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LA COMUNITA’ DI REZZO E IL SUO BOSCO
L a comunità di Rezzo è composta da tre centri abitati separati, nei secoli
scorsi, anche da differenti appartenenze signorili o politiche, e oggi riuniti
in unico Comune. Le origini delle comunità della valle si fanno risalire alle
invasioni longobarde del primo millennio: nei toponimi, nella primitiva
organizzazione sociale e nei primi abbozzi di Statuti elaborati nel territorio
non mancano segni che possano collegarsi all'influenza degli invasori
nordici. Tuttavia le prime documentazioni ufficiali non risalgono oltre il
XIII secolo, e attestano come la valle, da sempre strategica per le
comunicazioni fra la zona costiera e la Pianura Padana, fosse oggetto di
ripetute e aspre contese. I marchesi di Clavesana, i Del Carretto, la
Repubblica di Genova, i conti di Ventimiglia furono gli attori di quelle
vicende. A Rezzo consolidarono la loro posizione i Clavesana, spesso in
contrasto con il Comune di Albenga.
Presto si fece gradualmente consistente l'influenza della Repubblica di
Genova, desiderosa di controllare, oltre alla costa, anche le valli interne,
soprattutto per il mantenimento del monopolio del commercio del sale. I
Clavesana, per conservare il possesso della valle, si accordarono con
Genova divenendone feudatari e installandosi in via definitiva a Rezzo,
dove, a metà del XVI secolo, edificarono il palazzo-castello che ancor oggi
domina l'abitato. Ma le vicissitudini della valle continuarono con le mire
espansionistiche dei Savoia che, in possesso del territorio di Oneglia,
vollero assicurarsi un corridoio franco fra la città costiera e Ormea.
Guerre dichiarate o piccoli scontri, con alterni risultati, proseguirono sino
all'accordo che vide inglobato nel corridoio il territorio di Cenava e di
Lavina. Altre vicende belliche coinvolsero la valle: la guerra (1740-1748)
tra Francia e gallispani e l'invasione delle armate rivoluzionarie francesi di
fine XVIII secolo. Come al solito le prime vittime furono gli abitanti,
vessati e depredati dei loro averi e coinvolti in fatti di sangue. Le tre
comunità di Lavina, di Cenova e di Rezzo sono state riunite in unico
Comune nel 1928. Rilevanti sono le testimonianze artistiche presenti nella
valle. A Cenava, in particolare nei secoli XV e XVI, fiorirono le attività
artigiane della lavorazione della pietra che, oltre ad abbellire il villaggio,
contribuirono alla diffusione di decorazioni, architravi, statue e portali in
tutta la Liguria Occidentale e nella Val Roya, mentre chiese e santuari
sono ricchi di quadri e di affreschi. Le opere più rimarchevoli si trovano
prevalentemente nel capoluogo: nei numerosi oratori (i più importanti
sono quelli dell'ospedale di San Bernardo, entrambi con affreschi di Gui-
do da Ranzo) e nel famoso santuario di Nostra Signora del Sepolcro, o
della Madonna Bambina, posto su un'altura alle spalle dell'abitato. Qui,
nell'edificio romanico particolarmente suggestivo anche per l'ambiente
silvestre in cui è immerso, è presente un ciclo di affreschi, sempre
attribuito a Guido da Ranzo, che illustra scene della vita di Gesù.
La località di Rezzo è anche molto conosciuta per il suo bosco,che
rappresenta una fonte di ricchezza per gli abitanti della zona fin dai tempi
più remoti. Negli antichi Statuti - per altro dimostratisi insufficienti a
impedire lotte e litigi fra confinanti — sono registrate le norme che ne
consentivano lo sfruttamento sia per abitanti di Rezzo sia per quelli dei
borghi limitrofi. Dal bosco, con raccolta «a rotazione», gli abitanti delle
valli traevano foglie per lo strame delle lettiere nelle stalle, frutti selvatici,
funghi e, soprattutto, legname. Gli artigiani locali producevano mobili,
stoviglie, recipienti intagliati, misure da «raso» e da «colmo», pettini da
cardatura, cestini. Questi ultimi hanno ancora oggi un loro mercato e
vengono realizzati con il sistema di un tempo. Al bosco era anche legata
la vita dei carbonai, mentre gli incassi derivati dalla produzione della calce
(le cui fornaci, per facilitarne l'alimentazione, erano nei pressi della
foresta) facevano parte degli introiti della masseria della chiesa locale, e
venivano gestiti comunità.

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LA COMUNITA’ DI REZZO E IL SUO BOSCO

  • 1. LA COMUNITA’ DI REZZO E IL SUO BOSCO L a comunità di Rezzo è composta da tre centri abitati separati, nei secoli scorsi, anche da differenti appartenenze signorili o politiche, e oggi riuniti in unico Comune. Le origini delle comunità della valle si fanno risalire alle invasioni longobarde del primo millennio: nei toponimi, nella primitiva organizzazione sociale e nei primi abbozzi di Statuti elaborati nel territorio non mancano segni che possano collegarsi all'influenza degli invasori nordici. Tuttavia le prime documentazioni ufficiali non risalgono oltre il XIII secolo, e attestano come la valle, da sempre strategica per le comunicazioni fra la zona costiera e la Pianura Padana, fosse oggetto di ripetute e aspre contese. I marchesi di Clavesana, i Del Carretto, la Repubblica di Genova, i conti di Ventimiglia furono gli attori di quelle vicende. A Rezzo consolidarono la loro posizione i Clavesana, spesso in contrasto con il Comune di Albenga. Presto si fece gradualmente consistente l'influenza della Repubblica di Genova, desiderosa di controllare, oltre alla costa, anche le valli interne, soprattutto per il mantenimento del monopolio del commercio del sale. I Clavesana, per conservare il possesso della valle, si accordarono con Genova divenendone feudatari e installandosi in via definitiva a Rezzo, dove, a metà del XVI secolo, edificarono il palazzo-castello che ancor oggi domina l'abitato. Ma le vicissitudini della valle continuarono con le mire espansionistiche dei Savoia che, in possesso del territorio di Oneglia, vollero assicurarsi un corridoio franco fra la città costiera e Ormea.
  • 2. Guerre dichiarate o piccoli scontri, con alterni risultati, proseguirono sino all'accordo che vide inglobato nel corridoio il territorio di Cenava e di Lavina. Altre vicende belliche coinvolsero la valle: la guerra (1740-1748) tra Francia e gallispani e l'invasione delle armate rivoluzionarie francesi di fine XVIII secolo. Come al solito le prime vittime furono gli abitanti, vessati e depredati dei loro averi e coinvolti in fatti di sangue. Le tre comunità di Lavina, di Cenova e di Rezzo sono state riunite in unico Comune nel 1928. Rilevanti sono le testimonianze artistiche presenti nella valle. A Cenava, in particolare nei secoli XV e XVI, fiorirono le attività artigiane della lavorazione della pietra che, oltre ad abbellire il villaggio, contribuirono alla diffusione di decorazioni, architravi, statue e portali in tutta la Liguria Occidentale e nella Val Roya, mentre chiese e santuari sono ricchi di quadri e di affreschi. Le opere più rimarchevoli si trovano prevalentemente nel capoluogo: nei numerosi oratori (i più importanti sono quelli dell'ospedale di San Bernardo, entrambi con affreschi di Gui- do da Ranzo) e nel famoso santuario di Nostra Signora del Sepolcro, o della Madonna Bambina, posto su un'altura alle spalle dell'abitato. Qui, nell'edificio romanico particolarmente suggestivo anche per l'ambiente silvestre in cui è immerso, è presente un ciclo di affreschi, sempre attribuito a Guido da Ranzo, che illustra scene della vita di Gesù. La località di Rezzo è anche molto conosciuta per il suo bosco,che rappresenta una fonte di ricchezza per gli abitanti della zona fin dai tempi
  • 3. più remoti. Negli antichi Statuti - per altro dimostratisi insufficienti a impedire lotte e litigi fra confinanti — sono registrate le norme che ne consentivano lo sfruttamento sia per abitanti di Rezzo sia per quelli dei borghi limitrofi. Dal bosco, con raccolta «a rotazione», gli abitanti delle valli traevano foglie per lo strame delle lettiere nelle stalle, frutti selvatici, funghi e, soprattutto, legname. Gli artigiani locali producevano mobili, stoviglie, recipienti intagliati, misure da «raso» e da «colmo», pettini da cardatura, cestini. Questi ultimi hanno ancora oggi un loro mercato e vengono realizzati con il sistema di un tempo. Al bosco era anche legata la vita dei carbonai, mentre gli incassi derivati dalla produzione della calce (le cui fornaci, per facilitarne l'alimentazione, erano nei pressi della foresta) facevano parte degli introiti della masseria della chiesa locale, e venivano gestiti comunità.