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In a hole in the
ground there live a
Hobbit.
OFFICINA 27 NOVEMBRE 2021 - MONDI (IN)COMPRENSIBILI
Con queste parole si apre
l’universo tolkeniano.
L’invenzione linguistica
anticipa la narrazione
della storia.
“Uno dei candidati aveva, per
misericordia divina!, lasciato uno dei
fogli intonso ed è la cosa migliore che
possa mai succedere ad un
esaminatore, così io vi ho scritto: “in
una buca del terreno viveva uno
Hobbit”. I nomi hanno sempre
provocato nel mio cervello il desiderio
di narrare una storia: e di
conseguenza ho pensato che avrei
fatto meglio a scoprire che razza di
personaggi erano gli Hobbit”.
J.R.R. Tolkien
“Sono qui, Bastiano mio.”
“Fiordiluna, sei tu?”
Lei rise, in quella sua strana maniera, con un riso che pareva un canto.
“Chi altri potrei essere? Questo bellissimo nome me lo hai appena dato tu. Te ne
ringrazio. Sii il Benvenuto, mio salvatore e mio eroe. (…)
Fantàsia rinascerà dai tuoi desideri, Bastiano mio. E grazie a me, essi si muteranno in
realtà.”
La storia infinita, M. Ende
Ne La storia infinita, Bastiano per
salvare Fantàsia deve desiderare (e
quindi scegliere), ma anche dare nomi
alle cose. Nominare uno spazio,
significa crearlo (o ricrearlo) e
appropriarsene. Ma più Bastiano dona
identità al luogo, più smarrisce la
propria identità.
Un luogo è un linguaggio,
G. Manganelli
La Flatlandia, la terra bidimensionale
abitata da figure totalmente piatte, è
appunto invenzione in senso rigoroso:
scoperta e delimitazione di uno spazio
astratto mediante la creazione di un
linguaggio. Un luogo è un linguaggio: noi
possiamo essere “qui” solo accettando le
regole linguistiche che lo inventano.
Essendo il porsi di un linguaggio arbitrario
e non deducibile, i diversi linguaggi
indicheranno luoghi totalmente
discontinui. Come è appunto la Flatlandia,
nei confronti di qualsiasi luogo umano.
L’esempio della Flatlandia ci avverte di altro: il linguaggio,
pipistrello pendulo dai propri piedi, universo che si impedisce di
precipitare nel nulla reggendosi alle proprie mani allacciate,
assoluta contraddizione che è tuttavia l’unica sede abitabile, è
intimamente imparentato ad altro, a gesti ambigui, tra frivoli e
cerimoniali: al gioco. Nell’uno e nell’altro, all’arbitraria scelta
iniziale segue la rigida deduzione.
La scelta pone, simultaneamente, le leggi di svolgimento del resto
del discorso. L’universo, esplodendo alla nascita, si scopre segnato
da tutte le proprie future cerimonie. Un linguaggio è un gigantesco
“come se”, una legislazione ipotetica che in primo luogo inventa i
propri sudditi: i luoghi, gli eventi. Con gesto arbitrario fissiamo i
valori delle carte, ma da quel momento subentra il rigore del gioco
e del rito.
FONE,
M. Manara
In questa storia, due
astronauti, prigionieri
su un pianeta,
trovano un libro dove
sta scritta tutta la loro
storia, incluso il modo
in cui salvarsi. Ma gli
errori di battitura del
libro mutano la
realtà. Fino alla
«FONE» che non
risolve la storia.
Lost in translation,
S. Coppola
Bob Harris (Bill Murray) è un attore che
deve girare uno spot in Giappone, ma –
anche a causa di problemi di traduzione
– non riesce ad entrare “in contatto” con
le richieste del regista.
Monty Python
In questo sketch dei Monty Python,
un finto dizionario inglese-ungherese
causa incomprensioni e violenze.
Ancora un problema di traduzione?
Cosa
significa?
Esercizio sui simboli e i
significati a essi riconducibili.
L’obiettivo di un simbolo è
quello di sintetizzare un
significato «universale», ossia
facilmente comprensibile da
tutti. Ma i significati non
sempre sono univoci.
Cosa
significa?
Per gli astronomi: pianeta Venere;
oggi: simbolo femminile;
perché? Stilizzazione dello specchio
di Venere;
in alchimia: simbolo del rame.
In questo caso, per esempio, i
primi significati sono collegati
tra di loro, ma l’ultimo no.
Cosa
significa?
Cosa
significa?
Presso gli antichi: «anfora» (intesa
nel suo valore specifico di unità di
misura, di valore e di peso);
con la rivoluzione industriale (in
contabilità): «al prezzo di», «al
tasso di»;
oggi: «at» («presso»).
In questo caso, a seconda del tempo di
riferimento, muta il significato del
simbolo.
Cosa
significa?
Differenti significati che variano a
seconda del contesto.
Wittgenstein, D.
Jarman
“Noi non possiamo capire un
leone, perché non conosciamo il
suo mondo”.
La questione non è l’errata
traduzione, ma l’assenza di un
condiviso tessuto esperenziale.
Uomini primitivi?
Se i Flinstones sono uomini primitivi che
vivono una realtà «attualizzata»,
totalmente diverso è il caso del
protagonista del prossimo racconto: un
uomo del 4000 a.C. che non conosce più di
300 parole circa. Questo limite linguistico
segna non solo il confine della
comprensione da parte del lettore, ma
soprattutto segna il confine della
comprensione della realtà da parte del
protagonista stesso.
Il maiale di Mag 4000 a.C. (da La voce del fuoco, A. Moore)
Lontano in dietro a colle, là verso sol-che-scende, cielo è ora come fuoco e io
fa cammino lì, senza fiato in pancia, ed erba fredda e bagna piedi a me.
Niente erba è su alto di colle. Solo terra tutta in torno che colle è come uomo
senza ca-peli in testa. Io mette su piedi e volta faccia a vento per sente
odore, ma niente odore viene da lontano. Pancia fa male, qua in mezzo a me.
Aria di pancia sale su in bocca e lecca lei è come lecca niente. Grumo di
sangue secco è ora nero su ginocchio e deviene con pizzica. Io sgraffia e altro
sangue ancora viene fuori.
In sopra di me è tante bestie di cielo, grosse e grigie. Lente è che si muove,
come se ha niente forza in loro. Forse cerca cibo, come cerca io. Una è così
vuota in pancia che stacca e vola via e allora quella corre veloce veloce dietro
di lei, come se vuole riprende. In-basso di cielo, erba e bosco va lontano da
qua, che io dopo vede altro colle e dopo solo piccoli alberi in torno a lato di
mondo.
Ora io a-bassa sguardo su erba in giù di colle e vede maiali. Maiali
grossi e lunghi, maschio su dorso di femmina (…). Dentro pancia di
me, io coglie che può corre in-basso di colle, va in sopra di maiali, dà
botta con pietra a lei e fa lei deviene non viva, che così io mangia
tutta. Questo è raccolto di me. E ora questo io fa.
Da alto di colle io scende giù su terra secca, in mezzo a erba fredda, e
corre giù veloce e scende su maiali che loro non ha tempo di deviene
quello che io poi non può mangia, come topo che io un tempo
prende e che poi deviene piccoli sassi. Veloce io corre giù su maiali
che mentre loro sono ancora maiali io prende loro. (…)
Veloce io corre, ma oh, piedi di me vola su da erba scivola e io cade,
ah, e cade giù da colle.
Veloce io mette su piedi che così prende maiali. Caduta fa me
lento e ora loro può deviene altro, che io non sente odore di
niente più maiale. Per questo pancia di me è in paura, a che io
corre più veloce e guarda maiali più da vicino a loro, ma ah. Ah,
femmina maiale tutta cambia, gambe di lei di in dietro non c’è
più. Tutto in fuori di faccia nera di lei è gira in dentro ed è ora
buco pieno di buio. Io corre più veloce che loro è ancora un po’
maiale quando io cerca prende loro, ma oh, in loro più niente
muove e loro ha odore tutto marcio. Loro deviene meno maiale
quanto io fa più cammino.
Ora io a-lato di loro che sono solo tronchi di legno bianco che
poggia uno su altro. Occhi è deviene buchi di legno. Zampe di
maiale è deviene ceppo di rami. Ah.
FONE
(che adesso si può comprendere, solo perché entrato nella nostra esperienza comune)

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  • 1. In a hole in the ground there live a Hobbit. OFFICINA 27 NOVEMBRE 2021 - MONDI (IN)COMPRENSIBILI Con queste parole si apre l’universo tolkeniano. L’invenzione linguistica anticipa la narrazione della storia.
  • 2. “Uno dei candidati aveva, per misericordia divina!, lasciato uno dei fogli intonso ed è la cosa migliore che possa mai succedere ad un esaminatore, così io vi ho scritto: “in una buca del terreno viveva uno Hobbit”. I nomi hanno sempre provocato nel mio cervello il desiderio di narrare una storia: e di conseguenza ho pensato che avrei fatto meglio a scoprire che razza di personaggi erano gli Hobbit”. J.R.R. Tolkien
  • 3. “Sono qui, Bastiano mio.” “Fiordiluna, sei tu?” Lei rise, in quella sua strana maniera, con un riso che pareva un canto. “Chi altri potrei essere? Questo bellissimo nome me lo hai appena dato tu. Te ne ringrazio. Sii il Benvenuto, mio salvatore e mio eroe. (…) Fantàsia rinascerà dai tuoi desideri, Bastiano mio. E grazie a me, essi si muteranno in realtà.” La storia infinita, M. Ende Ne La storia infinita, Bastiano per salvare Fantàsia deve desiderare (e quindi scegliere), ma anche dare nomi alle cose. Nominare uno spazio, significa crearlo (o ricrearlo) e appropriarsene. Ma più Bastiano dona identità al luogo, più smarrisce la propria identità.
  • 4. Un luogo è un linguaggio, G. Manganelli La Flatlandia, la terra bidimensionale abitata da figure totalmente piatte, è appunto invenzione in senso rigoroso: scoperta e delimitazione di uno spazio astratto mediante la creazione di un linguaggio. Un luogo è un linguaggio: noi possiamo essere “qui” solo accettando le regole linguistiche che lo inventano. Essendo il porsi di un linguaggio arbitrario e non deducibile, i diversi linguaggi indicheranno luoghi totalmente discontinui. Come è appunto la Flatlandia, nei confronti di qualsiasi luogo umano.
  • 5. L’esempio della Flatlandia ci avverte di altro: il linguaggio, pipistrello pendulo dai propri piedi, universo che si impedisce di precipitare nel nulla reggendosi alle proprie mani allacciate, assoluta contraddizione che è tuttavia l’unica sede abitabile, è intimamente imparentato ad altro, a gesti ambigui, tra frivoli e cerimoniali: al gioco. Nell’uno e nell’altro, all’arbitraria scelta iniziale segue la rigida deduzione. La scelta pone, simultaneamente, le leggi di svolgimento del resto del discorso. L’universo, esplodendo alla nascita, si scopre segnato da tutte le proprie future cerimonie. Un linguaggio è un gigantesco “come se”, una legislazione ipotetica che in primo luogo inventa i propri sudditi: i luoghi, gli eventi. Con gesto arbitrario fissiamo i valori delle carte, ma da quel momento subentra il rigore del gioco e del rito.
  • 6. FONE, M. Manara In questa storia, due astronauti, prigionieri su un pianeta, trovano un libro dove sta scritta tutta la loro storia, incluso il modo in cui salvarsi. Ma gli errori di battitura del libro mutano la realtà. Fino alla «FONE» che non risolve la storia.
  • 7.
  • 8.
  • 9.
  • 10.
  • 11. Lost in translation, S. Coppola Bob Harris (Bill Murray) è un attore che deve girare uno spot in Giappone, ma – anche a causa di problemi di traduzione – non riesce ad entrare “in contatto” con le richieste del regista.
  • 12. Monty Python In questo sketch dei Monty Python, un finto dizionario inglese-ungherese causa incomprensioni e violenze. Ancora un problema di traduzione?
  • 13. Cosa significa? Esercizio sui simboli e i significati a essi riconducibili. L’obiettivo di un simbolo è quello di sintetizzare un significato «universale», ossia facilmente comprensibile da tutti. Ma i significati non sempre sono univoci.
  • 14. Cosa significa? Per gli astronomi: pianeta Venere; oggi: simbolo femminile; perché? Stilizzazione dello specchio di Venere; in alchimia: simbolo del rame. In questo caso, per esempio, i primi significati sono collegati tra di loro, ma l’ultimo no.
  • 16. Cosa significa? Presso gli antichi: «anfora» (intesa nel suo valore specifico di unità di misura, di valore e di peso); con la rivoluzione industriale (in contabilità): «al prezzo di», «al tasso di»; oggi: «at» («presso»). In questo caso, a seconda del tempo di riferimento, muta il significato del simbolo.
  • 18. Differenti significati che variano a seconda del contesto.
  • 19. Wittgenstein, D. Jarman “Noi non possiamo capire un leone, perché non conosciamo il suo mondo”. La questione non è l’errata traduzione, ma l’assenza di un condiviso tessuto esperenziale.
  • 20. Uomini primitivi? Se i Flinstones sono uomini primitivi che vivono una realtà «attualizzata», totalmente diverso è il caso del protagonista del prossimo racconto: un uomo del 4000 a.C. che non conosce più di 300 parole circa. Questo limite linguistico segna non solo il confine della comprensione da parte del lettore, ma soprattutto segna il confine della comprensione della realtà da parte del protagonista stesso.
  • 21. Il maiale di Mag 4000 a.C. (da La voce del fuoco, A. Moore) Lontano in dietro a colle, là verso sol-che-scende, cielo è ora come fuoco e io fa cammino lì, senza fiato in pancia, ed erba fredda e bagna piedi a me. Niente erba è su alto di colle. Solo terra tutta in torno che colle è come uomo senza ca-peli in testa. Io mette su piedi e volta faccia a vento per sente odore, ma niente odore viene da lontano. Pancia fa male, qua in mezzo a me. Aria di pancia sale su in bocca e lecca lei è come lecca niente. Grumo di sangue secco è ora nero su ginocchio e deviene con pizzica. Io sgraffia e altro sangue ancora viene fuori. In sopra di me è tante bestie di cielo, grosse e grigie. Lente è che si muove, come se ha niente forza in loro. Forse cerca cibo, come cerca io. Una è così vuota in pancia che stacca e vola via e allora quella corre veloce veloce dietro di lei, come se vuole riprende. In-basso di cielo, erba e bosco va lontano da qua, che io dopo vede altro colle e dopo solo piccoli alberi in torno a lato di mondo.
  • 22. Ora io a-bassa sguardo su erba in giù di colle e vede maiali. Maiali grossi e lunghi, maschio su dorso di femmina (…). Dentro pancia di me, io coglie che può corre in-basso di colle, va in sopra di maiali, dà botta con pietra a lei e fa lei deviene non viva, che così io mangia tutta. Questo è raccolto di me. E ora questo io fa. Da alto di colle io scende giù su terra secca, in mezzo a erba fredda, e corre giù veloce e scende su maiali che loro non ha tempo di deviene quello che io poi non può mangia, come topo che io un tempo prende e che poi deviene piccoli sassi. Veloce io corre giù su maiali che mentre loro sono ancora maiali io prende loro. (…) Veloce io corre, ma oh, piedi di me vola su da erba scivola e io cade, ah, e cade giù da colle.
  • 23. Veloce io mette su piedi che così prende maiali. Caduta fa me lento e ora loro può deviene altro, che io non sente odore di niente più maiale. Per questo pancia di me è in paura, a che io corre più veloce e guarda maiali più da vicino a loro, ma ah. Ah, femmina maiale tutta cambia, gambe di lei di in dietro non c’è più. Tutto in fuori di faccia nera di lei è gira in dentro ed è ora buco pieno di buio. Io corre più veloce che loro è ancora un po’ maiale quando io cerca prende loro, ma oh, in loro più niente muove e loro ha odore tutto marcio. Loro deviene meno maiale quanto io fa più cammino. Ora io a-lato di loro che sono solo tronchi di legno bianco che poggia uno su altro. Occhi è deviene buchi di legno. Zampe di maiale è deviene ceppo di rami. Ah.
  • 24. FONE (che adesso si può comprendere, solo perché entrato nella nostra esperienza comune)