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News 45/SSL/2017
Lunedì, 06 novembre 2017
I rischi da sovraccarico biomeccanico in agricoltura.
La valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico del rachide e degli arti
superiori per i lavoratori agricoli.
Pubblichiamo un estratto dell’articolo “Rischi da sovraccarico biomeccanico” U.
Caselli (Inail, Direzione regionale Marche - Consulenza tecnica accertamento rischi
e prevenzione) e F. Nappi (Inail, Direzione generale - Consulenza tecnica
accertamento rischi e prevenzione), pubblicato nel documento dell’INAIL “
Agricoltura: salute e sicurezza sul lavoro a 100 anni dall'introduzione della tutela
assicurativa”.
RISCHI DA SOVRACCARICO BIOMECCANICO
1. Premessa
Il settore agricolo è caratterizzato dallo svolgimento di una serie di compiti e attività,
di solito non standardizzate rigidamente ma, al contrario, fortemente variabili sulla
base delle esigenze lavorative giornaliere e stagionali. Peculiari sono anche il
numero e la varietà dei macchinari, degli utensili e degli attrezzi che possono essere
adoperati. Sicuramente l’attività agricola, anche in conseguenza delle differenti
colture potenzialmente attuabili, prevede un impegno maggiore durante la
cosiddetta “bella stagione”, tale da occupare gli operatori in orari di lavoro
considerevolmente lunghi e continui; al contrario, nei mesi più freddi il carico di
lavoro diminuisce sensibilmente. Nonostante l’agricoltura moderna sia diffusamente
interessata dall’impiego di macchine e impianti meccanizzati, è indubbio che, per
le caratteristiche operative del lavoro agricolo, si svolgano frequentemente fasi di
lavoro manuali di significativa entità ed estensione che comportano, per i lavoratori,
movimentazione manuale di carichi, azioni di traino, spinta e trasporto in piano
nonché assunzione e mantenimento di posture incongrue a carico di vari distretti
articolari del corpo. In particolare, i carichi movimentati (attrezzi, cassette, sacchi
ecc.), di peso anche molto diverso, possono essere sollevati con geometrie e
frequenze eterogenee: in definitiva, le operazioni di movimentazione manuale dei
carichi spesso non possono essere considerate ripetitive; inoltre esse non sono
standardizzabili, come non lo sono le condizioni ambientali, i luoghi e gli orari di
lavoro. In ogni caso, nell’ambito di questa variabilità possono essere svolte
operazioni consistenti in sollevamenti di pesi anche cospicui che espongono gli
operatori - seppure in maniera occasionale - a condizioni di rischio. Pertanto è
evidente che la valutazione del rischio per le attività agricole ponga problematiche
di non facile soluzione in quanto risulta spesso arduo giungere a una definizione e
razionalizzazione dei compiti e delle operazioni effettuate, tali per cui si possano
applicare i metodi valutativi proposti dalla letteratura di settore e dalle norme
tecniche. Infatti, generalmente, i suddetti metodi sono ottimizzati per l’analisi di
situazioni di lavoro fortemente standardizzate e per le quali possono essere definite,
con puntualità, le modalità, le geometrie e le frequenze di esecuzione dei gesti.
Solo ultimamente la letteratura tecnica ha cominciato a proporre dati ai quali
potersi riferire per l’analisi di casi relativi allo svolgimento di lavori agricoli e pratiche
di allevamento come sopra descritti.
[…]
3. La valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico
Alla luce dell’ampia casistica di patologie da sovraccarico biomeccanico
denunciate in agricoltura, risulta quanto mai necessario procedere a un’attenta
analisi delle attività svolte, soprattutto al fine di agire sui diversi fattori di rischio per
ridurne l’entità. Negli ultimi anni, la letteratura di settore e le norme tecniche hanno
proposto numerose novità relative ai modelli di valutazione del rischio da
sovraccarico biomeccanico concernenti l’analisi di molte tipologie di attività svolte
in agricoltura, quali quelle di sollevamento e trasporto in piano di un carico, di
traino, di spinta nonché quelle comportanti l’effettuazione di movimenti ripetuti
degli arti superiori o l’assunzione e il mantenimento di posture incongrue. Il titolo VI
del d.lgs. n. 81/08, dedicato alla movimentazione manuale dei carichi, indica le
norme tecniche quali riferimenti primari per la valutazione dei rischi. In particolare,
l’allegato XXXIII al suddetto decreto cita in proposito le tre norme della serie ISO
11228: la prima è dedicata alla valutazione dei rischi connessi alla movimentazione
e al trasporto manuale dei carichi; la seconda è finalizzata all’analisi delle
operazioni di traino e spinta; la terza è dedicata alla valutazione dei rischi legati alla
movimentazione di carichi leggeri a frequenze elevate. Per quanto riguarda la
valutazione dei rischi imputabili all’assunzione di posture statiche, si può fare
riferimento alla norma ISO 11226 [1]. Recentemente è stato pubblicato l’ISO/TR
12295 [2], che illustra nel dettaglio le modalità di applicazione delle tre parti della
ISO 11228 e della ISO 11226, introducendo una serie di novità e risultando di estrema
utilità nella valutazione del rischio. Le metodiche proposte sono utili, oltre che dal
punto di vista valutativo, anche per definire strategie finalizzate alla riduzione del
rischio, agendo sui fattori e sugli elementi che, in fase di valutazione, sono risultati più
critici. A tale risultato si può pervenire tramite il ricorso a soluzioni strutturali (ad
esempio, contenimento del peso degli oggetti movimentati, riprogettazione dei
percorsi e delle zone in cui avviene la movimentazione, dotazione di ausili ecc.) e
organizzative (ad esempio, azioni svolte da più lavoratori, diminuzione della
frequenza dei sollevamenti ecc.).
3.1 La valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico del rachide
Sulla base delle indicazioni fornite dalla letteratura, al fine di valutare correttamente
il rischio da sovraccarico biomeccanico del rachide per i lavoratori del settore
agricolo, è necessario procedere all’analisi di una serie di fattori di rischio insiti nelle
diverse tipologie di attività di movimentazione manuale dei carichi nonché in quelle
comportanti l’assunzione e il mantenimento di posture incongrue. Relativamente
alle operazioni di sollevamento e trasporto di carichi, si fa riferimento a quanto
indicato nella norma UNI ISO 11228-1 [3] e alle precisazioni riportate in proposito nel
Technical report ISO/TR 12295. La valutazione è ottimizzata per lavoratori, di età e
genere diverso, che eseguono sollevamenti caratterizzati da ampia variabilità nelle
geometrie e nei pesi movimentati; vengono inoltre contemplati anche i sollevamenti
compiuti con una sola mano o, contemporaneamente, da 2 o 3 lavoratori. Nello
specifico, si fa uso dell’equazione proposta dal NIOSH [4], opportunamente
aggiornata ed integrata, che consente, per ciascuna movimentazione o serie di
movimentazioni manuali, il calcolo di indici di rischio sintetici da confrontare con
opportune fasce di rischio; maggiore è l’indice calcolato, maggiore sarà la
percentuale di popolazione lavorativa che può sviluppare patologie alla schiena.
La norma UNI ISO 11228-1 consente anche la valutazione del rischio connesso alle
azioni di trasporto in piano, tramite la stima delle masse cumulate, sempre riferite
alla singola giornata di lavoro.
La valutazione dei rischi legati alle azioni di traino e spinta manuale di un carico è
oggetto della norma UNI ISO 11228-2 [5], che contempla, fra l’altro, il ricorso alle
Tabelle di Snook e Ciriello tramite la misurazione di alcuni parametri legati alle
singole azioni di traino e spinta e differenziate in base al genere del lavoratore.
Anche in questo caso si perviene a un indice di rischio sintetico per ciascuna azione
di traino o spinta, da confrontare con opportune fasce di rischio; all’aumentare
dell’indice di rischio, aumenta la percentuale di popolazione esposta. Come già
anticipato, un utile strumento di valutazione dei rischi connessi all’assunzione di
posture incongrue a carico del rachide è rappresentato dalla norma ISO 11226, che
permette la disamina delle posture di vari distretti articolari, fra cui quelli del tronco e
del collo. Una postura non è di per sé dannosa ma lo diventa quando comporta un
sovraccarico biomeccanico di qualsiasi distretto corporeo che si trovi costretto ad
operare in posizione sfavorevole (incongrua). La norma citata non consente la stima
di indici sintetici del rischio ma solo di definire se una particolare postura lavorativa
assunta possa essere considerata raccomandabile o meno.
3.2 La valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori
La valutazione dei rischi da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori è
oggetto della norma tecnica UNI ISO 11228-3 [6], integrata dal ISO/TR 12295. Essa
propone una serie di metodiche valutative, già illustrate dalla letteratura tecnica,
rappresentate dallo Strain Index, da HAL (Hand Activity Level) dell’ACGIH (American
Conference of Governmental Industrial Hygienists) e da OCRA (Occupational
Repetitive Action): relativamente a quest’ultima metodica, è possibile calcolare un
indice (OCRA Index) o pervenire a un punteggio per mezzo della Check list, da
confrontare con apposite fasce a rischio crescente. I protocolli OCRA vengono
indicati come metodiche da preferire, in quanto consentono l’analisi e la
quantificazione di tutti i fattori di rischio per gli arti superiori, rappresentati dalla
frequenza delle azioni, dalla forza applicata, dalle posture incongrue, dalla
stereotipia, dall’inadeguatezza dei periodi di recupero, dalla durata dei compiti
ripetitivi e dalla presenza di fattori complementari (vibrazioni, impiego di abiti
inadeguati, condizioni microclimatiche estreme ecc.); oltre a questa peculiarità, i
due protocolli di valutazione consentono di correlare gli indici di rischio agli eventi
epidemiologici (percentuale di popolazione lavorativa esposta crescente
all’innalzarsi dell’indice di rischio). A tutt’oggi la valutazione è limitata alla singola
giornata di lavoro, considerando comunque anche più di un compito ripetitivo;
tuttavia sono in fase di elaborazione specifici algoritmi per giungere a stime riferite a
lassi temporali più ampi (settimanali, mensili ed annuali) che, data la natura delle
attività agricole, variabili in base alle esigenze stagionali e comunque non
standardizzabili, consentiranno di pervenire a una valutazione dei rischi ancora più
precisa e puntuale.
4. Conclusioni
L’ampia varietà di attività svolte dai lavoratori del settore agricolo comporta per
questi ultimi una serie di operazioni di movimentazione manuale dei carichi, di
attivazioni ripetute dei diversi distretti articolari degli arti superiori nonché l’assunzione
di posture incongrue. Tali operazioni possono comportare condizioni di rischio da
sovraccarico biomeccanico non trascurabile, come testimoniato dal numero
crescente di malattie professionali denunciate all’Inail nel quinquennio 2011-2015.
Emerge pertanto la necessità di pervenire a una valutazione dei rischi quanto più
possibile precisa, in modo tale da individuare, per ciascuna attività, l’entità dei
diversi fattori che concorrono a determinare situazioni rischiose. Infatti solo una
valutazione puntuale può consentire di attuare interventi consistenti nella
riprogettazione delle attività lavorative volti all’abbattimento delle condizioni di
rischio. I protocolli di valutazione proposti dalle norme tecniche hanno un campo di
applicabilità molto ben delineato e la loro adozione deve essere preceduta da una
analisi dettagliata dell’attività lavorativa che si intende indagare. La natura delle
attività agricole, non standardizzabili e fortemente dipendenti dalle condizioni
climatiche, impone che l’analisi sopra citata sia effettuata da personale esperto, in
grado di cogliere alcuni aspetti che, qualora non considerati, condurrebbero a
errori significativi in fase di valutazione dei rischi da sovraccarico biomeccanico. In
tal senso, sono in fase di svolgimento alcuni studi finalizzati a mettere a punto
specifici protocolli di valutazione adatti a indagare in modo puntuale le attività
particolarmente complesse, che costituiranno uno strumento utile nell’ottica della
riduzione dei rischi.
Scarica il documento da cui è tratto l’articolo:
Agricoltura: salute e sicurezza sul lavoro a 100 anni dall'introduzione della tutela assicurativa(.pdf -
2,99 mb)
Fonte: puntosicuro.it
I vantaggi di un modello SGS per strutture sanitarie pubbliche.
Un intervento si sofferma sui primi 10 anni del Sistema di Gestione della Sicurezza
nelle Aziende Sanitarie del Veneto. La cronistoria del modello SGS, le azioni di
miglioramento, i punti di forza, i vantaggi e le criticità.
Venezia, 31 Ott – Nato in una fase di grande attenzione per i Sistemi Qualità anche
in ambiente pubblico, il Sistema di Gestione della Sicurezza (SGS) nelle Aziende
Sanitarie del Veneto ha ormai compiuto 10 anni, un modello generato dalla
consapevolezza che la particolarità delle Aziende Socio Sanitarie Locali (grandi
dimensioni, complessità organizzativa, abbondanza di professionisti, …) richieda un
approccio specifico.
Per verificare i risultati raggiunti dal Modello di SGS applicato alle Aziende Sanitarie -
mutuato dal modello UNI INAIL (chiarezza di compiti e responsabilità di tutti i
soggetti dell’azienda; relazioni necessarie tra gli stessi in vista degli obiettivi comuni;
regole chiare di gestione dei processi) – e per delineare nuovi percorsi di
integrazione in un’ottica di valorizzazione ed armonizzazione, si è tenuto a Venezia, il
4 ottobre scorso, il convegno “I sistemi di gestione della sicurezza sul lavoro in
sanità: esperienze, confronto e prospettive”.
Per poter raccontare non solo la genesi del modello, ma anche per indicarne
caratteristiche e vantaggi, utili anche ad altre realtà, ci soffermiamo sull’intervento
“10 anni di SGS nelle strutture sanitarie: cronistoria, punti di forza e criticità”, a cura
della Dr.ssa Vittoria Cervi (Referente del “Progetto Prevenzione della Salute e
Sicurezza nelle Strutture Sanitarie Pubbliche del Veneto”).
Nell’intervento vengono ripercorse alcune tappe che hanno portato al Sistema di
Gestione della Sicurezza nelle Aziende Sanitarie del Veneto.
Ne riprendiamo alcune:
- Piano regionale per la prevenzione e promozione della salute negli ambienti di
lavoro 1999-2002 con il progetto “Consolidamento delle azioni di prevenzione e
promozione della salute nelle aziende sanitarie pubbliche del Veneto”;
- è stato condotto un “monitoraggio sullo stato di attuazione degli adempimenti
previsti dalla normativa vigente in tema di salute e sicurezza nelle strutture
considerate”, che ha fatto emergere diverse criticità;
- la Regione Veneto con la DGRV 2133 del 10 luglio 2007 ha “promosso
l’implementazione del Sistema di Gestione della Sicurezza attraverso l’applicazione
del modello SGS conforme alle linee guida ISPESL-UNI-INAIL adattato alla realtà
sanitaria”. Questi i passi: Creazione di un gruppo di lavoro regionale e definizione del
modello SGS; Sperimentazione presso alcune strutture sanitarie della Regione;
Riesame del modello SGS e validazione/diffusione del modello definitivo;
- il Gruppo di Lavoro Regionale ha predisposto “procedure organizzative e tecniche
per il controllo e monitoraggio delle macroaree critiche emerse dai questionari del
1999 e 2006”. Il modello di implementazione del SGS, redatto dal gruppo di lavoro e
conforme alle Linee Guida ISPESL – UNI – INAIL, comprende: procedure gestionali
(PG) e procedure tecniche (PT);
- la Regione Veneto con la DGR 1463 del 19 maggio 2009 ha “approvato il "Modello
Regionale di Sistema di Gestione della Sicurezza per le Aziende Sanitarie pubbliche"
e ne ha promosso l'adozione presso tutte le aziende sanitarie/ospedaliere del
Veneto non ancora coinvolte dalla sperimentazione;
- il 20 maggio 2010 è stato “sottoscritto tra Direzione Prevenzione e dall’INAIL
Direzione regionale un Accordo che prevede per le ULSS/A.O. che implementano
con continuità il SGS: l’accesso alla possibilità di ottenere la riduzione del premio
assicurativo introdotta nel 2000 dall’INAIL facendo esplicito riferimento al progetto
“SGSL Sanità Veneto”; l’individuazione di azioni comuni per diffondere la cultura del
miglioramento della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro; Creazione di un
“gruppo di lavoro/osservatorio”; l’attribuzione di un apposito logo denominato “SGS
Sanità”.
La relazione riporta poi i risultati raggiunti nel corso dell’implementazione del
modello SGS che accomunano le 12 Aziende sanitarie per le quali è stato
autorizzato l’utilizzo del logo SGS Sanità Veneto. E sono presentate le varie azioni di
miglioramento:
- PG 01 “Struttura ed Organizzazione del Sistema”: “Individuazione Responsabile del
SGS; Definizione Politica per la sicurezza; Stesura del Regolamento aziendale per la
sicurezza e identificazione dei servizi aziendali con ruolo in SGS; Nomina dei dirigenti
e preposti e loro formazione;
- PG 02 Flussi comunicativi, formativi e relazionali: Definizione Piano formativo per la
sicurezza; Proceduralizzazione dei flussi comunicativi fra servizi aziendali coinvolti nel
SGS e fra gli stessi e le UU.OO; Definizione del ‘sistema di registrazione delle presenze’
per le attività formative realizzate e predisposizione di una cartella personale;
Coinvolgimento degli RLS nelle attività relative alla sicurezza; Coinvolgimento di SPP
in occasione di apertura/ ristrutturazione di nuovi ambienti lavorativi e in merito
all’acquisto di apparecchiature che possono avere rilevanza per la salute e
sicurezza dei lavoratori;
- PG 03 Gestione della documentazione: Integrazione della documentazione SGS
con quella afferente ad altri sistemi di gestione;
- PG 04 Controlli e verifiche del sistema: Predisposizione del Piano di Monitoraggio;
Conduzione di audit interni applicando il protocollo condiviso a livello regionale e in
accordo con il Codice Etico degli auditor; Compilazione dei ‘Rapporti di audit’;
Definizione del Piano di attuazione degli interventi; Coinvolgimento diretto di
Dirigenti e Preposti nella conduzione di audit interni;
- PG 05 Riesame e miglioramento del sistema: Conduzione del riesame su temi
concordati a livello regionale; Definizione dei nuovi obiettivi e piani da inserire nel
DVR;
- PG 06 Sorveglianza Sanitaria ed inserimento del personale in mansioni a rischio:
Definizione delle modalità di inserimento dei lavoratori in mansioni a rischio;
Applicazione delle linee guida regionali elaborate dal Coordinamento dei Medici
Competenti nella stesura dei protocolli di sorveglianza sanitaria e nella formulazione
dei giudizi di idoneità;
- PG 07 ‘Gestione infortuni, non conformità, incidenti e comportamenti pericolosi’:
Diffusione ed utilizzo dei moduli per segnalazione infortuni e incidenti; Conduzione
sistematica di indagini post infortunistica; Analisi annuale sugli infortuni e incidenti;
Creazione di percorsi formativi di promozione della cultura della segnalazione;
- PT 01 Valutazione dei rischi: Elaborazione del DVR in sezioni separate per U.O.;
Stesura da parte della Direzione aziendale dei Piani di intervento con l’indicazione di
responsabilità, tempistiche e risorse; Inserimento dei contenuti del DVR e dei Piani
d’Intervento nelle iniziative formative aziendali;
- PT02 Gestione DPI: Predisposizione prontuario dei DPI in collaborazione con
preposti; Collaborazione fra S.P.P., il Servizio Approvvigionamenti, la Farmacia e la
Direzione Medica Ospedaliera nella definizione dei requisiti di alcuni DPI;
- PT03 Registrazione degli agenti chimici: Predisposizione del Registro degli agenti
pericolosi, con le relative schede di sicurezza; Registrazione di nuovi esposti e
adeguamento del protocollo di sorveglianza sanitaria ordinaria e straordinaria in
relazione ai prodotti pericolosi e cancerogeni da parte della Sorveglianza Sanitaria;
- PT04 Gestione manutenzione: Definizione del Piano delle manutenzioni Preventive e
Ordinarie; Definizione di procedure di sicurezza per la manutenzione interna;
- PT05 Gestione appalti: il Servizio che gestisce l’affidamento di lavori, consultato
l’RSPP in ordine alla necessità di predisporre un DUVRI, individua i costi per la
sicurezza e sottoscrive con l’appaltatore il ‘Verbale per il coordinamento e
pianificazione concordata delle operazioni’; Richiesta alle ditte appaltatrici
dell’elenco nominativo del personale che entra ad operare; Il Servizio che gestisce i
rapporti operativi con l’appaltatore vigila affinché sia attuato un corretto
collegamento tra l’Azienda appaltatrice e UU.OO. ove il lavoro viene svolto;
- PT06 Gestione delle emergenze: Definizione dei Piani di emergenza e di un
programma di formazione sullo stesso; Nomina degli Addetti alla Gestione delle
Emergenze, antincendio e primo soccorso per ogni struttura/edificio e definizione di
un piano di formazione/ aggiornamento specifico; Nomina del Responsabile della
sicurezza antincendio (è in corso la stesura delle procedure applicative del sistema
di gestione antincendio che costituirà parte integrante del modello SGS integrando
la procedura PT06 dedicata)”.
Rimandiamo poi alla lettura integrale dell’intervento che si sofferma anche
sull’adozione di buone prassi da parte alcune strutture sanitarie aderenti al progetto,
sulla formalizzazione dei gruppi di lavoro, sulla creazione di uno specifico sito
internet, e raccogliamo i punti di forza.
La relazione indica che il modello veneto è un modello che:
- “si interfaccia facilmente con i processi di accreditamento della qualità e del risk
management;
- può essere implementato interamente da risorse interne aziendali compresi
‘formazione ed auditing’ quindi non necessita di costose consulenze esterne;
- che richiede un pensiero organizzativo, non solo all’inizio, ma costantemente;
- è sostenibile dal momento che, ad eccezione di un caso, chi lo ha adottato lo ha
mantenuto e in genere migliorato negli anni”.
Queste, invece, alcune criticità del modello.
Infatti è necessario:
- “il costante supporto della Direzione aziendale per il suo mantenimento nel tempo;
- superare la resistenza al cambiamento che induce talvolta ad una sua
applicazione parziale, superficiale ed esclusivamente formale”.
E il modello “risente:
- della carenza di risorse in modo particolare a livello di SPP che rende difficile
disporre di una risorsa interna dedicata al tema;
- della parziale collaborazione fra competenze aziendali;
- delle carenze di supporti informatici gestionali che riducano la complessità e
favoriscano la standardizzazione di alcuni processi chiave (v. infortuni)”.
Concludiamo segnalando che la relazione dopo aver accennato anche al Piano
Prevenzione 2014-2018, riporta alcuni dati finali (audit, formazione, coinvolgimento
dei lavoratori, aumento della segnalazione di non conformità e incidenti,
diminuzione del tasso medio di tariffa, risparmio economico, …) e le prospettive
future:
- “costituzione di team multidisciplinari adeguatamente formati per la conduzione di
audit integrati;
- estensione del modello SGS a realtà sanitarie diverse dalle aziende
sanitarie/ospedaliere (es. case di riposo);
- confronto con altre realtà per provenienza geografica e attività;
- utilizzo sistematico di indicatori di processo e di prodotto”.
Tiziano Menduto
Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:
“ 10 anni di SGS nelle strutture sanitarie: cronistoria, punti di forza e criticità”, a cura della Dr.ssa
Vittoria Cervi (Referente del “Progetto Prevenzione della Salute e Sicurezza nelle Strutture Sanitarie
Pubbliche del Veneto”), intervento tratto dal convegno “I sistemi di gestione della sicurezza sul lavoro
in sanità: esperienze, confronto e prospettive” (formato PDF, 947 kB).
Fonte: puntosicuro.it
Definizione agevolata, moduli guide e Faq per la rottamazione 2017.
ROMA – Definizione agevolata. Con nota del 26 ottobre 2017 l’Agenzia delle Entrate
ha pubblicato i moduli per la rottamazione 2017 affiancati da una nota che riporta
indicazioni riguardanti il Dl 148/2017 Gazzetta Ufficiale n. 242/2017, le opportunità per
i respinti, la proroga novembre 2017, i riferimenti utili per capire come pagare.
Sono state contemporaneamente rilasciate guide e Faq per la compilazione dei
moduli. (Articolo di Corrado De Paolis)
Info: Agenzia Entrate moduli definizione agevolata
Fonte: quotidianosicurezza.it

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  • 1. News 45/SSL/2017 Lunedì, 06 novembre 2017 I rischi da sovraccarico biomeccanico in agricoltura. La valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico del rachide e degli arti superiori per i lavoratori agricoli. Pubblichiamo un estratto dell’articolo “Rischi da sovraccarico biomeccanico” U. Caselli (Inail, Direzione regionale Marche - Consulenza tecnica accertamento rischi e prevenzione) e F. Nappi (Inail, Direzione generale - Consulenza tecnica accertamento rischi e prevenzione), pubblicato nel documento dell’INAIL “ Agricoltura: salute e sicurezza sul lavoro a 100 anni dall'introduzione della tutela assicurativa”. RISCHI DA SOVRACCARICO BIOMECCANICO 1. Premessa Il settore agricolo è caratterizzato dallo svolgimento di una serie di compiti e attività, di solito non standardizzate rigidamente ma, al contrario, fortemente variabili sulla base delle esigenze lavorative giornaliere e stagionali. Peculiari sono anche il numero e la varietà dei macchinari, degli utensili e degli attrezzi che possono essere adoperati. Sicuramente l’attività agricola, anche in conseguenza delle differenti colture potenzialmente attuabili, prevede un impegno maggiore durante la cosiddetta “bella stagione”, tale da occupare gli operatori in orari di lavoro considerevolmente lunghi e continui; al contrario, nei mesi più freddi il carico di lavoro diminuisce sensibilmente. Nonostante l’agricoltura moderna sia diffusamente interessata dall’impiego di macchine e impianti meccanizzati, è indubbio che, per le caratteristiche operative del lavoro agricolo, si svolgano frequentemente fasi di lavoro manuali di significativa entità ed estensione che comportano, per i lavoratori, movimentazione manuale di carichi, azioni di traino, spinta e trasporto in piano nonché assunzione e mantenimento di posture incongrue a carico di vari distretti articolari del corpo. In particolare, i carichi movimentati (attrezzi, cassette, sacchi ecc.), di peso anche molto diverso, possono essere sollevati con geometrie e frequenze eterogenee: in definitiva, le operazioni di movimentazione manuale dei carichi spesso non possono essere considerate ripetitive; inoltre esse non sono
  • 2. standardizzabili, come non lo sono le condizioni ambientali, i luoghi e gli orari di lavoro. In ogni caso, nell’ambito di questa variabilità possono essere svolte operazioni consistenti in sollevamenti di pesi anche cospicui che espongono gli operatori - seppure in maniera occasionale - a condizioni di rischio. Pertanto è evidente che la valutazione del rischio per le attività agricole ponga problematiche di non facile soluzione in quanto risulta spesso arduo giungere a una definizione e razionalizzazione dei compiti e delle operazioni effettuate, tali per cui si possano applicare i metodi valutativi proposti dalla letteratura di settore e dalle norme tecniche. Infatti, generalmente, i suddetti metodi sono ottimizzati per l’analisi di situazioni di lavoro fortemente standardizzate e per le quali possono essere definite, con puntualità, le modalità, le geometrie e le frequenze di esecuzione dei gesti. Solo ultimamente la letteratura tecnica ha cominciato a proporre dati ai quali potersi riferire per l’analisi di casi relativi allo svolgimento di lavori agricoli e pratiche di allevamento come sopra descritti. […] 3. La valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico Alla luce dell’ampia casistica di patologie da sovraccarico biomeccanico denunciate in agricoltura, risulta quanto mai necessario procedere a un’attenta analisi delle attività svolte, soprattutto al fine di agire sui diversi fattori di rischio per ridurne l’entità. Negli ultimi anni, la letteratura di settore e le norme tecniche hanno proposto numerose novità relative ai modelli di valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico concernenti l’analisi di molte tipologie di attività svolte in agricoltura, quali quelle di sollevamento e trasporto in piano di un carico, di traino, di spinta nonché quelle comportanti l’effettuazione di movimenti ripetuti degli arti superiori o l’assunzione e il mantenimento di posture incongrue. Il titolo VI del d.lgs. n. 81/08, dedicato alla movimentazione manuale dei carichi, indica le norme tecniche quali riferimenti primari per la valutazione dei rischi. In particolare, l’allegato XXXIII al suddetto decreto cita in proposito le tre norme della serie ISO 11228: la prima è dedicata alla valutazione dei rischi connessi alla movimentazione e al trasporto manuale dei carichi; la seconda è finalizzata all’analisi delle operazioni di traino e spinta; la terza è dedicata alla valutazione dei rischi legati alla movimentazione di carichi leggeri a frequenze elevate. Per quanto riguarda la valutazione dei rischi imputabili all’assunzione di posture statiche, si può fare riferimento alla norma ISO 11226 [1]. Recentemente è stato pubblicato l’ISO/TR
  • 3. 12295 [2], che illustra nel dettaglio le modalità di applicazione delle tre parti della ISO 11228 e della ISO 11226, introducendo una serie di novità e risultando di estrema utilità nella valutazione del rischio. Le metodiche proposte sono utili, oltre che dal punto di vista valutativo, anche per definire strategie finalizzate alla riduzione del rischio, agendo sui fattori e sugli elementi che, in fase di valutazione, sono risultati più critici. A tale risultato si può pervenire tramite il ricorso a soluzioni strutturali (ad esempio, contenimento del peso degli oggetti movimentati, riprogettazione dei percorsi e delle zone in cui avviene la movimentazione, dotazione di ausili ecc.) e organizzative (ad esempio, azioni svolte da più lavoratori, diminuzione della frequenza dei sollevamenti ecc.). 3.1 La valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico del rachide Sulla base delle indicazioni fornite dalla letteratura, al fine di valutare correttamente il rischio da sovraccarico biomeccanico del rachide per i lavoratori del settore agricolo, è necessario procedere all’analisi di una serie di fattori di rischio insiti nelle diverse tipologie di attività di movimentazione manuale dei carichi nonché in quelle comportanti l’assunzione e il mantenimento di posture incongrue. Relativamente alle operazioni di sollevamento e trasporto di carichi, si fa riferimento a quanto indicato nella norma UNI ISO 11228-1 [3] e alle precisazioni riportate in proposito nel Technical report ISO/TR 12295. La valutazione è ottimizzata per lavoratori, di età e genere diverso, che eseguono sollevamenti caratterizzati da ampia variabilità nelle geometrie e nei pesi movimentati; vengono inoltre contemplati anche i sollevamenti compiuti con una sola mano o, contemporaneamente, da 2 o 3 lavoratori. Nello specifico, si fa uso dell’equazione proposta dal NIOSH [4], opportunamente aggiornata ed integrata, che consente, per ciascuna movimentazione o serie di movimentazioni manuali, il calcolo di indici di rischio sintetici da confrontare con opportune fasce di rischio; maggiore è l’indice calcolato, maggiore sarà la percentuale di popolazione lavorativa che può sviluppare patologie alla schiena. La norma UNI ISO 11228-1 consente anche la valutazione del rischio connesso alle azioni di trasporto in piano, tramite la stima delle masse cumulate, sempre riferite alla singola giornata di lavoro. La valutazione dei rischi legati alle azioni di traino e spinta manuale di un carico è oggetto della norma UNI ISO 11228-2 [5], che contempla, fra l’altro, il ricorso alle Tabelle di Snook e Ciriello tramite la misurazione di alcuni parametri legati alle singole azioni di traino e spinta e differenziate in base al genere del lavoratore. Anche in questo caso si perviene a un indice di rischio sintetico per ciascuna azione
  • 4. di traino o spinta, da confrontare con opportune fasce di rischio; all’aumentare dell’indice di rischio, aumenta la percentuale di popolazione esposta. Come già anticipato, un utile strumento di valutazione dei rischi connessi all’assunzione di posture incongrue a carico del rachide è rappresentato dalla norma ISO 11226, che permette la disamina delle posture di vari distretti articolari, fra cui quelli del tronco e del collo. Una postura non è di per sé dannosa ma lo diventa quando comporta un sovraccarico biomeccanico di qualsiasi distretto corporeo che si trovi costretto ad operare in posizione sfavorevole (incongrua). La norma citata non consente la stima di indici sintetici del rischio ma solo di definire se una particolare postura lavorativa assunta possa essere considerata raccomandabile o meno. 3.2 La valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori La valutazione dei rischi da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori è oggetto della norma tecnica UNI ISO 11228-3 [6], integrata dal ISO/TR 12295. Essa propone una serie di metodiche valutative, già illustrate dalla letteratura tecnica, rappresentate dallo Strain Index, da HAL (Hand Activity Level) dell’ACGIH (American Conference of Governmental Industrial Hygienists) e da OCRA (Occupational Repetitive Action): relativamente a quest’ultima metodica, è possibile calcolare un indice (OCRA Index) o pervenire a un punteggio per mezzo della Check list, da confrontare con apposite fasce a rischio crescente. I protocolli OCRA vengono indicati come metodiche da preferire, in quanto consentono l’analisi e la quantificazione di tutti i fattori di rischio per gli arti superiori, rappresentati dalla frequenza delle azioni, dalla forza applicata, dalle posture incongrue, dalla stereotipia, dall’inadeguatezza dei periodi di recupero, dalla durata dei compiti ripetitivi e dalla presenza di fattori complementari (vibrazioni, impiego di abiti inadeguati, condizioni microclimatiche estreme ecc.); oltre a questa peculiarità, i due protocolli di valutazione consentono di correlare gli indici di rischio agli eventi epidemiologici (percentuale di popolazione lavorativa esposta crescente all’innalzarsi dell’indice di rischio). A tutt’oggi la valutazione è limitata alla singola giornata di lavoro, considerando comunque anche più di un compito ripetitivo; tuttavia sono in fase di elaborazione specifici algoritmi per giungere a stime riferite a lassi temporali più ampi (settimanali, mensili ed annuali) che, data la natura delle attività agricole, variabili in base alle esigenze stagionali e comunque non standardizzabili, consentiranno di pervenire a una valutazione dei rischi ancora più precisa e puntuale.
  • 5. 4. Conclusioni L’ampia varietà di attività svolte dai lavoratori del settore agricolo comporta per questi ultimi una serie di operazioni di movimentazione manuale dei carichi, di attivazioni ripetute dei diversi distretti articolari degli arti superiori nonché l’assunzione di posture incongrue. Tali operazioni possono comportare condizioni di rischio da sovraccarico biomeccanico non trascurabile, come testimoniato dal numero crescente di malattie professionali denunciate all’Inail nel quinquennio 2011-2015. Emerge pertanto la necessità di pervenire a una valutazione dei rischi quanto più possibile precisa, in modo tale da individuare, per ciascuna attività, l’entità dei diversi fattori che concorrono a determinare situazioni rischiose. Infatti solo una valutazione puntuale può consentire di attuare interventi consistenti nella riprogettazione delle attività lavorative volti all’abbattimento delle condizioni di rischio. I protocolli di valutazione proposti dalle norme tecniche hanno un campo di applicabilità molto ben delineato e la loro adozione deve essere preceduta da una analisi dettagliata dell’attività lavorativa che si intende indagare. La natura delle attività agricole, non standardizzabili e fortemente dipendenti dalle condizioni climatiche, impone che l’analisi sopra citata sia effettuata da personale esperto, in grado di cogliere alcuni aspetti che, qualora non considerati, condurrebbero a errori significativi in fase di valutazione dei rischi da sovraccarico biomeccanico. In tal senso, sono in fase di svolgimento alcuni studi finalizzati a mettere a punto specifici protocolli di valutazione adatti a indagare in modo puntuale le attività particolarmente complesse, che costituiranno uno strumento utile nell’ottica della riduzione dei rischi. Scarica il documento da cui è tratto l’articolo: Agricoltura: salute e sicurezza sul lavoro a 100 anni dall'introduzione della tutela assicurativa(.pdf - 2,99 mb) Fonte: puntosicuro.it I vantaggi di un modello SGS per strutture sanitarie pubbliche. Un intervento si sofferma sui primi 10 anni del Sistema di Gestione della Sicurezza nelle Aziende Sanitarie del Veneto. La cronistoria del modello SGS, le azioni di miglioramento, i punti di forza, i vantaggi e le criticità. Venezia, 31 Ott – Nato in una fase di grande attenzione per i Sistemi Qualità anche in ambiente pubblico, il Sistema di Gestione della Sicurezza (SGS) nelle Aziende Sanitarie del Veneto ha ormai compiuto 10 anni, un modello generato dalla consapevolezza che la particolarità delle Aziende Socio Sanitarie Locali (grandi
  • 6. dimensioni, complessità organizzativa, abbondanza di professionisti, …) richieda un approccio specifico. Per verificare i risultati raggiunti dal Modello di SGS applicato alle Aziende Sanitarie - mutuato dal modello UNI INAIL (chiarezza di compiti e responsabilità di tutti i soggetti dell’azienda; relazioni necessarie tra gli stessi in vista degli obiettivi comuni; regole chiare di gestione dei processi) – e per delineare nuovi percorsi di integrazione in un’ottica di valorizzazione ed armonizzazione, si è tenuto a Venezia, il 4 ottobre scorso, il convegno “I sistemi di gestione della sicurezza sul lavoro in sanità: esperienze, confronto e prospettive”. Per poter raccontare non solo la genesi del modello, ma anche per indicarne caratteristiche e vantaggi, utili anche ad altre realtà, ci soffermiamo sull’intervento “10 anni di SGS nelle strutture sanitarie: cronistoria, punti di forza e criticità”, a cura della Dr.ssa Vittoria Cervi (Referente del “Progetto Prevenzione della Salute e Sicurezza nelle Strutture Sanitarie Pubbliche del Veneto”). Nell’intervento vengono ripercorse alcune tappe che hanno portato al Sistema di Gestione della Sicurezza nelle Aziende Sanitarie del Veneto. Ne riprendiamo alcune: - Piano regionale per la prevenzione e promozione della salute negli ambienti di lavoro 1999-2002 con il progetto “Consolidamento delle azioni di prevenzione e promozione della salute nelle aziende sanitarie pubbliche del Veneto”; - è stato condotto un “monitoraggio sullo stato di attuazione degli adempimenti previsti dalla normativa vigente in tema di salute e sicurezza nelle strutture considerate”, che ha fatto emergere diverse criticità; - la Regione Veneto con la DGRV 2133 del 10 luglio 2007 ha “promosso l’implementazione del Sistema di Gestione della Sicurezza attraverso l’applicazione del modello SGS conforme alle linee guida ISPESL-UNI-INAIL adattato alla realtà sanitaria”. Questi i passi: Creazione di un gruppo di lavoro regionale e definizione del modello SGS; Sperimentazione presso alcune strutture sanitarie della Regione; Riesame del modello SGS e validazione/diffusione del modello definitivo; - il Gruppo di Lavoro Regionale ha predisposto “procedure organizzative e tecniche per il controllo e monitoraggio delle macroaree critiche emerse dai questionari del 1999 e 2006”. Il modello di implementazione del SGS, redatto dal gruppo di lavoro e conforme alle Linee Guida ISPESL – UNI – INAIL, comprende: procedure gestionali (PG) e procedure tecniche (PT);
  • 7. - la Regione Veneto con la DGR 1463 del 19 maggio 2009 ha “approvato il "Modello Regionale di Sistema di Gestione della Sicurezza per le Aziende Sanitarie pubbliche" e ne ha promosso l'adozione presso tutte le aziende sanitarie/ospedaliere del Veneto non ancora coinvolte dalla sperimentazione; - il 20 maggio 2010 è stato “sottoscritto tra Direzione Prevenzione e dall’INAIL Direzione regionale un Accordo che prevede per le ULSS/A.O. che implementano con continuità il SGS: l’accesso alla possibilità di ottenere la riduzione del premio assicurativo introdotta nel 2000 dall’INAIL facendo esplicito riferimento al progetto “SGSL Sanità Veneto”; l’individuazione di azioni comuni per diffondere la cultura del miglioramento della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro; Creazione di un “gruppo di lavoro/osservatorio”; l’attribuzione di un apposito logo denominato “SGS Sanità”. La relazione riporta poi i risultati raggiunti nel corso dell’implementazione del modello SGS che accomunano le 12 Aziende sanitarie per le quali è stato autorizzato l’utilizzo del logo SGS Sanità Veneto. E sono presentate le varie azioni di miglioramento: - PG 01 “Struttura ed Organizzazione del Sistema”: “Individuazione Responsabile del SGS; Definizione Politica per la sicurezza; Stesura del Regolamento aziendale per la sicurezza e identificazione dei servizi aziendali con ruolo in SGS; Nomina dei dirigenti e preposti e loro formazione; - PG 02 Flussi comunicativi, formativi e relazionali: Definizione Piano formativo per la sicurezza; Proceduralizzazione dei flussi comunicativi fra servizi aziendali coinvolti nel SGS e fra gli stessi e le UU.OO; Definizione del ‘sistema di registrazione delle presenze’ per le attività formative realizzate e predisposizione di una cartella personale; Coinvolgimento degli RLS nelle attività relative alla sicurezza; Coinvolgimento di SPP in occasione di apertura/ ristrutturazione di nuovi ambienti lavorativi e in merito all’acquisto di apparecchiature che possono avere rilevanza per la salute e sicurezza dei lavoratori; - PG 03 Gestione della documentazione: Integrazione della documentazione SGS con quella afferente ad altri sistemi di gestione; - PG 04 Controlli e verifiche del sistema: Predisposizione del Piano di Monitoraggio; Conduzione di audit interni applicando il protocollo condiviso a livello regionale e in accordo con il Codice Etico degli auditor; Compilazione dei ‘Rapporti di audit’; Definizione del Piano di attuazione degli interventi; Coinvolgimento diretto di Dirigenti e Preposti nella conduzione di audit interni; - PG 05 Riesame e miglioramento del sistema: Conduzione del riesame su temi
  • 8. concordati a livello regionale; Definizione dei nuovi obiettivi e piani da inserire nel DVR; - PG 06 Sorveglianza Sanitaria ed inserimento del personale in mansioni a rischio: Definizione delle modalità di inserimento dei lavoratori in mansioni a rischio; Applicazione delle linee guida regionali elaborate dal Coordinamento dei Medici Competenti nella stesura dei protocolli di sorveglianza sanitaria e nella formulazione dei giudizi di idoneità; - PG 07 ‘Gestione infortuni, non conformità, incidenti e comportamenti pericolosi’: Diffusione ed utilizzo dei moduli per segnalazione infortuni e incidenti; Conduzione sistematica di indagini post infortunistica; Analisi annuale sugli infortuni e incidenti; Creazione di percorsi formativi di promozione della cultura della segnalazione; - PT 01 Valutazione dei rischi: Elaborazione del DVR in sezioni separate per U.O.; Stesura da parte della Direzione aziendale dei Piani di intervento con l’indicazione di responsabilità, tempistiche e risorse; Inserimento dei contenuti del DVR e dei Piani d’Intervento nelle iniziative formative aziendali; - PT02 Gestione DPI: Predisposizione prontuario dei DPI in collaborazione con preposti; Collaborazione fra S.P.P., il Servizio Approvvigionamenti, la Farmacia e la Direzione Medica Ospedaliera nella definizione dei requisiti di alcuni DPI; - PT03 Registrazione degli agenti chimici: Predisposizione del Registro degli agenti pericolosi, con le relative schede di sicurezza; Registrazione di nuovi esposti e adeguamento del protocollo di sorveglianza sanitaria ordinaria e straordinaria in relazione ai prodotti pericolosi e cancerogeni da parte della Sorveglianza Sanitaria; - PT04 Gestione manutenzione: Definizione del Piano delle manutenzioni Preventive e Ordinarie; Definizione di procedure di sicurezza per la manutenzione interna; - PT05 Gestione appalti: il Servizio che gestisce l’affidamento di lavori, consultato l’RSPP in ordine alla necessità di predisporre un DUVRI, individua i costi per la sicurezza e sottoscrive con l’appaltatore il ‘Verbale per il coordinamento e pianificazione concordata delle operazioni’; Richiesta alle ditte appaltatrici dell’elenco nominativo del personale che entra ad operare; Il Servizio che gestisce i rapporti operativi con l’appaltatore vigila affinché sia attuato un corretto collegamento tra l’Azienda appaltatrice e UU.OO. ove il lavoro viene svolto; - PT06 Gestione delle emergenze: Definizione dei Piani di emergenza e di un programma di formazione sullo stesso; Nomina degli Addetti alla Gestione delle Emergenze, antincendio e primo soccorso per ogni struttura/edificio e definizione di un piano di formazione/ aggiornamento specifico; Nomina del Responsabile della sicurezza antincendio (è in corso la stesura delle procedure applicative del sistema di gestione antincendio che costituirà parte integrante del modello SGS integrando
  • 9. la procedura PT06 dedicata)”. Rimandiamo poi alla lettura integrale dell’intervento che si sofferma anche sull’adozione di buone prassi da parte alcune strutture sanitarie aderenti al progetto, sulla formalizzazione dei gruppi di lavoro, sulla creazione di uno specifico sito internet, e raccogliamo i punti di forza. La relazione indica che il modello veneto è un modello che: - “si interfaccia facilmente con i processi di accreditamento della qualità e del risk management; - può essere implementato interamente da risorse interne aziendali compresi ‘formazione ed auditing’ quindi non necessita di costose consulenze esterne; - che richiede un pensiero organizzativo, non solo all’inizio, ma costantemente; - è sostenibile dal momento che, ad eccezione di un caso, chi lo ha adottato lo ha mantenuto e in genere migliorato negli anni”. Queste, invece, alcune criticità del modello. Infatti è necessario: - “il costante supporto della Direzione aziendale per il suo mantenimento nel tempo; - superare la resistenza al cambiamento che induce talvolta ad una sua applicazione parziale, superficiale ed esclusivamente formale”. E il modello “risente: - della carenza di risorse in modo particolare a livello di SPP che rende difficile disporre di una risorsa interna dedicata al tema; - della parziale collaborazione fra competenze aziendali; - delle carenze di supporti informatici gestionali che riducano la complessità e favoriscano la standardizzazione di alcuni processi chiave (v. infortuni)”. Concludiamo segnalando che la relazione dopo aver accennato anche al Piano Prevenzione 2014-2018, riporta alcuni dati finali (audit, formazione, coinvolgimento dei lavoratori, aumento della segnalazione di non conformità e incidenti, diminuzione del tasso medio di tariffa, risparmio economico, …) e le prospettive future: - “costituzione di team multidisciplinari adeguatamente formati per la conduzione di audit integrati; - estensione del modello SGS a realtà sanitarie diverse dalle aziende sanitarie/ospedaliere (es. case di riposo); - confronto con altre realtà per provenienza geografica e attività; - utilizzo sistematico di indicatori di processo e di prodotto”.
  • 10. Tiziano Menduto Scarica il documento da cui è tratto l'articolo: “ 10 anni di SGS nelle strutture sanitarie: cronistoria, punti di forza e criticità”, a cura della Dr.ssa Vittoria Cervi (Referente del “Progetto Prevenzione della Salute e Sicurezza nelle Strutture Sanitarie Pubbliche del Veneto”), intervento tratto dal convegno “I sistemi di gestione della sicurezza sul lavoro in sanità: esperienze, confronto e prospettive” (formato PDF, 947 kB). Fonte: puntosicuro.it Definizione agevolata, moduli guide e Faq per la rottamazione 2017. ROMA – Definizione agevolata. Con nota del 26 ottobre 2017 l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato i moduli per la rottamazione 2017 affiancati da una nota che riporta indicazioni riguardanti il Dl 148/2017 Gazzetta Ufficiale n. 242/2017, le opportunità per i respinti, la proroga novembre 2017, i riferimenti utili per capire come pagare. Sono state contemporaneamente rilasciate guide e Faq per la compilazione dei moduli. (Articolo di Corrado De Paolis) Info: Agenzia Entrate moduli definizione agevolata Fonte: quotidianosicurezza.it