SlideShare a Scribd company logo
La maledizione del ferro
Lucas ha una trentina d’anni e vive a
Piquiá de Baixo, il quartiere di una città
brasiliana dove l’asma è più diffusa del
raffreddore e la notte non si riesce a dormire
perché manca l’aria. Ieri si è dovuto licenziare
dalla siderurgica in cui lavorava da anni a causa
di un’infezione polmonare. Nello stesso
momento, a Milano, in Italia, il signor Rossi
stava comprando una macchina nuova. E
mentre Carmen, napoletana verace, cucinava
con pentole di acciaio inossidabile, i cittadini di
Santa Rosa, in Brasile, protestavano perché il
treno che attraversa le loro terre aveva
investito, ancora una volta, un abitante della
zona. E i pescatori della Praia do Boqueirão, a
São Luis, erano costretti a sloggiare alla ricerca
di un mare pulito e senza padroni.
Queste storie hanno finali diversi, ma hanno
tutte lo stesso punto di partenza: 1967, Foresta
nazionale del Carajás, Stato del Pará, Brasile
settentrionale. Quarantasei anni fa, infatti, in
questa regione è stato trovato il ferro. Uno dei
migliori al mondo, con una percentuale di
purezza che supera il 65 per cento. Insomma,
una gallina dalle uova d’oro, un’opportunità di
sviluppo, progresso e guadagni da favola per
una manciata di persone. Ma anche l’inizio di
una storia di devastazione, sfruttamento e abusi
per chi ha avuto la sfortuna di nascere nel posto
sbagliato al momento sbagliato.
Ed è proprio da questa foresta che lo scorso 17
febbraio è iniziato il nostro viaggio lungo la
“Strada di ferro Carajás”. Una ferrovia di quasi
900 chilometri, costruita una trentina d’anni fa
per trasportare il minerale fino al porto di São
Luis. Nel corso di una decina di giorni abbiamo
conosciuto alcune delle comunità più colpite da
questa ingombrante scoperta. Una specie di Via
Crucis contemporanea.
In viaggio nella foresta
In questa zona, nel bel mezzo di un’area ricca
di specie animali e vegetali uniche al mondo, il
paesaggio è devastato da cinque enormi miniere
di ferro a cielo aperto gestite in concessione
dalla multinazionale brasiliana Vale (nella foto
in alto la miniera N4, la più grande al mondo
per quantità di ferro estratto). La società gode
Aprile 2013
La scoperta del minerale in Carajás ha sconvolto la vita di migliaia di persone
Un viaggio lungo i 900 km di ferrovia su cui si sposta ogni giorno questo metallo
di un’autorizzazione a estrarre ogni anno 140
milioni di tonnellate di minerale, che presto
dovrebbero diventare 230 milioni. E la velocità
folle a cui sta viaggiando questo mercato sta
mettendo in pericolo l’ecosistema, le falde
acquifere e i resti archeologici della zona (circa
2 mila caverne, con tracce di vita umana fino a
11 mila anni fa).
Una comunità a rischio
Ma c’è dell’altro, come abbiamo scoperto nella
seconda tappa del nostro viaggio. Per poter
trasportare il ferro delle nuove miniere, infatti,
la Vale ha intenzione di costruire altri 100
chilometri di ferrovia, così da collegare la
nuova infrastruttura ai binari già esistenti.
Peccato che sul tracciato previsto si trovi anche
la comunità di Santo Antônio (Parauapebas,
Pará), dove abitano 78 famiglie, che adesso
corrono due pericoli. Il primo è quello di essere
cacciate dalla terra in cui vivono. Il secondo è
di essere costrette a convivere con uno dei treni
più imponenti al mondo: più di 3 chilometri di
lunghezza, 330 vagoni, un carico di circa 24
mila tonnellate di minerale, oltre 5 minuti di
attesa prima di lasciare campo libero a chi
vuole attraversare i binari. Al momento ne
passano ogni giorno 12 in una direzione e 12
nell’altra. Ma presto, se tutto andrà secondo i
desideri della multinazionale, sarà terminata la
duplicazione di tutti e 900 i chilometri di
ferrovia e il numero di viaggi potrebbe
aumentare di molto.
Il treno nel cortile di casa
Nelle aree Coca Cola e Ausira Mutram di
Marabá (Pará) vivono alcune migliaia di
persone e ci sono case che si trovano ad appena
una quarantina di metri dal tracciato. Il nostro
discorso con gli abitanti del quartiere si deve
interrompere ogni volta che passa un convoglio
a causa del rumore e il fischio che prepara il
suo arrivo è molto forte e si ripete 24 ore al
giorno. Anche in piena notte. Ad ogni
passaggio, inoltre, le finestre tremano, la
televisione smette di funzionare e parlare al
telefono diventa impossibile. Una situazione
che metterebbe alla prova i nervi di chiunque e
alla quale si aggiungono alcuni incidenti con
persone travolte dai vagoni (mancano persino i
passaggi a livello).
A trovarsi in queste condizioni sono in tanti,
visto che la fila di vagoni attraversa due Stati
(Pará e Maranhão), 27 municipi, oltre cento
comunità di ogni tipo: quartieri urbani, zone
indigene, quilombola (discendenti degli schiavi
africani), gruppi di pescatori e di agricoltori. Ci
sono persino scuole, come le elementari Rio
Branco di Bom Jesus das Selvas (Maranhão),
che si trovano così vicine ai binari che i
professori raccontano che ogni volta si devono
interrompere fino a quando il gigante di ferro
non è lontano. E spesso i ragazzi sono costretti
ad attraversare i binari passando tra un vagone
e l’altro per non perdere la lezione. In quella
zona, infatti, il treno si ferma normalmente per
almeno mezzora e raggiungere la fine del
convoglio a piedi richiederebbe troppo tempo.
L’aria pesante di Piquiá
Gli studenti di Piquiá de Baixo non hanno
questo problema. Per il resto, però, non si
fanno mancare niente. In questo quartiere di
Açailandia ­ la città dove Valentina e io
viviamo da dicembre ­ si concentra gran parteUna casa del quartiere Coca Cola (Marabá). Sullo sfondo il treno
Nessun passaggio a livello lungo la Strada di ferro Carajás
Ricevi questa newsletter mensile perché pensiamo che tu possa essere interessato a seguire la nostra
esperienza ad Açailândia, in Brasile. Se vuoi cancellarti dalla mailing list rispondi a questa e­mail. Se altri amici
o conoscenti desiderano riceverla, mandaci una e­mail a uno di questi indirizzi: marcoratti76@yahoo.it
o valentina.caperdoni@gmail.com. I nostri contatti Skype sono: “marcoratti” o “valentina.caperdoni”.
degli effetti perversi di questo modello di
sviluppo. L’area è circondata da sterminate
piantagioni di eucalipto, che in poco tempo
hanno scalzato la foresta nativa. Questi alberi
sono stati piantati perché possono essere
tagliati dopo appena sei anni e fornire così la
materia prima alle carbonaie, dove in passato
sono stati scoperti bambini che lavoravano in
condizioni di schiavitù. Qui viene prodotto il
carbone vegetale, che permette alle
siderurgiche di lavorare il ferro 24 ore al
giorno. Queste industrie confinano
letteralmente con il giardino di alcune case del
quartiere e causano tanto inquinamento da
potersi vedere ad occhio nudo. Basta passare
un panno su un tavolo a distanza di mezzora di
tempo, per esempio, per accorgersi che la
polvere di ferro nera non smette mai di
depositarsi ovunque, a cominciare dai polmoni
delle persone. Oppure si può osservare il cielo
all’ora del tramonto, quando si notano i colori
dei gas emessi nell’aria.
Il minerale prende il largo
Un ultimo esempio dei disastri provocati
dall’attività di minerazione può essere quello
della Praia do Boqueirão, confinante con Ponta
da Madeira, il molo di São Luis (capitale del
Maranhão) dove arrivano i treni della Vale.
Una volta qui esisteva una grande comunità di
pescatori, composta da più di mille famiglie.
Oggi non ci abita più nessuno e chi non ha
abbandonato la pesca deve fare i conti ogni
giorno con le macchine che stanno dragando il
porto per consentire al terminal di espandersi.
E permettere che il ferro possa raggiungere,
ancora una volta, l’industria che costruirà la
macchina nuova del signor Rossi o l’ultimo
modello di pentola per la signora Carmen.
L'ESPLOSIONE
Ogni giorno avvengono
in media due o tre
esplosioni in ciascuna
delle cinque miniere
di ferro a cielo aperto
attive nella Foresta
nazionale del Carajás.
La multinazionale Vale,
stando a quanto riferisce
l'Istituto Chico Mendes
per la biodiversità, sta
progettando di aprirne
altre nove entro il 2050
Una barca ormeggiata alla Praia do Boqueirão (São Luis)

More Related Content

Similar to La maledizione del ferro

Itinerario storico ambientale (parte II)
Itinerario storico ambientale (parte II)Itinerario storico ambientale (parte II)
Itinerario storico ambientale (parte II)
Comune di Leno (Brescia, Italia)
 
Storia della discarica di Malagrotta
Storia della discarica di MalagrottaStoria della discarica di Malagrotta
Storia della discarica di Malagrotta
Simona Martini
 
Camaiore1 - Tre fiumi
Camaiore1 - Tre fiumiCamaiore1 - Tre fiumi
Camaiore1 - Tre fiumi
Consorzio LaMMA - Corso UdC
 
Fusina, Malcontenta e Moranzani
Fusina, Malcontenta e MoranzaniFusina, Malcontenta e Moranzani
Fusina, Malcontenta e Moranzanimara
 

Similar to La maledizione del ferro (6)

Itinerario storico ambientale (parte II)
Itinerario storico ambientale (parte II)Itinerario storico ambientale (parte II)
Itinerario storico ambientale (parte II)
 
Il tronto cornasello
Il tronto cornaselloIl tronto cornasello
Il tronto cornasello
 
Storia della discarica di Malagrotta
Storia della discarica di MalagrottaStoria della discarica di Malagrotta
Storia della discarica di Malagrotta
 
Camaiore1 - Tre fiumi
Camaiore1 - Tre fiumiCamaiore1 - Tre fiumi
Camaiore1 - Tre fiumi
 
Fusina, Malcontenta e Moranzani
Fusina, Malcontenta e MoranzaniFusina, Malcontenta e Moranzani
Fusina, Malcontenta e Moranzani
 
Piquiá vuole cambiare aria
Piquiá vuole cambiare ariaPiquiá vuole cambiare aria
Piquiá vuole cambiare aria
 

More from Combinazione Onlus

Ita.ca scheda tecnica e artistica
Ita.ca scheda tecnica e artisticaIta.ca scheda tecnica e artistica
Ita.ca scheda tecnica e artistica
Combinazione Onlus
 
Seminando attori
Seminando attoriSeminando attori
Seminando attori
Combinazione Onlus
 
Il quadro di Pasqua e la guerra dei due mondi
Il quadro di Pasqua e la guerra dei due mondiIl quadro di Pasqua e la guerra dei due mondi
Il quadro di Pasqua e la guerra dei due mondiCombinazione Onlus
 
Il traffico umano entra in Chiesa
Il traffico umano entra in ChiesaIl traffico umano entra in Chiesa
Il traffico umano entra in ChiesaCombinazione Onlus
 
Convegno missionario diocesano 2013
Convegno missionario diocesano 2013Convegno missionario diocesano 2013
Convegno missionario diocesano 2013Combinazione Onlus
 

More from Combinazione Onlus (20)

Ita.ca scheda tecnica e artistica
Ita.ca scheda tecnica e artisticaIta.ca scheda tecnica e artistica
Ita.ca scheda tecnica e artistica
 
Seminando attori
Seminando attoriSeminando attori
Seminando attori
 
A scuola dietro le sbarre
A scuola dietro le sbarreA scuola dietro le sbarre
A scuola dietro le sbarre
 
Il quadro di Pasqua e la guerra dei due mondi
Il quadro di Pasqua e la guerra dei due mondiIl quadro di Pasqua e la guerra dei due mondi
Il quadro di Pasqua e la guerra dei due mondi
 
Giù dalle nuvole
Giù dalle nuvoleGiù dalle nuvole
Giù dalle nuvole
 
Fine d'anno in piazza
Fine d'anno in piazzaFine d'anno in piazza
Fine d'anno in piazza
 
Piquiá al rush finale
Piquiá al rush finalePiquiá al rush finale
Piquiá al rush finale
 
DidiSì
DidiSìDidiSì
DidiSì
 
Porto di mare senz'acqua
Porto di mare senz'acquaPorto di mare senz'acqua
Porto di mare senz'acqua
 
Profumo di terra
Profumo di terraProfumo di terra
Profumo di terra
 
Il traffico umano entra in Chiesa
Il traffico umano entra in ChiesaIl traffico umano entra in Chiesa
Il traffico umano entra in Chiesa
 
Viaggio in Africa
Viaggio in AfricaViaggio in Africa
Viaggio in Africa
 
Laici senza frontiere
Laici senza frontiereLaici senza frontiere
Laici senza frontiere
 
Locandina presepio 2013
Locandina presepio 2013Locandina presepio 2013
Locandina presepio 2013
 
Informazione e guerra
Informazione e guerraInformazione e guerra
Informazione e guerra
 
Cantiere giovani
Cantiere giovaniCantiere giovani
Cantiere giovani
 
Convegno missionario diocesano 2013
Convegno missionario diocesano 2013Convegno missionario diocesano 2013
Convegno missionario diocesano 2013
 
Vita di campo
Vita di campoVita di campo
Vita di campo
 
In cella con l'amaca
In cella con l'amacaIn cella con l'amaca
In cella con l'amaca
 
Manifestazioni di strada
Manifestazioni di stradaManifestazioni di strada
Manifestazioni di strada
 

La maledizione del ferro

  • 1. La maledizione del ferro Lucas ha una trentina d’anni e vive a Piquiá de Baixo, il quartiere di una città brasiliana dove l’asma è più diffusa del raffreddore e la notte non si riesce a dormire perché manca l’aria. Ieri si è dovuto licenziare dalla siderurgica in cui lavorava da anni a causa di un’infezione polmonare. Nello stesso momento, a Milano, in Italia, il signor Rossi stava comprando una macchina nuova. E mentre Carmen, napoletana verace, cucinava con pentole di acciaio inossidabile, i cittadini di Santa Rosa, in Brasile, protestavano perché il treno che attraversa le loro terre aveva investito, ancora una volta, un abitante della zona. E i pescatori della Praia do Boqueirão, a São Luis, erano costretti a sloggiare alla ricerca di un mare pulito e senza padroni. Queste storie hanno finali diversi, ma hanno tutte lo stesso punto di partenza: 1967, Foresta nazionale del Carajás, Stato del Pará, Brasile settentrionale. Quarantasei anni fa, infatti, in questa regione è stato trovato il ferro. Uno dei migliori al mondo, con una percentuale di purezza che supera il 65 per cento. Insomma, una gallina dalle uova d’oro, un’opportunità di sviluppo, progresso e guadagni da favola per una manciata di persone. Ma anche l’inizio di una storia di devastazione, sfruttamento e abusi per chi ha avuto la sfortuna di nascere nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ed è proprio da questa foresta che lo scorso 17 febbraio è iniziato il nostro viaggio lungo la “Strada di ferro Carajás”. Una ferrovia di quasi 900 chilometri, costruita una trentina d’anni fa per trasportare il minerale fino al porto di São Luis. Nel corso di una decina di giorni abbiamo conosciuto alcune delle comunità più colpite da questa ingombrante scoperta. Una specie di Via Crucis contemporanea. In viaggio nella foresta In questa zona, nel bel mezzo di un’area ricca di specie animali e vegetali uniche al mondo, il paesaggio è devastato da cinque enormi miniere di ferro a cielo aperto gestite in concessione dalla multinazionale brasiliana Vale (nella foto in alto la miniera N4, la più grande al mondo per quantità di ferro estratto). La società gode Aprile 2013 La scoperta del minerale in Carajás ha sconvolto la vita di migliaia di persone Un viaggio lungo i 900 km di ferrovia su cui si sposta ogni giorno questo metallo
  • 2. di un’autorizzazione a estrarre ogni anno 140 milioni di tonnellate di minerale, che presto dovrebbero diventare 230 milioni. E la velocità folle a cui sta viaggiando questo mercato sta mettendo in pericolo l’ecosistema, le falde acquifere e i resti archeologici della zona (circa 2 mila caverne, con tracce di vita umana fino a 11 mila anni fa). Una comunità a rischio Ma c’è dell’altro, come abbiamo scoperto nella seconda tappa del nostro viaggio. Per poter trasportare il ferro delle nuove miniere, infatti, la Vale ha intenzione di costruire altri 100 chilometri di ferrovia, così da collegare la nuova infrastruttura ai binari già esistenti. Peccato che sul tracciato previsto si trovi anche la comunità di Santo Antônio (Parauapebas, Pará), dove abitano 78 famiglie, che adesso corrono due pericoli. Il primo è quello di essere cacciate dalla terra in cui vivono. Il secondo è di essere costrette a convivere con uno dei treni più imponenti al mondo: più di 3 chilometri di lunghezza, 330 vagoni, un carico di circa 24 mila tonnellate di minerale, oltre 5 minuti di attesa prima di lasciare campo libero a chi vuole attraversare i binari. Al momento ne passano ogni giorno 12 in una direzione e 12 nell’altra. Ma presto, se tutto andrà secondo i desideri della multinazionale, sarà terminata la duplicazione di tutti e 900 i chilometri di ferrovia e il numero di viaggi potrebbe aumentare di molto. Il treno nel cortile di casa Nelle aree Coca Cola e Ausira Mutram di Marabá (Pará) vivono alcune migliaia di persone e ci sono case che si trovano ad appena una quarantina di metri dal tracciato. Il nostro discorso con gli abitanti del quartiere si deve interrompere ogni volta che passa un convoglio a causa del rumore e il fischio che prepara il suo arrivo è molto forte e si ripete 24 ore al giorno. Anche in piena notte. Ad ogni passaggio, inoltre, le finestre tremano, la televisione smette di funzionare e parlare al telefono diventa impossibile. Una situazione che metterebbe alla prova i nervi di chiunque e alla quale si aggiungono alcuni incidenti con persone travolte dai vagoni (mancano persino i passaggi a livello). A trovarsi in queste condizioni sono in tanti, visto che la fila di vagoni attraversa due Stati (Pará e Maranhão), 27 municipi, oltre cento comunità di ogni tipo: quartieri urbani, zone indigene, quilombola (discendenti degli schiavi africani), gruppi di pescatori e di agricoltori. Ci sono persino scuole, come le elementari Rio Branco di Bom Jesus das Selvas (Maranhão), che si trovano così vicine ai binari che i professori raccontano che ogni volta si devono interrompere fino a quando il gigante di ferro non è lontano. E spesso i ragazzi sono costretti ad attraversare i binari passando tra un vagone e l’altro per non perdere la lezione. In quella zona, infatti, il treno si ferma normalmente per almeno mezzora e raggiungere la fine del convoglio a piedi richiederebbe troppo tempo. L’aria pesante di Piquiá Gli studenti di Piquiá de Baixo non hanno questo problema. Per il resto, però, non si fanno mancare niente. In questo quartiere di Açailandia ­ la città dove Valentina e io viviamo da dicembre ­ si concentra gran parteUna casa del quartiere Coca Cola (Marabá). Sullo sfondo il treno Nessun passaggio a livello lungo la Strada di ferro Carajás
  • 3. Ricevi questa newsletter mensile perché pensiamo che tu possa essere interessato a seguire la nostra esperienza ad Açailândia, in Brasile. Se vuoi cancellarti dalla mailing list rispondi a questa e­mail. Se altri amici o conoscenti desiderano riceverla, mandaci una e­mail a uno di questi indirizzi: marcoratti76@yahoo.it o valentina.caperdoni@gmail.com. I nostri contatti Skype sono: “marcoratti” o “valentina.caperdoni”. degli effetti perversi di questo modello di sviluppo. L’area è circondata da sterminate piantagioni di eucalipto, che in poco tempo hanno scalzato la foresta nativa. Questi alberi sono stati piantati perché possono essere tagliati dopo appena sei anni e fornire così la materia prima alle carbonaie, dove in passato sono stati scoperti bambini che lavoravano in condizioni di schiavitù. Qui viene prodotto il carbone vegetale, che permette alle siderurgiche di lavorare il ferro 24 ore al giorno. Queste industrie confinano letteralmente con il giardino di alcune case del quartiere e causano tanto inquinamento da potersi vedere ad occhio nudo. Basta passare un panno su un tavolo a distanza di mezzora di tempo, per esempio, per accorgersi che la polvere di ferro nera non smette mai di depositarsi ovunque, a cominciare dai polmoni delle persone. Oppure si può osservare il cielo all’ora del tramonto, quando si notano i colori dei gas emessi nell’aria. Il minerale prende il largo Un ultimo esempio dei disastri provocati dall’attività di minerazione può essere quello della Praia do Boqueirão, confinante con Ponta da Madeira, il molo di São Luis (capitale del Maranhão) dove arrivano i treni della Vale. Una volta qui esisteva una grande comunità di pescatori, composta da più di mille famiglie. Oggi non ci abita più nessuno e chi non ha abbandonato la pesca deve fare i conti ogni giorno con le macchine che stanno dragando il porto per consentire al terminal di espandersi. E permettere che il ferro possa raggiungere, ancora una volta, l’industria che costruirà la macchina nuova del signor Rossi o l’ultimo modello di pentola per la signora Carmen. L'ESPLOSIONE Ogni giorno avvengono in media due o tre esplosioni in ciascuna delle cinque miniere di ferro a cielo aperto attive nella Foresta nazionale del Carajás. La multinazionale Vale, stando a quanto riferisce l'Istituto Chico Mendes per la biodiversità, sta progettando di aprirne altre nove entro il 2050 Una barca ormeggiata alla Praia do Boqueirão (São Luis)