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dal mondoDomenica
11 Novembre 20076
Conunamaggioranzaschiaccian-
te, la più ampia registrata nella
storia delle elezioni presidenziali
di questo Paese, l’Argentina ha
scelto la continuità del modello
politico instaurato nel 2003 dal
presidente uscente Nestor Kir-
chner. La vittoria di sua Cristina
Fernandez de Kirchner, con il
44 per cento dei suffragi a favo-
re, conferisce al futuro governo
un significativo rafforzamento
che dovrebbe garantire la piena
attuazione di un programma “in-
centrato sulla lotta alla povertà,
e l’aumento della competitività
del sistema paese”. Il risultato
delle elezioni presidenziali è
stato accompagnato dall’analo-
go successo a livello provinciale
e nazionale del «Frente para la
Victoria», coalizione peronista
che fa capo allo stesso Kirchner.
Senato e Parlamento saranno
quindi saldamente allineati con
il Capo di governo.
Negliultimiquattroannil’econo-
mia argentina si è ripresa
dalla peggiore crisi del-
la sua storia tornando
a crescere ad un ritmo
dell’8-9 per cento annuo.
Nello stesso periodo la
disoccupazione è dimez-
zata, pur rimanendo in-
torno al 10 per cento.
Ampi settori dell’indu-
stria, del commercio, e
dell’agricoltura si sono
beneficiati della svalu-
tazione monetaria per
incrementare le espor-
tazioni a livelli record.
Sempre la svalutazione
ha reso estremamente
competitivo il costo
della manodopera atti-
rando gli investimenti
e il radicamento di
imprese straniere.
Eppure, questi dati
da soli non bastano
a spiegare il risultato
elettorale, anzi. Se si
analizzano i dati del
suffragio in base alle
singole pro-
vince, ci si
rende con-
to che gli
u n i c i
collegi dove il kirchnerismo non
è riuscito a imporsi, sono quelli
dove risiedono gli esponenti del-
le classi sociali che più si sono
giovate di questa straordinaria
congiuntura: il ceto medio più
istruito e la classe alta (industria-
li e produttori agricoli).
Il successo economico ha garan-
tito al governo l’acquiescenza dei
settori industriali, ma non il loro
sostegno ideologico. L’incredi-
bile aumento delle esportazioni
agricole (della soia e della car-
ne principalmente) con il con-
seguente arricchimento di una
classe storicamente conservatrice
come quella dei produttori agri-
coli, tuttora paragonabile a quel-
la medievale dei latifondisti, non
ha impedito continui scontri con
l’esecutivo. La diminuzione della
disoccupazione non ha generato
il consenso unanime dei ceti so-
ciali urbani, né gli intellettuali si
sono appassionati a certa retori-
ca populista di questo governo.
Le grandi città, prima fra tutte
Buenos Aires, hanno dato la loro
preferenza ai candidati dell’op-
posizione. Qui si sono imposti
Elisa Carrio, instancabile nella
sua lotta contro la corruzione del
sistema politico argentino e co-
munque sistematicamente scon-
fitta a livello nazionale, e l’ex mi-
nistro dell’Economia dello stesso
Kirchner, Roberto Lavagna, pro-
tagonista del risanamento dei
conti dello Stato fino al 2005 e
dimessosi a causa di differenze
inconciliabili con il Presiden-
te sull’uso dei fondi pubblici.
D’altra parte, Nestor Kirch-
ner ha saputo prendere il
controllo del partito pero-
nista guadagnandosi con
il tempo l’appoggio dei
diversi “caudillos” pro-
vinciali, i quali hanno
posto al suo servizio il
potente apparato ter-
ritoriale tanto più for-
te nelle regioni più
povere del Paese.
Attraverso la strut-
tura del partito,
e con uno spre-
giudicato uso di
classici sistemi
cliente-
lari (distribuzione di sussidi e
grandi campagne di opere pub-
bliche selettive) accentuatosi
negli ultimi due anni, ha quindi
costruito buona parte di questo
eccezionale risultato elettorale.
Non si spiegherebbe altrimen-
ti l’ampio successo della coali-
zione di governo nella regione
della periferia di Buenos Aires,
dove si registrano i più alti tassi
di indigenza, disoccupazione,
e criminalità, e dove si calcola
che ancora 6 milioni di perso-
ne vivono in zone sprovviste di
un semplice sistema fognario.
Negli ultimi quattro anni non è
emerso nessun soggetto politico
che potesse rappresentare un’al-
ternativa competitiva di fronte al
peronismo. Gli attuali candidati
dell’opposizione, Carrio e La-
vagna, non possono contare su
alcuna struttura di partito e di
fatto hanno scarsa rilevanza a li-
vello nazionale. Differenze ideo-
logiche e politiche impediscono
inoltre l’unione di queste forze
al fine di costituire un alterna-
tiva veramente credibile. Si può
dire che la stessa opposizione ha
spianato la strada del successo di
Cristina.
E’ difficile prevedere attorno a
quale figura politica potrà co-
stituirsi in futuro un’alternativa
al kirchnerismo. L’attuale pre-
sidente del club di calcio Boca
Juniors, Mauricio Macri, è emer-
so in questi ultimi anni come
esponente di spicco di un nuo-
vo partito di centro-destra. Nel
giugno 2007, Macri ha vinto le
elezioni come «Jefe de Gobierno
de la Ciudad de Buenos Aires»,
posizione che lo aveva proietta-
to quasi automaticamente come
leader dell’opposizione a Kirch-
ner. Questo reddito non è stato
però capitalizzato e lo stesso Ma-
cri ha avuto una partecipazione
ambigua alla campagna elettora-
le per la presidenza, dove non si
è schierato apertamente a favore
di nessun candidato.
Nella sua prima intervista dopo
la vittoria, la «pinguina K», come
viene definita a causa delle sue
origini patagoniche, ha dichiara-
to che i principali
obiettivi del suo
governo saranno
«la lotta contro
la povertà e la
disoccupazione,
ed il migliora-
mento dei siste-
mi educativo e
sanitario». Per
non compromet-
tere quegli stessi
obiettivi, Fernan-
dez de Kirchner
dovrà però af-
frontare, forse
con ancora più
urgenza, anche
altri temi delicati
che si affacciano
pericolosamen-
te all’orizzonte.
Primo fra tutti lo
spettro dell’infla-
zione, vero e pro-
prio incubo degli
argentini.
A t t u a l m e n t e
l’inflazione dichiarata ufficial-
mente oscilla tra il 10 e il 12
per cento su base annua. Que-
sta cifra è contestata decisa-
mente dall’opposizione e dalle
associazioni di consumatori, ed
è effettivamente incompatibile
con l’aumento dei prezzi ri-
scontrabile giorno per giorno
nei supermercati, nei negozi di
abbigliamento, e nella maggior
parte dei generi di prima neces-
sità. Fernandez de Kirchner ha
dichiarato dopo la vittoria che
«il problema dell’inflazione è
stato gonfiato dall’opposizione
a fini elettorali». Ma è di po-
che settimane fa il significativo
episodio del «boicottaggio del
pomodoro», quando il prezzo
di un chilo di pomodori era in-
spiegabilmente arrivato a supe-
rare quello di un chilo di carne,
quadruplicando il suo valore
anteriore. Per una settimana i
consumatori hanno deciso col-
lettivamente di non comprare
pomodori allo scopo di obbli-
gare i distributori ad abbassare
i prezzi, ottenendo finalmente
l’effetto desiderato.
Sul dato dell’inflazione pesano a
futuro inoltre alcuni fattori che
dovranno essere affrontati in
quanto non sostenibili a lungo
termine. Le tariffe di luce, gas ed
acqua, così come il prezzo della
benzina, sono artificialmente
bloccati da quattro anni attra-
verso sovvenzioni statali. Anche
i trasporti pubblici godono di
sovvenzioni volte a calmierare
i prezzi dei biglietti di autobus
e treni metropolitani. Fino a
quando lo Stato argentino potrà
permettersi di controllare queste
tariffe?
L’ex presidente della Banca cen-
trale argentina, Mario Blejer, fau-
tore a suo tempo della politica di
controllo delle tariffe ha ammo-
nito in questo senso in un’inter-
vista al quotidiano «Pagina 12»:
«Bisognerà aumentare le tariffe
gradualmente, altrimenti c’è il
rischio di perdere il controllo
dell’economia».
Blejer, che alcune indiscrezioni
indicano tra i candidati al dica-
stero dell’Economia nel futuro
governo di Cristina Fernandez
de Kirchner ha affermato inoltre
che per combattere l’inflazione
«c’è bisogno di previsione», e
che «a lungo termine i prezzi del
mercato dovranno determinarsi
liberamente».
| Potere rosa | Sono ormai sette, in tutto il mondo, i Paesi la cui presidenza è stata affidata dai rispettivi popoli ad altrettantedonne.
L’Argentina
nelle mani
di Cristina
Prende il posto del coniuge
assicurando la continuità
con il peronismo in un Paese
che cresce con molti affanni
Ludovico Mori
nostro servizio da Buenos Aires
Nella foto grande, la neo presidentessa argentina, Cristina Fernandez de Kirchner (LaPresse). Sotto,
In basso, a sinistra, il Women’s Bridge a Buenos Aires. Nella pagina accanto, Hillary Clinton e sotto, il

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  • 1. dal mondoDomenica 11 Novembre 20076 Conunamaggioranzaschiaccian- te, la più ampia registrata nella storia delle elezioni presidenziali di questo Paese, l’Argentina ha scelto la continuità del modello politico instaurato nel 2003 dal presidente uscente Nestor Kir- chner. La vittoria di sua Cristina Fernandez de Kirchner, con il 44 per cento dei suffragi a favo- re, conferisce al futuro governo un significativo rafforzamento che dovrebbe garantire la piena attuazione di un programma “in- centrato sulla lotta alla povertà, e l’aumento della competitività del sistema paese”. Il risultato delle elezioni presidenziali è stato accompagnato dall’analo- go successo a livello provinciale e nazionale del «Frente para la Victoria», coalizione peronista che fa capo allo stesso Kirchner. Senato e Parlamento saranno quindi saldamente allineati con il Capo di governo. Negliultimiquattroannil’econo- mia argentina si è ripresa dalla peggiore crisi del- la sua storia tornando a crescere ad un ritmo dell’8-9 per cento annuo. Nello stesso periodo la disoccupazione è dimez- zata, pur rimanendo in- torno al 10 per cento. Ampi settori dell’indu- stria, del commercio, e dell’agricoltura si sono beneficiati della svalu- tazione monetaria per incrementare le espor- tazioni a livelli record. Sempre la svalutazione ha reso estremamente competitivo il costo della manodopera atti- rando gli investimenti e il radicamento di imprese straniere. Eppure, questi dati da soli non bastano a spiegare il risultato elettorale, anzi. Se si analizzano i dati del suffragio in base alle singole pro- vince, ci si rende con- to che gli u n i c i collegi dove il kirchnerismo non è riuscito a imporsi, sono quelli dove risiedono gli esponenti del- le classi sociali che più si sono giovate di questa straordinaria congiuntura: il ceto medio più istruito e la classe alta (industria- li e produttori agricoli). Il successo economico ha garan- tito al governo l’acquiescenza dei settori industriali, ma non il loro sostegno ideologico. L’incredi- bile aumento delle esportazioni agricole (della soia e della car- ne principalmente) con il con- seguente arricchimento di una classe storicamente conservatrice come quella dei produttori agri- coli, tuttora paragonabile a quel- la medievale dei latifondisti, non ha impedito continui scontri con l’esecutivo. La diminuzione della disoccupazione non ha generato il consenso unanime dei ceti so- ciali urbani, né gli intellettuali si sono appassionati a certa retori- ca populista di questo governo. Le grandi città, prima fra tutte Buenos Aires, hanno dato la loro preferenza ai candidati dell’op- posizione. Qui si sono imposti Elisa Carrio, instancabile nella sua lotta contro la corruzione del sistema politico argentino e co- munque sistematicamente scon- fitta a livello nazionale, e l’ex mi- nistro dell’Economia dello stesso Kirchner, Roberto Lavagna, pro- tagonista del risanamento dei conti dello Stato fino al 2005 e dimessosi a causa di differenze inconciliabili con il Presiden- te sull’uso dei fondi pubblici. D’altra parte, Nestor Kirch- ner ha saputo prendere il controllo del partito pero- nista guadagnandosi con il tempo l’appoggio dei diversi “caudillos” pro- vinciali, i quali hanno posto al suo servizio il potente apparato ter- ritoriale tanto più for- te nelle regioni più povere del Paese. Attraverso la strut- tura del partito, e con uno spre- giudicato uso di classici sistemi cliente- lari (distribuzione di sussidi e grandi campagne di opere pub- bliche selettive) accentuatosi negli ultimi due anni, ha quindi costruito buona parte di questo eccezionale risultato elettorale. Non si spiegherebbe altrimen- ti l’ampio successo della coali- zione di governo nella regione della periferia di Buenos Aires, dove si registrano i più alti tassi di indigenza, disoccupazione, e criminalità, e dove si calcola che ancora 6 milioni di perso- ne vivono in zone sprovviste di un semplice sistema fognario. Negli ultimi quattro anni non è emerso nessun soggetto politico che potesse rappresentare un’al- ternativa competitiva di fronte al peronismo. Gli attuali candidati dell’opposizione, Carrio e La- vagna, non possono contare su alcuna struttura di partito e di fatto hanno scarsa rilevanza a li- vello nazionale. Differenze ideo- logiche e politiche impediscono inoltre l’unione di queste forze al fine di costituire un alterna- tiva veramente credibile. Si può dire che la stessa opposizione ha spianato la strada del successo di Cristina. E’ difficile prevedere attorno a quale figura politica potrà co- stituirsi in futuro un’alternativa al kirchnerismo. L’attuale pre- sidente del club di calcio Boca Juniors, Mauricio Macri, è emer- so in questi ultimi anni come esponente di spicco di un nuo- vo partito di centro-destra. Nel giugno 2007, Macri ha vinto le elezioni come «Jefe de Gobierno de la Ciudad de Buenos Aires», posizione che lo aveva proietta- to quasi automaticamente come leader dell’opposizione a Kirch- ner. Questo reddito non è stato però capitalizzato e lo stesso Ma- cri ha avuto una partecipazione ambigua alla campagna elettora- le per la presidenza, dove non si è schierato apertamente a favore di nessun candidato. Nella sua prima intervista dopo la vittoria, la «pinguina K», come viene definita a causa delle sue origini patagoniche, ha dichiara- to che i principali obiettivi del suo governo saranno «la lotta contro la povertà e la disoccupazione, ed il migliora- mento dei siste- mi educativo e sanitario». Per non compromet- tere quegli stessi obiettivi, Fernan- dez de Kirchner dovrà però af- frontare, forse con ancora più urgenza, anche altri temi delicati che si affacciano pericolosamen- te all’orizzonte. Primo fra tutti lo spettro dell’infla- zione, vero e pro- prio incubo degli argentini. A t t u a l m e n t e l’inflazione dichiarata ufficial- mente oscilla tra il 10 e il 12 per cento su base annua. Que- sta cifra è contestata decisa- mente dall’opposizione e dalle associazioni di consumatori, ed è effettivamente incompatibile con l’aumento dei prezzi ri- scontrabile giorno per giorno nei supermercati, nei negozi di abbigliamento, e nella maggior parte dei generi di prima neces- sità. Fernandez de Kirchner ha dichiarato dopo la vittoria che «il problema dell’inflazione è stato gonfiato dall’opposizione a fini elettorali». Ma è di po- che settimane fa il significativo episodio del «boicottaggio del pomodoro», quando il prezzo di un chilo di pomodori era in- spiegabilmente arrivato a supe- rare quello di un chilo di carne, quadruplicando il suo valore anteriore. Per una settimana i consumatori hanno deciso col- lettivamente di non comprare pomodori allo scopo di obbli- gare i distributori ad abbassare i prezzi, ottenendo finalmente l’effetto desiderato. Sul dato dell’inflazione pesano a futuro inoltre alcuni fattori che dovranno essere affrontati in quanto non sostenibili a lungo termine. Le tariffe di luce, gas ed acqua, così come il prezzo della benzina, sono artificialmente bloccati da quattro anni attra- verso sovvenzioni statali. Anche i trasporti pubblici godono di sovvenzioni volte a calmierare i prezzi dei biglietti di autobus e treni metropolitani. Fino a quando lo Stato argentino potrà permettersi di controllare queste tariffe? L’ex presidente della Banca cen- trale argentina, Mario Blejer, fau- tore a suo tempo della politica di controllo delle tariffe ha ammo- nito in questo senso in un’inter- vista al quotidiano «Pagina 12»: «Bisognerà aumentare le tariffe gradualmente, altrimenti c’è il rischio di perdere il controllo dell’economia». Blejer, che alcune indiscrezioni indicano tra i candidati al dica- stero dell’Economia nel futuro governo di Cristina Fernandez de Kirchner ha affermato inoltre che per combattere l’inflazione «c’è bisogno di previsione», e che «a lungo termine i prezzi del mercato dovranno determinarsi liberamente». | Potere rosa | Sono ormai sette, in tutto il mondo, i Paesi la cui presidenza è stata affidata dai rispettivi popoli ad altrettantedonne. L’Argentina nelle mani di Cristina Prende il posto del coniuge assicurando la continuità con il peronismo in un Paese che cresce con molti affanni Ludovico Mori nostro servizio da Buenos Aires Nella foto grande, la neo presidentessa argentina, Cristina Fernandez de Kirchner (LaPresse). Sotto, In basso, a sinistra, il Women’s Bridge a Buenos Aires. Nella pagina accanto, Hillary Clinton e sotto, il