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ELEZIONI FEBBRAIO 2013




LE DOMANDE & LE RISPOSTE


    SEI DOMANDE DI POLITICA
    ENERGETICA AI CANDIDATI
Domanda 1
La strategia europea ha fissato al 2020 tre obiettivi concatenati
tra loro: meno 20 per cento di emissioni di CO2, fonti rinnovabili
al 20 per cento dei consumi finali, più 20 per cento di efficienza
energetica. Quest’ultimo, per l’Italia, obiettivo è ancora lontano
dall’essere conseguito: il settore elettrico ha visto una crescita
eccezionale dell’efficienza sul lato della generazione ma non
altrettanto è accaduto sul lato dei consumi. Per quanto attiene le
utenze industriali, ritenete che siano necessari interventi volti ad
incentivare le tecnologie più efficienti? Per quanto riguarda le
utenze in bassa tensione, ritenete utile una revisione dei sistemi
tariffari che attualmente penalizzano il ricorso alle
elettrotecnologie più performanti (pompe di calore, auto
elettrica, ecc)?
Risposta 1

L’efficienza energetica riveste un ruolo fondamentale, come volano di crescita economica, oltre che per le
implicazioni sul fabbisogno di energia primaria e sull’ambiente. Sebbene l’Italia sia uno dei paesi europei
con
il livello più basso di intensità energetica, esistono ancora ampi margini per interventi cost-effective, che
consentono di recuperare pienamente gli investimenti, grazie ai risparmi in bolletta energetica. Nell’edilizia
(retrofit di edifici, produzione di acqua calda solare e pompe di calore), trasporti (rotaia per le merci, quello
pubblico elettrificato, EV ibridi plug-in), imprese (motori elettrici ad alta efficienza ed impiego di
inverter, impianti cogenerativi in aree industriali), illuminazione pubblica e privata, recupero del calore di
scarto da siti industriali, centrali elettriche, inceneritori, per teleriscaldamento e teleraffrescamento, ecc.
Per agevolare il potenziale di investimenti in azioni cost-effective più che fissare obiettivi
obbligatori, occorre rafforzare ed orientare il quadro normativo (audit energetico, rilancio e rafforzamento
delle ESCO, inclusa quelle per la PA, senza oneri aggiuntivi ma valorizzando competenze presenti negli enti
pubblici, programmi di comunicazione e formazione) ed eliminare ostacoli di natura finanziaria con
strumenti ad hoc che accorcino i tempi di ritorno degli investimenti.
E’ condivisibile la richiesta di revisione dei sistemi tariffari, affinché ostacolino una maggiore elettrificazione
dei consumi, a cominciare da quelli nelle future smart cities, dove una maggiore diffusione delle pompe di
calore, trasporti elettrici pubblici e privati, cottura ad induzione, ecc. oltre che aumentare l’efficienza del
sistema, migliora anche la qualità dell’aria. In tutti gli scenari di lungo periodo a bassa emissione di CO2
(p.e. Energy Roadmap 2050 dell’UE) prevedono che la quota dei consumi finali coperta da energia elettrica
aumenti dall’attuale 20% sino a quasi 40%.
Domanda 2
Quanto alle fonti rinnovabili, il settore elettrico italiano ha già
raggiunto e in un caso, quello del fotovoltaico, addirittura
raddoppiato gli obiettivi a suo tempo fissati per il 2020. Ciò ha
però comportato un aumento molto rilevante degli oneri che
gravano sulle bollette, lasciando disponibilità assai limitate al
sostegno delle fonti rinnovabili non solari. Ritenete necessario
che un ulteriore sviluppo delle rinnovabili debba avvenire senza
gravare in alcun modo sulle bollette o sulla fiscalità generale?
Per quelle fonti rinnovabili ancora lontane dalla cosiddetta grid
parity (biomasse ed eolico soprattutto), ritenere auspicabile che,
come suggerito dall’Autorità per l’energia elettrica ed il gas,
nuovi futuri oneri derivanti dalla loro incentivazione debbano
essere riportati sulla fiscalità generale?
Risposta 2

Ribadiamo la nostra volontà di promuovere lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie a fonte
rinnovabile, per la produzione di biocombustibili, calore ed energia elettrica, a condizioni il più possibile
cost-effective.
Per ottenere che nel lungo periodo (2040-2050) le FER soddisfino una quota maggioritaria del mix
energetico nazionale, in questa fase transitoria la loro diffusione in tutti i settori degli usi finali di energia
va regolata in modo che 1) sia graduale e coordinata con il reale progresso delle tecnologie, 2) valorizzi
quelle (per esempio, rinnovabili termiche, biocombustibili) con più alta ricaduta sul sistema industriale
nazionale, 3) avvenga il più possibile a condizioni di mercato 4) comporti oneri annui, derivanti da
incentivi mirati, non superiori ad un tetto predefinito, indipendentemente che se gravanti su bolletta o
fiscalità generale.
Per le rinnovabili elettriche pesano purtroppo gli errori di programmazione del recente passato e gli
oneri in bolletta derivanti (nel 2012, 10.5 mld €, di cui oltre 6.5 mld € per il solo fotovoltaico)
costituiscono un vincolo per la programmazione futura. Bisogna inoltre considerare che al crescere della
potenza installata non programmabile, la regolazione della rete (tensione e frequenza) e la trasmissione
e distribuzione ai consumatori finali della potenza generata diviene via via più complicata ed aumentano
i costi di sistema. Per cui è fondamentale che la diffusione delle rinnovabili elettriche sia coordinata con
l’ammodernamento e l’evoluzione della rete verso le smart grids.
Pertanto, riteniamo inevitabile che tutti gli strumenti e le modalità di sostegno alle FER vadano ricondotti
ad un quadro più sostenibile; ciò richiede monitoraggio, programmazione, e pronta capacità di
intervento. In una parola ottimizzazione.
Domanda 3
L’obiettivo sottoscritto da tutte le imprese riunite in Eurelectric è
di una radicale decarbonificazione della generazione elettrica al
2050. In questa difficile transizione, il carbone continuerà a
svolgere un ruolo essenziale (attualmente copre il 30 per cento
della produzione elettrica europea) in ragione del suo minor
costo ed al più facile approvvigionamento. Ritenete opportuno
che anche in Italia siano realizzati almeno alcuni impianti a
carbone ad alta efficienza e con tutte le precauzioni ambientali
disponibili e dotati di sistemi di cattura e stoccaggio dell’anidride
carbonica?
Risposta 3

Condividiamo l’approccio dei maggiori Paesi Europei, con governi di ogni parte politica, di programmare
e gestire con lucidità e realismo la fase transitoria del processo di decarbonizzazione al 2050, in modo
che l’obiettivo si raggiunga evitando oneri eccessivi per imprese e consumatori;
Concordiamo responsabilmente che nella fase transitoria verso il 2050, i combustibili fossili, incluso il
carbone, avranno ancora un ruolo importante, per garantire continuità della fornitura e costi di
generazione sostenibili, come mostrano gli studi di scenario UE e le strategie energetiche dei nostri
vicini. In Germania, dove nel 2012 poco meno della metà dell’energia elettrica è stata prodotta a carbone
e lignite, sono in costruzione ed entreranno in servizio da qui al 2015 nuove centrali per 1.2 GW a gas e
11.2 GW ancora a carbone e lignite, più efficienti e pulite e predisposte per l’installazione di dispositivi
per la cattura della CO2; il Governo tedesco prevede che ulteriori 17 GW saranno necessari entro il
2022, quando è programmata la chiusura di tutte le centrali nucleari.
In Italia la produzione a carbone copre circa il 14% del fabbisogno elettrico, meno della metà della media
europea. Pensiamo che nuove centrali a carbone possano essere autorizzate solo se vengono impiegati
cicli ad altissima efficienza, sono adottate le più sofisticate ed efficaci tecnologie di abbattimento delle
emissioni inquinanti oggi disponibili (con controlli rigorosi e sanzioni severe per i trasgressori) e vi sia la
predisposizione per l’installazione di sistemi di cattura della CO2, quando questa tecnologia sarà
commercialmente disponibile, come del resto prevedono le direttive comunitarie.
Domanda 4

L’Italia dispone di importanti riserve di idrocarburi. Un loro
migliore sfruttamento avrebbe rilevanti benefici economici e
politici, in termini di riduzione della dipendenza energetica dalle
zone più instabili del mondo. Fatte naturalmente salve le
necessarie precauzioni di carattere ambientale, ritiene che sia
opportuno un loro significativo sviluppo?
Risposta 4



Le risorse nazionali di idrocarburi possono soddisfare una quota minoritaria e limitata nel tempo del
fabbisogno domestico, fornendo tuttavia un contributo, nella fase transitoria di cui sopra, in termini di
mobilitazione di investimenti, riduzione delle importazioni (con aumento della sicurezza energetica e
miglioramento della bilancia dei pagamenti) e ritorni economici soprattutto alle popolazioni locali, a
vantaggio delle quali va rivisto il sistema delle royalties.
Riteniamo pertanto opportuno procedere al loro sfruttamento, nel rispetto delle normative vigenti a
tutela delle aree ambientalmente più sensibili ed escludendo tecnologie particolarmente invasive,
come quelle per lo shale gas. È quindi per noi inderogabile che le attività estrattive sia on-shore che
off-shore vengano condotte con le migliori tecnologie e procedure in grado di minimizzare i rischi per
l’ambiente e la popolazione, con controlli ferrei e continua attività di monitoraggio. In particolare,
quelle off-shore debbono rispettare le prescrizioni della proposta di regolamento comunitario “Safety
standards for offshore oil and gas operations
Domanda 5
L’adeguamento della rete nazionale di trasmissione dell’energia
elettrica in alta ed altissima tensione è una delle condizioni per
rendere completa la liberalizzazione del mercato elettrico,
offrendo ai consumatori prezzi analoghi a quelli praticati negli
altri paesi europei. D’altra parte, lo sviluppo delle
interconnessioni con l’estero permetterebbe di offrire sui
mercati europei la potenza elettrica disponibile in Italia per far
fronte alla non programmabilità delle fonti rinnovabili del Nord
Europa. Ritiene opportuno che vengano attivati strumenti anche
di carattere straordinario (modifica Titolo V della Costituzione e
introduzione di procedure più rapide e certe) per facilitare l’avvio
dei necessari cantieri di adeguamento della rete?
Risposta 5



Riteniamo che la modifica del titolo V della Costituzione, specie per i
processi autorizzativi di infrastrutture di carattere strategico sia
indifferibile, di pari passo alla piena implementazione di un serio
meccanismo di dibattito pubblico, come nei maggiori Paesi Europei, che
coinvolga in modo trasparente, aperto e durevole le popolazioni interessate
Domanda 6
Da tempo si discute da smart grid e di smart city. Il cardine
essenziale di questi nuovi orizzonti energetici è costituito
dall’integrazione tra generazione, distribuzione ed utilizzo
efficiente di tutte le forme di energia con tutti gli altri sistemi a
rete, dai trasporti alle telecomunicazioni. In questo quadro, la
mobilità elettrica assumerebbe un ruolo decisivo, rispondendo
anche radicalmente alla necessità di abbattere le emissioni
inquinanti in ambito urbano (vera emergenza nazionale che la
UE ci contesterà con multe molto elevate). Ritiene che si
debbano e si possano mettere in campo le necessarie risorse per
incentivare lo sviluppo della mobilità elettrica?
Risposta 6

Riteniamo che, nella programmazione del processo di ristrutturazione energetica, gli
incentivi alla diffusione della mobilità elettrica debbano essere preferibilmente
collegati ad alcuni progetti pilota di smart cities.
Le tecnologie per la mobilità elettrica vanno sviluppate con maggiore convinzione
anche in Italia e va promossa la crescita di filiere industriali dedicate, a partire da
settori contigui (batterie, motori elettrici, elettronica di potenza) che presentano già
molte eccellenze nel nostro Paese.
E’ urgente un cambio di rotta, spostando una quota delle risorse dagli incentivi (andati
a sostegno di tecnologie di importazione) ad un durevole e consistente programma di
sviluppo di nuove tecnologie energetiche a bassa emissione di CO2, incluse quelle per
smart grids e smart cities, in linea con la strategia europea del SET plan e perciò
eleggibili per fondi comunitarii. Un programma nazionale pluriennale per il co-
finanziamento di progetti pilota e dimostratori di taglia pre-commerciale, al quale
affiancare misure di politica industriale per promuovere filiere italiane. Crediamo che
le eccellenze scientifiche, la creatività, la capacità di innovare della parte migliore del
nostro Paese possano offrire soluzioni competitive non solo al mercato domestico ma
a quello globale.

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Le domande & le risposte di Agenda Monti per l'Italia

  • 1. ELEZIONI FEBBRAIO 2013 LE DOMANDE & LE RISPOSTE SEI DOMANDE DI POLITICA ENERGETICA AI CANDIDATI
  • 2. Domanda 1 La strategia europea ha fissato al 2020 tre obiettivi concatenati tra loro: meno 20 per cento di emissioni di CO2, fonti rinnovabili al 20 per cento dei consumi finali, più 20 per cento di efficienza energetica. Quest’ultimo, per l’Italia, obiettivo è ancora lontano dall’essere conseguito: il settore elettrico ha visto una crescita eccezionale dell’efficienza sul lato della generazione ma non altrettanto è accaduto sul lato dei consumi. Per quanto attiene le utenze industriali, ritenete che siano necessari interventi volti ad incentivare le tecnologie più efficienti? Per quanto riguarda le utenze in bassa tensione, ritenete utile una revisione dei sistemi tariffari che attualmente penalizzano il ricorso alle elettrotecnologie più performanti (pompe di calore, auto elettrica, ecc)?
  • 3. Risposta 1 L’efficienza energetica riveste un ruolo fondamentale, come volano di crescita economica, oltre che per le implicazioni sul fabbisogno di energia primaria e sull’ambiente. Sebbene l’Italia sia uno dei paesi europei con il livello più basso di intensità energetica, esistono ancora ampi margini per interventi cost-effective, che consentono di recuperare pienamente gli investimenti, grazie ai risparmi in bolletta energetica. Nell’edilizia (retrofit di edifici, produzione di acqua calda solare e pompe di calore), trasporti (rotaia per le merci, quello pubblico elettrificato, EV ibridi plug-in), imprese (motori elettrici ad alta efficienza ed impiego di inverter, impianti cogenerativi in aree industriali), illuminazione pubblica e privata, recupero del calore di scarto da siti industriali, centrali elettriche, inceneritori, per teleriscaldamento e teleraffrescamento, ecc. Per agevolare il potenziale di investimenti in azioni cost-effective più che fissare obiettivi obbligatori, occorre rafforzare ed orientare il quadro normativo (audit energetico, rilancio e rafforzamento delle ESCO, inclusa quelle per la PA, senza oneri aggiuntivi ma valorizzando competenze presenti negli enti pubblici, programmi di comunicazione e formazione) ed eliminare ostacoli di natura finanziaria con strumenti ad hoc che accorcino i tempi di ritorno degli investimenti. E’ condivisibile la richiesta di revisione dei sistemi tariffari, affinché ostacolino una maggiore elettrificazione dei consumi, a cominciare da quelli nelle future smart cities, dove una maggiore diffusione delle pompe di calore, trasporti elettrici pubblici e privati, cottura ad induzione, ecc. oltre che aumentare l’efficienza del sistema, migliora anche la qualità dell’aria. In tutti gli scenari di lungo periodo a bassa emissione di CO2 (p.e. Energy Roadmap 2050 dell’UE) prevedono che la quota dei consumi finali coperta da energia elettrica aumenti dall’attuale 20% sino a quasi 40%.
  • 4. Domanda 2 Quanto alle fonti rinnovabili, il settore elettrico italiano ha già raggiunto e in un caso, quello del fotovoltaico, addirittura raddoppiato gli obiettivi a suo tempo fissati per il 2020. Ciò ha però comportato un aumento molto rilevante degli oneri che gravano sulle bollette, lasciando disponibilità assai limitate al sostegno delle fonti rinnovabili non solari. Ritenete necessario che un ulteriore sviluppo delle rinnovabili debba avvenire senza gravare in alcun modo sulle bollette o sulla fiscalità generale? Per quelle fonti rinnovabili ancora lontane dalla cosiddetta grid parity (biomasse ed eolico soprattutto), ritenere auspicabile che, come suggerito dall’Autorità per l’energia elettrica ed il gas, nuovi futuri oneri derivanti dalla loro incentivazione debbano essere riportati sulla fiscalità generale?
  • 5. Risposta 2 Ribadiamo la nostra volontà di promuovere lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie a fonte rinnovabile, per la produzione di biocombustibili, calore ed energia elettrica, a condizioni il più possibile cost-effective. Per ottenere che nel lungo periodo (2040-2050) le FER soddisfino una quota maggioritaria del mix energetico nazionale, in questa fase transitoria la loro diffusione in tutti i settori degli usi finali di energia va regolata in modo che 1) sia graduale e coordinata con il reale progresso delle tecnologie, 2) valorizzi quelle (per esempio, rinnovabili termiche, biocombustibili) con più alta ricaduta sul sistema industriale nazionale, 3) avvenga il più possibile a condizioni di mercato 4) comporti oneri annui, derivanti da incentivi mirati, non superiori ad un tetto predefinito, indipendentemente che se gravanti su bolletta o fiscalità generale. Per le rinnovabili elettriche pesano purtroppo gli errori di programmazione del recente passato e gli oneri in bolletta derivanti (nel 2012, 10.5 mld €, di cui oltre 6.5 mld € per il solo fotovoltaico) costituiscono un vincolo per la programmazione futura. Bisogna inoltre considerare che al crescere della potenza installata non programmabile, la regolazione della rete (tensione e frequenza) e la trasmissione e distribuzione ai consumatori finali della potenza generata diviene via via più complicata ed aumentano i costi di sistema. Per cui è fondamentale che la diffusione delle rinnovabili elettriche sia coordinata con l’ammodernamento e l’evoluzione della rete verso le smart grids. Pertanto, riteniamo inevitabile che tutti gli strumenti e le modalità di sostegno alle FER vadano ricondotti ad un quadro più sostenibile; ciò richiede monitoraggio, programmazione, e pronta capacità di intervento. In una parola ottimizzazione.
  • 6. Domanda 3 L’obiettivo sottoscritto da tutte le imprese riunite in Eurelectric è di una radicale decarbonificazione della generazione elettrica al 2050. In questa difficile transizione, il carbone continuerà a svolgere un ruolo essenziale (attualmente copre il 30 per cento della produzione elettrica europea) in ragione del suo minor costo ed al più facile approvvigionamento. Ritenete opportuno che anche in Italia siano realizzati almeno alcuni impianti a carbone ad alta efficienza e con tutte le precauzioni ambientali disponibili e dotati di sistemi di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica?
  • 7. Risposta 3 Condividiamo l’approccio dei maggiori Paesi Europei, con governi di ogni parte politica, di programmare e gestire con lucidità e realismo la fase transitoria del processo di decarbonizzazione al 2050, in modo che l’obiettivo si raggiunga evitando oneri eccessivi per imprese e consumatori; Concordiamo responsabilmente che nella fase transitoria verso il 2050, i combustibili fossili, incluso il carbone, avranno ancora un ruolo importante, per garantire continuità della fornitura e costi di generazione sostenibili, come mostrano gli studi di scenario UE e le strategie energetiche dei nostri vicini. In Germania, dove nel 2012 poco meno della metà dell’energia elettrica è stata prodotta a carbone e lignite, sono in costruzione ed entreranno in servizio da qui al 2015 nuove centrali per 1.2 GW a gas e 11.2 GW ancora a carbone e lignite, più efficienti e pulite e predisposte per l’installazione di dispositivi per la cattura della CO2; il Governo tedesco prevede che ulteriori 17 GW saranno necessari entro il 2022, quando è programmata la chiusura di tutte le centrali nucleari. In Italia la produzione a carbone copre circa il 14% del fabbisogno elettrico, meno della metà della media europea. Pensiamo che nuove centrali a carbone possano essere autorizzate solo se vengono impiegati cicli ad altissima efficienza, sono adottate le più sofisticate ed efficaci tecnologie di abbattimento delle emissioni inquinanti oggi disponibili (con controlli rigorosi e sanzioni severe per i trasgressori) e vi sia la predisposizione per l’installazione di sistemi di cattura della CO2, quando questa tecnologia sarà commercialmente disponibile, come del resto prevedono le direttive comunitarie.
  • 8. Domanda 4 L’Italia dispone di importanti riserve di idrocarburi. Un loro migliore sfruttamento avrebbe rilevanti benefici economici e politici, in termini di riduzione della dipendenza energetica dalle zone più instabili del mondo. Fatte naturalmente salve le necessarie precauzioni di carattere ambientale, ritiene che sia opportuno un loro significativo sviluppo?
  • 9. Risposta 4 Le risorse nazionali di idrocarburi possono soddisfare una quota minoritaria e limitata nel tempo del fabbisogno domestico, fornendo tuttavia un contributo, nella fase transitoria di cui sopra, in termini di mobilitazione di investimenti, riduzione delle importazioni (con aumento della sicurezza energetica e miglioramento della bilancia dei pagamenti) e ritorni economici soprattutto alle popolazioni locali, a vantaggio delle quali va rivisto il sistema delle royalties. Riteniamo pertanto opportuno procedere al loro sfruttamento, nel rispetto delle normative vigenti a tutela delle aree ambientalmente più sensibili ed escludendo tecnologie particolarmente invasive, come quelle per lo shale gas. È quindi per noi inderogabile che le attività estrattive sia on-shore che off-shore vengano condotte con le migliori tecnologie e procedure in grado di minimizzare i rischi per l’ambiente e la popolazione, con controlli ferrei e continua attività di monitoraggio. In particolare, quelle off-shore debbono rispettare le prescrizioni della proposta di regolamento comunitario “Safety standards for offshore oil and gas operations
  • 10. Domanda 5 L’adeguamento della rete nazionale di trasmissione dell’energia elettrica in alta ed altissima tensione è una delle condizioni per rendere completa la liberalizzazione del mercato elettrico, offrendo ai consumatori prezzi analoghi a quelli praticati negli altri paesi europei. D’altra parte, lo sviluppo delle interconnessioni con l’estero permetterebbe di offrire sui mercati europei la potenza elettrica disponibile in Italia per far fronte alla non programmabilità delle fonti rinnovabili del Nord Europa. Ritiene opportuno che vengano attivati strumenti anche di carattere straordinario (modifica Titolo V della Costituzione e introduzione di procedure più rapide e certe) per facilitare l’avvio dei necessari cantieri di adeguamento della rete?
  • 11. Risposta 5 Riteniamo che la modifica del titolo V della Costituzione, specie per i processi autorizzativi di infrastrutture di carattere strategico sia indifferibile, di pari passo alla piena implementazione di un serio meccanismo di dibattito pubblico, come nei maggiori Paesi Europei, che coinvolga in modo trasparente, aperto e durevole le popolazioni interessate
  • 12. Domanda 6 Da tempo si discute da smart grid e di smart city. Il cardine essenziale di questi nuovi orizzonti energetici è costituito dall’integrazione tra generazione, distribuzione ed utilizzo efficiente di tutte le forme di energia con tutti gli altri sistemi a rete, dai trasporti alle telecomunicazioni. In questo quadro, la mobilità elettrica assumerebbe un ruolo decisivo, rispondendo anche radicalmente alla necessità di abbattere le emissioni inquinanti in ambito urbano (vera emergenza nazionale che la UE ci contesterà con multe molto elevate). Ritiene che si debbano e si possano mettere in campo le necessarie risorse per incentivare lo sviluppo della mobilità elettrica?
  • 13. Risposta 6 Riteniamo che, nella programmazione del processo di ristrutturazione energetica, gli incentivi alla diffusione della mobilità elettrica debbano essere preferibilmente collegati ad alcuni progetti pilota di smart cities. Le tecnologie per la mobilità elettrica vanno sviluppate con maggiore convinzione anche in Italia e va promossa la crescita di filiere industriali dedicate, a partire da settori contigui (batterie, motori elettrici, elettronica di potenza) che presentano già molte eccellenze nel nostro Paese. E’ urgente un cambio di rotta, spostando una quota delle risorse dagli incentivi (andati a sostegno di tecnologie di importazione) ad un durevole e consistente programma di sviluppo di nuove tecnologie energetiche a bassa emissione di CO2, incluse quelle per smart grids e smart cities, in linea con la strategia europea del SET plan e perciò eleggibili per fondi comunitarii. Un programma nazionale pluriennale per il co- finanziamento di progetti pilota e dimostratori di taglia pre-commerciale, al quale affiancare misure di politica industriale per promuovere filiere italiane. Crediamo che le eccellenze scientifiche, la creatività, la capacità di innovare della parte migliore del nostro Paese possano offrire soluzioni competitive non solo al mercato domestico ma a quello globale.