattaforma. Fino ad oggi sono state pubblicate 5 versio- ni, l’ultima delle quali ha vinto il Premio Web Italia categoria “Tecnologia e comunicazione” nel dicembre2005, su oltre 7.000 partecipanti. Perchè un altro blog engine? Come si differenzia il tuo da software più blasonati come Wordpress o Textpad? dBlog CMS Open Source è nato più di 3 anni fa, con l’idea di creare un blog dove annotare i miei pensieri e commenti. Il progetto quindi non è partito con l’obiettivo di fare concorren- za ad altre piattaforme (anche se all’epoca erano poche e tutte in inglese!), ma con la volontà di rispondere ad un’esigenza perso- nale prima, e molto diffusa poi: ovvero un software italiano facile da utilizzare e da personalizzare. Le funzionalità sono molto vici- ne a quelle degli altri software, il valore aggiunto sta invece nella community e nel rapporto diretto con/tra la gente; poi sem- bra che il motivo principe per cui si sceglie dBlog sia il Pannello di gestione: completo ed allo stesso tempo estremamente semplice. Insomma, dBlog è... per tutti! :-) Tra l’altro ho recentemente aper- to sul mio blog la sezione dBlog- ger dove raccolgo le esperienze di chi utilizza la piattaforma, vi riporto alcuni commenti con le motivazioni della scelta: “Credo che la genialità di dBlog sia proprio nella plasmabilità della INTERVISTA Marlenek Dblog Rivincita dell’open source italiano di Francesco Fullone Francesco Fullone Appassionato di openw source, sta uploadando le cose importanti della sua vita reale negli archivi di OSSblog e Downloadblog. Lui dice che è un backup...
  • 11. Permalink n.1 Ottobre 2006 11 struttura e nella sua funzione, per certi versi, educativa ed aggregan- te.” Artefatti.it “La scelta della piattaforma per il blog non è stata semplice! Ci avessero subito detto dell’esistenza di dBlog! :-) Dopo alcune prove (quanto tempo...) abbiamo repu- tato dBlog la miglior piattaforma open source in ASP. Inoltre era anche in italiano!” Khalla.it “Tecnicamente la scelta per dBlog, tra i sistemi disponibili, è dovuta, oltre il multi-autore e la facilità d’uso, principalmente al codice sor- gente ben strutturato, commentato e facilmente modificabile.” SpinningOnLine.it Come mai ASP e non il clas- sico PHP? O anche un altro linguaggio OSS come Python o Ruby? Ricevo spesso mail che mi fanno la stessa domanda, reputando dBlog una soluzione interessante ma, dicono, non in linea con una certa ideologia. Sinceramente non ne faccio una questione di religione: ho scelto ASP perché è la tecnologia che conosco meglio. Esistono pochis- simi progetti Open Source che sfruttano le tecnologie Microsoft ma direi che c’è ampio spazio di movimento. E’ chiaro che la naturale evoluzione di dBlog sarà in futuro il porting su .NET. Leggendo un newsgroup ho tro- vato una bellissima firma che ora gira tra le citazioni del mio blog, si tratta di una frase ironica che si sposa bene con la filosofia di cui sopra e fa grossomodo così: “Nessun cliente vuole un trapano battente a 5 velocità con mandri- no a cremagliera e fruste di mi- scelazione. Quello che il cliente vuole è un buco nel muro”. Trovo sia geniale! :-) Quanti utenti hai, registrati? Hai al tuo attivo “blogstar”? Per scaricare ed utilizzare la piat- taforma non è richiesta alcuna registrazione e quindi non avrebbe senso parlare di regi- strati, ma posso dirti che ci sono stati ben 50.000 download di cui 20.000 negli ultimi quat- tro mesi; il modo migliore per avere qualche numero è utilizzare Google. Rimanendo sui numeri ci sono circa 6.700 messaggi nel forum e circa 600 persone attive che hanno prodotto oltre 20 template ed altrettanti plug-in nel Laboratorio. Sul discorso delle blogstar punto a Personalità Confusa ;-) intanto mi “consolo” con Denis Remondini ovvero l’autore dell’estensione PDF Download di FireFox (15° tra le più scaricate in assoluto), diversi blog di partiti politici tra cui uno che addirittura usa dBlog come piattaforma per il sito ufficiale, il regista e lo staff del prossimo film con Fabio Volo, 1 su 2, e di un cortometraggio con alcuni personaggi della TV (Camila Raznovich, Silvano di Camera Cafè, Kris and Kris), diverse agenzie di marketing, Samuele Silva il fotografo dei blogger, Otimaster che ho visto essere 19° nella classifica di BlogItalia, sezioni locali di pompieri e forze dell’ordine, associazioni, qualche giornalista e così via... insomma non posso che sentirmi lusingato. Pensi di offrire in futuro servizi di hosting di blog come Word- press.com? E’ un suggerimento che mi hanno dato in molti e penso sia un’opportunità interessante, ma vorrei (trovare e) appoggiarmi ad un partner valido che si occupi di hosting a livello professionale. Che novità vedremo in futuro? In manuale della piattaforma, diversi plug-in sviluppati dalla Community e una nuova versio- ne per l’inizio dell’anno. Infine, grazie al contributo di 25 blogger, sto completando la fase di testing di un nuovo servizio che... beh, questo lo scoprirete presto! ;-) INTERVISTA MARLENEK DBLOG I PLUGIN PIU’ SCARICATI Ecco alcuni dei plugin, nel forum e sul blog di Marlene c’è altro codice che farà parte delle future release, ad esempio: voti ai post, le classifiche, tag clouds, mod rewrite per gli url, etc. Flickr: le foto sul blog Plug-in che permette di caricare in automatico sul blog le tue foto di Flickr, anche tramite tag. VisuBox 1.0 Per l’integrazione della chat in formato Flash su dBlog. RSS News Ticker Per mostrare un riquadro con le news (o post) che scorrono prelevati da feed esterni. Moderazione commenti Plugin che permette la moderazione preventiva o successiva dei commenti nei post. Antispam (Captcha) Plugin antispam che impedisce ai bot automatici di riempire i commenti con link e pubblicit‡. Co.Comments Plugin che permette di archiviare, organizzare e tracciare i commenti inviati ai blog. Social Bookmarks Inserisce, in fondo ad ogni post, 16 icone con i relativi link a servizi di social bookmark. Google SiteMap Generator Genera il file “Sitemap” da sottoporre a Google per il relativo servizio. Gravatar nei commenti Permette di fornire agli utenti (registrati) di Gravatar.com la loro immagine quando postano nei commenti del blog. Backup automatico Permette all’admin del blog di ricevere, in automatico ogni X giorni, tre mail con allegato: i database, gli articoli e le impostazioni.
  • 12. Permalink n.1 Ottobre 2006 12 MARCO PALOMBI E ROBERTO LO JACONO di Alberto Puliafito
  • 13. Permalink n.1 Ottobre 2006 1 ominciamo questa chat intervista con un po’ web-archeo- logia e torniamo indietro nel tempo. Come nasce Splinder? MARCO - Ai tempi ci rende- vamo conto che la Internet che conoscevamo era uno strumento one-way-web dove sostanzial- mente le persone non avevamo modo di rappresentarsi e di entrare in relazione più di tanto. Nel 2001 abbiamo creato Tipic Inc con l’obbiettivo di creare sistemi di Instant Messaging per- ché ritenevamo fossero strumenti che permettessero di sviluppare meglio contatti e relazioni. Quello che mancava era una rap- presentazione della persona che andasse al di là un nick e/o di un avatar. Nel Novembre 2002 mettemmo quindi on line una prima versione della piattaforma di blog Splinder. Con i blog la gente cominciava a descriversi, a descrivere il proprio quotidiano, le proprie esperienze, etc. La cosa bella dell’approc- cio blog era la bidirezionalità della comunicazione: io dico e voi commentate. Unire Instant Messagging e blog fu poi un passaggio immediato; la combi- nazione dei due strumenti creò subito terreno fertile per andare nella direzione della community, quella community che oggi è il reale valore di una piattaforma di blog come Splinder. Molto interessante e persino semplice sulla carta, ma come è stato, effettivamente, l’inizio con Splinder? M. - Logicamente nulla è stato facile o banale. Splinder e’ un progetto nato in modalita’ boot- strap, cioe’ senza nessun aiuto finanziario, con il solo lavoro del- le persone che hanno partecipato a quest’avventura. Agli inizi era veramente difficile spiegare ai no- stri amici che cosa stavamo com- binando; alcuni facevano finta di capire, e se qualcuno capiva la prima domanda era: “Ma come fate i soldi?”. La verita’ e’ che i soldi, pochi, li abbiamo fatti con un server di Instant Messaging (TIMP, basato su Jabber) che abbiamo sviluppato e venduto a grandi societa’ negli Stati Uniti, in Europa e anche in Asia. Tutti i soldi che riuscivamo a fattura- re, li investivamo in Splinder e Motime, con la certezza, o forse la speranza, di riuscire a costruire una community di tipo nuovo. Immagino che questo tipo di approccio abbia causato non pochi problemi al progetto. Penso, per esempio, a problemi di gestione dell’utenza, disser- vizi, problematiche che sono all’ordine del giorno quando non ci sono supporti finanziari a monte. M. - Effettivamente Ci sono stati periodi durante i quali fatica- vamo a stare dietro alla crescita della community, periodi di dis- servizi che hanno frustrato alcuni utenti, ma nel complesso la capa- cita’ di aggregazione di Splinder e la completezza degli strumenti hanno fatto si che la community crescesse sempre di piu’. E la community è cresciuta con voi… Sì, in questi anni sono successe parecchie cose. Il Team di Splin- der è cresciuto di dimensione e professionalità; ci sono state notti insonni, tanta fatica ma la fiducia in questo progetto ci ha unito e rinforzato. Devo dire che abbiamo spesso trovato anche il tempo per divertirci e per non prenderci troppo sul serio (vedi ad esempio la foto della sede di Tipic Inc. a New York) .... fatto che ci ha permesso di superare i momenti più scuri. Una curiosità che sarà venuta in mente a molti: che cosa signi- fica “Splinder”? M. - Splinder nasce dalla ricerca di una parola breve e facile da ri- cordare che trasmettesse freschez- za e immediatezza (.... alcuni dicono che fa ricordare il nome di un detersivo). È una parola inventata, non esiste nulla del ge- MARCO PALOMBI E ROBERTO LO JACONO Marco Palombi Venduto Splinder a RCS, si vocifera che voglia comperare la statua del Canova dedicata a Paolina Borghese. Sarà vero? Splinder nasce dalla ricerca di una parola breve e facile da ricordare che trasmettesse freschezza e immediatezza.
  • 14. Permalink n.1 Ottobre 2006 1 nere in inglese e, soprattutto, era un dominio libero !! Nell’ottobre 2000, Splinder era solo Splinder. it e Splinder.com, e cioè una vaga idea da riempire. Oggi ci colpisce molto che Splinder sia diventato un brand riconosciuto da molti su Internet e fuori da Internet, e che ora, come tutte le cose della vita che raggiungono la maturita’, comin- ci a camminare da solo. Che Splinder sia diventato un brand e che il progetto abbia avuto successo è, oggi, fuori discussione: quali sono stati, se- condo te, i punti di forza della vostra creatura? M. - Un punto centrale di Splinder è, ed è sempre stata la tecnologia. Abbiamo sem- pre creduto nella componente tecnologica, siamo stati anticipa- tivi prendendoci talora i nostri bei rischi. Abbiamo poi sempre fatto piccoli passi coinvolgendo gli utenti nella definizione delle nuove funzionalità, per il testing, per la gestione dell’Help Desk (gli utenti “più evoluti” rispondo loro stessi alle domande degli altri utenti). Anche il business model di Splinder è verificato e condiviso con gli utenti; quando abbiamo ad esempio deciso di introdurre l’advertising on line abbiamo aperto una sede di discussione open per capire quale era il giu- sto compromesso tra pubblicità e servizi free of charge. Devo poi dire, sinceramente, che il Team Splinder non è proprio male !! Credo che la domanda che segue sia appannaggio di Roberto, visto che parliamo di numeri. I numeri che hanno sempre un certo fascino, su chi scrive e chi legge. Ci puoi descrivere Splin- der usando i numeri? ROBERTO - abbiamo a Giugno superato il traguardo dei 200.000 blog aperti su Splinder e oggi siamo a quota 220.000. Splinder ha circa 320.0000 utenti registrati, quasi 5 milioni di visitatori unici/mese e circa 35 milioni di pagine viste/mese. Sono numeri che ci sorprendono sempre un po’; siamo tra i siti più consultanti in Italia. E poi ogni giorno ci sono centinaia di foto, audio, video, migliaia di post e commenti; nei peak time sfioriamo i 2.000 utenti on line contemporaneamente. Tutto questo senza investire un euro in promozione o advertising (i budget li deviamo sull’infra- struttura tecnologica). Penso che riuscire a raggiungere questi risultati senza investimenti sia proprio il segnale che si stan- no delineando regole diverse nella relazione con utenti/clienti. Anche questo è il valore di una Community. Quali differenze notate fra l’esperienza italiana e quella estera? R. - Non possiamo negare che per tutto quello che riguarda il mondo Internet, l’Italia è un follower di Stati Uniti e di alcuni paesi Europei, situazione che ritroviamo, puntualmente, anche nel mondo blog. Negli Stati Uniti il fenomeno è esploso da tempo; un esempio per tutti è stata la discesa in campo di News Corp nel 2005 con l’acquisto della piattaforma MySpace che oggi, a detta dello stesso Murdoch, si trova al centro dello sviluppo del business del Gruppo. In Europa paesi come la Gran Bretagna seguono l’on- da degli Stati Uniti mentre la Francia si sta affermando come un’area di spicco in Europa con milioni di blog aperti. Splinder in Italia, seppur con numeri diversi, ha una posizione di lea- dership nel mercato nazionale. Esiste poi il discorso legato alla valorizzazione economica della pubblicità on line che, senza ad- dentrarci troppo in dettagli, vede numeri molto diversi tra Italia e, ad esempio, Stati Uniti; anche da questo punto di vista proba- bilmente siamo un po’ follower e il rinnovato entusiasmo che percepiamo nel mercato anglo- sassone forse pian piano arriverà anche dalle nostre parti. Splinder è presente anche nel mercato U.K. che hai appena citato, vero? R. - Siamo presenti nel mercato anglosassone con Motime, che non è niente altro che Splinder in lingua inglese. I numeri sono molto diversi da Splinder e nulla in confronto ai i colossi US, ma Motime riesce comunque MARCO PALOMBI E ROBERTO LO JACONO Roberto Lo Jacono Marketing Manager dell’azienda, ci incute un certo timore: non ce la sentiamo di scrivere su di lui, ora che è un uomo potente
  • 15. Permalink n.1 Ottobre 2006 1 a essere una community molto unita e variegata. Gli utenti sono classi universitarie, docenti, professionisti, mamme, artisti, etc e vengono da tutte le parti del mondo (anche Antartica !!) e sono sicuramente fidelizzati anche grazie ad Howard, US guy del team Splinder, che si occupa, tra le varie cose, dell’animazione della Community di Motime. Stiamo crescendo molto in ter- mini percentuali; ci aspettiamo buoni ottimi risultati. Diciamo che un lettore di Permalink dovrebbe essere abbastanza avvezzo al mondo dei blog. Ma se doveste spiegare a qualcuno che non ne sa molto cos’è un blog, cos’è Splinder, cosa direste? R. - un blog è uno spazio in In- ternet che può essere riempito a piacimento, in maniera semplice e user friendly. Uno posto dove si può dar spazio alla propria individualità senza filtri editoriali e/o censure di sorta. Splinder non è niente altro che una piattaforma che ospita blogs e cioè l’insieme di un software per la gestione del blog e di un posto fisico dove i blogs possono risiedere. Potremmo anche dirla in questo modo: vuoi costruirti un tuo libro personale ? bene, Splinder ti mette a disposizione un ampio quaderno bianco ma ti da anche le matite per scrivere, la colla per attaccare le foto, le copertine colorate, etc; sta poi a te sapere come comporre il tutto. In effetti ci chiedono spesso di raccontare meglio cosa siano i blogs e cosa sia Splinder; abbia- mo scritto allora “Blog al 100 per cento. Il tuo sito personale online in 5 minuti” (Marco Palombi, Paolo Murgia e Roberto Lo Jacono, edito da RGB Media), una sorta di manuale per coloro che non ne sanno di blog e sono interessati a capirne qualcosa di più; sicuramente ci sono risposte più dettagliate. Il blog è una moda, un feno- meno trendy, qualcosa di cui parlare. Ma secondo te, perché oggi in Italia qualcuno dovreb- be aprirsi un blog? R. - beh, per dire delle cose alla gente; cose diverse (diverse tipologie di contenuti), dette in maniera diversa (diversa modalità di comunicazione come audio, video, photo, etc). I blog sono nati, o meglio, si sono principalmente sviluppati come blog personali e cioè un luogo dove l’autore parlava delle proprie esperienze di ogni gior- no, racconti, disagi e proteste, etc e dove i lettori davano il loro contributo con i commenti, innescando spesso interessanti e lunghe discussioni. Oggi i blog personali sono an- cora la categoria più diffusa ma c’è ben altro. C’è informazione, attualità, politica, musica, video, didattica, blog aziendali, blog di istituzioni, eventi, etc. Il blog è uno strumento che propone contenuti che vengono commentati, integrati, discussi e proposti in Internet. Tutto questo sta abilitando quello che si definisce “user genera- ted content model” e cioè un modello in cui i contenuti sono generati dagli utenti (cioè dal basso) che si contrappone sempre più al tradizionale modello che propone contenuti elaborati da redazione giornalistiche e/o da major dell’entertainement (cioè... dall’alto). Proprio in questo scenario si parla allora di piatta- forme di blog come di possibili New Media Companies. Insomma, aprire un blog è, in un certo senso, un’esperienza di vita, no? E voi avete fatto qual- cosa per testimoniare questa esperienza. Mi riferisco a “Vita da Blogger”. Ce ne parli? R. - Il team di Splinder cerca sempre momenti di contatto con i blogger per raccogliere esigenze, aspettative, critiche, suggeri- menti, etc. Ci è spesso capitato di partecipare a micro-eventi (“aziendalese” per definire una MARCO PALOMBI E ROBERTO LO JACONO Splinder cerca sempre momenti di contatto con i blogger per raccogliere esigenze, aspettative, critiche e suggerimenti. Alberto Puliafito intervistatore eccezionale, è ormai noto in tutta Blogo per i ritardi epici nei tempi di consegna, sempre motivati con inappuntabili esigenze di lavoro
  • 16. Permalink n.1 Ottobre 2006 16 birra ad un pub) organizzati da blogger dove abbiamo ascoltato le loro storie, le loro avventure, i loro commenti. Avevamo la sensazione che fosse un impor- tante fenomeno sociale, ma sen- tire i racconti direttamente dai protagonisti ha sinceramente un po’ sorpreso anche noi. Non ave- vamo idea di quanto il fenomeno potesse tradursi in una preziosa macchina per il cambiamento; non potevamo sicuramente pen- sare che dietro all’asettica server farm di Splinder ci fossero tanti casi di persone alle quali il blog aveva cambiato la vita. Bene, dopo questi stimoli abbia- mo quindi deciso di lanciare Vita da Blogger proprio con l’obbiet- tivo di capire meglio il fenomeno nel suo complesso e cogliere l’im- patto sulla vita di tutti i giorni l’aver aperto un blog. E cosa avete scoperto? Voglio dire, avere un blog ti cambia veramente la vita? R. - Difficili classificare i diversi impatti che un blog può avere nella vita di una persona; ci sono casi di persone che hanno cambiato lavoro, che hanno fatto diventare il proprio hobby la nuova professione, persone che si sono dichiarate disoccupate e che la Community ha poi aiutato dando loro un opportunità pro- fessionale. Ci sono amori che si sono dichiarati, relazioni vissute, convivenze decise, famiglie nate. Ci sono amicizie, conoscenze, at- tività e divertimenti fatti insieme, reti di relazioni diventate signi- ficative e durature nel tempo. Ci sono persone che sono diventate famose, che hanno scritto libri, che hanno proposto la propria musica, che hanno messo in ve- trina la propria arte. Persone che tramite il blog finalmente hanno avuto il coraggio di guardarsi dentro per poi raccontarsi agli altri; una sorta di utilizzo tera- peutico della scrittura. Ci sono persone che hanno finalmente trovato la propria direzione nel sociale e vivono la quotidianità per gli altri. Persone che hanno finalmente trovato un luogo dove superare i filtri editoriali della stampa e dove poter vivere realmente la li- bertà di espressione. Ci sono casi in cui si mantiene vivo il ricordo di una persona scomparsa tenen- do appunto viva la traccia dei suoi scritti e dei suoi commenti: una vita che continua a vivere. Certo, ci sono anche tante frega- ture; ne più ne me di quelle che quotidianamente viviamo nella vita reale. Il blog non possono proporre altro che uno spaccato della nostra società. …e così il virtuale diventa reale? R. - Beh, in un certo senso si. Una community di Blog come Splinder non è niente altro che un “moltiplicate” di opportunità che normalmente si hanno per entrare in contatto con persone. Se vai ad una festa, ad una cena, etc riesci a conoscere 4/5/10 per- sone, che spesso non hanno nulla a che fare con te, con le quali hai scambiato due chiacchiere e poi MARCO PALOMBI E ROBERTO LO JACONO GLI ELEMENTI DEL BLOG Bidirezionalità l’autore del blog parla (scrive un post, pubblica una foto, un audio, etc) e altri rispondono (inseriscono commenti al post). Cronologia un blog mantiene l’archivio storico di tutto quello che viene pubblicato e propone contenuti in ordine cronologico. Facilità un Blog è facile da usare, non necessita di competenze tecniche particolari ed è veloce da aggiornare. Personale e pubblico il blog e personale nel senso che l’autore lo gestisce come vuole. Pubblico nel senso che lo possono leggere tutti (... se non viene logicamente reso privato). Libero nel Blog si può scrivere e dire ciò che si vuole, non esistono filtri che ti autorizzino o meno a pubblicare qualcosa; uniche limitazioni sono quelle della buona educazione e del rispetto delle condizioni di utilizzo (Terms of Services) che ogni piattaforma propone ai propri utenti. Spazio e tempo un blog non ha vincoli geografici e temporali e può essere aggiornato dall’autore o da chi commenta quando si vuole e da dove si vuole. Uguaglianza e democrazia Tutti possono parlare dallo stesso palcoscenico; chi poi si afferma è chi è in grado di proporre contenuti interessanti, creare un senso di appartenenza, aggregare le persone intorno ad interessi comuni, etc. Il blog subisce una sorta di “selezione naturale” che porterà le persone a visitarlo o a snobbarlo. Splinder secondo Google CERCANDO SPLINDER • Gossipp@ndo • www.splinder.com/ myblog/latest • personalitaconfusa • Splinder Journal • Tittyna • Super Splinder • Très chic? Très Lord! • sonouncoglione • [ zop blog ] • OfflagaDiscoPax ALLINURL:SPLINDER • Vita da blogger • Gossipp@ndo • compagni di strada e di viaggio • Bloghdad • sonouncoglione • OfflagaDiscoPax • Kelebek • Non eri Einstein • Trade Watch • personalitaconfusa
  • 17. Permalink n.1 Ottobre 2006 1 stop. All’interno di una communi- ty come Splinder non hai più 10 opportunità di entrare in contatto, ma 100, 1.000, 10.000 opportunità; è una sorta di palcoscenico sul quale sali e puoi dire quello che vuoi alla platea che ti ascolta; qualcuno è più interessato, qualcuno è più inte- ressante, qualcuno non gradisce e si allontana. Purtroppo abbiamo perso questa dimensione relazionale nella vita di tutti i giorni e i luoghi depu- tati tradizionalmente a conoscere persone come locali, eventi, discoteche, palestre, la via prin- cipale del paese, etc diventano solo spazi per sfilare e trincerarci dietro le apparenze. Una luogo virtuale invece, mitiga e talora annulla le barriere socio-cultu- rali, quelle anagrafiche, quelle geografiche e quelle temporali e scopriamo che alla fine le persone sono migliori di quanto sembrino, meno finte, più di- sponibili e bisognose di contatto e/o di confronto, proprio come noi. C’è un clima più aperto e disponibile; il nostro blog sta già filtrando i possibili incontri ed è quindi più facile fare il primo passo ed entrare in contatto con una persona. Spesso basta il sorriso di un smile ;-) in Instant Messaging, si comincia a chattare e a conoscersi. E da qui partono poi relazioni sociali, sentimentali, professionali, etc. Spesso la blogosfera viene para- gonata ad una grande città con quartieri e condomini collegati da strade dove gli abitanti (i blogger) fanno visite ad altri blogger o ringraziano delle visite ricevute alla propria casa (appun- to il blog). E’ proprio curioso l’utilizzo del termine “visita” da parte degli stessi blogger: quando si lascia un commento spesso si viene ringraziati della visita, proprio come se qualcuno fosse venuto a trovarvi a casa, appunto a farvi una visita; non a caso in Splinder il simbolo della home- page di un blogger (appunto il blog) è proprio una casa. Ma allora se la blogosfera è una città, Splinder è un forse un grande condominio ? Virtuale che si intreccia con reale e vice versa; ormai è d’uso quoti- diano essere sia qui che lì. Un po’ come stiamo facendo noi in questa chat, che mi sembra sia giunta al termine con una domanda d’obbligo. Per en- trambi. Dove andrà Splinder? Quali sono i vostri progetti per il futuro? R. - beh, come abbiamo già detto il mercato dei media sta cam- biando velocemente; Internet sta diventando sempre piu’ perva- siva, gli utenti sono produttori di contenuti e lettori di blog e interagiscono tra loro scambian- dosi contenuti tramite “social networking”. I media tradizionali iniziano a perdere terreno: in Inghilterra, ad esempio, il tempo di permanenza su Internet ha superato il tempo di permanenza alla televisione; nei paesi piu’ avanzati le vendite di quotidiani e riviste stan- no continuando a diminuire; giornali come il New York Time hanno piu’ lettori online che lettori fisici; in Inghilterra la rac- colta pubblicitaria su Internet ha superato la tabellare e la radio. I blog e il social networking, gia’ oggi, catturano l’attenzione degli utenti sottraendola ai media tra- dizionali. I blog, in particolare, stanno diventando fonte di infor- mazione oltre che di comunica- zione ed intrattenimento. Questa la nostra direzione. M. - …proprio così: il futuro di Splinder è quello di andare nella direzione della Media Com- pany, di valorizzare il contenuto generati dagli utenti e di trovare nuove modalità per proporlo. Questo logicamente crescendo con la community e rendendo più efficace il social network. Mi rendo conto sia una bella sfida ma lo è stata anche arrivare fino a dove siamo arrivati oggi. MARCO PALOMBI E ROBERTO LO JACONO Virtuale che si intreccia con reale e vice versa; ormai è d’uso quotidiano essere sia qui che lì.
  • 18. Permalink n.1 Ottobre 2006 1 Mi è sempre piaciuto sfoglia- re gli atlanti. Il primo che mi regalarono diven- tò, nel corso degli anni, il testo più consumato della modesta biblioteca di casa. Le mappe, specie quelle politiche (in quelle fisiche non si capiva mai dove finisse un posto e ne iniziasse un altro) hanno sempre stimolato la mia curiosità. Vent’anni più tardi, zoomare sul tetto di casa e sbirciare nei parag- gi con l’interface Google Maps assicura emozioni direttamente comparabili, se non superiori. Vedere da distanza satellitare la propria auto parcheggiata in giardino desta lo stupore di chiunque, anche di chi Internet lo conosce solo grazie alla televi- sione (i miei, ad esempio). Se è vero che le ore di lavoro passate a navigare in rete fanno calare di qualche decimale il prodotto interno lordo, quelle perse a trascinare con il mouse le mappe satellitare alla ricerca dell’abi- tazione di amici e parenti, del liceo o della locale piazza, fanno certamente la loro parte. E ancora non abbiamo mes- so nel conto i maps mashup. Letteralmente “mappe mesco- late”, ovvero applicazioni - cito da Wikipedia - che fondono contenuti tratti da fonti diverse (in questo caso Google maps e qualcos’altro) per fornire un ser- vizio informativo completamente nuovo ed originale. Si tratta, in buona sostanza, di far interagire basi-dati pubbliche o comunque di libero utilizzo, con le coor- dinate di immagini satellitari digitalizzate. Create sfruttando le infinite opportunità di sviluppo messe a disposizione dai Google API, i maps mashup aprono nuovi orizzonti tutti - come dire? - da esplorare. Basti dare un’occhiata a google- mapsmania.blogspot.com, che li presenta ordinatamente quasi tut- ti, per farsi un’idea del fenomeno. Prendiamone uno a caso, l’ultimo apparso in ordine cronologico e neppure tanto interessante: Trulia Real Estate mashup, motore di ricerca immobiliare che situa le proprietà in vendita direttamente sulle mappe di Google, combi- nandole con dati locali su scuole e criminalità (sì, negli Stati Uniti le statistiche sono attendibili), prezzi tendenziali e trend nelle vendite, marcando le zone dove le compravendite sono più fre- quenti con colori più intensi. Il secondo della lista, “Mapping the 20 most corrupted politi- cians”, mostra la provenienza geografica dei 20 membri del Congresso degli Stati Uniti più corrotti per circoscrizione elettorale. Cliccando sulla mappa vengono dettagliati l’episodio di corruzione cui si fa riferimento nonché nome, cognome e foto del malfattore. Un mashup interessante e decisamente espor- tabile. Proseguendo lungo la lista delle new entries troviamo Zeemaps, finito immediatamente tra i miei bookmarks. Zeemaps dà la pos- sibilità a chiunque di realizzare il proprio mashup, semplicemente importando i markers da una GEOGRAFIA Lorenzo Brusattin analista di mercato di Mestre e catalano d’adozione, ruba senza permesso le battute di Woody Allen per metterle sul suo profilo Skype. Questa la più recente: “I was thrown out of college for cheating on the metaphysics exam; I looked into the soul of the boy sitting next to me.” di Lorenzo Brusattin MESCOLARE LE MAPPE
  • 19. Permalink n.1 Ottobre 2006 1 lista, così come di condividerlo con gruppi di amici, che possono interagire su mappe riservate con accesso dedicato. Tra i mashup europei Tagzania, creato da dei giovani baschi e localizzato da me nella versione italiana, ci offre l’opportunità di taggare punti geografici di riferimento come quartieri, vie, condomini, strade, posti o intere città, e condividerli con altri Tagzaniani. Ma poiché ormai tutto ciò che fa tendenza in rete dev’essere rigorosamente Web 2.0, anche le mappe hanno il loro user generated content: con siti come Wikimapia, che, un po’ atlante e un po’ guida turistica, è una spe- cie di mappa del pianeta alla cui realizzazione tutti possono con- tribuire, tutti possono diventare geografi amateur. Trascinando il mouse sulla mappa è possibile selezionare porzioni di mappa, etichettarle e commentarle. Ed in piena libertà, visto che qualche buontempone ha etichettato la sede RAI di Viale Mazzini a Roma con la lista dei dipendenti in odore di raccomandazione. Le possibilità d’impiego dei mashup si moltiplicano gior- nalmente. Dal marketing alla pubblicità, dall’educazione ai servizi pubblici. Home Box Office (HBO), casa produttrice di popolarissime serie televisive quali “Sex and the City” e “Six Feet Under”, ha messo a dispo- sizione degli utenti della rete un mashup su “The Sopranos”. Cliccando sui luoghi delle scene più famose partono le rispettive clip direttamente dalle strade di New York e del New Jersey, in cui la serie è stata girata. In alcune scuole del Regno Unito Google Maps ed il rivale Yahoo! Maps sono parte inte- grante delle ore di geografia, in un ammirevole sforzo per renderla più digeribile. Dalle nostre parti invece, Luca Mori, un programmatore con piglio investigativo, ha scoperto i resti di una villa romana nei pressi di casa, semplicemente scrutando le mappe di Google Earth. I tempi in cui Michel Foucalt so- steneva che le mappe, con i loro confini e toponimici, sono uno strumento del potere costituito sembrano decisamente lontani. E anche chi ci credeva allora non può che ricredersi osservando la libertà con cui chiunque può riscriverle, farle proprie, oppure stravolgerle. Ma siccome le disuguaglianze sono dure a morire, anche in Google Maps ci sono cittadini di serie B. Chi risiede in zone prive di immagini satellitari ad alta risoluzione non prova grande soddisfazione nel trovare una foto sfocata del proprio quartiere, senza che vi si possa distinguere alcun dettaglio. Né deve risulta- re gradito ad un villeggiante di Porto Santa Margherita, nell’alto Adriatico, scoprire che al di qua del fiume Livenza tutto diventa un grigio “immagine non dispo- nibile”. Non resta che attendere uno dei prossimi aggiornamenti dell’ar- chivio fotografico e sperare che sia quello buono. Nel frattempo, ci si può sempre dilettare con la dietrologia e magari scoprire che in realtà è tutto finto... GEOGRAFIA MESCOLARE LE MAPPE Tagzania Lorenzo ha localizzato per l’Italia Tagzania, servizio web per la geolocalizzazione sociale di immagini della Terra.
  • 24. Permalink n.1 Ottobre 2006 2 li operai e le ruspe hanno trasformato lo Yunnan, una delle cinque pro- vince più povere della Cina, in un cantiere a cielo aperto: i lavori proseguono anche di notte sotto la luce di potenti riflettori. C’è fretta di recuperare il tempo perduto in una regione dove il reddito medio è al di sotto di quello nazionale. Poche auto- strade, pochissime industrie, ma sono già state costruite le infrastrutture tecnologiche per lo sviluppo economico: le connes- sioni a banda larga e le reti di telefonia mobile. Sono soprattutto i giovani abi- tanti dello Yunnan a sperimen- tare le nuove possibilità offerte dal Web. A Kunming, capoluogo della provincia abitato da tre milioni e mezzo di persone, non è difficile trovare grandi stanze o minuscoli locali attrezzati come internet point, anche nei quartie- ri più periferici della città. Uno dei più grandi centri per la connessione alla rete si trova in una traversa di via Dongfeng Donglu, un’arteria invasa da bi- ciclette, pullman e contadini che trascinano cesti pieni di frutta in equilibrio sulle spalle. È una sala enorme, simile ad un vecchio deposito merci, con decine di computer disposti in file ordi- nate: la frequentano soprattutto ragazzi tra i dieci e i vent’anni che giocano con gli amici in rete utilizzando cuffie, microfono e webcam. Sembra un bar di provincia: i giovani parlano con gli amici seduti accanto e una grande nuvola di fumo sfuma i contorni della stanza, come in un ricordo. Scrivono direttamente in cinese schiacciando tasti con lettere de- gli alfabeti occidentali. Soltanto poche tastiere hanno anche i disegni di ideogrammi sui pul- Luca dello Iacovo blogger e giornalista, gli amici lo chiamano dello Yuan per la sua grande passione cinese di Luca Dello Iacovo Kunming e INTERNET IN CINA: NON SOLO CENSURA Canton
  • 25. Permalink n.1 Ottobre 2006 2 santi. I modelli di computer sono piuttosto recenti, hanno schermi a cristalli liquidi e porte usb per collegamenti con macchine fotografiche o pen drive. Gli ambienti sono ridotti all’es- senziale: soltanto il frigobar con le lattine colorate spezza il gri- giore della stanza. Alcuni clienti hanno l’abitudine di bere tè puer, una qualità locale coltivata nel sud dello Yunnan e famosa in tutta la Cina: si serve versando acqua bollente in un piccolo bicchiere di vetro che contiene foglioline essiccate di tè. Senza zollette di zucchero. La connessione al Web costa pochissimo: uno yuan all’ora, circa 20 centesimi di euro. Cifra bassa anche per una regione così povera come lo Yunnan. Il governo di Pechino sta scom- mettendo molto sullo sviluppo delle infrastrutture tecnologi- che: le schede telefoniche per le cabine pubbliche sono quasi introvabili nei negozi, ma in pochi anni sono spuntate decine di rivendite della China mobile, il gestore di telefonia con il più alto numero di utenti al mondo (200 milioni). Il cellulare non è più uno status symbol ma un bene di massa: in via Beijing si vendono sulle INTERNET POINT bancarelle come frutta al merca- to. I rivenditori sono seduti uno accanto all’altro e propongono gli stessi modelli di telefonini con piccole variazioni di prezzo. L’abilità del compratore è quella di contrattare per ottenere sconti. Nelle regioni più sviluppate, in- vece, i costi per accedere alla rete da un centro pubblico lievitano: a Canton, capoluogo del Guan- gdong e motore dello sviluppo nella Cina meridionale, un’ora può costare anche 10 yuan sul- l’isola di Shamian, una delle zone più abitate dagli occidentali. “Si, qui a Canton le tariffe sono molto alte rispetto alle altre province” conferma Wen, 22 anni, studente di economia. “Io e i miei amici usiamo molto inter- net: soprattutto per le chat e per inviare fotografie” aggiunge. Canton è una delle più gran- di megalopoli cinesi: lussuose automobili europee sfrecciano sulle nuovissime tangenziali che innervano la periferia. Falce e martello sono soltanto un’ombra. “Ora il libretto rosso di Mao Zedong lo acquistano soltanto i turisti occidentali: per noi è un testo ridicolo, ormai superato”. Pensare che si tratta del libro più venduto dopo la Bibbia. Anche in Italia gli imprenditori cinesi si sono lanciati nel mondo degli internet point: a Milano, per esempio, sono decine. Con prezzi molto competitivi: a via Padova un’ora di connessione costa un euro, il prezzo più basso della zona. Ma in Italia sono frequentati soprattutto da immi- grati arabi e sudamericani. Uno dei servizi di maggior successo è la chat con la webcam: non è infrequente vedere donne velate dal chador che dialogano con le amiche in altri punti del globo. Un altro affare pronta- mente fiutato dai businessman cinesi.
  • 26. Permalink n.1 Ottobre 2006 26 Scrivere su internet genera situa- zioni imprevedibili, folli, surreali: le reazioni di chi legge non sono mai lineari e ipotizzabili a priori. Lo sa bene chi ha frequentato chat, mailing list, forum, new- sgroup e, in generale, qualsiasi comunità virtuale. La parola scritta genera incom- prensioni e alimenta la suscetti- bilità. E’ quel che accade anche nei blog di Blogo.it, dove i lettori – quelli occasionali, di solito – si sentono in dovere di intervenire in difesa o all’attacco di beniami- ni o bersagli. Tiziano Ferro ha la malaugurata idea di dire che le donne messi- cane sono baffute e il TvBlog riporta l’esternazione? Ecco riversarsi detrattori e difensori, da ogni parte del mondo. Scrive, per esempio, Socorro Mediano: SOY MEXICANA Y NO TEN- GO BIGOTE.... claramente creo que pueden conseguir untraductor para leer esto!!!!!!!!!!!... ademas es una total falta derespeto para todas. A esta persona creo que la carrera en Mexico se le termino. Es una DECEPCION MUY GRAN- DE. que lastima que un talento como ese lo tenga un hombre tan IDIOTA. Maria invece viene in soccorso al suo beniamino: Se voi siete davvero suoi fan non dovreste parlare in questo modo perchè lui non lo pensava vera- mente vi prego di calmarvi e di riflettere se vale veramente la pena odiare qualcuno e insultarlo in questo modo. Era solo una battuta scherzosa perchè ve la prendete tanto? Non è il tipo di persona che offende avete capito male voi. Se siete veramente suoi fan e io non lo credo proprio riflettereste prima di insultare una persona meravigliosa. E se Ferro scatena le ire e le sensibilità materne delle fan (provare per credere, ci sono 556 commenti), non è da meno Ilary Blasi su FashionBlog. Ilary presenta una linea di moda e Laura, che sa tutto sulla sua vita privata, non può esimersi: Ciao Ilary o Ilaria, come cavolo ti chiami....ma la mattina quando ti alzi e ti guardi allo specchio e vedi tutta la tua falsità, possibile che non ti vergogni.....Tanto lo sanno tutti che ti sei messa con Totti solo per diventare famosa e per i soldi, 6 FALSA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!TI ODIO!!!!!!!!Tanto prima o poi la verità, verrà a galla e con lei, te!!!!!!! Altri attacchi e difese li trovate qui: . I commenti sono solo una cinquantina, comunque degni di nota. Ma il meglio si ha con i per- sonaggi di fantasia. Se non ci credete, date un’occhiata allo Harry Potter World su Books- blog: fra ragazzini che si danno appuntamenti veri o virtuali, gente convinta di parlare con i personaggi della saga, fan, fanatici e visitatori occasionali, il delirio è assicurato. La cosa straordinaria di questi commentatori è che essi appar- tengono in qualche modo alla figura mitologica del Troll in- ternettiano, ma essendo perlopiù portatori di questa o quell’idea, visitatori occasionali trascinati dai motori di ricerca e informati- camente poco avvezzi, declinano la figura del Troll in una direzio- ne molto particolare: quella del Trolll Inconsapevole. Cui vedremo di dedicarci sco- vando qualche chicca anche nei prossimi numeri (la foto di yrocq è suFlickr). ARTICOLI Il troll inconsapevoledi Alberto Puliafito
  • 27. Permalink n.1 Ottobre 2006 2 (17.45) Cara brutta copia di questo artico- lo, dal momento che ti scrivo off-line, la mia mail ti arriverà un po’ in differita. Ma credo che, in fondo, sia giusto così. Soprattut- to perché - e spero che tu non ne abbia niente da ridire - non appena diventerai anche solo un pochino più bella, ti inoltrerò ad un mio amico che dice di essere il direttore di una strana rivista che, per quanto la si trovi solo su internet, non muta affatto, nei colori e nelle parole, ogni volta che ritorni a leggerla, ma rimane per sempre se stessa, bella o brutta com’è, almeno fino a che non arrivi un nuovo numero, cui resteranno però abbonatissimi quantomeno i nostri ricordi. O almeno, questo il mio amico spera. Del resto, malconcia, destrutturata amica mia, imma- gina un poco che questo off-line fosse di nuovo l’unico modo di spedirsi della posta, elettronica che sia. Non come si usa adesso, inviando un piccolo messaggio per ogni piccola idea che ci balza in mente. In questo modo, uno avrebbe il tempo di tornare sui suoi passi una volta salvata la mail, quando non ne fosse ancora del tutto sicuro, prima di riconnettersi. Anche il fortunato che si ritrovasse una connessione flat, non solo ricorrerebbe con più agio alla sintassi, alla calma e anche allo spirito di cui spesso è costretto a privare le sue prezio- se comunicazioni (certo, lui lo chiamerà il bello della diretta; ma io no, che chiamo te la brutta del mio cuore), ma potrebbe addirit- tura salutarti, una prima volta, essendo, il tuo affezionatissimo Autore. (18.03) per poi riprendere un poco più tardi, in quello che ci resterebbe allora delle gioie secolari del post-scriptum; secondo i ritmi che gli sono stati dettati dalla vo- glia, e le pause, come dei tempi scenici, che gli hanno suggerito le più svariate circostanze. Amici, amiche, pranzi, digestioni. Somi- gliando, nel corso di interruzio- ni, riprese, riflessioni su se stessa di una email che non pretenderà più, come la maggior parte delle altre, di rappresentare in tempo reale il suo autore ma, grazie proprio a quelle pause che si sfor- zano il più possibile di ricordarci i tuoi scarabocchi, le tue cancel- lature; i tuoi gerghi solo scritti, le tue pericolanti impalcature, brutta, santa copia. Cosa che un giorno finiremo per perdere com- pletamente, masterizzando ogni giorno le nostre pagine come FENOMENOLOGIA DEL WORD PROCESSOR Giovanni De Stefano la leggenda narra di un dandy che comprò un Mac per il suo manto perlato. Appassionato fumatore di pipa, ne ha una bianca che porta l’incisione di una mela morsicata. A ottobre indossa già la sciarpa Oltre le colonne d’Ercole di Giovanni de Stefano
  • 28. Permalink n.1 Ottobre 2006 2 dvd sempre più uguali; senza includervi, come un tempo, fra gli extra, questo antico dietro le quinte della scrittura. Cosa è accaduto alla tua vita sotterranea, qualche volta sconosciuta persino a noi stessi, e solo dopo qualche tempo scovata in un cassetto o chissà dove, durante uno di quei traslochi che ci conducevano da un’epoca all’altra dell’esistenza, quando pensavamo che le preoc- cupazioni o le stesse gioie che solo a te - con una correzione, un appunto all’ultimo secondo prima di chiudere il capitolo - avevamo confidato? Succede che non solo la tecnica con cui ci scambiamo messaggi, ma anche il supporto su cui li elaboriamo a macchina oggi, i software per videoscrittura (come l’egemone Microsoft Word), abbiano perduto il potere di rappresentarti. I paragrafi che ap- provo, e che dopo qualche notte di entusiasmi e intere settimane di terrore, mando al mio editore, è come se, al momento di clicca- re il fatidico “invia”, fossero stati sempre lì, immobilmente identici a se stessi, privi del loro passato incerto e burrascoso che nessu- na sequenza di undo potrà mai restituirci nella sua pienezza di avventurose, imperfette appros- simazioni. Una quiete senza più alcuna tempesta con cui confron- tarsi. Una brutta poteva essere per sempre, e mutare ogni giorno di significato, per lo scrittore che avesse voglia di passare dalla parte del lettore. Quante di que- ste bellone attuali, invece, ogni giorno, vivono un solo giorno, ma niente affatto come le rose. Se tutto è finzione, o quantome- no lontana metafora del reale, nel computer, allora è in nome di una beffa bella e buona che il nostro monitor, nel visualizzarne il layout di stampa, raffigura la pagina che stiamo scrivendo in Word come se la componessimo su vera carta; fino a fingerne, sulla destra, un’ombreggiatura, espressa quale ultimo desiderio naturalistico di sua una vita pre- cedente, ormai digitalizzata. Perché questo foglio senza macchia, pur di sfuggire agli inchiostri e alle orecchie ha abdicato - insieme alle gualciture, alle cancellazioni e agli scara- bocchi - alla sua stessa realtà, ha conosciuto la riduzione a icona, le vergogne dello zoom, la perdizione del copia/incolla. E, colpito nel segno da un plotone di click, del suo significato non potrà decidere che un collega- mento ipertestuale. Word, coi software che ne de- rivano, è come se fosse un altro Pinocchio, inconsapevole della sua stessa fortuna che, desideran- do sopra ogni altra cosa lo status di “bambino vero”, rinuncia ai privilegi della sua condizione di strumento dell’inevitabile virtua- lità del pensiero di chi scrive. Mettendo in scena, sottoforma di una feticistica finta-vera carta stampata, cui è aggrappato come Dumbo alla piuma cui potrebbe fare a meno (dal momento che è disegnata dalla stessa matita che ha messo al mondo l’elefante), solo la sua mancanza di immagi- nazione. Eppure, alcuni programmi, che vengono destinati dai loro svilup- patori alla categoria dei roman- zieri, ma in realtà farebbero bene alla maggior parte degli scrittori di professione, sembrano fare diversamente da questa tendenza tutt’ora incontrastata. Da un paesino della Sassonia vicino a Lipsia, Markklee- berg, si può scaricare l’idea di un programma geniale (per il momento, disponibile solo su Macintosh): Ulysses, software dal nome allusivo all’eroe di molti viaggi, tortuosi almeno quanto il processo della creazione del suo poema. Invece che spiegare una sola pagina bianca davanti agli occhi del suo utente, Ulysses divide FENOMENOLOGIA DEL WORD PROCESSOR Francesca non ha mai chiesto di piu’ Francesca non ha mai chiesto di più. Forse è proprio questo il problema. Una tipica schermata di Ulysses in cui sono visibili i tre momenti della scrittura di un suo documento
  • 29. Permalink n.1 Ottobre 2006 2 lo schermo in tre colonne, che rappresentano il passato, il pre- sente ed il futuro del documento, mentre viene elaborato. Al centro, scriviamo nel do- cumento corrente. Non solo: possiamo elaborarne contempo- raneamente due sezioni, in due parti differenti della colonna che possiamo - come si dice nel gergo dei videogiochi - splittare. Ma non basta ancora: nella colonna di sinistra, fa mostra di sé una lista di momenti, scelti da noi, della vita del nostro lavoro: l’ab- bozzo; certe idee; altre parti più o meno definitive. Ognuna ha il suo titolo, ed un’icona di colore diverso secondo la sua datazione o attendibilità; e se clicchiamo una volta su di essa, la vedremo comparire poco più in basso, sempre nella colonna di sini- stra, mentre lavori su altro nella centrale. Ma se ci clicchiamo due volte, torneremo a poter editare quella stessa versione, solo appa- rentemente messa da parte. Che tu ci creda o no, quelle tue sorelle brutte, anche dopo mesi di quell’attesa, possono vivere di nuovo. Infine, sulla destra, ognuno di questi documenti può avere delle sue note private, senza troppe preoccupazioni per la forma o la formattazione, che spesso sono squarci di azzurro per uno scritto ancora nebuloso. Cara brutta, devi capire che, il mio, non vuole essere un elogio della differen- za alla Alessandro Canino; e chi ha anni per comprendere, comprenda. E neppure una provocazione alla Renzo Piano o Richard Meyer, quando lasciano che tubature esterne o cantieri eterni - di norma ben nascosti dietro una creazione - finiscano per diventare la creazione in toto, come al Beaubourg o all’Ara Pacis. Piuttosto, voglio farti sapere che, se non torniamo presto ad ap- prezzare la fedeltà con cui le tue colleghe da tutto il mondo e di tutte le epoche ci hanno sempre rappresentato, e non prendiamo a tirarle fuori dal profondo degli stipi, degli zaini e delle pattu- miere virtuali in cui le abbia- mo malcelate, presto saremo talmente persuasi di poter fare a meno di voi, che ci crederemo dal primo all’ultimo belli e puliti come il tallone d’Achille, ancora unto, del piatto da portata che abbiamo insaponato tenendolo sempre dalla stessa parte. Le solite raccomandazioni, adesso, amica mia, che purtrop- po sono sempre necessarie. Ti sto per inoltrare a quel mio amico, e dunque è giunto anche il mo- mento in cui pregarti, minutina, di non dire niente affatto a lui, né tantomeno ad alcuno dei molti suoi amici, cui forse vorrà mostrarti, non solo che cosa esattamente io indossassi durante questo nostro ultimo incontro - perché so che è del tutto super- fluo: sai bene quanto io tenga all’opinione che certe care lettrici possono farsi di me - e non sto a ripeterti più di quest’unica volta che sei tenuta a tacere anche su quello che ho, agli atti, franca- mente mangiato. Ciò che mi sta a cuore è soltanto che tu dica loro, e sopratutto oggi, il più esattamente possibile quanto davvero ti amo. FENOMENOLOGIA DEL WORD PROCESSOR Brutte copie Una brutta copia come viene rappresentata in un word processor tradizionale e una brutta d’autore, dai cahiers di Proust per A la Recherche du Temps perdu.
  • 30. Permalink n.1 Ottobre 2006 0 er ottemperare il compito di rendere l’Italiano una lingua morta e inutilizzabile bisogna essere puntigliosi e meto- dici. Bisogna sostituire progressi- vamente ogni termine, locuzione e modo di dire possibile con le neoespressioni della neolingua. Oggi prendiamo in considerazio- ne il termine “forward”. Il verbo si declina così: io forwardo, tu forwardi, egli forwarda, eccetera, eccetera, perché il verbo è rego- lare. Suona male? Non importa. Tornando a noi, il forward viene tipicamente utilizzato come sosti- tuto del vecchio e stantio “scarica- re la patata bollente”. Ovvero, per esemplificare, pensate alla situa- zione di quando un vostro amico vi passa a tradimento il telefono, e dall’altra parte del filo c’è la ragazza di un terzo vostro amico, e questa ragazza è particolarmen- te velenosa perchè vuole sapere come facevate a non sapere che la vostra migliore amica se la fa il con il vostro amico, dal momento che, inoltre, la vostra migliore amica vive in casa con voi. Come la mettete? Ecco, questo è il tipico caso in cui vi è stato forwardato un file. Che nello specifico è molto imbarazzante. E nemmeno controlaltcanc funziona. Nella precedente puntata: Digg Nella prossima: Cross fertilization Imm.: www.bbrooks.doitbig.org TUTORIAL: FARE FORWARD Imparare la neolingua, perchè l’italiano morirà di Urbano
  • 31. Permalink n.1 Ottobre 2006 1 nnette Tison e Talus Taylor, i creatori del- l’amatissima serie Barbapapà sono stati raggiunti nei loro studi via mail, a seguito di numerose ore spese nella sezione Giochi del loro sito ufficiale. Per noi, come per molti di voi, i creatori di Barbapapà, Barba- mamma, e Barabarba e gli altri fratelli, hanno un valore quasi sovrannaturale. Li abbiamo tartassati di domande, per colma- re una grossa smagliatura della Grande Rete: Quali son state le vostre fonti d’ispirazione per la famiglia Barbapapà? Per il film ci siamo ispirati ai libri per bambini di 5 anni prima, la nostra prima serie. Barbe à papà è la parola fran- cese per Zucchero filato. Qual’è la storia del nome? Abbiamo unito tre parole in una sola. I primi suoni riconoscibili che imparano i bambini sono labiali, con la M o la B o la P. In tutte le lingue. Mamma, papà, Barbapapà. Le labbra si toccano quattro volte. E’ facile da dire, anche per un bambino di due anni. Ai bambini piace dire Barbapapà! Dove aveva base il vostro studio? Ho sempre pensato che foste olandesi o belgi, ma il sito ufficiale è francese. E’ sempre stato in Francia. Che atmosfera vi circondava? Internazionale, ma in buona parte francese e italiana, per via del nostro editore italiano Mondadori. Perchè pensi che Barbapapà sia magico? E’ una cosa che sape- vate dal principio oppure ve ne siete resi conto solo dopo? Lo sentivamo da sempre. Certi autori mettono in scena se stessi. Per noi la star è sempre stata Barbapapà. Ci siamo resi conto che Barbapapà toccava il cuore dei bambini, è questo il motivo per cui anche i papà e le mamme di oggi amano i Barbapapà e li vogliono in casa per i bambini. certi personaggi diventano così reali da iniziare quasi a vivere una vita reale, come Sherlock Hol- mes: i turisti cercano l’indirizzo per visitare casa sua a Londra. Ma ci son cose che un Barbapa- pànon farebbe mai e anche noi siamo costretti a non farle! Chi erano gli altri 5 personaggi del vostro libro con gli animali INTERVISTA BARBAPAPÀdi Francesco, Eugenio, Alberto e Tvblog.it Annette Tison e Talus Taylor I genitori dei Barbapapà, simpatica coppia franco- americana che da 35 anni diletta i bambini di tutto il mondo.
  • 32. Permalink n.1 Ottobre 2006 2 che raccontano le storie? Quella era la serie dei Racconta- tori Riuniti. I film son son mai stati portati a termine per proble- mi economici della produzione. Com’è successa l’esplosione me- diatica dei Barbapapà? Quanto ci avete messo ad arrivare sulle TV di tutto il mondo? Barbapapà è stato un successo istantaneo, sulla carta. E cinque anni dopo lo stesso con i film. C’è in giro pochissima infor- mazione sul vostro lavoro: i Barbapapà non si sono mai espansi come altri personaggi, avete sempre fatto tutto da voi? Sì. Volevamo fare fumetti di- vertenti, non roba noiosa come tanti fumetti delle serie commer- ciali. Non avremmo mai potuto mettere Barbapapà in mano a una multinazionale e lasciarli produrre a loro. Barbapapà ce lo imponeva. E’ uno dei casi in cui non avremmo mai potuto lasciar rovinare Barbapapà da grandi aziende senza un cuore. Puoi raccontarci qualche cu- riosità sulla nascita dei piccoli Barbapapà? In tanti chiedono perchè uno dei bambini, quello nero, ha i capelli lunghi. Perchè è un artista. E c’è una vecchia storia, di una fami- glia con molti figli che avrebbe ricevuto in dono la buona sorte se uno dei bambini fosse nato con lunghi capelli neri. Barba- beau porta fortuna! Ricordi qualche episodio ri- guardo alle posizioni ecologiste dei Barbapapà? Ce ne sono tanti ma un libro in particolare, l’Arca di Barbapapà del 1971, era tutto dedicato all’ecologia per bambini. In Italia è stato ripubblicato proprio quest’anno. Quali erano i vostri messaggi per i bambini? Il linguaggio semplice nasconde messaggi anche per gli adulti? Barbapapà è nato piu’ che altro per divertire, non per mandare messaggi. Gli adulti sono uguali ai bambini. Siamo sempre stati anche noi appassionati di fumet- ti, ecco perchè abbiamo iniziato! Perchè i Barbapapà sono mul- tiformi? Per solleticare l’immaginazione dei bambini, che giocano a fare mille forme con la plastilina. Il mensile dei Barbapapà è ormai praticamente intovabi- le: c’è interesse da parte degli editori per una ristampa? Sì, Piemme sta pensando di farlo nel corso dell’anno prossimo. Avete mai pensato a pubblicare direttamente sul web? Avete un bel pubblico di fan in tutto il mondo! Amiamo anche noi Internet e in Giappone escono 2600 messaggi al giorno sui Barbapapà! Ma stiamo diventando un pò anziani per fare tutto questo genere di lavoro in piu’. E nessun altro può parlare per Barbapapà, è troppo speciale. La cosa migliore è la- sciare che il nostro buon editore Piemme Il Battello a Vapore continui a pubblicare i nostri album a fumetti. Perchè gli episodi del cartone animato sono solo di 5 minuti? Mezz’ora è troppo per l’attenzio- ne di un bambino. Cosa ne pensate dei cartoni animati di oggi e quali sono i vostri preferiti? Ci piaciono molte delle serie nuove.C’è n’è una bellissima in Italia con un protagonista topolino! Mio figlio non riesce a staccarsi da un mucchio di riviste che abbiamo trovato al mercatino: chiede dove sono i Barbapapà, la loro età e una lista completa delle trasformazioni!!! INTERVISTA BARBAPAPÀ Barbaworld Una copertina della ormai introvabile rivista mensile italiana e la copertina dell’album francese
  • 33. Permalink n.1 Ottobre 2006 INTERVISTA BARBAPAPÀ La famiglia Barbapapà vive in campagna. In qualcuno dei libri si vede la loro casa. Barbapapà ha piu’ o meno la stessa età di tuo padre e i Barbabebè quella dei bambini che hai in famiglia, come te. Le trasformazioni sono troppe e non si possono conta- re, anche perchè ne nascono di nuove ogni giorno! I Barbapapà sono di sinistra? Barbapapà non si addentra in questioni politiche. Ma una volta la National Rifleman’s Asso- ciation americana ha detto che Barbapapà è di sinistra perchè nel libro l’Arca di Barbapapà si vedono i cacciatori ridotti a malpartito. La maggior parte degli ecologisti sono comunque considerati di sinistra. In effetti, i politici a noi non interessano proprio. Il revival dei Barbapapà ha portato a gadget con prezzi impossibili: è lo stesso anche in Francia? Ci sono negozi che importa- no i giocattoli dalla Francia e ricaricano prezzi incredibili. Non abbiamo ancora dato licenza a nessun giocattolaio in Italia! I prezzi qui in Francia sono molto piu’ bassi perchè le licenze sono gestite dalla TV di Stato. In certi casi i vostri prezzi sono anche il doppio dei nostri: è una cosa che ci fa arrabbiare ma non possiamo metterci a fare i poliziotti in tutta Europa. Lo stesso succede su In- ternet: vendono i libri e i gadget originali a dieci volte il prezzo Barbautografi Grazie a Tylus per l’immagine originale della famiglia che firma auotgrafi
  • 34. Permalink n.1 Ottobre 2006 INTERVISTA BARBAPAPÀ originale! Siamo del tutto estra- nei a questo business, che non possiamo controllare e che non ci porta nessun guadagno! Non ci piace che i giocattoli di Barba- papà abbiano prezzi alti e spesso rifiutiamo offerte interessanti per questo motivo. Barbapapà è “down market”, facciamo solo libri che hanno un prezzo onesto per gente che lavora. Ma i prezzi troppo alti sono temporanei perchè c’è tanta gente che vuole i Barbapapà e pochi prodotti disponibili; con l’uscita dei nuovi libri, i prezzi scenderanno a livelli corretti. Barbapapà non è esoso e non aiuta gente esosa! Come fanno i vostri personaggi, le linee e i colori ad essere così moderni? Come fanno a non invecchiare mai? I Barbapapà hanno uno humour gentle e senza tempo. Non ci sono topical gags. I colori e lo stile sono studiati con cura, per essere il piu’ possibile fuori dal tempo; perchè Barbapapà è per i bambini di tutto il mondo, anche per il futuro! Per Barbapa- pà abbiamo cercato la formula della longevità così che anche i bambini nei paesi piu’ poveri un giorno possano trovarlo. Giocavate con il pongo e la plastilina da piccoli? Sì, tanto! E usiamo ancora spesso la plastilina per lavoro. Con la plastilina, per i bambini Barba- papà diventa interattivo, perchè può cambiare forma! Qualsiasi forma i bambini creino con il pongo o i pennarelli è sempre quella giusta. Ora siamo spiacenti ma non pos- siamo rispondere piu’ a nessuna domanda! Dobbiamo tornare a lavorare per Barbapapà. BARBATRIBUTOdi Onano’s Non ci sono limiti alle forme che può assumere un Barbapapà. Immaginando la discendenza, ecco qualche esempio delle forme che potrebbero assumere negli ultimi anni: come cambiano i tempi cambiano anche le barbaforme! Ecco Barbapapa, Barbanerd, Barbapadano e Barbabbestia.
  • 35. Permalink n.1 Ottobre 2006 Il blog logora anche chi ce l’hadi Alberto Puliafito e Mauro Biani utto un mondo, intorno, diceva qualcuno. C’è tutto un mondo intorno ai blog, direi io. Il blog è sulla bocca di tutti, capita di uscire per strada e di sentirsi dire: ma tu ce l’hai un blog?Capita di lavorare in una redazione o a un programma te- levisivo o a un progetto di format e di sentirsi dire ma ti sei infor- mato sui blog? C’è la possibilità di inserirci dentro un blog? Capita di aprire il giornale e di leggere notizie che riguardano blog, blog-suicidi, blog-appelli per una notte di nozze in cambio di un lavoro. Oppure, nell’ipo- crita tentativo di far sembrare sincero l’interesse per i blog, ecco la noticina a margine: tratto da UN blog. Ovviamente senza nome, senza url. E’ quasi un’ossessione. A un osservatore disattento potrebbe sembrare che il fenomeno di nic- chia si stesse finalmente trasfor- mando in fenomeno di massa. In apparenza, si comincia a prendere in considerazione il blog come una realtà che possa in qualche modo fare opinione. Ma è un grosso, madornale equivoco, almeno in Italia, dove siamo quasi completamen- te estranei a fenomeni come Newassignment, un ambizioso progetto di giornalismo coopera- tivo che punta a sfruttare la vera potenza del blog (che sta nei nu- meri, ovviamente) per inchieste giornalistiche di alto profilo. In Italia invece (generalizzare è quasi inevitabile, perdonatemi) il blog genera rancori e rivalità, gruppi, gruppetti e gruppettini, conventicole e cricche, vere o presunte tali. Chi ne fa parte nega di farne parte, chi non ne fa parte rosica e alla fine tutti pensano al loro giardinetto. Così, nascono le competizioni, le classifiche – che hanno anche la loro utilità, inutile negarlo. In qualche modo bisognerà pure misurare il fenomeno blog, se è effettivamente un fenomeno che merita una misurazione. E qui, bene o male, pensiamo tutti che la meriti – tutte quelle situazioni che, come scrivevo sul mio blog personale, se non ne parli, sei snob. Se ne parli te la tiri. Se ne parli ma dici che non ti importa sei snob, te la tiri e menti un po’. Se ne parli e dici che ti importa sei patetico e non hai il senso della misura. Fra i vari metri per misurare popolarità, attendibilità, autore- volezza di un blog (concetti che meriterebbero tutti perlomeno una nota a margine o un attento approfondimento), impossibile non citare l’ormai celeberrima Top100 di Qix.it. che, una STATISTICHE E CLASSIFICHE Follia e blogger ecco l’idea di Mauro Bianivolta resa pubblica e attiva, ha generato tutta la serie di reazioni di cui sopra oltre a polemiche quanto basta, alcune gratuite, altre meno. La classifica è una somma pesata dei risultati di query fatte su diversi motori di ricerca normalizzata sui valori di massimo. Questo si legge nelle FAQ. Se questa frase vi risulta oscura o iniziatica, probabilmen-
  • 36. Permalink n.1 Ottobre 2006 6 te una lettura delle stesse vi sarà d’aiuto. Anche se sono i dati, quelli che parlano. Top100 di Qix.it aggiornata al 24 ottobre 2006 (prime dieci posizioni): 1. Blog di Beppe Grillo 2. Macchianera 3. Pandemia 4. Manteblog 5. Autoblog 6. Daveblog 7. Andrea Beggi 8. TvBlog 9. Wittgenstein 10. Downloadblog Che valore vogliamo dare a questa classifica? Impossibile prenderla come universale, ma sicuramente può essere indica- tiva. Ma non basta. Perché il blogger, in quella classifica ci vuole comparire. Il punto sembra essere: il blogger è una bestia particolare, per defi- nizione dotata di ego ipertrofico. Il blogger va vezzeggiato, cocco- lato e fatto sentire importante, perché sia felice. Tutto il resto importa poco, almeno, nella maggioranza dei casi. A meno che non si voglia lasciar- si cogliere dall’afflato entusiastico à là Beppe Grillo. Con tutti i rischi del caso, perché – diciamo- lo – a meno che il tentativo di far opinione attraverso un blog non sia mirato, costruito, attento e supportato tecnicamente da, il rischio è quello di trovarsi in una situazione di aumento entropico dei commenti e dei thread di discussione, con il risultato di rendere impossibile la comunica- zione fra gli utenti e di ritornare a una forma di comunicazione uno-a-molti. Beppegrillo.it è comunque un caso di grande interesse e degno di studio. Lo dimostrano, tanto per fare un esempio, due premi per blogger. Sì, esistono anche quelli. Alcuni provengono da strutture decisamente importanti anche nel resto-del-mondo. Ad esempio, il Premio WWW de Il Sole 24 Ore. Vediamo la top ten: 1. Beppegrillo.it 2. Autoblog 3. Bisiacaria El portal dei bisiachi 4. Grazia.it 5. Dada.net 6. Libero Infostrada 7. Riverblog.com 8. Msn Italia 9. Critica Rossonera 10. Splinder.com Come potete notare si ingenera qualche equivoco, quando sono i mezzi di comunicazione tradizio- nali – sebbene con voti espressi tramite un sito internet – a occuparsi di blog. Splinder è un Blog? E Libero Infostrada, a che titolo appare in questa classifica? E Dada? Diverso il caso dei Macchianera Blog Awards 2006, punto di riferimento di una buona fetta della blogosfera italica, piaccia o meno: qui si parla di blog in sen- so stretto, e la cosa è abbastanza evidente. Ecco i risultati della premiazione. E’ lecito aspettarsi che i voti, in questo caso, siano stati espressi da blogger, o co- munque da persone che abbiano strettamente a che fare con i blog. E comunque, il risultato più evidente non cambia: domi- na incontrastato Beppe Grillo. Miglior blog: Beppe Grillo Blogger dell’anno: Beppe Grillo Miglior vip blog: Beppe Grillo Miglior blog di opinione: Beppe Grillo Per i risultati vi rimandiamio a Macchianera, per i commenti invece ci rimane un po’ di spazio e voglia per lanciare un sassolino nella realtà stagnante dei blog italici (tralasciando le naturali polemiche, i dubbi su poteziali “brogli” - come se poi avesse senso imbrogliare per quello che è poco più di un gioco - e altre amenità del genere, da piccolo giardinetto di provincia). Dico stagnante perché - fateci caso - anche nel mondo dei blog abbiamo bisogno del capopo- polo, di colui che, essendo già noto nella realtà altra, quella fenomenica, si appassiona allo strumento-blog, ne fa sue le caratteristiche, lo utilizza per dar voce alle proprie istanze e viene, imprescindibilmente, seguito dalla grande massa. E’ che quello di Beppe Gril- lo non è più un blog, ma un fenomeno, un pulpito, un luogo di incontro e, nei limiti del possibile, di confronto. A senso unico, però. Magari alcuni ci vedranno una ventata di novità, ma come inse- gnano nelle scuole - anche quelle più miserevoli - la vera notizia è l’uomo che morde il cane, non il viceversa. Così, se un vip riesce a fare un successo di un suo blog, francamente, chi scrive non ci vede nulla di speciale. STATISTICHE E CLASSIFICHE Statistica e blog ecco l’idea di Mauro Biani
  • 37. Permalink n.1 Ottobre 2006 i sono domande inutili che è me- glio non fare mai. Per dimostrare la tesi abbiamo fat- to una piccola inchiesta interna al nostro network: oltre 50 blog- ger che hanno in comune una cosa: la diversità. La playlist che verrebbe fuori con i dati raccolti non la consigliamo a nessuno, sarebbe raramente incongrua. Per questo la sottoponiamo alla vostra attenzione. Da Downloadblog, Christian Conti, preciso nerd, procede ordinato con postura indie: 1. RECHENZENTRUM John Peel Sessions (li ho scoperti dopo averli cono- sciuti a Gradara...) 2. RADIOHEAD Hail to the thief (era due mesi che non lo ascolta- vo più...incredibile) 3. THE SMITHS Strangeways, Here We Come 4. UOKI TOKI Laze Biose (anche lui recentemente al POP- Gradara festival) 5. BLONDE REDHEAD Misery is a butterfly (un must... sempre nella mia playlist) Antonio Parziale sempre da Downloadblog, lo abbiamo sor- preso impreparato. E senza pietà pubblichiamo questa imbaraz- DOMANDE CHE MUSICA ASCOLTA BLOGO?di Eugenio Orsi e MissBubs zante dichiarazione: Io forse è meglio che mi astenga se no vi faccio fare brutta figura. in pratica non ascolto molta musica e quel poco che ascolto la cerco perchè è quella degli spot tv che mi piacciono :P Sergio X1/9, insospettabile smanettone di Autoblog, vive una vita sul computer e una al conservatorio. Per cui: Considerando la musica che sento e suono di solito (due diplomi decennali al conservatorio, corsi di perfezionamento, gruppi di musica medioevale e barocca, riviste di musica antica, etc. etc. etc.) eviterò di mettere roba troppo “seria”... :) Per questo mese, vi consiglio il cd Magneti di Mario Venuti Carina come idea... Francesco Mugnai di Gadgetblog si affida al computo dei software musicali alla moda e scomoda la mitica LastFM che compila al posto suo la classifica per artista: 1. HARD-Fi Cash Machine 2. PAROV STELAR Chambermaid Swing 3. ANOUK Lost 4. QUEEN Who Wants to Live Forever 5. NEGRAMARO Solo3min Miss Bubs una donna speculare
  • 38. Permalink n.1 Ottobre 2006 6. THE GOSSIP Your Mangled Heart 7. Tutto l’album “Elephant” degli White Stripes e l’album “Secret World” dei Tears for Fears Stessa solfa per Darkripper: LastFM sostiene che gli artisti più ascoltati dal sottoscritto questo mese sono: 1. THEY MIGHT BE GIANTS 2. ARCTIC MONKEYS 3. BEN FOLDS 4. AMARI 5. JOHNNY CASH 6. JACK JOHNSON 7. BLONDE REDHEAD 8. LAMB 9. DAVE MATTHEWS BAND 10. KATIE MELUA Mr.Cape, consapevole, ammette che la sua top5 è “fuffa”: 1. ELIO E LE STORIE TESE + BISIO Coesì se vi pare - La droga fa male 2. FABRI FIBRA Tradimento 3. IRON MAIDEN A matter of life and death 4. DJ PAIN ROSSINI Hands up everybody 5. NEFFA Il mondo nuovo Matteo di Ossblog sentenzia con una provocazione dadaista: L’heavy metal che fa da colonna sonora ai porno che sto vedendo ultimamente va bene :-) @ Antonio Tutto il mio appoggio morale, io sto ascoltando or ora la colonna sonora di quella porcheria di film che è Cellular...ma non disdegno le musiche da spot... sono anch’io un uomo triste. La nostra Manila di Booksblog ha passato l’estate in compagnia di una top5 contaminata, addirit- tura, da un gruppo italiano: 1. VINICIO CAPOSSELA Tutto il cd Ovunque Proteggi 2. BAUSTELLE L’estate dell’83 DOMANDE CHE MUSICA ASCOLTA BLOGO? L’heavy metal che fa da colonna sonora ai porno che sto vedendo ultimamente va bene :-) 3. SAMUELE BERSANI Maciste 4. GENNARO COSIMO PAR- LATO Maledetta primavera 5. CAPAREZZA Torna catalessi Carla di Cineblog, tradizionale e cinematrografica: 1. DEPECHE MODE Singles 86-98 2. VVAA Soundtrack Kill Bill Vol.1 e 2 3. MYLENE FARMER C’est une belle journèe Francesco Fullone di ossblog esordisce con una playlist che ha spaventato molti: 1. IRONMAIDEN A matter of life and death 2. PORNOGRAFFITI Extreme 3. PEZZI VARI DEI MACHI- NAE SUPREMACY 4. EDGUY Superheroes 5. BLACKMORE NIGHT Village Lanterne Francesco anche lui aficionado iTunes, farnetica di singoli e world music: In the Heart of The Moon di Ali Farka Touré Toumani Diabaté, Long Time Ago di Johnny Kool (scovata anche su Doorjam di Podomatic), Give Thanks di U Roy e Better Example di Alton Ellis. Simone di Melablog ovviamente si affida al generatore automatico di iTunes: 1. MADONNA I’m going to tell you a secret (seguito da altri cd di Madonna, come Confessions ma non siamo ripetitivi, c’era il concerto...) 2. TARKAN Come Closer (e non chiedermi dove l’ho pescato) 3. TORI AMOS Little Earthquakes (mi salvo con il ripescareggio di vecchi cd) 4. DARREN HAYES The Tension and the Spark (anche questo, non chiedermi dove l’ho pescato) Debora da Tvblog dice: Per quanto riguarda gli album 1. MUSE Black Holes and Revelations 2. PARADISE LOST Paradise Lost 3. SAMAEL Reign of Light 4. VARIE COMPILATIONS DI ANNI ‘80 I singoli invece 1. NIK KERSHAW The Riddle 2. MEN AT WORK Down Under 3. JOURNEY Don’t Stop Believin (si scrive proprio così) 4. VISAGE Fade to Gray (eh, sono in periodo di revival, non ci posso fare niente ^_^ ) Gianluca Pezzi da Deluxeblog, infine, si esprime in maniera oscura: Gli stracaxxi del mazzimo rizpetto per Bettencourt in He Man Wo- man-Hater..... altrochè. Altri blogger di Blogo e altre playlist al prossimo numero.
  • 39. Permalink n.1 Ottobre 2006 Ariete Diashionin, maestro buddista, scrive: “Non sentire la minima paura nel cuore”. E’ la paura di aver paura, caro Ariete, che rischia di dominare le tue scelte in questo mese di ottobre, fatto di transizioni e attesa. A novem- bre molte cose – fra cui la forma fisica, che tenderà allo sfavillante – cambieranno. Fino ad allora cerca di vincere la tua paura di aver paura. Esponiti. Vivi. Un giro sul più popolare blog italiano, http://www.beppe- grillo.it, non potrà che insegnarti qualcosa. Toro “Volevo ringraziare punto primo te, che hai fatto del silenzio un canto libero”, cita un verso di una bella canzone di Pier Cor- tese. Se la gelosia vi attanaglia, amici e amiche del Toro, provate a rispettare il vostro partner con il silenzio, e ritroverete la vostra e la sua libertà, insieme oppure lungo strade separate. Dovete vivere la vita in maniera più leggera, e il blog http://www. notadisciplinare.it è l’ideale. L’OROSCOPO di Malaparte Gemelli Sai come si definiscono a Hol- lywood le persone sposate da tre anni? Divorziate. E’ una battuta di David Letterman, cari gemelli- ni spaesati. Perché iniziare così il vostro oroscopo? Perché avete bisogno di ironizzare su tutto: sull’amore, sulla salute, sulla vita e sulla vostra stessa esisten- za. Inutile prendersi tutto sul serio. L’autunno vi vede in piena forma e dovete solo assecondare la vostra voglia di vivere e di ironizzare. Ecco perché potreste scegliere come lettura il blog http://lexiamberson.blogspot. com/ Cancro Amici del cancro, questo ottobre sfavillante che prelude a periodi ancor più interessanti vi rende infinitamente superiori al mondo che vi circonda. Dovete farvene una ragione, a volte gli altri non sono fatti per voi e stare da soli è la miglior compagnia. Non è grave. Persino Konrad Lorenz di- ceva, in una delle sue illuminanti riflessioni sugli animali: Non ci crederete, ma esistono stati sociali dove i governanti sono i più intelligenti. Per esempio tra i babbuini. Rassegnatevi al fatto che chi comanda non sia più in- telligente di voi: un giorno verrà il vostro turno. Nel frattempo, fatevi un Coffi Brec. Leone Continua l’influsso salvifico di Saturno, di cui beneficerete fino alla fine del 2006 e che vi rende praticamente invulnerabili a qua- lunque negatività, cari leoncini. Sempre che sappiate riconoscere il vostro assoluto stato di grazia. Imparate, però, a dubitare, soprattutto in amore perché, per dirla con Cristicchi e Sergio Endrigo, il vero amore è quello che conosce il dubbio. Dubitare è bene, gustarvi le vignette di http://maurobiani. splinder.com è meglio. Vergine Se avete evitato di montarvi la testa in questa calda estate, amici della Vergine, siete a cavallo, e questa fine dell’anno sarà tutta in discesa. In caso contrario è giunto il momento di correre ai ripari per non incorrere a breve nel pessimo influsso di Urano in quadratura, che vi vuol male. Certo, avete tutte le armi per far fronte alle persone che vi voglio- no male ma un po’ di cinismo non guasta. Andate a lezione da http://brullonulla.splinder. com/ Malaparte anima e mentore di Tvblog. it, chiude anche questo numero di Permalink guardando sereno le stelle